RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 165 - Testo della Trasmissione di sabato 14 giugno 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Ascoltiamo il grido dei milioni di bambini condannati a morire nel sud del mondo per fame e malattie connesse alla povertà. E’ il forte appello di Giovanni Paolo II, nell’udienza a circa 8 mila ragazzi dell’Infanzia Missionaria.

 

L’esempio dei santi rafforzi la fede dei cristiani. Così il Papa nella lettera al cardinale Jozef Tomko, suo Inviato a Uzhorod, in Ucraina, per le celebrazioni dedicate al beato Teodor Romzha, vescovo e martire del comunismo.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La Chiesa celebra domani la festa della Santissima Trinità: la riflessione di padre Raniero Cantalamessa.

 

L’Iraq tra guerra e pace, con tensioni e attacchi alle truppe americane: intervista con Alberto Negri.

 

Un futuro per l’immigrazione in Italia: l’orizzonte delle seconde generazioni, tema di un convegno internazionale a Torino: con noi, il prof. Maurizio Ambrosini.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Scelte di giustizia, cammini di pace, tema del 29° Convegno delle Caritas diocesane italiane, che si apre lunedì ad Orosei, in Sardegna

 

I programmi di investimento e sviluppo, nel Forum economico mondiale per l’Africa, conclusosi ieri a Durban

 

I vescovi polacchi concluderanno domani la loro assemblea plenaria

 

Appello del Comitato delle Nazioni Unite per i diritti del bambino alle autorità politiche dello Sri Lanka

 

Si inaugura oggi pomeriggio a Venezia la 50.ma Esposizione internazionale d’arte della Biennale

 

Si conclude domani a Modena “Tuttaunaltracosa”, la Fiera nazionale del commercio equo e solidale

 

24 ORE NEL MONDO:

In Medio Oriente Hamas rifiuta di aderire alla tregua proposta da Egitto ed Usa

 

 Gravi minacce in Uganda nei confronti delle missioni cattoliche da parte della guerriglia

 

 Si vota in Italia domani per due referendum

 

 Repubblica Ceca : ormai certo il ‘sì’ all’ingresso in Europa.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 giugno 2003

 

UNA CATENA DI SOLIDARIETA’ PER SOCCORRERE IL SUD DEL MONDO

DEVASTATO DA FAME E MALATTIE. E’ L’IMPEGNO DEI BIMBI DELLA PONTIFICIA

OPERA INFANZIA MISSIONARIA RICEVUTI STAMANI DA GIOVANNI PAOLO II

IN OCCASIONE DEI 160 ANNI DALLA FONDAZIONE

- Servizio di Paolo Ondarza -

 

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(musica)

 

“Il grido di milioni di bambini, nel sud del pianeta, condannati a morire per fame e per malattie connesse alla povertà, si è fatto più straziante e interpella tutti”. Con queste parole Giovanni Paolo II, alla presenza del cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, si è rivolto stamani ai circa 8 mila fanciulli della Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria giunti in Aula Paolo VI in occasione del 160.mo anniversario della loro istituzione. Ricordando il motto dell’Infanzia Missionaria “I bambini aiutano i bambini”, il Papa ha menzionato i profondi mutamenti nell’umanità dalla metà del secolo XIX ad oggi.

 

“Nel cosiddetto nord del mondo - ha notato - le condizioni di vita dell’infanzia sono migliorate, ma lo sviluppo economico e sociale non è stato sempre accompagnato da quello umano in senso pieno”, contribuendo ad una perdita di valori scontata in primis dai più piccoli. “Voi formate una catena di solidarietà attraverso i cinque Continenti - ha detto il Pontefice ai ragazzi presenti - e offrite la possibilità anche ai più poveri di dare e ai più ricchi di ricevere donando”. I piccoli membri dell’Infanzia missionaria infatti vengono incontro ai loro coetanei meno fortunati e sparsi in tutto il mondo attraverso la preghiera e il segno concreto dell’offerta dei loro piccoli risparmi.

 

(musica)

 

Fu mons. Charles de Forbin Janson, vescovo di Nancy, in Francia, che per soccorrere le disastrate condizioni dei bambini in Cina, 160 anni or sono diede vita all’Opera invitando proprio i ragazzi a recitare un’Ave Maria e ad offrire un soldo al mese per sostenere i loro coetanei nel paese asiatico.  Oggi ci sono milioni di "piccoli missionari" distribuiti nelle parrocchie, nelle scuole e nei movimenti dei cinque continenti.

