RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 173 - Testo della Trasmissione di domenica 22 giugno 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Rifare l’uomo dal di dentro sanando le ferite col perdono. Il messaggio di riconciliazione del Papa in Bosnia Erzegovina. Alla solenne cerimonia di Beatificazione di Ivan Merz, ha indicato il suo programma di vita come modello specie ai giovani, a cui affida il futuro del Paese.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Segnale di distensione nella crisi nucleare in Iran: il Paese è pronto a cooperare con l’agenzia internazionale per l’energia atomica. Sull’attuale situazione, il commento di Alberto Negri

 

Con le prospettive di prossima inclusione dei Paesi dei Balcani nell’Unione Europea, si è concluso il vertice di Porto Carras tra Unione europea, Albania, Bosnia Erzegovina, Croazia, Macedonia e Serbia Montenegro. Intervista con Andrea Bonanni  

 

Si celebra oggi la festa dell’Associazione dei SS. Pietro e Paolo, erede della guardia palatina. Ce ne parla il presidente, avv. Gianluigi Marrone

 

Ad Arezzo apre i battenti una mostra sulla produzione cartografica di Leonardo da Vinci. Ai nostri microfoni il curatore, l’architetto Andrea Cantile.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Ancora violenza in Medio Oriente, all’indomani della missione di Powell  

 

Una violenta esplosione in Iraq danneggia un importante oleodotto

 

 In Nigeria, l’esplosione di un oleodotto causa la morte di oltre 100 persone  

 

L’Università statale slovacca di Trnava conferisce domani la Laurea honoris causa in teologia a Chiara Lubich

 

Nella lotta al narcotraffico e ai gruppi armati illegali, siglata una stretta collaborazione tra Colombia e Brasile

 

Portare il Vangelo nei circhi e nei Luna Park, obiettivo del prossimo Convegno nazionale della pastorale dei circensi e lunaparchisti.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 giugno 2003

 

 

 

OPERARE PER UNA PIENA SICUREZZA NELLA GIUSTIZIA E NELLA CONCORDIA,

IL MESSAGGIO DEL PAPA LANCIATO DALLA BOSNIA ERZEGOVINA

 ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE, AI GOVERNANTI, AI CITTADINI.

ALLA COMUNITA’ CRISTIANA HA INDICATO L’ESEMPIO DEL GIOVANE IVAN MERZ

ELEVATO OGGI AGLI ONORI DEGLI ALTARI

 

Con noi il Nunzio Giuseppe Lenza e il Presidente della Repubblica Serbska, Dragan Čaviċ

- A cura di Carla Cotignoli -

 

 

“Rifare l’uomo dal di dentro”. In queste parole lapidarie pronunciate dal Papa all’arrivo in Bosnia Erzegovina,  questa mattina all’aeroporto della città di Banja Luka, è racchiuso il significato più profondo di questa sua seconda visita in questo Paese che ha ancora aperte le ferite della guerra bosniaca della prima metà degli anni ’90. Il Santo Padre ha lanciato oggi un forte messaggio perché la Bosnia Erzegovina “possa giungere ad una situazione di piena sicurezza nella giustizia e nella concordia”. Ha lasciato  una consegna: “Curare le ferite e operare un’autentica purificazione della memoria mediante il perdono reciproco”, ed ha incoraggiato “a costruire rapporti nuovi di fraternità” con lo sguardo proiettato all’Europa unita in cui anche la Bosnia possa dare il suo contributo. A tutto il Paese, specie ai giovani, Giovanni Paolo II ha indicato il programma di vita vissuto eroicamente da Ivan Merz, il giovane elevato oggi agli onori degli altari: “ricercare l’incontro personale con Cristo che illumina di luce nuova la vita”. E’ questo il momento centrale della visita del Papa, con una partecipazione che ha superato le aspettative: ben oltre i 50.000 previsti. Ma passiamo ora la linea alla nostra inviata a Banja Luka,  Adriana Masotti:

 

**********

Giovanni Paolo II ha terminato da pochi minuti la recita dell’Angelus dall’altare dove si è svolta la celebrazione eucaristica di beatificazione di Ivan Merz. Le ultime parole sono state un augurio: “Che la Vergine Maria vi ottenga la grazia di mantenere integra la vostra fede, salda la vostra speranza, fervida in ogni circostanza la vostra carità”.

 

E’ stato un abbraccio affettuoso quello che si è stretto subito tra il Papa e i pellegrini cattolici arrivati qui da tutta la Bosnia Erzegovina che lo avevano atteso a lungo nel piazzale predisposto per la Messa e salutato con calore con uno sventolio incessante di bandierine e  palloncini gialli e bianchi. "Voi occupate un posto importante nel cuore del Papa – ha detto loro Giovanni Paolo II – egli porta costantemente nella preghiera davanti al Signore la sofferenza che ancora rende pesante il vostro cammino e condivide con voi la speranza nell’attesa di giorni migliori”.

