RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 181 - Testo della Trasmissione di lunedì 30 giugno 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’impegno per la piena unità dei cristiani ribadito dal Papa durante la cerimonia per l’imposizione del Sacro Pallio ieri pomeriggio in Piazza San Pietro, presente la Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Stamani l’udienza agli arcivescovi metropoliti che hanno ricevuto l’insegna liturgica.

 

Presentata in Sala Stampa Vaticana una raccolta di documenti sulla diplomazia della Santa Sede per significativi eventi internazionali. Ai nostri microfoni, gli arcivescovi Jean Louis Tauran e Renato Martino.

 

Diritti e doveri degli zingari, per vincere la discriminazione e promuovere la loro integrazione. Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’affascinante itinerario tra le memorie dell’Apostolo dei Gentili, nel Simposio di Antiochia su Paolo di Tarso.

 

L’Aids, emergenza sanitaria e umanitaria in Zambia: ai nostri microfoni, Elsa Facelli, insignita con Paolo Marelli del “Premio internazionale Guglielmo Zucconi”.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Al prossimo Meeting di Rimini per l’Amicizia tra i popoli, anche una mostra dedicata a Michelangelo e alla Cappella Sistina

 

Un convegno a Roma su prevenzione della malaria e nuove terapie.

 

Siglato un importante accordo fra il Programma alimentare mondiale e il governo colombiano per la distribuzione di generi di prima necessità agli sfollati, vittime del sanguinoso conflitto interno al Paese Sudamericano.

 

Si è spenta nella sua casa in Connecticut Katharine Hepburn, grande figura del cinema hollywoodiano.

 

In Bangladesh una giornata dedicata al dialogo interreligioso. Cristiani, musulmani, buddisti e indù, per promuovere la pace nella società.

 

Si svolgerà in luglio l’Assemblea italiana delle Pontificie Opere missionarie. Maggiore partecipazione e radicamento sul territorio fra gli obiettivi dell’incontro.

 

24 ORE NEL MONDO:

Mentre in Medio Oriente l’ipotesi di una tregua appare sempre più probabile, continua purtroppo la scia di violenza.

 

Dietro gli attacchi alle forze anglo-americane ci potrebbe essere Saddam Hussein: lo ha dichiarato il leader del Congresso nazionale iracheno, Ahmed Chalabi.

 

In Uganda i miliziani hanno sequestrato decine di giovani ed ucciso diversi ribelli.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

30 giugno 2003

 

 

IL PALLIO ESPRESSIONE DI UNITA’ :

COSI’ IL PAPA STAMANE AGLI ARCIVESCOVI METROPOLITI, CHE IERI HANNO RICEVUTO

IL SACRO SIMBOLO, “MEMORIA DELLA SUBLIME AMICIZIA CON CRISTO”.

NELLA FESTA DEI SANTI PIETRO E PAOLO L’AUSPICIO DI GIOVANNI PAOLO II

PER LA PIENA COMUNIONE TRA I CRISTIANI

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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“Quale vescovo di Roma e successore di Pietro rinnovo oggi ... la mia piena disponibilità a porre la mia persona al servizio della comunione tra tutti i discepoli di Cristo”.

 

La voce di Giovanni Paolo II si è levata ieri per ribadire l’impegno del Papa a “ricercare con ogni sforzo l’unità, rispondendo all’invito ripetuto da Gesù nel Cenacolo ‘ut unum sint’”. E lo ha fatto nella Festa dei Santi Pietro e Paolo, i due grandi apostoli che “‘con diversi doni hanno edificato l’unica Chiesa”. Festa cui ha partecipato come è tradizione una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.

 

Stamane quindi il Santo Padre ha ricevuto nell’aula Paolo VI gli arcivescovi metropoliti, che ieri pomeriggio durante la celebrazione eucaristica, presieduta dal Papa in Piazza San Pietro, hanno ricevuto il Sacro Pallio.

 

“La vostra presenza contribuisce a rendere ancor più visibile il peculiare valore di questo avvenimento, che è la consegna del Pallio, espressione al tempo stesso di unità e di universalità ecclesiale.”

 

Insieme ai presuli, giunti da tutto il mondo, i loro familiari ed amici, che il Papa ha saluto nelle diverse lingue, nominando Paesi e diocesi. Poi rivolto agli arcivescovi:

 

“Muniti del Pallio, segno di comunione con la Sede Apostolica, andate! ‘Duc in altum’“

 

Antichissime - risalgono almeno al IV secolo - le origini del Pallio, fascia di lana tessuta a mano: simboleggia la pecorella smarrita che il vescovo si pone sulle spalle, vincolo di comunione nell’unità di Cristo con il successore di Pietro.  Sulla Messa di ieri e sul rito di consegna dei Palli, ascoltiamo il servizio di Barbara Castelli.

