RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 171 - Testo della Trasmissione di venerdì 20 giugno 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“Nell’Eucaristia, i fedeli traggano la speranza per le sfide della vita terrena”: il richiamo del Papa alla Messa ieri sera per la solennità del Corpus Domini

 

 Si approssima la visita di Giovanni Paolo II in Bosnia Erzegovina, Paese alla ricerca di una vera riconciliazione: ce ne parla padre Stjepan Kusan

 

 La necessità di un’autorità internazionale indipendente, nella lettera del cardinale Angelo Sodano al segretario generale dell’Onu, Kofi Annan: intervista con Vincenzo Buonomo

 

 Disabilità, sfida per il mondo contemporaneo: intervento all’Onu dell’arcivescovo Celestino Migliore

 

 Nuovo Ordinario militare per l’Italia: è l’arcivescovo Angelo Bagnasco.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

“Costruire il futuro”, tema dell’odierna Giornata mondiale dei rifugiati dedicata ai giovani: ai nostri microfoni, Laura Boldrini

 

 Stasera a Reggio Emilia, la ‘Partita del cuore’ in favore dei bambini iracheni: con noi, Gianni Morandi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Presentato ieri a Bruxelles un documento delle Caritas europee in vista dell’allargamento dell’Unione

 

Apertosi oggi a Roma un Convegno promosso dal Ministero delle politiche agricole e forestali e dal Comitato nazionale italiano della Fao

 

Sono già quarantamila, nella regione di Aceh, in Indonesia occidentale, i profughi causati dagli scontri fra l’esercito governativo e i ribelli indipendentisti del Gam

 

L’Azione cattolica italiana ha oggi ribadito con un comunicato che non è accettabile la mancanza di un preciso richiamo alle radici cristiane nella bozza della futura Carta costituzionale europea

 

Si inaugura stasera a Pavia “Itinera Festival 2003”, un appuntamento con la musica che propone tredici grandi concerti nelle chiese romaniche, castelli medievali e architetture liberty della Lombardia

 

24 ORE NEL MONDO’:

 Si continua a discutere a Salonicco sulla bozza della Costituzione europea

 

 Scontro tra Usa e Iran accusato di costruire armi nucleari; continua l’attività dell’opposizione iraniana contro il governo di Teheran

 

 Nuovi episodi antiamericani in Iraq e Afghanistan.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 giugno 2003

 

 

“NELL’EUCARISTIA I FEDELI TRAGGANO LA SPERANZA

PER LE SFIDE DELLA VITA TERRENA”:

IL RICHIAMO DEL PAPA ALLA MESSA PER LA SOLENNITA’ DEL CORPUS DOMINI

 

L’Eucaristia, “in cui Cristo ha voluto ‘concentrare’ per sempre tutto il suo mistero d’amore” possa sostenere i fedeli nel loro cammino di santità. Questo   l’auspicio espresso ieri sera da Giovanni Paolo II, nella solennità del Corpus Domini. Alla Santa Messa, celebrata dal cardinale Vicario, Camillo Ruini, ha fatto seguito la processione a Santa Maria Maggiore, per manifestare pubblicamente l’adorazione del più Santo tra i Sacramenti. Il servizio è di Barbara Castelli:

 

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(musica)

 

“La Chiesa vive dell’Eucaristia”. Con queste parole, citando la sua ultima enciclica, Ecclesia de Eucharistia, Giovanni Paolo II ha esordito ieri nell’omelia per la solennità del Corpus Domini. Alla celebrazione erano presenti diversi cardinali, vescovi ed i neo-sacerdoti della diocesi di Roma; ed ancora, i rappresentanti delle parrocchie, delle confraternite e di varie associazioni. Rivolgendosi alle migliaia di fedeli riuniti intorno al sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano, il Papa ha ricordato come nell’Eucaristia sia raccolto tutto il bene spirituale della Chiesa, sottolineando come Gesù abbia voluto perpetuare nel Sacramento dell’Altare la sua viva e sempre attuale presenza in mezzo a noi. Esprimiamo “stupore grande e grato - ha detto - di fronte al Sacramento in cui Cristo ha voluto ‘concentrare’ per sempre tutto il suo mistero d’amore”.

 

“La Chiesa ritorna costantemente al Cenacolo come al luogo della sua nascita. Vi torna perché il dono eucaristico stabilisce una misteriosa ‘contemporaneità’ tra la Pasqua del Signore e il divenire del mondo e delle generazioni”.

 

“La Santissima Eucaristia, squarcio di Paradiso che si apre sulla Terra”, ha proseguito il Santo Padre, possa alimentare la “speranza dei credenti” in ogni prova della vita, fino al giorno “dell’ultimo viaggio, verso la casa del Padre”. Un pensiero affettuoso è stato poi rivolto alle famiglie, soprattutto “per quelle che vivono momenti di stanchezza e di difficoltà”.

 

“La viva presenza eucaristica di Cristo alimenti in voi la grazia del matrimonio e vi permetta di progredire sulla via della santità coniugale e familiare”.

 

Nel giorno in cui il Popolo di Dio rivive l’intensa atmosfera dell’Ultima Cena, una particolare preghiera si è, infine, levata per i popoli della Terra Santa e per tutti coloro che in varie parti del mondo vivono il dramma della guerra, dell’oppressione e dell’ingiustizia sociale. Alla fine della Messa un corteo di luci, guidato dal Papa - che ha percorso il tragitto in preghiera sul faldistorid - si è messo in cammino verso la Basilica di Santa Maria Maggiore, manifestando pubblicamente l’adorazione per il pane di vita immortale.