 

Prima ancora il Papa aveva rivolto un saluto al patriarca Pavle e ai membri del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa serba, ai fedeli delle altre Chiese cristiane, dell’ebraismo e della religione musulmana. E in questa dimensione di dialogo e di ricerca di una mutua comprensione, Giovanni Paolo II ha riconosciuto esplicitamente il bisogno di tutti di dare e ricevere il perdono per il male che ha macchiato il passato più e meno recente di queste terre:

 

(parole del Papa in serbo-croato)

 “Da questa città – ha detto il Papa – segnata nel corso della storia da tanta sofferenza e tanto sangue, imploro il Signore Onnipotente affinché abbia misericordia per le colpe commesse contro l’uomo, la sua dignità e la sua libertà anche da figli della Chiesa cattolica, e infonda a tutti il desiderio del reciproco perdono. Soltanto in un clima di vera riconciliazione, la memoria di tante vittime innocenti e il loro sacrificio non saranno vani, ci incoraggeranno a costruire rapporti nuovi di fraternità e di comprensione”.

 

Un concetto forte espresso anche dal vescovo di Banja Luka, mons. Komarica, nel suo indirizzo di saluto al Papa all’inizio della celebrazione: “Per volontà dei potenti di questa terra – aveva affermato – la Chiesa cattolica in questa regione si trova oggi sull’orlo di una completa eliminazione. Decine di migliaia di cattolici qui sono ancora in attesa di poter ritornare ai propri focolari e nelle proprie parrocchie. Malgrado le grandi ferite, noi cerchiamo di fare bene a tutti, cercando instancabilmente di promuovere la riconciliazione basata sulla verità, sulla giustizia e sul vero perdono, perdonando contemporaneamente agli altri le loro opere nefaste e chiedendo agli altri il perdono per le opere nefaste fatte dai membri della Chiesa cattolica delle attuali e delle passate generazioni in queste nostre regioni, che sono la nostra unica patria”.

 

Motivo di incoraggiamento per questo cammino è la figura di Ivan Merz, giovane di famiglia croata, oggi proclamato beato, il primo beato della Bosnia Erzegovina. “La fede cattolica è la mia professione di vita”, egli affermava, e l’aspirazione di tutta la sua esistenza era di “mai dimenticare Dio, desiderare sempre di unirsi a Lui”. “Il nome di Ivan Merz – ha affermato il Papa rivolgendosi in particolare ai giovani – ha significato un programma di vita e di azione per tutta una generazione di giovani cattolici. Deve continuare ad esserlo anche oggi! La vostra Patria e la vostra Chiesa hanno vissuto momenti difficili ed ora occorre lavorare perché la vita riprenda pienamente ad ogni livello”:

 

(parole del Papa in serbo-croato)

“Mi rivolgo, pertanto, a ciascuno di voi, invitandovi a non tirarvi indietro, a non cedere alla tentazione dello scoraggiamento, ma a moltiplicare le iniziative perché la Bosnia ed Erzegovina torni ad essere terra di riconciliazione, di incontro e di pace. Il futuro di queste contrade dipende anche da voi! Non cercate altrove una vita più comoda, non fuggite le vostre responsabilità aspettando che altri risolvano i problemi, ma ponete risolutamente rimedio al male con la forza del bene”.

 

Già nel discorso all’arrivo all’aeroporto militare di Banja Luka, Giovanni Paolo II aveva detto: “Conosco la lunga prova che avete vissuto, la sofferenza che accompagna la vostra vita quotidiana, la tentazione dello scoraggiamento”. E aveva fatto appello alla Comunità internazionale a continuare ad essere vicina alla Bosnia Erzegovina, ma aveva insistito: “Siate voi stessi i primi costruttori del vostro futuro!(…) la ripresa è possibile”. E aveva ricordato che, perché si possa affrontare il futuro con fiducia, è necessario “rifare l’uomo dal di dentro”, “operando  un’autentica purificazione della memoria mediante il reciproco perdono”.

 

Non è mancato un richiamo anche alle gravi responsabilità dei dirigenti locali, perché “non si lascino sopraffare da interessi di parte”, mentre la Chiesa cattolica assicura il proprio contributo mediante iniziative nei campi dell’educazione, assistenza e promozione umana. All’intercessione del beato Ivan Merz il Papa ha infine affidato il suo auspicio per la Bosnia Erzegovina: 

 

(parola del Papa in serbo-croato)

“Possano i problemi esistenti  trovare felice soluzione e il Paese veda accolta positivamente la sua aspirazione di far parte dell’Europa unita, in un contesto di prosperità, di libertà e di pace”.

 

Una volontà – questa di trovare posto nell’Unione Europea – che il presidente di turno della Presidenza della Bosnia Erzegovina, il serbo  Borislav Paravac, aveva espresso accogliendo il Papa. Aveva detto: “Viviamo la sua visita pastorale come una conferma del nostro buon orientamento verso la strada europea e come un incoraggiamento perché possiamo raggiungere quanto prima tale mira”.