 

(musica)

 

“Amici di Dio”: è da questa espressione che si è dipanata l’omelia di Giovanni Paolo II, pronunciata ieri sera in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo. Un amicizia che si deve rinnovare e concretizzare ogni giorno, per ciascuno di noi, in piena fedeltà e secondo il disegno provvidenziale di Dio. Dinanzi ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro per la suggestiva cerimonia di antichissime origini della consegna dei Palli, il Santo Padre ha ripercorso l’itinerario di fede e di amore dei due Apostoli, chiamati a “fecondare la Chiesa con il proprio sangue”. “Pietro e Paolo sono ‘amici di Dio’ a titolo singolare - ha detto il Santo Padre - perché hanno bevuto il calice del Signore. “Ad entrambi Gesù ha cambiato il nome, nel momento in cui li ha chiamati al suo servizio”: Simone divenne Pietro, la ‘roccia’ su cui costruire la sua Chiesa, Saulo prese, invece, il nome di Paolo, “uno strumento eletto per portare il suo nome a tutte le genti”. E’ proprio da questi araldi del Vangelo che i 42 arcivescovi metropoliti, protagonisti della consegna del Sacro Pallio, dovranno trarre sempre più viva sollecitudine pastorale per il gregge loro affidato.

 

“Mentre mi accingo ad imporvi questa tradizionale insegna liturgica, che indosserete nelle solenni celebrazioni in segno di comunione con la Sede Apostolica, vi invito a considerarla sempre quale memoria della sublime amicizia di Cristo, che abbiamo l'onore e la gioia di condividere. Nel nome del Signore, fatevi, a vostra volta, ‘amici’ di quanti Iddio vi ha affidato”.

 

Il Papa ha poi salutato con particolare affetto la delegazione inviata dal Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, e presieduta dall’arcivescovo d'America, Dimitrios, esprimendo tutta la propria gioia per questa ormai consolidata tradizione.

 

“Lo scambio reciproco di delegazioni, per la festa di Sant'Andrea a Costantinopoli e per quella dei santi Pietro e Paolo a Roma, è diventata, col trascorrere del tempo, un segno eloquente del nostro impegno teso a raggiungere la piena unità . Il Signore, che conosce le nostre debolezze ed esitazioni, ci promette il suo aiuto per superare gli ostacoli che impediscono la concelebrazione dell'unica Eucaristia”.

 

“Iddio ci conceda - ha concluso il Papa - di compiere la missione che ci ha affidato, per formare nel vincolo della sua carità un cuor solo e un’anima sola”.

 

(musica)

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ALTRE UDIENZE DI OGGI. PROVVISTE DI CHIESE IN CINA E IN INDONESIA

 

Il Santo Padre ha ricevuto stamani tre presuli della Conferenza episcopale dell’India, in visita “ad Limina”.

 

Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Macau, in Cina, presentata dal vescovo mons. Domingos Lam Ka Tseung, per raggiunti limiti di età. Il presule cinese, nativo di Hong Kong, ha infatti compiuto 75 anni lo scorso 9 aprile. Gli succede ora  come vescovo di Macau mons. José Lai Hung-seng, vescovo coadiutore della stessa diocesi.

 

In data di ieri 29 giugno, si è appreso stamani, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Manokwari-Sorong, in Indonesia, presentata dal vescovo mons. Francis Xavier Sudartana Hadisumarta, dell’Ordine Carmelitano, in conformità alla norma canonica relativa ad “infermità o altra grave causa”.

 

Il Papa ha quindi nominato vescovo di Manokwari-Sorong il sacerdote 46enne Datus Hilarion Lega, del clero di Ruteng, attuale direttore della Caritas Indonesiana.

 

 

DIFENDERE LE GRANDI CAUSE

DEI DIRITTI DELL’UOMO, DEI POPOLI E I VALORI DELLO SPIRITO

LE RAGIONI DELLA PRESENZA ATTIVA DELLA SANTA SEDE

NEL FORO INTERNAZIONALE ALLA PRESENTAZIONE DEL VOLUME

“WORDS THAT MATTER”

- Con noi gli  arcivescovi Jean Louis Tauran e Renato Martino -

 

“Essere la voce che la coscienza umana attende! Questo il motivo fondamentale della presenza della Santa Sede in seno alla comunità delle nazioni”. Lo ha affermato il segretario per i rapporti con gli Stati, mons. Jean Luis Tauran, intervenuto questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede per la presentazione del volume “Words that Matter”, cioè “Le parole che contano”, curato dall’arcivescovo André Dupuy. In 800 pagine il testo raccoglie gli interventi dei rappresentanti della Santa Sede in occasione di significativi eventi internazionali. 1.310 i documenti pubblicati. Coprono un periodo di trent’anni: dal 1970 al 2002. Hanno preso parte alla Conferenza stampa anche l’arcivescovo Renato Martino, per molti anni osservatore della Santa Sede presso l’Onu e attualmente presidente del Pontificio consiglio della Giustizia e della Pace e l’autore del volume. Il servizio di Carla Cotignoli:

 

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E’ una “politica di servizio” quella che la Santa Sede  mette a disposizione delle Organizzazioni internazionali governative”. Così mons. Jean Louis Tauran definisce l’azione diplomatica della Sede. Percorrendo l’indice del volume “Words That Matter” il segretario per i rapporti con gli Stati ha poi elencato in estrema sintesi i punti fondamentali evidenziati dalla Santa Sede in appoggio ai grandi compiti assunti dall’Onu: mantenere e promuovere la pace, incoraggiando il disarmo e una cultura di rifiuto della guerra; favorire lo sviluppo, con l’attivo coinvolgimento dei poveri ed educando alla responsabilità collettiva; salvaguardare e promuovere i diritti dell’uomo “favorendo la costituzione di un mondo in cui le Nazioni si sentano veramente una famiglia”.

