RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 181 - Testo della
Trasmissione di lunedì 30 giugno 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Un convegno a Roma su prevenzione della malaria e
nuove terapie.
Si è spenta nella sua
casa in Connecticut Katharine Hepburn, grande figura del cinema hollywoodiano.
Mentre in Medio Oriente l’ipotesi di una tregua appare sempre più probabile, continua purtroppo la scia di violenza.
Dietro gli attacchi alle forze anglo-americane ci potrebbe essere Saddam Hussein: lo ha dichiarato il leader del Congresso nazionale iracheno, Ahmed Chalabi.
In Uganda i miliziani hanno sequestrato decine di giovani ed ucciso diversi ribelli.
IL PALLIO ESPRESSIONE DI UNITA’ :
COSI’
IL PAPA STAMANE AGLI ARCIVESCOVI METROPOLITI, CHE IERI HANNO RICEVUTO
IL
SACRO SIMBOLO, “MEMORIA DELLA SUBLIME AMICIZIA CON CRISTO”.
NELLA
FESTA DEI SANTI PIETRO E PAOLO L’AUSPICIO DI GIOVANNI PAOLO II
PER LA
PIENA COMUNIONE TRA I CRISTIANI
-
Servizio di Roberta Gisotti -
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“Quale vescovo di Roma e successore di Pietro
rinnovo oggi ... la mia piena disponibilità a porre la mia persona al servizio
della comunione tra tutti i discepoli di Cristo”.
La voce di
Giovanni Paolo II si è levata ieri per ribadire l’impegno del Papa a “ricercare
con ogni sforzo l’unità, rispondendo all’invito ripetuto da Gesù nel Cenacolo
‘ut unum sint’”. E lo ha fatto nella Festa dei Santi Pietro e Paolo, i due
grandi apostoli che “‘con diversi doni hanno edificato l’unica Chiesa”. Festa
cui ha partecipato come è tradizione una delegazione del Patriarcato ecumenico
di Costantinopoli.
Stamane quindi
il Santo Padre ha ricevuto nell’aula Paolo VI gli arcivescovi metropoliti, che
ieri pomeriggio durante la celebrazione eucaristica, presieduta dal Papa in
Piazza San Pietro, hanno ricevuto il Sacro Pallio.
“La vostra presenza contribuisce a rendere ancor più
visibile il peculiare valore di questo avvenimento, che è la consegna del
Pallio, espressione al tempo stesso di unità e di universalità ecclesiale.”
Insieme ai presuli, giunti da tutto il mondo, i loro
familiari ed amici, che il Papa ha saluto
nelle diverse lingue, nominando Paesi e diocesi. Poi rivolto agli arcivescovi:
“Muniti del Pallio, segno di comunione con la Sede
Apostolica, andate! ‘Duc in altum’“
Antichissime - risalgono almeno al IV secolo - le origini del Pallio,
fascia di lana tessuta a mano: simboleggia la pecorella smarrita che il vescovo
si pone sulle spalle, vincolo di comunione nell’unità di Cristo con il
successore di Pietro. Sulla Messa di
ieri e sul rito di consegna dei Palli, ascoltiamo il servizio di Barbara Castelli.
(musica)
“Amici di Dio”: è da questa espressione che si è dipanata
l’omelia di Giovanni Paolo II, pronunciata ieri sera in occasione della
solennità dei Santi Pietro e Paolo. Un amicizia che si deve rinnovare e
concretizzare ogni giorno, per ciascuno di noi, in piena fedeltà e secondo il
disegno provvidenziale di Dio. Dinanzi ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro
per la suggestiva cerimonia di antichissime origini della consegna dei Palli,
il Santo Padre ha ripercorso l’itinerario di fede e di amore dei due Apostoli,
chiamati a “fecondare la Chiesa con il proprio sangue”. “Pietro e Paolo sono ‘amici di Dio’ a titolo
singolare - ha detto il Santo Padre - perché hanno bevuto il calice del Signore.
“Ad entrambi Gesù ha cambiato il nome, nel momento in cui li ha chiamati al suo
servizio”: Simone divenne Pietro, la ‘roccia’ su cui costruire la sua Chiesa,
Saulo prese, invece, il nome di Paolo, “uno strumento eletto per portare il suo
nome a tutte le genti”. E’ proprio da questi araldi del Vangelo che i 42
arcivescovi metropoliti, protagonisti della consegna del Sacro Pallio, dovranno
trarre sempre più viva sollecitudine pastorale per il gregge loro affidato.
“Mentre mi accingo ad imporvi questa tradizionale
insegna liturgica, che indosserete nelle solenni celebrazioni in segno di
comunione con la Sede Apostolica, vi invito a considerarla sempre quale memoria
della sublime amicizia di Cristo, che abbiamo l'onore e la gioia di
condividere. Nel nome del Signore, fatevi, a vostra volta, ‘amici’ di quanti
Iddio vi ha affidato”.
Il Papa ha poi salutato con particolare affetto la
delegazione inviata dal Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, e presieduta
dall’arcivescovo d'America, Dimitrios,
esprimendo tutta la propria gioia per questa ormai consolidata tradizione.