 

Poco fa, la consegna simbolica ai giovani della croce venerata sull’altare durante la Messa di beatificazione di Ivan Merz, ha sancito il mandato del Papa alle nuove generazioni a scrivere una pagina nuova nella storia della Bosnia Erzegovina: “Sul suo esempio siate i testimoni della bellezza del culto cristiano – ha detto Giovanni Paolo II – ed esprimete nella vita quanto avete ricevuto nella fede. Nel vostro pellegrinaggio verso il Regno la Croce vi sia sempre luce e guida”.

 

Da Banja Luka, Adriana Masotti, Radio Vaticana.

 **********

 

Ancora intenso è il programma del pomeriggio. Il Papa riceverà nel vescovado di Banjia Luka il presidente della Repubblica Serbska, Dragan Čaviċ, insieme al Presidente della Federazione della Bosnia Erzegovina (croato-musulmana), Niko Lozancic. Ricordiamo che, in seguito agli accordi di Dayton del 1995 che posero fine al conflitto bosniaco, era stata sancita la costituzione di  queste due entità, ciascuna dotata di un proprio parlamento e governo. Insieme formano la Repubblica della Bosnia-Erzegovina.

 

Seguirà la visita di cortesia al Papa, sempre presso il vescovado, del Consiglio Inter-Religioso nazionale, composto dal metropolita ortodosso e dall’arcive-scovo cattolico di Sarajevo, dal presidente della Comunità ebraica e dal gran rais della Comunità musulmana.

 

Prima di concludere questo breve, ma intensa visita in Bosnia Erzegovina, il Papa visiterà la cattedrale cattolica di Banja Luka, dove incontrerà rappresentanti delle varie componenti della Chiesa locale, per poi recarsi all’aeroporto da dove ripartirà per Roma alle ore 19,15. Mentre il suo arrivo a Ciampino è atteso per le ore 21.

 

Concludiamo questa lunga pagina dedicata al secondo viaggio del Papa in Bosnia Erzegovina con  due impressioni a caldo, raccolte dal nostro inviato Stefan Kempis. Il  nunzio in Bosnia, l’arcivescovo Santos Abril y Castelló:

 

 

**********

Credo che sia una visita molto significativa, perché per questa zona, nella quale si è sofferto tanto, l’arrivo del Santo Padre è un motivo di grande speranza per tutta la popolazione, non soltanto per i cattolici, evidentemente in primo luogo per essi, ma il suo messaggio va al di là del mondo cattolico. Pertanto credo cha la visita del Papa sia vista come un motivo di speranza, di pace per il futuro e di fraternità tra le genti di questa zona.

**********

 

Ascoltiamo ora il presidente della Repubblica Serbska, Dragan Čaviċ:

 

**********

Parole in serbo

**********

 

“Questa visita è di grande importanza. In questo Paese, dopo gli anni della guerra, c’è un enorme bisogno di forti messaggi  di pace e naturalmente questi messaggi possono giungerci dai capi delle Chiese in Bosnia Erzegovina. Nei confronti della popolazione serba che vive in questa regione, esistono vari motivi di frustrazione a seguito del conflitto che abbiamo vissuto. Sono certo che i serbi, insieme ai croati e ai musulmani, sapranno cogliere il significato di questa visita. Dopo la partenza del Papa probabilmente questo sarà il più forte messaggio di pace che giunge al mondo da questa terra”.

 

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

22 giugno 2003

 

 

SEGNI DI DISTENSIONE NELLA CRISI NUCLEARE IN IRAN.

PROSEGUONO INTANTO LE PROTESTE CONTRO IL REGIME DI TEHERAN

- Intervista con Alberto Negri -

 

 

L’Iran “è pronto a cooperare pienamente con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica”. Così ieri Gholamreza Aqazadeh, capo dell’organizzazione per l’energia atomica iraniana, ribadendo che il programma nucleare di Teheran è “trasparente”. Le visite degli ispettori Aiea, ha proseguito Aqazadeh, potranno avvenire “senza barriere”, “nell’ambito del Trattato di non proliferazione nucleare”, di cui l’Iran è firmatario. Proseguono, intanto, nel Paese violente manifestazioni di protesta al regime; diverse centinaia gli arresti compiuti ieri nella sola provincia di Teheran. Ma torniamo alla crisi nucleare, delineandone i contorni con il commento di Alberto Negri, inviato speciale del ‘Sole 24 Ore’, intervistato da Giancarlo La Vella.

 

**********

R. – Il problema nucleare iraniano esiste da 30 anni, dai tempi in cui gli Stati Uniti diedero via libera allo Scià per costruire degli impianti nucleari per scopi civili e probabilmente anche per la ricerca nucleare. Teniamo presente che l’Iran è un Paese circondato da Stati che hanno l’atomica: Pakistan, l’ex Unione Sovietica, e quindi in qualche modo l’atomica iraniana è qualche cosa che è più nei rapporti geopolitici della regione che non soltanto nei programmi del governo iraniano. Gli iraniani hanno spiegato molte volte a che cosa servono i loro impianti nucleari dando anche delle giustificazioni economiche, perché è vero che hanno una grande quantità di petrolio, ma anche una popolazione di 70 milioni di abitanti. Quindi i consumi interni sono molto forti e, in qualche modo, dovranno essere compensati con la produzione di energia nucleare.

