RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 184 - Testo della Trasmissione di giovedì 3 luglio 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’annuncio del Vangelo e il retto rapporto tra cultura e fede per un’autentica evangelizzazione, al centro delle parole del Papa all’udienza ai vescovi delle province orientali dell’India

 

“Respingere ogni tentazione egoistica di diffidenza ed indifferenza”: così il Papa nel messaggio al Congresso mondiale promosso dal Pontificio Consiglio per i migranti. Intervista con padre Bruno Mioli

 

La costruzione dell’Europa unita e le radici cristiane, al cuore del magistero europeista di Giovanni Paolo II nel Convegno di Strasburgo che lo ha riconosciuto “Padre dell’Europa”.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Spiritualità e rinnovamento delle strutture ecumeniche, le esigenze emerse a conclusione della XII Assemblea della Kek, il Consiglio delle Chiese di tradizione ortodossa, protestante e anglicana d’Europa. Ce ne parla mons. Aldo Giordano

 

Gli organismi geneticamente modificati e il trattamento dei cibi con radiazioni ionizzanti all’esame della speciale commissione della Fao e dell’Organizzazione mondiale della sanità riunite in questi giorni a Roma. Con noi la dott.ssa Anna Maria Bruno

 

CHIESA E SOCIETA’:

Dopo l’appello del Papa in favore dell’Uganda, giunge il ringraziamento dell’arcivescovo di Gulu

 

Chiesto dal Pam alla comunità internazionale un finanziamento di 308 milioni di euro per sfamare le popolazioni dell’Africa australe.

 

Per uscire dalla crisi economica e sociale, nuova fase di incontri in Bolivia tra episcopato e dirigenza politica.

 

La drammatica condizione dei bambini guatemaltechi nel rapporto dell’arcivescovado di città del Guatemala.

 

La Caritas Gerusalemme valuta positivamente la ‘Road Map’.

 

24 ORE NEL MONDO:

Inizia tra le polemiche il semestre di presidenza italiano dell’Unione Europea. Scontro verbale tra Berlusconi e il socialdemocratico tedesco Schulz

 

Dopo il ritiro israeliano dai Territori si pensa a costruire la pace, ma ancora permangono molte difficoltà

 

Forse militari statunitensi in Liberia, mentre Bush chiede a Taylor di lasciare il Paese, ma la situazione umanitaria resta tragica.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 luglio 2003

 

 

 AZIONE MISSIONARIA E CORRETTO RAPPORTO TRA CULTURA E FEDE

PER  UN’AUTENTICA EVANGELIZZAZIONE, TRA I  TEMI TRATTATI DAL PAPA

ALL’UDIENZA CON I VESCOVI DELLE PROVINCE ORIENTALI DELL’INDIA

- Servizio di Amedeo Lomonaco -

 

 

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“La testimonianza di Gesù Cristo è il supremo servizio che la Chiesa è chiamata ad offrire ai popoli del continente asiatico”. Con queste parole il Papa ha ricevuto in udienza, stamani, i vescovi delle province orientali dell’India (Bangalore, Hyderabad e Visakhapatnam).

 

“La novità radicale della vita donata da Cristo e vissuta dagli apostoli – ha affermato Giovanni Paolo II - risveglia l’esigenza di un’efficace azione missionaria”. “Tutti i cristiani - ha aggiunto - sono chiamati a riversare l’amore di Cristo, che è la sorgente della speranza e della gioia che li contraddistingue”. Il Papa ha quindi trattato il rapporto tra cultura e fede, la cui corretta comprensione  è stata da lui definita “vitale per realizzare un’efficace evangelizzazione”. “Nel vostro subcontinente indiano – ha detto - vi relazionate con culture ricche di tradizioni religiose e filosofiche,  all’interno di questo contesto diventa essenziale la proclamazione di Gesù Cristo come Figlio di Dio incarnato”.

 

Una teologia che “ometta la chiamata ad una radicale conversione a Cristo e che neghi la trasformazione culturale che questa conversione richiede – ha proseguito il Papa - comporterà necessariamente una visione erronea della nostra fede”, radicata in Colui che “è la via, la verità e la vita”. Il Santo Padre ha inoltre sottolineato come il dialogo interreligioso non sostituisca la “missio ad gentes” ma, piuttosto, faccia parte di essa.  Giovanni Paolo II ha poi affermato come le interpretazioni relativistiche del pluralismo religioso, che considerano la fede cristiana sullo stesso piano di altre religioni, “svuotano il Cristianesimo del suo cuore cristologico: una fede alienata dal Signore Gesù – ha sottolineato - non è più cristiana”.

 

Giovanni Paolo II ha messo quindi in luce la vitalità della Chiesa in India. “Nonostante gli ostacoli incontrati da coloro, specialmente i poveri, che desiderano abbracciare la fede cristiana nella vostra regione – ha rilevato - sono numerosi i battesimi di adulti ed ugualmente incoraggiante è l'alta percentuale di cattolici che la domenica partecipano alla Santa Messa”. Tali esempi di pronta risposta alla chiamata di Dio indicano l'esigenza di una diligente attività pastorale.

