RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 173 - Testo della
Trasmissione di domenica 22 giugno 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Ancora violenza in Medio Oriente, all’indomani della missione di Powell
Una violenta esplosione in Iraq danneggia un importante oleodotto
In Nigeria, l’esplosione di un oleodotto causa la morte di oltre 100 persone
22 giugno 2003
OPERARE
PER UNA PIENA SICUREZZA NELLA GIUSTIZIA E NELLA CONCORDIA,
IL
MESSAGGIO DEL PAPA LANCIATO DALLA BOSNIA ERZEGOVINA
ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE, AI GOVERNANTI,
AI CITTADINI.
ALLA
COMUNITA’ CRISTIANA HA INDICATO L’ESEMPIO DEL GIOVANE IVAN MERZ
ELEVATO
OGGI AGLI ONORI DEGLI ALTARI
Con
noi il Nunzio Giuseppe Lenza e il Presidente della Repubblica Serbska, Dragan Čaviċ
- A
cura di Carla Cotignoli -
“Rifare
l’uomo dal di dentro”. In queste parole lapidarie pronunciate dal Papa
all’arrivo in Bosnia Erzegovina, questa
mattina all’aeroporto della città di Banja Luka, è racchiuso il significato più
profondo di questa sua seconda visita in questo Paese che ha ancora aperte le
ferite della guerra bosniaca della prima metà degli anni ’90. Il Santo Padre ha
lanciato oggi un forte messaggio perché la Bosnia Erzegovina “possa giungere ad
una situazione di piena sicurezza nella giustizia e nella concordia”. Ha
lasciato una consegna: “Curare le
ferite e operare un’autentica purificazione della memoria mediante il perdono
reciproco”, ed ha incoraggiato “a costruire rapporti nuovi di fraternità” con
lo sguardo proiettato all’Europa unita in cui anche la Bosnia possa dare il suo
contributo. A tutto il Paese, specie ai giovani, Giovanni Paolo II ha indicato
il programma di vita vissuto eroicamente da Ivan Merz, il giovane elevato oggi
agli onori degli altari: “ricercare l’incontro personale con Cristo che
illumina di luce nuova la vita”. E’ questo il momento centrale della visita del
Papa, con una partecipazione che ha superato le aspettative: ben oltre i 50.000
previsti. Ma passiamo ora la linea alla nostra inviata a Banja Luka, Adriana Masotti:
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Giovanni
Paolo II ha terminato da pochi minuti la recita dell’Angelus dall’altare dove
si è svolta la celebrazione eucaristica di beatificazione di Ivan Merz. Le
ultime parole sono state un augurio: “Che la Vergine Maria vi ottenga la grazia
di mantenere integra la vostra fede, salda la vostra speranza, fervida in ogni
circostanza la vostra carità”.
E’
stato un abbraccio affettuoso quello che si è stretto subito tra il Papa e i pellegrini
cattolici arrivati qui da tutta la Bosnia Erzegovina che lo avevano atteso a
lungo nel piazzale predisposto per la Messa e salutato con calore con uno sventolio
incessante di bandierine e palloncini
gialli e bianchi. "Voi occupate un posto importante nel cuore del Papa –
ha detto loro Giovanni Paolo II – egli porta costantemente nella preghiera
davanti al Signore la sofferenza che ancora rende pesante il vostro cammino e
condivide con voi la speranza nell’attesa di giorni migliori”.
Prima
ancora il Papa aveva rivolto un saluto al patriarca Pavle e ai membri del Santo
Sinodo della Chiesa ortodossa serba, ai fedeli delle altre Chiese cristiane,
dell’ebraismo e della religione musulmana. E in questa dimensione di dialogo e
di ricerca di una mutua comprensione, Giovanni Paolo II ha riconosciuto esplicitamente
il bisogno di tutti di dare e ricevere il perdono per il male che ha
macchiato il passato più e meno recente di queste terre:
(parole del Papa in serbo-croato)
“Da questa città –
ha detto il Papa – segnata nel corso della storia da tanta sofferenza e tanto
sangue, imploro il Signore Onnipotente affinché abbia misericordia per le colpe
commesse contro l’uomo, la sua dignità e la sua libertà anche da figli
della Chiesa cattolica, e infonda a tutti il desiderio del reciproco perdono.
Soltanto in un clima di vera riconciliazione, la memoria di tante vittime
innocenti e il loro sacrificio non saranno vani, ci incoraggeranno a costruire
rapporti nuovi di fraternità e di comprensione”.