 

A tutti i presenti Giovanni Paolo II ha indicato i versetti del profeta Isaia “Eccomi, manda me!”, focalizzando l’attenzione sulla parola “Eccomi”, con la quale la Vergine Maria espresse la propria docile accettazione della missione di diventare Madre di Gesù e, quindi, Madre della Chiesa.

 

“‘Eccomi’ dovete imparare a rispondere pure voi. Bello è considerare la Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria come un immenso coro, formato da bambini di tutto il mondo, che cantano insieme il loro ‘eccomi’ a Dio con la preghiera, con il loro entusiasmo e con l'impegno concreto!”

 

(musica)

 

Accanto agli edificanti esempi di santità missionaria Giovanni Paolo II ha rivolto infine l’invito a recitare il Rosario quotidianamente così come erano soliti fare Giacinta e Francesco, i beati pastorelli di Fatima.

 

(musica)

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ALTRE UDIENZE DI OGGI

 

Il Santo Padre ha ricevuto in udienza stamani il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, e in fine mattinata il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

Il Papa ha pure ricevuto questa mattina quattro vescovi della Conferenza episcopale del Burkina Faso, in visita “ad Limina”.

 

 

LA TESTIMONIANZA DEI SANTI RAFFORZI LA FEDE DEI CRISTIANI: COSI’ IL PAPA

IN UNA LETTERA AL CARDINALE TOMKO, SUO INVIATO SPECIALE A UZHOROD,

 IN UCRAINA, PER LE CELEBRAZIONI DEDICATE AL BEATO TEODOR ROMZHA,

VESCOVO E MARTIRE DEL COMUNISMO

- A cura di Paolo Salvo -

 

La fede del popolo cristiano si rafforza grandemente con le preghiere e i sacrifici dei santi. Beata pertanto quella gente che ha presso di sé i santi e li venera devotamente, poiché di certo le sue imprese riusciranno felicemente e la grazia del Signore giungerà in ogni tempo. E’ il pensiero espresso dal Papa in una lettera in latino indirizzata al cardinale Jozef Tomko, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, e contenente la nomina del porporato ad Inviato speciale alla cerimonia di traslazione delle reliquie del beato Teodor Romzha, vescovo e martire, che avrà luogo ad Uzhorod, in Ucraina, il prossimo 28 giugno.

 

Nato nel 1911 in una famiglia di operai, compiuti gli studi di Teologia alla Pontificia Università Gregoriana in Roma, nel 1938 Teodor Romzha fu parroco in un villaggio di montagna della sua terra, divenendo poi nel 1939 insegnante di Filosofia e direttore spirituale nel seminario di Uzhorod, e venne quindi ordinato vescovo nel settembre 1944, subito dopo l’arrivo dell’esercito sovietico. Per essersi rifiutato di cooperare con le autorità alla soppressione della Chiesa greco cattolica, rimase vittima della violenza comunista nel novembre 1947. Due anni fa, il 27 giugno 2001, Teodor Romzha fu tra i 28 beati greco cattolici, di cui 27 martiri, vittime del comunismo e del nazismo, proclamati da Giovanni Paolo II nell’ippodromo di Leopoli davanti ad un milione di fedeli.

 

Nella lettera resa nota stamani, il Papa ricorda quella sua visita pastorale in Ucraina, dal 23 al 27 giugno 2001, ed incarica il cardinale Tomko di esortare  i sacerdoti e i fedeli a seguire l’esempio del loro grande pastore e patrono, restando in ferma comunione con la Chiesa Romana, crescendo nella devozione filiale verso la Vergine Maria, ricevendo il sacramento della riconciliazione e nutrendosi assiduamente con l’Eucaristia.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

“Al grido straziante di milioni di bambini rispondete con il vostro ‘eccomi’”: è il titolo che, con forte accento, apre la prima pagina, in riferimento al paterno invito rivolto dal Santo Padre ai bambini della Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria, che celebra il 160. mo di fondazione.

All’interno, il testo dell’indirizzo d'omaggio del cardinale Crescenzio Sepe al Papa, in occasione dell’udienza.

 

Nelle vaticane, la Lettera del Papa al cardinale Jozef Tomko per la nomina a suo Inviato Speciale in Ucraina per la traslazione delle reliquie del beato Romzha.

Una nota del Pontificio Consiglio per la Famiglia sull’incontro - svoltosi dall’11 al 14 giugno, in Vaticano - dei presidenti delle Commissioni episcopali per la famiglia e la vita.

