RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 176 - Testo della Trasmissione di mercoledì 25 giugno 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il commosso ricordo di Paolo VI, a 40 anni dall’elezione, e la visita in Bosnia Erzegovina, appena conclusa, all’udienza generale del Papa in Piazza San Pietro.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il processo di unificazione europea e il cammino ecumenico, al centro della 12.ma Assemblea delle Chiese cristiane che si apre stasera in Norvegia. Con noi, il pastore Luca Negro

 

Il travaglio del Sudan sulla via della pace. Intervista con il vescovo Cesare Mazzolari

 

“Amici dell’Europa”. Una manifestazione a Bruxelles per discutere sul futuro del vecchio continente

 

L’importanza di una sana alimentazione per i malati di Aids, soprattutto nei Paesi più poveri. L’Oms e la Fao dettano le regole. Intervista con Florence Egal

 

“La Georgia e Roma, 2000 anni di dialogo fra cristiani”. Un volume pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana. Ai nostri microfoni, l’autore Nodar Gabasvili e il cardinale Achille Silvestrini.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Le difficoltà e le risorse del clero americano, insieme alle sfide della cultura contemporanea, nella Plenaria della Conferenza episcopale degli Stati Uniti

 

Il cardinale Etchegaray, in Ucraina per ricordare la visita di Giovanni Paolo II, si è recato nelle zone colpite dall’incidente nucleare di Chernobyl per esprimere la vicinanza del Santo Padre.

 

Parole di stima per l’impegno del Papa in favore della pace sono state espresse dal patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, in una conferenza per celebrare i 25 anni di Pontificato di Giovanni Paolo II.

 

Tutelare la dignità dei profughi. L’accoglienza, ragion d’essere della Chiesa. Così l’arcivescovo di Lecce, Cosmo Francesco Ruppi, sull’emergenza immigrazione in Italia.

 

Cristianesimo, ebraismo e islam sono chiamate a dare un contributo decisivo al raggiungimento della pace in Medio Oriente.

 

Inaugurata a Dushanbe, in Tagikistan, una mensa per bambini poveri. La struttura, aperta dalla missione cattolica, accoglierà anche bimbi musulmani.

 

24 ORE NEL MONDO:

Sei soldati britannici e almeno quattro iracheni sono morti ieri in uno scontro avvenuto nel Sud dell’Iraq

 

Prosegue in Gran Bretagna la storica visita del presidente russo, Vladimir Putin. Domani l’incontro con il primo ministro inglese, Tony Blair

 

Alla vigilia del summit di Washington si accende la polemica sugli Ogm. 

 

 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

25 giugno 2003

 

ALL’UDIENZA GENERALE IN PIAZZA SAN PIETRO,

IL RICORDO COMMOSSO E PROFONDO DI PAOLO VI DA PARTE DI GIOVANNI PAOLO II,

NEL QUARANTESIMO DELL’ELEZIONE DI PAPA MONTINI AL SOGLIO PONTIFICIO

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

 

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Una doppia, commossa memoria: dedicata alla “salda e saggia” guida della Chiesa, che servì come “apostolo forte e mite”, e insieme al “padre” e al “maestro” al quale rimanere spiritualmente unito nel proseguire, come suo successore, il ministero di Pastore universale. Sono le parole grate e colme di rispetto che questa mattina, durante l’udienza generale in Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II ha riservato a Paolo VI, che il 21 giugno di quaranta anni fa saliva al soglio pontificio, per spegnersi quindici anni più tardi, il 6 agosto 1978.

 

Davanti ai 10 mila pellegrini di numerosi Paesi del mondo, radunati tra le braccia del colonnato berniniano, il Papa ha interamente dedicato la catechesi del mercoledì al ricordo di colui che, nel solco del Concilio Vaticano II, seppe mostrare “grande apertura alle esigenze dell’epoca moderna”. Ho avuto anch’io, ha rammentato Giovanni Paolo II, “la grazia di prendere parte ai lavori conciliari e di vivere il periodo del post-Concilio”. E ho potuto “personalmente apprezzare - ha messo in risalto - l’impegno che Paolo VI non cessava di dispiegare per il necessario ‘aggiornamento’ della Chiesa alle esigenze della nuova evangelizzazione. Succedendogli sulla Cattedra di Pietro, è stata mia cura proseguire l'azione pastorale da lui iniziata, a lui ispirandomi come a un Padre e a un Maestro:

 

“Apostolo forte e mite, Paolo VI ha amato la Chiesa e ha lavorato per la sua unità e per intensificarne l’azione missionaria. In quest’ottica si comprende pienamente l’innovatrice iniziativa dei Viaggi apostolici, che costituisce, oggi, parte integrante del ministero del Successore di Pietro”.

 

Con “prudente saggezza”, ha proseguito il Papa nel suo ritratto di Paolo VI, egli seppe “resistere alla tentazione di adattarsi alla mentalità moderna sostenendo con evangelica fortezza difficoltà e incomprensioni e, in qualche caso, persino ostilità. Anche nei più difficili momenti non ha fatto mancare al popolo di Dio la sua parola illuminatrice”. Del resto, ha osservato il Pontefice, gli insegnamenti di Paolo VI sono in gran parte orientati “ad educare i credenti al senso della Chiesa”. Il Papa ne ha ricordati alcuni, tra cui l’enciclica di inizio pontificato, Ecclesiam suam, e il Credo del popolo di Dio, definito una “commovente professione di fede”, che Papa Montini pronunciò “con vigore” in Piazza San Pietro il 30 giugno 1968:

 

“Come tacere poi delle coraggiose prese di posizione in difesa della vita umana con l'enciclica Humanae vitae, e a favore dei popoli in via di sviluppo con l'enciclica Populorum progressio, per costruire una società più giusta e solidale?”.

