RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 175 - Testo della
Trasmissione di martedì 24 giugno 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Proseguono in Medio Oriente le operazioni di rastrellamento israeliani. Sabato l’arrivo del Consigliere per la sicurezza americano, Condoleeza Rice, per rilanciare il processo di pace.
Ultimo appello del mullah Omar, leader dell’ex regime talebano in Afghanistan: ‘Sacrificatevi per liberare il Paese’.
Un nuovo accordo tra India e Cina rilancia le relazioni tra i due colossi dell’Asia.
24 giugno 2003
INAUGURATO DAL PAPA IL BUSTO
MARMOREO DI PAOLO VI
NELL’ATRIO
DELL’AULA DELLE UDIENZE
- Con
noi, lo scultore Floriano Boldini -
Dinanzi
a una folta presenza di cardinali, sacerdoti, religiose e laici, tra cui il
senatore Giulio Andreotti, questa mattina Giovanni Paolo II nell’atrio
dell’aula Paolo VI, ha inaugurato e benedetto il busto marmoreo del Servo di
Dio, Papa Montini. L’opera è stata realizzata dallo scultore Floriano Boldini,
in occasione del 40.mo anniversario dell’elezione al pontificato di Papa Paolo
VI e nel 25.mo della sua morte, avvenuta il 6 agosto 1978. Il servizio è di
Dorotea Gambardella.
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“Preghiamo
il Signore perché conceda al suo Servo fedele la meritata ricompensa; preghiamo
inoltre perché anche noi – come lui – possiamo operare instancabilmente per il
Regno di Dio; ci aiuti Maria, che al termine del Concilio Vaticano II Paolo VI
proclamò ‘Madre della Chiesa’”.
Così
Giovanni Paolo II rivolgendosi a quanti, questa mattina, sono intervenuti
nell’Aula Paolo VI per l’inaugurazione del busto marmoreo raffigurante Papa
Montini. Scolpita da Floriano Boldini l’opera, come detto ai nostri microfoni
dallo stesso artista, racchiude lo spirito di un Papa profondamente umile nel
suo approccio con le persone.
R. – Il
busto è una scultura abbastanza legata al carattere di Paolo VI; anche la frase
che lui dice: ‘Non voglio monumenti’, è stata fatta a ricordo della sua opera,
ossia della costruzione dell’Aula Nervi voluta intensamente. Però, non è né
retorico né encomiastico. E’ una scultura piena di poesia e di spiritualità.
Non ho voluto dare somma importanza al gesto, ma un gesto poetico, una mano
verso la gente che entra e l’altra mostra la croce che è in acciaio: importante
è l’acciaio. Prima di tutto, perché le alte colonne di Nervi sono in acciaio, e
poi perché l’acciaio è una qualità molto forte del metallo.
D. –
Lei ha realizzato altre raffigurazioni di questo Papa. Quali sono le differenze
tra esse?
R. –
Una che ho fatto per me stesso, come grande ritratto ad un grande personaggio
che è quella che ho fatto di legno, la prima, che è nei Musei Vaticani; poi, la
seconda, è quella del Sacro Monte di Varese, poi c’è quella nel Duomo di
Milano, sulla parete di fianco all’altare. Questa è come un uomo che ama una
cosa ed è nella sua cosa che lui è armato, mentre le altre sono portate in
situazioni diverse.
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IN UDIENZA DAL PAPA, FRA’
ANDREW BERTIE, PRINCIPE E GRAN MAESTRO
DEL SOVRANO MILITARE ORDINE DI MALTA, ACCOMPAGNATO DAL SEGUITO
- Servizio di Roberta Gisotti -
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Difesa della fede e servizio ai sofferenti: questa la
missione dell’Ordine di Malta, che oggi si propaga attraverso l’opera di 10
mila membri, cavalieri e dame, per lo più laici, votati all’esercizio della
virtù e della carità cristiana, insieme ad alcuni frati professi, coadiuvati da
80 mila volontari impegnati per massima parte nei Corpi di soccorso e nei
Servizi di ambulanza e da 11 mila dipendenti, molti dei quali medici e
paramedici.
Tra i più antichi Ordini religiosi cattolici, affonda le
sue origini in un una comunità monastica intitolata a San Giovanni Battista,
sorta a Gerusalemme intorno all’anno 1050 per offrire assistenza ai pellegrini
di ogni fede e razza in Terra Santa. Nel 1113 arrivò poi il riconoscimento di
Papa Pasquale II e dopo alterne vicende l’Ordine si stabilì a Malta, da cui
prese il nome, fin quando nel 1798 fu costretto da Napoleone Bonaparte ad
abbandonare l’Isola, emigrando in varie città italiane per poi giungere a Roma
nel 1834, dove gode di extraterritorialità nelle due sedi di Palazzo di Malta e
Villa Malta. Ordine militare, di cui oggi mantiene solo la tradizione e Ordine
cavalleresco, cui si accede oggi non più tramite famiglie cavalleresche e
nobili ma per meriti acquisiti nei confronti della Chiesa e dell’Ordine.