“Lo scambio reciproco di
delegazioni, per la festa di Sant'Andrea a Costantinopoli e per quella dei
santi Pietro e Paolo a Roma, è diventata, col trascorrere del tempo, un segno
eloquente del nostro impegno teso a raggiungere la piena unità . Il Signore,
che conosce le nostre debolezze ed esitazioni, ci promette il suo aiuto per
superare gli ostacoli che impediscono la concelebrazione dell'unica
Eucaristia”.
“Iddio
ci conceda - ha concluso il Papa - di compiere la missione che ci ha affidato,
per formare nel vincolo della sua carità un cuor solo e un’anima sola”.
(musica)
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ALTRE
UDIENZE DI OGGI. PROVVISTE DI CHIESE IN CINA E IN INDONESIA
Il
Santo Padre ha ricevuto stamani tre presuli della Conferenza episcopale
dell’India, in visita “ad Limina”.
Il Papa
ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Macau, in Cina,
presentata dal vescovo mons. Domingos Lam Ka Tseung, per raggiunti limiti di
età. Il presule cinese, nativo di Hong Kong, ha infatti compiuto 75 anni lo scorso
9 aprile. Gli succede ora come vescovo
di Macau mons. José Lai Hung-seng, vescovo coadiutore della stessa diocesi.
In data
di ieri 29 giugno, si è appreso stamani, il Pontefice ha accettato la rinuncia
al governo pastorale della diocesi di Manokwari-Sorong, in Indonesia,
presentata dal vescovo mons. Francis Xavier Sudartana Hadisumarta, dell’Ordine
Carmelitano, in conformità alla norma canonica relativa ad “infermità o altra
grave causa”.
Il Papa
ha quindi nominato vescovo di Manokwari-Sorong il sacerdote 46enne Datus
Hilarion Lega, del clero di Ruteng, attuale direttore della Caritas Indonesiana.
DIFENDERE LE GRANDI
CAUSE
DEI DIRITTI DELL’UOMO, DEI POPOLI E I VALORI DELLO
SPIRITO
LE RAGIONI DELLA PRESENZA ATTIVA
DELLA SANTA SEDE
NEL FORO INTERNAZIONALE ALLA PRESENTAZIONE DEL
VOLUME
“WORDS THAT MATTER”
- Con noi gli
arcivescovi Jean Louis Tauran e Renato Martino -
“Essere la voce che la coscienza
umana attende! Questo il motivo fondamentale della presenza della Santa Sede in
seno alla comunità delle nazioni”. Lo ha affermato il segretario per i rapporti
con gli Stati, mons. Jean Luis Tauran, intervenuto questa mattina nella Sala
Stampa della Santa Sede per la presentazione del volume “Words that Matter”,
cioè “Le parole che contano”, curato dall’arcivescovo André Dupuy. In 800
pagine il testo raccoglie gli interventi dei rappresentanti della Santa Sede in
occasione di significativi eventi internazionali. 1.310 i documenti pubblicati.
Coprono un periodo di trent’anni: dal 1970 al 2002. Hanno preso parte alla
Conferenza stampa anche l’arcivescovo Renato Martino, per molti anni
osservatore della Santa Sede presso l’Onu e attualmente presidente del
Pontificio consiglio della Giustizia e della Pace e l’autore del volume. Il servizio
di Carla Cotignoli:
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E’ una “politica di servizio”
quella che la Santa Sede mette a
disposizione delle Organizzazioni internazionali governative”. Così mons. Jean
Louis Tauran definisce l’azione diplomatica della Sede. Percorrendo l’indice
del volume “Words That Matter” il segretario per i rapporti con gli Stati ha
poi elencato in estrema sintesi i punti fondamentali evidenziati dalla Santa
Sede in appoggio ai grandi compiti assunti dall’Onu: mantenere e promuovere la
pace, incoraggiando il disarmo e una cultura di rifiuto della guerra; favorire
lo sviluppo, con l’attivo coinvolgimento dei poveri ed educando alla
responsabilità collettiva; salvaguardare e promuovere i diritti dell’uomo
“favorendo la costituzione di un mondo in cui le Nazioni si sentano veramente
una famiglia”.
E’ del resto questo il processo
verso cui è incamminata l’umanità. Il segretario
per i rapporti con gli Stati ha parlato di un processo che ha portato ad una
“socializzazione del diritto internazionale”. “E’ diventata classica – ha osservato
– l’espressione ‘comunità internazionale’”. Essa indica – ha detto – che “la
società internazionale, ormai costituisce un’unica collettività” che “deve
vivere e agire in solidarietà e in unità” ferma restando la sovranità degli
Stati.
“Mi
auguro che studiosi, diplomatici, responsabili della società s’ispireranno a
questo ricco “corpus”, curato da mons. Dupuy, nella ricerca di soluzioni
ragionevoli, pacifiche, eque ed imparziali, capaci di promuovere la soluzione
dei conflitti e di mettere la forza al bando della vita internazionale. Possa
questo libro far meglio comprendere il motivo fondamentale della presenza della
Santa Sede in seno alla comunità delle Nazioni: essere la voce che la coscienza
umana attende!”
