RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 186 - Testo della
Trasmissione di sabato 5 luglio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Consegnato al filosofo
francese Paul Ricoeur il Premio Paolo VI, alla presenza di Giovanni Paolo II.
OGGI IN PRIMO PIANO:
Domani, in Corsica, referendum per decidere il futuro istituzionale dell’isola.
CHIESA E SOCIETA’:
Ucciso in Pakistan la scorsa notte il
sacerdote cattolico George Ibrahim.
Il messaggio di Kofi Annan in occasione della
Giornata internazionale delle cooperative.
Iniziati in Repubblica Ceca i pellegrinaggi organizzati per la Giornata dei cattolici mitteleuropei.
Mosca scossa da
un’ondata di attentati durante un concerto: in continua evoluzione il bilancio
delle vittime.
Prossima la risoluzione
alla crisi in Liberia.
Proseguono in Iraq gli
episodi di violenza ai danni dei soldati delle forze di occupazione.
Il Messico domani alle
urne per eleggere il nuovo parlamento.
5 luglio 2003
LE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA E
LA RIUNIFICAZIONE DI CIPRO
IN
PRIMO PIANO NEL DISCORSO DEL PAPA AL NUOVO AMBASCIATORE CIPRIOTA,
GEORGIOS POULIDES, RICEVUTO IN UDIENZA PER LE
LETTERE CREDENZIALI
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Grazie
al suo eccezionale patrimonio religioso, Cipro potrà rendere l’Europa più
consapevole delle proprie radici cristiane. Così, stamani il Papa - nel
discorso al nuovo ambasciatore cipriota presso la Santa Sede, Georgios Poulides
- ha messo l’accento sul significato della firma d’adesione della Repubblica di
Cipro all’Unione europea. Giovanni Paolo II ha inoltre espresso il proprio
rammarico per la perdurante divisione dell’isola, auspicando un sincero dialogo
tra le parti sulla strada della riconciliazione. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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Un’Europa, che negasse il valore della sua dimensione
spirituale e religiosa ne risulterebbe estremamente impoverita. Il Papa ha
riecheggiato, stamani, il discorso al corpo diplomatico del gennaio scorso ed
ha messo in luce come proprio Cipro, in ragione della sua storia, potrà - al
momento dell’ingresso nell’Unione - “trovarsi in una posizione vantaggiosa per
rendere l’Europa sempre più consapevole delle proprie radici cristiane”.
D’altro canto, ha definito la continua espansione dell’Unione europea “un segno
incoraggiante” dei risultati che possono essere conseguiti quando la “fiducia
reciproca” e lo spirito di cooperazione sono alla base del “modo di operare
nello scenario internazionale”. Valori, ha avvertito, irrinunciabili in questo
frangente storico caratterizzato dall’interdipendenza tra le nazioni. Solo
“l’accettazione reciproca e il sincero dialogo tra i popoli”, ha proseguito
Giovanni Paolo II, “può sostenere il mantenimento di relazioni distese”. Una
pace vera, ha detto ancora, richiede “la salvaguardia della dignità e dei
diritti di tutti i membri della famiglia umana” quale “criterio di azione
politica”, specie nei confronti dei più bisognosi.
Il Papa si è poi soffermato sulla “perdurante divisione
dell’isola”. La Santa Sede, ha detto, ha accolto con grande rammarico la
notizia che il piano di pace e riunificazione - presentato l’anno scorso dal
segretario generale dell’Onu - non abbia raggiunto il necessario consenso tra
le parti. Tuttavia, ha aggiunto, c’è la speranza che l’attuale clima di
crescente integrazione europea possa fornire una “nuova spinta” agli sforzi per
superare finalmente la crisi di Cipro. La violenza, ha ammonito il Pontefice,
non “fornirà mai soluzioni alle controversie tra i popoli”. Un negoziato
sincero è, dunque, necessario se si vogliono comporre i contrasti
nell’interesse del bene comune. In tale contesto, il Papa ha ribadito che la
comunità cattolica sarà sempre pronta a “dare il proprio contributo assieme ai
concittadini ciprioti”.
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Nell’indirizzo di saluto, l’ambasciatore Poulides ha
assicurato l’impegno del suo governo a lavorare con abnegazione per trovare una
soluzione alla crisi di Cipro. Il 57enne diplomatico ha quindi affermato che il
presidente Papadopoulos è pronto a tornare al tavolo del negoziato sulla base
del piano Annan, in accordo con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza. La
nostra aspirazione, ha spiegato il neoambasciatore, è quella di “vedere entrare
nella famiglia europea una Cipro riunificata” per il bene di tutti i suoi
cittadini.
FILOSOFO E UOMO DI FEDE, IMPEGNATO NELLA DIFESA DEI
VALORI CRISTIANI
E
APERTO AL DIALOGO TRA CATTOLICI E RIFORMATI:
RICORDATI
DAL PAPA I MERITI DEL FILOSOFO FRANCESE PAUL RICOEUR,
INSIGNITO
DEL PREMIO PAOLO VI
- A cura
di Alessandro De Carolis e Debora Donnini -
Un premio prestigioso ad una personalità del mondo della
cultura religiosa – il filosofo francese Paul Ricoeur - all’ombra di un
Pontefice che fu egli stesso pensatore di alto profilo spirituale ed ecclesiale:
Paolo VI. In suo ricordo, si è celebrata questa mattina in Vaticano, alla
presenza del Papa - per iniziativa dell’Istituto bresciano intitolato a Papa
Montini - la consegna dell’omonima onorificenza che ogni cinque anni viene
attribuita a personalità o istituti che abbiano contribuito al progresso della
cultura di ispirazione religiosa. L’edizione del 2003 consegna agli annali del
Premio Paolo VI - nei quali figurano nomi del calibro del teologo von Balthasar
e dell’esegeta Oscar Cullmann - uno studioso considerato tra i più grandi
pensatori contemporanei. “Un uomo di fede - ha riconosciuto il Papa - impegnato nella difesa dei valori umani e
cristiani” e conosciuto anche “per l’apporto generoso al dialogo ecumenico tra
cattolici e riformati”:
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La sua ricerca
evidenzia quanto sia fecondo il rapporto tra filosofia e teologia, tra fede e
cultura. Per la teologia punto di partenza e fonte originaria dovrà essere
sempre la parola di Dio.