Un concetto forte espresso anche dal vescovo di Banja
Luka, mons. Komarica, nel suo indirizzo di saluto al Papa all’inizio della
celebrazione: “Per volontà dei potenti di questa terra – aveva affermato – la
Chiesa cattolica in questa regione si trova oggi sull’orlo di una completa
eliminazione. Decine di migliaia di cattolici qui sono ancora in attesa di
poter ritornare ai propri focolari e nelle proprie parrocchie. Malgrado le
grandi ferite, noi cerchiamo di fare bene a tutti, cercando instancabilmente di
promuovere la riconciliazione basata sulla verità, sulla giustizia e sul vero
perdono, perdonando contemporaneamente agli altri le loro opere nefaste e
chiedendo agli altri il perdono per le opere nefaste fatte dai membri della
Chiesa cattolica delle attuali e delle passate generazioni in queste nostre
regioni, che sono la nostra unica patria”.
Motivo di incoraggiamento per questo cammino è la figura
di Ivan Merz, giovane di famiglia croata, oggi proclamato beato, il primo beato
della Bosnia Erzegovina. “La fede cattolica è la mia professione di vita”, egli
affermava, e l’aspirazione di tutta la sua esistenza era di “mai dimenticare
Dio, desiderare sempre di unirsi a Lui”. “Il nome di Ivan Merz – ha affermato
il Papa rivolgendosi in particolare ai giovani – ha significato un programma di
vita e di azione per tutta una generazione di giovani cattolici. Deve
continuare ad esserlo anche oggi! La vostra Patria e la vostra Chiesa hanno
vissuto momenti difficili ed ora occorre lavorare perché la vita riprenda
pienamente ad ogni livello”:
(parole del Papa in serbo-croato)
“Mi rivolgo, pertanto, a ciascuno di voi, invitandovi a
non tirarvi indietro, a non cedere alla tentazione dello scoraggiamento, ma a
moltiplicare le iniziative perché la Bosnia ed Erzegovina torni ad essere terra
di riconciliazione, di incontro e di pace. Il futuro di queste contrade dipende
anche da voi! Non cercate altrove una vita più comoda, non fuggite le vostre responsabilità
aspettando che altri risolvano i problemi, ma ponete risolutamente rimedio al
male con la forza del bene”.
Già nel discorso all’arrivo all’aeroporto militare di
Banja Luka, Giovanni Paolo II aveva detto: “Conosco la lunga prova che avete
vissuto, la sofferenza che accompagna la vostra vita quotidiana, la tentazione
dello scoraggiamento”. E aveva fatto appello alla Comunità internazionale a
continuare ad essere vicina alla Bosnia Erzegovina, ma aveva insistito: “Siate
voi stessi i primi costruttori del vostro futuro!(…) la ripresa è possibile”. E
aveva ricordato che, perché si possa affrontare il futuro con fiducia, è
necessario “rifare l’uomo dal di dentro”, “operando un’autentica purificazione della memoria mediante il reciproco
perdono”.
Non è mancato un richiamo anche alle gravi responsabilità
dei dirigenti locali, perché “non si lascino sopraffare da interessi di parte”,
mentre la Chiesa cattolica assicura il proprio contributo mediante iniziative
nei campi dell’educazione, assistenza e promozione umana. All’intercessione del
beato Ivan Merz il Papa ha infine affidato il suo auspicio per la Bosnia
Erzegovina:
(parola del Papa in serbo-croato)
“Possano i problemi esistenti trovare felice soluzione e il Paese veda accolta positivamente la
sua aspirazione di far parte dell’Europa unita, in un contesto di prosperità,
di libertà e di pace”.
Una volontà – questa di trovare posto nell’Unione Europea
– che il presidente di turno della Presidenza della Bosnia Erzegovina, il
serbo Borislav Paravac, aveva espresso
accogliendo il Papa. Aveva detto: “Viviamo la sua visita pastorale come una
conferma del nostro buon orientamento verso la strada europea e come un
incoraggiamento perché possiamo raggiungere quanto prima tale mira”.
Poco fa, la consegna simbolica ai giovani della croce
venerata sull’altare durante la Messa di beatificazione di Ivan Merz, ha
sancito il mandato del Papa alle nuove generazioni a scrivere una pagina nuova
nella storia della Bosnia Erzegovina: “Sul suo esempio siate i testimoni della
bellezza del culto cristiano – ha detto Giovanni Paolo II – ed esprimete nella
vita quanto avete ricevuto nella fede. Nel vostro pellegrinaggio verso il Regno
la Croce vi sia sempre luce e guida”.
Da Banja Luka, Adriana Masotti, Radio Vaticana.
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Ancora
intenso è il programma del pomeriggio. Il Papa riceverà nel vescovado di Banjia
Luka il presidente della Repubblica Serbska, Dragan Čaviċ, insieme al
Presidente della Federazione della Bosnia Erzegovina (croato-musulmana), Niko
Lozancic. Ricordiamo che, in seguito agli accordi di Dayton del 1995 che posero
fine al conflitto bosniaco, era stata sancita la costituzione di queste due entità, ciascuna dotata di un
proprio parlamento e governo. Insieme formano la Repubblica della
Bosnia-Erzegovina.