Lungi dall’essere un fattore di potere o di controllo – ha ancora affermato il santo Padre - i programmi di evangelizzazione e formazione devono essere condotti nella consapevolezza che ogni persona ha diritto ad ascoltare la buona novella che Cristo rivela”. “In un mondo deturpato dalla frammentazione – ha concluso il Papa - la Chiesa, strumento di comunione tra Dio e l’umanità, è  un potente mezzo per portare l’unità e la riconciliazione”.

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COMPRENSIONE E SOLIDARIETÁ VERSO GLI ZINGARI. L’AMORE EVANGELICO OLTRE OGNI DISCRIMINAZIONE AL CENTRO DEL CONGRESSO MONDIALE PROMOSSO

 DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I MIGRANTI

- Intervista con padre Bruno Mioli -

 

 

Con l’obiettivo di esaminare le condizioni di vita della comunità zingara, soprattutto relativamente all’istruzione, all’integrazione e alla promozione umana e sociale, continuano a Budapest, i lavori del V Congresso mondiale di pastorale per i nomadi, promosso dal Pontificio Consiglio per i migranti in collaborazione con la Conferenza episcopale ungherese. Il titolo del congresso, “Chiesa e zingari, per una spiritualità di comunione” vuole già esprimere l’attenzione, la comprensione e la solidarietà della Chiesa verso questo popolo, respingendo ogni tentazione egoistica di diffidenza ed indifferenza, così come ha sottolineato Giovanni Paolo II in un messaggio al presidente del dicastero pontificio, mons. Stephen Fumio Hamao. Sul particolare rapporto della Chiesa con gli zingari e sulla relazione di questi ultimi con la società contemporanea, Rosario Tronnolone ha intervistato padre Bruno Mioli, direttore di Migrantes, l’ufficio immigrati e profughi della Conferenza episcopale italiana:   

 

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R. - Gli zingari che, nell’immaginario collettivo - ma diciamo anche nell’opinione pubblica, nelle politiche nazionali ed internazionali - sono messi in disparte, vivono nel cuore della Chiesa e la Chiesa periodicamente concentra la sua attenzione su di loro e assieme a loro.

 

D. – Qual è la posizione allora della Chiesa, nei confronti degli zingari?

 

R. – Ci sono tante ragioni per considerarli veramente ultimi, poveri, cioè quella classe verso la quale, da parte della Chiesa, devono andare particolari attenzioni, proprio perché queste attenzioni non ci sono da  parte degli altri.

 

D. – Ecco, spesso succede, leggendo i giornali, che la cronaca riporti delle situazioni di intolleranza o comunque di convivenza non pacifica tra la società civile e gli zingari. Qual è il modo in cui gli zingari vengono normalmente percepiti?

 

R. – Si prende atto di questo e quindi si cerca di prendere una posizione non pregiudizialmente di difesa degli zingari, quasi fossero loro le vittime, ma considerando attentamente questa situazione difficile. La Chiesa si domanda che cosa può fare per giungere ad una normale relazione, addirittura ad un rapporto di comunione, come si dice nel titolo del Convegno. Cioè richiama decisamente tutta la società e le comunità cristiane ad un senso di responsabilità, a domandarsi seriamente se questo rifiuto, se questo sospetto insistente sugli zingari, questo giudizio severo non esista fondamentalmente per il fatto che loro sono diversi da noi. Quello che la Chiesa non può accettare, e quindi ciò che si vuole correggere è appunto questo. Non infanghiamo una intera etnia per certe devianze, certi comportamenti irregolari che vediamo! Ma con benevolenza, cercando di capirli dal di dentro, addirittura attraverso forme di convivenza di tanti operatori pastorali all’interno di queste comunità zingare, si cerca di compiere questa opera educativa. Se si fanno questi Convegni mondiali, non è soltanto per la scoperta della loro identità, non è soltanto per aiutarli a fare un passo in avanti verso la nostra società, ma è anche per rendere loro consapevoli che ci sono veramente degli ostacoli frapposti anche da loro e ostacoli che loro stessi devono aiutare a rimuovere.

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“GIOVANNI PAOLO II, PADRE DELL’EUROPA”: IERI, A STRASBURGO,

UN CONVEGNO-EVENTO HA CELEBRATO IL MAGISTERO

EUROPEISTA DEL PAPA

- Con noi, il vicepremier italiano Gianfranco Fini -

 

 

         A pochi giorni dalla pubblicazione dell’ “Ecclesia in Europa” e in coincidenza con l’inizio del semestre italiano di presidenza dell’Unione europea, un convegno ha celebrato, ieri, a Strasburgo il magistero europeista di Giovanni Paolo II. L’evento, promosso dal ministero degli Affari Esteri italiano si inserisce in un ciclo di incontri in 25 città del mondo dal titolo “La mia seconda patria. Gli istituti italiani di cultura a Giovanni Paolo II, Primate d’Italia, nel giubileo d’argento del Pontificato”. A Strasburgo, c’era per noi Alessandro De Carolis:

 

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Giovanni Paolo II, “padre dell’Europa”, un Continente vecchio che diventa nuovo. Due definizioni per un’immagine efficace, quelle trovate dal cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, uno degli illustri relatori del Convegno di Strasburgo dedicato al magistero europeista del Papa. Nell’Aula Magna dell’E.N.A., la Scuola Nazionale di Amministrazione, a due passi dal fiume della splendida città alsaziana, cuore delle istituzioni europee, uomini di Chiesa e del governo italiano hanno voluto celebrare ieri i 25 anni dell’uomo venuto da lontano, che ha saputo spendersi come nessun altro, perché l’Europa dei muri diventasse nel tempo l’Europa dell’attuale nuovo corso. L’Europa dell’espansione verso est, ovvero verso gli stessi Paesi che, come ha ricordato il Papa stesso nell’esortazione ‘Ecclesia in Europa’, hanno il diritto di entrarvi a far parte perché coeredi di una stessa identità culturale.