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Nel suo intervento in Sala Clementina, il Pontefice non ha
ovviamente mancato di ricordare i meriti di Papa Montini, recentemente da lui
definito “un padre e un maestro”:
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Paolo VI ha
avvertito profondamente le inquietudini e le speranze del suo tempo, e si è
sforzato di comprendere le esperienze dei suoi contemporanei, illuminandole con
la luce del messaggio cristiano. Ha additato loro la sorgente della verità in
Cristo, l’unico Redentore, fonte della vera gioia e dell’autentica pace.
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“Possa l’esempio di questo zelante Pastore della Chiesa
universale - ha auspicato Giovanni Paolo II – incoraggiare e stimolare sempre
più i credenti ad essere testimoni di speranza all’alba del terzo millennio”.
Tra i presenti alla cerimonia di questa mattina, vi era
anche il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della
cultura. Così il porporato spiega le ragioni alla base del Premio consegnato a
Paul Ricoeur:
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R. - In questo momento si è voluto onorare una persona -
un pensatore, un cristiano pensatore - che unisce la profondità e la libertà
dell’intellettuale all’attaccamento profondo alla Parola di Dio. Direi che è
una risposta viva a quelli che hanno il timore che il riconoscersi cristiani
sarebbe una difficoltà per la libertà. E’ tutto il contrario. Quello che mi ha
più colpito è la sua capacità di non essere prigioniero dei concetti, ma di
tornare sempre a riflettere sull’esistenza così com’è: cioè dalla nascita alla
morte, dall’amore alla sofferenza. E dunque, mai Ricoeur è stato un uomo
astratto, ma sempre dotato di una riflessione esistenziale.
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Una riflessione, quella del filosofo francese, che
abbraccia anche questioni quali il perdono e la compassione. Lo conferma egli
stesso, ai nostri microfoni:
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LA PREMIERE PARTIE DE MON
TRAVAIL PHILOSOPHIQUE ...
La prima parte del mio lavoro filosofico è stata una
riflessione sul male, sviluppata a livello di una sua espressione nei simboli,
nei miti, nelle grandi interpretazioni filosofico-teologiche. Ma direi che
questo non è che un versante del problema. Nella mia opera c’è un’evoluzione
progressiva: da una sensibilità della colpevolezza, e attraverso un’esperienza
personale particolarmente dolorosa, mi sono sempre più aperto a quella che
chiamerei una cultura della compassione, che non abolisce l’altra, ma la mette
nella luce di condivisione della sofferenza: di un compatire attivo, che tende
alla diminuzione del male.
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L’ATTUALITA’ DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA
CHIESA
E LA
RESPONSABILITÀ DEI LAICI CRISTIANI. SONO I TEMI CENTRALI DEL DISCORSO
RIVOLTO
DAL PAPA ALLA FONDAZIONE “CENTESIMUS ANNUS – PRO PONTIFICE”
NEL
DECENNALE DELLA SUA ISTITUZIONE
-
Servizio di Amedeo Lomonaco -
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Il Papa
ha ricevuto stamani in udienza circa 130 appartenenti alla Fondazione
“Centesimus Annus – Pro Pontifice”, in occasione del decennale della loro
istituzione. La Fondazione, che ha la propria sede nello Stato della Città del
Vaticano, è impegnata nella diffusione dei valori umani, etici, sociali e
cristiani esposti nella dottrina sociale della Chiesa ed in particolare
nell’Enciclica Centesimus Annus.
Giovanni
Paolo II ha messo in evidenza le tre grandi convinzioni che i membri della
Fondazione sono chiamati a tenere presenti nel loro impegno. In primo luogo, il
Papa ha rimarcato “la permanente attualità della dottrina sociale della
Chiesa”. Le “drammatiche vicende che travagliano il mondo contemporaneo e le
deplorevoli condizioni di sottosviluppo in cui versano ancora troppi Paesi – ha
affermato il Pontefice - stanno a dire che occorre davvero ripartire da una giusta
prospettiva: la verità dell'uomo è scoperta dalla ragione e confermata dal
Vangelo di Gesù Cristo, che proclama e promuove la vera dignità e la nativa
vocazione sociale della persona”.
Giovanni
Paolo II ha quindi sottolineato “la responsabilità propria dei cristiani
laici”: un tema, questo, riproposto con grande chiarezza dal Vaticano II. “Il
Concilio - ha ricordato il Papa - parla di compito, luce, forze, che possono
contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la
legge divina”. “Questo compito – ha aggiunto - è proprio e peculiare dei fedeli
laici, chiamati a investire della luce che viene dal Vangelo le molteplici
realtà sociali e, con la forza infusa da Cristo, ad impegnarsi per ‘umanizzare’
il mondo”.