Un articolo del cardinale Avery Dulles sull’Enciclica “Ecclesia de Eucharistia”.

Una pagina dedicata alla Solennità della Santissima Trinità.

Una pagina sulla testimonianza del vescovo Guglielmo Giaquinta, fondatore della “Pro Sanctitate”.

 

Nelle pagine estere, in Iraq la recrudescenza delle violenze rischia di minare il già difficile processo di ricostruzione.

Medio Oriente: altri raid aerei israeliani nella città di Gaza.

Cuba: per l’Unione Europea le sanzioni sarebbero inevitabili.

Un articolo di Gabriele Nicolò sulla drammatica situazione in Etiopia, dove quindici milioni di persone sono minacciate dalla perdurante carestia.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Angelo Mundula dal titolo “L'arte non tollera la menzogna”: i consigli di Anton Cechov sulla scrittura.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il referendum - domani e lunedì – sull’art. 18 e sugli elettrodotti.                 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

14 giugno 2003

 

 

CONTEMPLANDO LA TRINITA’, VINCERE L’ODIOSA DIVISIONE DEL MONDO

- Intervista con padre Raniero Cantalamessa -

 

La Chiesa celebra domani la solennità della Santissima Trinità, il mistero centrale e più alto della fede e della vita cristiana. La Santissima Trinità, infatti, non è solo oggetto della nostra fede, ma protagonista della nostra salvezza. Ma come si possono identificare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo? Barbara Castelli lo ha chiesto al teologo padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, che proprio alla Trinità ha dedicato uno dei suoi libri più belli.

 

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R. – Già Sant’Agostino diceva che noi usiamo questi termini perché non ne possediamo di migliori, ma dobbiamo stare attenti a non applicarli di peso alla Trinità perché sono sempre basati su analogie, su simboli ... Il Padre è, come nell’esperienza umana, l’origine di tutto. Infatti, soprattutto nel pensiero greco il Padre è visto come la fonte di tutta la Trinità da cui sgorgano il Figlio e lo Spirito Santo. Il Figlio è stato interpretato a partire da Giovanni che ne parla come il ‘logos’, la ragione, il Verbo; lo Spirito Santo ci è stato rivelato attraverso dei simboli molto semplici: il vento che è simbolo di forza, il soffio, l’alito che è simbolo di intimità, di interiorità ...

 

D. – Come deve disporsi il credente dinanzi alla Santissima Trinità?

 

R. – Nella vita pratica, la Trinità – a pensarci bene – è vicinissima alla vita di ogni cristiano credente; la vita cristiana comincia nel battesimo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, continua poi nella cresima, sempre nel nome della Trinità; gli sposi cristiani sono uniti in matrimonio nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e alla fine, se avremo la grazia di morire in pace su un letto con gente che prega attorno a noi, sentiremo una preghiera che dice: “Parti da questo mondo, anima cristiana, nel nome del Padre che ti ha creato, nel nome del Figlio che ti ha redento, nel nome dello Spirito Santo che ti ha santificato”. Una volta, in passato, tutto si faceva in nome della Trinità: i contratti cominciavano nel nome della Trinità e questo ci dice che la Trinità non è affatto un mistero lontano: al contrario. La vita cristiana è immersa nel mistero della Trinità!

 

D. – E’ possibile spiegare il mistero della Trinità ad un non credente?

 

R. – Spiegare nel senso normale di rendere chiaro razionalmente, no, però lo si può portare vicino e renderlo plausibile. Per me, un ragionamento molto semplice è questo: Dio da sempre, dall’eternità, ha un oggetto in sé infinito da amare che è il Figlio dal quale è riamato con amore infinito che è lo Spirito Santo ed è quindi proprio a partire dal concetto di Dio-amore che se noi non possiamo spiegare la Trinità per lo meno possiamo dire che Dio non può non essere Trinità. Io, a volte, quando parlo di questo mistero aggiungo che io avrei compassione di un Dio che non avesse nessuno da amare, nessuno con cui condividere la sua infinita felicità: dovrebbe essere un Dio molto triste e molto melanconico. Come gli uomini hanno bisogno di qualcuno con cui comunicare, così Dio ha bisogno nel suo intimo di una persona a cui esprimere tutto il suo amore, che è il Figlio.