Seguirà
la visita di cortesia al Papa, sempre presso il vescovado, del Consiglio
Inter-Religioso nazionale, composto dal metropolita ortodosso e
dall’arcive-scovo cattolico di Sarajevo, dal presidente della Comunità ebraica
e dal gran rais della Comunità musulmana.
Prima
di concludere questo breve, ma intensa visita in Bosnia Erzegovina, il Papa
visiterà la cattedrale cattolica di Banja Luka, dove incontrerà rappresentanti
delle varie componenti della Chiesa locale, per poi recarsi all’aeroporto da
dove ripartirà per Roma alle ore 19,15. Mentre il suo arrivo a Ciampino è
atteso per le ore 21.
Concludiamo
questa lunga pagina dedicata al secondo viaggio del Papa in Bosnia Erzegovina
con due impressioni a caldo, raccolte
dal nostro inviato Stefan Kempis. Il
nunzio in Bosnia, l’arcivescovo Santos Abril y Castelló:
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Credo che sia una visita molto significativa, perché per
questa zona, nella quale si è sofferto tanto, l’arrivo del Santo Padre è un
motivo di grande speranza per tutta la popolazione, non soltanto per i
cattolici, evidentemente in primo luogo per essi, ma il suo messaggio va al di
là del mondo cattolico. Pertanto credo cha la visita del Papa sia vista come un
motivo di speranza, di pace per il futuro e di fraternità tra le genti di
questa zona.
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Ascoltiamo
ora il presidente della Repubblica Serbska, Dragan Čaviċ:
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Parole in serbo
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“Questa
visita è di grande importanza. In questo Paese, dopo gli anni della guerra, c’è
un enorme bisogno di forti messaggi di
pace e naturalmente questi messaggi possono giungerci dai capi delle Chiese in
Bosnia Erzegovina. Nei confronti della popolazione serba che vive in questa
regione, esistono vari motivi di frustrazione a seguito del conflitto che
abbiamo vissuto. Sono certo che i serbi, insieme ai croati e ai musulmani,
sapranno cogliere il significato di questa visita. Dopo la partenza del Papa
probabilmente questo sarà il più forte messaggio di pace che giunge al mondo da
questa terra”.
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22
giugno 2003
SEGNI DI DISTENSIONE NELLA CRISI
NUCLEARE IN IRAN.
PROSEGUONO INTANTO LE PROTESTE
CONTRO IL REGIME DI TEHERAN
- Intervista con Alberto Negri -
L’Iran “è pronto a cooperare pienamente con l’Agenzia
internazionale per l’energia atomica”. Così ieri Gholamreza Aqazadeh, capo
dell’organizzazione per l’energia atomica iraniana, ribadendo che il programma
nucleare di Teheran è “trasparente”. Le visite degli ispettori Aiea, ha
proseguito Aqazadeh, potranno avvenire “senza barriere”, “nell’ambito del
Trattato di non proliferazione nucleare”, di cui l’Iran è firmatario.
Proseguono, intanto, nel Paese violente manifestazioni di protesta al regime;
diverse centinaia gli arresti compiuti ieri nella sola provincia di Teheran. Ma
torniamo alla crisi nucleare, delineandone i contorni con il commento di
Alberto Negri, inviato speciale del ‘Sole 24 Ore’, intervistato da Giancarlo La
Vella.
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R. – Il problema nucleare iraniano esiste da 30 anni, dai
tempi in cui gli Stati Uniti diedero via libera allo Scià per costruire degli impianti
nucleari per scopi civili e probabilmente anche per la ricerca nucleare.
Teniamo presente che l’Iran è un Paese circondato da Stati che hanno l’atomica:
Pakistan, l’ex Unione Sovietica, e quindi in qualche modo l’atomica iraniana è
qualche cosa che è più nei rapporti geopolitici della regione che non soltanto
nei programmi del governo iraniano. Gli iraniani hanno spiegato molte volte a
che cosa servono i loro impianti nucleari dando anche delle giustificazioni economiche,
perché è vero che hanno una grande quantità di petrolio, ma anche una popolazione
di 70 milioni di abitanti. Quindi i consumi interni sono molto forti e, in
qualche modo, dovranno essere compensati con la produzione di energia nucleare.
D. – Proprio in questo momento si sta creando una
spaccatura tra Francia e Stati Uniti.Quali interessi ci sono dietro queste
posizioni?
R. – Qui c’è una situazione davvero delicata. Infatti,
forse più ancora del nucleare è la situazione interna iraniana quella che può
creare nuovi attriti tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. L’Unione Europea
accettò molti anni fa di aprire con l’Iran il famoso dialogo critico, che poi
ha condotto l’Unione Europea, in primis l’Italia, ad aprire le porte
dell’Europa agli iraniani con conseguenze anche economiche importanti. Oggi,
l’Italia, Francia e Germania sono i maggiori partner economici dell’Iran e
questo in qualche modo pesa sui rapporti tra gli Stati Uniti e l’Europa. Adesso
è evidente che anche la questione iraniana diventa un problema politico
internazionale di primo piano, soprattutto tenendo presente un fattore
importante: non solo l’opposizione dei muhjaddin, ma tutta quella grande
emigrazione iraniana che negli Stati Uniti. Questo fattore potrebbe pesare
anche sulla politicadell’amministra-zione Bush.