 

E’ del resto questo il processo verso cui è incamminata l’umanità.  Il segretario per i rapporti con gli Stati ha parlato di un processo che ha portato ad una “socializzazione del diritto internazionale”. “E’ diventata classica – ha osservato – l’espressione ‘comunità internazionale’”. Essa indica – ha detto – che “la società internazionale, ormai costituisce un’unica collettività” che “deve vivere e agire in solidarietà e in unità” ferma restando la sovranità degli Stati.

 

“Mi auguro che studiosi, diplomatici, responsabili della società s’ispireranno a questo ricco “corpus”, curato da mons. Dupuy, nella ricerca di soluzioni ragionevoli, pacifiche, eque ed imparziali, capaci di promuovere la soluzione dei conflitti e di mettere la forza al bando della vita internazionale. Possa questo libro far meglio comprendere il motivo fondamentale della presenza della Santa Sede in seno alla comunità delle Nazioni: essere la voce che la coscienza umana attende!”

 

L’arcivescovo Renato Martino, prendendo spunto dalla critica che potrebbe suscitare il titolo del libro “Words that Matter”, cioè “le parole che contano”, ne dà una giustificazione a motivo della importanza e attualità delle problematiche affrontate. “Non c’è vanagloria in questa pretesa - ha detto -  ma solo l’umile consapevolezza di essere sempre al servizio dell’uomo, illuminandone la vicenda storica con la luce del soprannaturale, secondo quella specifica competenza religiosa e morale che attiene ad ogni attività ecclesiale”. Mons. Martino ha dato una sottolineatura particolare:

 

“La Comunità internazionale e il multilateralismo restano un punto fortemente acquisito nella “filosofia politica” e nella quotidiana attività della diplomazia della Santa Sede”.

 

In questa prospettiva decisiva per le sorti future del mondo, – ha aggiunto – la Santa Sede si pone “come un testimone di speranza che invita al coraggio”.

 

L’autore del volume, mons. Dupuy, ha illustrato il lavoro da lui compiuto: “non si tratta – ha detto – di una semplice pubblicazione di documenti, ma di una classificazione per temi, organizzati attorno alla questione dei diritti dell’uomo”. Ha dato poi un’ulteriore sottolineatura alle ragioni della presenza attiva della Santa Sede nel foto internazionale:

 

“Si tratta di difendere le grandi cause dell’Uomo in quella che Giovanni Paolo II stesso chiama una pacifica e generosa battaglia in favore dei valori dello spirito”.

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DIRITTI E DOVERI DEGLI ZINGARI,

PER VINCERE LA DISCRIMINAZIONE E PROMUOVERE LA LORO INTEGRAZIONE

- Intervista con mons. Agostino Marchetto -

 

“Chiesa e Zingari: per una spiritualità di comunione”. Si intitola così il quinto Congresso mondiale della pastorale per gli zingari, organizzato dal Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti e itineranti e in programma a Budapest da oggi e fino al 7 luglio prossimo. Sette giorni e 170 partecipanti di molte conferenze episcopali - oltre a un certo numero di Zingari - per fare il punto della situazione sul delicato tema dell’integrazione dei 18 milioni di nomadi che attualmente vivono sparsi soprattutto in Europa, mentre una cifra analoga si ritiene viva in India. Al Congresso, verrà affrontato anche il problema della lotta alla discriminazione di cui sono spesso fatti oggetto gli Zingari, e il complesso dei diritti e dei doveri di queste popolazioni. Alessandro De Carolis ha intervistato uno dei relatori dell’appuntamento di Budapest, il segretario del dicastero pontificio, l’arcivescovo Agostino Marchetto:

 

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R. – Il tema del Congresso è tratto dalla Lettera Apostolica di Giovanni Paolo Il Novo Millennio Ineunte, in cui il Santo Padre invita tutti a “promuovere una spiritualità della comunione”, che significa saper condividere le gioie e le sofferenze dell'altro, intuire i suoi desideri, prendersi cura dei suoi bisogni e offrirgli una vera e profonda amicizia. Tale tema ci darà l'opportunità per riflettere sulle modalità di un incontro reciproco e creativo tra la Chiesa e gli Zingari, dato che ancor oggi, per molti, essi rimangono una popolazione sconosciuta e, a causa della loro diversità, sono vittime di discriminazione e di rifiuto. Riflettendo sul tema della comunione, poi, è necessario richiamare l'attenzione su valori come l'apertura, l'ospitalità, la convivialità e la fraternità. Desideriamo anche far conoscere la solidarietà e l'accoglienza che la Chiesa riserva agli Zingari, perché si sentano in essa come “a casa loro”.