 

Proprio nel solco di quel modo di annunciare il Vangelo al mondo inaugurato da Paolo VI e inteso come azione pastorale senza confini geografici, Giovanni Paolo II è riandato con la mente all’ultimo dei suoi molti viaggi, ringraziando ancora una volta le autorità civili, i leader religiosi e la popolazione della Bosnia-Erzegovina, incontrati tre giorni fa durante il suo breve soggiorno a Banja Luka. Ho constatato con piacere, ha detto, “la loro disponibilità al dialogo”. Ed ho “colto in tutti - ha soggiunto - la volontà di superare le dolorose esperienze del passato per costruire, nella verità e nel perdono reciproco, una società degna dell’uomo e accetta a Dio”:

 

“Domando a Dio che, sostenuti anche dalla comunità internazionale, quei popoli siano in grado di risolvere i complessi problemi ancora aperti, e possano realizzare la legittima aspirazione di vivere nella pace e di far parte dell’Europa unita”.

 

Tra i gruppi salutati in modo speciale da Giovanni Paolo II al termine dell’udienza, spiccano gli allievi ufficiali della Guardia di Finanza, la Federazione italiana comunità terapeutiche e i rappresentanti dell’Associazione bibliotecari ecclesiastici italiani, guidati dal vescovo Ciriaco Scanzillo.

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UDIENZA AL CARDINALE SEPE E RINUNCIA CON SUCCESSIONE IN BRASILE

 

 

Il Papa ha ricevuto in udienza questa mattina il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Jaboticabal, in Brasile, presentata dal vescovo mons. Luiz Eugenio Pérez, per raggiunti limiti di età. Gli subentra il presule mons. Antonio Fernando Brochini, finora coadiutore della stessa diocesi.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina il seguente titolo “E’ stata mia cura proseguire l’azione pastorale da lui iniziata, a lui ispirandomi come ad un ‘Padre’ e ad un ‘Maestro’”: Giovanni Paolo II commemora all’udienza generale il 40. mo anniversario dell’elezione del cardinale Giovanni Battista Montini al Sommo Pontificato.

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell’udienza generale.

Gli articoli dei padri Cyril Vasil’ e James J. Conn sull’Enciclica “Ecclesia de Eucaristia”.

Una pagina dedicata alla celebrazione della Solennità del “Corpus Domini” nelle diocesi italiane.

 

Nelle pagine estere, riguardo all’Iraq si sottolinea che la guerra è finita ma che “si continua a morire”; uccisi, in scontri a fuoco, sei militari britannici e quattro iracheni.

Medio Oriente: si allontana l’accordo per il cessate-il-fuoco.

Un articolo di Gabriele Nicolò sul convegno internazionale della Fao - svoltosi a Roma - sul “diritto al cibo” nel mondo.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Mario Spinelli sul restauro che ha portato alla pristina bellezza il “Coro” delle monache di San Salvatore a Brescia.

Un articolo di Franco Patruno dal titolo “‘Nuovo Rinascimento?’ Solo l’abuso di una parola ricca di splendore culturale”: a proposito dei nuovi palinsesti televisivi della Rai. 

Una monografica, curata da Michele Piccirillo, intitolata “Tradotto in italiano lo storico resoconto del viaggio a Gerusalemme del notaio Nicola de Martoni di Carinola (1394-1395)”

 

Nelle pagine italiane, i diversi aspetti legati al tema dell’immigrazione costantemente in primo piano.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

25 giugno 2003

 

 

IL RUOLO DELLE CHIESE NELL’ATTUALE PROCESSO DI UNIFICAZIONE EUROPEA

E IL CAMMINO ECUMENICO AL CENTRO DELLA 12. MA ASSEMBLEA

DELLE CHIESE DI TRADIZIONE ORTODOSSA PROTESTANTE E ANGLICANA D’EUROPA

CHE HA INIZIO QUESTA SERA IN NORVEGIA

- Con noi, il pastore Luca Negro -

 

Da questa sera sono riuniti a Trondheim in Norvegia gli oltre 700 partecipanti della  12. ma  Assemblea della Conferenza delle Chiese Europee (Kek). Rappresentano 126 Chiese di tradizione ortodossa, protestante, anglicana. Non mancano rappresentanti della Chiesa cattolica e di altri organismi ecumenici. Di particolare attualità il tema scelto: “Gesù Cristo guarisce e riconcilia. La nostra testimonianza in Europa”. L’assemblea si svolge infatti sullo sfondo dell’attuale processo di integrazione europea. E’  proprio la vocazione a costruire ponti tra le Chiese e i Paesi di questo continente che ha fatto sorgere questo organismo ecumenico nel 1959, in piena guerra fredda. Una vocazione di sempre maggiore attualità. Lasciamo la parola al pastore Luca Negro, segretario per le comunicazioni della Kek, nel servizio di Carla Comignoli:

 

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“Ci sono ancora delle enormi barriere tra le diverse parti d’Europa, e quindi noi crediamo che la nostra vocazione sia ancora oggi quella di creare dei ponti. Creare dei ponti, ad esempio, tra chi fa parte dell’Europa allargata, che ne fa già parte o sta per entrare come nuovo Paese membro, e per esempio tutti quei Paesi che per il momento sono esclusi dall’integrazione europea. Noi crediamo che il processo di integrazione europea sia un processo che deve essere aperto a tutti i Paesi dell’Europa”.