 

D. – Pensando ai mali che oggi prostrano il mondo, qual è l’attualità del mistero della Santissima Trinità?

 

R. – San Sergio di Radonez, che è un po’ il padre spirituale della Russia, aveva questo detto: contemplando la Trinità, vincere l’odiosa divisione del mondo. E noi ci troviamo davanti esattamente lo stesso problema: contemplando la Trinità che è diversità nell’amore e unità nella diversità, noi dovremmo essere spinti a superare le nostre apparenti irriconciliabili contrapposizioni di razza, di colore, di sesso, di cultura perché la Trinità è perfetta unità nella diversità.

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L’IRAQ TRA GUERRA E PACE: ANCORA SCONTRI TRA TRUPPE USA E GRUPPI OSTILI

- Intervista con Alberto Negri -

 

Le ultime vicende indicano che gli Stati Uniti sono, di fatto, ancora in guerra in Iraq. Sono ancora troppo numerose e particolarmente attive, nel Paese, le sacche di resistenza fedeli a Saddam Hussein. Situazioni, queste, che non consentono alle truppe statunitensi di allentare il controllo del territorio. A causa di tutto questo, gli obiettivi americani in Iraq rischiano un brusco ridimensionamento? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Alberto Negri, inviato speciale del Sole 24 ore, che è stato a Baghdad durante la guerra:

 

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R. – Il primo obiettivo è quello di mantenere il controllo della situazione. Questo è talmente chiaro che gli Stati Uniti hanno deciso poche settimane fa di mantenere in Iraq un contingente di migliaia e migliaia di uomini. Questo avviene dal punto di vista militare. L’obiettivo politico, poi, era quello di creare un governo di transizione. Il nuovo governatore dell’Iraq, l’americano Paul Bremer, lo ha rinviato, perché mancano le condizioni – a suo dire – per lo svolgimento delle elezioni e una situazione di sicurezza per installare l’esecutivo. La decisione ha fatto infuriare gli iracheni; non soltanto l’opposizione sciita, ma anche quella parte maggiormente filo-americana rappresentata da Ahmed Chalabi, il leader in esilio che in qualche modo aveva sostenuto l’operazione americana in Iraq.

 

D. – Si è parlato più volte di effetto-Afghanistan per l’Iraq, cioè il rischio che si crei una situazione a macchia di leopardo in cui le forze che hanno vinto la guerra controllano in fondo solo la capitale ed i dintorni: c’è effettivamente questo rischio?

 

R. – Sì. c’è soprattutto il rischio che gli americani abbiano vinto la guerra, ma non riescano a vincere la pace, come sta avvenendo infatti in Afghanistan, dove effettivamente il governo Karzai non governa nulla al di là della capitale Kabul e, in questo momento, si è visto quanto la situazione sia fuori controllo e pericolosa soprattutto perché i “signori della guerra” afghani sono tornati ad esercitare tutto il loro potere sul territorio, rendendo molto più difficile la ricostituzione dello Stato afghano. E’ chiaro che in Iraq gli americani non si possono permettere di fallire: la posta in gioco è ancora più alta, anche perché c’è sul tavolo il controllo delle risorse petrolifere. Il recentissimo attentato all’oleodotto che porta il greggio iracheno in Turchia fa pensare proprio che gli americani dovranno intensificare le loro azioni militari per controllare meglio la situazione.

 

D. – Trovarsi tutti contro, quelli del partito Baath di Saddam Hussein, ma anche gli sciiti, che si pensava fossero alleati, potrebbe rallentare i piani americani e nello stesso tempo creare focolai di tensione non previsti?

 

R. – Non c’è dubbio. La decisione presa da Paul Bremer di rinviare la costituzione di un governo di transizione con gli iracheni già ha provocato questo: significa che gli iracheni si sono benissimo resi conto che non riprenderanno tanto facilmente il controllo del Paese. Ci si chiede quanto possa durare questa situazione di forte instabilità. Dipende dalla situazione sul campo e se gli Stati Uniti in qualche modo renderanno credibile la loro operazione militare anche con un sostegno alla ricostruzione civile del Paese. Per ora, questo si sta rivelando comunque un compito assai difficile.

 

D. – Anche perché, allo stesso tempo, non c’è una leadership irachena che abbia espresso una valida alternativa ...

 

R. – Certamente. Questa situazione che oggi vediamo – cioè, la mancanza di una leadership irachena – è la stessa che negli ultimi 12 anni aveva praticamente impedito che il governo di Saddam Hussein venisse rovesciato; la mancanza di una leadership esterna ed interna al Paese è quello che rende difficile governare l’Iraq. Oggi, di fatto, è un Paese pressoché diviso in tre aree: il Sud chiaramente in mano alla leadership religiosa sciita, il centro dove gli americani controllano militarmente la situazione e il Nord curdo, che è forse quello che più degli altri sta acquisendo una reale autonomia ed indipendenza; una zona abituata ormai da 8-9 anni ad avere una propria autonomia.

