RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 176 - Testo della
Trasmissione di mercoledì 25 giugno 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Il travaglio del Sudan sulla via
della pace. Intervista con il vescovo Cesare Mazzolari
“Amici dell’Europa”. Una
manifestazione a Bruxelles per discutere sul futuro del vecchio continente
CHIESA E SOCIETA’:
Sei soldati britannici e almeno quattro iracheni sono morti ieri in uno scontro avvenuto nel Sud dell’Iraq
Prosegue in Gran Bretagna la storica visita del presidente russo, Vladimir Putin. Domani l’incontro con il primo ministro inglese, Tony Blair
Alla vigilia del summit di Washington si accende la polemica sugli Ogm.
25 giugno 2003
ALL’UDIENZA GENERALE IN PIAZZA SAN PIETRO,
IL
RICORDO COMMOSSO E PROFONDO DI PAOLO VI DA PARTE DI GIOVANNI PAOLO II,
NEL
QUARANTESIMO DELL’ELEZIONE DI PAPA MONTINI AL SOGLIO PONTIFICIO
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
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Una doppia,
commossa memoria: dedicata alla “salda e saggia” guida della Chiesa, che servì
come “apostolo forte e mite”, e insieme al “padre” e al “maestro” al quale
rimanere spiritualmente unito nel proseguire, come suo successore, il ministero
di Pastore universale. Sono le parole grate e colme di rispetto che questa
mattina, durante l’udienza generale in Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II ha
riservato a Paolo VI, che il 21 giugno di quaranta anni fa saliva al soglio
pontificio, per spegnersi quindici anni più tardi, il 6 agosto 1978.
Davanti
ai 10 mila pellegrini di numerosi Paesi del mondo, radunati tra le braccia del
colonnato berniniano, il Papa ha interamente dedicato la catechesi del
mercoledì al ricordo di colui che, nel solco del Concilio Vaticano II, seppe
mostrare “grande apertura alle esigenze dell’epoca moderna”. Ho avuto anch’io,
ha rammentato Giovanni Paolo II, “la grazia di prendere parte ai lavori
conciliari e di vivere il periodo del post-Concilio”. E ho potuto
“personalmente apprezzare - ha messo in risalto - l’impegno che Paolo VI non
cessava di dispiegare per il necessario ‘aggiornamento’ della Chiesa alle
esigenze della nuova evangelizzazione. Succedendogli sulla Cattedra di Pietro,
è stata mia cura proseguire l'azione pastorale da lui iniziata, a lui
ispirandomi come a un Padre e a
un Maestro”:
“Apostolo forte e mite, Paolo VI ha amato la Chiesa
e ha lavorato per la sua unità e per intensificarne l’azione missionaria. In
quest’ottica si comprende pienamente l’innovatrice iniziativa dei Viaggi
apostolici, che costituisce, oggi, parte integrante del ministero del Successore
di Pietro”.
Con
“prudente saggezza”, ha proseguito il Papa nel suo ritratto di Paolo VI, egli
seppe “resistere alla tentazione di adattarsi alla mentalità moderna sostenendo
con evangelica fortezza difficoltà e incomprensioni e, in qualche caso, persino
ostilità. Anche nei più difficili momenti non ha fatto mancare al popolo di Dio
la sua parola illuminatrice”. Del resto, ha osservato il Pontefice, gli
insegnamenti di Paolo VI sono in gran parte orientati “ad educare i credenti al
senso della Chiesa”. Il Papa ne ha ricordati alcuni, tra cui l’enciclica di
inizio pontificato, Ecclesiam suam, e il Credo del popolo di Dio,
definito una “commovente professione di fede”, che Papa Montini
pronunciò “con vigore” in Piazza San Pietro il 30 giugno 1968:
“Come
tacere poi delle coraggiose prese di posizione in difesa della vita umana con
l'enciclica Humanae vitae, e a favore dei popoli in via di sviluppo con
l'enciclica Populorum progressio, per costruire una società più giusta e solidale?”.
Proprio
nel solco di quel modo di annunciare il Vangelo al mondo inaugurato da Paolo VI
e inteso come azione pastorale senza confini geografici, Giovanni Paolo II è
riandato con la mente all’ultimo dei suoi molti viaggi, ringraziando ancora una
volta le autorità civili, i leader religiosi e la popolazione della
Bosnia-Erzegovina, incontrati tre giorni fa durante il suo breve soggiorno a
Banja Luka. Ho constatato con piacere, ha detto, “la loro disponibilità al
dialogo”. Ed ho “colto in tutti - ha soggiunto - la volontà di superare le
dolorose esperienze del passato per costruire, nella verità e nel perdono
reciproco, una società degna dell’uomo e accetta a Dio”:
“Domando a Dio che, sostenuti anche dalla comunità
internazionale, quei popoli siano in grado di risolvere i complessi problemi
ancora aperti, e possano realizzare la legittima aspirazione di vivere nella
pace e di far parte dell’Europa unita”.
Tra i
gruppi salutati in modo speciale da Giovanni Paolo II al termine dell’udienza,
spiccano gli allievi ufficiali della Guardia di Finanza, la Federazione
italiana comunità terapeutiche e i rappresentanti dell’Associazione
bibliotecari ecclesiastici italiani, guidati dal vescovo Ciriaco Scanzillo.
