RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 177 - Testo della
Trasmissione di giovedì 26 giugno 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Per la
Giornata mondiale contro la droga, il Rapporto dell’Onu sull’uso degli
stupefacenti.
Presentato a
Roma stamani il Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo.
CHIESA E SOCIETA’:
Presto i gesuiti in Afghanistan,
per contribuire allo sviluppo culturale e umano della popolazione.
Nel vertice di ieri, a
Washington, Unione Europea e Stati Uniti hanno raggiunto un importante accordo
di collaborazione per l’utilizzo dell’idrogeno come forma alternativa di
energia.
In Medio Oriente continua la scia di violenza:
stamani un israeliano è rimasto ucciso nella cittadina di Bakea El-Gharbya.
In Iraq si moltiplicano gli attacchi contro le
forze di occupazione anglo-americane: un iracheno è stato ucciso stamani, alla
periferia di Baghdad.
In Liberia sono in corso violenti scontri tra i
ribelli e le forze governative per il controllo della capitale Monrovia.
26 giugno 2003
IL CORAGGIO DI
PORTARE LA PAROLA DI CRISTO
ANCHE NEI LUOGHI DOVE I CRISTIANI CONTINUANO AD
ESSERE DISCRIMINATI.
L’ESORTAZIONE DEL PAPA RIVOLTA AD UN NUOVO GRUPPO DI
VESCOVI DELL’INDIA,
A CONCLUSIONE DELLA LORO VISITA “AD LIMINA”
- Servizio di Alessandro De Carolis -
**********
Annunciare il Vangelo in zone
dove pregiudizi di casta, mentalità tribale, o l’intransigente ostilità di tipo
integralista impediscono la libera adesione al messaggio di Cristo. E’ lo
sforzo quotidiano sostenuto dai vescovi, dai sacerdoti e dai catechisti di
molte parti dell’India: lo ha riconosciuto questa mattina Giovanni Paolo II,
accogliendo in udienza i vescovi delle province ecclesiastiche indiane di
Patna, Ranchi, Cuttack e Bhubaneswar.
Nonostante il Giubileo del 2000
abbia inondato di grazie le Chiese locali del subcontinente indiano, offrendo
un’opportunità di riflettere “sul bisogno di rinnovamento della vita cristiana”
tuttavia, ha notato il Papa, le difficoltà rimangono. Vi sono ancora “inutili
ostacoli” che impediscono l’annuncio del Vangelo, ha constatato, come pure
persistono le sofferenze, dovute alle convinzioni religiose, che non dovrebbero
colpire “i cittadini di una moderna democrazia”. Né, ha soggiunto, dovrebbero
esservi persone “obbligate a nascondersi o a nascondere la propria religione”
per poter godere dei diritti umani fondamentali. Anche per quanto riguarda
l’aspetto dell’inculturazione e del dialogo interreligioso - e a fronte del
grande impegno portato avanti dalle strutture ecclesiali in favore dei poveri,
“senza distinzioni di credo” - il Pontefice non ha potuto non denunciare gli
ostacoli incontrati da coloro che si impegnano per il dialogo a causa della
“mancanza di collaborazione da parte del governo” o delle “molestie di alcuni
gruppi fondamentalisti”.
Giovanni Paolo II ha quindi
incoraggiato a più riprese i presuli indiani a proseguire nel loro ministero,
in stretta unità con il clero locale e i religiosi. “E’ vostro dovere
assicurare che il dialogo interreligioso continui”, ha affermato, mettendo in
guardia tutto il corpo ecclesiale dall’influenza prodotta “dall’indifferentismo
religioso”. Per questo motivo, ha proseguito, nei seminari deve essere fornita
“una solida formazione teologica”. Formatori e professori, inoltre, “sono
obbligati ad insegnare il messaggio di Cristo nella sua completezza come la
sola via, e non come una via tra le tante”. Tutti i cristiani, ha continuato il
Papa, in virtù del loro battesimo, sono chiamati a partecipare allo sviluppo
della comunità ecclesiale in India. “E’ scoraggiante - ha osservato il
Pontefice - vedere il lavoro della Chiesa spesso compromesso da un persistente
tribalismo” riscontrabile in alcune aree. Tribalismo che, per alcuni gruppi,
porta a non accettare i vescovi o i sacerdoti all’interno del proprio clan,
privando le strutture ecclesiali dello loro “specifica funzione” e “oscurando
la natura essenziale della Chiesa come comunione”.
“Le differenze tribali o etniche
non devono mai essere usate come ragione per rigettare un portatore della Parola
di Dio”, ha concluso Giovanni Paolo II. E nell’offrire il riconoscimento
doveroso ai numerosi sacerdoti e religiosi che vivono “esemplari esistenze di
povertà, carità e santità”, il Papa ha invitato le diverse componenti
ecclesiali a collaborare fraternamente per il pieno sviluppo delle loro
regioni.
**********
LA SOLIDARIETA’
PER I CRISTIANI IN MEDIO ORIENTE PROVATI DAI CONFLITTI
E PER LE
POPOLAZIONI DEL CORNO D’AFRICA COLPITE DALLA CARESTIA,
NEL DISCORSO DEL PAPA ALL’ASSEMBLEA DELLA ROACO
- A cura di Paolo Salvo -
La recente guerra in Iraq, il conflitto in Terra
Santa, “che, purtroppo, non cessa”, il persistere della carestia in Eritrea ed
Etiopia: sono i luoghi legati ai “drammatici avvenimenti di questi ultimi
tempi” e ricordati da Giovanni Paolo II questa mattina, nell’udienza ai
componenti della Roaco, la Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese
Orientali, convenuti a Roma per l’assemblea annuale.