 

Il processo di unificazione europea è chiamato a guardare oltre i propri orizzonti. Come è iscritto nella dichiarazione di Robert Schuman che ha ispirato la fondazione dell’Unione Europea, questo continente ha un dovere di solidarietà verso gli altri popoli …

 

“Non è un caso che il discorso principale che avremo sul tema dell’Assemblea sia stato affidato non ad un europeo, ma ad un leader di un Paese africano, l’ex presidente fondatore, potremmo dire della Zambia, Kenneth Kaunda, proprio per cercare di dare questa visione che va al di là dei confini stessi di questa Europa che appunto non può essere una fortezza chiusa in se stessa”.

 

Di fronte ad un processo di unificazione che sembra dominato dal fattore economico, quale il contributo delle Chiese?

 

“Crediamo in una Europa dei valori, questi valori si chiamano pace, si chiamano giustizia, si chiamano solidarietà e il contributo che le Chiese voglio-no dare appunto alla costruzione dell’Europa è quello di dare in qualche modo, per riprendere un’espressione che in realtà viene da Jacques Delhors, un’anima all’Europa, nel senso di contribuire a fondare veramente questa Europa su valori condivisi”.

 

E’ questo un ruolo che imprime un’ulteriore accelerazione all’ecumenismo…

 

“Le Chiese devono riflettere sulle loro lacerazioni interne e devono cercare di superarle e direi che questo è l’altro grande tema dell’Assemblea in cui ci sarà una valutazione del processo della cosiddetta ‘Charta Ecumenica’, che potremmo dire sia una sorta di best seller ecumenico,  perché è stata tradotta in 30 lingue e sta veramente aiutando a fare un’opera di alfabetizzazione ecumenica in Paesi in cui il movimento ecumenico sta ancora compiendo i primi passi”.

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LA GUERRA DEL PETROLIO:

LO SGUARDO DELL’EUROPA SULLE SOFFERENZE DEL SUDAN

- Intervista con mons. Cesare Mazzolari -

 

A Strasburgo, sede del Parlamento europeo, si è discusso ieri della guerra in Sudan. La Coalizione Europea sul Petrolio in Sudan ed un’ottantina di organizzazioni per lo sviluppo ed i diritti umani hanno infatti organizzato una conferenza internazionale dal titolo: “La via del Sudan verso la pace: la dimensione europea”. Nelle relazioni si è posto l’accento su uno dei problemi principali della nazione africana: lo sfruttamento del petrolio. Un tema su cui Andrea Sarubbi ha intervistato mons. Cesare Mazzolari, amministratore apostolico della diocesi di Rumbek, nel sud del Paese:

 

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R. – Il petrolio è diventato la causa principale della guerra, e la gestione dei proventi della sua vendita è una situazione da risolvere in tempi brevi. Finora non c’è stata alcuna condivisione da parte del governo di Khartoum: noi al sud non riceviamo assolutamente neanche il beneficio di una goccia di petrolio. Al massimo, l’esecutivo sarebbe disposto a dare al sud Sudan il 10 per cento del greggio, ma è davvero troppo poco, visto che tutti i grandi pozzi e giacimenti di petrolio sono nella parte meridionale del Paese. I governanti hanno spazzato via da queste zone i loro abitanti e continuano a farlo. Non danno impiego alla nostra gente del sud, né insegnano loro come si ricava questo petrolio. Li costringono addirittura a fuggire per salvarsi la vita: , se rimangono lì, infatti, è guerra.

 

D. – Quali sono, oltre al petrolio, le altre cause della guerra in Sudan?

 

R. – Un’altra causa determinante è l’infiltrazione che il governo di Khartoum vuol fare nell’imporre forzatamente l’islam come governo politico e religioso. Noi soffriamo limitazioni, soprattutto al nord, nel proclamare la nostra fede, nel fare l’insegnamento religioso … È veramente in atto una restrizione, una limitazione nei nostri confronti, accompagnata da un modo molto scaltro di imporre la religione islamica: prima hanno cercato di farlo attraverso la violenza della guerra, adesso lo stanno facendo portando al sud scuole e dispensari, costruendo pozzi, perché la popolazione rimanga fedele al governo e non chieda l’autodeterminazione.

 

D. – Che cosa può fare secondo lei l’Unione Europea oggi per il Sudan?

 

R. – Anzitutto, può far conoscere alla gente la nostra situazione. Attualmente siamo in un momento di tregua, nella speranza che venga la pace. Ma soprattutto, vorremmo che si ponesse da arbitro, perché vengano attuati gli impegni assunti con gli accordi di Machakos, in Kenya. Abbiamo bisogno di un monitoraggio sulle decisioni fondamentali: la spartizione del potere, della ricchezza, dei territori. Altrimenti, i patti firmati finora resteranno carta straccia. Dall’Europa – ma anche dagli Stati Uniti – ci aspettiamo, insomma, questa opera forte di coinvolgimento nel ‘follow up’, nel controllo degli sviluppi delle decisioni prese.