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UN FUTURO PER L’IMMIGRAZIONE IN ITALIA:

L’ORIZZONTE DELLE SECONDE GENERAZIONI,

TEMA DI UN CONVEGNO INTERNAZIONALE A TORINO

- Servizio di Fabrizio Accatino -

 

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         Saranno circa 1 milione in tutta Italia tra il 2010 e il 2020. Sono le cosiddette seconde generazioni, figli di immigrati nati in Italia e non più appartenenti né alla categoria stranieri né a quella italiani. A loro e al loro universo, fin qui poco studiato, la Fondazione Agnelli ha dedicato il Convegno dal titolo “Un futuro per l’immigrazione in Italia, l’orizzonte delle seconde generazioni”, in cui una decina di studiosi si è riunita intorno a Torino per valutare questo importante fattore di trasformazione ma anche il rischio sociale. All’orizzonte dunque, scenari etnici inconsueti, come ha ricordato nel corso della sua relazione il prof. Maurizio Ambrosini, sociologo all’Università di Genova:

 

“Il vero problema è appunto che fino a 18 anni noi li trattiamo da stranieri così come trattiamo da straniere le loro famiglie. Un bel giorno invece potranno votare, potranno essere votati, potranno entrare a pieno titolo nella nostra comunità nazionale. Dobbiamo prepararci affinché questo passaggio avvenga in modo fluido, in modo positivo, in modo reciprocamente benefico e non si formino ghetti ed isole di marginalità e di esclusione”.

 

         Cosa cambierà dunque nel concreto? Innanzitutto sarà probabile che le seconde generazioni a differenza delle prime, siano meno disponibili ad accettare i lavori rifiutati dagli italiani. E’ altrettanto verosimile che si possono creare conflitti familiari per l’educazione culturale dei figli, che ci sia un boom di richieste per ottenere la nazionalità italiana, magari che nascano partiti etnici e frange più integraliste, movimenti sociali inediti verso cui le forze del mondo cattolico e del volontariato avranno un ruolo importante, come ricorda ancora il professor Ambrosini:

 

“Credo che da questo punto di vista il ruolo delle istituzioni religiose, del mondo del volontariato, dell’associazionismo, delle molte attività educative, si pensi ai doposcuola, agli oratori che si prodigano per l’integrazione delle seconde generazioni, sia un ruolo fondamentale, ma molto bisogna anche fare perché questa presenza venga accettata come un fatto fisiologico, normale di una società che diventa sempre più composita, aperta, plurale e affinché si riescano a valorizzare le dimensioni positive contenendo i possibili effetti negativi di questa trasformazione”.

 

Da Torino, per la Radio Vaticana, Fabrizio Accatino.

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CHIESA E SOCIETA’

14 giugno 2003

 

 

“SCELTE DI GIUSTIZIA, CAMMINI DI PACE”. E’ IL TEMA DEL 29° CONVEGNO NAZIONALE DELLE CARITAS DIOCESANE CHE SI APRIRÀ LUNEDÌ PROSSIMO AD OROSEI,

IN SARDEGNA

 

OROSEI. = Lunedì prossimo avrà inizio ad Orosei, in Sardegna, il 29° Convegno nazionale delle Caritas diocesane italiane. All’incontro, dedicato al tema “Scelte di giustizia, cammini di pace”, parteciperanno i rappresentanti delle 223 Caritas diocesane e gli operatori della Caritas Italiana. L’appuntamento, che si concluderà il prossimo 19 giugno, intende verificare come le Caritas riescano a coniugare presenze, attenzioni e azioni in grado di promuovere scelte di giustizia e cammini di pace. Tra le relazioni più significative delle 4 giornate del Convegno sono previste: “La globalizzazione dei diritti: una sfida da accogliere”; “Giustizia e finanza: l’esperienza del microcredito”; “La promozione della giustizia e della pace a livello internazionale: il ruolo degli organismi internazionali”. A riflettere e a confrontarsi con i rappresentanti delle Caritas diocesane e gli operatori di Caritas Italiana ci saranno, tra gli altri, il presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace, mons. Renato Martino, il docente di Sociologia dell’Università cattolica di Milano,  Mauro Magatti, il cappellano del carcere di Rebibbia, don Sandro Spriano, ed il presidente di Caritas America Latina, mons. Gregorio Rosa Chavez. (A.L.)