Il Papa ha elogiato la
generosità della Roaco, la cui collaborazione “rende presente e operante la
carità della Chiesa”, affermando la necessità di “intensificare quest’azione e
allargarne gli spazi operativi”. “E’ necessario soprattutto – ha aggiunto il
Pontefice – far crescere lo spirito della divina carità che, riconoscendo come
dono gratuito quanto si è ricevuto da Dio, ci rende disponibili a condividerlo
con i fratelli, per essere al servizio di un’autentica promozione umana”.
**********
La Terra Santa continua, ahimè,
ad essere teatro di conflitti e violenze e le Comunità cattoliche in essa
presenti soffrono e hanno bisogno di essere sostenute e aiutate in molte loro
urgenze. Sale da quelle popolazioni
un’accorata invocazione di pace stabile e duratura. Grazie per quanto
voi fate! Grazie per la premurosa solidarietà che avete mostrato verso i
cristiani duramente provati in Iraq dal recente conflitto.
**********
L’auspicio di Giovanni Paolo II
si esprime in preghiera a Dio perché in Iraq “si consolidi tempestivamente la
pace e le popolazioni, già tanto provate anche a causa di un lungo isolamento
internazionale, possano finalmente vivere nella concordia”.
Il Papa non ha mancato poi di
ricordare che “accanto a strutture ed edifici, pur indispensabili, è talora più
necessario aiutare a formare le coscienze e salvaguardare la fede ereditata dai
padri”. Il che richiede – ha detto in conclusione – un’opportuna catechesi, la
cura della liturgia, la formazione del clero e dei laici, ma anche “un’apertura
illuminata all’ecumenismo e una profetica presenza a sostegno dei poveri”.
MESSAGGIO
DEL PAPA PER LA PROSSIMA GIORNATA MONDIALE DEL TURISMO,
PERCHE’ IL VIAGGIARE SIA VEICOLO DI MAGGIORE
COMPRENSIONE
TRA
LE PERSONE E SOLIDARIETA’ VERSO
I PIU’ POVERI
“Il turismo elemento propulsore
di lotta contro la povertà, per la creazione di impieghi e l’armonia sociale”:
questo il tema della prossima, XXIV, Giornata mondiale del turismo, che si
celebrerà il 27 settembre. In vista di questo importante appuntamento il Papa
ha rivolto un messaggio, presentato questa mattina in Sala Stampa Vaticana. Il
servizio di Roberta Gisotti:
**********
“Non è possibile rimanere
indifferenti e inerti dinanzi alla povertà e al sottosviluppo”, Giovanni Paolo
II richiama la responsabilità personale del turista, “non ci si può rinchiudere
nei propri interessi egoistici”. “Dappertutto - scrive il Papa - ma in primo
luogo nei Paesi in via di sviluppo, il visitatore e il turista difficilmente
possono evitare di venire in contatto con realtà dolorose di povertà e di fame.
In questo caso - sottolinea il Santo Padre - bisogna non solo resistere alla
tentazione di chiudersi in una sorta di ‘isola felice’ estraniandosi dal
contesto sociale, ma, ancor più, si deve evitare di approfittare della propria
posizione di privilegio per sfruttare i ‘bisogni’ della gente del luogo. Il
Papa chiede al turista “gesti concreti di solidarietà”. La vacanza e il viaggio
- sollecita - siano “occasione di dialogo fra persone di uguale dignità”
“apertura sincera alla comprensione dell’altro”.
“L’attività turistica può
svolgere un ruolo rilevante nella lotta alla povertà, sia dal punto di vista
economico che sociale e culturale” “Viaggiando si conoscono luoghi e situazioni
diverse e ci si rende conto di quanto sia grande il divario tra Paesi ricchi e
Paesi poveri” e “ci si deve impegnare perché non avvenga mai che il benessere
di pochi privilegiati sia conseguito a scapito della qualità di vita di molti
altri.” E per questo anche nell’ambito turistico - insiste con fermezza
Giovanni Paolo II - “è necessario denunciare l’esistenza di meccanismi
economici, finanziari e sociali, i quali, benché manovrati dalla volontà degli
uomini, funzionano spesso in maniera quasi automatica, rendendo più rigide le
situazioni di ricchezza degli uni e di povertà degli altri”. Se il turismo è
“espressione particolare della vita sociale con risvolti economici, finanziari,
culturali” dagli effetti decisivi per gli individui e i popoli”, deve tendere
sempre allo “sviluppo integrale della
persona”.
Un messaggio dunque di speranza
a patto di rispettare gli aspetti etici morali dell’attività turistica, come ci
spiega mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della
pastorale per i migranti e gli itineranti.