Il
Santo Padre ha poi espresso “la consapevolezza che soltanto uomini nuovi possono
far nuove tutte le cose”. “Non si può chiedere all'economia, alla politica e
alle istituzioni sociali - ha detto ancora il Papa - ciò che esse non possono
dare”. “Ogni vera novità - ha soggiunto - nasce dal cuore, da una coscienza
riscattata, illuminata e abilitata a vera libertà dall'incontro vivo con Colui
che ha detto: ‘lo sono la via, la verità e la vita’”.
“L’impegno
sociale dei cristiani laici – ha concluso Giovanni Paolo II – può essere dunque
nutrito e reso coerente, tenace e coraggioso soltanto da una profonda
spiritualità che li renda capaci di esprimere le grandi virtù teologali – fede,
speranza e carità – attraverso l’esercizio della difficile responsabilità di
edificare una società meno lontana dal grande disegno provvidente di Dio”.
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina, in successive
udienze, il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i
vescovi, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires e due
vescovi dell’India in visita ad Limina.
In Paraguay, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Encarnación, presentata dal vescovo Jorge Adolfo
Carlos Livieres Banks per sopraggiunti limiti d’età.
In Italia, il Pontefice ha accettato la rinuncia al
governo pastorale della diocesi di Tivoli, presentata dal vescovo Pietro
Garlato per sopraggiunti limiti d’età. Al suo posto, Giovanni Paolo II ha
nominato come suo successore Giovanni Paolo Benotto, finora vicario generale
dell’arcidiocesi di Pisa. Il 53.enne neopresule è nato a S. Giuliano Terme, nel
pisano, ed è stato ordinato sacerdote il 28 giugno del 1973. Docente di
Teologia liturgica nel Seminario di Pisa, dal 1994 è canonico della Cattedrale
della città toscana.
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La
prima pagina si apre con il Pakistan, dove un attacco alla moschea sciita di
Quetta ha provocato quarantotto morti.
Sempre in prima, la notizia
dell'uccisione, a colpi di arma da fuoco, del sacerdote cattolico a Renala
Khurd, a Sud di Islamabad.
Nelle vaticane, nel discorso ai
partecipanti al conferimento del "Premio internazionale Paolo VI" al
prof. Paul Ricoeur, il Papa ha sottolineato che Paolo VI ha avvertito le
inquietudini e le speranze del suo tempo illuminandole con la luce del
messaggio cristiano.
Nel
discorso al nuovo ambasciatore di Cipro, Giovanni Paolo II ha auspicato una
soluzione della crisi, così da giungere alla pace e alla riconciliazione
dell'Isola.
Nel Messaggio per il decennale
della Fondazione "Centesimus Annus - Pro Pontifice", il Santo Padre
ha ricordato che l'impegno sociale dei cristiani laici può essere nutrito e
reso coraggioso soltanto da una profonda spiritualità.
Nelle pagine estere, in
Liberia, il presidente Taylor si dice pronto a dimettersi, sotto la crescente
pressione della Casa Bianca.
Riguardo all'Iraq, un nuovo
messaggio attribuito a Saddam Hussein.
In Kuwait, si vota per il
rinnovo del Parlamento.
Nella pagina culturale, un
contributo di Giuseppe Dalla Torre dal titolo "Due secoli di storia dei
rapporti Stato-Chiesa": pubblicato l'"Enchiridion dei
Concordati".
Nelle pagine italiane, in primo
piano la situazione politica.
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5 luglio 2003
IN IRAQ MANCANO SICUREZZA E GENERI DI PRIMA
NECESSITA’:
L’APPELLO DEL VESCOVO AUSILIARE CALDEO DI BAGHDAD,
MONS. SHLEMON WARDUNI
- Intervista con il
presule -
Lo spettro del conflitto armato - non quello delle rapide
avanzate nel deserto, ma quello oscuro degli agguati e delle improvvise
esplosioni di violenza – aleggia ancora in Iraq. La guerra si è trasformata in
guerriglia, le forze angloamericane contano nuovi caduti quasi ogni giorno, i
civili iracheni sono nel mezzo del guado di una transizione sociopolitica
ancora molto lontana dalla sponda di arrivo. Da Baghdad a Bassora, le città del
Paese hanno bisogno di aiuto in ogni settore. E ancora una volta, in favore
della popolazione, si è levata la voce di un vescovo: ecco un resoconto della
situazione dall’ausiliare caldeo di Baghdad, Shlemon Warduni, al microfono di
Luca Collodi:
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R. -
Manca la sicurezza in Iraq. Gli iracheni vivono in un grande disagio, sono in
grande difficoltà. E per questo noi alziamo la voce e diciamo a tutti quelli
che possono sempre fare del bene di resistere. Che si organizzi un governo
provvisorio per governare la nazione, altrimenti cadremo nel caos.
D. - Mons. Warduni, che cosa preoccupa maggiormente la
Chiesa irachena in questo momento?
R. – La Chiesa irachena è preoccupata per la pace
dell’Iraq, per il suo futuro. E’ finito il tempo della paura, della dittatura:
adesso vorremmo per i nostri giovani, le nostre ragazze, i nostri bambini un
po’ di libertà. La Chiesa è preoccupata per ciò stiamo facendo tutto il
possibile per avere un accordo con i nostri fratelli musulmani, sciiti e
sunniti, perché anche tra loro c’è un po’ di preoccupazione a causa del
fanatismo islamico.
D. – Quali sono, in questo momento, le maggiori urgenze
che andrebbero risolte?
R. – Prima di tutto la sicurezza, poi i salari per tutti
quanti - mancano da cinque mesi - cosicché gli iracheni possano vivere con
dignità. Poi c’è la mancanza dell’elettricità, la mancanza di cose urgenti per
vivere, la mancanza di medicine e altre cose, specialmente per i bambini malati
e per gli anziani.