 

D. – Quali altri argomenti affronterete?

 

R. – Quello della comunione è un grande ambito in cui occorre esprimere un deciso impegno programmatico a livello di Chiesa universale e di Chiese particolari. Nella citata Lettera, il Papa si pone una domanda concreta: è possibile che, nel nostro tempo, ci sia ancora chi muore di fame? Chi resta nell'analfabetismo? Chi manca delle cure mediche più elementari? Chi non ha una casa in cui ripararsi? Purtroppo, per molti Zingari si può rispondere sì: è possibile, cioè, morire di fame, essere analfabeti, non avere cure mediche. Tutto ciò spinge a riflettere, a Budapest, su alcuni argomenti che sono fondamentali per il rispetto e la difesa della dignità degli Zingari, per la tolleranza e la collaborazione nel campo sociale e politico. Temi come le “politiche” di sostegno alla promozione umana e sociale degli Zingari, i nuovi progetti educativi in una società interculturale, la tutela dei diritti degli Zingari nel fenomeno migratorio e nei processi di “integrazione”, il ruolo dei mass-media nella formazione di una cultura di solidarietà e tolleranza. D'altra parte - poiché diritti e doveri vanno insieme - non si mancherà di fare memoria con gli Zingari del loro ruolo e dei loro obblighi nella realizzazione di una vera ed autentica comunione sociale ed ecclesiale.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Caratterizza, con forza, la prima pagina, il titolo “Europa, non dimenticare la tua storia!”: durante la celebrazione dei Primi Vespri, il Santo Padre firma e consegna l'Esortazione apostolica post-sinodale “Ecclesia in Europa”.

In evidenza poi un altro titolo: “Rinnovo la piena disponibilità a porre la mia persona al servizio della comunione tra tutti i discepoli di Cristo”.

Sempre in prima si sottolinea la “trilogia” della solennità del 29 giugno 2003: la testimonianza di Pietro e Paolo, due giganti della Chiesa e della storia; le radici cristiane dell’Europa; l’oblatività del Papa per il servizio della piena comunione. 

 

Nelle vaticane, nel discorso alla Delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, Giovanni Paolo II ha sottolineato che il consolidamento dell’unità e dell’identità europea esige che i cristiani svolgano un ruolo specifico nel processo di integrazione e di riconciliazione.

Nel discorso agli arcivescovi ed ai pellegrini giunti a Roma per l’imposizione del pallio, il Papa ha esortato ad essere testimoni e promotori di autentica comunione nella Chiesa e nella società.

Un articolo sull’inaugurazione - presieduta dal cardinale Angelo Sodano - della Casa d’accoglienza “Giovanni Paolo II” - Opera Don Orione, a Monte Mario.

 

Nelle pagine estere, Medio Oriente: l’esercito israeliano avvia il ritiro dai Territori autonomi dopo l’annuncio di una tregua da parte dei gruppi terroristici.

Iraq: una massiccia operazione delle truppe Usa porta a numerosi arresti ed al sequestro di armi illegali.

Iran: il Ministro degli esteri britannico chiede garanzie sul nucleare.  

 

Nella pagina culturale, per la rubrica “Incontri”, il poeta Cesare Viviani intervistato da Claudio Toscani.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il nuovo dramma dell’immigrazione consumatosi al largo della Tunisia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

30 giugno 2003
 

 

L’AFFASCINANTE ITINERARIO TRA LE MEMORIE STORICHE E CULTURALI

DELL’APOSTOLO PAOLO, NEL SIMPOSIO IN CORSO AD ANTIOCHIA

- Servizio di padre Egidio Picucci -

 

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Al Simposio su Paolo, ad Antiochia, che quest’anno ha coinvolto l’intera città perché si tiene presso l’Università cittadina, si è parlato delle due città maggiormente legate all’Apostolo: Tarso e Antiochia. I relatori ne hanno sottolineato le somiglianze e le differenze – geografiche, storiche, culturali e religiose, che sono notevoli nonostante la non eccessiva distanza tra loro. In ambedue le città, le memorie religiose – quelle prese maggiormente in esame – sono molto ridotte.

 

A Tarso sono legate ad una chiesa bizantina e ad Antiochia ad una chiesa ortodossa, ad alcune sinagoghe ed alla famosa Grotta di San Pietro. Esse sarebbero qui di più se si potesse scavare a dieci metri di profondità. Ma è impossibile. In compenso, sono numerose le memorie letterarie. Secondo alcune ipotesi, infatti, in Antiochia sarebbero stati scritti il Vangelo di Matteo, la Lettera di Barbaba, il proto-Vangelo di Giacomo, il Vangelo di Pietro, la Didaké, e addirittura l’ultima redazione del Vangelo di Giovanni, come si può dedurre dall’esame del capitolo XXI, favorevole a Pietro, e dalla nascita in città delle tradizioni relative a questo apostolo.

 

Da questo pomeriggio il Simposio, che si concluderà martedì, affronterà l’esame di alcuni scritti di Paolo, particolarmente la Lettera agli Efesini e quella ai Colossesi.

 

Da Antiochia, per la Radio Vaticana, padre Egidio Picucci.

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L’AIDS, EMERGENZA SANITARIA E UMANITARIA IN ZAMBIA

- Ai nostri microfoni, Elisa Facelli -

 

Il “Premio Internazionale Guglielmo Zucconi”, assegnato a Modena qualche settimana fa, è andato a Paolo Marelli, chirurgo di Como, ed Elisa Facelli, infermiera della provincia di Cuneo, distintasi per la loro attività all’ospedale di Cirundu in Zambia. Il nosocomio, sulle rive dello Zambesi, conta 130 letti occupati in prevalenza da malati di Aids, epidemia diffusissima in Africa. I medici, che operano per il Celim di Milano, stanno portando avanti con la collaborazione della gente locale un progetto per evitare l’ulteriore diffusione della malattia. Benedetta Capelli ha raccolto l’esperienza di Elisa Facelli:

 

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R. – La prima volta che sono andata in Zambia è stato nel ’98; conoscevo Paolo Marelli, il dottore che lavorava laggiù. All’inizio del 2000 ho iniziato un lavoro stabile; avevo lavorato per 10 anni in Italia, ed ero stata sempre molto contenta ma il lavoro in Zambia adesso mi appaga anche se ci sono difficoltà e problemi: non è assolutamente una situazione semplice; uno in più o in meno fa già molta differenza laggiù, i medici sono così rari ...