R. – Ricordiamo che si tratta di
un’attività che l’anno scorso ha contato circa 715 milioni di spostamenti internazionali
e che offre lavoro a più di 200 milioni di persone; in molti Paesi, poi,
specialmente fra i meno sviluppati, il turismo rappresenta una delle prime
fonti di introito. Perciò, quando ci pensiamo dobbiamo considerare il turismo
in tutte le sue dimensioni, prendendolo nel suo insieme, come attività umana,
alla luce della dottrina sociale della Chiesa. Essa ci insegna che ogni
attività umana deve essere al servizio della civiltà nel senso più autentico e
completo del termine, della edificazione – cioè – della civiltà dell’amore. E
nel cammino verso questo obiettivo, la lotta contro la povertà è senza dubbio
una tappa urgente, direi indispensabile, che deve far convergere tutte le
forze.
**********
LE VACANZE DEL PAPA
A CASTEL GANDOLFO:
PRESTO UN NUOVO LIBRO, NIENTE OPERAZIONE AL
GINOCCHIO
Il Santo Padre, come previsto, partirà il prossimo
10 luglio per Castel Gandolfo, dove ha in programma una serie di attività per i
prossimi mesi.
E’ quanto ha dichiarato ieri pomeriggio il direttore
della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro Valls, precisando che nella
residenza estiva della cittadina laziale, “tra l’altro, il Papa si propone di
finire un libro che sta scrivendo sulla sua esperienza pastorale e umana come
vescovo”.
Il portavoce vaticano ha
aggiunto che “certamente”, nel programma del Papa, “non figura alcun intervento
al ginocchio di cui, senza fondamento, si è parlato”. (P.Sv.)
=======ooo=======
Aprono la prima pagina i temi salienti caratterizzanti
l’udienza del Papa all’Assemblea della “Riunione delle Opere per l’Aiuto alle
Chiese Orientali”: guerra in Iraq, conflitto in Terra Santa, carestia in
Eritrea e in Etiopia.
Nelle vaticane, nel discorso al terzo gruppo di vescovi
indiani di Rito Latino, il Papa ha detto che nessuno deve sentirsi costretto a
nascondere la propria fede per poter godere di diritti umani fondamentali come
l’istruzione ed il lavoro.
Il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale del
Turismo, che sarà celebrata il prossimo 27 settembre.
Un articolo di Angelo Amato sull’Enciclica “Ecclesia de
Eucharistia”.
Nelle pagina estere, Medio Oriente: si susseguono le voci
e le smentite su un accordo per una tregua di 3 mesi nei Territori e in
Israele.
In Iraq ancora sangue e ancora violenze.
L’iniziativa dell’Associazione internazionale dei
Caterinati in merito alla questione della bozza del Preambolo della futura
Costituzione dell’Unione Europea.
Nella pagina culturale, un contributo di Biancamaria
Ceschin in occasione del 50.mo anniversario della morte del drammaturgo Ugo
Betti.
Nelle pagine italiane, in primo piano il tema
dell’immigrazione. Al riguardo il giornale scrive una dura nota in riferimento
ad un intervento, durante il dibattito parlamentare di ieri, che ha cercato di
porre la Chiesa sul banco degli imputati. Tale nota così si conclude “… Ma la
Chiesa, gigante millenario della Carità, non vacilla”.
=======ooo=======
26 giugno 2003
L’IMPORTANZA DEL DIALOGO
NELL’AFFRONTARE I PROBLEMI LEGATI
ALL’ASSUNZIONE
DELLE DROGHE È IL MESSAGGIO DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO L’ABUSO E IL
TRAFFICO ILLECITO DI STUPEFACENTI. IERI LE NAZIONE UNITE HANNO PRESENTATO IL
RAPPORTO “TENDENZE GLOBALI NELLE DROGHE ILLEGALI”,
INDAGINE SUGLI SVILUPPI DEL MERCATO DEGLI
STUPEFACENTI A LIVELLO MONDIALE
-
Servizio di Matteo Ambu -
**********
La
lotta alla droga parte dal dialogo tra le generazioni all’interno della
famiglia, della scuola e della comunità nella quale una persona si forma.
“Droga: parliamone” è lo slogan adottato dall’odierna Giornata internazionale
contro l’abuso e il traffico illecito di stupefacenti, per sottolineare la
necessità di affrontare senza timore il problema dell’assunzione delle droghe.
Secondo
i dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo degli stupefacenti e
della criminalità, promotore della Giornata, il 4,7 per cento della popolazione
mondiale sopra i 14 anni fa uso di droghe. Gli effetti della tossicodipendenza
lacerano profondamente la società. Per questo nei luoghi in cui i giovani
maturano, è necessario discutere senza pregiudizi e vergogna i problemi legati
all’assunzione delle droghe e, soprattutto, delle cause che portano alla
tossicodipendenza. L’uso di sostanze stupefacenti infatti è spesso il risultato
di problemi profondi e di malessere.
E
proprio ieri, alla vigilia della Giornata, le Nazioni Unite hanno presentato a
Parigi il rapporto “Tendenze globali nelle droghe illegali”. Lo studio, preparato
dall’Ufficio dell’Onu per la droga e il crimine offre un quadro statistico
sulla produzione, il commercio e il consumo di stupefacenti a livello mondiale.