D. – Che appello lancia in questo momento?
R. – Io dico a tutti gli uomini di buona volontà,
specialmente agli europei, di fare il possibile per sensibilizzare l’opinione
pubblica, affinché si formi un governo, almeno provvisorio - o comunque un
sistema di leggi per governare l’Iraq - e perché ritorni questa serenità di cui
parlavo. Dico a tutti: amici, fate il possibile per arrivare ad un Iraq libero,
democratico, nuovo senza che vi sia chi lo occupi. Gli americani sono qui per
aiutarci a vivere e li ringraziamo. Hanno fatto tanto e spero che facciano
tutto il possibile.
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200
MILA ELETTORI SCELGONO LE ISTITUZIONI DEL FUTURO,
NEL
TENTATIVO DI DISINNESCARE LE SPINTE SEPARATISTE
-
Intervista con Pierantonio Lacqua -
Si celebra domani, in Corsica, il referendum che potrebbe
modificare le istituzioni dell’isola. In caso di vittoria del “sì”, si avrebbe
una decentralizzazione dei poteri. Viceversa, il “no” segnerebbe una sconfitta
per il governo di Raffarin. Al voto, sono attesi 191 mila elettori. Stefano
Leszczynski ha sentito il corrispondente dell’Ansa a Parigi, Pierantonio
Lacqua:
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R. – In
Corsica, di fatto, si vive da anni in uno stillicidio di attentati quasi quotidiani
contro edifici pubblici, banche, caserme. In sostanza, c’è una situazione di
guerriglia strisciante, che è chiaramente ispirata da queste tendenze secessioniste,
indipendentiste, che sono sì minoritarie, ma che esprimono un disagio. E poi
c’è chiaramente un problema di rapporto politico. La Francia, Paese
ipercentralizzato, ha avuto ed ha moltissime difficoltà a concedere alla
Corsica quelle forme di autogestione che probabilmente sarebbero in grado di
disinnescare queste tendenze secessionistiche.
D. – Domenica si svolgerà questo importante referendum.
Nel dettaglio, di cosa si tratta e qual è la sua importanza?
R. – Il referendum di domani, in apparenza, è soltanto una
consultazione popolare che riguarda una modifica istituzionale sulla seguente
questione: se sia cioè opportuno creare un’unica collettività territoriale -
ovvero un’unica entità, una specie di ente regione - che gestisca tutti gli
affari locali. Quindi, il governo Raffarin ha voluto indire questo referendum
anzitutto per dare una forma di maggior efficienza e coerenza amministrativa
alle strutture della Corsica.
D. – Cosa potrebbe accadere se il referendum fallisse,
quindi se vincesse il “no”?
R. – Il ministro degli Interni, Nicola Sarkozy, che è un
po’ l’architetto di questo referendum e di questo progetto, ha già detto che se domani vince il “sì” sarà
la prima bella notizia in 30 anni. Se ovviamente vincesse il partito del “no”
sarebbe una grossa battuta d’arresto e la Corsica rimarrebbe chiaramente alle
prese con i suoi problemi. Ne farebbero le spese i corsi e probabilmente ne
farebbe anche le spese Sarkozy: il ministro degli Interni, che è veramente
l’astro nascente della politica francese e che finora non ha mai sbagliato un
colpo.
D. – Il risultato del referendum è tutt’altro che scontato
…
R. – In effetti, la maggioranza del ‘sì’ è accreditata di
un margine esiguo - 51-55 per cento al massimo dicono i sondaggi – con un
numero enorme di indecisi. Questo è piuttosto singolare se si tiene conto che,
di fatto, tutti i maggiori partiti - sia di destra che di sinistra - hanno
fatto la campagna a favore del “sì”. Solo che in Corsica esiste tutta una
parte, sia della destra che della sinistra, che per ragioni o campanilistiche o
di attaccamento ad un’idea molto centralizzata dello Stato e della république
francese resta molto diffidente di fronte a questa modifica: non di per sé, ma
per ciò che potrebbe poi succedere dopo questa riforma. E’ chiaro che, con
questa riforma, gli indipendentisti dovrebbero avere un maggiore coinvolgimento
nella gestione delle cose amministrative. E’ anche chiaro che un tentativo di
concedere autonomia dovrebbe disinnescare queste tendenze indipendentiste.
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“SIGUE CON NOSOTROS” (RIMANI CON NOI):
E’ IL
TITOLO DEL LIBRO SULL’ULTIMA VISITA DEL PAPA
IN
SPAGNA NEL MAGGIO SCORSO
-
Servizio di Giancarlo La Vella -
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(applausi)
E’ ancora vivo il ricordo dell’entusiasmo dei giovani
spagnoli che segnò il loro incontro col Papa nel corso della sua ultima visita
a Madrid, il 3 e 4 maggio scorsi. Un milione i ragazzi accorsero alla base
aerea dei Cuatro Vientos, altrettanti i fedeli, il giorno successivo, a Piazza
Colon, per assistere a cinque nuove canonizzazioni.