L’arcivescovo Renato Martino,
prendendo spunto dalla critica che potrebbe suscitare il titolo del libro “Words
that Matter”, cioè “le parole che contano”, ne dà una giustificazione a
motivo della importanza e attualità delle problematiche affrontate. “Non c’è
vanagloria in questa pretesa - ha detto -
ma solo l’umile consapevolezza di essere sempre al servizio dell’uomo, illuminandone
la vicenda storica con la luce del soprannaturale, secondo quella specifica
competenza religiosa e morale che attiene ad ogni attività ecclesiale”. Mons.
Martino ha dato una sottolineatura particolare:
“La Comunità internazionale e il
multilateralismo restano un punto fortemente acquisito nella “filosofia
politica” e nella quotidiana attività della diplomazia della Santa Sede”.
In
questa prospettiva decisiva per le sorti future del mondo, – ha aggiunto – la
Santa Sede si pone “come un testimone di speranza che invita al coraggio”.
L’autore del volume, mons.
Dupuy, ha illustrato il lavoro da lui compiuto: “non si tratta – ha detto – di
una semplice pubblicazione di documenti, ma di una classificazione per temi,
organizzati attorno alla questione dei diritti dell’uomo”. Ha dato poi
un’ulteriore sottolineatura alle ragioni della presenza attiva della Santa Sede
nel foto internazionale:
“Si
tratta di difendere le grandi cause dell’Uomo in quella che Giovanni Paolo II
stesso chiama una pacifica e generosa battaglia in favore dei valori dello
spirito”.
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DIRITTI E DOVERI DEGLI ZINGARI,
PER VINCERE LA DISCRIMINAZIONE E PROMUOVERE LA LORO
INTEGRAZIONE
-
Intervista con mons. Agostino Marchetto -
“Chiesa e Zingari: per una spiritualità di comunione”. Si
intitola così il quinto Congresso mondiale della pastorale per gli zingari,
organizzato dal Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti e itineranti
e in programma a Budapest da oggi e fino al 7 luglio prossimo. Sette giorni e
170 partecipanti di molte conferenze episcopali - oltre a un certo numero di
Zingari - per fare il punto della situazione sul delicato tema
dell’integrazione dei 18 milioni di nomadi che attualmente vivono sparsi
soprattutto in Europa, mentre una cifra analoga si ritiene viva in India. Al
Congresso, verrà affrontato anche il problema della lotta alla discriminazione
di cui sono spesso fatti oggetto gli Zingari, e il complesso dei diritti e dei
doveri di queste popolazioni. Alessandro De Carolis ha intervistato uno dei
relatori dell’appuntamento di Budapest, il segretario del dicastero pontificio,
l’arcivescovo Agostino Marchetto:
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R. – Il tema del Congresso è tratto dalla Lettera
Apostolica di Giovanni Paolo Il Novo Millennio Ineunte, in cui il Santo
Padre invita tutti a “promuovere una spiritualità della comunione”, che
significa saper condividere le gioie e le sofferenze dell'altro,
intuire i suoi desideri, prendersi cura dei suoi bisogni e offrirgli una vera e
profonda amicizia. Tale tema ci darà l'opportunità per riflettere sulle
modalità di un incontro reciproco e creativo tra la Chiesa e gli Zingari, dato
che ancor oggi, per molti, essi rimangono una popolazione sconosciuta e, a
causa della loro diversità, sono vittime di discriminazione e di rifiuto.
Riflettendo sul tema della comunione, poi, è necessario richiamare l'attenzione
su valori come l'apertura, l'ospitalità, la convivialità e la fraternità.
Desideriamo anche far conoscere la solidarietà e l'accoglienza che la Chiesa
riserva agli Zingari, perché si sentano in essa come “a casa loro”.
D. – Quali altri argomenti affronterete?
R. – Quello della comunione è un
grande ambito in cui occorre esprimere un deciso impegno programmatico a
livello di Chiesa universale e di Chiese particolari. Nella citata Lettera, il
Papa si pone una domanda concreta: è possibile che, nel nostro tempo, ci sia
ancora chi muore di fame? Chi resta nell'analfabetismo? Chi manca delle cure
mediche più elementari? Chi non ha una casa in cui ripararsi? Purtroppo, per
molti Zingari si può rispondere sì: è possibile, cioè, morire di fame, essere
analfabeti, non avere cure mediche. Tutto ciò spinge a riflettere, a Budapest,
su alcuni argomenti che sono fondamentali per il rispetto e la difesa della
dignità degli Zingari, per la tolleranza e la collaborazione nel campo sociale
e politico. Temi come le “politiche” di sostegno alla
promozione umana e sociale degli Zingari, i nuovi progetti educativi in una
società interculturale, la tutela dei diritti degli Zingari nel fenomeno migratorio
e nei processi di “integrazione”, il ruolo dei mass-media nella formazione di
una cultura di solidarietà e tolleranza. D'altra
parte - poiché diritti e doveri vanno insieme - non si mancherà di fare memoria
con gli Zingari del loro ruolo e dei loro obblighi nella realizzazione di una vera
ed autentica comunione sociale ed ecclesiale.
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Caratterizza, con forza, la
prima pagina, il titolo “Europa, non dimenticare la tua storia!”: durante la
celebrazione dei Primi Vespri, il Santo Padre firma e consegna l'Esortazione
apostolica post-sinodale “Ecclesia in Europa”.
In evidenza poi un altro
titolo: “Rinnovo la piena disponibilità a porre la mia persona al servizio
della comunione tra tutti i discepoli di Cristo”.