Ente di diritto internazionale, riconosciuto dall’Onu, è
presente direttamente in 54 Paesi ed opera in 110 nel campo dell’assistenza
sanitaria: gestisce ospedali, presidi medici, istituti per anziani e disabili,
centri per i malati terminali, dirige reparti di volontari nei servizi sociali,
di pronto soccorso e prima emergenza, è in prima linea nell’offrire aiuto nei
casi di calamità naturali e nei conflitti armati. L’Ordine ha un governo
presieduto dal Gran Maestro, eletto a vita dal Sovrano Consiglio tra i
cavalieri professi, ha una magistratura indipendente, rapporti diplomatici con
92 Stati, rilascia passaporti, emette francobolli e batte moneta.
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Nel
corso della mattinata, il Santo Padre ha ricevuto tre vescovi della Conferenza
Episcopale dell’India, in visita “ad Limina”.
Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Libia
l’arcivescovo spagnolo mons. Félix del Blanco Prieto, attuale nunzio apostolico
in Malta.
Il Pontefice ha inoltre nominato nunzio apostolico in
Timor Orientale l’arcivescovo italiano mons. Renzo Fratini, attuale nunzio
apostolico in Indonesia.
LA BELLEZZA SENZA TEMPO DEI
CAPOLAVORI DEI MUSEI VATICANI
SBARCA SU INTERNET. PRESENTATO OGGI
IN SALA STAMPA VATICANA IL NUOVO SITO WEB.
INTERVISTA CON FRANCESCO BURANELLI
- Servizio di Paolo Ondarza -
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(musica)
I tesori dei Musei Vaticani varcano la soglia telematica
di internet. Da oggi i navigatori, più o meno esperti della rete, potranno
usufruire di un ampio spazio di oltre 3200 pagine convenzionali di testo, 800 elementi
grafici, 165 immagini ad alta risoluzione, per conoscere ed accedere alla
complessa realtà di queste collezioni d’arte che hanno ormai cinque secoli di
vita e che ogni anno sono meta di oltre tre milioni di visitatori. Un lavoro
che risponde pienamente alla funzione indicata dal Santo Padre in occasione
dell’inaugurazione del nuovo ingresso dei Musei Vaticani: “Esprimere la
rinnovata volontà della Chiesa di dialogare con l’umanità nel segno dell’arte e
della cultura, ponendo a disposizione di tutti il patrimonio affidatole dalla
storia”.
Le più moderne
tecnologie del settore, adoperate per la realizzazione del portale, hanno
contribuito alla creazione di uno strumento di agile consultazione ma, al tempo
stesso, scientificamente e didatticamente valido, che può essere posto sullo
stesso piano di quelli elaborati dalle altre grandi istituzioni mussali. Per
fornire una esauriente descrizione storico artistica che fosse al tempo stesso
didatticamente valida, per capolavori universalmente riconosciuti ci si è
avvalsi di sofisticate elaborazioni grafiche, anche tridimensionali, grazie a
cui è possibile passare con immediatezza e facilità da una sezione all’altra.
Di grande utilità è la possibilità di un immediato rimando ai testi biblici,
gli stessi che ispirarono il pennello e lo scalpello dei grandi maestri del
passato.
Il sito web è stato presentato
stamani nella Sala Stampa Vaticana alla presenza tra gli altri del cardinale
Edmund Casimir Szoka presidente del Governatorato dello Stato della Città del
Vaticano; di mons. Claudio Maria Celli, segretario dell’Amministrazione del
Patrimonio della Sede Apostolica, e del dott. Francesco Buranelli, direttore
dei Musei dello Stato della Città del Vaticano. A lui chiediamo informazioni
sul nuovo portale.
R. - Si potranno fare delle visite
virtuali in ben 5 lingue. Non solo in italiano ma anche in inglese, francese,
tedesco e spagnolo; sarà quindi facilmente accessibile da qualunque persona, di
qualunque età, cultura, lingua e anche religione.
D. – La struttura del sito
prenderà in esame tutte le varie sezioni dei Musei?
R. – La struttura del sito
permetterà al visitatore virtuale di avere tutte le nozioni più importanti per
accedere alle collezioni. I Musei Vaticani hanno nel proprio percorso di visita
uno dei settori più importanti del Palazzo Apostolico: la Cappella Nicolina
affrescata dal Beato Angelico, l’appartamento Borgia decorato da Pinturicchio,
le Stanze dipinte da Raffaello e naturalmente la Cappella Sistina con gli
affreschi sia dei maestri umbro-toscani del ‘400 che di Michelangelo.
D. – Dott. Buranelli a conclusione
di questa fatica, qual è il suo commento?
R. – Un commento spero di
ascoltarlo presto da chi navigherà in internet. Da parte mia non posso che rivolgere
un invito a visitarlo, non appena disponibile sulla rete dal sito
www.vatican.va, e a farci giungere presto i commenti. Non me la sento di
esprimere un mio giudizio, sarebbe troppo di parte.