 

(musica)

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SI APPROSSIMA LA VISITA DEL PAPA IN BOSNIA ERZEGOVINA,

 PAESE ALLA RICERCA DI UNA VERA RICONCILIAZIONE

- Intervista con padre Stjepan Kusan -

 

In attesa del viaggio del Papa, domenica prossima, in Bosnia-Erzegovina, ascoltiamo oggi padre Stjepan Kušan, direttore dell’ufficio per l’area balcanica del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati. Nell’intervista di Fausta Speranza, spiega quale siano le difficoltà ad otto anni dagli accordi di Dayton, che nel 1995 misero fine alla guerra nell’Ex Jugoslavia.

 

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R. – Gli accordi di Dayton sono stati un mezzo, sembra l’unico in quel momento, per portare la pace in Bosnia. Però, nonostante gli accordi di Dayton la Bosnia è rimasta più divisa che mai. Non è soltanto per il fatto che la Repubblica è una Federazione, e poi nella Federazione croato-musulmana ci sono anche due – come dire - ‘sotto entità’. E il doppio nome lascia sempre spazio alle rivalità e alle definizioni non chiare. Quindi, questo è da risolvere. In ogni caso, la Bosnia, dobbiamo essere onesti, è un protettorato delle Nazioni Unite o dell’Unione Europea. Se gli si chiede per quanto tempo ancora rimarranno, diranno in inglese: ”long term commitment”. Se fosse chiara la situazione anche i soldati internazionali, la polizia e i rappresentanti delle Organizzazioni internazionali lascerebbero la Bosnia. Non si sa, invece, quando lo faranno. Queste sono le conseguenze della guerra. La gente deve cambiare la sua mentalità e il suo modo di pensare.

 

D. – La parola del Papa che ha sempre incoraggiato alla riconciliazione c’entra con questa possibilità di cambiare la mentalità?

 

R. – Sembra di sì, perché intanto da dopo la guerra è stato creato un gruppo composto da vescovi cattolici, ortodossi, e un altro anche con i musulmani. I cattolici e gli ortodossi si incontrano regolarmente. Hanno detto che non vogliono far finta di voler stare insieme e fare qualcosa solo per mostrarsi, ma di voler fare sul serio. Un gruppo, composto da cattolici, ortodossi e musulmani è andato due anni fa in Macedonia e in Kosovo, per aiutare i gruppi dei luoghi e dire loro che, nonostante quello che è successo, dovranno vivere insieme. Per farlo non bisogna incoraggiare la violenza ma il dialogo e la tolleranza. Sembra che ci sarà un’eco anche in Bosnia.

 

D. – Qual è l’accoglienza della gente a queste parole?

 

R. – La gente dice “aspettiamo che i politici si mettano d’accordo”. La gente attribuisce la propria responsabilità a qualcun altro, questo è il problema.

 

D. – Con gli accordi di Dayton si stabilì che profughi e sfollati avrebbero potuto tornare nelle loro case e spostarsi liberamente. Questo è accaduto?

 

R. – Non ancora, perché ci sono ancora mezzo milione di persone sfollate in Bosnia. La maggioranza di coloro che erano fuori sono tornati, ma per lo più le persone sono tornate lì dove potevano essere in maggioranza e non dove si sarebbero potute trovare in minoranza. Per esempio, i musulmani sono andati dove si trova la maggioranza musulmana e non dove si sarebbero mescolati ai cattolici e agli ortodossi.

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LA NECESSITA’ DI UN’AUTORITA’ INTERNAZIONALE INDIPENDENTE

NELLA LETTERA DEL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO, ANGELO SODANO,

AL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU KOFI ANNAN

- Intervista con il prof. Vincenzo Buonomo -

 

E’ necessaria una autorità internazionale indipendente, capace di guidare la famiglia umana verso la pace attraverso il diritto. Lo afferma, il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano in una lettera indirizzata al segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, in nome del Santo Padre. L’intento è “manifestare l’appoggio della Santa Sede al ruolo che le Nazioni Unite sono chiamate a compiere nelle presenti circostanze internazionali”. Servizio di Carla Cotignoli.

 

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Il cardinale Sodano inizia la lettera dando un importante riconoscimento alla recente risoluzione dell’ONU che riguarda la ricostruzione istituzionale e economica dell’Iraq. “Può essere considerata  - si legge - l’inizio di una riconferma della validità della missione delle Nazioni Unite così come è iscritta nella Carta del 1945.

 

Richiamando i numerosi interventi di Giovanni Paolo II, il cardinale Sodano ribadisce la necessità di una autorità internazionale e indipendente, che non solo svolga un ruolo di mediazione nei conflitti potenziali, ma anche di guida per tutta l’umanità, per condurre la famiglia umana verso la pace attraverso il diritto. Necessità già affermata 40 anni fa da Papa Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in terris e dal messaggio di Giovanni Paolo II proprio all’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1995, quando aveva espresso la speranza che l’Onu divenisse “un centro morale in cui tutte le Nazioni del mondo si sentano a casa loro, sviluppando la comune coscienza di essere, per così dire una ‘famiglia di Nazioni”.

        

E qui, il segretario di Stato passa alla recente crisi dell’Iraq che – scrive -  “ha richiamato l’attenzione sulla necessità di un maggiore rispetto dei principi fissati nella Carta delle Nazioni Unite, perché siano evitate azioni unilaterali che potrebbero condurre ad un indebolimento del diritto internazionale e degli accordi stabiliti”.

        

Il porporato auspica anche che le Nazioni Unite sviluppino “forme di cooperazione più concertate e efficienti” per favorire  “un’azione congiunta dei leaders del mondo nel combattere situazioni di ingiustizia e oppressione” e contribuire così alla costruzione della famiglia umana.