Se in America latina è scesa la quantità di cocaina prodotta, è pur vero che è
aumentata quella consumata, e cosi pure in Europa occidentale. Si registra
invece un notevole calo della produzione dell’oppio nel Sud-Est asiatico, che
ha influito notevolmente sul totale mondiale, ma in Afghanistan, la fine delle
ostilità ha dato nuova forza alla produzione. La vertiginosa crescita della
produzione registrata durante il 2002 alimenta il mercato dell’Est Europa, dove
l’utilizzo di eroina, derivato della raffinazione dell’oppio, è in forte
aumento. Il rapporto dell’organismo dell’Onu evidenzia però un altro aspetto
negativo degli ultimi anni: il successo delle droghe sintetiche. Stabile la
loro diffusione in estremo Oriente, ma in crescita nell’Europa orientale e in
quella settentrionale.
La
situazione descritta è quanto mai variegata e in fase di continuo mutamento.
L’immagine che si evince dal rapporto registra importanti cambiamenti nei modelli
di assunzione degli stupefacenti del mondo intero: dai Paesi ricchi, il mercato
sta spostando il suo centro verso i Paesi in via di sviluppo dove la lotta alla
droga incontra notevoli difficoltà.
**********
PRESENTATO STAMANI, A ROMA, IL RAPPORTO
2003
SULLA
LIBERTA’ RELIGIOSA NEL MONDO
-
Servizio di Debora Donnini -
**********
Sono quasi mille i cristiani uccisi per la propria fede
nel 2002, 629 i feriti ed oltre 100 mila i detenuti. Anche quest’anno il
rapporto di aiuto alla ‘Chiesa che soffre’, presentato stamani a Roma, fa il
punto sulla libertà religiosa nel mondo e le sue violazioni, una fotografia
scattata indipendentemente dalle religioni e dalle confessioni. In Europa
vengono rilevati problemi e forme restrittive, ad esempio in Bielorussia ed in
Russia e in tutti gli ‘stan’. Sono due gli Stati dell’America dove si
registrano problemi: a Cuba ed in Colombia ed in quest’ultimo Stato l’attacco
ai missionari e ai cristiani non è direttamente legato alla libertà religiosa
ma indirettamente.
In Asia, i Paesi segnalati sono Arabia Saudita, India,
Indonesia, Birmania, ma anche Corea del Nord e Cina e proprio la Cina è stata
al centro di un resoconto di padre Bernardo Cervellera, direttore di ‘Asia
News’. Si calcola che in Cina vi siano circa 500 milioni di credenti in qualche
religione, anche se le autorità parlano solo di 100 milioni di credenti, e in
Cina ci sono ancora arresti e altre persecuzioni verso la Chiesa clandestina e
le sette come Falungong.
Padre Cervellera racconta però che ora si registrano forme
di vicinanza più stretta fra la Chiesa patriottica e quella clandestina. Passi
avanti positivi in Asia, il rapporto li registra ad esempio in Qatar, con un
Referendum che apre alla libertà religiosa. In Africa rimangono due nazioni con
gravi forme di persecuzione, il Sudan e la Nigeria, specialmente da quando in
12 Stati della Nigeria è stata introdotta la sharia, ma forme di
discriminazione vengono attuate dalla maggior parte dei Paesi islamici nei
confronti di non musulmani.
Debora Donnini, Radio Vaticana.
**********
LA TORTURA, UN CRIMINE DILAGANTE
SECONDO
IL RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL
-
Intervista con Davide Cavazza -
Sono 150 i Paesi dove la tortura viene sistematicamente
usata. Questi sono i dati diffusi da Amnesty International in occasione della
Giornata Onu in sostegno delle vittime della tortura, che viene celebrata oggi
in tutto il mondo. Quest’anno inoltre la commemorazione coincide anche con il
55.mo anniversario della Dichiarazione dei diritti umani. Nonostante la tortura
sia considerata come crimine dalle leggi internazionali, continua ad essere
praticata in Paesi come la Cina, l’Estremo Oriente e buona parte dell’America
Latina, ma non solo. Infatti, dopo l’attentato dell’11 settembre, le violazioni
ai diritti umani sono in aumento anche in Occidente, soprattutto negli Stati
Uniti. Marina Tomarro ha intervistato Davide Cavazza, coordinatore della
campagna Amnesty Italia:
**********
R. – La situazione dei diritti umani oggi è preoccupante.
Amnesty International ha lanciato qualche settimana fa il proprio Rapporto
annuale, denunciando come il mondo oggi sia un posto meno sicuro in cui vivere
dopo i fatti dell’11 settembre e dopo che le legislazioni del mondo per
combattere il terrorismo hanno di fatto represso in molti casi le libertà
fondamentali dei cittadini, ci inducono a pensare che effettivamente il
rispetto effettivo dei diritti umani non sia una priorità nell’agenda dei governi.
E questa priorità, invece, secondo Amnesty dovrebbe esserci e a partire da
oggi.
D. – Dove la tortura è maggiormente adoperata?
R. – Noi sappiamo che sono almeno 150 i Paesi in cui si
pratica la tortura, quindi in realtà in quasi tutti i Paesi del mondo. Ci sono
situazioni ovviamente molto diversificate; bisogna porre l’attenzione sul fatto
che la tortura viene praticata prevalentemente perché le forze di polizia dei
singoli Stati usano violenza e prevaricazione nei confronti dei prigionieri; la
stessa mancanza di cibo e privazione sensoriale, la mancanza di medicinali
adeguati sono forme di tortura che ancora oggi noi denunciamo come fatti molto
gravi.