A poco più di
un mese da quello storico viaggio - il quinto del Santo Padre in terra spagnola
- è da pochi giorni nelle librerie un volume che fa rivivere quei momenti
indimenticabili. “Sigue con nosotros”, ovvero “Resta con noi”, è il titolo del
libro pubblicato dalla casa editrice Edibesa e presentato a Roma qualche giorno
fa. “Il ricordo della quinta visita apostolica di Giovanni Paolo II in Spagna”
è il sottotitolo del testo, in lingua spagnola, resoconto fedele e commento di
quei due giorni rimasti nel cuore degli spagnoli e che trasmette ancor oggi,
attraverso passi, commenti e immagini, le forti sensazioni di quel viaggio. Ma
qual è lo spirito della pubblicazione? Lo abbiamo chiesto all’autore, padre
Manuel Maria Bru Alonso, delegato episcopale per i mezzi di comunicazione
sociale dell’arcidiocesi di Madrid:
“Quello che per me è più importante, e che ho voluto
sottolineare fra le righe, nel libro, è l’esperienza molto forte fra il Papa e
gli spagnoli. Non è solo l’esperienza del Maestro con i suoi discepoli, ma
anche quella di un Padre con i suoi figli, fatta di vero amore reciproco.
Questa è, a mio avviso, la cosa più importante di questi viaggi. Il Papa non è
solo il Maestro che insegna ai suoi discepoli, ma il Padre che abbraccia i suoi
figli”.
“Sigue con nosotros”, rappresenta un vero record di
velocità editoriale, a poco più di un mese e mezzo dalla conclusione della
visita del Pontefice in Spagna. Quasi un modo per non disperdere le emozioni di
quel momento. Ma a chi si vuole rivolgere questo libro? Ci risponde padre
Martinez Puche, fondatore e direttore della casa editrice Edibesa:
“Il libro è scritto per coloro che sono stati presenti a
Madrid e per quelli che hanno ascoltato e seguito questa visita del Papa in
Spagna attraverso i mezzi di comunicazione. E’ una possibilità per ricordare
tutto ciò che è accaduto: un grande dono del Papa alla gioventù cattolica
spagnola, un dono non solo per oggi, ma anche per il futuro”.
“Sarete miei testimoni”, “Spagna evangelizzata, Spagna
evangelizzatrice”, “Siate costruttori di pace”, “Hasta siempre, tierra de
Maria”. Frasi e temi che hanno caratterizzato il viaggio del Papa a Madrid
e che ora sono oggetto di meditazione e rappresentano un ricordo indelebile,
grazie anche al libro di padre Bru Alonso. E tra le testimonianze di
quell’evento abbiamo raccolto quella dell’ambasciatore spagnolo presso la Santa
Sede, Carlos Abella:
“Io ho avuto un momento molto personale, al ritorno dalla
Spagna, con il Papa. Mi hanno chiamato accanto a lui per una foto ricordo, in
aereo. Il Santo Padre era contentissimo, io l’ho ringraziato per la visita in
Spagna e lui mi ha detto che c’erano tanti giovani bravi e affettuosi: erano
tantissimi...”.
(canto)
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5 luglio 2003
“LA PACE DI OGNI NAZIONE NON
PUÒ NASCERE DALLA VIOLENZA O DAI CONFLITTI ARMATI”.
QUESTO
IL MESSAGGIO DEL SIMPOSIO DEGLI EPISCOPATI AFRICANI
SUL
CONFLITTO IN LIBERIA. I PRESULI CHIEDONO L’IMMEDIATA FINE DELLE OSTILITÀ
ACCRA.
= Il Simposio della Conferenze episcopali d’Africa e del Madagascar raccoglie
l’appello di Giovanni Paolo II in favore della pace in Liberia e chiede alle
parti in lotta il cessate in fuoco. In un messaggio diffuso oggi, i presuli
esprimono il loro profondo dolore per gli scontri che stanno insanguinando il
Paese africano ed esortano le fazioni a trovare una soluzione pacifica. “Nel
nome di Cristo che è nostra pace – si legge nel messaggio – chiamiamo le parti
a deporre le armi e a cercare con mezzi pacifici la prosperità del Paese ed il
benessere della popolazione”. La pace di ogni nazione, sottolineano con
decisione i vescovi, “non può nascere dalla violenza o dai conflitti armati”.
Particolare apprensione è rivolta alla popolazione civile che subisce la
violazione dei diritti umani e atroci atti di violenza: per questo motivo, i
vescovi liberiani chiedono che al più presto vengano messi in moto progetti di
aiuto umanitario. “Preghiamo per quelli che stanno facendo il possibile per
arrivare alla soluzione pacifica di quest’inutile e insensato conflitto -
concludono il loro messaggio - Ci appelliamo a chi ha la responsabilità di
assicurare che i servizi umanitari raggiungano chi più ne ha necessità”. (M.A.)
UCCISO IN
PAKISTAN DA CINQUE SCONOSCIUTI
IL SACERDOTE CATTOLICO GEORGE IBRAHIM
ISLAMABAD. = Un sacerdote
cattolico è stato ucciso la scorsa notte a colpi d’arma da fuoco nella città
pakistana di Okara, 300 chilometri a sud di Islamabad. Secondo la ricostruzione
della polizia, cinque uomini, la cui identità è finora sconosciuta, sono
entrati nella parrocchia durante la notte. Don George Ibrahim, 38 anni,
originario del Punjab, svegliato dai rumori, stava controllando la canonica
quando è stato raggiunto dai colpi sparati dai malviventi. “Ignoriamo del tutto
il motivo di questa aggressione – ha dichiarato all’agenzia Misna,
l’arcivescovo di Lahore, mons. Lawrence Saldanha – ma siamo sicuri che chi ha
sparato contro don Ibrahim sapeva di avere di fronte un sacerdote cattolico”.
(M.A.)