 

La lettera si chiude con il riconoscimento per l’operato del segretario generale Kofi Annan e di tutti coloro che sono impegnati nelle Nazioni Unite per “promuovere la pace, il dialogo e la cooperazione internazionale”.

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Riforma e rilancio dell’Onu, il suo ruolo nella delicata fase della ricostruzione dell’Iraq. E’ un dibattito aperto. E proprio oggi, la bozza delle conclusioni del Vertice europeo di Salonicco, afferma che  l’Unione europea “conta su un contributo importante delle Nazioni Unite al processo che porti alla formazione, nel più breve tempo possibile, di un governo iracheno rappresentativo, in seno al quale l’Onu possa mettere a frutto le sue capacità ed esperienza senza eguali nel rafforzamento degli Stati che escono dai conflitti”.

 

Ma ascoltiamo ora un commento alla lettera del cardinale Sodano del prof. Vincenzo Buonuomo, Ordinario di diritto internazionale alla Pontificia Università Lateranense, al microfono di Carla Cotignoli.

 

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R. – Io credo si possano fare due letture della lettera. Da una parte, è la riconferma dell’attenzione che la Chiesa e la Santa Sede hanno sempre dimostrato nei confronti di questa istituzione internazionale fin dal momento della sua istituzione. Un’attenzione che soprattutto è legata ai grandi temi della pace, della sicurezza, dello sviluppo dei popoli, della cooperazione internazionale. Un secondo aspetto in cui la lettera entra già in dettaglio - potremmo dire - è proprio questo riconoscere all’Onu un ruolo insostituibile almeno per il profilo della governabilità della comunità internazionale, cioè l’Onu è al momento il ‘motore’, o dovrebbe essere sempre più il ‘motore’ della vita internazionale, può essere visto come il germe di quell’autorità mondiale che da sempre il magistero della Chiesa ha auspicato. La lettera sottolinea poi un ruolo dell’Onu che molto spesso non è conosciuto, cioè quello della promozione e dell’elaborazione delle norme internazionali. Norme internazionali che diventano al momento l’unico strumento in grado di fronteggiare spinte unilaterali e atteggiamenti di singoli Stati, che possono gravemente compromettere la stabilità internazionale. La Santa Sede ha voluto, con questa lettera, porre l’attenzione della comunità internazionale su questo problema. Gli atti unilaterali non sono risolutivi dei problemi e soprattutto vengono meno a quel concetto di cooperazione, che poi è bene comune, che è alla base anche dei rapporti internazionali.

 

D. - Certo che si impone una riforma dell’ONU. Un dibattito che si fa sempre più vivo.

 

Ci si affaccia alla programmazione della prossima sessione dell’Assemblea generale che inizierà a settembre, dove una delle tematiche da trattare sarà appunto quella della riforma dell’Organizzazione, proprio come tematica già in calendario anche negli anni precedenti, ma questa volta chiaramente con una riflessione maggiore, e cioè: dare consistenza agli obiettivi – per esempio – della Dichiarazione del Millennio con cui nel settembre 2000 i capi di Stato e di governo di quasi tutti i Paesi del mondo si erano dati impegni e scadenze precise. Ecco, dare a questo tipo di Dichiarazione una validità ed una forza che sia in grado di realizzare gli obiettivi che erano stati prefissi. Ancora, la riforma dell’Onu significa non partire direttamente dal problema che negli ultimi tempi si è posto, cioè il ruolo del Consiglio di Sicurezza ma – per esempio – inglobare la questione del Consiglio di Sicurezza in tematiche più ampie che riguardano il ruolo dell’Onu nella cooperazione, il ruolo dell’Onu nell’attività per lo sviluppo dei popoli, il ruolo dell’Onu nel disarmo e in quello che può essere la creazione e l’ampliamento dei mezzi pacifici per la soluzione delle controversie.

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LA DISABILITÀ: UNA SFIDA PER IL MONDO CONTEMPORANEO. COSÍ IERI,

L’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE, IN UN INTERVENTO

NEL PALAZZO DI VETRO DELL’ONU A NEW YORK

- Servizio di Paolo Ondarza -

 

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“La disabilità non deve essere considerata una punizione o una maledizione, piuttosto una circostanza ordinaria dell’esistenza che può aiutare l’umanità a costruire un mondo basato su solidarietà, speranza e amore”. Così l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede all’Onu intervenuto ieri al Comitato delle Nazioni Unite per la protezione e promozione dei diritti della persona disabile. “La disabilità – ha continuato – mette in crisi stereotipi e concezioni sull’idea di normalità, favorendo nella società civile la ricerca del significato più autentico di «persona umana»”.

 

“E’ una sfida per il mondo contemporaneo: interpella ogni uomo e le istituzioni a progredire nel conseguimento del bene comune”. Non è mancato un riferimento da parte dell’arcivescovo Migliore all’entusiasmo e alla condivisione della Santa Sede per le dichiarazioni rilasciate nell’ottobre del 2002 dal segretario generale dell’Onu, in un discorso che poneva la sicurezza dell’essere umano al centro delle preoccupazioni delle Nazioni Unite.

 

Sottolineando l’impegno e la partecipazione della Chiesa al Comitato -costituitosi per realizzare una Convenzione internazionale completa ed integrale su protezione e promozione dei diritti e dignità delle persone disabili - l’osservatore permanente all’Onu ha ricordato i grandi passi avanti compiuti dall’umanità negli ultimi ventisette anni, successivi alla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti del disabile. “In una società ricca di conoscenze scientifiche e tecnologiche – ha concluso il presule – è necessario fare di più percorrendo più strade: dalla ricerca biomedica finalizzata ad evitare la disabilità, alla cura; dall’assistenza alla riabilitazione e reintegrazione sociale”.