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 “AMICI DELL’EUROPA”: UNA MANIFESTAZIONE A BRUXELLES

PER DISCUTERE SUL FUTURO DEL VECCHIO CONTINENTE

- Servizio di Gianandrea Garancini -

 

 

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Si svolge questa settimana a Bruxelles la manifestazione Hearing from Europe, organizzata dalla Fondazione “Amici dell’Europa”. Assieme alle massime cariche dell’Unione Europea, i rappresentanti del mondo della politica, degli affari e della società civile, provenienti da 28 Paesi, sono chiamati a discutere del futuro dell’Europa e soprattutto di come i popoli europei percepiscono l’attuale fase di passaggio verso l’Unione allargata.

 

I sette dibattiti in programma toccano i temi caldi di questo passaggio: la Convenzione e la bozza di Costituzione europea, l’adesione di nuovi Paesi, la politica estera ed il nuovo ruolo dell’Europa nel mondo, l’economia, le telecomunicazioni, l’ambiente e l’agricoltura. Le questioni affrontate ieri ed oggi dai relatori, tra i quali il commissario Antonio Vittorino, il ministro degli Esteri polacco, Danuta Hubner, il presidente del Parlamento europeo, Pat Cox, nonché i sottosegretari agli Esteri di Grecia e Olanda, hanno riguardato soprattutto il progetto di Trattato costituzionale e la futura strategia dell’Unione in materia di politica estera e di difesa. Malgrado l’apprezzamento generale per il lavoro della Convenzione e l’ottimismo per il fatto che la prossima Conferenza intergovernativa di ottobre non potrà stravolgere, se non in meglio, il testo di Giscard d’Estaing, è stata messa in evidenza la necessità di chiarificare agli occhi dei cittadini il processo decisionale dell’Unione, rendendo quest’ultima ed i suoi rappresentanti politici responsabili nei confronti del pubblico.

 

Per quanto concerne il ruolo esterno dell’Unione, infine, si potrà parlare di successo solo se il ministro degli Esteri e le nuove istituzioni saranno in grado di fare dell’Europa un vero attore di pace, stabilità e sviluppo.

 

Da Bruxelles, per Radio Vaticana, Gianandrea Garancini.

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L’IMPORTANZA DI UNA SANA ALIMENTAZIONE PER I MALATI DI AIDS,

SOPRATTUTTO NEI PAESI PIU’ POVERI: L’OMS E LA FAO DETTANO LE REGOLE BASE

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

 

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Convivere con l’Aids, con l’angoscia di essere ammalati, di sentirsi vicini alla morte, ma anche con la voglia di lottare contro il male e la speranza di guarire: sono circa 42 milioni le persone nel mondo affette dalla Sindrome di immunodeficienza acquisita. Centinaia di scienziati sono impegnati in una corsa contro il tempo per ricercare una cura che salvi loro la vita. Intanto si cerca di prolungare quanto possibile la loro esistenza, di alleviare le loro sofferenze e di sostenerli fisicamente e psicologicamente. Tutto ciò è tanto più difficile nei Paesi in via di sviluppo, più poveri, dove vive il 95 per cento degli ammalati di Aids. Una realtà drammatica dove si aggiunge la miseria, la fame, il degrado sociale, che coinvolge le famiglie degli ammalati e facilita la trasmissione del virus Hiv, all’origine dell’infezione.

 

Tra le iniziative per contrastare la rapida evoluzione della malattia è un manuale per l’alimentazione diffuso a cura dell’Organizzazione mondiale della sanita (Oms) e della Fao. Di che cosa si tratta? Ne parliamo con la dott.ssa Florence Egal della Fao:

 

R. – E’ molto importante mantenere lo stato nutrizionale perché questo permette di lottare contro l’infezione. Sappiamo che con l’Aids il sistema immunitario si trova in uno stato precario ed è molto importante che l’alimentazione sia il più possibile diversificata, in modo da assumere vitamine e minerali che permettono all’individuo di lottare contro i diversi episodi dell’infezione.

 

D. – In verità, l’attenzione si è finora sempre concentrata solo sui farmaci, quando invece è naturale pensare all’alimentazione per fronteggiare una malattia che, anzitutto, debilita ...

 

R. – Sì, anche perché tutti i farmaci richiedono di essere assunti con acqua dopo i pasti, per far questo serve l’acqua e servono i pasti. Un’altra cosa è che tanta gente non avrà mai accesso a questi farmaci, e tutti sappiamo che quando una persona è malata, quando ci sono – per esempio – episodi di diarrea, è molto importante lottare contro questi sintomi al fine di migliorare la qualità della vita. Per queste persone, ogni giorno guadagnato alla morte è un giorno che può servire ad aiutare la famiglia a prepararsi. E’ molto importante pensare all’Aids non solo nei termini della malattia dell’individuo, quanto sull’effetto che la morte della persona, come la morte di altre persone ancora nella stessa famiglia, può avere sulla famiglia stessa e sulla comunità di appartenenza. Ci sono famiglie intere di cui oggi gli adulti sono morti; rimangono gli anziani con tantissimi bambini. Come potranno fare, questi, per produrre il cibo di cui hanno bisogno per vivere? Ci incontriamo con un problema drammatico a livello socio-economico.