(musica)
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La prima pagina si apre
con la situazione in Medio Oriente: Hamas più vicina ad una tregua, ma Israele
chiede il disarmo completo.
Sempre in prima, riguardo
all’Iraq, le Nazioni Unite hanno formulato un nuovo appello per sollecitare l’invio
di aiuti alimentari.
Nelle vaticane, le parole di
Giovanni Paolo II in occasione della benedizione e dell’inaugurazione, in
Vaticano, del busto marmoreo di Paolo VI, a 40 anni dall’elezione alla Cattedra
di Pietro e a 25 dalla morte.
Gli
articoli di Thomas Norris e di Enrico Dal Covolo dedicati all’Enciclica
“Ecclesia de Eucharistia”.
Nelle pagine estere,
l’intervento della Santa Sede alla 91.ma Conferenza internazionale del
Lavoro.
Cina-India: firmati nove
accordi di cooperazione.
Nella pagina culturale, un
articolo di Franco Pelliccioni sulle imprese di Roald Amundsen a 75 anni dalla
morte.
Per la rubrica
dell’“Osservatore Libri”, un approfondito contributo di Angelo Marchesi sul
“Preludio alla teologia” di Klaus Hemmerle, edito da Città Nuova.
Nelle pagine italiane, in primo
piano sempre il tema dell’immigrazione. Al riguardo “il parere di un Pastore
impegnato in prima linea”, l’arcivescovo di Lecce, Cosmo Francesco Ruppi: “La
Chiesa continuerà a fare dell’accoglienza la sua ragion d'essere”.
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24 giugno 2003
SI AGGRAVA LA SITUAZIONE UMANITARIA IN IRAQ:
L’ONU
INVOCA ALTRI AIUTI PER LE NECESSITA’ URGENTI DELLA POPOLAZIONE
- La
testimonianza del nunzio apostolico a Baghdad, mons. Fernando Filoni -
La Casa Bianca non smentisce:
il bombardamento della settimana scorsa su un convoglio iracheno al confine con
la Siria mirava probabilmente a bloccare la fuga di Saddam Hussein. Ma solo gli
esami del Dna delle vittime, già iniziati, potranno dire se tra loro si trovi
anche l’ex dittatore. In Iraq, intanto, si aggrava la situazione sul fronte
umanitario: Louise Frechette, vicesegretario generale dell’Onu, ha lanciato
ieri un appello per l’aumento degli aiuti. Da New York, Paolo Mastrolilli:
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Molte previsioni riguardo alle conseguenze umanitarie della
guerra in Iraq non si sono realizzate, ma il conflitto ha provocato comunque
una serie di urgenti esigenze. Lo ha detto ieri il vice segretario generale
dell’Onu, Louise Frechette, lanciando al Palazzo di Vetro un appello per
l’aumento degli aiuti. A marzo, le Nazioni Unite avevano chiesto due miliardi e
200 milioni di dollari per gestire le operazioni di soccorso fino alla fine
dell’anno, ma ora il totale è salito di altri 259 milioni, soprattutto a causa
dei saccheggi e della distruzione di molte strutture pubbliche. Oggi l’Onu
ospiterà una nuova riunione per discutere le esigenze con i potenziali
donatori. La Frechette ha detto che il Palazzo di Vetro spera di completare la
fase dell’assistenza umanitaria entro la fine dell’anno, ma per raggiungere questo
obiettivo è necessario che l’autorità provvisoria delle forze occupanti riesca
a ristabilire le istituzioni locali affinché possano occuparsi della popolazione.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Ma a livello umanitario quali
sono le maggiori necessità per la popolazione irachena? Roberto Piermarini lo
ha chiesto al nunzio apostolico a Baghdad, mons. Fernando Filoni:
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R. – Il problema maggiore per la gente è costituito dalla
mancanza di lavoro perché gli uffici ancora non sono aperti, ovviamente le
industrie e le fabbriche e la maggior parte dei commerci non lavorano bene
oppure sono inesistenti. Quindi, il primo problema per la gente è il lavoro e
quindi anche la responsabilità di dover mantenere la famiglia perché, non
essendoci entrate, hanno questa necessità di avere quanto prima la possibilità
di lavorare. Il secondo è costituito dalla sicurezza, che in certi momenti
diventa anche il primo perché senza la sicurezza la gente non riesce ad uscire
di casa, non riesce a muoversi, e poi ci sono i problemi relativi
all’elettricità, perché viene distribuita ancora a singhiozzi. Ci sono momenti
durante la giornata, durante la notte, in cui viene interrotta e poi insieme
all’elettricità anche la distribuzione dell’acqua. L’acqua dipende anche dalla
mancanza di elettricità perché non può salire nei piani alti delle case e
quindi le parti alte non riescono ad approvvigionarsi di acqua.
D. – Sono arrivati i primi aiuti umanitari dopo la fine
della guerra?