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L’ARCIVESCOVO ANGELO BAGNASCO E’ IL NUOVO ORDINARIO MILITARE PER L’ITALIA

 

Il Santo Padre ha nominato oggi Ordinario militare per l’Italia mons. Angelo Bagnasco, finora arcivescovo di Pesaro. 60 anni, nativo di Pontevico, nel Bresciano, mons. Bagnasco ha trascorso la sua gioventù a Genova, dove ha compiuto gli studi superiori e universitari. Ordinato sacerdote nel ’66 e consacrato vescovo nel ’98, ha svolto diversi uffici e ministeri pastorali nella stessa diocesi di Genova: vicario parrocchiale, preside dell’Istituto superiore di Scienze religiose, docente di Filosofia presso il Seminario arcivescovile, assistente della Fuci, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano e regionale, direttore dell’Apostolato liturgico. E’ segretario della Commissione episcopale della Conferenza episcopale italiana per l’Educazione cattolica, la Scuola e l’Università.

 

 

ALTRE UDIENZE, RINUNCIA E NOMINA

 

Nel corso della mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto il nunzio apostolico in Indonesia, mons. Renzo Fratini, arcivescovo titolare di Botriana, e cinque presuli della Conferenza episcopale indiana, in visita ad Limina apostolorum.

 

Il Papa ha inoltre accettato stamane la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Cagliari presentata da mons. Ottorino Pietro Alberti per raggiunti limiti di età; allo stesso incarico il Santo Padre ha nominato mons. Giuseppe Mani, finora Ordinario militare per l’Italia.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

"Cristo cammina con noi" - Solennità del Corpus Domini 2003 - è il titolo che apre la prima pagina: tra il centesimo ed il centunesimo viaggio apostolico, Giovanni Paolo II guida la processione da San Giovanni in Laterano a Santa Maria Maggiore, espressione del "pellegrinaggio eucaristico" della diocesi di Roma.

Un articolo di Giorgio Rumi dal titolo "C'era bisogno di lui": quarant'anni fa l'elezione del Papa Paolo VI. All'interno una pagina dedicata alla solenne ricorrenza.

Allegato al giornale, un tabloid di otto pagine con i discorsi in lingua originale pronunciati dal Papa in occasione della recente visita in Croazia.

 

Nelle vaticane, la Lettera del cardinale Angelo Sodano al segretario generale delle Nazioni Unite: "E' necessaria una autorità internazionale indipendente, capace di guidare la famiglia umana verso la pace attraverso il diritto".

Un articolo di Gerhard Ludwig Muller sull'Enciclica "Ecclesia de Eucharistia".

Un articolo sul conferimento, da parte del Santo Padre, delle Onorificenze ai suoi più stretti collaboratori, in occasione del centesimo viaggio apostolico e del XXV anno di Pontificato.

 

Nelle pagine estere, per la rubrica dell'Atlante geopolitico, un articolo di Giuseppe Maria Petrone dal titolo "La Germania ricorda la rivolta operaia del '53".

Medio Oriente: Powell nella regione per favorire l'applicazione del processo di pace.

 

Nella pagina culturale, per la rubrica "Oggi", un contributo di Mario Gabriele Giordano dal titolo "Elementi positivi pur tra residui di una concezione retorica dell'esame": a proposito delle tracce della prova scritta di italiano agli esami di maturità.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema dell'immigrazione.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 giugno 2003

 

 

 

COSTRUIRE IL FUTURO”: E’ IL TEMA

 DELL’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DEI RIFUGIATI

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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Sono i giovani i protagonisti, quest’anno, della Giornata mondiale del rifugiato. L’Onu ha infatti deciso di puntare l’attenzione sul dramma di milioni di ragazzi esuli loro malgrado per le strade del mondo, giovani segnati da un passato drammatico, da un presente doloroso e da un futuro incerto. Al nostro microfono abbiamo la dottoressa Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite peri Rifugiati.

 

D. – Anzitutto, quanti sono questi ragazzi e che speranze hanno di una vita normale?

 

R. – Noi consideriamo i ragazzi tra i 12 ed i 24 anni, sono circa il 35 per cento di tutti i rifugiati; se poi andiamo a contare i 40 milioni di persone sradicate, costrette a fuggire o che sono anche sfollate all’interno del proprio Paese, vediamo che la percentuale aumenta perché circa la metà di questi 40 milioni di persone sradicate sono giovani tra i 12 ed i 24 anni.

 

D. – Ci sono degli impegni concreti e delle strategie che l’Alto Commissariato sollecita nell’occasione di questa Giornata?

 

R. – Il problema dei giovani rifugiati è che vivono sempre e comunque una fase delicata della loro vita, e in questo momento dovrebbero avere la possibilità di studiare e di avviarsi verso la vita in maniera serena. Invece, purtroppo, per moltissimi di questi ragazzi questo è il momento in cui ci sono in agguato una serie di pericoli. Intanto, molti di loro diventano capo-famiglia, poi c’è il problema dello sfruttamento sessuale di questi minori che sono soli; c’è il reclutamento forzato, che è un altro problema in molte realtà, specialmente nel Sud del mondo, nei campi profughi dove appunto trovano anche in qualche modo sistemazione gruppi armati Inoltre, c’è il problema che l’istruzione primaria è abbastanza garantita ai rifugiati che si trovano nei campi profughi, ma quella secondaria quasi mai, per cui c’è un programma che si chiama “Refugee Education Trust” che è stato istituito nel 2000 e che vuole dare a circa un milione e mezzo di questi adolescenti rifugiati, che si trovano nei Paesi in via di sviluppo, la possibilità di accedere alla scuola superiore. Questo secondo noi è un punto chiave per il futuro: perché istruire i ragazzi e dare ai ragazzi un pasto caldo nelle scuole significa tenerli lontani dallo sfruttamento e dalla guerra, perché molti ragazzi vanno in guerra semplicemente per mangiare. Questa è una realtà tremenda, è proprio la legge della sopravvivenza.