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LA GEORGIA TERRA DI DIALOGO TRA CHIESE E RELIGIONI

- Servizio di Ignazio Ingrao -

 

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Il 16 dicembre del 1942 nel campo di sterminio di Auschwitz, Grigol P’eradze, archimandrita ortodosso di origine georgiana, si propone per la camera a gas al posto di un cattolico polacco, padre di famiglia, salvandogli la vita. E’ solo uno dei numerosi esempi di fraternità tra cattolici e ortodossi georgiani, descritti dal volume “La Georgia e Roma, 2000 anni di dialogo fra cristiani”, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana e presentato a Roma. Non a caso il Papa in occasione del suo viaggio nella Repubblica Caucasica nel ’99, aveva definito la Georgia un modello di rispetto e tolleranza verso tutte le religioni. Ascoltiamo in proposito il parere dell’autore del libro, Nodar Gabasvili, che è stato anche viceministro degli esteri del suo Paese.

 

R. – Queste parole del Papa mi sembrano molto importanti, la storia di ogni paese ha i suoi alti e bassi però nella storia della Georgia quello che così mi dà orgoglio è il fatto che già nel tredicesimo secolo c’era tolleranza verso i musulmani che abitavano nella capitale Tbilisi. In Georgia non vi è stata la repressione di libri. Anch’io sono oppositore della cosiddetta teoria di scontro tra le civiltà, penso che anche il mio libro dà la possibilità di capire che tra Chiesa cattolica ed ortodossa ci sono più punti in comune che di divergenze che sono di origine politica.

 

Alla presentazione del volume di Gabasvili è intervenuto il cardinale Achille Silvestrini, già prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Gli abbiamo chiesto qual è la situazione del dialogo ecumenico e della libertà religiosa nelle repubbliche caucasiche dopo i viaggi del Papa in Georgia, Armenia e Kazakhistan.

 

R. - Più che positiva, perché c’è una tradizione di vivere insieme tra cattolici, ortodossi e musulmani che si vide, ad esempio, quando il Papa andò in Azerbaijan dove c’erano le tre comunità: ebrei, ortodossi e musulmani che andarono insieme a salutare il Papa. Poi il Caucaso, come è stato detto qui, ha proprio questa tradizione di rispetto, di collaborazione fra tradizioni diverso. Io credo che la Georgia poi in questo contesto rappresenta un Paese che adesso sta risorgendo, che domani, avrà un significato nell’Europa, quindi secondo me, è una regione propizia a questa collaborazione fra cristiani e anche dei cristiani con i musulmani.

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CHIESA E SOCIETA’

25 giugno 2003

 

UNA PANORAMICA SULLE DIFFICOLTÁ E LE RISORSE DELLA CHIESA NEGLI USA.

SI È CONCLUSA A ST. LOUIS L’ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEGLI STATI UNITI. LA DEFINIZIONE DELL’IDENTITÁ DEI SACERDOTI E LE SFIDE

DELLA CULTURA CONTEMPORANEA FRA I TEMI APPROFONDITI DAI VESCOVI

 

ST. LOUIS. = È stata un’occasione per una profonda verifica della situazione della Chiesa negli Stati Uniti e per rilanciare l’attività pastorale in tutto il Paese. L’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale degli Usa, appena conclusa, non si è tirata indietro dall’affrontare anche delicate questioni, come quella degli abusi sessuali, affrontata nel corso di tre delle cinque sessioni svoltesi a porte chiuse. I vescovi hanno ascoltato i risultati di uno studio sulla natura e l’estensione del fenomeno nelle diocesi, in vista di un’azione più incisiva per prevenirlo e contrastarlo. Un’altra giornata di riflessione è stata dedicata all’approfondimento dell’identità e della spiritualità dei vescovi e dei sacerdoti, nonché alla formazione dei laici, soprattutto in relazione alle sfide poste ai cristiani dalla cultura dominante. Sono stati discussi, poi, i nuovi Direttori nazionali sulla catechesi e sul ministero dei diaconi permanenti, che sostituiscono i precedenti, risalenti, rispettivamente, al 1979 e al 1984. Nel corso delle due sessioni pubbliche, infine, i presuli statunitensi hanno approvato i progetti di quattro documenti pastorali sull’agricoltura, la formazione dei laici ai ministeri ecclesiali, il lavoro missionario della Chiesa e la collaborazione tra donne e clero nell’evangelizzazione. (M.D.)

 

 

IL CARDINALE ETCHEGARAY, IN UCRAINA PER RICORDARE LA VISITA DEL PAPA,

 SI È RECATO NELLE ZONE COLPITE DALL’INCIDENTE NUCLEARE DI CHERNOBYL

PER ESPRIMERE LA VICINANZA DEL SANTO PADRE

ALLA SOFFERENZA DELLA POPOLAZIONE

 

KIEV. = Il cardinale Roger Etchegaray è in questi giorni in Ucraina per i festeggiamenti del secondo anniversario della visita di Giovanni Paolo II. L’occasione ha dato la possibilità al porporato di recarsi a Chernobyl, dove nel 1986 si verificò il grave incidente nucleare. A pochi chilometri dalla centrale, il cardinale francese ha visitato anche la cittadina di Pripiat, i cui 45 mila abitanti furono evacuati in seguito all’esplosione di uno dei reattori della centrale. Il cardinale ha portato alla popolazione colpita la solidarietà e la vicinanza del Santo Padre. Il porporato concluderà la sua visita in Ucraina il prossimo 27 giugno. Nel corso delle celebrazioni, iniziate il 23 giugno, il cardinale Etchegaray ha incontrato il presidente della repubblica, Leonid Kutchma. Oggi è prevista l’inaugurazione di un monumento dedicato a Giovanni Paolo II. Il Papa visitò l’Ucraina dal 23 al 27 giugno del 2001 per promuovere la riconciliazione tra i cattolici e la maggioranza ortodossa della popolazione. (M.A.)