Sempre in prima si
sottolinea la “trilogia” della solennità del 29 giugno 2003: la
testimonianza di Pietro e Paolo, due giganti della Chiesa e della storia; le
radici cristiane dell’Europa; l’oblatività del Papa per il servizio della piena
comunione.
Nelle vaticane, nel discorso
alla Delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, Giovanni Paolo II
ha sottolineato che il consolidamento dell’unità e dell’identità europea esige
che i cristiani svolgano un ruolo specifico nel processo di integrazione e di
riconciliazione.
Nel discorso agli arcivescovi
ed ai pellegrini giunti a Roma per l’imposizione del pallio, il Papa ha
esortato ad essere testimoni e promotori di autentica comunione nella Chiesa e
nella società.
Un articolo sull’inaugurazione
- presieduta dal cardinale Angelo Sodano - della Casa d’accoglienza “Giovanni
Paolo II” - Opera Don Orione, a Monte Mario.
Nelle pagine estere, Medio
Oriente: l’esercito israeliano avvia il ritiro dai Territori autonomi dopo
l’annuncio di una tregua da parte dei gruppi terroristici.
Iraq: una massiccia operazione
delle truppe Usa porta a numerosi arresti ed al sequestro di armi illegali.
Iran: il Ministro degli esteri
britannico chiede garanzie sul nucleare.
Nella pagina culturale, per la
rubrica “Incontri”, il poeta Cesare Viviani intervistato da Claudio Toscani.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il nuovo dramma dell’immigrazione consumatosi al largo della Tunisia.
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30 giugno 2003
L’AFFASCINANTE ITINERARIO TRA LE MEMORIE STORICHE E
CULTURALI
DELL’APOSTOLO
PAOLO, NEL SIMPOSIO IN CORSO AD ANTIOCHIA
-
Servizio di padre Egidio Picucci -
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Al Simposio su Paolo, ad
Antiochia, che quest’anno ha coinvolto l’intera città perché si tiene presso
l’Università cittadina, si è parlato delle due città maggiormente legate
all’Apostolo: Tarso e Antiochia. I relatori ne hanno sottolineato le
somiglianze e le differenze – geografiche, storiche, culturali e religiose, che
sono notevoli nonostante la non eccessiva distanza tra loro. In ambedue le
città, le memorie religiose – quelle prese maggiormente in esame – sono molto
ridotte.
A Tarso sono legate ad una chiesa
bizantina e ad Antiochia ad una chiesa ortodossa, ad alcune sinagoghe ed alla
famosa Grotta di San Pietro. Esse sarebbero qui di più se si potesse scavare a
dieci metri di profondità. Ma è impossibile. In compenso, sono numerose le
memorie letterarie. Secondo alcune ipotesi, infatti, in Antiochia sarebbero
stati scritti il Vangelo di Matteo, la Lettera di Barbaba, il proto-Vangelo di
Giacomo, il Vangelo di Pietro, la Didaké, e addirittura l’ultima redazione del
Vangelo di Giovanni, come si può dedurre dall’esame del capitolo XXI,
favorevole a Pietro, e dalla nascita in città delle tradizioni relative a
questo apostolo.
Da questo pomeriggio il Simposio,
che si concluderà martedì, affronterà l’esame di alcuni scritti di Paolo,
particolarmente la Lettera agli Efesini e quella ai Colossesi.
Da Antiochia, per la Radio Vaticana,
padre Egidio Picucci.
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L’AIDS, EMERGENZA SANITARIA E UMANITARIA IN ZAMBIA
- Ai
nostri microfoni, Elisa Facelli -
Il “Premio Internazionale Guglielmo Zucconi”, assegnato a
Modena qualche settimana fa, è andato a Paolo Marelli, chirurgo di Como, ed
Elisa Facelli, infermiera della provincia di Cuneo, distintasi per la loro
attività all’ospedale di Cirundu in Zambia. Il nosocomio, sulle rive dello
Zambesi, conta 130 letti occupati in prevalenza da malati di Aids, epidemia
diffusissima in Africa. I medici, che operano per il Celim di Milano, stanno
portando avanti con la collaborazione della gente locale un progetto per
evitare l’ulteriore diffusione della malattia. Benedetta Capelli ha raccolto
l’esperienza di Elisa Facelli:
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R. – La prima volta che sono
andata in Zambia è stato nel ’98; conoscevo Paolo Marelli, il dottore che
lavorava laggiù. All’inizio del 2000 ho iniziato un lavoro stabile; avevo
lavorato per 10 anni in Italia, ed ero stata sempre molto contenta ma il lavoro
in Zambia adesso mi appaga anche se ci sono difficoltà e problemi: non è
assolutamente una situazione semplice; uno in più o in meno fa già molta
differenza laggiù, i medici sono così rari ...
D. – Quali sono le emergenze più gravi in Zambia ?
R. – Purtroppo la vera emergenza che purtroppo è una vera
e propria catastrofe è l’Aids che causa malattia e morte tra i persone giovani
ed ha enormi conseguenze in ambito sociale. Il numero di persone sieropositive,
secondo dati statistici disponibili, raggiunge circa il 25% della popolazione
adulta. A Cirundu, probabilmente, è addirittura maggiore perché è una zona a
rischio: essendo un posto di frontiera, passano moltissimi camion, c’è quindi
molto traffico e moltissima prostituzione. C’è un progetto che coinvolge molte persone nell’ospedale e molti volontari nei
villaggi, che si impegnano, con piccole scene nei bar, nelle scuole, in una
sorta di lezioni di educazione sanitaria. Noi, in ospedale, cerchiamo solo di
curare; chi va fuori riesce a lavorare un poco nel settore della prevenzione.