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UDIENZA
AL CARDINALE SEPE E RINUNCIA CON SUCCESSIONE IN BRASILE
Il Papa
ha ricevuto in udienza questa mattina il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto
della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Jaboticabal, in Brasile, presentata dal vescovo
mons. Luiz Eugenio Pérez, per raggiunti limiti di età. Gli subentra il presule
mons. Antonio Fernando Brochini, finora coadiutore della stessa diocesi.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il
seguente titolo “E’ stata mia cura proseguire l’azione pastorale da lui
iniziata, a lui ispirandomi come ad un ‘Padre’ e ad un ‘Maestro’”: Giovanni
Paolo II commemora all’udienza generale il 40. mo anniversario dell’elezione
del cardinale Giovanni Battista Montini al Sommo Pontificato.
Nelle vaticane, la catechesi e
la cronaca dell’udienza generale.
Gli articoli dei padri Cyril
Vasil’ e James J. Conn sull’Enciclica “Ecclesia de Eucaristia”.
Una pagina dedicata alla
celebrazione della Solennità del “Corpus Domini” nelle diocesi italiane.
Nelle pagine estere, riguardo
all’Iraq si sottolinea che la guerra è finita ma che “si continua a morire”;
uccisi, in scontri a fuoco, sei militari britannici e quattro iracheni.
Medio Oriente: si allontana
l’accordo per il cessate-il-fuoco.
Un articolo di Gabriele Nicolò
sul convegno internazionale della Fao - svoltosi a Roma - sul “diritto al cibo”
nel mondo.
Nella pagina culturale, un
articolo di Mario Spinelli sul restauro che ha portato alla pristina
bellezza il “Coro” delle monache di San Salvatore a Brescia.
Un articolo di Franco Patruno
dal titolo “‘Nuovo Rinascimento?’ Solo l’abuso di una parola ricca di
splendore culturale”: a proposito dei nuovi palinsesti televisivi della
Rai.
Una monografica, curata da
Michele Piccirillo, intitolata “Tradotto in italiano lo storico resoconto del
viaggio a Gerusalemme del notaio Nicola de Martoni di Carinola (1394-1395)”
Nelle pagine italiane, i diversi
aspetti legati al tema dell’immigrazione costantemente in primo piano.
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25 giugno 2003
IL RUOLO DELLE CHIESE NELL’ATTUALE PROCESSO DI
UNIFICAZIONE EUROPEA
E IL CAMMINO ECUMENICO AL CENTRO DELLA 12. MA
ASSEMBLEA
DELLE CHIESE DI TRADIZIONE ORTODOSSA PROTESTANTE E
ANGLICANA D’EUROPA
CHE HA INIZIO QUESTA SERA IN NORVEGIA
- Con noi, il pastore Luca Negro -
Da
questa sera sono riuniti a Trondheim in Norvegia gli oltre 700 partecipanti
della 12. ma Assemblea della Conferenza delle Chiese Europee (Kek). Rappresentano
126 Chiese di tradizione ortodossa, protestante, anglicana. Non mancano
rappresentanti della Chiesa cattolica e di altri organismi ecumenici. Di particolare
attualità il tema scelto: “Gesù Cristo guarisce e riconcilia. La nostra
testimonianza in Europa”. L’assemblea si svolge infatti sullo sfondo
dell’attuale processo di integrazione europea. E’ proprio la vocazione a costruire ponti tra le Chiese e i Paesi di
questo continente che ha fatto sorgere questo organismo ecumenico nel 1959, in
piena guerra fredda. Una vocazione di sempre maggiore attualità. Lasciamo la
parola al pastore Luca Negro, segretario per le comunicazioni della Kek, nel
servizio di Carla Comignoli:
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“Ci sono ancora delle enormi barriere tra le diverse parti
d’Europa, e quindi noi crediamo che la nostra vocazione sia ancora oggi quella
di creare dei ponti. Creare dei ponti, ad esempio, tra chi fa parte dell’Europa
allargata, che ne fa già parte o sta per entrare come nuovo Paese membro, e per
esempio tutti quei Paesi che per il momento sono esclusi dall’integrazione
europea. Noi crediamo che il processo di integrazione europea sia un processo
che deve essere aperto a tutti i Paesi dell’Europa”.
Il processo di unificazione
europea è chiamato a guardare oltre i propri orizzonti. Come è iscritto nella
dichiarazione di Robert Schuman che ha ispirato la fondazione dell’Unione
Europea, questo continente ha un dovere di solidarietà verso gli altri popoli …
“Non è un caso che il discorso principale che avremo sul
tema dell’Assemblea sia stato affidato non ad un europeo, ma ad un leader di un
Paese africano, l’ex presidente fondatore, potremmo dire della Zambia, Kenneth
Kaunda, proprio per cercare di dare questa visione che va al di là dei confini
stessi di questa Europa che appunto non può essere una fortezza chiusa in se
stessa”.
Di fronte ad un processo di
unificazione che sembra dominato dal fattore economico, quale il contributo
delle Chiese?
“Crediamo in una Europa dei valori, questi valori si
chiamano pace, si chiamano giustizia, si chiamano solidarietà e il contributo
che le Chiese voglio-no dare appunto alla costruzione dell’Europa è quello di
dare in qualche modo, per riprendere un’espressione che in realtà viene da Jacques
Delhors, un’anima all’Europa, nel senso di contribuire a fondare veramente
questa Europa su valori condivisi”.