 

Un emozionante documentario realizzato da Telepace ha introdotto per immagini la Conferenza. In 12 minuti e 30 secondi, 30 per ogni anno di Pontificato, la storia di Giovanni Paolo II è scivolata sul rapido e allo stesso tempo solenne scorrere del tempo, cadenzata dalle note del canto corale dell’Agnus Dei. Un modo spettacolare per cogliere in poche pennellate la trama del ministero papale intrecciata inestricabilmente con i grandi avvenimenti che hanno chiuso la storia del ‘900.

 

Di questa trama e di questo ministero fanno parte gli insegnamenti, circa 700 - ha rammentato il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano  - che il Papa ha dedicato alla costruzione dell’Europa, alla strenua difesa delle sue radici cristiane. L’Europa è stata battezzata dal cristianesimo - affermò il Papa già nell’ ’82 -  che ha sempre difeso i valori dell’unità, dell’uomo e delle sue libertà individuali. Valori che dal Continente - è stato ricordato - hanno preso le mosse per affermarsi come principi delle moderne democrazie,  prodotto di una cultura e di una mentalità forgiate da millenni di insegnamento evangelico.

 

Sulle prese di posizione del passato, per arrivare all’ultimo documento post-sinodale, firmato pochi giorni fa da Giovanni Paolo II e che può essere considerato il compendio del suo magistero europeista – come ha suggerito ancora l’arcivescovo di Milano - hanno trovato materia per riferimenti e citazioni, gli interventi dei numerosi politici italiani presenti al Convegno. Il vice-presidente del Senato, Dini, non ha fatto fatica nel riconoscere nel magistero del Santo Padre, gli spunti precursori che in qualche modo hanno trovato eco nel preambolo della Costituzione europea tuttora in discussione. Il vice-presidente del Consiglio dei ministri, Fini, ha idealmente completato questa convinzione assicurando formalmente che sarà preciso impegno del governo italiano, durante il semestre europeo, di chiedere una menzione specifica del cristianesimo all’interno del testo finale del preambolo. Un riconoscimento doveroso – è stato più volte affermato da tutti – che nulla toglierebbe a chi non si riconosce in una religione, perché – come ha ricordato più volte lo stesso Giovanni Paolo II – la laicità dello Stato ha radici cristiane.

 

Da Strasburgo, Alessandro De Carolis, Radio Vaticana.

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E proprio sull’inserimento di una menzione alle radici cristiane dell’Europa nella nuova Costituzione continentale, il nostro inviato a Strasburgo ha raccolto il parere del vicepremier italiano, Gianfranco Fini:

 

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Alla Convenzione, nonostante la richiesta del governo italiano, del governo polacco, del governo spagnolo e di molti convenzionali, non si è inserito un esplicito riferimento alle radici religiose intese come identità giudaico-cristiane, ma tuttavia si è scritto che c’è questa identità religiosa, questi valori che sono valori che tratteggiano una identità. Il governo italiano, coerentemente con quello che ha già fatto la Convenzione, nella Conferenza intergovernativa, riproporrà la questione. Sappiamo che si tratta di un argomento su cui, soprattutto in una sede in cui si deve raggiungere un accordo all’unanimità, sarà difficile riuscire ad ottenere un successo pieno, ma quando si crede in certe cose è giusto andare fino in fondo.

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NOMINE

 

 

Il Santo Padre ha nominato: nunzio apostolico in Mozambico mons. George Panikulam, arcivescovo titolare di Arpaia, finora nunzio apostolico in Honduras; arcivescovo metropolita di Paderborn (Repubblica Federale di Germania) mons. Hans-Josef  Becker, finora Vescovo titolare di Vina ed Ausiliare della medesima Arcidiocesi;  vescovo di Plasencia (Spagna) mons. Amadeo Rodríguez Magro, finora Vicario Generale dell’arcidiocesi di Mérida-Badajoz.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Si apre con il Medio Oriente: la città di Betlemme restituita al controllo dell'Autorità palestinese.

 

Nelle vaticane, nel discorso a vescovi indiani ricevuti in visita "ad Limina", Giovanni Paolo II ha sottolineato che una corretta comprensione del rapporto tra cultura e fede cristiana è fondamentale per un'efficace evangelizzazione.

La presentazione di mons. Francesco Di Felice al volume - in corso di pubblicazione - dedicato al cardinale Corrado Bafile, in occasione del suo centesimo genetliaco. 

Nel cammino della Chiesa in America Latina, un documento de vescovi del Perù sulla situazione nel Paese.

 

Nelle pagine estere, riguardo all'Iraq, in rilievo la denuncia dell'arcivescovo di Baghdad dei Latini: i bambini che vivono negli orfanotrofi sono vittime di rapimenti e di sfruttamento.