R. – Sì, sono arrivati molti aiuti umanitari, sia
governativi, sia intergovernativi, sia di organizzazioni di volontariato e in
questo momento sono in distribuzione in varie parti della città. Noi
utilizziamo soprattutto le diocesi e le parrocchie di modo tale che possiamo
raggiungere il più possibile quelle famiglie che hanno bisogno di generi di
prima necessità. Distribuiamo anche piccole somme di denaro per affrontare
tutte quelle altre spese che non sono certamente connesse con generi alimentari
oppure con aiuti di assistenza sanitaria.
D. – La Chiesa ha ripreso la sua vita pastorale?
R. – Sì, la
Chiesa ha ripreso la sua vita pastorale normalmente. Ci sono zone dove praticamente
la guerra, come nel nord dell’Iraq, nella zona del Kurdistan, non ha prodotto
grandi guasti, quindi lì tutto si è svolto senza grandi difficoltà. In altri
posti va avanti quasi normalmente, come per esempio a Mossul, dove già funziona
la municipalità, e lì ho visto una situazione abbastanza buona rispetto a
Baghdad. Nella capitale diciamo un po’ meno, però a livello di attività
parrocchiale questo si svolge normalmente e anzi, adesso le religiose si
portano nei villaggi soprattutto del nord, dove durante questo periodo
cominciano i corsi di catechismo finita la scuola.
D. – Lei prima parlava di sicurezza, mons. Filoni, ma le
azioni dei gruppi di resistenza possono creare problemi alle forze americane?
R. – Creano già dei problemi. Ma creano problemi anche
alla popolazione, da questo punto di vista, sia tutta la società che tutta la
realtà attuale, sia quella militare degli americani che quella della gente,
perché vengono colpiti centrali elettriche, distribuzioni di energia elettrica,
anche di acqua. Da questo punto di vista anche la popolazione ne soffre.
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LA TRAGICA SITUAZIONE DEI BAMBINI AFRICANI, TRA
MALNUTRIZIONE E MALATTIE.
UN
CONCRETO AIUTO DALLE SUORE OBLATE DEL SACRO CUORE DI GESU’
-
Intervista con suor Marisa Mazzeo -
Essere accanto ai bambini poveri e denutriti dell’Africa
per offrire loro non solo cibo ma anche valori umani che permettano loro di
svilupparsi come persone. Questo il carisma delle Suore Oblate del Sacro Cuore
di Gesù che, in Africa, hanno il sostegno dell’Associazione Let Me Live,
nata nel ’98 per la difesa e l’assistenza dei bambini abbandonati. Ma qual è la
situazione in Guinea Bissau? Sentiamo, al microfono di Giorgia Blandino, la
testimonianza di suor Marisa Mazzeo, da quattro anni missionaria in questo
piccolo Paese africano, dove i cristiani sono circa il 15 per cento della
popolazione, in maggioranza musulmana e animista.:
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R. – E’ una situazione deprimente: non c’è lavoro, non c’è
studio, non c’è forma stabile di governo. C’è stata una guerra nel ’98 ma il
governo che ne è venuto fuori non ha portato delle riforme tali da dare dignità
alle persone.
D. – Quali difficoltà aveva incontrato in queste missioni?
R. – L’impatto con la cultura locale, che cerca di
risolvere il problema immediato, cioè se ha bisogno di mangiare vuole il riso
in quel momento, la medicina in quel momento e poi il domani, si vedrà! Invece,
si cerca di spiegare e di far crescere, perché responsabilmente assumano il
problema, possano andare avanti e cercare un auto-sviluppo.
D. – Chi vi aiuta nella vostra missione?
R. – Noi siamo soltanto in sette e sono sempre i locali
che cerchiamo di formare perché collaborino. Abbiamo ragazze per l’assistenza
quotidiana dei bambini, si cerca di formare chi ha un titolo di studio.
D. – Può raccontarci una giornata tipo?
R. – Nel campo scolastico Andame, cioè a 14 km dalla
città, questi bambini arrivano con un mezzo che percorre una strada
dissestatissima e quindi per prima cosa bisogna accoglierli per vedere se sono
arrivati tutti bene. Poi c’è chi va a comprare la merenda, che consiste nel
comprare il pane; va con la bicicletta, percorre questi chilometri, e si
procura questo pane che si dà con lo zucchero e con dei succhi che si producono
con la frutta locale. Quindi, si fanno sedere, si puliscono e poi si cominciano
le prime attività. Stanno con noi fino alle due e mezza, quando riprendono il
mezzo e ritornano a casa.
D. – Riuscite a far fronte alle esigenze?
R. – In genere, riusciamo a far fronte con le offerte dei
benefattori, ma non sempre ce la facciamo, perché dobbiamo pagare tra l’altro
anche il sussidio agli insegnanti, in quanto lo Stato quest’anno non ha
funzionato affatto. Quando possiamo, facciamo delle richieste, per esempio per
i denutriti aiuta il Pam, la Caritas ... E’ possibile aiutarci sul conto
corrente postale intestato a: Istituto delle Suore Oblate del Sacro Cuore di
Gesù – Missioni, n. 27117043.