MESSAGGIO DEL
SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU KOFI ANNAN,
PER LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE
COOPERATIVE: “UN ALLEATO CHIAVE DELLE NAZIONI UNITE
PER
UNO SVILUPPO SOCIOECONOMICO EQUILIBRATO E DI AMPIO RESPIRO”
NEW
YORK. = “Liberare tutte le persone dalla fame e dalla povertà e raggiungere gli
obiettivi di sviluppo del millennio. Le cooperative, in quanto modelli di
autotutela e di solidarietà, capiscono
meglio di molti altri che i progressi non si producono da soli, ma piuttosto
attraverso un’intensa azione individuale e collettiva”. Le parole del
segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, in occasione della
Giornata mondiale delle cooperative, mettono in evidenza i connotati di questo
specifico settore, che svolge un ruolo importante nell’ambito delle aspirazioni
e dei bisogni umani. Le cooperative forniscono servizi di base in campo sanitario
e bancario, nonché nel settore degli alloggi. Promuovono l’istruzione e le pari
opportunità, tutelano l’ambiente e i diritti dei lavoratori. “Attraverso una serie
di attività – si legge nel messaggio di Annan sul tema “Le cooperative fanno
dello sviluppo una realtà” – esse aiutano le persone in più di cento Paesi a
migliorare le condizioni di vita e quelle delle proprie comunità. Mediante
centinaia di milioni di associati, le cooperative rappresentano, a tutti i
livelli, un alleato chiave del sistema delle Nazioni Unite e dei governi nello
sforzo per raggiungere uno sviluppo socioeconomico equilibrato e di ampio
respiro”. Nel 2001, l’Assemblea generale dell’Onu ha adottato delle linee guida
per aiutare i governi a stabilire normative e politiche favorevoli alla
creazione di cooperative. Le Nazioni Unite stesse sono membro del Comitato per
la promozione ed il progresso delle cooperative, il principale organo di
coordinamento del movimento. Fra i progetti concreti dell’Onu vi è poi il
sostegno dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) alle cooperative
situate nella regione del Sahel e impegnate nello stoccaggio dei cereali nei
villaggi e nella gestione dei piani di irrigazione e delle risorse naturali.
(M.D.)
APPROVATA
DAL PARLAMENTO SLOVACCO LA LEGGE SULL’ABORTO
FINO A 24 SETTIMANE,
IN CASO DI MALFORMAZIONI GENETICHE DEL FETO.
FERMA L’OPPOSIZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA LOCALE
BRATISLAVA.
= Le polemiche sulla presunta ammissibilità dell’aborto investono in questi
giorni la Slovacchia. Il parlamento di Bratislava ha infatti approvato giovedì
scorso la legge che prevede il ricorso all’aborto sino a 24 settimane dopo il
concepimento, in caso di malformazioni genetiche, riservando la decisione
finale alle madre. Dei 150 deputati solo 132 erano presenti: i “sì” hanno
prevalso con 70 voti. Per far entrare la legge in vigore però bisogna aspettare
la firma del presidente della repubblica, Rudolf Schuster, che si è riservato
15 giorni di tempo per decidere. Ferma e decisa la posizione contraria assunta
dalla Chiesa cattolica locale. Parole durissime sono state pronunciate dal
vescovo di Nitra, il cardinale Jan Chryzoston Korec, mentre il presidente della
Conferenza episcopale, il vescovo Frantisek Tondra, ha espresso il suo
rammarico e la speranza che il presidente della Repubblica non firmi il
provvedimento. In quest’ultimo caso, la Costituzione slovacca prevede che la
legge ritorni al Parlamento per una nuova votazione che dovrà avere la maggioranza
del 50 per cento più uno del totale dei componenti l’assemblea. Per settembre,
inoltre, si attende il responso della Corte costituzionale sulla precedente
legge sull’aborto del 1986. (M.A.)
I VESCOVI CATTOLICI INGLESI E GALLESI ESPRIMONO PERPLESSITÀ SULLA
PROPOSTA DEL GOVERNO
DI
RICONOSCIMENTO LEGALE DELLE COPPIE OMOSESSUALI.
I
PRESULI RIBADISCONO CHE È IL MATRIMONIO TRA UOMO
E
DONNA IL FONDAMENTO DELLA FAMIGLIA E DELLA SOCIETÀ
LONDRA.
= “Il matrimonio, che è una comunione a vita tra un uomo e una donna, è la
pietra angolare della famiglia e della società. Di conseguenza gode di uno
status diverso e speciale rispetto a qualsiasi altra relazione umana: il nostro
auspicio è che questo venga sempre riconosciuto nel nostro ordinamento
giuridico”. Con queste parole, mons. John Hine, presidente della Commissione
per il matrimonio e la famiglia della Conferenza episcopale di Inghilterra e
Galles, ha espresso le perplessità dei vescovi sulla recente proposta del
governo britannico di conferire un riconoscimento legale alle unioni tra
persone dello stesso sesso. La proposta è stata presentata a fine giugno dal
Ministero delle pari opportunità. Mons. Hine giudica l’iniziativa poco
comprensibile. “Non è chiaro – ha detto il presule - il motivo dell’attenzione
del governo verso le unioni tra persone dello stesso sesso, quando ci sono
molte altre relazioni a lungo termine di natura non sessuale che hanno lo
stesso tipo di problematiche e che meriterebbero la stessa attenzione. Non si
capisce poi - ha aggiunto - se la proposta riguarda semplicemente le coppie
dello stesso sesso o se si tratti di conferire ad esse un riconoscimento
sociale”. In quest’ultimo caso, il vescovo ha ricordato che la posizione della
Chiesa è molto chiara sul particolare e speciale status del matrimonio. Mons.