 

D. – Proprio in questo momento si sta creando una spaccatura tra Francia e Stati Uniti.Quali interessi ci sono dietro queste posizioni?

 

R. – Qui c’è una situazione davvero delicata. Infatti, forse più ancora del nucleare è la situazione interna iraniana quella che può creare nuovi attriti tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. L’Unione Europea accettò molti anni fa di aprire con l’Iran il famoso dialogo critico, che poi ha condotto l’Unione Europea, in primis l’Italia, ad aprire le porte dell’Europa agli iraniani con conseguenze anche economiche importanti. Oggi, l’Italia, Francia e Germania sono i maggiori partner economici dell’Iran e questo in qualche modo pesa sui rapporti tra gli Stati Uniti e l’Europa. Adesso è evidente che anche la questione iraniana diventa un problema politico internazionale di primo piano, soprattutto tenendo presente un fattore importante: non solo l’opposizione dei muhjaddin, ma tutta quella grande emigrazione iraniana che negli Stati Uniti. Questo fattore potrebbe pesare anche sulla politicadell’amministra-zione Bush.

 

D. – Chi sono i muhjaddin? La loro protesta si affianca a quella degli studenti, alla protesta interna?

 

R. – Direi proprio di no. Dobbiamo ricordare che i muhjaddin sono una organizzazione islamico-marxista, che all’inizio sostenne la rivoluzione di Khomeini, poi ne venne esautorata, poi commisero, probabilmente, il loro più grande errore politico, quello di buttarsi nelle braccia di Saddam Hussein. Schierandosi con il nemico dell’Iran i muhajddin hanno perso completamente la loro presa sulla popolazione iraniana. Un’azione politica dei muhjaddin è improbabile.

**********

 

 

SI E’ CONCLUSO CON SUCCESSO IL VERTICE UE-BALCANI A PORTO CARRAS.

 PROSPETTIVE DI NORMALIZZAZIONE DI RAPPORTI

TRA SERBIA-MONTENEGRO E KOSOVO

 

 

L’avvio di un negoziato globale per sanare i rapporti tra Serbia-Montenegro e Kosovo: è quanto ha annunciato l’alto rappresentante dell’Ue, Solana, a conclusione, ieri a Porto Carras, del vertice Ue-Balcani. Da parte sua, il capo della Commissione europea, Prodi, ha sottolineato che il “processo di allargamento dell’Europa ai Balcani è partito ed è irreversibile”. Tra le pagine di questo vertice europeo si registrano purtroppo anche violenti scontri tra la polizia e gruppi di anarchici a Salonicco. Frange violente no global hanno lanciato bottiglie molotov e pietre contro banche, edifici e automobili durante una manifestazione di protesta. Le forze dell’ordine, che fatto ricorso ai gas lacrimogeni, ha compiuto 84 arresti. Il servizio di Fausta Speranza.

 

**********

L’appuntamento era tra Unione europea e cinque Paesi: Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Macedonia e Serbia-Montenegro. Il messaggio politico è stato di fiducia sulla prossima inclusione dei paesi dei Balcani occidentali nel processo di allargamento. Un processo che nel maggio del 2004 vedrà l’adesione di 10 nuovi Paesi mentre nei prossimi anni riguarderà anche Romania, Bulgaria, Turchia. Ora, per i Balcani, sono nero su bianco, gli obiettivi da raggiungere, le richieste  dell'Europa e la disponibilità dei Paesi interessati. Mancano delle date, ma l’Italia si è già impegnata a promuovere un altro vertice Ue-Balcani entro il suo semestre di presidenza. D’altra parte, resta ancora lungo il percorso da compiere e sarà anche articolato, considerato che - come ha sottolineato Prodi - varrà sempre il principio di differenziazione: ogni paese sarà valutato sulla base dei criteri fissati per l’ingresso nell’Unione e, quindi, non tutti i paesi entreranno nella stessa fase.

 

E a proposito della strada ancora da percorrere, il presidente della Commissione Europa, a Porto Carras, ha ribadito di non condividere le preoccupazioni espresse dalla stampa europea sul prossimo semestre italiano: l’Italia - ha detto - rafforzerà il programma portato avanti dalla presidenza greca, dando maggiore enfasi alle politiche del Mediterraneo. Con lo sguardo oltreoceano, Prodi ha poi assicurato che nel prossimo vertice Ue-Usa, a Washington verranno lanciate nuove forme di collaborazione, in particolare  in tema di economia, tecnologia, cooperazione tra polizie e lotta al terrorismo.