D. – L’alta percentuale di malati
di Aids sta cancellando una generazione; le vittime di questo stato sono
sicuramente i bambini ...
R. – Gli ultimi dati dicono che ci
sono un milione di orfani: sono tantissimi! E’ un problema grave davvero,
perché sono bambini che hanno perso i genitori o magari sono malati loro
stessi, a volte sono a carico dei nonni, i quali a loro volta spesso si trovano
tantissimi nipotini perché magari su una famiglia di 7 o 8 figli, muoiono
tutti. Anche a Cirundu ci sono bambini di strada o senza famiglia, o la cui
famiglia è così povera che li manda via. Molto tempo fa, ho curato in ospedale
alcuni bambini; uno di questi la famiglia ce l’aveva, ed infatti ad un certo
punto sono arrivati il papà e la mamma, e il papà mi ha detto: “Sono tre mesi
che questo bambino non viene più a casa”. “Ma è tuo figlio, sei tu che devi
averne cura!”, gli ho risposto. “Ma è un discolo cattivo, ruba non obbedisce!”.
A volte, i genitori stessi sono così poveri che quando i bambini hanno 8-10
anni loro stessi li mandano via e dicono loro di badare a se stessi. Accade
così che i bambini finiscono a vivere per la strada; i camionisti danno loro un
po’ di cibo e in cambio i bambini magari fanno la guardia alle merci sui
camion, mentre loro vanno a svagarsi.
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30 giugno 2003
AL MEETING DI RIMINI UNA MOSTRA DEDICATA A MICHELANGELO
E ALLA CAPPELLA SISTINA, ESEMPIO SUPREMO DEL
RINASCIMENTO RELIGIOSO,
CULTURALE
E ARTISTICO ITALIANO. CINQUE LE SEZIONI PREVISTE,
CORREDATE
DA UNA RICCA DOCUMENTAZIONE STORICA
RIMINI.
= Ci sarà anche un’importante mostra su Michelangelo e la Cappella Sistina fra
le iniziative culturali dell’edizione 2003 del Meeting per l’amicizia fra i
popoli di Rimini. La mostra, in collaborazione con i Musei Vaticani, si
intitola “La Sistina e Michelangelo. Storia e fortuna di un capolavoro” e si
terrà a Castel Sigismondo, la rocca malatestiana del capoluogo romagnolo, dal
24 agosto (data di apertura del Meeting) al 16 novembre, per spostarsi poi, dal
30 novembre al 12 aprile 2004, al Palazzo del Commissario di Savona. Il
celeberrimo ciclo pittorico della Sistina, verrà presentato alla luce dei nuovi
studi che hanno accompagnato il lungo restauro, conclusosi in occasione del
Giubileo del 2000. Obiettivo principale dell’iniziativa è mettere a disposizione
del grande pubblico una documentazione iconografica di notevole suggestione, in
grado di far comprendere il messaggio che questa grandiosa opera ha significato
nella storia religiosa, culturale e artistica del Rinascimento italiano. La
mostra, frutto del lavoro di un’equipe scientifica che riunisce i massimi
esperti su Michelangelo e la Sistina, coordinati dal direttore generale dei
Musei Vaticani Francesco Buranelli, si articola in cinque sezioni. La prima è
dedicata a “mito e fortuna della Sistina”, e testimonia il fascino e le
influenze che la cappella ha esercitato nei secoli in tutti i campi dell’arte e
del costume. La seconda sezione, dedicata alle “origini della cappella e sua
destinazione”, guida il visitatore alla comprensione dell’opera, chiarendone la
storia e spiegandone l’utilizzo odierno nell’ambito del cerimoniale pontificio.
“La cappella di Sisto IV” è l’argomento della terza parte della mostra, che
illustra la costruzione voluta da Papa Della Rovere e che coinvolse, per la sua
decorazione, alcuni tra i maggiori artisti del tempo: Perugino, Botticelli,
Ghirlandaio e Cosimo Rosselli. Cuore della mostra è la quarta sezione, dedicata
a “Michelangelo e la Sistina” e divisa in due settori. Il primo, volto ad
illustrare l’organizzazione del lavoro e le tecniche esecutive del grande
maestro; il secondo, incentrato sul Giudizio universale, realizzato su incarico
di Papa Paolo III ed indagato nelle varie fasi della sua realizzazione.
L’ultima sezione è dedicata ai restauri, e comprende una panoramica sui più
significativi interventi che hanno interessato la Sistina nel corso della sua
storia. Accanto ad un apparato iconografico, anche multimediale, la mostra
presenta un’ampia documentazione storica. (M.D.)