D. – Chi sono i muhjaddin? La loro protesta si affianca a
quella degli studenti, alla protesta interna?
R. – Direi proprio di no. Dobbiamo ricordare che i
muhjaddin sono una organizzazione islamico-marxista, che all’inizio sostenne la
rivoluzione di Khomeini, poi ne venne esautorata, poi commisero, probabilmente,
il loro più grande errore politico, quello di buttarsi nelle braccia di Saddam
Hussein. Schierandosi con il nemico dell’Iran i muhajddin hanno perso
completamente la loro presa sulla popolazione iraniana. Un’azione politica dei
muhjaddin è improbabile.
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SI E’ CONCLUSO CON SUCCESSO IL
VERTICE UE-BALCANI A PORTO CARRAS.
PROSPETTIVE DI NORMALIZZAZIONE DI RAPPORTI
TRA SERBIA-MONTENEGRO E KOSOVO
L’avvio di un negoziato globale per sanare i rapporti tra
Serbia-Montenegro e Kosovo: è quanto ha annunciato l’alto rappresentante
dell’Ue, Solana, a conclusione, ieri a Porto Carras, del vertice Ue-Balcani. Da
parte sua, il capo della Commissione europea, Prodi, ha sottolineato che il
“processo di allargamento dell’Europa ai Balcani è partito ed è irreversibile”.
Tra le pagine di questo vertice europeo si registrano purtroppo anche violenti
scontri tra la polizia e gruppi di anarchici a Salonicco. Frange violente no
global hanno lanciato bottiglie molotov e pietre contro banche, edifici e automobili
durante una manifestazione di protesta. Le forze dell’ordine, che fatto ricorso
ai gas lacrimogeni, ha compiuto 84 arresti. Il servizio di Fausta Speranza.
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L’appuntamento era tra Unione europea e cinque Paesi:
Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Macedonia e Serbia-Montenegro. Il
messaggio politico è stato di fiducia sulla prossima inclusione dei paesi dei
Balcani occidentali nel processo di allargamento. Un processo che nel maggio
del 2004 vedrà l’adesione di 10 nuovi Paesi mentre nei prossimi anni riguarderà
anche Romania, Bulgaria, Turchia. Ora, per i Balcani, sono nero su bianco, gli
obiettivi da raggiungere, le richieste
dell'Europa e la disponibilità dei Paesi interessati. Mancano delle
date, ma l’Italia si è già impegnata a promuovere un altro vertice Ue-Balcani
entro il suo semestre di presidenza. D’altra parte, resta ancora lungo il
percorso da compiere e sarà anche articolato, considerato che - come ha
sottolineato Prodi - varrà sempre il principio di differenziazione: ogni paese
sarà valutato sulla base dei criteri fissati per l’ingresso nell’Unione e,
quindi, non tutti i paesi entreranno nella stessa fase.
E a proposito della strada ancora da percorrere, il
presidente della Commissione Europa, a Porto Carras, ha ribadito di non
condividere le preoccupazioni espresse dalla stampa europea sul prossimo
semestre italiano: l’Italia - ha detto - rafforzerà il programma portato avanti
dalla presidenza greca, dando maggiore enfasi alle politiche del Mediterraneo.
Con lo sguardo oltreoceano, Prodi ha poi assicurato che nel prossimo vertice
Ue-Usa, a Washington verranno lanciate nuove forme di collaborazione, in
particolare in tema di economia,
tecnologia, cooperazione tra polizie e lotta al terrorismo.
Intanto, il
vertice di Porto Carras può essere
definito un successo per l’Unione, dopo
che spesso si è parlato dei suoi punti deboli? Risponde Andrea Bonanni, esperto
di questioni europee del quotidiano La Repubblica:
R. – Direi che si può definire un successo. La bozza di
una Costituzione per l’Europa è stata approvato. Si sono sprecati complimenti
ed elogi per Giscard d’Estaing. Bisogna però dire che dietro a queste buone
maniere, c’è in realtà un preparativo allo scontro nella prossima conferenza
intergovernativa. La Polonia, la Spagna e un’altra decina di piccoli Paesi
hanno già fatto sapere di avere molte riserve, e così pure gli inglesi, che
sicuramente andranno all’attacco per togliere quello che non sono riusciti a
togliere nel corso della Convenzione.
D. – Per l’Italia, il mandato è di convocare e, se
possibile, concludere con l’adozione della prima Costituzione europea, la
Conferenza intergovernativa di Roma. E’ così?