 

 Intanto, il vertice di  Porto Carras può essere definito  un successo per l’Unione, dopo che spesso si è parlato dei suoi punti deboli? Risponde Andrea Bonanni, esperto di questioni europee del quotidiano La Repubblica:

 

R. – Direi che si può definire un successo. La bozza di una Costituzione per l’Europa è stata approvato. Si sono sprecati complimenti ed elogi per Giscard d’Estaing. Bisogna però dire che dietro a queste buone maniere, c’è in realtà un preparativo allo scontro nella prossima conferenza intergovernativa. La Polonia, la Spagna e un’altra decina di piccoli Paesi hanno già fatto sapere di avere molte riserve, e così pure gli inglesi, che sicuramente andranno all’attacco per togliere quello che non sono riusciti a togliere nel corso della Convenzione.

 

D. – Per l’Italia, il mandato è di convocare e, se possibile, concludere con l’adozione della prima Costituzione europea, la Conferenza intergovernativa di Roma. E’ così?

 

R. – Assolutamente. La conferenza intergovernativa si aprirà sotto presidenza italiana, probabilmente agli inizi di ottobre. Il problema è di vedere se gli italiani saranno tanto bravi da riuscire a chiudere entro dicembre, e cioè entro il termine della loro presidenza. Per questo, già a partire da luglio ed agosto, il governo italiano, Berlusconi, Frattini, sono impegnati in una serie di giri di ricognizione nelle varie capitali europee per capire quali sono le eventuali riserve, richieste di cambiamento, insoddisfazioni dei vari Paesi, in modo poi da mettere in discussione solo i punti controversi e dare per acquisito tutto il resto del materiale elaborato dalla Convenzione.

 

D. – Però, prima dell’arrivo del semestre italiano, il 1° luglio, c’è ancora un appuntamento gestito dalla presidenza greca, e cioè il vertice Ue-Usa, a Washington, il 25 giugno. Che cosa c’è da aspettarsi da questo appuntamento?

 

R. – Questo appuntamento, da un punto di vista pratico, sarà probabilmente abbastanza costruttivo. Diciamo che se il clima politico non si è ancora veramente rasserenato c’è, se non altro, da una parte e dall’altra, il desiderio di mandare avanti una serie di progetti di cooperazione tra l’Unione e gli Stati Uniti, in campo commerciale e ambientale. Ci sono vari progetti, tra cui la lotta al terrorismo. Resta in effetti il nodo politico, che nasce da un diverso atteggiamento che l’amministrazione americana di George Bush ha nei confronti dell’Europa, rispetto a quello che era il tradizionale atteggiamento dell’amministrazione democratica.

**********

 

 

SI CELEBRA OGGI LA FESTA DELL’ASSOCIAZIONE SS. PIETRO E PAOLO,

ESPRESSIONE LAICA IMPEGNATA NEL VOLONTARIATO CHE HA RACCOLTO L’EREDITÀ

DELLA GUARDIA PALATINA D’ONORE DI SUA SANTITA’

- Servizio di Amedeo Lomonaco -

 

 

**********

“La Santità di Nostro Signore volendo dare uno stabile e migliore ordinamento alle Guardie Palatine, già distinte col titolo di Civica Scelta e di Milizia Urbana, perché formino un sol Corpo e ne venga regolato l'onorevole servizio che prestano, si è degnata di approvare la nuova sistemazione ...”. Così, il 14 dicembre 1850, il prefetto dei Palazzi Apostolici, il cardinale Giacomo Antonelli, annunciava la nascita della Guardia Palatina d’Onore, il Corpo militare pontificio che ha sempre manifestato lungo la storia profonda devozione verso il Santo Padre. La Guardia Palatina è stata soppressa da Paolo VI nel 1970 e la sua eredità è stata successivamente raccolta dall’Associazione SS. Pietro e Paolo. Il 24 aprile 1971 il segretario di Stato, il cardinale Giovanni Villot, comunicava infatti che Paolo VI aveva approvato lo Statuto dell'Associazione, realtà oggi molto apprezzata e fortemente impegnata nell’offrire il proprio servizio di volon-tariato al Papa e alla Chiesa. Sulle finalità, la struttura e la festa dell’Associazione che si celebra oggi, ascoltiamo il Presidente dell’unica espressione laica presente nel Palazzo Apostolico,  l’avvocato Gianluigi Marrone.

 

R. – L’associazione si articola in tre sezioni, in primo luogo la sezione liturgica per rendere un servizio di volontariato durante le celebrazioni presiedute dal Santo Padre. Sempre nella Basilica di San Pietro indipendentemente o meno dalla presenza del Papa, abbiamo dei soci che sono sempre presenti specialmente nei giorni festivi, nella Basilica di San Pietro per dare un’assistenza ai pellegrini. Accanto a questa sezione ne abbiamo altre due.  La sezione per le attività caritative che porta avanti un impegno di fraterna condivisione. Questa sezione cura la presenza dei nostri soci in due importanti istituti esistenti in Vaticano: la mensa della Casa “Dono di Maria”, affidata alle suore di Madre Teresa e il dispensario pediatrico di Santa Marta, tenuta dalle Suore della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. C’è poi la sezione per le attività culturali che cura anche una biblioteca all’interno dell’associazione oltre a  una serie di altre iniziative culturali. Oggi è la celebrazione annuale dell’associazione San Pietro e Paolo con un leggero anticipo sulla solennità liturgica dei Santi patroni proprio per non far coincidere questo nostro appuntamento annuale con ben più solenni celebrazioni liturgiche in Vaticano. Questa occasione è il momento in cui i nuovi soci diventano effettivi. Questo è motivo per noi di grande orgoglio;  sapere che ogni anno ci sono giovani che hanno tanto entusiasmo e portano nuova testimonianza di fede e dedizione al Santo Padre. Quest’anno saranno 21.