 

 

I PROGRAMMI DI INVESTIMENTO E SVILUPPO ECONOMICO HANNO DOMINATO

I DIBATTITI DEL “FORUM ECONOMICO MONDIALE PER L’AFRICA”,

 CONCLUSOSI IERI A DURBAN, IN SUDAFRICA

 

DURBAN. = Dopo il recente G8 di Evian, il dibattito sulla globalizzazione ha dominato anche il “Forum economico mondiale per l’Africa” che si è concluso ieri a Durban, in Sudafrica. Tra i temi trattati, durante i lavori del Summit, sono stati messi in rilievo i programmi di investimento e sviluppo economico per sostenere l’economia del Continente africano. I partecipanti all’incontro, tra cui diversi leader politici e rappresentanti della società civile, hanno stimolato il dibattito sulla ‘Nuova partnership per lo sviluppo dell’Africa’ (Nepad). Il Nepad, un programma di azione teso al rilancio dell’economia africana, è stato concepito e sviluppato per rispondere alle priorità politiche, sociali ed economiche del Continente nero. La fine delle guerre che stanno colpendo, purtroppo, diversi Paesi africani e la lotta alla corruzione sono state le soluzioni indicate dal presidente sudafricano, Thabo Mbeki, per favorire, nel Continente africano, l’investimento internazionale. “Realizzeremo questi progressi – ha dichiarato Thabo Mbeki nel corso della cerimonia conclusiva del Forum – e mi auguro che gli sforzi compiuti dal Nepad saranno evidenti prima possibile”.  (A.L.)

 

 

LA CORRUZIONE, LA DISOCCUPAZIONE E L’ADESIONE DELLA POLONIA

ALL’UNIONE EUROPEA. SONO QUESTI I TEMI DISCUSSI DAI VESCOVI POLACCHI

 NEL CORSO DELLA LORO ASSEMBLEA PLENARIA

 CHE SI CONCLUDERÀ DOMANI A PARADYZ

 

PARADYZ. = E’ in corso di svolgimento a Paradyz, nell’Ovest della Polonia,  l’Assemblea plenaria dell’episcopato polacco. I vescovi stanno affrontando diversi  temi, tra i quali il problema della corruzione e quello della disoccupazione. I recenti scandali che hanno coinvolto politici ed esponenti dei media ed il tasso di disoccupazione che, nel mese di aprile, ha superato il 18% stanno catturando l’attenzione dei presuli, preoccupati anche per la situazione morale della Polonia. L’Assemblea ha manifestato, infatti, le proprie perplessità per il clima di permissivismo morale che sembra dominare il Paese. Altri ambiti di riflessione riguardano l’incidenza sul piano europeo dell’adesione della Polonia all’Unione europea, le iniziative per il Katholikentag mitteleuropeo, gli orientamenti e l’organizzazione della pastorale per i polacchi all’estero. Domani, giornata conclusiva dell’Assemblea plenaria, i vescovi parteciperanno alla celebrazione centrale del Giubileo per il millenario della morte dei primi martiri in Polonia. (A.L.)

 

 

NON DISCRIMINATE I MINORI PIÙ VULNERABILI. E’ L’APPELLO DEL COMITATO

DELLE NAZIONI UNITE PER I DIRITTI DEL BAMBINO (CRC) RIVOLTO, IN UN COMUNICATO, ALLE AUTORITÀ POLITICHE DELLO SRI LANKA

 