Unione Europea: difficile avvio del semestre italiano; il cancelliere tedesco sollecita le scuse del premier Berlusconi. 

 

Nella pagina culturale, "Abili persuasori occulti manovrano le scelte delle masse giovanili" è il titolo all'articolo di Mario Gabriele Giordano sul volume "Stare in gruppo" di Giuseppina Speltini.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della finanziaria.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

3 luglio 2003

 

SPIRITUALITA’ E RINNOVAMENTO DELLE STRUTTURE ECUMENICHE

PER MEGLIO ESSERE TESTIMONI DI CRISTO IN EUROPA

ESIGENZE EMERSE DALLA XII ASSEMBLEA DELLA KEK SVOLTA IN NORVEGIA

- Con noi mons. Aldo Giordano -

 

 

Per la prima volta nella storia, cristiani delle diverse Chiese, a livello europeo si sono incontrati in Norvegia. “E’ da mille anni che noi, nel Nord Europa, aspettavamo questo evento”. Ha dichiarato il vescovo di Trondheim. Espressione questa che ben esprime il nuovo impulso che l’attuale processo di unificazione europea imprime al cammino verso la piena unità delle Chiese. E’ questo il clima che si è respirato alla 12^ Assemblea delle 126 Chiese di tradizione ortodossa, protestante ed anglicana d’Europa (KEK)  appena concluso. L’assemblea ha appoggiato il progetto di indire il  terzo grande Incontro dei cristiani d’Europa per il 2007, probabilmente in Romania. Ancora, la KEK intende dare ulteriore impulso alla diffusione la “Charta ecumenica”, considerata dalle diverse Chiese come agenda di riferimento per il cammino verso l’unità. L’assemblea era stata aperta dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e chiusa dall’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, Presidente della Comunione anglicana mondiale. Ma diamo la parola a mons. Aldo Giordano.

 

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R. – L’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, ha tenuto l’omelia sulla base del testo dell’incontro di Gesù con la samaritana, ed ha lanciato questo messaggio: “Come Gesù ha chiesto alla samaritana ‘dammi da bere’, anche nei rapporti di riconciliazione è importante questo atteggiamento in cui noi andiamo dall’altro e gli domandiamo “dammi da bere”, coscienti che l’ecumenismo, la riconciliazione, non sono frutto di buona volontà, ma  un dono che viene dall’altro e, in particolare, dall’Altro che è Gesù Cristo.

 

D. – I lavori dell’Assemblea sono coincisi con la pubblicazione dell’esortazione post-sinodale ‘Ecclesia in Europa’. Quale accoglienza, quale eco, quali reazioni ha potuto raccogliere?

 

R. – C’è stata una reazione di grande stima per questo documento, sia per l’impianto incentrato su Gesù Cristo, sul Vangelo, che ispira tutto il documento, sia per il fatto che il documento chiarifica molti temi di grande attualità oggi in Europa. Molte persone mi hanno detto: “Ecco una guida sicura, in questo momento della vita dell’Europa”. Una osservazione un po’ critica da parte di alcuni che hanno detto che si sarebbero attesi un riferimento più ampio a quello che di fatto le Chiese e le comunità in Europa già fanno nel campo della giustizia, della pace e della riconciliazione.

 

D. – Se lei dovesse sintetizzare, con un’impressione a caldo, che cosa è accaduto in questi giorni in Norvegia, cosa direbbe?

 

R. – Da una parte, come sempre succede in questi incontri, c’è l’’incontro’, quindi la possibilità grande che abbiamo di incontrarci tra di noi, conoscerci meglio, far cadere dei pregiudizi. Tutto ciò che accade nei corridoi dell’Assemblea o nei vari spazi che ci sono nei momenti di preghiera, nei momenti di riflessione, questo ‘incontrarsi’ è sempre un evento. D’altra parte ho l’impressione che ci sia l’esigenza di qualcosa di nuovo anche in campo ecumenico. Si sente molto l’esigenza di uno sguardo di fede sulle cose, uno sguardo teologico, uno sguardo spirituale, emerge l’esigenza di una forte spiritualità. Anche se poi in realtà si ha l’impressione che non sappiamo ancora cosa vuol dire questo, quindi si è ancora incapaci di fare una lettura di tutti i problemi che dobbiamo affrontare in Europa con questa chiave di lettura spirituale. E dall’altra parte c’è anche l’esigenza di ripensare un po’ le strutture ecumeniche. Certe strutture, che hanno avuto un grosso compito storico, adesso dovrebbero forse essere capaci di ripensarsi e seguire le indicazioni dello Spirito per inventare qualcosa di nuovo.