 

D. – Cosa è rimasto dello spirito della guardia palatina?

 

R. – La testimonianza schietta di fede cristiana di laici del popolo di Roma e  l’attaccamento al Papa, un attaccamento filiale, devoto, incondizionato direi specialissimo, proprio perché quest’associazione che il Papa Giovanni Paolo II ha voluto definire l’associazione della casa del Papa ha come sua caratteristica, come era già della Guardia Palatina, quella di offrire un servizio al Romano Pontefice e il motto che è stato preso dalla Guardia Palatina Fide constamus avita vuol significare proprio questo: siamo salvi nella fede, nella fedeltà dei nostri padri. 

**********

 

 

LEONARDO GENIO E CARTOGRAFO. APRE I BATTENTI AD AREZZO

UNA MOSTRA SULLA PRODUZIONE CARTOGRAFICA DEL MAESTRO DI VINCI.

CON NOI IL CURATORE, ANDREA CANTILE

- Servizio di Paolo Ondarza -

 

 

**********

A cinquecento anni dalla loro realizzazione cinque delle più importanti opere cartografiche di Leonardo tornano a farsi apprezzare in Italia su concessione della Regina Elisabetta II d’Inghilterra. I fogli sono infatti abitualmente custoditi nella Royal Library del Castello di Windsor e da domani a domenica 30 settembre saranno fruibili al Palazzo Comunale di Arezzo,  all’interno della mostra “Leonardo, genio e cartografo” ideata per celebrare il cinquecentenario dalla realizzazione delle carte del Valdarno e della Valdichiana.

 

Oltre alla possibilità di ammirare la bellezza e la forza espressiva dei cinque più famosi capolavori cartografici del 15.mo secolo, collocandoli nell’ambito della produzione tecnica e scientifica del tempo, la rassegna presenta incunaboli e trattati su come misurare le superfici, le distanze, i monti, i fiumi; una preziosa edizione del Liber Elementorum di Euclide del 1482, strumenti tecnici dell’epoca, alcuni esempi significativi della produzione cartografica del Quattrocento e tre apocrifi del Trattato della Pittura di Leonardo. Ma sulla mostra aretina diamo la parola al curatore, l’architetto Andrea Cantile.

 

R. – “La mostra si pone come obiettivo speciale quello di mostrare per la prima volta in Italia insieme cinque opere cartografiche, dopo 500 anni dalla loro realizzazione, per darne la fruibilità ad un largo pubblico.

 

D. – Professor Andrea Cantile, parliamo delle opere esposte. Come è strutturato la mostra?

 

R. – La mostra è strutturata in quattro sezioni: scienza, tecnologia, produzione cartografica e la tribuna leopardiana. Nella prima sezione sono esposti 11 esemplari originali dei principali saggi e trattati riguardanti le conoscenze scientifiche dell’epoca considerata. Segue poi una rassegna di 14 strumenti e modelli utilizzati proprio ai fini del rilevamento topografico e della restituzione cartografica. La terza sessione è dedicata alla produzione cartografica a partire dal 1455 aventi per oggetto l’Italia e i territori toscani tra il 15.mo e il 16.secolo. La mostra poi viene chiusa con l’elemento centrale, che abbiamo chiamato tribuna leopardiana e che si compone di cinque opere, delle quali quattro sono carte e uno studio propedeutico per la realizzazione della carta dalla Val di Chiana.

 

D. – Quali i limiti e quali le potenzialità della cartografia leonardesca?

 

R. – I limiti sono certamente dovuti alle deformazioni che queste carte presentano per la mancanza di un inquadramento astronomico e geometrico in quanto Leonardo non possedeva queste conoscenze. Le potenzialità, invece, sono tante, sia dal punto di vista della geografia storica, sia dal punto di vista della tecnica cartografica. Certamente non si può dire, come la pubblicistica del passato affermava, che le carte di Leonardo siano esatte, ma introducono innovazioni che hanno caratterizzato e segnato in modo indelebile la storia della cartografia mondiale.

 

D. – Leonardo non si improvvisa cartografo. Si avvale della sua attività di ingegnere e architetto presso le più grandi personalità del tempo. Pensiamo a Cesare Borgia, Nicolò Macchiavelli, Giuliano de’ Medici, Francesco I …

 

R. – Questa è un’attività molto ricca, nella quale esprime tutte le sue capacità di ingegnere, architetto e di cartografo. Pur non essendo cartografo, riesce ad essere di gran lunga più bravo e a superare tutti i cartografi del suo tempo.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

 

CHIESA E SOCIETA’

22 giugno 2003

 

ANCORA VIOLENZA IN MEDIO ORIENTE, ALL’INDOMANI DELLA MISSIONE DI POWELL.