R. – Assolutamente. La conferenza intergovernativa si
aprirà sotto presidenza italiana, probabilmente agli inizi di ottobre. Il
problema è di vedere se gli italiani saranno tanto bravi da riuscire a chiudere
entro dicembre, e cioè entro il termine della loro presidenza. Per questo, già
a partire da luglio ed agosto, il governo italiano, Berlusconi, Frattini, sono
impegnati in una serie di giri di ricognizione nelle varie capitali europee per
capire quali sono le eventuali riserve, richieste di cambiamento,
insoddisfazioni dei vari Paesi, in modo poi da mettere in discussione solo i
punti controversi e dare per acquisito tutto il resto del materiale elaborato
dalla Convenzione.
D. – Però, prima dell’arrivo del semestre italiano, il 1°
luglio, c’è ancora un appuntamento gestito dalla presidenza greca, e cioè il
vertice Ue-Usa, a Washington, il 25 giugno. Che cosa c’è da aspettarsi da
questo appuntamento?
R. – Questo appuntamento, da un punto di vista pratico,
sarà probabilmente abbastanza costruttivo. Diciamo che se il clima politico non
si è ancora veramente rasserenato c’è, se non altro, da una parte e dall’altra,
il desiderio di mandare avanti una serie di progetti di cooperazione tra
l’Unione e gli Stati Uniti, in campo commerciale e ambientale. Ci sono vari
progetti, tra cui la lotta al terrorismo. Resta in effetti il nodo politico,
che nasce da un diverso atteggiamento che l’amministrazione americana di George
Bush ha nei confronti dell’Europa, rispetto a quello che era il tradizionale
atteggiamento dell’amministrazione democratica.
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SI
CELEBRA OGGI LA FESTA DELL’ASSOCIAZIONE SS. PIETRO E PAOLO,
ESPRESSIONE
LAICA IMPEGNATA NEL VOLONTARIATO CHE HA RACCOLTO L’EREDITÀ
DELLA
GUARDIA PALATINA D’ONORE DI SUA SANTITA’
-
Servizio di Amedeo Lomonaco -
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“La Santità di Nostro Signore
volendo dare uno stabile e migliore ordinamento alle Guardie Palatine, già
distinte col titolo di Civica Scelta e di Milizia Urbana, perché formino un sol Corpo e ne
venga regolato l'onorevole servizio che prestano, si è degnata di approvare la
nuova sistemazione ...”. Così, il 14 dicembre 1850, il prefetto dei Palazzi
Apostolici, il cardinale Giacomo Antonelli, annunciava la nascita della Guardia
Palatina d’Onore, il Corpo militare pontificio che ha sempre manifestato lungo
la storia profonda devozione verso il Santo Padre. La Guardia Palatina è stata
soppressa da Paolo VI nel 1970 e la sua eredità è stata successivamente
raccolta dall’Associazione SS. Pietro e Paolo. Il 24 aprile 1971 il
segretario di Stato, il cardinale Giovanni Villot, comunicava infatti che Paolo
VI aveva approvato lo Statuto dell'Associazione, realtà oggi molto apprezzata e fortemente
impegnata nell’offrire il proprio servizio di volon-tariato al Papa e alla Chiesa.
Sulle finalità, la struttura e la festa dell’Associazione che si celebra oggi,
ascoltiamo il Presidente dell’unica espressione laica presente nel Palazzo
Apostolico, l’avvocato Gianluigi
Marrone.
R. – L’associazione si articola in
tre sezioni, in primo luogo la sezione liturgica per rendere un servizio di
volontariato durante le celebrazioni presiedute dal Santo Padre. Sempre nella
Basilica di San Pietro indipendentemente o meno dalla presenza del Papa,
abbiamo dei soci che sono sempre presenti specialmente nei giorni festivi,
nella Basilica di San Pietro per dare un’assistenza ai pellegrini. Accanto a
questa sezione ne abbiamo altre due. La
sezione per le attività caritative che porta avanti un impegno di fraterna
condivisione. Questa sezione cura la presenza dei nostri soci in due importanti
istituti esistenti in Vaticano: la mensa della Casa “Dono di Maria”, affidata
alle suore di Madre Teresa e il dispensario pediatrico di Santa Marta, tenuta
dalle Suore della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. C’è poi la sezione per le
attività culturali che cura anche una biblioteca all’interno dell’associazione
oltre a una serie di altre iniziative
culturali. Oggi è la celebrazione annuale dell’associazione San Pietro e Paolo
con un leggero anticipo sulla solennità liturgica dei Santi patroni proprio per
non far coincidere questo nostro appuntamento annuale con ben più solenni
celebrazioni liturgiche in Vaticano. Questa occasione è il momento in cui i
nuovi soci diventano effettivi. Questo è motivo per noi di grande orgoglio; sapere che ogni anno ci sono giovani che
hanno tanto entusiasmo e portano nuova testimonianza di fede e dedizione al Santo
Padre. Quest’anno saranno 21.
D. – Cosa è rimasto dello spirito
della guardia palatina?