NEW YORK. = Il comitato delle Nazioni Unite per i diritti del bambino (Crc) ha recentemente manifestato, con un comunicato, la propria preoccupazione per il sistema legale in vigore nello Sri Lanka. Secondo il Crc, le leggi vigenti nel Paese asiatico contribuiscono alla discriminazione dei minori più vulnerabili come i disabili, gli sfollati, i malati di Hiv-Aids ed i bambini delle minoranze etniche o religiose. Il comitato ha espresso particolare “preoccupazione per l’età minima della responsabilità penale, che nello Sri Lanka è di 8 anni”. Il Crc ha quindi chiesto al governo di rivedere l’Ordinanza sui bambini e i giovani del 1939, in cui viene fissata l’età minima per finire sotto processo, e di elevarla seguendo gli standard internazionali. L’organismo dell’Onu ha inoltre invitato l’esecutivo di Colombo ad accertarsi che i minori di 18 anni responsabili di reati siano comunque trattati seguendo le norme internazionali. Il Crc ha poi esortato il governo ad impegnarsi al massimo per assicurare l’applicazione delle leggi anti-discriminazione. La condizione dei bambini dello Sri Lanka è particolarmente a rischio nel Nord e nell’Est del Paese, teatro di una decennale guerriglia tra le truppe governative ed i ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte). Da un anno e mezzo è in corso, nel Paese, un processo di pace ma non è mai cessato definitivamente l’allarme relativo ai rapimenti di minori da parte del Ltte. Per rafforzare le file della guerriglia, infatti, gli estremisti non hanno esitato, negli anni passati, a sequestrare migliaia di bambini e ragazzi. (A.L.)

 

 

SI INAUGURA OGGI POMERIGGIO A VENEZIA LA 50.MA ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D'ARTE DELLA BIENNALE. “SOGNI E CONFLITTI - LA DITTATURA DELLO SPETTATORE”

È IL TEMA SCELTO QUEST’ANNO

 

VENEZIA. = “Sogni e conflitti - La dittatura dello spettatore”. E’ questo il titolo con cui si apre oggi, alle ore 15, la 50.ma Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia che si presenta quest'anno come una “mostra delle mostre”.  Il direttore della Biennale, Francesco Bonami, ha voluto valorizzare, infatti, l'unicità della struttura espositiva per costruire una grande rassegna internazionale che prenda in considerazione le diversità che compongono la realtà artistica contemporanea. Lo spettatore-lettore di questa mappa potrà affrontare le singole individualità artistiche e costruirsi un itinerario personale. Non esiste infatti un inizio ed una fine, ma tanti luoghi e tante diverse visioni e tendenze per affrontare un viaggio nella contemporaneità. Al Museo Correr, sede espositiva della Biennale d'arte, si terrà in collaborazione con i musei civici veneziani, una mostra a cura di Francesco Bonami dedicata alla Pittura dal 1964 fino ai giorni nostri. Saranno esposte più di 40 opere di grandi protagonisti dell'arte contemporanea che con la Biennale ed il suo pubblico hanno condiviso una parte della loro storia. (A.L.)

 

 

IN UN “SUQ MULTIETNICO”, ORGANIZZATO NEL CENTRO DI MODENA, SI CONCLUDERA’ DOMANI “TUTTAUNALTRACOSA”, LA FIERA NAZIONALE

DEL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE

 

MODENA. = “Tuttaunaltracosa”, la Fiera nazionale dedicata al commercio solidale, si concluderà domani a Modena. In un “Suq multietnico” allestito nel centro della cittadina emiliana, 70 operatori espongono tessuti, tappeti, mobili, arazzi, borse, vestiti, terracotte, giocattoli, strumenti musicali e generi alimentari prodotti secondo parametri di equità e senza sfruttamento. Il commercio equo si fonda su un approccio alternativo al commercio tradizionale: promuove lo sviluppo sostenibile, la giustizia sociale ed economica e la vendita di prodotti locali ad un prezzo equo. La Fiera modenese, inaugurata giovedì scorso, è arricchita anche da musica, spettacoli, dibattiti e approfondimenti sui continenti dell’Africa, dell’America Latina e dell’ Asia. Partecipano alla manifestazione, tra gli altri, l’economista indiana Vandana Shiva ed il padre comboniano Alex Zanotelli. Per tutta la durata dell'evento, nell'area espositiva del Foro Boario, è possibile visitare alcune mostre tra cui: "Chiama l'Africa", un percorso interattivo di oltre 500 metri quadrati che si snoda tra i suoni, i profumi ed i luoghi reali e immaginari del Continente africano e “Gracias Mexico”, reportage fotografico dello scrittore Pino Cacucci. Il programma della Fiera è disponibile sul sito www.tuttaunaltracosa.it (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

14 giugno 2003

 

 

- A cura di Giancarlo La Vella e Stefano Cavallo -

 

 