EMERGENZA MALARIA. L’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÁ
ITALIANO
E
“MEDICI SENZA FRONTIERE” ORGANIZZANO DOMANI A ROMA
UN
CONVEGNO SU PREVENZIONE E NUOVE TERAPIE
ROMA. =
“Medici senza frontiere”, l’organizzazione internazionale che presta soccorso
medico nelle aree a rischio del pianeta, e l’Istituto superiore di sanità
italiano tengono desta l’attenzione sul problema della malaria, che ogni anno
uccide fino a due milioni di persone in Africa ed è la causa principale di
decesso per i bambini al di sotto dei cinque anni. Un convegno, previsto per
domani presso l’Istituto superiore di sanità, cercherà di fare il punto sui
nuovi aspetti tecnico scientifici e strategici nella lotta contro la malattia.
Saranno illustrati i progetti di prevenzione e trattamento promossi
dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dal Programma di sviluppo
delle Nazioni Unite (Undp), dalla Banca mondiale e sostenuti da diverse
organizzazioni non governative. Verranno infine approfonditi i problemi
relativi all’incremento della mortalità e alla resistenza ai farmaci disponibili,
con un’attenzione particolare per le più recenti sperimentazioni. (M.D.)
SIGLATO UN IMPORTANTE ACCORDO FRA IL PROGRAMMA ALIMENTARE
MONDIALE
E IL
GOVERNO COLOMBIANO. POTRANNO ESSERE DISTRIBUITI
GENERI
DI PRIMA NECESSITÁ AGLI SFOLLATI, VITTIME DEL SANGUINOSO CONFLITTO
INTERNO
AL PAESE SUDAMERICANO
COLOMBIA.
= Saranno circa 375 mila sfollati, vittime del conflitto interno che da
quarant’anni insanguina la Colombia, a beneficiare dell’accordo fra il
Programma alimentare mondiale (Pam) e il governo di Bogotà, che prevede uno
stanziamento di fondi per 26 milioni di dollari, finalizzato alla distribuzione
di generi di prima necessità fra la popolazione, duramente provata dalla
violenza. Da parte sua l’esecutivo, precisa l’Istituto colombiano del benessere
familiare, massimo organismo statale per la tutela dell’infanzia, contribuirà
al piano di assistenza con altri 22 milioni di dollari, a beneficio soprattutto
di donne incinte, giovani madri, neonati e bambini sotto i due anni d’età. Si
calcola che attualmente in Colombia ci siano, in totale, due milioni e mezzo di
sfollati, su 40 milioni di abitanti: secondo dati dell’Onu solo nei primi
cinque mesi del 2003, 53 mila civili, soprattutto contadini, sono stati
costretti ad abbandonare le proprie case, dopo aver ricevuto minacce di morte
da parte della guerriglia e dei paramilitari. Molti lasciano le aree rurali per
emigrare nelle periferie urbane, dove riescono a malapena a sopravvivere, in
condizioni di estrema povertà. (M.D.)
ADDIO ALLA REGINA DEGLI OSCAR. SI É SPENTA NELLA SUA
CASA IN CONNECTICUT
KATHARINE HEPBURN, CELEBRE STELLA DEL CINEMA
HOLLYWOODIANO.
4
STATUETTE E OLTRE 50 FILM NEL CORSO DI UNA CARRIERA DURATA 70 ANNI
OLD SAYBROOK. = Quattro Oscar vinti e dodici nomination nell’arco di
quasi cinquant’anni: nessun altro protagonista del cinema ha raggiunto questi
traguardi. Si è spenta all’età di 96 anni, nella sua casa di Old Saybrook
(Connecticut), Katharine Hepburn, dopo un’attività che l’aveva portata a girare
oltre cinquanta film. A ventuno anni aveva debuttato a Broadway, con “These
Days”. Nel 1933 interpreta tre film e conquista il suo primo Oscar nel ruolo di
un’ambiziosa attrice nel film “Gloria del mattino” di Lowell Shermann. Gli
altri Oscar arriveranno nel 1967, con “Indovina chi viene a cena?” di Stanley
Kramer, nel 1968 con “Il leone d’inverno” di Anthony Harvey e nel 1982, a 75
anni, con “Sul lago dorato” di Mark Rydell, interpretato insieme ad Henry
Fonda. La sua carriera è stata segnata in misura considerevole dal sodalizio
con Gorge Cukor. Da lui fu diretta, all’inizio della carriera, in “Febbre di
vivere” e poi in “Piccole donne”, “Il diavolo è femmina”, “Incantesimo”,
“Scandalo a Philadelphia”, “La costola di Adamo”, “Lui e Lei”. Lavorò anche con
Haward Hawks in “Susanna” al fianco di Cary Grant. Nel 1941, sul set di “La
donna del giorno” l’incontro con Spencer Tracy, particolarmente significativo
nella vita, anche personale, della grande attrice. Nel 1992 pubblica
l’autobiografia “Me, stories of my life”. Il suo ultimo film per il cinema
risale al 1994, “Love affair” di Glenn Gordon Caron, con Warren Beatty e
Annette Benino. Di recente aveva ultimato le riprese per la televisione di
“True love”. (M.D.)
IN BANGLADESH UNA GIORNATA DEDICATA
AL DIALOGO INTERRELIGIOSO.