 

D. – Quali sono le emergenze più gravi in Zambia ?

 

R. – Purtroppo la vera emergenza che purtroppo è una vera e propria catastrofe è l’Aids che causa malattia e morte tra i persone giovani ed ha enormi conseguenze in ambito sociale. Il numero di persone sieropositive, secondo dati statistici disponibili, raggiunge circa il 25% della popolazione adulta. A Cirundu, probabilmente, è addirittura maggiore perché è una zona a rischio: essendo un posto di frontiera, passano moltissimi camion, c’è quindi molto traffico e moltissima prostituzione. C’è un progetto che coinvolge molte  persone nell’ospedale e molti volontari nei villaggi, che si impegnano, con piccole scene nei bar, nelle scuole, in una sorta di lezioni di educazione sanitaria. Noi, in ospedale, cerchiamo solo di curare; chi va fuori riesce a lavorare un poco nel settore della prevenzione.

 

D. – L’alta percentuale di malati di Aids sta cancellando una generazione; le vittime di questo stato sono sicuramente i bambini ...

 

R. – Gli ultimi dati dicono che ci sono un milione di orfani: sono tantissimi! E’ un problema grave davvero, perché sono bambini che hanno perso i genitori o magari sono malati loro stessi, a volte sono a carico dei nonni, i quali a loro volta spesso si trovano tantissimi nipotini perché magari su una famiglia di 7 o 8 figli, muoiono tutti. Anche a Cirundu ci sono bambini di strada o senza famiglia, o la cui famiglia è così povera che li manda via. Molto tempo fa, ho curato in ospedale alcuni bambini; uno di questi la famiglia ce l’aveva, ed infatti ad un certo punto sono arrivati il papà e la mamma, e il papà mi ha detto: “Sono tre mesi che questo bambino non viene più a casa”. “Ma è tuo figlio, sei tu che devi averne cura!”, gli ho risposto. “Ma è un discolo cattivo, ruba non obbedisce!”. A volte, i genitori stessi sono così poveri che quando i bambini hanno 8-10 anni loro stessi li mandano via e dicono loro di badare a se stessi. Accade così che i bambini finiscono a vivere per la strada; i camionisti danno loro un po’ di cibo e in cambio i bambini magari fanno la guardia alle merci sui camion, mentre loro vanno a svagarsi.

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CHIESA E SOCIETA’

30 giugno 2003

 

 

AL MEETING DI RIMINI UNA MOSTRA DEDICATA A MICHELANGELO

 E ALLA CAPPELLA SISTINA, ESEMPIO SUPREMO DEL RINASCIMENTO RELIGIOSO,

CULTURALE E ARTISTICO ITALIANO. CINQUE LE SEZIONI PREVISTE,

CORREDATE DA UNA RICCA DOCUMENTAZIONE STORICA

 

RIMINI. = Ci sarà anche un’importante mostra su Michelangelo e la Cappella Sistina fra le iniziative culturali dell’edizione 2003 del Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini. La mostra, in collaborazione con i Musei Vaticani, si intitola “La Sistina e Michelangelo. Storia e fortuna di un capolavoro” e si terrà a Castel Sigismondo, la rocca malatestiana del capoluogo romagnolo, dal 24 agosto (data di apertura del Meeting) al 16 novembre, per spostarsi poi, dal 30 novembre al 12 aprile 2004, al Palazzo del Commissario di Savona. Il celeberrimo ciclo pittorico della Sistina, verrà presentato alla luce dei nuovi studi che hanno accompagnato il lungo restauro, conclusosi in occasione del Giubileo del 2000. Obiettivo principale dell’iniziativa è mettere a disposizione del grande pubblico una documentazione iconografica di notevole suggestione, in grado di far comprendere il messaggio che questa grandiosa opera ha significato nella storia religiosa, culturale e artistica del Rinascimento italiano. La mostra, frutto del lavoro di un’equipe scientifica che riunisce i massimi esperti su Michelangelo e la Sistina, coordinati dal direttore generale dei Musei Vaticani Francesco Buranelli, si articola in cinque sezioni. La prima è dedicata a “mito e fortuna della Sistina”, e testimonia il fascino e le influenze che la cappella ha esercitato nei secoli in tutti i campi dell’arte e del costume. La seconda sezione, dedicata alle “origini della cappella e sua destinazione”, guida il visitatore alla comprensione dell’opera, chiarendone la storia e spiegandone l’utilizzo odierno nell’ambito del cerimoniale pontificio. “La cappella di Sisto IV” è l’argomento della terza parte della mostra, che illustra la costruzione voluta da Papa Della Rovere e che coinvolse, per la sua decorazione, alcuni tra i maggiori artisti del tempo: Perugino, Botticelli, Ghirlandaio e Cosimo Rosselli. Cuore della mostra è la quarta sezione, dedicata a “Michelangelo e la Sistina” e divisa in due settori. Il primo, volto ad illustrare l’organizzazione del lavoro e le tecniche esecutive del grande maestro; il secondo, incentrato sul Giudizio universale, realizzato su incarico di Papa Paolo III ed indagato nelle varie fasi della sua realizzazione. L’ultima sezione è dedicata ai restauri, e comprende una panoramica sui più significativi interventi che hanno interessato la Sistina nel corso della sua storia. Accanto ad un apparato iconografico, anche multimediale, la mostra presenta un’ampia documentazione storica. (M.D.) 