D. – C’è un’esperienza particolare?
R. – Noi abbiamo anche delle famiglie presso un
catechistato di Loraine. Questa famiglia ha tre bambini; l’ultimo, di due anni,
è caduto nella pentola dell’acqua è si è scottato: per cui sono dovuti andare a
Bissau, è stato accompagnato dalla suora, e in quei giorni c’era sciopero. Sono
andati al banco del sangue, il banco del sangue non ha concesso l’apertura,
sono andati presso cliniche private, non hanno avuto il sangue. Conclusione: il
bambino è morto. Questi sono casi gravissimi. Altri casi, ricordo di due
gemellini, uno era morto, l’altro era di pochissimi chili, Georges, portato
continuamente presso il centro dei denutriti, adesso è un bambino di quattro
anni e quando lo vedo in missione vedo quegli occhi che dicevano: ‘Io voglio
vivere!’.
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24 giugno 2003
“GESU’ CRISTO
GUARISCE E RICONCILIA – LA NOSTRA TESTIMONIANZA IN EUROPA”
IL TEMA AL CENTRO DELLA 12.MA ASSEMBLEA DELLA KEK
L’ORGANISMO
CHE RIUNISCE 126 CHIESE D’EUROPA DI TRADIZIONE
ORTODOSSA, PROTESTANTE
E ANGLICANA. SI RIUNIRA’ IN NORVEGIA DAL 26 GIUGNO
AL 2 LUGLIO PROSSIMI
GINEVRA. = E’ incentrata sulla
testimonianza dei cristiani in Europa, la 12.ma Assemblea della Conferenza
delle Chiese Europee (KEK) che si aprirà giovedì prossimo a Trondheim, in
Norvegia. Sono attese oltre 700 persone
da tutti i Paesi europei, in rappresentanza delle 126 Chiese di tradizione
ortodossa, protestante, anglicana che aderiscono a questo organismo ecumenico
nato alla fine degli anni cinquanta. Non mancherà una rappresentanza della
Chiesa cattolica e di altri organismi ecumenici. Tema della Conferenza: “Gesù
Cristo guarisce e riconcilia – La nostra testimonianza in Europa”. L’apertura
dell’incontro avrà luogo nella cattedrale di Trondheim, giovedì mattina.
Predicatore: il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, primo tra
pari delle Chiese ortodosse. Sarà
presente anche il re di Norvegia Harald, e il primo ministro Kjell Magne
Bondevik. 15 saranno gli incontri tematici: sui processi di pace e
riconciliazione in Europa, globalizzazione, sviluppo sostenibile, testimonianza
e missione, bioetica, biotecnologia, Aids, dialogo con l’islam. Venerdì e sabato prossimo i lavori
dell’Assemblea proseguiranno in 4 sezioni incentrate su: solidarietà, processo
di integrazione Europea, testimonianza nella società, fraternità tra le Chiese.
Tre saranno le sessioni plenarie speciali: sulla Carta ecumenica, i giovani,
l’Europa e il suo futuro. Numerosi gli incontri di preghiera secondo i riti
delle diverse Chiese. L’assemblea si concluderà nella cattedrale con la predica
dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, Primate della Chiesa
d’Inghilterra e presidente della Comunione anglicana mondiale. (C.C.).
UN’ALTRA NOTTE ALL’ADDIACCIO PER
MIGLIAIA DI BAMBINI A GULU, IN UGANDA.
ANCHE
L’ARCIVESCOVO SCENDE A DORMIRE IN STRADA IN SEGNO DI SOLIDARIETÁ.
LA
POPOLAZIONE TEME I RAPIMENTI PERPETRATI DAI GUERRIGLIERI
GULU. =
Per la seconda sera consecutiva anche l’arcivescovo di Gulu, in Uganda, ha
deciso di condividere la notte all’addiaccio con il suo popolo, nei pressi
della stazione delle corriere della città. “Non posso stare tranquillo nella
mia residenza episcopale – afferma mons. John Baptist Odama -, mentre ogni
giorno all’imbrunire migliaia di bambini affollano la città, dormendo
all’aperto in condizioni miserrime per paura di essere sequestrati dai
ribelli”. L’arcivescovo stima che ogni sera circa 20 mila bambini arrivino a
Gulu per trascorrere la notte al riparo dal rischio di essere catturati dai
ribelli dell’Esercito di resistenza del signore (Lra), presente nelle regioni
settentrionali dell’Uganda. Le missioni cattoliche e altri centri urbani del
nord del Paese si riempiono ogni notte di persone, costrette a percorrere
chilometri giungendo dalla campagna. Con tutta probabilità il doloroso esodo si
ripeterà, purtroppo, anche questa sera. (M.D.)
OLTRE 4 MILA CATTOLICI PREGANO IN
COREA PER LA RICONCILIAZIONE FRA SUD E NORD.
IL
MESSAGGIO DELLA CHIESA: “OCCORRE CURARE LE FERITE DELLA DIVISIONE
ATTRAVERSO
IL PERDONO E LA TOLLERANZA RECIPROCA”
SEOUL.