E’ questo un ruolo che imprime
un’ulteriore accelerazione all’ecumenismo…
“Le Chiese devono riflettere sulle loro lacerazioni
interne e devono cercare di superarle e direi che questo è l’altro grande tema
dell’Assemblea in cui ci sarà una valutazione del processo della cosiddetta ‘Charta Ecumenica’, che potremmo dire sia
una sorta di best seller
ecumenico, perché è stata tradotta in
30 lingue e sta veramente aiutando a fare un’opera di alfabetizzazione
ecumenica in Paesi in cui il movimento ecumenico sta ancora compiendo i primi
passi”.
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Intervista con mons. Cesare Mazzolari -
A Strasburgo, sede del Parlamento europeo, si è discusso
ieri della guerra in Sudan. La Coalizione Europea sul Petrolio in Sudan ed
un’ottantina di organizzazioni per lo sviluppo ed i diritti umani hanno infatti
organizzato una conferenza internazionale dal titolo: “La via del Sudan verso
la pace: la dimensione europea”. Nelle relazioni si è posto l’accento su uno
dei problemi principali della nazione africana: lo sfruttamento del petrolio.
Un tema su cui Andrea Sarubbi ha intervistato mons. Cesare Mazzolari,
amministratore apostolico della diocesi di Rumbek, nel sud del Paese:
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R. – Il petrolio è diventato la causa principale della
guerra, e la gestione dei proventi della sua vendita è una situazione da
risolvere in tempi brevi. Finora non c’è stata alcuna condivisione da parte del
governo di Khartoum: noi al sud non riceviamo assolutamente neanche il
beneficio di una goccia di petrolio. Al massimo, l’esecutivo sarebbe disposto a
dare al sud Sudan il 10 per cento del greggio, ma è davvero troppo poco, visto
che tutti i grandi pozzi e giacimenti di petrolio sono nella parte meridionale
del Paese. I governanti hanno spazzato via da queste zone i loro abitanti e
continuano a farlo. Non danno impiego alla nostra gente del sud, né insegnano
loro come si ricava questo petrolio. Li costringono addirittura a fuggire per
salvarsi la vita: , se rimangono lì, infatti, è guerra.
D. – Quali sono, oltre al petrolio, le altre cause della
guerra in Sudan?
R. – Un’altra causa determinante è l’infiltrazione che il
governo di Khartoum vuol fare nell’imporre forzatamente l’islam come governo
politico e religioso. Noi soffriamo limitazioni, soprattutto al nord, nel
proclamare la nostra fede, nel fare l’insegnamento religioso … È veramente in
atto una restrizione, una limitazione nei nostri confronti, accompagnata da un
modo molto scaltro di imporre la religione islamica: prima hanno cercato di
farlo attraverso la violenza della guerra, adesso lo stanno facendo portando al
sud scuole e dispensari, costruendo pozzi, perché la popolazione rimanga fedele
al governo e non chieda l’autodeterminazione.
D. – Che cosa può fare secondo lei l’Unione Europea oggi
per il Sudan?
R. – Anzitutto, può far conoscere alla gente la nostra
situazione. Attualmente siamo in un momento di tregua, nella speranza che venga
la pace. Ma soprattutto, vorremmo che si ponesse da arbitro, perché vengano
attuati gli impegni assunti con gli accordi di Machakos, in Kenya. Abbiamo
bisogno di un monitoraggio sulle decisioni fondamentali: la spartizione del
potere, della ricchezza, dei territori. Altrimenti, i patti firmati finora
resteranno carta straccia. Dall’Europa – ma anche dagli Stati Uniti – ci
aspettiamo, insomma, questa opera forte di coinvolgimento nel ‘follow up’,
nel controllo degli sviluppi delle decisioni prese.
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“AMICI DELL’EUROPA”: UNA MANIFESTAZIONE A
BRUXELLES
PER
DISCUTERE SUL FUTURO DEL VECCHIO CONTINENTE
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Servizio di Gianandrea Garancini -
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Si svolge questa settimana a Bruxelles la manifestazione Hearing
from Europe, organizzata dalla Fondazione “Amici dell’Europa”. Assieme alle
massime cariche dell’Unione Europea, i rappresentanti del mondo della politica,
degli affari e della società civile, provenienti da 28 Paesi, sono chiamati a
discutere del futuro dell’Europa e soprattutto di come i popoli europei
percepiscono l’attuale fase di passaggio verso l’Unione allargata.
I sette dibattiti in programma toccano i temi caldi di
questo passaggio: la Convenzione e la bozza di Costituzione europea, l’adesione
di nuovi Paesi, la politica estera ed il nuovo ruolo dell’Europa nel mondo,
l’economia, le telecomunicazioni, l’ambiente e l’agricoltura. Le questioni
affrontate ieri ed oggi dai relatori, tra i quali il commissario Antonio
Vittorino, il ministro degli Esteri polacco, Danuta Hubner, il presidente del
Parlamento europeo, Pat Cox, nonché i sottosegretari agli Esteri di Grecia e
Olanda, hanno riguardato soprattutto il progetto di Trattato costituzionale e
la futura strategia dell’Unione in materia di politica estera e di difesa.