R. – La testimonianza schietta di
fede cristiana di laici del popolo di Roma e
l’attaccamento al Papa, un attaccamento filiale, devoto, incondizionato
direi specialissimo, proprio perché quest’associazione che il Papa Giovanni
Paolo II ha voluto definire l’associazione della casa del Papa ha come sua
caratteristica, come era già della Guardia Palatina, quella di offrire un
servizio al Romano Pontefice e il motto che è stato preso dalla Guardia
Palatina Fide constamus avita vuol significare proprio questo:
siamo salvi nella fede, nella fedeltà dei nostri padri.
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LEONARDO GENIO E CARTOGRAFO. APRE I BATTENTI AD AREZZO
UNA MOSTRA SULLA PRODUZIONE CARTOGRAFICA DEL MAESTRO DI VINCI.
CON NOI IL CURATORE, ANDREA CANTILE
- Servizio di Paolo Ondarza -
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A cinquecento anni dalla loro realizzazione cinque delle
più importanti opere cartografiche di Leonardo tornano a farsi apprezzare in
Italia su concessione della Regina Elisabetta II d’Inghilterra. I fogli sono
infatti abitualmente custoditi nella Royal Library del Castello di Windsor e da
domani a domenica 30 settembre saranno fruibili al Palazzo Comunale di
Arezzo, all’interno della mostra “Leonardo,
genio e cartografo” ideata per celebrare il cinquecentenario dalla realizzazione
delle carte del Valdarno e della Valdichiana.
Oltre alla possibilità di ammirare la bellezza e la forza espressiva dei
cinque più famosi capolavori cartografici del 15.mo secolo, collocandoli
nell’ambito della produzione tecnica e scientifica del tempo, la rassegna
presenta incunaboli e trattati su come misurare le superfici, le distanze, i
monti, i fiumi; una preziosa edizione del Liber
Elementorum di Euclide del 1482, strumenti tecnici dell’epoca, alcuni
esempi significativi della produzione cartografica del Quattrocento e tre
apocrifi del Trattato della Pittura
di Leonardo. Ma sulla mostra aretina diamo la parola al curatore, l’architetto
Andrea Cantile.
R. – “La mostra si pone come obiettivo speciale quello di mostrare per la
prima volta in Italia insieme cinque opere cartografiche, dopo 500 anni dalla
loro realizzazione, per darne la fruibilità ad un largo pubblico.
D. – Professor Andrea Cantile, parliamo delle opere esposte. Come è
strutturato la mostra?
R. – La mostra è strutturata in quattro sezioni: scienza, tecnologia,
produzione cartografica e la tribuna leopardiana. Nella prima sezione sono
esposti 11 esemplari originali dei principali saggi e trattati riguardanti le
conoscenze scientifiche dell’epoca considerata. Segue poi una rassegna di 14
strumenti e modelli utilizzati proprio ai fini del rilevamento topografico e
della restituzione cartografica. La terza sessione è dedicata alla produzione
cartografica a partire dal 1455 aventi per oggetto l’Italia e i territori
toscani tra il 15.mo e il 16.secolo. La mostra poi viene chiusa con l’elemento
centrale, che abbiamo chiamato tribuna leopardiana e che si compone di cinque
opere, delle quali quattro sono carte e uno studio propedeutico per la
realizzazione della carta dalla Val di Chiana.
D. – Quali i limiti e quali le potenzialità della cartografia leonardesca?
R. – I limiti sono certamente dovuti alle deformazioni che queste carte
presentano per la mancanza di un inquadramento astronomico e geometrico in
quanto Leonardo non possedeva queste conoscenze. Le potenzialità, invece, sono
tante, sia dal punto di vista della geografia storica, sia dal punto di vista
della tecnica cartografica. Certamente non si può dire, come la pubblicistica
del passato affermava, che le carte di Leonardo siano esatte, ma introducono
innovazioni che hanno caratterizzato e segnato in modo indelebile la storia
della cartografia mondiale.
D. – Leonardo non si improvvisa cartografo. Si avvale della sua attività
di ingegnere e architetto presso le più grandi personalità del tempo. Pensiamo
a Cesare Borgia, Nicolò Macchiavelli, Giuliano de’ Medici, Francesco I …
R. – Questa è un’attività molto ricca, nella quale esprime tutte le sue
capacità di ingegnere, architetto e di cartografo. Pur non essendo cartografo,
riesce ad essere di gran lunga più bravo e a superare tutti i cartografi del
suo tempo.
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22
giugno 2003
ANCORA VIOLENZA IN MEDIO ORIENTE, ALL’INDOMANI
DELLA MISSIONE DI POWELL.
UCCISO
IN UN RAID ISRAELIANO UN UOMO-CHIAVE DI HAMAS, CHE GIURA VENDETTA
GERUSALEMME. = Resta tesa la situazione in Medio Oriente.