= Ha suscitato profonda commozione la celebrazione della Giornata dell’unità e
della riconciliazione del popolo coreano, avvenuta domenica scorsa nel cuore
dell’area smilitarizzata al confine fra Nord e Sud Corea. Oltre 4 mila
cattolici, vescovi, sacerdoti, religiosi, suore e laici del Sud hanno pregato
per tornare ad essere, con i fratelli del nord, un popolo unito. "E'
stata una celebrazione davvero importante, segno di due popoli che si cercano
perché sono un solo popolo. Proprio nel luogo simbolo della frattura esistente
fra le due Coree, il cardinale Stephen
Kim, arcivescovo emerito di Seoul, aveva presieduto una messa solenne, alla
presenza del nunzio apostolico, mons. Giovan Battista Morandini, e di numerosi
vescovi coreani, auspicando che la politica del riavvicinamento inaugurata nel
2000, possa tornare ad essere la linea strategica per le autorità in Corea del
Nord e del Sud. "Occorre eliminare l'animosità e curare le ferite della
divisione attraverso un genuino perdono e una profonda tolleranza gli uni verso
gli altri, per portare riconciliazione e unità in questa travagliata parte del
mondo", ha scritto in un messaggio don Lucas Kim Woon-hoe, presidente
della Commissione per la riconciliazione del popolo coreano che ha promosso la
Giornata. “A tal fine – prosegue il messaggio - abbiamo bisogno di preghiera,
pentimento, perdono incondizionato e pratica dell'amore vicendevole".
(M.D.)
ISOLE MOLUCCHE: LA PACIFICAZIONE
COMPIE NOTEVOLI PASSI AVANTI.
A PIÚ DI
UN ANNO DAGLI ACCORDI DI MALINO, CRISTIANI E MUSULMANI MOSTRANO BUONA VOLONTÁ
NEL DIALOGO.
NON
MANCANO EPISODI CONCRETI DI AIUTO RECIPROCO.
AMBON.
= Le isole Molucche sembrano riprendere a guardare il futuro con fiducia. Dopo
una guerra civile durata tre anni, che ha provocato circa 15 mila morti e 500
mila sfollati, interrotta grazie agli accordi di Malino del febbraio 2002, la
pacificazione compie significativi passi avanti. Lo testimonia la cerimonia di
riconciliazione avvenuta domenica scorsa ad Ambon, capitale dell’arcipelago
situato nell’Indonesia orientale, alla quale hanno partecipato diversi leader
religiosi locali cattolici, protestanti e musulmani, davanti a migliaia di
fedeli. Nel corso della giornata il quartiere cristiano di Ahuru, alla
periferia della città, in passato chiuso ad ogni ingresso esterno, è stato
dichiarato ufficialmente riaperto alla libera circolazione di persone, merci e
mezzi di trasporto. “Il processo di riconciliazione fra cristiani e musulmani
ha fatto passi da gigante – afferma il vescovo di Ambon, mons. Petrus Canisius
Mandagi, all’agenzia Fides – se pensiamo all’intensità della violenza del
passato. La gente si è accorta che la violenza era inutile e immotivata,
danneggiava la vita di ogni giorno, toglieva serenità e comprometteva il futuro
dei giovani, dei bambini, delle famiglie”. Cristiani e musulmani stanno
gradualmente riprendendo a vivere e a lavorare insieme. Quartieri a lungo
separati ravvivano gli scambi culturali e commerciali. I cristiani tornano a
frequentare con fiducia zone musulmane e viceversa. La popolazione prende le
distanze dai gruppi estremisti che hanno reso incandescente per anni questa
terra. Ieri, poi, a Sirimau, nella periferia della capitale, musulmani e
cristiani hanno riparato alcuni luoghi di culto appartenenti alle reciproche
comunità, in segno di riconciliazione. (M.D.)
LA “CARTA DI BOLOGNA”, IL PRIMO
MANIFESTO OPERATIVO PER LA QUALITÀ DEI MEDIA PER L’INFANZIA:
ADOTTA
UN TONO POSITIVO E PUNTA SULLA CREAZIONE DI UNA RETE DI PROFESSIONISTI DEI
MEDIA,
UTENTI,
GENITORI, ASSOCIAZIONI ED ISTITUZIONI.
- A
cura di Stefano Andrini -
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BOLOGNA. = “Nella tutela dei minori una tv di qualità è
più efficace dei bollini”: questo l’argomento al centro di Agorà 2003,
il summit mediterraneo sui media per bambini, promosso a Bologna da Raisat.
Nella sessione conclusiva Adalberto Bardoni, presidente della Commissione per
il riassetto del sistema radiotelevisivo, ha ammesso che gli strumenti
legislativi, che dovrebbero garantire i minori nei confronti della televisione,
sono inadeguati. Ettore Bernabei, presidente della Lux Vide, ha portato la sua
personale testimonianza di produttore. “I codici – ha affermato – sono
positivi, ma non bastano. Occorre ripensare la tv a livello di ideazione”.