D. – Chi sono le vittime, oggi?
R. – Le vittime sono persone normali, persone che molte
volte semplicemente si oppongono alle forme di governo che sono in quel momento
nel loro Paese. Purtroppo, dobbiamo registrare che c’è per esempio un aumento
di vittime per quanto riguarda i difensori dei diritti umani; c’è anche
un’escalation per quanto riguarda la situazione dei giornalisti, che vengono
attaccati proprio perché fanno il loro lavoro e quindi in questo modo sono più
a rischio di altre categorie di persone.
D. – Ma a cosa servono giornate come questa?
R. – Giornate come questa sono molto importanti, perché è
compito di tutti quello di mantenere desta l’attenzione su un problema grave
come quello della tortura. Noi, con una campagna che abbiamo lanciato alcuni
anni fa che in Italia si è chiamata e si chiama “Non sopportiamo la tortura”,
volevamo fare in modo che la tortura venisse definitivamente eliminata dalla
faccia della terra. Oggi la stiamo ancora combattendo. E’ importante che le
persone prendano atto che la tortura è un fenomeno molto attuale, che si può
fare qualcosa contro la tortura; è possibile sostenere le campagne di Amnesty
International in maniera molto semplice; è possibile inviare appelli contro la
tortura, quindi dare una mano a tutte le nostre campagne di sensibilizzazione
che tante volte hanno aiutato persone ad uscire dal dramma della tortura e che
hanno contribuito ad ottenere risultati importanti. Posso citare il fatto che
nel corso del 2002 è stato approvato un protocollo opzionale alla Convenzione
contro la tortura, che è uno strumento legislativo internazionale molto importante
che ci porta un passo avanti.
**********
=======ooo=======
26 giugno 2003
LA CASA DI ACCOGLIENZA “GIOVANNI
PAOLO II”, UN FRUTTO DEL GRANDE GIUBILEO
DEL 2000. SARÁ INAUGURATA DOMENICA 29 GIUGNO
A ROMA, ALLA PRESENZA
DEL CARDINALE ANGELO SODANO. OSPITERÁ PERSONE
DISABILI
IN PELLEGRINAGGIO NELLA CITTÁ ETERNA
ROMA. =
“Molti pellegrini hanno versato il loro obolo, anche molti protagonisti
dell’attività economica hanno offerto sostegni generosi, che sono serviti ad
assicurare una conveniente realizzazione dell’Anno Santo. Saldati i conti delle
spese, il denaro che si sarà potuto risparmiare dovrà essere destinato a
finalità caritative”. Con queste parole, riportate nella lettera apostolica
“Novo millennio ineunte”, il Santo Padre offriva chiare indicazioni perché il
grande giubileo dell’anno 2000 portasse anche frutti concreti di carità. In
quest’ottica verrà inaugurata, domenica 29 giugno 2003, la casa di accoglienza
“Giovanni Paolo II – Opera don Orione”, in via della Camilluccia 112, a Roma,
completamente ristrutturata e ampliata per accogliere persone disabili in pellegrinaggio
nella città eterna. La cerimonia di inaugurazione, con inizio alle ore 10.30,
sarà presieduta, a nome del Pontefice, dal cardinale Angelo Sodano. Dopo la
presentazione tecnica della nuova realizzazione, seguirà una breve visita e la
benedizione dei locali, con lo scoprimento di una lapide marmorea, in ricordo
di quest’importante opera sociale. (M.D.)
PRESTO I GESUITI IN AFGHANISTAN
PER RICOSTRUIRE IL SISTEMA SCOLASTICO
E
LAVORARE ALLA FORMAZIONE DEI GIOVANI. PARTIRANNO DALL’INDIA
E SI
STABILIRANNO NELLA REGIONE OCCIDENTALE DEL PAESE
NEW
DELHI. = Si fa sempre più concreto l’interessamento dei padri gesuiti riguardo
all’Afghanistan. Sono in particolare i religiosi provenienti dall’India a
guardare alla nazione governata da Hamid Karzai, ancora alle prese con un lento
e non facile processo di consolidamento delle istituzioni politiche, di
ricostruzione economica, di armonizzazione sociale. Lo rende noto all’agenzia
Fides padre Lisbert D’Souza, provinciale dell’India e presidente della
conferenza dei gesuiti per l’Asia meridionale, con giurisdizione su oltre 3.800
religiosi. Dopo una prima missione esplorativa nel febbraio scorso, nella quale
è stata sondata la disponibilità del governo afghano, il progetto avrebbe fatto
notevoli passi avanti. “Temevamo di trovare diffidenza: - afferma padre D’Souza
- essendo il paese a maggioranza musulmana, il nostro desiderio poteva essere
scambiato come tentativo di proselitismo, ma così non è stato. Abbiamo anzi
trovato una buona accoglienza. L’opera meritoria che svolgono in Afghanistan
enti umanitari cattolici come la Caritas ci ha spianato la strada e il ministro
dell’Educazione afghano ha salutato con piacere la possibilità di una nostra
presenza per contribuire allo sviluppo culturale e umano della popolazione”. Il
settore a cui i gesuiti si dedicheranno è infatti quello dell’educazione. Nel
Paese non esisteva un sistema di formazione alternativo alle scuole coraniche,
mancano docenti qualificati, libri e occorre elaborare programmi di studio che
possano dare ai bambini e ai giovani una cultura omogenea, aperta e al passo
con i tempi. I religiosi contano anche di collaborare con associazioni locali e
organizzazioni non governative già presenti sul territorio. Una delegazione di
quattro gesuiti indiani visiterà l’Afghanistan in luglio per studiare una forma
di presenza nel Paese e per valutare tutti i problemi e le necessità per
avviare l’iniziativa entro ottobre. Dopo la caduta dei talebani, la Chiesa
cattolica ha eretto in Afghanistan una “missio sui iuris”, di cui è superiore
padre Giuseppe Moretti. Alcuni religiosi barnabiti provenienti dal Pakistan
svolgono a Kabul servizio sociale, soprattutto in campo sociale e ospedaliero.