 

 

PAROLE DI STIMA PER L’IMPEGNO DEL PAPA IN FAVORE DELLA PACE SONO STATE ESPRESSE DAL PATRIARCA DI COSTANTINOPOLI BARTOLOMEO I, INTERVENUTO

AD UNA CONFERENZA PER CELEBRARE I 25 ANNI DI PONTIFICATO

DI GIOVANNI PAOLO II

 

ISTANBUL. = “L’azione del Papa è segnata da una appassionata ricerca della pace e ciò viene dalla sua fede nelle parole di Gesù”. Provengono dal patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, queste parole di stima nei confronti di Giovanni Paolo II. Durante la conferenza “Giovanni Paolo II ed il servizio alla pace”, promossa dalla Conferenza episcopale turca e dalla nunziatura apostolica in Turchia per celebrare il 25.mo anno di pontificato di Giovanni Paolo II, Bartolomeo I ha elogiato l’operato del Santo Padre in favore della pace. “Proprio ora che il mondo sta conoscendo la guerra ed il terrorismo - ha detto il patriarca - la testimonianza del Papa permette al mondo di credere che è possibile raggiungere la pace”. “La sua statura di leader morale e religioso, non solo per i cattolici, ma per tutti gli uomini e le donne di buona volontà - ha continuato Bartolomeo I - è radicata in una profonda fede personale e nella convinzione che questa fede debba essere vissuta in modo che gli altri vedano la verità, capiscano la giustizia e trovino la pace”. La conferenza, svoltasi la scorsa settimana nella basilica cattolica del Santo Spirito a Istanbul, ha rappresentato un momento di avvicinamento tra cattolici e ortodossi. “La presenza di Bartolomeo I all’incontro - ha affermato il portavoce della Conferenza episcopale turca, mons. Georges Marovitch – è stato un importante gesto ecumenico. Era la prima volta che un patriarca parlava nella basilica cattolica di Istanbul”. (M.A.)

 

 

L’ACCOGLIENZA, RAGION D’ESSERE DELLA CHIESA. L’ARCIVESCOVO DI LECCE,

COSMO FRANCESCO RUPPI, INTERVIENE SULL’EMERGENZA IMMIGRAZIONE IN ITALIA, SOTTOLINEANDO LA NECESSITÁ DELLA TUTELA DELLA DIGNITÁ DEI PROFUGHI

 

CITTÁ DEL VATICANO. = “L’immigrazione è inarrestabile, e va affrontata coniugando insieme accoglienza e legalità”. Sono le parole dell’arcivescovo di Lecce, Cosmo Francesco Ruppi, in merito alle drammatiche vicende che vedono già centinaia di morti nel mar Mediterraneo, fra coloro che, provenienti dall’Africa settentrionale, cercano di sbarcare in Italia. Con un articolo pubblicato da “L’Osser-vatore Romano” in data odierna, il pastore impegnato da anni in prima linea sull’emergenza che ha toccato a lungo le coste pugliesi e che si è ora spostata verso quelle siciliane, sottolinea la necessità di un impegno comune e concorde per la soluzione di un problema che coinvolge persone spesso poverissime e che “meritano – sono le parole del presule – almeno il rispetto che si deve a tutti gli esseri umani”. L’arcivescovo, inoltre, nota come non basti semplicemente una legge per fermare scafisti e immigrati, ma occorra soprattutto portare sviluppo nei luoghi dai quali partono queste folle di poveri, i quali - aggiunge mons. Ruppi - non lo fanno per il gusto di evadere, ma solo perché spinti dalla miseria e dalla disperazione. “Difendere le coste è un dovere – aggiunge l’arcivescovo – e trattare con gli Stati rivieraschi per la riammissione dei profughi è necessario, come urgente è rinvenire una politica comunitaria sull’immigrazione, come è stato ribadito di recente a Salonicco”. I cristiani, dal canto loro, sono chiamati, secondo il presule, a vedere nel profugo prima di tutto un uomo, con tutto quello che ne consegue in fatto di dignità e di esigenze, ma anche un fratello, secondo l’autentico spirito evangelico. “La Chiesa – conclude mons. Ruppi – continuerà a fare dell’accoglienza la bandiera preferita, la sua ragion d’essere, nonostante le cannonate verbali che spesso le sono scagliate contro”. (M.D.)   

 

 

LA RADICE COMUNE DELLE TRE RELIGIONI MONOTEISTE, PUNTO DI PARTENZA

PER IL DIALOGO NEL MEDIO ORIENTE. LO HA RICORDATO IL CARDINALE MCCARRICK, DURANTE LA VISITA IN IRAN DI UNA DELEGAZIONE STATUNITENSE FORMATA

DA CRISTIANI, MUSULMANI ED EBREI

 

WASHINGTON. = Cristianesimo, ebraismo e islam sono chiamati a dare un contributo decisivo al raggiungimento della pace nel Medio Oriente. A ribadirlo è stata la delegazione interreligiosa statunitense che dal 10 al 18 giugno ha ricevuto l’ospitalità del popolo iraniano. Alla visita ha partecipato il cardinale arcivescovo di Washington, Theodore McCarrick, che ha invocato una soluzione duratura per i conflitti che stanno insanguinando la regione. Scopo della delegazione è stato promuovere le relazioni tra il popolo iraniano e quello statunitense, nella speranza che l’eredità delle religioni che discendono da Abramo, diffuse nei due Paesi, costituisca il terreno di incontro per il dialogo tra le rispettive culture. Durante la sua permanenza nel Paese asiatico la delegazione è stata ricevuta dal presidente della repubblica, Mohammad Khatami, e dal presidente del parlamento, Mahdi Karrubi, e ha incontrato esponenti del mondo religioso, accademico e culturale iraniano. (M.A.)