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ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI E IRRADIAMENTO DEI CIBI IN PRIMO PIANO, IN QUESTI GIORNI A ROMA, ALLA 26.MA SESSIONE DEL CODEX ALIMENTARIUS,

LA SPECIALE COMMISSIONE, PROMOSSA DALLA FAO

E DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’

- Con noi, Anna Maria Bruno -

 

La sicurezza degli alimenti al centro dell’attenzione, in questi giorni a Roma, alla 26.ma sessione del Codex Alimentarius, la speciale commissione che da 40 anni raccoglie esperti della Fao e dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità. L’organismo internazionale è riunito fino al 7 luglio per discutere sull’approvazione dei parametri qualitativi e di sicurezza dei prodotti alimentari. Tra i temi più significativi all’ordine del giorno della commissione, gli organismi geneticamente modificati e il trattamento dei cibi con radiazioni ionizzanti. Una pratica, questa, volta a ritardare il deterioramento degli alimenti, ma che, secondo le organizzazioni ambientaliste, comporterebbe seri rischi per la salute. Sullo scottante argomento Alessandro Gisotti ha intervistato la dott.ssa Anna Maria Bruno, funzionario del segretariato del Codex Alimentarius:

 

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R. – Il Codex ha adottato fin dal 1983 un codice di pratica per l’irradiamento dei cibi. Questa norma è stata adesso revisionata sulla base di una valutazione scientifica, condotta congiuntamente dalla Fao, dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, e dall’Istituto di energia atomica (Aiea). La revisione di questo documento ha permesso soprattutto di non compromettere la sicurezza e la qualità degli alimenti. Ha inoltre fissato le dosi di irradiamento, più facili da seguire da parte di coloro che irradiano i cibi. Infine ha fissato dei metodi di analisi per la verifica dell’irradiamento

 

D. – Proprio in questi giorni, il Parlamento di Strasburgo ha approvato una legge che, sostanzialmente, apre il mercato agli alimenti geneticamente modificati, dopo una moratoria di 5 anni. A quale risultati scientifici è pervenuto il Codex Alimetarius sugli Ogm?

 

R. – Il Codex ha stabilito, quattro anni fa, proprio per guardare a questo problema dal punto di vista dei consumatori, una task force speciale, un gruppo intergovernativo, che guarda con attenzione e preparare dei testi in relazione ai cibi geneticamente modificati. Questa task force è riuscita a portare all’approvazione del Codex quattro testi fondamentali, e questi permetteranno ai Paesi di condurre l’analisi dei rischi dei cibi geneticamente modificati. Il Codex dà, quindi, ai Paesi degli strumenti che gli permettono di valutare la sicurezza di questi alimenti.

 

D. – I consumatori, specie europei, sono molto sensibili al tema della sicurezza della carne, memori della drammatica crisi del “morbo della mucca pazza”. Cosa sta facendo su questo fronte il Codex?

 

R. – Il Codex ha recentemente iniziato a rielaborare un codice di pratica di igiene degli alimenti a base di carne, alimenti non soltanto di origine bovina. Questo codice, che sostituirà i testi attualmente adottati e in vigore nel Codex, è basato su un approccio di prevenzione di ogni possibile rischio, che può derivare alla salute umana dal consumo di carne. Questo codice sarà molto comprensivo e, appunto, tiene in considerazione un approccio preventivo, non basato su una analisi del prodotto finale.

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CHIESA E SOCIETA’

3 luglio 2003

 

DOPO L’APPELLO DEL PAPA IN FAVORE DELL’UGANDA,

IL SENTITO RINGRAZIAMENTO DELL’ARCIVESCOVO DELLA CITTÀ UGANDESE DI GULU

 

GULU. = “Le parole del Papa  non solo sono consolatorie, ma ci infondono forza e coraggio per affrontare le avversità del presente”. Così, mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, nell’Uganda settentrionale, ha commentato le parole pronunciate ieri da Giovanni Paolo II al termine dell’udienza generale. “Con profonda tristezza - ha detto il Papa - seguo le drammatiche vicende della Liberia e della regione settentrionale dell’Uganda. Faccio appello all’impegno di tutti affinché quelle care popolazioni africane ritrovino pace e sicurezza”. “Esprimo gratitudine al Santo Padre per le parole che ci ha rivolto – ha detto il presule – e, facendo tesoro della sua esortazione, mi rivolgo alla comunità internazionale e all’intera nazione ugandese, affinché prendano maggiore coscienza di una guerra dimenticata che contrappone il sedicente ‘Esercito di resistenza del signore’ alle forze governative”. La nostra gente, ha proseguito, “non ce la fa più ed è disperata. Sono convinto che il presidente Yoweri Museveni abbia fatto del suo meglio per garantire l’incolumità della popolazione civile”. Nelle scorse settimane mons. Odama, insieme agli altri responsabili religiosi locali, aveva invitato il Consiglio di sicurezza dell’Onu ad occuparsi del dramma dell’Uganda settentrionale. “Sono convinto - ha concluso il presule - che il presidente Museveni condivida la nostra richiesta alle Nazioni Unite e alla comunità internazionale per garantire sicurezza e incolumità ai civili, vittime di un conflitto che dura da vent’anni nel quale sono stati rapiti oltre 20 mila bambini”. (M.A.)