Vi sono poi le Piccole sorelle di Gesù, che vivevano nel Paese anche durante
gli anni del regime integralista dei talebani. (M.D.)
INCULTURAZIONE DELLA FEDE E USO DEI MASS
MEDIA.
L’IMPEGNO
DEI RELIGIOSI PER L’EVANGELIZZAZIONE IN TANZANIA
NEL
RAPPORTO ANNUALE DEL COMITATO
PER LA COSCIENZA DELL’IDENTITÁ MISSIONARIA
DAR ES SALAAM. = Una Chiesa sempre più impegnata nell’opera missionaria e
nel campo dell’inculturazione della fede, anche attraverso i media. È questo il
ritratto che emerge dal rapporto annuale del Comitato per la coscienza
dell’identità missionaria (Mac) dell’associazione dei superiori religiosi in
Tanzania. Tra le attività più rilevanti segnalate ci sono la “settimana
dell’inculturazione della fede”, svoltasi a marzo, nel corso della quale sono
stati tenuti seminari di studio e celebrazioni liturgiche con l’uso di simboli
africani e indiani, nonché due seminari sulla coscienza e sull’identità missionaria
di religiosi e laici impegnati. I membri del Mac lavorano a stretto contatto
con padre Liberatus Mwenda, direttore nazionale delle Pontificie opere
missionarie (Pom) della Tanzania, il quale ha chiesto al Mac di assistere i
direttori diocesani delle Pom nei diversi progetti di animazione missionaria e
nei programmi di evangelizzazione. Molto sentito è anche l’impegno nel campo
delle comunicazioni sociali: cinque missionari stanno preparando un programma
sull’anno del rosario in lingua swahili, che verrà trasmesso da Radio Tanzania.
I membri del Mac continuano inoltre a coordinare 4 programmi religiosi da 50
minuti ciascuno, trasmessi in swahili dall’emittente Ctn, e a lavorare a
stretto contatto con gli editori dei periodici missionari in Tanzania. (M.D.)
CELEBRAZIONI
SOLENNI A ROMA E IN TUTTO IL MONDO
PER LA PRIMA FESTA LITURGICA DI SAN JOSEMARÍA ESCRIVÁ DE BALAGUER.
UNA NUOVA PAGINA WEB DIFFONDERÁ
LA SPIRITUALITÁ DEL FONDATORE
DELL’OPUS DEI
ROMA. = Nove mesi dopo la canonizzazione
del fondatore dell'Opus Dei, presieduta da Giovanni Paolo II, il 6 ottobre
scorso, la Chiesa celebra per la prima volta la festa di san Josemaría Escrivá
de Balaguer, oggi 26 giugno, anniversario della sua morte, avvenuta a Roma nel
1975. Mons. Javier Echevarría, prelato dell'Opus Dei, presiede una messa solenne
a Roma. Ci saranno celebrazioni anche a Barbastro in Spagna, città natale del
santo. Nella Repubblica Democratica del Congo si officeranno due messe: una a
Kinshasa, presieduta dal cardinale arcivescovo Frederic Etsou, ed un’altra a
Lubumbashi. Ad Abidjan, capitale della Costa d'Avorio, è aperta da alcuni
giorni una mostra sul fondatore dell'Opus Dei nel centro culturale della
cattedrale di Saint Paul. Tra le diverse celebrazioni commemorative in Asia,
mons. Paul Kim, già ausiliare di Seoul, presiederà una messa solenne nella
chiesa "Hae Wha Dong", mentre l'arcivescovo di Singapore, mons.
Nicholas Chia, celebrerà nella chiesa della Santa Croce. Oltre alle
celebrazioni che si terranno alla cattedrale Santa Maria di Sydney con
l'arcivescovo mons. George Pell e alla cattedrale di San Patrizio a Melbourne
con l'arcivescovo mons. Denis Hart, altre liturgie sono in programma in altre
città della stessa Australia e della Nuova Zelanda. Negli Stati Uniti, i
cardinali Edward Egan e William Keeler presiederanno le celebrazioni
eucaristiche, rispettivamente, nella cattedrale di San Patrizio a New York e
nel santuario nazionale di Washington. Saranno numerose le celebrazioni anche
in Canada. La "Catedral da Sé" di São Paulo do Brasil accoglie invece
i fedeli che partecipano alla messa presieduta dall’arcivescovo, il cardinale
Claudio Hummes. Altre celebrazioni in America Latina si svolgono a Montevideo,
San José de Costa Rica, Managua, Panama, San Juan de Puerto Rico, Santo
Domingo, Bogotá. A partire da oggi è inoltre disponibile la pagina web www.josemariaescriva.info, che
riporta documentazione e notizie sulla vita, gli insegnamenti e gli scritti di
san Josemaría Escrivà, oltre a testimonianze da tutto il mondo sulla devozione
al fondatore dell'Opus Dei. (M.D.)