CRISTIANI, MUSULMANI,
BUDDISTI E HINDU PER PROMUOVERE LA PACE NELLA SOCIETÁ
DAKA. = Si è svolto
il 16 giugno scorso, a Daka, la Giornata interreligiosa, un’iniziativa
organizzata dalla Caritas del Bangladesh, alla quale hanno partecipato
esponenti buddisti, cristiani, hindu e musulmani. È stata un’occasione di confronto che ha trovato
molti punti di intesa ed ha rilanciato il dialogo tra le varie confessioni
religiose. "La preghiera sincera e la pratica genuina della religione allontanano
ogni forma di violenza e di odio" ha detto nell'occasione la Segretaria
della Commissione episcopale per il dialogo interreligioso, suor Eugenia Costa.
"Il problema è che oggi le religioni sono spesso oggetto di
strumentalizzazioni politiche. Ci sono troppi conflitti nel mondo, per questo
dobbiamo pregare insieme per coloro che alimentano la spirale di violenza e
dare supporto morale a chi, invece, promuove la pace" ha aggiunto la
religiosa. (M.D.)
A LUGLIO ASSEMBLEA ITALIANA DELLE
PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE.
MAGGIORE PARTECIPAZIONE
E RADICAMENTO SUL TERRITORIO
FRA GLI OBIETTIVI
DELL’INCONTRO
ROMA. = Si svolgerà
a Sassone Frattocchie (Roma) dal primo al quattro luglio l’assemblea nazionale
(italiana) delle Pontificie Opere Missionarie. L’iniziativa si propone di
compiere un passo avanti rispetto al passato, valorizzando maggiormente i
delegati e le delegate, potenziando gli uffici regionali e rendendo sempre più
capillare e partecipativa la struttura dell’organismo pontificio preposto
all’animazione missionaria nell’ambito della pastorale della Chiesa italiana.
L’assemblea, si legge in una nota, “lavorando sull’identità ed il servizio di
quelle figure che hanno caratterizzato in passato questo organismo e che sono
ancora oggi la migliore risorsa per il
suo futuro”, cercherà di ridefinirne i compiti per il tempo presente, cercando
così di evidenziare il volto, la presenza e la capacità di diffusione popolare
delle Pontificie Opere Missionarie. (M.D.)
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30 giugno 2003
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
“Il cessate il fuoco rappresenti una totale e
completa fine delle violenze”. Così il segretario generale dell’Onu, Kofi
Annan, commenta la tregua annunciata ieri dai gruppi palestinesi. Hamas, Jihad Islamica, Al Fatah e
Fronte democratico per la Liberazione della Palestina hanno inoltre chiesto ad
Israele di porre fine agli attacchi contro le città dei Territori. Ma la scia
di violenza, purtroppo, non sembra arrestarsi. Un israeliano è rimasto ucciso,
stamani, in un agguato armato palestinese nella Cisgiordania settentrionale. Lo
Stato ebraico ha intanto trasferito il controllo della maggior parte
dell’autostrada principale della Striscia di Gaza all’Autorità nazionale palestinese.
Il servizio di Graziano Motta:
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Appena
proclamata la tregua eccola violata nella Striscia di Gaza dove si registrano
questa mattina tre operazioni di guerriglieri palestinesi. Nel frattempo i
soldati israeliani passavano il controllo dell’asse stradale nord-sud di Gaza
della polizia palestinese. Nella notte avevano completato il ritiro nella zona
di Beit Anun, vicino alla frontiera. Inoltre, sono annunciati imminenti gli
incontri bilaterali per fissare le modalità del ritiro dei soldati dalla zona
di Betlemme. La pausa nella lotta armata contro Israele era stata annunciata
ieri separatamente dalle organizzazioni della rivolta: da Hamas e dalla Jihad
islamica per tre mesi; quindi per lo stesso periodo di tempo dal Fronte
democratico; per sei mesi invece da Al Fatah. Alcune organizzazioni hanno reso
noto che condizionano la tregua alla revoca dell’isolamento di Arafat a
Ramallah e alla liberazioni dei prigionieri. Ma il primo ministro Sharon ha
detto alla signora Condoleeza Rice di non avere intenzione di accettare tali
richieste. Alla stessa consigliera di Bush, che esprimeva perplessità sulla
barriera di sicurezza tra Israele e Territori palestinesi, Sharon ha risposto
che non intende sospenderne la costruzione per vitali ragioni di sicurezza.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Ma quale significato dare a questa tregua in Medio
Oriente e al ritiro dell’esercito ebraico dai Territori? Roberto Piermarini lo
ha chiesto al corrispondente da Gerusalemme per il Corriere della Sera, Guido
Olimpio:
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R. - Diciamo che i due fatti sono separati e collegati
allo stesso tempo. La tregua indubbiamente è un passo importante, è un primo
segnale, perché ferma la violenza, che è la cosa essenziale. Il ritiro doveva
avvenire comunque in base alla road map. E’ chiaro però che il collegamento
c’è, anche se gli israeliani fanno di tutto per evitare di dirlo, e sostengono
che la tregua è un fatto interno palestinese.
D. – Olimpio, ma questa tregua può tenere?
R. – Difficile che possa tenere al cento per cento, perché
ci sono dei gruppi che sono indipendenti e non sono facilmente controllabili,
proprio per la violenza di questi anni. Ci sono delle entità che sono
riconducibili ad Hamas, ma soprattutto ad Al Fatah.