 

 

SFARMARE LE POPOLAZIONI DELL’AFRICA AUSTRALE COLPITE DA CARESTIE, SICCITÀ

ED EPIDEMIE: E’ L’APPELLO LANCIATO DAL PROGRAMMA ALIMENTARE MONDIALE, CHE HA CHIESTO LO STANZIAMENTO DI 308 MILIONI DI EURO

PER FAR FRONTE ALL’EMERGENZA

 

ROMA. = Un nuovo appello in favore delle popolazioni africane è stato lanciato dal Programma alimentare mondiale (Pam). Siccità, carestia e malattie hanno ridotto in miseria le comunità dell’Africa Australe. Il Pam, per soccorrerle, ha chiesto ieri alla comunità internazionale un finanziamento di 308 milioni di euro per sfamare 6 milioni e mezzo di persone con quasi 540 mila tonnellate di cibo. “Finché la gente non avrà le risorse per fronteggiare i periodi di crisi - ha dichiarato il direttore esecutivo del Pam, James Morris - essa sarà esposta ai disastri naturali come le inondazioni e la siccità o l’epidemia di Aids”. “Il virus dell’Hiv - ha continuato Morris - sta colpendo gli agricoltori in Africa australe prima ancora che possano seminare il proprio raccolto e riconquistare la sicurezza alimentare erosa nell’ultimo anno”. L’Africa australe, che ha il più alto tasso di diffusione della malattia nel mondo, ha subito un allarmante aumento nel numero dei nuovi infetti, compresi bambini, capofamiglia, malati cronici e anziani. I Paesi più colpiti risultano essere - secondo quanto riferito dal Pam - lo Zimbabwe, lo Swaziland, la Zambia, il Malawi, il Mozambico e il Lesotho. (M.A.)

 

 

NUOVA FASE DI INCONTRI IN BOLIVIA TRA EPISCOPATO, POLITICI

E RAPPRESENTANTI DELLA SOCIETÀ CIVILE. SI CERCA UN’INTESA

PER SUPERARE LA CRISI ECONOMICA E SOCIALE DEL PAESE ANDINO

 

LA PAZ. = Sono ripresi ieri in Bolivia i colloqui tra la Conferenza episcopale e i rappresentanti dei differenti partiti politici per giungere ad un’intesa che permetta di risolvere i gravi problemi sociali ed economici del Paese andino. Gli incontri fanno parte del progetto “Rincontro nazionale” promosso a fine maggio dalla Chiesa locale, dai politici e dai rappresentati della società civile per trovare un’intesa che permetta di rafforzare le istituzioni democratiche e uscire dalla crisi iniziata con i violenti disordini di febbraio. L’annuncio della ripresa delle riunioni (che hanno una scadenza periodica) è stato dato dal presidente delle Conferenza episcopale boliviana, il cardinale Julio Terrazas Sandoval, attraverso un messaggio indirizzato all’opinione pubblica. “Dalle risposte che si otterranno – sostiene il porporato – dipenderà gran parte del destino del Paese: i cittadini vogliono pace e lavoro, speranza e libertà, giustizia e solidarietà”. Nella nota, il cardinale Terrazas Sandoval sollecita i governanti ad un rinnovato impegno per il bene futuro del Paese. “La gente è stanca di vivere in una crisi permanente - scrive il cardinale - e vuole che si passi da una democrazia formale a una democrazia più partecipativa, dove il governo dimostri austerità, efficienza e trasparenza nella gestione della politica statale e l’opposizione agisca in maniera rigorosa e costruttiva”. (M.A.)

 

 

PRESENTATO DALL’UFFICIO PER I DIRITTI UMANI DELL’ARCIVESCOVADO

DI CITTÀ DEL GUATEMALA IL RAPPORTO SULLA SITUAZIONE DELL’INFANZIA NEL PAESE. DEFINITA ALLARMANTE LA VIOLENZA DI CUI SONO VITTIME I BAMBINI

 

CITTÀ DEL GUATEMALA. = La situazione dei bambini in Guatemala continua ad essere drammatica, preoccupante e immorale. Con parole dure e decise, l’Ufficio per i diritti umani dell’arcivescovado di Città del Guatemala ha presentato ieri un rapporto sulla condizione dell’infanzia nel Paese latino-americano. E’ definita “allarmante”, la violenza subita dai bambini. L’anno scorso sono stati assassinati 635 minorenni, 508 de quali con colpi d’arma da fuoco. Negli ultimi tre anni 24 bambini sono stati barbaramente trucidati, mentre nel solo 2002, 32 sono stati vittime di un sequestro. L’infanzia guatemalteca è vittima di aggressioni fisiche, maltrattamenti e abbandono. Il direttore dell’Ufficio, Nery Rodenas, ha dichiarato  all’agenzia EFE che la situazione di deterioramento dei diritti umani è dovuta principalmente alla difficoltà di applicazione della giustizia. Ma il rapporto fornisce il quadro di un Paese, che anche dal punto di vista sanitario ed educativo non riesce ad offrire adeguata assistenza: la maggioranza dei bambini non ha accesso ai servizi scolastici ed ospedalieri. La loro vita è particolarmente dura nelle campagne, dove è alta la mortalità infantile (59 per mille), e diffusa la denutrizione, che in tutto il Paese colpisce quasi il 70 per cento dei minori di cinque anni. Nel rapporto sono contenute anche delle proposte rivolte allo Stato. E’ fondamentale prevenire la violenza e creare una magistratura speciale per i minori, senza tralasciare però interventi in campo assistenziale, attraverso il miglioramento del sistema sanitario e scolastico. Un appello finale è rivolto ai governi dell’America centrale e degli Stati Uniti, affinché potenzino i mezzi per contrastare il traffico illegale di minori. (M.A.)