“CHI DETIENE IL POTERE
ECONOMICO TENGA PRIMA DI TUTTO IN CONSIDERAZIONE
LE ESIGENZE DELLA PERSONA UMANA”. COSÍ IL VESCOVO JORGE CASARETTO,
PRESIDENTE DELLA CARITAS ARGENTINA,
AL DIRETTORE DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE HORST KÖHLER
IN UN INCONTRO SULLA GRAVE SITUAZIONE SOCIALE DEL PAESE
BUENOS AIRES. = “Non si può estinguere un debito asfissiando l’economia di un
paese. Nessun governo può privare il suo popolo di risorse fondamentali per la
sopravvivenza”. Lo ha ricordato mons. Jorge Casaretto, vescovo di San Isidro e
presidente della Caritas argentina al direttore del Fondo monetario internazionale
(Fmi) Horst Köhler, nel corso di un incontro, durato un’ora e mezza circa, al
quale hanno preso parte anche il vescovo di Lomas, mons. Agustin Radrizzani e i
rappresentanti di alcune organizzazioni sociali. Al termine del colloquio,
mons. Casaretto ha spiegato come nel Paese esistano forti disuguaglianze fra la
popolazione tali da compromettere la normalizzazione e aprire la strada alla
violenza, se non arrivasse l’aiuto degli istituti di credito e dei paesi
industrializzati. In una missiva consegnata direttamente al direttore del Fmi,
il presule sottolinea l’importanza di risanare i poteri dello Stato, “affinché
si mettano concretamente al servizio del popolo”. Quanto al rapporto con il
Fondo, mons. Casaretto ha precisato come sia fondamentale, per chi detiene il
potere economico, tenere in considerazione una scala di valori al cui vertice
sia la persona umana. “È necessario – ha affermato il vescovo di San Isidro –
ascoltare non solo chi versa denaro, ma anche chi è in debito”. (M.D.)
=======ooo=======
26 giugno 2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Partiamo con il Vertice di Washington dove, ieri, Unione
europea e Stati Uniti hanno raggiunto un importante accordo per accelerare
l'uso commerciale dell'idrogeno, una forma pulita di energia facilmente reperibile.
L'utilizzo dell'idrogeno è auspicabile perché la sua combustione non emette
nell'atmosfera sostanze inquinanti. I 3 protagonisti del Summit, il
presidente americano Bush, quello della Commissione europea Prodi ed il premier
greco Simitis, hanno parlato di “un Vertice molto positivo”. Ma per approfondire i temi emersi
dall’incontro, ascoltiamo il servizio di Paolo Mastrolilli:
**********
Prodi
ha detto che se l’America e l’Europa sono unite nessuno può sfidarle, ma se si
dividono ogni problema diventa una crisi e ogni nemico un mostro gigantesco.
Non tutte le divergenze pratiche però sono state superate. Bush e i
rappresentanti di Bruxelles hanno convenuto sulla necessità di spingere l’Iran
a non sviluppare armi atomiche. Il capo della Casa Bianca si è detto ottimista
sulla possibilità che Teheran ascolti le sollecitazioni di una comunità
internazionale unita e Simitis ha rivelato che l’opzione militare non è stata
discussa nei colloqui. I leader hanno condiviso anche l’impegno ad appoggiare
il processo di pace in Medio Oriente, rilanciato dalla road map, ma
restano differenze sul finanziamento di Hamas, perché l’Europa conserva
relazioni con l’ala politica del movimento palestinese, mentre gli Stati Uniti
vorrebbero il congelamento di tutti i fondi. Bush, Prodi e Simitis hanno
affrontato anche le resistenze dell’Europa all’introduzione dei cibi modificati
geneticamente, senza però sciogliere questo nodo, mentre hanno ribadito la
ferma determinazione a combattere insieme il terrorismo.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
**********
Il Vertice tra Unione europea e Stati Uniti ha dunque
messo l’accento soprattutto sui punti d’accordo che uniscono le due grandi
potenze economiche. Ma per comprendere quali ripercussioni abbia avuto
l’incontro di ieri per la gestione dei rapporti transatlantici, ascoltiamo da
Washington, Empedocle Maffia.
**********
R. - Letto dalla stampa americana, l’incontro della Casa Bianca ha riportato
l’Europa nei ranghi dell’alleanza con gli Stati Uniti, con i conflitti in atto
e i prossimi, a cominciare dal Medio Oriente e dall’Iran, da risolvere
all’interno della lotta al terrorismo internazionale. Ma nelle parole degli
interlocutori europei, l’incontro di ieri ha ribadito una convergenza di
valori, dando però per scontato che possano esserci, come oggi ci sono,
divergenze su come perseguirli in situazioni di crisi. Quel che è certo è che
ieri è svanita, nel caldo di Washington, anche la surrettizia divisione tra
vecchia e nuova Europa, vero pilastro dell’ultima politica americana. Al suo
posto è riemerso il modello dell’alleato europeo con il passo della storia
rispetto alla fretta di soluzioni, emblema dell’attuale amministrazione
americana. I leaders europei hanno disegnato una strategia di confronto aperto
con l’America. E così il negoziato per ricostituire l’alleanza tra le due
realtà politiche promette finalmente di essere più equilibrato da ambedue le
parti, rispetto alle rotture provocate dalla guerra in Iraq.