 

D. – Tornando all’aspetto generale: a che punto siamo in materia di diritti d’asilo? Certamente gli eventi, dopo l’11 settembre e quello che ne è seguito, non hanno aiutato la causa dei rifugiati ...

 

R. – Si è creato un clima di grande tensione in cui al primo posto tra le priorità degli Stati sicuramente è stata messa la sicurezza. Ora, questo si capisce perché quando un Paese si sente minacciato, reagisce; però, questa reazione non deve andare a discapito delle libertà civili e comunque dei diritti di persone che sono esse stesse le vittime e che sono in pericolo e scappano da regimi che anche alimentano il terrorismo.

 

D. – Parlando di Italia: ultima aspra polemica è quella suscitata dal ministro Umberto Bossi che pochi giorni fa ha chiesto addirittura di attaccare con le armi le imbarcazioni dei clandestini, che sono poi dei presunti clandestini. Ecco, a parte l’aspetto disumano di tale proposta, questo si potrebbe conciliare con i dettati normativi in materia?

 

R. – Queste dichiarazioni io le trovo assolutamente inconcepibili; dichiarazioni come queste comunque creano una forte tensione sociale che non aiuta e che poi sfocia nell’intolleranza. Quindi, mi auguro che non abbia alcun tipo di seguito. L’Italia è sempre stata un Paese che non ha voltato le spalle a chi ha chiesto protezione e l’auspicio è che l’Italia continui a fare questo, regolando la materia dell’immigrazione, regolando anche l’asilo e magari dotandosi anche di una legge organica sull’asilo, perché ancora a tutt’oggi è l’unico Paese dell’Unione Europea a non averla!

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STASERA, A REGGIO EMILIA, LA “PARTITA DEL CUORE” TRA I CANTANTI ITALIANI

E IL TEAM DELLA FERRARI, DEDICATA AI BAMBINI IRACHENI,

AI QUALI VERRA’ DEVOLUTA LA RACCOLTA DI FONDI DELL’EDIZIONE 2003

- Intervista con Gianni Morandi -

 

Una parata di stelle dello sport e dello spettacolo, unite su un campo di calcio in nome della solidarietà. E’ la formula vincente della “Partita del cuore”, l’incontro di calcio organizzato dalla Nazionale italiana cantanti, che ogni anno sfida una compagine diversa, formata da personaggi popolari campioni in altre discipline sportive. Come nel caso, per l’edizione 2003, del team della Ferrari, guidato anche questa sera - sul prato dello Stadio Giglio di Reggio Emilia - dal pilota campione del mondo di F1 Michael Schumacher. Cantanti, piloti e meccanici dunque, a partire dalle 20.45, si sfideranno in pantaloncini e maglietta, in diretta su Raiuno, con l’obiettivo di raccogliere quanti più fondi in favore dei bambini dell’Iraq, ai quali è dedicata la “Partita del cuore” di quest’anno. A dare il calcio di inizio sarà Miriam Makeba, la celebre cantante sudafricana da sempre impegnata per i diritti umani. Alla vigilia dell’incontro, Padre Vito Magno ha sentito Gianni Morandi, capitano della Nazionale cantanti e fresco reduce da una visita a Baghdad:

 

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R. - Questo è il nostro appuntamento annuale più importante, quello dove ci presentiamo davanti ai telespettatori della Rai, e l’emozione viene dal fatto di avere un progetto molto bello, molto importante che è quello di aiutare i bambini iracheni, bisognosi di cure e di sostegno.

 

D - Che impressione ha riportato dalla sua visita nella capitale irachena?

 

R - Ho avuto l’impressione che Baghdad sia una città con tante necessità. Gli amici della Croce Rossa italiana hanno aperto un ospedale da campo dove ci sono centinaia di iracheni, di bambini soprattutto, che quotidianamente vengono a farsi curare. Il nostro obiettivo è proprio quello di aiutare questo ospedale ad attrezzarsi nel miglior modo possibile.

 

D - Tu che aiuto hai potuto dare a questi bambini, stando lì in Iraq?

 

R - Intanto abbiamo portato un consistente contributo della Provincia di Milano, necessario per poter comprare le attrezzature che servono. Il volo umanitario sul quale eravamo era pieno di medicinali, di beni di prima necessità ed è stato uno dei pochi voli che è atterrato all’aeroporto di Baghdad. Noi contiamo di ritornare in Iraq, con il desiderio di portare un contributo anche piccolo a questi bambini.

 

D - Ma i calci al pallone servono a qualcosa?

 

R – Sì, servono a qualcosa. E in ventidue anni di attività, la Nazionale italiana cantanti ha fatto tante partite: qualche volta è riuscita a raggiungere dei buoni risultati, abbiamo aiutato molti ospedali a comprare delle attrezzature, molte associazioni a farsi conoscere ... Quindi, sì, i calci al pallone servono a qualcosa.