Emilio Rossi, presidente del Comitato di controllo tv e minori ha spiegato il
duplice lavoro dell’organismo, che raccoglie le segnalazioni dei singoli utenti
e ha la possibilità di agire di ufficio. Nel corso del Convegno, Gianfranco
Noferi, direttore di Raisat Ragazzi, ha annunciato l’imminente partenza del
progetto “Laboratori”, realizzato in collaborazione con il Forum degli oratori
italiani. L’obiettivo è quello di dislocare sul territorio spazi multimediali
per insegnare ai ragazzi come fare televisione. Al termine del summit è stata
presentata la “Carta di Bologna”, il primo manifesto operativo per la qualità
dei media per l’infanzia, che adotta un tono positivo e punta sulla creazione
di una rete di saperi specialistici diversi: esteri, professionisti dei media,
addetti ai lavori, utenti, genitori e associazioni, società civile ed
istituzioni.
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24 giugno 2003
- A cura di Barbara Castelli -
In primo piano il processo di pace in Medio Oriente, che
sembra vacillare sempre più sotto i colpi della violenza che non accenna a
diminuire nei Territori. Mentre Hamas lancia messaggi di adesione alla proposta
di tregua del premier palestinese Abu Mazen, Isarele non interrompe l’azione
repressiva nei confronti del movimento fondamentalista islamico, considerato il
principale organizzatore degli attentati terroristici anti-israeliani. Nel
corso della notte diverse retate, lanciate in varie località palestinesi in
Cisgiordania, hanno condotto alla cattura di 150 persone sospettate di essere
attive nella Intifada. E’ atteso, intanto, l’arrivo di Condoleeza Rice, il
Consigliere per la Sicurezza americana che sarà nella regione sabato e domenica
prossimi per impartire nuovo slancio alla ‘Road Map’, il processo di pace messo
a punto dal Quartetto Usa,
Unione Europea, Onu e Russia. Graziano Motta:
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Un’operazione
importante quella scattata nella notte a Hebron. Obiettivo? la cattura di
attivisti di Hamas, numerosi nella città dei patriarchi, un centinaio dei quali
sono già stati arrestati. Altri arresti di palestinesi sono stati compiuti in
varie località della Cisgiordania, mentre in Samaria sei studenti di una scuola
rabbinica hanno stabilito un nuovo punto di espansione del loro insediamento,
nei pressi di quello smantellato la settimana scorsa dall’esercito. E viene
annunciato come prossimo il ritiro dei soldati israeliani dalla Striscia di
Gaza e dalla città di Betlemme, dove le responsabilità della sicurezza
passeranno alle forze di polizia palestinesi. Questo il risultato dell’incontro
di ieri sera tra il generale Amos Guilad, e il ministro Mohamed Dahlán. Ancora
un punto da risolvere riguarda il controllo militare del principale asse
stradale di Gaza, che le autorità israeliane vogliono conservare. E a fine
settimana si ritroveranno a Il Cairo i responsabili di Hamas, della Jihad
islamica e di altre organizzazioni palestinesi della rivolta, nel tentativo,
patrocinato sempre dall’Egitto, di stabilire una tregua temporanea e condizionata
nella guerriglia e negli attentati contro Israele.
Per la
Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Gli Stati Uniti aumentano lo stato d’allerta dei
propri militari in Iraq, per prevenire episodi antiamericani e rafforzare la
caccia agli ex leader del regime iracheno, primo tra tutti Saddam Hussein.
L’ultimo attacco alle forze di occupazione, questa mattina nella regione di
Ramadi, a ovest di Baghdad. Nel conflitto a fuoco hanno perso la vita quattro
iracheni, mentre due soldati statunitensi sono rimasti feriti. Il ministero del
petrolio iracheno, intanto, ha deciso di raddoppiare a 6000 il numero delle
guardie armate incaricate di sorvegliare gli oleodotti, a causa dei ripetuti
attacchi contro tali strutture.
Il
mullah Omar, leader dell’ex regime talebano in Afghanistan, avrebbe nominato un
consiglio di 10 membri per organizzare la resistenza contro le truppe straniere
nel Paese. Lo ha rivelato oggi il quotidiano pakistano ‘The News’. In un messaggio
audio, distribuito su nastro ai suoi seguaci, il mullah Omar invita i talebani
a sacrificarsi per cacciare dall’Afghanistan le forze statunitensi, gli altri
eserciti stranieri e il governo “fantoccio” del presidente Hamid Karzai.
Colpita
cellula islamica vicina ad Al Qaeda a Milano, in Italia. Associazione
per delinquere finalizzata al supporto logistico e finanziario al terrorismo
islamico, favoreggiamento all’immigrazione clandestina, ricettazione di
documenti falsi e simulazione di reato: non sono da poco le accuse che pendono
sulla testa di cinque tunisini e un marocchino, arrestati nella notte dalla
guardia di Finanza. Un altro componente del gruppo, di cui non è stata resa
nota l’identità, è ancora latitante, anche se si pensa sia detenuto in Tunisia.