 

 

EMERGENZA MALARIA. L’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÁ ITALIANO

E “MEDICI SENZA FRONTIERE” ORGANIZZANO DOMANI A ROMA

UN CONVEGNO SU PREVENZIONE E NUOVE TERAPIE

 

ROMA. = “Medici senza frontiere”, l’organizzazione internazionale che presta soccorso medico nelle aree a rischio del pianeta, e l’Istituto superiore di sanità italiano tengono desta l’attenzione sul problema della malaria, che ogni anno uccide fino a due milioni di persone in Africa ed è la causa principale di decesso per i bambini al di sotto dei cinque anni. Un convegno, previsto per domani presso l’Istituto superiore di sanità, cercherà di fare il punto sui nuovi aspetti tecnico scientifici e strategici nella lotta contro la malattia. Saranno illustrati i progetti di prevenzione e trattamento promossi dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dal Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (Undp), dalla Banca mondiale e sostenuti da diverse organizzazioni non governative. Verranno infine approfonditi i problemi relativi all’incremento della mortalità e alla resistenza ai farmaci disponibili, con un’attenzione particolare per le più recenti sperimentazioni. (M.D.)

 

 

SIGLATO UN IMPORTANTE ACCORDO FRA IL PROGRAMMA ALIMENTARE MONDIALE

E IL GOVERNO COLOMBIANO. POTRANNO ESSERE DISTRIBUITI

GENERI DI PRIMA NECESSITÁ AGLI SFOLLATI, VITTIME DEL SANGUINOSO CONFLITTO

INTERNO AL PAESE SUDAMERICANO

 

COLOMBIA. = Saranno circa 375 mila sfollati, vittime del conflitto interno che da quarant’anni insanguina la Colombia, a beneficiare dell’accordo fra il Programma alimentare mondiale (Pam) e il governo di Bogotà, che prevede uno stanziamento di fondi per 26 milioni di dollari, finalizzato alla distribuzione di generi di prima necessità fra la popolazione, duramente provata dalla violenza. Da parte sua l’esecutivo, precisa l’Istituto colombiano del benessere familiare, massimo organismo statale per la tutela dell’infanzia, contribuirà al piano di assistenza con altri 22 milioni di dollari, a beneficio soprattutto di donne incinte, giovani madri, neonati e bambini sotto i due anni d’età. Si calcola che attualmente in Colombia ci siano, in totale, due milioni e mezzo di sfollati, su 40 milioni di abitanti: secondo dati dell’Onu solo nei primi cinque mesi del 2003, 53 mila civili, soprattutto contadini, sono stati costretti ad abbandonare le proprie case, dopo aver ricevuto minacce di morte da parte della guerriglia e dei paramilitari. Molti lasciano le aree rurali per emigrare nelle periferie urbane, dove riescono a malapena a sopravvivere, in condizioni di estrema povertà. (M.D.) 

 

 

ADDIO ALLA REGINA DEGLI OSCAR. SI É SPENTA NELLA SUA CASA IN CONNECTICUT

 KATHARINE HEPBURN, CELEBRE STELLA DEL CINEMA HOLLYWOODIANO.

4 STATUETTE E OLTRE 50 FILM NEL CORSO DI UNA CARRIERA DURATA 70 ANNI

 

OLD SAYBROOK. = Quattro Oscar vinti e dodici nomination nell’arco di quasi cinquant’anni: nessun altro protagonista del cinema ha raggiunto questi traguardi. Si è spenta all’età di 96 anni, nella sua casa di Old Saybrook (Connecticut), Katharine Hepburn, dopo un’attività che l’aveva portata a girare oltre cinquanta film. A ventuno anni aveva debuttato a Broadway, con “These Days”. Nel 1933 interpreta tre film e conquista il suo primo Oscar nel ruolo di un’ambiziosa attrice nel film “Gloria del mattino” di Lowell Shermann. Gli altri Oscar arriveranno nel 1967, con “Indovina chi viene a cena?” di Stanley Kramer, nel 1968 con “Il leone d’inverno” di Anthony Harvey e nel 1982, a 75 anni, con “Sul lago dorato” di Mark Rydell, interpretato insieme ad Henry Fonda. La sua carriera è stata segnata in misura considerevole dal sodalizio con Gorge Cukor. Da lui fu diretta, all’inizio della carriera, in “Febbre di vivere” e poi in “Piccole donne”, “Il diavolo è femmina”, “Incantesimo”, “Scandalo a Philadelphia”, “La costola di Adamo”, “Lui e Lei”. Lavorò anche con Haward Hawks in “Susanna” al fianco di Cary Grant. Nel 1941, sul set di “La donna del giorno” l’incontro con Spencer Tracy, particolarmente significativo nella vita, anche personale, della grande attrice. Nel 1992 pubblica l’autobiografia “Me, stories of my life”. Il suo ultimo film per il cinema risale al 1994, “Love affair” di Glenn Gordon Caron, con Warren Beatty e Annette Benino. Di recente aveva ultimato le riprese per la televisione di “True love”. (M.D.) 