Malgrado l’apprezzamento generale per il lavoro della Convenzione e l’ottimismo
per il fatto che la prossima Conferenza intergovernativa di ottobre non potrà
stravolgere, se non in meglio, il testo di Giscard d’Estaing, è stata messa in
evidenza la necessità di chiarificare agli occhi dei cittadini il processo
decisionale dell’Unione, rendendo quest’ultima ed i suoi rappresentanti
politici responsabili nei confronti del pubblico.
Per quanto concerne il ruolo esterno dell’Unione, infine,
si potrà parlare di successo solo se il ministro degli Esteri e le nuove
istituzioni saranno in grado di fare dell’Europa un vero attore di pace,
stabilità e sviluppo.
Da Bruxelles, per Radio Vaticana, Gianandrea Garancini.
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L’IMPORTANZA DI UNA SANA ALIMENTAZIONE PER I
MALATI DI AIDS,
SOPRATTUTTO NEI PAESI PIU’ POVERI: L’OMS E LA FAO DETTANO LE REGOLE
BASE
- Servizio di Roberta Gisotti -
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Convivere con l’Aids, con l’angoscia di essere ammalati,
di sentirsi vicini alla morte, ma anche con la voglia di lottare contro il male
e la speranza di guarire: sono circa 42 milioni le persone nel mondo affette
dalla Sindrome di immunodeficienza acquisita. Centinaia di scienziati sono
impegnati in una corsa contro il tempo per ricercare una cura che salvi loro la
vita. Intanto si cerca di prolungare quanto possibile la loro esistenza, di
alleviare le loro sofferenze e di sostenerli fisicamente e psicologicamente.
Tutto ciò è tanto più difficile nei Paesi in via di sviluppo, più poveri, dove
vive il 95 per cento degli ammalati di Aids. Una realtà drammatica dove si
aggiunge la miseria, la fame, il degrado sociale, che coinvolge le famiglie
degli ammalati e facilita la trasmissione del virus Hiv, all’origine
dell’infezione.
Tra le
iniziative per contrastare la rapida evoluzione della malattia è un manuale per
l’alimentazione diffuso a cura dell’Organizzazione mondiale della sanita (Oms)
e della Fao. Di che cosa si tratta? Ne parliamo con la dott.ssa Florence Egal
della Fao:
R. – E’ molto importante mantenere lo stato nutrizionale
perché questo permette di lottare contro l’infezione. Sappiamo che con l’Aids
il sistema immunitario si trova in uno stato precario ed è molto importante che
l’alimentazione sia il più possibile diversificata, in modo da assumere
vitamine e minerali che permettono all’individuo di lottare contro i diversi
episodi dell’infezione.
D. – In verità, l’attenzione si è finora sempre
concentrata solo sui farmaci, quando invece è naturale pensare
all’alimentazione per fronteggiare una malattia che, anzitutto, debilita ...
R. – Sì, anche perché tutti i farmaci richiedono di essere
assunti con acqua dopo i pasti, per far questo serve l’acqua e servono i pasti.
Un’altra cosa è che tanta gente non avrà mai accesso a questi farmaci, e tutti
sappiamo che quando una persona è malata, quando ci sono – per esempio –
episodi di diarrea, è molto importante lottare contro questi sintomi al fine di
migliorare la qualità della vita. Per queste persone, ogni giorno guadagnato
alla morte è un giorno che può servire ad aiutare la famiglia a prepararsi. E’
molto importante pensare all’Aids non solo nei termini della malattia
dell’individuo, quanto sull’effetto che la morte della persona, come la morte
di altre persone ancora nella stessa famiglia, può avere sulla famiglia stessa
e sulla comunità di appartenenza. Ci sono famiglie intere di cui oggi gli
adulti sono morti; rimangono gli anziani con tantissimi bambini. Come potranno
fare, questi, per produrre il cibo di cui hanno bisogno per vivere? Ci
incontriamo con un problema drammatico a livello socio-economico.
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LA
GEORGIA TERRA DI DIALOGO TRA CHIESE E RELIGIONI
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Servizio di Ignazio Ingrao -
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Il 16 dicembre del 1942 nel campo di sterminio di
Auschwitz, Grigol P’eradze, archimandrita ortodosso di origine georgiana, si
propone per la camera a gas al posto di un cattolico polacco, padre di
famiglia, salvandogli la vita. E’ solo uno dei numerosi esempi di fraternità
tra cattolici e ortodossi georgiani, descritti dal volume “La Georgia e Roma,
2000 anni di dialogo fra cristiani”, pubblicato dalla Libreria Editrice
Vaticana e presentato a Roma. Non a caso il Papa in occasione del suo viaggio
nella Repubblica Caucasica nel ’99, aveva definito la Georgia un modello di
rispetto e tolleranza verso tutte le religioni. Ascoltiamo in proposito il
parere dell’autore del libro, Nodar Gabasvili, che è stato anche viceministro
degli esteri del suo Paese.