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CHIESA E SOCIETA’

20 giugno 2003

 

 

 

POLITICHE A FAVORE DEI GRUPPI SOCIALI PIÚ VULNERABILI. SONO QUESTE LE PRIORITA’ INDICATE IN UN DOCUMENTO DELLA CARITAS EUROPEA, PRESENTATO IERI A BRUXELLES, IN VISTA DELL’ALLARGAMENTO DELL’UNIONE

 

BRUXELLES. = La Caritas europea fa sentire la propria voce in un momento decisamente significativo per l’evoluzione delle istituzioni comunitarie e per il futuro dei popoli del Vecchio Continente. Con un documento intitolato “Allargamento Ue: verso un’Europa equa”, presentato ieri a Bruxelles, alla vigilia del Vertice di Salonicco, la rete che riunisce le Caritas di 44 Paesi intende promuovere una riflessione sulle esigenze di coloro per i quali i benefici di un Europa allargata non sono poi così evidenti, cioè i gruppi sociali più deboli: migranti, disoccupati, malati, anziani. I dati parlano di 850 mila immigrati regolari provenienti dalle regioni centrali ed orientali del continente, un numero a cui si aggiungono ogni anno circa 600 mila clandestini. Secondo le Caritas europee occorre che l’Unione promuova il lavoro legale, offra adeguata protezione sociale ai lavoratori immigrati, ne agevoli l’integrazione e favorisca la riunificazione familiare. Anche la ricerca del lavoro diverrà ben presto una priorità in Europa, data una media di disoccupati pari al venti per cento in Bulgaria, Slovenia e Polonia. Particolare attenzione viene poi richiesta dalla Caritas nei confronti delle organizzazioni non governative e delle associazioni di volontariato, che forniscono spesso qualificati servizi di assistenza sociale a basso costo, “soprattutto – si legge nel documento – dopo le privatizzazioni e i tagli di spesa in ambito sociosanitario registrati in molti Paesi”. Tali organizzazioni, afferma la Caritas, debbono ottenere adeguato riconoscimento dall’Unione e maggiori finanziamenti nazionali ed europei. (M.D.)  

 

 

“IL DIRITTO ALL’ALIMENTAZIONE E IL COSTO DELLA FAME”. E’ IL TEMA DEL CONVEGNO APERTOSI OGGI A ROMA E PROMOSSO DAL MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE

E FORESTALI E DAL COMITATO NAZIONALE ITALIANO DELLA FAO

 

ROMA. = Con l’obiettivo di mettere a fuoco gli investimenti economici da impiegare nella lotta contro la fame, la povertà ed il sottosviluppo si è aperto stamani, a Roma, un convegno sul tema “Il diritto all’alimentazione e il costo della fame”. L’iniziativa, che si concluderà domani con una tavola rotonda sul tema “Quali misure da adottare nella fame?”, è stata organizzata dal Ministero italiano delle politiche agricole e forestali e dal Comitato nazionale della Fao in collaborazione con l’Istituto internazionale Jacques Maritain. L’autosufficienza alimentare, il rapporto tra povertà e fame, il ruolo della liberalizzazione del commercio e l’importanza delle politiche a favore dello sviluppo delle aree maggiormente escluse dal mercato mondiale, sono stati alcuni degli argomenti trattati durante l’incontro. Partendo dalla constatazione che le frequenti carestie ed una permanete condizione di sottonutrizione comportano per i Paesi più poveri costi economici notevoli, il dibattito ha anche offerto una maggiore comprensione sulle implicazioni economiche del diritto dell’alimentazione. Tale diritto è implicito nella Carta delle Nazioni Unite ed è stato riaffermato e sviluppato in numerose riunioni e dichiarazioni della comunità internazionale. Ai lavori della giornata di oggi hanno partecipato esperti internazionali e rappresentanti del governo italiano che stenderanno delle “raccomandazioni politiche” di supporto al gruppo di lavoro Fao incaricato di redigere linee guida tese ad ottenere, nel mondo, una progressiva riduzione della fame. (A.L.)

 

 

SONO GIÁ QUARANTAMILA, NELLA REGIONE DI ACEH, IN INDONESIA OCCIDENTALE,

I PROFUGHI CAUSATI DAGLI SCONTRI FRA L’ESERCITO GOVERNATIVO

E I RIBELLI INDIPENDENTISTI DEL GAM. SECONDO I MISSIONARI CATTOLICI SUL POSTO,  POTREBBERO AUMENTARE MASSICCIAMENTE IN FUTURO,

 MENTRE NON SI PLACANO LE VIOLENZE

 

BANDA ACEH. = Si fa sempre più problematica l’emergenza nella zona di Aceh, in Indonesia occidentale, dove i forti scontri fra l’Esercito governativo e i ribelli separatisti del Movimento per Aceh libera (Gam) hanno già causato circa 40 mila profughi a partire dal 19 maggio scorso, data della ripresa massiccia dei combattimenti. Secondo una testimonianza rilasciata all’agenzia Misna dai Frati missionari conventuali presenti a Banda Aceh, il numero degli sfollati potrebbe raggiungere presto anche le 100 mila persone. Le autorità locali avrebbero già predisposto tende e servizi sanitari per l’accoglienza in sedici diverse località della Provincia, mentre nei campi profughi si attendono rifornimenti di riso, pesce e acqua. Non mancano però numerosi problemi. “Queste persone – spiega il religioso della parrocchia del Sacro Cuore di Banda Aceh, padre Ferdinando Severi – si lamentano perché sono state costrette ad abbandonare i propri campi, il bestiame e le abitazioni, lasciandoli del tutto incustoditi”. Secondo il missionario, i profughi, al loro ritorno, potrebbero rischiare di non trovare quasi più niente, nonostante il governo abbia comunque promesso loro degli indennizzi”. Non si placano poi le violenze, che provocano ogni giorno, secondo padre Severi, sei o sette morti. “Nel capoluogo c’è molta insicurezza – prosegue padre Severi - e nelle ultime settimane sono stati dati alle fiamme una quarantina di autobus e oltre cinquecento edifici scolastici, non si sa se per iniziativa dell’esercito o dei ribelli, che continuano a rimpallarsi le responsabilità”. Persino le organizzazioni umanitarie indonesiane avrebbero difficoltà ad intervenire per portare soccorso alle vittime del conflitto, mentre alle Ong straniere non sarebbe nemmeno permesso di operare nella regione. A partire dal nuovo inizio degli scontri sarebbero, secondo fonti governative, più di duecento i guerriglieri uccisi, almeno un centinaio i civili ed una trentina i militari dell’esercito. La guerriglia indipendentista del Gam combatte la sua battaglia contro Giacarta dal 1976, per ragioni soprattutto di carattere etnico-politico ed economico, considerata la ricchezza di petrolio e di gas naturale dell’area. La recente recrudescenza dei combattimenti è dovuta alla rottura dell’accordo di pace siglato tra il Gam ed il governo indonesiano nel dicembre scorso a Ginevra. (M.D.)