 

 

POSITIVO IL PARERE DELLA CARITAS GERUSALEMME SULLA ‘ROAD MAP’.

TUTTAVIA RIMANGONO DUBBI SULLO STATUS DI GERUSALEMME E SULLA

 PRESENZA DELLE COLONIE ISRAELIANE IN TERRITORIO PALESTINESE

 

MADRID. = La Caritas Gerusalemme valuta positivamente il processo di pace messo in moto dalla ‘Road Map’. Attraverso la sua segretaria generale, Claudette Habesch (in questi giorni a Madrid per il Congresso ispano-americano e dei Caraibi sulla teologia della carità), l’organismo ha espresso le sue aspettative e le sue valutazioni sul nuovo piano per portare la pace in Terra Santa. “Questo processo è un segno di speranza sul quale contiamo – ha detto Habesch – perché può condurci ad una vita normale, al perdono ed alla tolleranza. Ma prima di parlare di questo – ha continuato – dobbiamo accettare l’altro con tutte le sue differenze”. Secondo la segretaria della Caritas gerosolimitana, la ‘Road Map’ costituisce un progresso considerevole, dato che riconosce l’esistenza di un popolo palestinese, di un conflitto in atto e della necessità di sanarlo. La migliore garanzia dell’attuabilità del progetto, secondo la responsabile dell’organismo, è l’appoggio fornito da Unione Europea, Usa, Russia e Onu, che dà equilibrio all’intero svolgimento del piano. Riguardo la tregua dichiarata da Hamas, dalla Jihad islamica e dalle Brigate dei martiri di Al Aqsa, Habesch ha riconosciuto l’importanza del gesto, ma ha dichiarato che anche lo Stato d’Israele deve compiere un passo deciso verso la pace. Tuttavia, la responsabile della Caritas ha lamentato la mancanza nel piano del riferimento allo status di Gerusalemme, della questione delle frontiere, delle colonie israeliane in territorio palestinese e del diritto dei profughi al ritorno. (M.A)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

3 luglio 2003

 

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

Non si placano le polemiche internazionali dopo lo scontro verbale avvenuto ieri al parlamento di Bruxelles, tra il premier italiano Berlusconi ed il socialdemocratico tedesco, Schulz. Tutto era iniziato con le dichiarazioni di quest’ul-timo, il quale aveva evidenziato le vicende giudiziarie di Berlusconi che - a suo dire - sarebbero state incompatibili con la carica europea appena assunta; il premier italiano aveva ironicamente ribattuto di veder bene il deputato nel ruolo di “kapò” in un film sui lager nazisti. L’episodio ha provocato un vero e proprio terremoto a livello diplomatico, che culminerà tra qualche minuto con la telefonata tra il “cavaliere” ed il cancelliere tedesco Schröder, che ieri davanti al Bundestag - la Camera Bassa del Parlamento - aveva detto di aspettarsi delle scuse dal primo ministro italiano. La cronaca di ieri nel servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Annunciate alla vigilia, le contestazioni degli euro deputati socialisti, verdi e comunisti, a Silvio Berlusconi, hanno caratterizzato l’esordio del semestre a guida italiana. Momento culmine l’attacco del socialdemocratico Schulz, con la replica di Berlusconi, che poi dirà: “La mia era solo ironia. Non volevo offendere il popolo tedesco”. Ma le parole del premier italiano hanno provocato la dura reazione del presidente dell’Euro parlamento, Cox, e quella dello stesso Schulz, che pure ad un giornale tedesco ammette di aver voluto intenzionalmente provocare il primo ministro italiano. “E’ caduto nella trappola. Lo capisco, ma non condivido”, commenta il vice premier Gianfranco Fini. Ancora più netta la dissociazione di Follini, Udc. Mentre tutto il centro-sinistra insorge contro il presidente del Consiglio.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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E le polemiche hanno lasciato in ombra il programma del governo di Roma per il semestre italiano di presidenza europea, esposto da Berlusconi al parlamento europeo. I principali punti del programma nel servizio da Bruxelles:

 

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Il premier ha sottolineato l’urgenza di dotare l’Unione di una strategia di politica estera univoca, in grado di influire a livello internazionale.

 

 “L’Europa può curarsi della sindrome di Amleto e decidere di essere senza riserve un protagonista attivo nella scena mondiale. Può dotarsi degli strumenti diplomatici economici e militari per farlo in modo convincente”.

 

Sempre in materia di Esteri, Berlusconi ha insistito sul rilancio delle relazioni con gli Stati Uniti e con la Russia e sul processo di pace in Medio Oriente. Secondo grande argomento la Costituzione europea, con il presidente del Consiglio, che ha confermato la volontà italiana di giungere ad un accordo entro dicembre. Di attenzione particolare godranno inoltre la politica comune in materia di immigrazione, le grandi infrastrutture, la riflessione sulla sostenibilità dei sistemi pensionistici e la ricerca scientifica.

 

Da Bruxelles, per Radio Vaticana, Gianandrea Garancini.