R. – Queste parole del Papa mi sembrano molto importanti,
la storia di ogni paese ha i suoi alti e bassi però nella storia della Georgia
quello che così mi dà orgoglio è il fatto che già nel tredicesimo secolo c’era
tolleranza verso i musulmani che abitavano nella capitale Tbilisi. In Georgia
non vi è stata la repressione di libri. Anch’io sono oppositore della
cosiddetta teoria di scontro tra le civiltà, penso che anche il mio libro dà la
possibilità di capire che tra Chiesa cattolica ed ortodossa ci sono più punti
in comune che di divergenze che sono di origine politica.
Alla presentazione del volume di Gabasvili è intervenuto
il cardinale Achille Silvestrini, già prefetto della Congregazione per le
Chiese Orientali. Gli abbiamo chiesto qual è la situazione del dialogo
ecumenico e della libertà religiosa nelle repubbliche caucasiche dopo i viaggi
del Papa in Georgia, Armenia e Kazakhistan.
R. -
Più che positiva, perché c’è una tradizione di vivere insieme tra cattolici, ortodossi
e musulmani che si vide, ad esempio, quando il Papa andò in Azerbaijan dove
c’erano le tre comunità: ebrei, ortodossi e musulmani che andarono insieme a
salutare il Papa. Poi il Caucaso, come è stato detto qui, ha proprio questa
tradizione di rispetto, di collaborazione fra tradizioni diverso. Io credo che
la Georgia poi in questo contesto rappresenta un Paese che adesso sta risorgendo,
che domani, avrà un significato nell’Europa, quindi secondo me, è una regione
propizia a questa collaborazione fra cristiani e anche dei cristiani con i
musulmani.
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25 giugno 2003
UNA
PANORAMICA SULLE DIFFICOLTÁ E LE RISORSE DELLA CHIESA NEGLI USA.
SI È
CONCLUSA A ST. LOUIS L’ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEGLI
STATI UNITI. LA DEFINIZIONE DELL’IDENTITÁ DEI SACERDOTI E LE SFIDE
DELLA
CULTURA CONTEMPORANEA FRA I TEMI APPROFONDITI DAI VESCOVI
ST. LOUIS. = È stata un’occasione per una profonda
verifica della situazione della Chiesa negli Stati Uniti e per rilanciare
l’attività pastorale in tutto il Paese. L’Assemblea plenaria della Conferenza
episcopale degli Usa, appena conclusa, non si è tirata indietro dall’affrontare
anche delicate questioni, come quella degli abusi sessuali, affrontata nel
corso di tre delle cinque sessioni svoltesi a porte chiuse. I vescovi hanno
ascoltato i risultati di uno studio sulla natura e l’estensione del fenomeno
nelle diocesi, in vista di un’azione più incisiva per prevenirlo e
contrastarlo. Un’altra giornata di riflessione è stata dedicata
all’approfondimento dell’identità e della spiritualità dei vescovi e dei
sacerdoti, nonché alla formazione dei laici, soprattutto in relazione alle
sfide poste ai cristiani dalla cultura dominante. Sono stati discussi, poi, i
nuovi Direttori nazionali sulla catechesi e sul ministero dei diaconi
permanenti, che sostituiscono i precedenti, risalenti, rispettivamente, al 1979
e al 1984. Nel corso delle due sessioni pubbliche, infine, i presuli
statunitensi hanno approvato i progetti di quattro documenti pastorali
sull’agricoltura, la formazione dei laici ai ministeri ecclesiali, il lavoro
missionario della Chiesa e la collaborazione tra donne e clero
nell’evangelizzazione. (M.D.)
IL CARDINALE ETCHEGARAY, IN UCRAINA PER RICORDARE LA
VISITA DEL PAPA,
SI È RECATO
NELLE ZONE COLPITE DALL’INCIDENTE NUCLEARE DI CHERNOBYL
PER ESPRIMERE LA VICINANZA DEL SANTO PADRE
ALLA SOFFERENZA DELLA POPOLAZIONE
KIEV. =
Il cardinale Roger Etchegaray è in questi giorni in Ucraina per i festeggiamenti
del secondo anniversario della visita di Giovanni Paolo II. L’occasione ha dato
la possibilità al porporato di recarsi a Chernobyl, dove nel 1986 si verificò
il grave incidente nucleare. A pochi chilometri dalla centrale, il cardinale
francese ha visitato anche la cittadina di Pripiat, i cui 45 mila abitanti
furono evacuati in seguito all’esplosione di uno dei reattori della centrale.
Il cardinale ha portato alla popolazione colpita la solidarietà e la vicinanza
del Santo Padre. Il porporato concluderà la sua visita in Ucraina il prossimo
27 giugno. Nel corso delle celebrazioni, iniziate il 23 giugno, il cardinale
Etchegaray ha incontrato il presidente della repubblica, Leonid Kutchma. Oggi è
prevista l’inaugurazione di un monumento dedicato a Giovanni Paolo II. Il Papa
visitò l’Ucraina dal 23 al 27 giugno del 2001 per promuovere la riconciliazione
tra i cattolici e la maggioranza ortodossa della popolazione. (M.A.)
PAROLE DI STIMA PER L’IMPEGNO DEL PAPA IN FAVORE
DELLA PACE SONO STATE ESPRESSE DAL PATRIARCA DI COSTANTINOPOLI BARTOLOMEO I,
INTERVENUTO
AD UNA CONFERENZA PER CELEBRARE I 25 ANNI DI
PONTIFICATO
DI GIOVANNI PAOLO II
ISTANBUL.