**********
Poco dopo il Vertice di
Washington, gli Stati Uniti hanno tagliato ancora il costo del denaro. Il comitato centrale della Federal Reserve, guidato da Greenspan,
ha ridotto di un quarto di punto il tasso di interesse, portandolo all’1%, il
minimo degli ultimi 45 anni. A spingere la Banca Centrale americana verso
l’ennesima sforbiciata, il timore per una economia ancora in mezzo al guado e
lontana dalla piena ripresa.
Spostiamoci in Lussemburgo dove i ministri dell’Unione
Europea hanno siglato, stamani, un accordo per una firma radicale della
politica agricola europea. “E’ iniziata una nuova era – ha dichiarato il
commissario europeo per l’agricoltura, Franz Fishler - aggiungendo che la
riforma darà certezze agli agricoltori fino al 2013”.
In Medio Oriente proseguono, purtroppo, le violenze: un
tecnico israeliano di una compagnia telefonica è stato ucciso, stamani, in un
agguato nella cittadina di Bakea El-Gharbya e tre palestinesi sono morti ieri
nella Striscia di Gaza. In Cisgiordania, resta alto l’allarme attentati. Prende
comunque corpo l’ipotesi di una tregua di tre mesi tra i movimenti palestinesi
Hamas, Jihad Islamica e Fatah, ed Israele. Lo ha confermato oggi alla radio
israeliana il deputato palestinese Qadoura Faris, che ha condotto la mediazione
con i gruppi militanti islamici.
Trasferiamoci in Iraq, dove si moltiplicano gli attacchi
contro le forze di occupazione anglo-americane. Un iracheno è stato ucciso ed
un altro ferito, stamani, nell’attacco compiuto alla periferia di Baghdad
contro un convoglio di due veicoli blindati statunitensi. La drammatica scia di
violenza che sta colpendo il Paese arabo dove, martedì scorso, sono morti sei
soldati britannici conferma, dunque, lo stato d’animo della popolazione civile
dopo la caduta di Saddam Hussein. Ascoltiamo in proposito, l’inviato di Avvenire,
Luca Geronico:
**********
R. - Effettivamente fino adesso si era parlato per gli
episodi di violenza, che avevano colpito soprattutto gli americani, di ex
fedelissimi fedayn di Saddam o frange dell’esercito. Il fatto che sia stato
un’insurrezione di civili, e tra l’altro nel sud sciita, quindi per cultura e
tradizione piuttosto ostile al regime iracheno, dà una connotazione diversa.
Probabilmente lascia intendere quanto sia forte l’insofferenza popolare verso
questa presenza straniera armata, che ormai dura da tre mesi e a quanto pare è
destinata a durare cinque anni.
**********
Restiamo nel Golfo Persico dove, nello Yemen, una vasta
operazione dell’esercito condotta contro militanti integralisti ha provocato la
morte, nel Sud del Paese, di almeno 6 estremisti e 2 soldati. Teatro delle operazioni
la zona montuosa di Jalal Hatat.
Spostiamoci in Liberia, dove sono in corso violenti
scontri tra le forze governative e i ribelli per il controllo della capitale
Monrovia. A pochi giorni dalla firma di un cessate il fuoco in Ghana, il Paese
è, dunque, di nuovo nel caos. La missione del Consiglio di sicurezza dell’Onu,
attesa nei prossimi giorni, sembrerebbe destinata, infatti, ad essere rinviata.
Sugli scontri in atto nella capitale liberiana, ci riferisce Giulio
Albanese:
**********
Alcuni razzi hanno raggiunto questa notte un edificio, nei
pressi dell’ambasciata statunitense a Monrovia, uccidendo sette persone. Nella
struttura avevano trovato rifugio alcune delle migliaia di sfollati che ormai
affollano da giorni la capitale liberiana, mentre le truppe dei ribelli del
Lurd, i liberiani uniti per la riconciliazione e la democrazia, continuano la
loro inesorabile avanzata. Si susseguono intanto le segnalazioni di saccheggi
in diversi edifici del centro e anche in alcune strutture cattoliche. Fonti
religiose a Monrovia hanno comunque sottolineato che tutto il personale
missionario presente nella capitale liberiana è incolume. Intanto, ieri
mattina, il presidente Charles Taylor, in un discorso tenuto alla radio, ha
promesso battaglia.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
**********
Sembra lentamente tornare
verso la normalità la situazione a Bunia, capoluogo della regione
dell’Ituri, nel Nord Est della Repubblica Democratica del Congo. Allo scadere
dell’ultimatum lanciato dalla forza multinazionale di pace inviata dalle
Nazioni Unite, i ribelli hanno iniziato a ritirarsi dalla città, pur avendo
avuto il permesso di lasciare 30 uomini nel loro quartier generale.
Restiamo in Africa dove, in Uganda, i ribelli hanno messo
in libertà almeno 82 liceali, rapite nei giorni scorsi nel Nord del Paese. Lo
hanno reso noto fonti militari. Rimane purtroppo ignota la sorte degli altri
rapiti, in maggioranza giovani.
=======ooo=======