Abdallah Kawasmeh, considerato il numero uno di Hamas in Cisgiordania, è stato
ucciso ieri sera nel corso di un raid mirato, condotto dalle forze armate
israeliane a Hebron, nel sud della Cisgiordania. All’indomani della missione
diplomatica del segretario di Stato americano, Colin Powell, le condizioni per
la pace nei Territori sembrano già vacillare. Il movimento integralista
islamico palestinese ha, infatti, assicurato che tale omicidio non resterà
impunito, dissipando così l’ottimismo del premier Mahmud Abbas, (Abu Mazen).
Quest’ultimo, infatti, continua a far pressione su Hamas affinché aderisca ad una tregua temporanea, respingendo, invece,
i suggerimenti del collega israeliano, Ariel Sharon, che vorrebbe una decisa
azione repressiva contro le milizie integraliste. E’ atteso, intanto, per la
fine della prossima settimana in Israele, l’arrivo di Condoleeza Rice, il
consigliere per la sicurezza nazionale del presidente George Bush. Ancora
incerto il programma degli incontri della Rice, la cui missione, comunque, sarà
dare un ulteriore impulso all’attuazione della Road Map, l’itinerario di pace
del Quartetto Usa, Unione Europea, Onu e Russia. (B.C.)
VIOLENTA
ESPLOSIONE IN IRAQ DANNEGGIA UN IMPORTANTE OLEODOTTO.
TIMORE
PER POSSIBILI ATTENTATI CONTRO LE FORZE MILITARI STATUNITENSI,
CHE
IERI HANNO MESSO A SEGNO UNA NUOVA OPERAZIONE
BAGHDAD. = Una misteriosa esplosione nella notte ha
danneggiato l’oleodotto che collega i pozzi petroliferi nel sud dell’Iraq con
quelli nel nord. Lo hanno riferito fonti militari statunitensi di stanza nel
Paese, precisando che “la causa dell’incendio è ancora oggetto di indagini”. La
forte esplosione, con ogni probabilità causata da un’azione di sabotaggio, è
avvenuta in prossimità della città di Hit, 140 km a nord ovest di Baghdad. I
militari statunitensi, intanto, hanno messo a segno una nuova operazione,
sequestrando a Baghdad un’ingente quantità di attrezzature per attività di
spionaggio e documenti ‘top secret’ che recano i timbri degli ex servizi
segreti del regime iracheno. Nulla di fatto, invece, nella caccia a Saddam
Hussein, la cui figura anima la resistenza delle forze d’opposizione
all'occupazione. Un settimanale curdo riferisce di imminenti attacchi alle
forze americane, compiuti per mano dei Fedayin del Rais, un corpo paramilitare
del deposto regime. (B.C.)
STRAGE
IN NIGERIA. L’ESPLOSIONE DI UN OLEODOTTO
CAUSA
LA MORTE DI OLTRE 100 PERSONE.
LA
DEFLAGRAZIONE E’ SOLO ULTIMA DI UNA LUNGA DOLOROSA SERIE
LAGOS.
= Almeno 105 persone, secondo quanto ha riferito ieri la Croce Rossa, sono
morte giovedì per l’esplosione di un tratto di oleodotto danneggiato in Nigeria,
dove è frequente la pratica di forare le condutture per sottrarre greggio, gasolio
o altri idrocarburi. “Famiglie intere sono state decimate - ha detto Emmanuel
Ijewere, presidente della Croce Rossa - pensiamo che molte altre persone
moriranno, perché vi sono numerosissimi feriti, gravemente ustionati, negli ospedali”.
Questo episodio è purtroppo solo l’ultimo di una lunga serie che parla della
miseria in Nigeria, Paese membro dell’Opec e ottavo esportatore mondiale di
petrolio. Ogni anno, bande organizzate ‘succhiano’ dagli oleodotti migliaia di
barili di greggio, che rivendono poi sul mercato nero. Delle perdite
approfittano anche, su scala locale, gli abitanti dei villaggi, correndo
inevitabili rischi nella ricerca di un po’ di guadagno. (B.C.)