= “L’azione del Papa è segnata da una appassionata ricerca della pace e ciò
viene dalla sua fede nelle parole di Gesù”. Provengono dal patriarca ecumenico
di Costantinopoli, Bartolomeo I, queste parole di stima nei confronti di Giovanni
Paolo II. Durante la conferenza “Giovanni Paolo II ed il servizio alla pace”,
promossa dalla Conferenza episcopale turca e dalla nunziatura apostolica in
Turchia per celebrare il 25.mo anno di pontificato di Giovanni Paolo II, Bartolomeo
I ha elogiato l’operato del Santo Padre in favore della pace. “Proprio ora che
il mondo sta conoscendo la guerra ed il terrorismo - ha detto il patriarca - la
testimonianza del Papa permette al mondo di credere che è possibile raggiungere
la pace”. “La sua statura di leader morale e religioso, non solo per i
cattolici, ma per tutti gli uomini e le donne di buona volontà - ha continuato
Bartolomeo I - è radicata in una profonda fede personale e nella convinzione
che questa fede debba essere vissuta in modo che gli altri vedano la verità,
capiscano la giustizia e trovino la pace”. La conferenza, svoltasi la scorsa
settimana nella basilica cattolica del Santo Spirito a Istanbul, ha
rappresentato un momento di avvicinamento tra cattolici e ortodossi. “La
presenza di Bartolomeo I all’incontro - ha affermato il portavoce della
Conferenza episcopale turca, mons. Georges Marovitch – è stato un importante
gesto ecumenico. Era la prima volta che un patriarca parlava nella basilica
cattolica di Istanbul”. (M.A.)
L’ACCOGLIENZA, RAGION D’ESSERE DELLA CHIESA.
L’ARCIVESCOVO DI LECCE,
COSMO
FRANCESCO RUPPI, INTERVIENE SULL’EMERGENZA IMMIGRAZIONE IN ITALIA,
SOTTOLINEANDO LA NECESSITÁ DELLA TUTELA DELLA DIGNITÁ DEI PROFUGHI
CITTÁ DEL VATICANO. = “L’immigrazione è
inarrestabile, e va affrontata coniugando insieme accoglienza e legalità”. Sono
le parole dell’arcivescovo di Lecce, Cosmo Francesco Ruppi, in merito alle
drammatiche vicende che vedono già centinaia di morti nel mar Mediterraneo, fra
coloro che, provenienti dall’Africa settentrionale, cercano di sbarcare in
Italia. Con un articolo pubblicato da “L’Osser-vatore Romano” in data odierna,
il pastore impegnato da anni in prima linea sull’emergenza che ha toccato a
lungo le coste pugliesi e che si è ora spostata verso quelle siciliane, sottolinea
la necessità di un impegno comune e concorde per la soluzione di un problema
che coinvolge persone spesso poverissime e che “meritano – sono le parole del
presule – almeno il rispetto che si deve a tutti gli esseri umani”.
L’arcivescovo, inoltre, nota come non basti semplicemente una legge per fermare
scafisti e immigrati, ma occorra soprattutto portare sviluppo nei luoghi dai
quali partono queste folle di poveri, i quali - aggiunge mons. Ruppi - non lo
fanno per il gusto di evadere, ma solo perché spinti dalla miseria e dalla
disperazione. “Difendere le coste è un dovere – aggiunge l’arcivescovo – e
trattare con gli Stati rivieraschi per la riammissione dei profughi è
necessario, come urgente è rinvenire una politica comunitaria sull’immigrazione,
come è stato ribadito di recente a Salonicco”. I cristiani, dal canto loro,
sono chiamati, secondo il presule, a vedere nel profugo prima di tutto un uomo,
con tutto quello che ne consegue in fatto di dignità e di esigenze, ma anche un
fratello, secondo l’autentico spirito evangelico. “La Chiesa – conclude mons.
Ruppi – continuerà a fare dell’accoglienza la bandiera preferita, la sua ragion
d’essere, nonostante le cannonate verbali che spesso le sono scagliate contro”.
(M.D.)
LA
RADICE COMUNE DELLE TRE RELIGIONI MONOTEISTE, PUNTO DI PARTENZA
PER IL
DIALOGO NEL MEDIO ORIENTE. LO HA RICORDATO IL CARDINALE MCCARRICK, DURANTE LA
VISITA IN IRAN DI UNA DELEGAZIONE STATUNITENSE FORMATA
DA
CRISTIANI, MUSULMANI ED EBREI
WASHINGTON.
= Cristianesimo, ebraismo e islam sono chiamati a dare un contributo decisivo
al raggiungimento della pace nel Medio Oriente. A ribadirlo è stata la
delegazione interreligiosa statunitense che dal 10 al 18 giugno ha ricevuto
l’ospitalità del popolo iraniano. Alla visita ha partecipato il cardinale
arcivescovo di Washington, Theodore McCarrick, che ha invocato una soluzione
duratura per i conflitti che stanno insanguinando la regione. Scopo della
delegazione è stato promuovere le relazioni tra il popolo iraniano e quello
statunitense, nella speranza che l’eredità delle religioni che discendono da
Abramo, diffuse nei due Paesi, costituisca il terreno di incontro per il
dialogo tra le rispettive culture. Durante la sua permanenza nel Paese asiatico
la delegazione è stata ricevuta dal presidente della repubblica, Mohammad
Khatami, e dal presidente del parlamento, Mahdi Karrubi, e ha incontrato
esponenti del mondo religioso, accademico e culturale iraniano. (M.A.)