UCCISO IN UN RAID ISRAELIANO UN UOMO-CHIAVE DI HAMAS, CHE GIURA VENDETTA

 

GERUSALEMME. = Resta tesa la situazione in Medio Oriente. Abdallah Kawasmeh, considerato il numero uno di Hamas in Cisgiordania, è stato ucciso ieri sera nel corso di un raid mirato, condotto dalle forze armate israeliane a Hebron, nel sud della Cisgiordania. All’indomani della missione diplomatica del segretario di Stato americano, Colin Powell, le condizioni per la pace nei Territori sembrano già vacillare. Il movimento integralista islamico palestinese ha, infatti, assicurato che tale omicidio non resterà impunito, dissipando così l’ottimismo del premier Mahmud Abbas, (Abu Mazen). Quest’ultimo, infatti, continua a far pressione su  Hamas affinché aderisca ad una tregua temporanea, respingendo, invece, i suggerimenti del collega israeliano, Ariel Sharon, che vorrebbe una decisa azione repressiva contro le milizie integraliste. E’ atteso, intanto, per la fine della prossima settimana in Israele, l’arrivo di Condoleeza Rice, il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente George Bush. Ancora incerto il programma degli incontri della Rice, la cui missione, comunque, sarà dare un ulteriore impulso all’attuazione della Road Map, l’itinerario di pace del Quartetto Usa, Unione Europea, Onu e Russia. (B.C.)

 

 

VIOLENTA ESPLOSIONE IN IRAQ DANNEGGIA UN IMPORTANTE OLEODOTTO.

TIMORE PER POSSIBILI ATTENTATI CONTRO LE FORZE MILITARI STATUNITENSI,

CHE IERI HANNO MESSO A SEGNO UNA NUOVA OPERAZIONE

 

BAGHDAD. = Una misteriosa esplosione nella notte ha danneggiato l’oleodotto che collega i pozzi petroliferi nel sud dell’Iraq con quelli nel nord. Lo hanno riferito fonti militari statunitensi di stanza nel Paese, precisando che “la causa dell’incendio è ancora oggetto di indagini”. La forte esplosione, con ogni probabilità causata da un’azione di sabotaggio, è avvenuta in prossimità della città di Hit, 140 km a nord ovest di Baghdad. I militari statunitensi, intanto, hanno messo a segno una nuova operazione, sequestrando a Baghdad un’ingente quantità di attrezzature per attività di spionaggio e documenti ‘top secret’ che recano i timbri degli ex servizi segreti del regime iracheno. Nulla di fatto, invece, nella caccia a Saddam Hussein, la cui figura anima la resistenza delle forze d’opposizione all'occupazione. Un settimanale curdo riferisce di imminenti attacchi alle forze americane, compiuti per mano dei Fedayin del Rais, un corpo paramilitare del deposto regime. (B.C.)

 

 

STRAGE IN NIGERIA. L’ESPLOSIONE DI UN OLEODOTTO

CAUSA LA MORTE DI OLTRE 100 PERSONE.

LA DEFLAGRAZIONE E’ SOLO ULTIMA DI UNA LUNGA DOLOROSA SERIE

 

LAGOS. = Almeno 105 persone, secondo quanto ha riferito ieri la Croce Rossa, sono morte giovedì per l’esplosione di un tratto di oleodotto danneggiato in Nigeria, dove è frequente la pratica di forare le condutture per sottrarre greggio, gasolio o altri idrocarburi. “Famiglie intere sono state decimate - ha detto Emmanuel Ijewere, presidente della Croce Rossa - pensiamo che molte altre persone moriranno, perché vi sono numerosissimi feriti, gravemente ustionati, negli ospedali”. Questo episodio è purtroppo solo l’ultimo di una lunga serie che parla della miseria in Nigeria, Paese membro dell’Opec e ottavo esportatore mondiale di petrolio. Ogni anno, bande organizzate ‘succhiano’ dagli oleodotti migliaia di barili di greggio, che rivendono poi sul mercato nero. Delle perdite approfittano anche, su scala locale, gli abitanti dei villaggi, correndo inevitabili rischi nella ricerca di un po’ di guadagno. (B.C.)