L’UNIVERSITA’ STATALE
SLOVACCA DI TRNAVA CONFERISCE DOMANI,
LUNEDI’
23 LUGLIO, LA LAUREA HONORIS CAUSA IN TEOLOGIA A CHIARA LUBICH,
FONDATRICE DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI,
PER IL CONTRIBUTO ALLA TEOLOGIA DELL’UNITA’ E AL
DIALOGO, IN CONSONANZA
CON I VALORI ATTINTI ALLE RADICI STORICHE DEL POPOLO
SLOVACCO
E DELLA CULTURA EUROPEA CHE ISPIRANO L’ATENEO
SLOVACCO
TRNAVA. = L’Università statale slovacca di Trnava, domani,
lunedì 23 luglio conferirà la Laurea h.c. in Teologia a Chiara Lubich,
fondatrice del Movimento dei focolari, per il suo contributo alla teologia
dell’unità e per il suo personale impegno nella promozione del dialogo
ecumenico, interreligioso e con la cultura contemporanea. La cerimonia, che
sarà presieduta dalle massime autorità accademiche, si svolgerà al Centro
Mariapoli di Castelgandolfo. “Questo alto riconoscimento - si legge in un
comunicato dell’Università slovacca - è
stato proposto dalla Facoltà di Teologia per la profonda consonanza tra i valori da lei incarnati e la tradizione
dell’Universitas Tyrnaviensis, fondata nel 1635, improntata ai valori
spirituali e alla libertà di pensiero, attinti alle radici storiche del popolo
slovacco, cioè i valori del cristianesimo, della cultura europea e della
democrazia”. In questi ultimi dieci
anni, l’Università di Trnava, da quando, nel 1992, ha ripreso la sua attività,
“mette in luce quelle personalità che hanno contribuito in modo eccelso allo
sviluppo e all’affermazione di questi valori nella società”. “L’Università di Trnava - come ancora
informa il comunicato - conferendo il titolo di “doctor honoris causa” alla
fondatrice del Movimento dei Focolari, vuole promuovere nella società slovacca
l’apertura al dialogo tra fede e scienza, cultura e politica, perché i
conflitti provocati dalle diversità culturali e politiche si compongano in
arricchimento e progresso sociale”. La Slovacchia è tra i 10 Paesi che
entreranno nell’Unione Europea nel maggio 2004. Il movimento dei Focolari
fondato da Chiara Lubich, 60 anni fa nel dicembre 1943, è diffuso attualmente
in 182 Paesi. Abbraccia persone di ogni età, categoria, vocazione e credo,
coinvolte nel comune progetto di contribuire a sanare divisioni e conflitti ai
vari livelli della società per comporre nella fraternità la famiglia umana,
specie attraverso la via del dialogo. (C.C )
SIGLATA
STRETTA COLLABORAZIONE TRA COLOMBIA E BRASILE
NELLA
LOTTA AL NARCOTRAFFICO E AI GRUPPI ARMATI ILLEGALI
BOGOTA’. = Il ministro della difesa colombiano,
Marta Lucía Ramirez, e quello brasiliano, José Viegas Filho, secondo quanto
riferisce l’agenzia Misna, hanno sottoscritto venerdì a Bogotá, un accordo che
sancisce una stretta cooperazione nella lotta contro i gruppi armati illegali,
i narcotrafficanti e i mercanti di armi attivi al confine tra i due Paesi
latino americani. Il documento prevede che la Colombia e il Brasile si scambino
informazioni sui movimenti dei gruppi clandestini e compiano operazioni
militari congiunte lungo una frontiera di 1.645 chilometri. Oltre al
pattugliamento del confine comune, l’accordo implica un più stretto controllo
delle vie d’accesso fluviali e dello spazio aereo. Nella zona di confine, in
questo ultimo periodo, si sono intensificati gli episodi di sparizioni forzate
di bambini e giovani indigeni, rapiti con ogni probabilità dalla guerriglia per
essere addestrati al combattimento. Secondo quanto riferiscono fonti militari,
intanto, le forze dell’esercito colombiano hanno ucciso ieri almeno 40
guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie, in due operazioni svoltesi nei
dipartimenti di Narino e Valle del Cauca. (B.C.)
RICERCARE
METODI NUOVI E CREATIVI PER PORTARE IL VANGELO
NEI
CIRCHI E NEI LUNA PARK.
QUESTO
L’OBIETTIVO DEL PROSSIMO CONVEGNO NAZIONALE DELLA PASTORALE
DEI
CIRCENSI E LUNAPARCHISTI, CHE SI APRE DOMANI A CARPINETI
REGGIO EMILIA. = Prenderà il via domani il Convegno
nazionale della Pastorale dei Circensi e Lunaparchisti, organizzato da
‘Migrantes’, la fondazione della Conferenza Episcopale Italiana voluta per
assicurare l’assistenza religiosa ai migranti nel mondo. In una 4 giorni di
studio, diversi vescovi e sacerdoti, nonché laici e volontari di tutta Italia
si confronteranno sui metodi nuovi e ‘creativi’ per portare il Vangelo nei
circhi e nei luna park. “Obiettivo del convegno è di aiutare gli operatori
pastorali laici e religiosi a prendere atto della situazione sociale ed ecclesiale
dei circensi e dei lunaparchisti - spiega mons. Piergiorgio Saviola, direttore
dell’Ufficio Cei per la Pastorale dei Circensi e Lunaparchisti - è un mondo
interculturale e interreligioso in forte cambiamento cui la Chiesa non può
andare incontro impreparata”. Giovedì il convegno si trasferirà a Masone di
Reggio Emilia, per rendere omaggio a don Dino Torreggiani, ‘l’Apostolo delle
Carovane’, precursore della missione cristiana fra la gente dei circhi e dei
luna park. (B.C.)
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