Il premier indiano, Atal Behari Vajpayee, e quello
cinese, Wen Jiabao, hanno firmato a Pechino una dichiarazione di principio che
segna una svolta nelle relazioni tra i due colossi dell’Asia. India e Cina,
infatti, saranno più vicine grazie all’apertura di una strada commerciale che
unisce lo Stato indiano del Sikkim alla regione del Tibet. Il nuovo valico di
frontiera permetterà alle merci di raggiungere il porto di Calcutta. Da New
Delhi, Maria Grazia Coggiola:
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E’
questo uno dei numerosi memorandum, sottoscritti ieri a Pechino, durante
l’incontro tra le delegazioni cinese e indiana. Un incontro storico, che
secondo molti commentatori spiana la strada verso la completa riconciliazione
tra Pechino e New Delhi. Certo, le divergenze sui confini e sul piano politico
- si pensi al Pakistan, fedele alleato cinese - rimangono, ma ora è il business
a fare la parte del leone. Vajpayee e Wen si sono posti come obiettivo di raddoppiare
il volume degli scambi commerciali, nei prossimi due anni, raggiungendo i dieci
miliardi di dollari. L’apertura del nuovo valico di confine indo-cinese ha un
significato importante. Implicitamente la Cina ha così riconosciuto la
sovranità territoriale indiana sul Sikkim, annesso nel 1975. Inoltre, New
Delhi ha accettato di definire la regione autonoma del Tibet come parte del
territorio della Repubblica popolare cinese.
Da New
Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Un’altra visita storica è quella che compie oggi il
presidente russo Putin a Londra. L’ultimo capo di Stato russo a recarsi in Gran
Bretagna fu lo zar Alessandro II nel 1874. Sullo sfondo di questa visita, il
riavvicinamento tra i due Paesi dopo le posizioni contrastanti sulla guerra in
Iraq.
Esprimendo la propria “indignazione” per il sequestro
delle 680 tonnellate di esplosivo trasportato della ‘Baltic Sky’, la nave
intercettata e bloccata domenica dalle autorità greche, il ministro degli
Esteri sudanese, Moustafa Osmane Ismail, ha assicurato oggi che il carico era
destinato “ad uso civile”. L’imbarcazio-ne, salpata dall’Albania, e poi
transitata attraverso Tunisia e Turchia, era, infatti, diretta in Sudan per
consegnare il carico ad una società, che gli investigatori, tuttavia, hanno
scoperto essere inesistente. I sette membri d’equipaggio, cinque ucraini e due
azeri, sono stati fermati con l’accusa di “possesso e trasporto illegale di
materiali esplosivi”, destinati a “terzi per compiere presunti atti illegali”.
Tensione sempre alta in
Liberia. Il ministero della Difesa ha accusato ieri i ribelli del Lurd -
Liberiani Uniti per la Riconciliazione e la Democrazia - di cospirare una vasta
offensiva contro la capitale. Sentiamo Giulio Albanese:
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In un comunicato le autorità militari di Monrovia
affermano che il Movimento armato avrebbe reclutato recentemente oltre 2 mila
combattenti “per la maggior parte sierraleonesi e guineani”, dunque mercenari,
ammassando una grande quantità di armi e munizioni, trasportate alla frontiera
con la Sierra Leone. Il ministero ha avvertito i ribelli che “tutte le
violazioni al ‘cessate il fuoco’ - sottoscritto una settimana fa ad Accra, in
Ghana - potrebbero mettere in pericolo l’intero processo di pace”. L’intesa
siglata il 17 giugno prevede, almeno sulla carta, la messa a punto di un ‘trattato
di pace globale’, in vista della formazione di un governo di transizione, senza
la partecipazione dell'attuale presidente, Charles Taylor.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Oggi in Angola si tiene il primo congresso dell’Unita, ex
movimento ribelle ed ora partito di opposizione. Scopo della riunione,
l’elezione del successore di Jonas Savimbi, leader dell’Unita ucciso in
battaglia nel 2002, ma sulla cui fine aleggia ancora un fitto mistero. Una
morte avvenuta proprio nel periodo di distensione tra ribelli e governo a cui
Savimbi, praticamente da solo, si opponeva.
Nuovo primo ministro per la Filanda. Il Parlamento ha,
infatti, conferito oggi la carica al centrista Matti Vanhanen, ministro per la
Difesa nel governo della dimissionaria Anneli Jaatteenmaki. Vanhanen ha
raccolto 109 voti favorevoli e 67 contrari.
Anche Pechino tira un sospiro di sollievo sul fronte della
polmonite atipica. L’Organizzazione mondiale per la sanità ha, infatti,
cancellato il nome della capitale cinese dalla ‘lista nera’ dei Paesi a rischio
Sars. Il bando sui viaggi a Pechino risaliva al 23 aprile, tre giorni dopo che
le autorità cinesi avevano cominciato a fornire dati quotidiani sull’andamento
dell'epidemia, abbandonando il tentativo di coprire la vera dimensione della
crisi.
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