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Dal Medio Oriente continuano a giungere notizie contrastanti a 24 ore dal ritiro israeliano dai Territori, conclusosi ieri con la consegna di Betlemme ai soldati regolari palestinesi. Israele ha presentato oggi la prima protesta ufficiale, per il lancio di razzi avvenuto ieri sera contro una colonia ebraica della Striscia di Gaza. Per lo stesso episodio – che il premier palestinese Abu Mazen ha definito “un atto di terrorismo” – il governo di Tel Aviv ha ripristinato due posti di blocco lungo la principale arteria, che attraversa la Striscia di Gaza. Dagli Stati Uniti, intanto, il presidente Bush si è detto ottimista sulla possibilità di successo della ‘road-map’. Ce ne parla Graziano Motta:

 

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Affinché possa ricostruire le sue infrastrutture, l’Autorità palestinese ha ricevuto in dono dagli Stati Uniti 30 milioni di dollari nel corso di una cerimonia a Ramallah. D’altra parte, il governo israeliano si è riunito in via straordinaria per fare il punto sulla situazione dopo l’incontro tra i primi ministri Sharon e Abbas. A proposito dei detenuti palestinesi, Sharon ha affermato che non è stata ancora fissata una data precisa per la liberazione, né completata la lista di quelli che ne beneficeranno. Il ministro della Difesa, Mofaz, ha detto che le prossime settimane saranno decisive per la valutazione della tregua. Il capo di Stato maggiore Yaalon ritiene serio il primo ministro nelle sue intenzioni. “Egli ha capito – ha detto – che il terrorismo è stato un errore”. Per Yaalon sembra proprio che l’Intifada sia finita e che Israele ne sia uscito vittorioso.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Non diminuiscono le preoccupazioni internazionali per il riarmo nucleare dell’Iran. Il presidente statunitense Bush, in una telefonata al collega russo Putin, ha insistito affinché Mosca smetta di fornire assistenza tecnologica ai programmi nucleari di Teheran. Soltanto ieri il vicepresidente iraniano Gholam Reza Agazade aveva proposto al Cremlino di partecipare alla costruzione di altre centrali nucleari, oltre a quella già prevista di Busher.

 

Estremamente tesa la situazione anche in Iraq. Stamattina sei soldati americani sono stati feriti da un’esplosione nella città di Radi, 100 chilometri ad Ovest di Baghdad. A confermare la notizia è stato un portavoce militare americano. L’attacco è stato sferrato da alcuni sconosciuti, poi fermati dalla popolazione locale, nei confronti di un convoglio formato da due veicoli statunitensi. Ieri, per prendere atto concretamente della situazione, il ministro degli esteri di Londra, Jack Straw, si è recato nella zona di Bassora, controllata dai britannici.

 

Truppe americane in Liberia, nell’ambito di una forza multinazionale di pace: l’auspicio espresso dall’Onu potrebbe divenire realtà nelle prossime settimane. Lo ha confermato ieri il presidente degli Stati Uniti, Bush, ribadendo la sua richiesta al presidente Taylor di lasciare il potere affinché la Liberia possa ritrovare la pace e la stabilità. Il piano, elaborato finora dal Pentagono, prevedrebbe l’impiego di circa 2 mila uomini. Dal canto suo, Taylor ha fatto sapere che sarebbe disponibile ad andare via nell’arco di tre mesi, sentendo però prima quali sono le posizioni e le proposte di Bush. Intanto, nel Paese africano la situazione umanitaria è gravissima a causa delle malattie e della mancanza di cibo e acqua. Ma come sta affrontando tutto questo la gente liberiana? Ci risponde l’arcivescovo di Monrovia, mons. Michael Francis:

 

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R. – THAT’S A MIRACLE HOW THE PEOPLE …

E’ un miracolo vedere come le persone stanno affrontando la situazione, perché c’è mancanza di cibo, di medicine e di sicurezza. Due giorni fa ci sono stati attacchi da parte dell’esercito, che ha saccheggiato le case e ha portato via loro il poco che avevano. Al momento, gli ospedali non hanno una quantità sufficiente di medicine, e i pochi medici, perché molti hanno lasciato il Paese, stanno cercando di porre rimedio con il poco che hanno. Per esempio abbiamo un grande “General Hospital”, che non ha le medicine necessarie e quindi si trova in una situazione davvero difficile e pericolosa.

 

D. – Qual è il ruolo che la Chiesa sta avendo, nel tentativo di alleviare le sofferenze della gente?

 

R. – WELL, OUR ROLE HAS BEEN LIMITED …

Il nostro ruolo è purtroppo limitato, perché due spedizioni che cercavano di andare incontro ai bisogni della gente, sono state assalite. L’assalto è stato guidato da un membro della Camera dei rappresentanti, che ha razziato tutto il cibo. Pochi giorni prima i magazzini e tutte le attrezzature sono state saccheggiate. Anche tre delle nostre parrocchie sono state assalite, saccheggiate e il pastore è stato maltrattato.

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Restiamo in Africa. Quarto giorno di sciopero generale in Nigeria contro l’innalzamento dei prezzi del petrolio. Nella capitale, Abuja, si è registrato ieri l'incidente più grave: la polizia ha disperso con lacrimogeni e raffiche di proiettili di gomma la folla che si era riunita nel mercato centrale protestando contro  governo e presidente. Ci sono stati numerosi feriti, anche travolti e calpestati dalla folla. Nei giorni passati, invece, nelle violente manifestazioni hanno trovato la morte 8 persone.

 

 

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