Hine ha annunciato che la Conferenza episcopale ha costituito uno speciale
gruppo di lavoro per rispondere formalmente in merito. (L.Z.)
SI CHIUDE OGGI, NELLA BASILICA CECA DI
VELEHRAD, IL PRIMO
PELLEGRINAGGIO
NAZIONALE PER LA GIORNATA DEI CATTOLICI MITTELEUROPEI.
VELEHRAD.
= Portare i fedeli dell’Europa centrale ad una maggiore comprensione reciproca,
alla riconciliazione e all’unità cristiana. Con questi auspici si conclude
oggi, presso la Basilica di Velehrad, nella Repubblica ceca, il primo dei
pellegrinaggi nazionali organizzati nel quadro della Giornata dei cattolici
mitteleuropei. L’evento, coincidente con la festa nazionale ceca in cui vengono commemorati i Santi Cirillo e
Metodio, culmina in una celebrazione eucaristica, cui partecipano vescovi
provenienti dagli otto Paesi coinvolti nella Giornata, fra i quali il cardinale
arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn. Il pellegrinaggio è anche
l’occasione per un incontro politico fra i ministri degli Esteri dei Paesi
partecipanti. Inoltre, sono stati organizzati concerti di artisti provenienti
da tutta l’Europa centrale. Particolare attenzione è stata riservata ai
pellegrini disabili, cui sono dedicati alcuni incontri con personalità dello
sport e dello spettacolo. Le manifestazioni della Giornata dei cattolici
mitteleuropei si concluderanno con il pellegrinaggio transnazionale a
Mariazell, in Austria, il 22 e il 23 maggio 2004. (M.D.)
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5 luglio 2003
- A cura di Barbara Castelli -
La Russia è stata scossa stamani da un’ondata di
attentati. E’ di almeno 20 morti e 30 feriti il bilancio aggiornato della serie di
esplosioni verificatesi oggi nell’aerodromo moscovita di Tushino, mentre era in
corso un festival di musica rock. Lo ha reso noto il Ministero della protezione
civile, precisando che si tratta di un bilancio ancora provvisorio. Almeno due
delle deflagrazioni sono state attribuite a donne kamikaze.
Sembra
prossima ad una soluzione la crisi in Liberia. Il presidente americano, George
Bush, che martedì intraprenderà un viaggio diplomatico in Africa, ha deciso di
mandare un gruppo di esperti nel Paese, per valutare l’opportunità dell’invio
di una forza di pace statunitense. Sempre ieri la Comunità economica degli
Stati dell’Africa dell’ovest ha dato il via libera all’invio di una “forza di
interposizione” di 3 mila uomini. Lo stesso presidente, Charles Taylor, sembra
aver ammorbidito le proprie posizioni. Il capo di Stato liberiano ha ventilato
l’ipotesi di abbandonare il potere, accogliendo la proposta d’asilo della
Nigeria esigendo, tuttavia, che prima del suo esilio si insedi nel Paese
africano una forza di stabilizzazione internazionale. Ma ascoltiamo le parole
dello stesso presidente, Charles Taylor:
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I WILL STEP DOWN AND TAKE OVER A TRANSNATIONAL
ARRANGEMENT IN AN ORDERLY FASHION WHEN THERE ARE INTERNATIONAL FORCES HERE THAT
WILL GUIDE YOU FROM ALL OTHER FORCES.
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A turbare i pensieri del presidente statunitense Bush,
intanto, è tornato lo spettro di Saddam Hussein. Mentre in Iraq proseguono gli
episodi di violenza ai danni delle forze di occupazione - l’ultimo questa
mattina a Ramadi quando un’esplosione ha causato la morte di 7 poliziotti
iracheni addestrati dalle forze statunitensi - si registra una nuova presunta
apparizione dell’ex dittatore. L’emittente televisiva Al
Jazeera ha infatti
messo in onda ieri un nastro audio, in cui Saddam Hussein annuncia di essere in
Iraq, tra il suo popolo. Paolo Mastrolilli:
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“Sono
vivo tra gli iracheni e vi porto una buona notizia: le cellule e le brigate per
la guerra santa sono state formate”. E’ il messaggio contenuto nella
registrazione trasmessa ieri dalla televisione araba Al Jazeera che, secondo
l’emittente, risale al 14 giugno e contiene la voce di Saddam Hussein. L’ex
leader incita la popolazione a non arrendersi e a non cooperare con gli
angloamericani, aggiungendo che la resistenza esiste ed è ben visibile, perché
non passa giorno senza che le forze di occupazione subiscano delle perdite. Il
presunto Saddam dichiara che le armi di distruzione di massa erano solo una
copertura per distruggere il Paese, tanto che nessuno le ha ancora trovate, e
promette giorni difficili nel prossimo futuro per gli invasori. Alcuni ex oppositori
sono convinti che Saddam stia fomentando la resistenza, che continua a colpire
le forze di occupazione ogni giorno. Il presidente Bush, parlando da una base
aerea dell’Ohio in occasione della festa dell’Indipendenza, ha detto che il
Paese resta in guerra contro i terroristi e non starà ad aspettare che tornino
a colpire.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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L’uomo
più ricercato di Francia, l’indipendentista corso Yvan Colonna, è stato
arrestato ieri per l’omicidio del prefetto della Corsica Claude Erignac,
delitto che risale al 1998. La cattura, avvenuta in località Porto Polo, giunge
due giorni prima del referendum regionale sull’avvenire istituzionale
dell’isola.