 

 

INAUGURATA A DUSHANBE, IN TAGIKISTAN, UNA MENSA PER BAMBINI POVERI.

LA STRUTTURA, APERTA DALLA MISSIONE CATTOLICA,

ACCOGLIERÁ ANCHE BIMBI MUSULMANI

 

DUSHANBE. = Con una festa arricchita da canti in lingua tagika e russa è stata inaugurata a Dushanbe, capitale del Tagikistan, una mensa per sfamare bambini bisognosi. L’iniziativa si è svolta alla presenza del nunzio apostolico in Asia centrale, mons. Jozef Wesolowski e del superiore della “missio sui iuris”, padre Carlos Avila. La struttura si reggerà grazie al contributo della missione e all’opera di giovani volontari della parrocchia di S. Giuseppe a Dushambe. Ad usufruire del servizio reso dalla comunità cattolica saranno per metà bambini cattolici e per metà bambini musulmani. “Naturalmente la mensa non può soddisfare le immense necessità della regione, ma rappresenta il piccolo contributo che possiamo dare”, spiega all’Agenzia Fides Sergei Kviatkovsky, portavoce della missione. La mensa, per ora, sarà aperta tre giorni alla settimana, ma non si esclude che in futuro possa operare a regime quotidiano, se le condizioni economiche e le risorse umane lo permetteranno. La “missio sui iuris” in Tagikistan, eretta nel 1997, cura i 245 fedeli cattolici che vivono nel paese asiatico, che conta circa 6 milioni di abitanti, in maggioranza musulmani. (M.D.)

 

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24 ORE NEL MONDO

25 giugno 2003

 

 

 - A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, durante un sanguinoso scontro a fuoco, 6 soldati britannici ed almeno 4 iracheni sono morti ieri nei pressi di Al Amarah, nel Sud del Paese. A causa di questo grave episodio di violenza, Londra potrebbe decidere di inviare nuovi rinforzi militari nel Golfo Persico. E’ quanto ha indicato il ministro della difesa inglese, Geoff Hoon, in un’intervista rilasciata alla Bbc. Nel Paese arabo, intanto, continuano gli attentati agli oleodotti. A riportare la notizia di un nuovo sabotaggio, avvenuto oggi a 250 chilometri a Nord Ovest da Baghdad, è l’emittente araba al Jazeera che cita fonti del ministero del petrolio. Il servizio di Paolo Mastrolilli.

 

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L’attacco principale è avvenuto nella città di Al Majar al Kabir, 180 miglia a sud della capitale, ed è costata la vita a sei soldati britannici che stavano addestrando le forze di polizia locali. Nella stessa città una pattuglia è stata aggredita e un uomo è rimasto ferito. Truppe di terra ed elicotteri sono intervenuti in soccorso dei reparti colpiti, ma gli assalitori li hanno presi di mira, ferendo altri sette militari inglesi. Il capo del Pentagono, Rumsfeld, commentando questi scontri e gli altri avvenuti nel centro nord con i soldati americani ha detto che i responsabili della guerriglia non riusciranno a deragliare i piani di Washington, così come non erano riusciti ad impedire la conquista di Baghdad. La resistenza alle forze di occupazione però si sta facendo sempre più intensa e sanguinosa e questo fa sospettare che sia organizzata a livello nazionale. Secondo fonti britanniche, intanto, a Baghdad è stato arrestato l’ex ministro dell’informazione Mohammed Al Sahhaf. Bush, ricevendo il collega pakistano Musharraf, ha detto che la cattura di Saddam Hussein ed Osama Bin Laden è solo una questione di tempo.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Trasferiamoci a Londra, dove ieri è iniziata la storica visita, della durata di quattro giorni, del presidente russo Vladimir Putin in Gran Bretagna. Durante il banchetto offerto ieri in suo onore a Buckingham Palace dalla regina Elisabetta, Putin ha espresso le proprie condoglianze per l'uccisione, in Iraq, di sei soldati britannici. Il programma della visita prevede oggi l’arrivo del presidente russo in Scozia per inaugurare una conferenza sull'energia ed incontrare un gruppo di uomini d’affari britannici. Nella giornata di domani Putin si incontrerà con il primo ministro britannico Tony Blair. La normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi dopo i recenti contrasti sul conflitto in Iraq, sarà uno dei temi principali di questo storico incontro.

 

Alla vigilia del summit di oggi a Washington con il presidente americano, George Bush, il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, si è detto “stupito” per le recenti dichiarazioni del capo di Stato americano sugli organismi geneticamente modificati (Ogm). “Basandosi su timori infondati e non scientifici – ha dichiarato il presidente americano – diversi Paesi europei bloccano le importazioni dei prodotti biotecnologici e contribuiscono così ad affamare l’Africa”. Bush ha quindi invitato l’Unione europea a porre fine alla moratoria che blocca in particolare l’import agro-alimentare dagli Stati Uniti, principali produttori mondiali di Ogm.