INAUGURATA
A DUSHANBE, IN TAGIKISTAN, UNA MENSA PER BAMBINI POVERI.
LA STRUTTURA,
APERTA DALLA MISSIONE CATTOLICA,
ACCOGLIERÁ
ANCHE BIMBI MUSULMANI
DUSHANBE.
= Con una festa arricchita da canti in lingua tagika e russa è stata inaugurata
a Dushanbe, capitale del Tagikistan, una mensa per sfamare bambini bisognosi.
L’iniziativa si è svolta alla presenza del nunzio apostolico in Asia centrale,
mons. Jozef Wesolowski e del superiore della “missio sui iuris”, padre Carlos
Avila. La struttura si reggerà grazie al contributo della missione e all’opera
di giovani volontari della parrocchia di S. Giuseppe a Dushambe. Ad usufruire
del servizio reso dalla comunità cattolica saranno per metà bambini cattolici e
per metà bambini musulmani. “Naturalmente la mensa non può soddisfare le immense
necessità della regione, ma rappresenta il piccolo contributo che possiamo dare”,
spiega all’Agenzia Fides Sergei Kviatkovsky, portavoce della missione. La
mensa, per ora, sarà aperta tre giorni alla settimana, ma non si esclude che in
futuro possa operare a regime quotidiano, se le condizioni economiche e le risorse
umane lo permetteranno. La “missio sui iuris” in Tagikistan, eretta nel 1997,
cura i 245 fedeli cattolici che vivono nel paese asiatico, che conta circa 6
milioni di abitanti, in maggioranza musulmani. (M.D.)
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25 giugno 2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq, durante un sanguinoso scontro a fuoco, 6 soldati
britannici ed almeno 4 iracheni sono morti ieri nei pressi di Al Amarah, nel
Sud del Paese. A causa di questo grave episodio di violenza, Londra potrebbe
decidere di inviare nuovi rinforzi militari nel Golfo Persico. E’ quanto ha
indicato il ministro della difesa inglese, Geoff Hoon, in un’intervista
rilasciata alla Bbc. Nel Paese arabo, intanto, continuano gli attentati agli
oleodotti. A riportare la notizia di un nuovo sabotaggio, avvenuto oggi a 250
chilometri a Nord Ovest da Baghdad, è l’emittente araba al Jazeera che cita
fonti del ministero del petrolio. Il servizio di Paolo Mastrolilli.
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L’attacco
principale è avvenuto nella città di Al Majar al Kabir, 180 miglia a sud della
capitale, ed è costata la vita a sei soldati britannici che stavano addestrando
le forze di polizia locali. Nella stessa città una pattuglia è stata aggredita
e un uomo è rimasto ferito. Truppe di terra ed elicotteri sono intervenuti in
soccorso dei reparti colpiti, ma gli assalitori li hanno presi di mira, ferendo
altri sette militari inglesi. Il capo del Pentagono, Rumsfeld, commentando
questi scontri e gli altri avvenuti nel centro nord con i soldati americani ha
detto che i responsabili della guerriglia non riusciranno a deragliare i piani
di Washington, così come non erano riusciti ad impedire la conquista di
Baghdad. La resistenza alle forze di occupazione però si sta facendo sempre più
intensa e sanguinosa e questo fa sospettare che sia organizzata a livello
nazionale. Secondo fonti britanniche, intanto, a Baghdad è stato arrestato l’ex
ministro dell’informazione Mohammed Al Sahhaf. Bush, ricevendo il collega
pakistano Musharraf, ha detto che la cattura di Saddam Hussein ed Osama Bin
Laden è solo una questione di tempo.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Trasferiamoci a Londra, dove ieri è iniziata la storica
visita, della durata di quattro giorni, del presidente russo Vladimir Putin in
Gran Bretagna. Durante il banchetto offerto ieri in suo onore a Buckingham
Palace dalla regina Elisabetta, Putin ha espresso le proprie condoglianze per
l'uccisione, in Iraq, di sei soldati britannici. Il programma della visita
prevede oggi l’arrivo del presidente russo in Scozia per inaugurare una
conferenza sull'energia ed incontrare un gruppo di uomini d’affari britannici.
Nella giornata di domani Putin si incontrerà con il primo ministro britannico
Tony Blair. La normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi dopo i recenti
contrasti sul conflitto in Iraq, sarà uno dei temi principali di questo storico
incontro.
Alla vigilia del summit di oggi a Washington con il
presidente americano, George Bush, il presidente della Commissione europea,
Romano Prodi, si è detto “stupito” per le recenti dichiarazioni del capo di
Stato americano sugli organismi geneticamente modificati (Ogm). “Basandosi su
timori infondati e non scientifici – ha dichiarato il presidente americano –
diversi Paesi europei bloccano le importazioni dei prodotti biotecnologici e
contribuiscono così ad affamare l’Africa”. Bush ha quindi invitato l’Unione
europea a porre fine alla moratoria che blocca in particolare l’import
agro-alimentare dagli Stati Uniti, principali produttori mondiali di Ogm.