D. – Il fatto che le Brigate dei martiri di Al Aqsa non si
siano ancora pronunciate può essere un pericolo per la tregua?
R. – Non c’è dubbio che possa essere un pericolo, anche
perché ci sono delle contaminazioni esterne. Si sa, e lo ammettono gli stessi
palestinesi, che le Brigate Al Aqsa ricevono ordini, soldi e istruzioni dall’Iran,
dagli Hezbollah, da estremisti libanesi, quindi c’è un’intromissione e
l’intromissione è certo di persone, di entità, di Stati che non vogliono il
processo di pace.
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Dietro gli attacchi contro i soldati inglesi ed
americani e i sabotaggi agli oleodotti, ci potrebbe essere, in Iraq, la mano di
Saddam Hussein. Lo ha dichiarato, ieri, il leader del Congresso nazionale iracheno
(Inc), Ahmed Chalabi, alleato di Washington. Ce ne parla Paolo Mastrolilli:
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La giornata di ieri è iniziata con un nuovo attentato
contro i soldati americani: una bomba è scoppiata sotto le ruote di un
convoglio che viaggiava dall’aeroporto di Baghdad al centro della capitale. Un
civile iracheno e due militari americani sono rimasti feriti. Proprio per combattere
questa resistenza, ieri mattina, il commando centrale ha lanciato una nuova
operazione chiamata “Sidewinder”. La campagna ha lo scopo di setacciare il
terreno dal confine con l’Iran fino alle regioni a nord di Baghdad. Circa 20
città sono già state prese di mira e ieri almeno 60 persone sono state arrestate.
Saddam non è incluso dal commando centrale negli obiettivi ufficiali della
nuova operazione, ma Bremer ha detto che bisogna catturarlo o ucciderlo, perché
l’incertezza sulla sua sorte alimenta la resistenza. Ahmed Chalabi, l’ex
oppositore, capo dell’Iraqi National Congress, ha detto che il rais aveva
preparato un piano per questo genere di guerriglia, nel caso in cui fosse stato
sconfitto durante la guerra. Gli ordini erano partiti anche prima del conflitto
e ora gli elementi sopravvissuti del regime li stanno eseguendo con l’obiettivo
di fomentare la rivolta e far fallire l’occupazione.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Anche
l’Afghanistan rimane un Paese a rischio per le forze internazionali di pace;
diverse organizzazioni denunciano che la tensione sta mettendo a rischio
l’arrivo degli aiuti umanitari. Nel Paese sono presenti anche i militari
italiani, impegnati nell’operazione “Nibbio 2”, per la lotta al terrorismo ma
anche per dare un sostegno concreto alla popolazione civile.
Ci trasferiamo in Liberia, dove il presidente del Paese
africano, Charles Taylor, ha ordinato ad una forza speciale di mantenere
l’ordine a Monrovia, ed ha avvertito che i miliziani ed i soldati che
violeranno la pace, saranno severamente puniti. Sulla situazione del Paese
africano è intervenuto, con un accorato appello, anche l’arcivescovo di
Monrovia, mons. Michel Kpakala Francis, secondo il quale “la pace non è un
miraggio ma un processo possibile con l’aiuto della comunità internazionale”.
In
Uganda i ribelli tornano a colpire la popolazione civile. In un blitz in un
villaggio del distretto di Lira, i miliziani hanno sequestrato decine di
giovani e ucciso alcuni civili. Si segnalano in altre zone episodi simili. Ce
ne parla Giulio Albanese:
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48 persone appartenenti all’etnia lango, soprattutto
ragazzi e ragazze al di sotto dei 18 anni di età, sono stati sequestrati e due
persone sono rimaste uccise domenica mattina, nel nord-est dell’Uganda. Lo
hanno riferito fonti religiose, precisando che i ribelli del sedicente Esercito
di resistenza del signore hanno attaccato alle 5.00 del mattino il villaggio di
Angol Tok, nei pressi del centro di Abako. Dopo aver saccheggiato le capanne e
picchiato chiunque capitasse loro a tiro, gli olum, così vengono chiamati i ribelli
dalla gente, hanno sequestrato 42 persone, quasi tutti ragazzi e ragazze, e
ucciso a colpi di macete due civili. Contemporaneamente un’altra formazione
dello steso movimento armato ha razziato il centro di Amugo, sequestrando sei
persone. Intanto, nel distretto di Lira, l’insicurezza regna sovrana e
l’esercito governativo è sempre più incapace di garantire l’incolumità della
popolazione civile.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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In presenza del presidente Joseph Kabila, i tre
principali attori del conflitto - il Governo, il Movimento di liberazione del
Congo e il Raggruppamento congolese per la democrazia - hanno firmato, ieri, il
documento in cui si specificano le assegnazioni degli stati maggiori e dei vari
altri posti di comando nelle forze armate integrate e unificate. “Spero che sia
la fine della guerra”', ha commentato il presidente Kabila.
Ultime ore della presidenza europea di turno della Grecia.
Prima di passare la guida dell’Unione all’Italia, domani, nella sede del
Parlamento europeo di Strasburgo, il premier di Atene, Simitis, stilerà il
bilancio del semestre greco, mentre il giorno dopo toccherà al presidente del
Consiglio italiano, Berlusconi, illustrare il programma del semestre italiano.
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