 

Nei pressi della città di Beit Hanoun, nella Striscia di Gaza, i soldati israeliani hanno ucciso, stamani, due palestinesi. Lo riportano testimonianze palestinesi e la radio israeliana secondo la quale i due sono morti durante uno scontro a fuoco nei pressi del posto di blocco di Erez. Vengono comunque confermate le notizie su un possibile accordo, nei prossimi giorni, tra l'Autorità palestinese ed il movimento islamico Hamas per avviare, con Israele, una tregua di tre mesi.

 

Nuova fiammata nelle indagini sul  terrorismo islamico a Milano. Ieri i militari del nucleo regionale di polizia tributaria della guardia di finanza hanno  arrestato, tra la Lombardia e la Liguria, sei presunti fiancheggiatori del gruppo salafita per la predicazione e il combattimento. Tra le persone finite in carcere c’è anche l'Imam della moschea di Gallarate, già al centro della prima inchiesta milanese sulla cellula vicina ad Al Qaeda. I particolari nel servizio di Fabio Brenna:

 

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L’uomo, secondo gli investigatori, ricopriva un ruolo centrale nel traffico di documenti falsi che venivano utilizzati per regolarizzare extra comunitari clandestini. Una settima persona, un tunisino, è ancora latitante, mentre altre sette persone risultano indagate. Tutti e 14 sarebbero componenti di una cellula terrorista, collegabile alla rete di Osama Bin Laden, ed uno degli arrestati è inserito nella lista dei terroristi redatta dal dipartimento del tesoro statunitense. Il ruolo principale di questo gruppo sarebbe stato quello di reperire finanziamenti e copertura clandestini attraverso false fatturazioni e la contraffazione di documenti. Intercettazioni telefoniche proverebbero contatti con Ramzi Bin Alshiba, arrestato in Pakistan, e considerato dalle autorità statunitensi il ventesimo kamikaze delle Torri Gemelle. Ma la cellula lombarda avrebbe avuto anche contatti con organizzazioni analoghe, attive nel Medio Oriente, ma anche in Europa e Stati Uniti.

 

Da Milano, per Radio Vaticana, Fabio Brenna.

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Non sembra chiarirsi il mistero della nave Baltic Sky, carica di 680 tonnellate di esplosivo, fermata domenica scorsa dai militari greci nei pressi delle coste occidentali elleniche. Se per la Tunisia ed il Sudan, dove la nave era ufficialmente diretta, il carico era perfettamente legale e destinato ad usi civili, molti dubbi permangono sulle finalità di questo trasporto. “Le autorità elleniche hanno intercettato e abbordato la nave perché era entrata nelle acque greche con un carico pericoloso violando il diritto del mare”, ha spiegato il portavoce del governo greco, Christos Protopapas.

 

Spostiamoci in Liberia, dove è stata già violata la fragile tregua tra i ribelli e le forze governative. I miliziani hanno attaccato postazioni dell’esercito liberiano a Plumkor, a 30 chilometri dalla capitale Monrovia. Sul fronte politico, è sempre più in bilico l’accordo su un esecutivo di transizione, dal quale verrebbe escluso il presidente Taylor.

 

Restiamo in Africa dove, nel Nord Uganda, il sedicente esercito di resistenza del signore (Lra) ha sequestrato almeno 200 persone. Tra queste ci sono un’ottantina di studentesse della scuola cattolica femminile superiore di Rwara, a circa 280 chilometri dalla capitale Kampala. Durante il grave episodio di violenza sono stati malmenati due missionari. Ascoltiamo, in proposito, il servizio di Giulio Albanese:

 

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Il sequestro è avvenuto nella tarda serata di lunedì, nella scuola cattolica denominata Lwala Girls Senior Secondary School, dove 80 ragazze sono state costrette a seguire i ribelli, i quali successivamente hanno razziato i villaggi circostanti, rapendo altre 120 persone, soprattutto giovani e donne. Anche un missionario olandese, 70.enne, della locale parrocchia affidata ai missionari di Mill Hill, è stato coinvolto nel raid, subendo delle percosse assieme ad un altro sacerdote diocesano locale. Intanto, mons. Erasmus Desiderius Wandera, vescovo di Soroti, ha lanciato ieri sera un appello alla pacificazione: “Sono molto preoccupato – ha detto – e prego il Signore, perché fermi questa assurda spirale di violenza”.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Voliamo oltre Oceano e precisamente in Colombia, dove si riaccende, purtroppo, la violenza: 12 soldati e 3 ribelli sono rimasti uccisi, ieri , nel corso di sanguinosi scontri scoppiati tra l’esercito ed i guerriglieri delle Farc, nel Sud del distretto di Bolivar. I soldati sono morti in seguito all’esplosione di alcune mine.

 

Trasferiamoci infine in Finlandia, dove il 48.enne Matti Vanhanen, vicepresidente del partito di Centro e uscente ministro della difesa, si è insediato, ieri, alla testa del governo scandinavo. Dal parlamento Vanhanen ha ottenuto 109 voti favorevoli e 67 contrari ed il presidente dell'Assemblea, come vuole la tradizione, si e' astenuto.

 

 

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