Continua a reggere con qualche difficoltà la tregua
in Medio Oriente. La radio militare israeliana ha riferito stamani di colpi
esplosi nel Libano meridionale dai guerriglieri Hezbollah contro aerei
israeliani in volo nella zona. Non si sarebbe trattato un attivista che stava
preparando un attentato invece il palestinese morto questa mattina nella
striscia di Gaza, ma un pendolare ucciso dallo scoppio di una mina. Sul piano
diplomatico, sono in corso oggi al Cairo colloqui tra il presidente egiziano
Mubarak ed il collega siriano El Assad.
Nuove accuse di Amnesty International contro gli
Stati Uniti, per le condizioni di detenzione dei prigionieri nel campo cubano
di Guantánamo. Nei prossimi giorni, si svolgeranno i processi nei confronti dei
primi sei presunti terroristi: processi le cui modalità di svolgimento sono
state definite dall’organizzazione umanitaria “una parodia di giustizia”.
E l’allarme terrorismo è tornato alto in Pakistan,
dopo la strage di ieri nella moschea sciita di Quetta, nel sud-ovest del Paese.
Secondo il presidente, Pervez
Musharraf, l’attentato, che ha causato 48 morti e 65 feriti, potrebbe essere
stato organizzato con il coinvolgimento di elementi stranieri. Cresce, intanto,
la rabbia della minoranza sciita: scuole e negozi resteranno chiusi due giorni,
per protesta. Maria Grazia Coggiola:
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Anche oggi, nella città al confine con l’Afghanistan,
continua il coprifuoco dichiarato ieri, dopo che una folla di sciiti, da cui
provengono quasi tutte le vittime, ha circondato l’ospedale dove si trovano i
feriti e distrutto negozi ed automobili nelle vicinanze. La polizia è riuscita
a riportare la calma, ma la tensione rimane alta. Il presidente Musharraf, che
si trova in Francia, ha promesso di colpire duramente i responsabili. “Non
permetteremo che una piccola minoranza - ha detto - alteri i sentimenti di una
nazione”. Il leader del principale partito sciita, e oppositore di Musharraf,
ha invece parlato di un attacco terroristico organizzato con la complicità di
strutture dello Stato. Dopo quasi un anno di relativa calma, i gruppi estremisti
religiosi hanno di nuovo rialzato la testa. Nonostante gli sforzi per sradicare
il fondamentalismo, e nonostante il supporto politico ed economico degli Stati
Uniti, il Pakistan è ancora lontano dalla normalizzazione.
Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Giro di vite contro le proteste
studentesche in Iran. A pochi giorni dal 9 luglio, anniversario della rivolta
del ’79, sono state vietate le manifestazioni di ogni tipo: tanto nelle strade,
quanto all’interno degli stessi atenei. I responsabili dell’Università di
Teheran hanno deciso di chiudere il dormitorio per una settimana. Intanto, nel
sudovest del Paese sono stati impiccati in piazza due uomini accusati di rapina
e stupro, mentre uno, colpevole di avere bevuto alcolici, è stato frustato.
Domani il Messico va alle urne per eleggere il nuovo
parlamento. A contendersi i 500 seggi il Partito rivoluzionario istituzionale,
ex partito unico, il Partito di azione nazionale del presidente Fox, ed il
Partito della rivoluzione democratica, le formazioni che da tre anni si stanno
spartendo le istituzioni del nuovo Messico democratico.
Gli
elettori del Kuwait sono chiamati oggi alle urne per eleggere un nuovo
Parlamento, in occasione del decimo scrutino legislativo dopo il 1963. Il
diritto di voto è attribuito a circa 140 mila cittadini su una popolazione di
885 mila persone. L’età minima per votare è di 21 anni. Per legge, le donne
sono escluse sia dal voto sia dal Parlamento. Gli osservatori
internazionali, intanto, manifestano perplessità anche sul valore politico del
voto, visto che nel Paese non esistono partiti e il potere è saldamente nelle
mani della famiglia al-Sabah.
La guerra in Costa d’Avorio è finita. Lo hanno
annunciato i capi militari delle forze governative e dei ribelli, protagonisti
negli ultimi 10 mesi di una lotta che ha spaccato in due il Paese. In una
cerimonia organizzata al palazzo presidenziale, i leader della guerriglia hanno
consegnato al presidente Laurent Gbagbo un kalashnikov, segno della loro
volontà di disarmare. Dell’intesa, raggiunta ieri, ci parla Giulio Albanese:
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L’annuncio è stato dato attraverso una dichiarazione
congiunta in una cerimonia alla presenza del capo dello Stato ivoriano, Laurent
Gbagbo, durante la quale i ribelli hanno anche affermato la loro incondizionata
fedeltà al presidente della Repubblica della Costa d’Avorio. Grazie
all’intervento della diplomazia africana internazionale, dopo svariati tentativi,
si è riusciti davvero a trovare una soluzione alla crisi, che ha portato alla
formazione di un governo di unità nazionale, al quale partecipano anche
rappresentanti delle forze ribelli. Il documento, letto da un colonnello delle
forze ribelli, portava in calce la firma delle “Forze Armate Nazionali della
Costa d’Avorio” e delle “Forze Nuove”, la sigla che raccoglie i tre movimenti
ribelli ivoriani.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Buone notizie dal fronte della
polmonite atipica. “La trasmissione umana del virus Sars è stata interrotta”:
lo afferma in un comunicato l’Organizzazione mondiale della Sanità, che
raccomanda comunque a tutti i Paesi di non abbassare la guardia. Anche Taiwan è
uscita dalla lista delle zone a rischio. Complessivamente, l’epidemia ha
colpito 8.400 persone, uccidendone 812.
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