 

 

L’UNIVERSITA’ STATALE SLOVACCA DI TRNAVA CONFERISCE DOMANI,

LUNEDI’ 23 LUGLIO, LA LAUREA HONORIS CAUSA IN TEOLOGIA A CHIARA LUBICH,

FONDATRICE DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI,

PER IL CONTRIBUTO ALLA TEOLOGIA DELL’UNITA’ E AL DIALOGO, IN CONSONANZA

CON I VALORI ATTINTI ALLE RADICI STORICHE DEL POPOLO SLOVACCO

E DELLA CULTURA EUROPEA CHE ISPIRANO L’ATENEO SLOVACCO

 

TRNAVA. = L’Università statale slovacca di Trnava, domani, lunedì 23 luglio conferirà la Laurea h.c. in Teologia a Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei focolari, per il suo contributo alla teologia dell’unità e per il suo personale impegno nella promozione del dialogo ecumenico, interreligioso e con la cultura contemporanea. La cerimonia, che sarà presieduta dalle massime autorità accademiche, si svolgerà al Centro Mariapoli di Castelgandolfo. “Questo alto riconoscimento - si legge in un comunicato dell’Università slovacca -  è stato proposto dalla Facoltà di Teologia per la  profonda consonanza tra i valori da lei incarnati e la tradizione dell’Universitas Tyrnaviensis, fondata nel 1635, improntata ai valori spirituali e alla libertà di pensiero, attinti alle radici storiche del popolo slovacco, cioè i valori del cristianesimo, della cultura europea e della democrazia”. In questi ultimi dieci anni, l’Università di Trnava, da quando, nel 1992, ha ripreso la sua attività, “mette in luce quelle personalità che hanno contribuito in modo eccelso allo sviluppo e all’affermazione di questi valori nella società”.L’Università di Trnava - come ancora informa il comunicato - conferendo il titolo di “doctor honoris causa” alla fondatrice del Movimento dei Focolari, vuole promuovere nella società slovacca l’apertura al dialogo tra fede e scienza, cultura e politica, perché i conflitti provocati dalle diversità culturali e politiche si compongano in arricchimento e progresso sociale”. La Slovacchia è tra i 10 Paesi che entreranno nell’Unione Europea nel maggio 2004. Il movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich, 60 anni fa nel dicembre 1943, è diffuso attualmente in 182 Paesi. Abbraccia persone di ogni età, categoria, vocazione e credo, coinvolte nel comune progetto di contribuire a sanare divisioni e conflitti ai vari livelli della società per comporre nella fraternità la famiglia umana, specie attraverso la via del dialogo. (C.C )

 

 

SIGLATA STRETTA COLLABORAZIONE TRA COLOMBIA E BRASILE

NELLA LOTTA AL NARCOTRAFFICO E AI GRUPPI ARMATI ILLEGALI

 

BOGOTA’. = Il ministro della difesa colombiano, Marta Lucía Ramirez, e quello brasiliano, José Viegas Filho, secondo quanto riferisce l’agenzia Misna, hanno sottoscritto venerdì a Bogotá, un accordo che sancisce una stretta cooperazione nella lotta contro i gruppi armati illegali, i narcotrafficanti e i mercanti di armi attivi al confine tra i due Paesi latino americani. Il documento prevede che la Colombia e il Brasile si scambino informazioni sui movimenti dei gruppi clandestini e compiano operazioni militari congiunte lungo una frontiera di 1.645 chilometri. Oltre al pattugliamento del confine comune, l’accordo implica un più stretto controllo delle vie d’accesso fluviali e dello spazio aereo. Nella zona di confine, in questo ultimo periodo, si sono intensificati gli episodi di sparizioni forzate di bambini e giovani indigeni, rapiti con ogni probabilità dalla guerriglia per essere addestrati al combattimento. Secondo quanto riferiscono fonti militari, intanto, le forze dell’esercito colombiano hanno ucciso ieri almeno 40 guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie, in due operazioni svoltesi nei dipartimenti di Narino e Valle del Cauca. (B.C.)

 

 

RICERCARE METODI NUOVI E CREATIVI PER PORTARE IL VANGELO

NEI CIRCHI E NEI LUNA PARK.

QUESTO L’OBIETTIVO DEL PROSSIMO CONVEGNO NAZIONALE DELLA PASTORALE

DEI CIRCENSI E LUNAPARCHISTI, CHE SI APRE DOMANI A CARPINETI

 

REGGIO EMILIA. = Prenderà il via domani il Convegno nazionale della Pastorale dei Circensi e Lunaparchisti, organizzato da ‘Migrantes’, la fondazione della Conferenza Episcopale Italiana voluta per assicurare l’assistenza religiosa ai migranti nel mondo. In una 4 giorni di studio, diversi vescovi e sacerdoti, nonché laici e volontari di tutta Italia si confronteranno sui metodi nuovi e ‘creativi’ per portare il Vangelo nei circhi e nei luna park. “Obiettivo del convegno è di aiutare gli operatori pastorali laici e religiosi a prendere atto della situazione sociale ed ecclesiale dei circensi e dei lunaparchisti - spiega mons. Piergiorgio Saviola, direttore dell’Ufficio Cei per la Pastorale dei Circensi e Lunaparchisti - è un mondo interculturale e interreligioso in forte cambiamento cui la Chiesa non può andare incontro impreparata”. Giovedì il convegno si trasferirà a Masone di Reggio Emilia, per rendere omaggio a don Dino Torreggiani, ‘l’Apostolo delle Carovane’, precursore della missione cristiana fra la gente dei circhi e dei luna park. (B.C.)

 

 

=======ooo=======