 

 

IN BANGLADESH UNA GIORNATA DEDICATA AL DIALOGO INTERRELIGIOSO.

CRISTIANI, MUSULMANI, BUDDISTI E HINDU PER PROMUOVERE LA PACE NELLA SOCIETÁ

 

DAKA. = Si è svolto il 16 giugno scorso, a Daka, la Giornata interreligiosa, un’iniziativa organizzata dalla Caritas del Bangladesh, alla quale hanno partecipato esponenti buddisti, cristiani, hindu e musulmani. È stata  un’occasione di confronto che ha trovato molti punti di intesa ed ha rilanciato il dialogo tra le varie confessioni religiose. "La preghiera sincera e la pratica genuina della religione allontanano ogni forma di violenza e di odio" ha detto nell'occasione la Segretaria della Commissione episcopale per il dialogo interreligioso, suor Eugenia Costa. "Il problema è che oggi le religioni sono spesso oggetto di strumentalizzazioni politiche. Ci sono troppi conflitti nel mondo, per questo dobbiamo pregare insieme per coloro che alimentano la spirale di violenza e dare supporto morale a chi, invece, promuove la pace" ha aggiunto la religiosa. (M.D.)

 

 

A LUGLIO ASSEMBLEA ITALIANA DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE.

MAGGIORE PARTECIPAZIONE E RADICAMENTO SUL TERRITORIO

FRA GLI OBIETTIVI DELL’INCONTRO

 

ROMA. = Si svolgerà a Sassone Frattocchie (Roma) dal primo al quattro luglio l’assemblea nazionale (italiana) delle Pontificie Opere Missionarie. L’iniziativa si propone di compiere un passo avanti rispetto al passato, valorizzando maggiormente i delegati e le delegate, potenziando gli uffici regionali e rendendo sempre più capillare e partecipativa la struttura dell’organismo pontificio preposto all’animazione missionaria nell’ambito della pastorale della Chiesa italiana. L’assemblea, si legge in una nota, “lavorando sull’identità ed il servizio di quelle figure che hanno caratterizzato in passato questo organismo e che sono ancora oggi la migliore risorsa  per il suo futuro”, cercherà di ridefinirne i compiti per il tempo presente, cercando così di evidenziare il volto, la presenza e la capacità di diffusione popolare delle Pontificie Opere Missionarie. (M.D.) 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

30 giugno 2003

 

 

 - A cura di Amedeo Lomonaco -

 

“Il cessate il fuoco rappresenti una totale e completa fine delle violenze”. Così il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, commenta la tregua annunciata ieri dai gruppi palestinesi. Hamas, Jihad Islamica, Al Fatah e Fronte democratico per la Liberazione della Palestina hanno inoltre chiesto ad Israele di porre fine agli attacchi contro le città dei Territori. Ma la scia di violenza, purtroppo, non sembra arrestarsi. Un israeliano è rimasto ucciso, stamani, in un agguato armato palestinese nella Cisgiordania settentrionale. Lo Stato ebraico ha intanto trasferito il controllo della maggior parte dell’autostrada principale della Striscia di Gaza all’Autorità nazionale palestinese. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Appena proclamata la tregua eccola violata nella Striscia di Gaza dove si registrano questa mattina tre operazioni di guerriglieri palestinesi. Nel frattempo i soldati israeliani passavano il controllo dell’asse stradale nord-sud di Gaza della polizia palestinese. Nella notte avevano completato il ritiro nella zona di Beit Anun, vicino alla frontiera. Inoltre, sono annunciati imminenti gli incontri bilaterali per fissare le modalità del ritiro dei soldati dalla zona di Betlemme. La pausa nella lotta armata contro Israele era stata annunciata ieri separatamente dalle organizzazioni della rivolta: da Hamas e dalla Jihad islamica per tre mesi; quindi per lo stesso periodo di tempo dal Fronte democratico; per sei mesi invece da Al Fatah. Alcune organizzazioni hanno reso noto che condizionano la tregua alla revoca dell’isolamento di Arafat a Ramallah e alla liberazioni dei prigionieri. Ma il primo ministro Sharon ha detto alla signora Condoleeza Rice di non avere intenzione di accettare tali richieste. Alla stessa consigliera di Bush, che esprimeva perplessità sulla barriera di sicurezza tra Israele e Territori palestinesi, Sharon ha risposto che non intende sospenderne la costruzione per vitali ragioni di sicurezza.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Ma quale significato dare a questa tregua in Medio Oriente e al ritiro dell’esercito ebraico dai Territori? Roberto Piermarini lo ha chiesto al corrispondente da Gerusalemme per il Corriere della Sera, Guido Olimpio:

 

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R. - Diciamo che i due fatti sono separati e collegati allo stesso tempo. La tregua indubbiamente è un passo importante, è un primo segnale, perché ferma la violenza, che è la cosa essenziale. Il ritiro doveva avvenire comunque in base alla road map. E’ chiaro però che il collegamento c’è, anche se gli israeliani fanno di tutto per evitare di dirlo, e sostengono che la tregua è un fatto interno palestinese.