Nei pressi della città di Beit Hanoun, nella Striscia di
Gaza, i soldati israeliani hanno ucciso, stamani, due palestinesi. Lo riportano
testimonianze palestinesi e la radio israeliana secondo la quale i due sono
morti durante uno scontro a fuoco nei pressi del posto di blocco di Erez.
Vengono comunque confermate le notizie su un possibile accordo, nei prossimi
giorni, tra l'Autorità palestinese ed il movimento islamico Hamas per avviare,
con Israele, una tregua di tre mesi.
Nuova fiammata nelle indagini sul terrorismo islamico a Milano. Ieri i
militari del nucleo regionale di polizia tributaria della guardia di finanza
hanno arrestato, tra la Lombardia e la
Liguria, sei presunti fiancheggiatori del gruppo salafita per la predicazione e
il combattimento. Tra le persone finite in carcere c’è anche l'Imam della
moschea di Gallarate, già al centro della prima inchiesta milanese sulla
cellula vicina ad Al Qaeda. I particolari nel servizio di Fabio Brenna:
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L’uomo, secondo gli investigatori, ricopriva un ruolo
centrale nel traffico di documenti falsi che venivano utilizzati per
regolarizzare extra comunitari clandestini. Una settima persona, un tunisino, è
ancora latitante, mentre altre sette persone risultano indagate. Tutti e 14
sarebbero componenti di una cellula terrorista, collegabile alla rete di Osama
Bin Laden, ed uno degli arrestati è inserito nella lista dei terroristi redatta
dal dipartimento del tesoro statunitense. Il ruolo principale di questo gruppo
sarebbe stato quello di reperire finanziamenti e copertura clandestini attraverso
false fatturazioni e la contraffazione di documenti. Intercettazioni telefoniche
proverebbero contatti con Ramzi Bin Alshiba, arrestato in Pakistan, e
considerato dalle autorità statunitensi il ventesimo kamikaze delle Torri
Gemelle. Ma la cellula lombarda avrebbe avuto anche contatti con organizzazioni
analoghe, attive nel Medio Oriente, ma anche in Europa e Stati Uniti.
Da Milano, per Radio Vaticana, Fabio Brenna.
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Non sembra chiarirsi il mistero della nave Baltic Sky,
carica di 680 tonnellate di esplosivo, fermata domenica scorsa dai militari
greci nei pressi delle coste occidentali elleniche. Se per la Tunisia ed il
Sudan, dove la nave era ufficialmente diretta, il carico era perfettamente
legale e destinato ad usi civili, molti dubbi permangono sulle finalità di
questo trasporto. “Le autorità elleniche hanno intercettato e abbordato la nave
perché era entrata nelle acque greche con un carico pericoloso violando il
diritto del mare”, ha spiegato il portavoce del governo greco, Christos
Protopapas.
Spostiamoci in Liberia, dove è stata già violata la
fragile tregua tra i ribelli e le forze governative. I miliziani hanno
attaccato postazioni dell’esercito liberiano a Plumkor, a 30 chilometri dalla
capitale Monrovia. Sul fronte politico, è sempre più in bilico l’accordo su un
esecutivo di transizione, dal quale verrebbe escluso il presidente Taylor.
Restiamo in Africa dove, nel Nord Uganda, il sedicente
esercito di resistenza del signore (Lra) ha sequestrato almeno 200 persone. Tra
queste ci sono un’ottantina di studentesse della scuola cattolica femminile
superiore di Rwara, a circa 280 chilometri dalla capitale Kampala. Durante il
grave episodio di violenza sono stati malmenati due missionari. Ascoltiamo, in
proposito, il servizio di Giulio Albanese:
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Il sequestro è avvenuto nella tarda serata di lunedì, nella scuola
cattolica denominata Lwala Girls Senior Secondary School, dove 80 ragazze sono
state costrette a seguire i ribelli, i quali successivamente hanno razziato i
villaggi circostanti, rapendo altre 120 persone, soprattutto giovani e donne.
Anche un missionario olandese, 70.enne, della locale parrocchia affidata ai
missionari di Mill Hill, è stato coinvolto nel raid, subendo delle percosse
assieme ad un altro sacerdote diocesano locale. Intanto, mons. Erasmus
Desiderius Wandera, vescovo di Soroti, ha lanciato ieri sera un appello alla
pacificazione: “Sono molto preoccupato – ha detto – e prego il Signore, perché
fermi questa assurda spirale di violenza”.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Voliamo oltre Oceano e precisamente in Colombia, dove si
riaccende, purtroppo, la violenza: 12 soldati e 3 ribelli sono rimasti uccisi,
ieri , nel corso di sanguinosi scontri scoppiati tra l’esercito ed i
guerriglieri delle Farc, nel Sud del distretto di Bolivar. I soldati sono morti
in seguito all’esplosione di alcune mine.
Trasferiamoci infine in Finlandia, dove il 48.enne Matti
Vanhanen, vicepresidente del partito di Centro e uscente ministro della difesa,
si è insediato, ieri, alla testa del governo scandinavo. Dal parlamento
Vanhanen ha ottenuto 109 voti favorevoli e 67 contrari ed il presidente
dell'Assemblea, come vuole la tradizione, si e' astenuto.
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