 

 

NON E’ GIUSTIFICABILE L’ASSENZA DI RIFERIMENTI ESPLICITI ALLE RADICI CRISTIANE NELLA BOZZA DELLA CARTA COSTITUZIONALE EUROPEA. LO HA DICHIARATO OGGI, IN UN COMUNICATO, L’AZIONE CATTOLICA ITALIANA

 

ROMA. = L’Azione cattolica italiana ha oggi ribadito, con un comunicato, che non è accettabile la mancanza di un preciso richiamo alle radici cristiane nella bozza della futura Carta costituzionale europea.  “Le Chiese cristiane europee – si legge nel testo – non chiedono alcun privilegio e alcun riconoscimento che penalizzi altri, ma insieme ribadiscono che il futuro dell’Europa non potrà essere tale senza il rispetto di una memoria che, ben lungi dal consegnarsi agli archivi, è viva e presente nei popoli europei”. L’Azione cattolica, facendo proprio il recente appello della Commissione degli episcopati della comunità europea (Comece), ha chiesto alle istituzioni nazionali ed europee che non vengano rimosse le radici cristiane del Vecchio Continente. Il documento analizza anche le tappe cruciali di questo particolare momento storico. Il Vertice dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea, riunito da ieri a Salonicco, l’imminente inizio del semestre italiano di presidenza del Parlamento europeo e l’avvio a Roma, nel mese di ottobre, della Conferenza intergovernativa sulla bozza del Trattato costituzionale congedato nel 2004 dalla Convenzione, sono date, appuntamenti e ricorrenze che, nel pensiero dell’Azione cattolica, formano il filo rosso che unisce memoria, progetto ed impegno per l’Europa che verrà. (A.L.)

 

 

NELLA GIORNATA INAUGURALE DI “ITINERA FESTIVAL 2003” L’ATTORE NANDO GAZZOLO LEGGERÀ QUESTA SERA, A PAVIA, ALCUNI BRANI TRATTI DAL “TRITTICO ROMANO”,

 LA PIÙ RECENTE RACCOLTA DI POESIE DEL PAPA

 

PAVIA. = Si inaugura stasera a Pavia “Itinera Festival 2003”, un appuntamento con la musica che propone tredici grandi concerti nelle suggestive cornici di chiese romaniche, castelli medievali e architetture Liberty della Lombardia. Accompagnato dall’Orchestra “I pomeriggi musicali”, l’attore Nando Gazzolo leggerà, questa sera, alcuni brani tratti dal “Trittico Romano”, il più recente testo poetico di Giovanni Paolo II. Nel corso della manifestazione musicale, che si concluderà il prossimo 26 luglio interverranno, accanto ai grandi interpreti del panorama sinfonico internazionale, i jazzisti della “Crescendo Big Band” con un omaggio alle Quattro Stagioni di Vivaldi. In prima nazionale assoluta, Marco Vincenzi e Cristiano Rossi eseguiranno, in tre serate, il ciclo integrale delle Sonate per violino e pianoforte di Beethoven. Le immagini del film “Il Mestiere delle Armi” di Ermanno Olmi e le musiche di Fabio Vacchi saranno, infine, lo sfondo insolito per un concerto unico, per l’originalità e l’esecuzione del “Contemporartensemble” diretto da Mauro Ceccanti, con la regia di Luciano Alberti. (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

20 giugno 2003

 

- A cura di Giancarlo La Vella -

 

La bozza di Costituzione europea, elaborata dalla Convenzione e presentata oggi al vertice di Salonicco, è stata adottata come documento di base per la prossima Conferenza intergovernativa. Lo ha annunciato stamani il premier greco, Simitis, al termine di un lungo dibattito sul testo. “È una giornata storica” - ha commentato il presidente della Commissione, Prodi. E oggi il presidente della Convenzione, Giscard d’Estaing, è tornato sulla questione delle radici cristiane del “vecchio continente”, ma sono importanti anche gli altri temi in agenda, di cui si è iniziato a parlare ieri: l’immigrazione e l’asilo, la situazione in Iraq e Medio Oriente, la politica comune per la sicurezza. Ce ne parla Gianandrea Garancini:

 

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Dopo la nascita formale, ieri, della politica comune per l’immigra-zione e per l’asilo, i Venticinque hanno dedicato la mattinata odierna alla Bozza della Costituzione europea, presentata dal presidente della Convenzione, Valéry Giscard d’Estaing, il quale ha affermato che malgrado la volontà di inserire un riferimento esplicito alle radici cristiane nel testo del Preambolo, non ha riscontrato la maggioranza necessaria in seno alla Convenzione. Come previsto, il Consiglio ha accolto con favore il progetto redatto dai convenzionali, giudicato una buona base di partenza ed una tappa storica per promuovere la realizzazione degli obiettivi dell’integrazione europea. La Convenzione ha ottenuto una proroga fino al 15 luglio. Il Consiglio ha quindi invitato ufficialmente la prossima presidenza italiana a dare il via a luglio alla procedura di convocazione della Conferenza intergovernativa che inizierà con ogni probabilità nella prima quindicina di ottobre. L’auspicio è di finire i lavori entro dicembre, in modo tale che il nuovo Trattato costituzionale possa essere ratificato dai Venticinque prima delle elezioni europee del giugno 2004. La firma della Costituzione, è ormai certo, avverrà in ogni caso a Roma. Il Consiglio, che ha altresì deciso di adottare la strategia europea di sicurezza comune, ha espresso preoccupazione per i programmi nucleari di Iran e Corea del Nord, esortando i due Paesi a rispettare gli accordi sottoscritti nell’ambito dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Le conclusioni del vertice fanno riferimento infine al potenziamento del dialogo tanto con gli Stati Uniti quanto con il mondo arabo ed il Medio Oriente.