 

D. – Olimpio, ma questa tregua può tenere?

 

R. – Difficile che possa tenere al cento per cento, perché ci sono dei gruppi che sono indipendenti e non sono facilmente controllabili, proprio per la violenza di questi anni. Ci sono delle entità che sono riconducibili ad Hamas, ma soprattutto ad Al Fatah.

 

D. – Il fatto che le Brigate dei martiri di Al Aqsa non si siano ancora pronunciate può essere un pericolo per la tregua?

 

R. – Non c’è dubbio che possa essere un pericolo, anche perché ci sono delle contaminazioni esterne. Si sa, e lo ammettono gli stessi palestinesi, che le Brigate Al Aqsa ricevono ordini, soldi e istruzioni dall’Iran, dagli Hezbollah, da estremisti libanesi, quindi c’è un’intromissione e l’intromissione è certo di persone, di entità, di Stati che non vogliono il processo di pace.

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Dietro gli attacchi contro i soldati inglesi ed americani e i sabotaggi agli oleodotti, ci potrebbe essere, in Iraq, la mano di Saddam Hussein. Lo ha dichiarato, ieri, il leader del Congresso nazionale iracheno (Inc), Ahmed Chalabi, alleato di Washington. Ce ne parla Paolo Mastrolilli:

 

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La giornata di ieri è iniziata con un nuovo attentato contro i soldati americani: una bomba è scoppiata sotto le ruote di un convoglio che viaggiava dall’aeroporto di Baghdad al centro della capitale. Un civile iracheno e due militari americani sono rimasti feriti. Proprio per combattere questa resistenza, ieri mattina, il commando centrale ha lanciato una nuova operazione chiamata “Sidewinder”. La campagna ha lo scopo di setacciare il terreno dal confine con l’Iran fino alle regioni a nord di Baghdad. Circa 20 città sono già state prese di mira e ieri almeno 60 persone sono state arrestate. Saddam non è incluso dal commando centrale negli obiettivi ufficiali della nuova operazione, ma Bremer ha detto che bisogna catturarlo o ucciderlo, perché l’incertezza sulla sua sorte alimenta la resistenza. Ahmed Chalabi, l’ex oppositore, capo dell’Iraqi National Congress, ha detto che il rais aveva preparato un piano per questo genere di guerriglia, nel caso in cui fosse stato sconfitto durante la guerra. Gli ordini erano partiti anche prima del conflitto e ora gli elementi sopravvissuti del regime li stanno eseguendo con l’obiettivo di fomentare la rivolta e far fallire l’occupazione.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Anche l’Afghanistan rimane un Paese a rischio per le forze internazionali di pace; diverse organizzazioni denunciano che la tensione sta mettendo a rischio l’arrivo degli aiuti umanitari. Nel Paese sono presenti anche i militari italiani, impegnati nell’operazione “Nibbio 2”, per la lotta al terrorismo ma anche per dare un sostegno concreto alla popolazione civile.

 

Ci trasferiamo in Liberia, dove il presidente del Paese africano, Charles Taylor, ha ordinato ad una forza speciale di mantenere l’ordine a Monrovia, ed ha avvertito che i miliziani ed i soldati che violeranno la pace, saranno severamente puniti. Sulla situazione del Paese africano è intervenuto, con un accorato appello, anche l’arcivescovo di Monrovia, mons. Michel Kpakala Francis, secondo il quale “la pace non è un miraggio ma un processo possibile con l’aiuto della comunità internazionale”.

 

In Uganda i ribelli tornano a colpire la popolazione civile. In un blitz in un villaggio del distretto di Lira, i miliziani hanno sequestrato decine di giovani e ucciso alcuni civili. Si segnalano in altre zone episodi simili. Ce ne parla Giulio Albanese:

 

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48 persone appartenenti all’etnia lango, soprattutto ragazzi e ragazze al di sotto dei 18 anni di età, sono stati sequestrati e due persone sono rimaste uccise domenica mattina, nel nord-est dell’Uganda. Lo hanno riferito fonti religiose, precisando che i ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore hanno attaccato alle 5.00 del mattino il villaggio di Angol Tok, nei pressi del centro di Abako. Dopo aver saccheggiato le capanne e picchiato chiunque capitasse loro a tiro, gli olum, così vengono chiamati i ribelli dalla gente, hanno sequestrato 42 persone, quasi tutti ragazzi e ragazze, e ucciso a colpi di macete due civili. Contemporaneamente un’altra formazione dello steso movimento armato ha razziato il centro di Amugo, sequestrando sei persone. Intanto, nel distretto di Lira, l’insicurezza regna sovrana e l’esercito governativo è sempre più incapace di garantire l’incolumità della popolazione civile.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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In presenza del presidente Joseph Kabila, i tre principali attori del conflitto - il Governo, il Movimento di liberazione del Congo e il Raggruppamento congolese per la democrazia - hanno firmato, ieri, il documento in cui si specificano le assegnazioni degli stati maggiori e dei vari altri posti di comando nelle forze armate integrate e unificate. “Spero che sia la fine della guerra”', ha commentato il presidente Kabila.

 

Ultime ore della presidenza europea di turno della Grecia. Prima di passare la guida dell’Unione all’Italia, domani, nella sede del Parlamento europeo di Strasburgo, il premier di Atene, Simitis, stilerà il bilancio del semestre greco, mentre il giorno dopo toccherà al presidente del Consiglio italiano, Berlusconi, illustrare il programma del semestre italiano.

 

 

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