 

Per la Radio Vaticana, Gianandrea Garancini.

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“Gli Stati Uniti contrasteranno con forza chi sta cercando di mettere a rischio la pace in Medio Oriente con atti di violenza e terrore”. Parole del segretario di Stato americano, Colin Powell, al termine del suo incontro di stamattina a Gerusalemme con il ministro degli Esteri israeliano, Shalom. Powell ha anche avuto un colloquio con il premier Sharon, e nel pomeriggio dovrebbe vedere il capo del governo palestinese, Abu Mazen. Da Mosca, il presidente russo Putin ha chiesto a Washington di non emarginare Arafat.

 

E Putin è impegnato anche su un altro fronte, quello della crisi iraniana. Il capo del Cremlino ha detto di aver ricevuto assicurazioni dal capo del governo di Teheran, Khatami, sul fatto che l’Iran non ha intenzione di costruire armi nucleari. Ma l’Aiea – Agenzia internazionale per l’energia atomica – chiede comunque di poter effettuare ispezioni più radicali e senza restrizioni. E, a proposito di Iran, permangono gravi le condizioni dei due attivisti dell’opposizione iraniana che si sono dati fuoco ieri davanti all’ambasciata francese a Roma in segno di protesta nei confronti delle autorità francesi che nei giorni scorsi hanno arrestato decine di mujaheddin in esilio in terra francese. Torniamo al drammatico momento di ieri. Il nostro collega, Stefano Leszczynski, era presente, e vi facciamo sentire ora un documento sonoro. È la registrazione del momento in cui Leszczynski ha telefonato in redazione per avvertirci di quanto stava accadendo: si percepiscono distintamente le urla delle due torce umane, la loro corsa, la disperazione dei presenti … Sentiamo:

 

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sottofondo da Piazza Farnese

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In Iraq ancora attacchi contro le forze militati americane che controllano gran parte del Paese mentre a Washington divampa il dibattito sul mancato ritrovamento in territorio iracheno delle armi di distruzione di massa la cui presenza, segnalata dai servizi segreti, ha giustificato l’attacco di Bush contro il regime di Saddam Hussein. Il servizio da New York:

 

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Stavolta, l’attacco della resistenza ha colpito un’ambulanza americana, uccidendo un soldato e ferendone due; l’imboscata è avvenuta circa 20 km a sud di Baghdad ed è l’ultima di una lunga serie che ha preso di mira le forze di occupazione, da quando il presidente Bush ha dichiarato che la guerra in Iraq è finita. Ieri, lo stesso vice capo del Pentagono, Wolfowitz, ha dichiarato che nel Paese è in corso una guerriglia, forse organizzata da ex membri del regime o forse alimentata dal risentimento popolare per i lenti progressi della stabilizzazione e la mancata creazione di un governo provvisorio composto da esponenti locali. Negli Stati Uniti, nel frattempo, resta accesa anche la polemica sul mancato ritrovamento delle armi di distruzione di massa che il presidente Bush aveva indicato come giustificazione principale del conflitto. Ieri la Commissione ‘Intelligence’ del Senato ha cominciato le audizioni a porte chiuse sul lavoro compiuto dai servizi segreti che finora hanno difeso l’accuratezza delle loro informazioni.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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E gli attacchi antiamericani proseguono anche in Afghanistan. La base militare di Orgun, nel sudest del Paese, è stata colpita stanotte da 7 missili, che comunque non hanno provocato vittime. Questo tipo di arma è abitualmente usata dai taleban e dai combattenti anti-governativi per attaccare le basi dell'esercito americano in Afghanistan.

 

Nuovo fallimento per il processo di pace in Sri Lanka, quando ormai l’accordo sembrava vicino. Le Tigri Tamil hanno respinto l’offerta del governo di Colombo per la creazione di un’amministrazione ad interim nella regione nordorientale dell’isola, definendola “troppo vaga”. I ribelli si sono comunque detti pronti a tornare al tavolo dei negoziati, per la settima volta negli ultimi 15 mesi.

 

Dalla Repubblica Democratica del Congo continuano a giungere notizie preoccupanti. A Beni, nel nord Kivu, sono stati rapiti ieri sera due osservatori militari della Monuc, la Missione delle Nazioni Unite. Poche ore prima, in Burundi, il governo aveva firmato un cessate-il-fuoco per l’est del Paese con i ribelli del Raggruppamento congolese per la democrazia. Ma non si hanno ancora conferme sulla tenuta della tregua.

 

In Italia non si placano gli scontri in tema di giustizia. I giudici della prima sezione del  Tribunale di Milano hanno respinto la richiesta della difesa di Cesare Previti, indagato nell’ambito del processo Sme, di interrogare il premier Berlusconi a Palazzo Chigi. Un altro fronte preoccupante è l’immigrazione. A sudest di Lampedusa è alla deriva un altro barcone, con una settantina di persone a bordo. Le motovedette della Guardia di Finanza sono già sul posto, ma il centro di accoglienza è ormai vicino al collasso.

 

 

 

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