Non si sblocca la situazione in Medio Oriente. Oggi il gruppo estremista palestinese, Hamas, che ha rivendicato l’ultimo sanguinoso attentato di Gerusalemme, ha rifiutato di aderire alle proposte di tregua mediate dall’Egitto e caldeggiate dagli Stati Uniti. Intanto le nuove speranze di pace si affidano alla missione dell’osservatore americano John Wolf, che incontrerà lunedì a Gerusalemme i vertici del governo israeliano. Contemporaneamente, il premier ebraico, Ariel Sharon, ha mandato a Washington il suo capo di gabinetto, Dow Weisglass, per organizzare una sua prossima visita alla Casa Bianca. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Gli sforzi degli Stati Uniti, per non far naufragare il dialogo politico, riattivato al vertice di Aqaba, a causa della riesplosione della violenza di questi giorni, si stanno concentrando sull’arresto delle operazioni dei gruppi armati palestinesi e delle rappresaglie israeliane. Il segretario di Stato americano Powell, che verrà nella regione tra una decina di giorni, ha affermato prioritaria la lotta ad Hamas. Delle difficoltà, però, si sono frapposte. Arafat ritiene, invece, che Israele deve cessare per primo le operazioni contro la popolazione palestinese e, per questo, ha rivolto un appello alla comunità internazionale e in particolare al segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, che si è detto favorevole all’invio di una forza di interposizione di caschi blu. Ma, per mantenere il processo sui binari del vertice di Aqaba, ecco allora, su richiesta degli Stati Uniti, l’intervento dell’Egitto, che ha varato un piano per il ritiro dei soldati israeliani dal nord della Striscia di Gaza, da dove i guerriglieri  di Hamas lanciano i missili sul territorio dello Stato ebraico, e l’assunzione di responsabilità per la sicurezza da parte della polizia palestinese. Detto piano sarà discusso stasera dai vertici israeliani e palestinesi.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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In Iraq cresce l’insoddisfazione verso l’amministrazione americana. Anche Ahmed Chalabi, leader del Congresso nazionale iracheno e uomo vicino a Washington, ha dichiarato che gli Stati Uniti dovrebbero concedere più potere agli iracheni. In caso contrario, le violenze potrebbero aumentare, come sta avvenendo proprio in questi giorni. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Lo scontro più sanguinoso è capitato a nord di Baghdad, quando degli assalitori sconosciuti hanno attaccato una colonna di mezzi corazzati. I soldati americani hanno risposto al fuoco, uccidendo 27 persone. Il giorno prima le forze statunitensi avevano bombardato un presunto campo di addestramento per terroristi e almeno 70 iracheni erano morti. Oggi, però, anche un militare americano ha perso la vita ed il cadavere di un altro soldato è stato trovato in un lago vicino a Falluja. La nuova offensiva è stata lanciata 5 giorni fa dal comando centrale americano per colpire la resistenza fedele al vecchio regime che si concentra nel cosiddetto triangolo sunnita, ossia la zona a nord della capitale, dove vive la minoranza che era privilegiata da Saddam Hussein, in quanto condivideva la sua interpretazione dell’Islam. Ieri un giornale arabo di Londra ha rivelato di avere ricevuto una presunta lettera dell’ex rais, in cui intima le forze di occupazione di lasciare l’Iraq, minacciando, in caso contrario, di portare la guerra nelle loro Nazioni. Alcuni incendi, intanto, sono scoppiati lungo l’oleodotto che collega l’Iraq alla Turchia e potrebbero essere frutto di sabotaggi.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Gravi minacce in Uganda nei confronti delle missioni cattoliche che operano nel Paese africano. “Uccidere i sacerdoti e percuotere a sangue le suore”. È questo l’ordine impartito da Joseph Kony, leader del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra), a tutti i suoi uomini dispiegati nel Nord Uganda. La folle disposizione - secondo quanto diffuso dall’agenzia Misna - è stata impartita, giovedì scorso, via radio. Molti religiosi hanno espresso forte preoccupazione per i rischi che incombono sulle strutture della chiesa cattolica. Le violenze contro i civili, compiute quotidianamente dai ribelli, nei distretti dell’etnia acholi di Gulu, Kitgum e Pader, fanno temere che tutto sia davvero possibile. Negli ultimi giorni è salito ad oltre 700 il numero dei bambini che, per timore d’essere sequestrati dalla guerriglia, hanno trovato ospitalità negli edifici parrocchiali.

 

Prime difficoltà per i soldati del contingente di pace francese nella Repubblica democratica del Congo. Un loro convoglio è stato attaccato, stamattina, alla periferia di Bunia, nel nordest del Paese, ed i militari inviati da Parigi hanno risposto aprendo il fuoco. La loro missione si annuncia, dunque, particolarmente problematica, come ci conferma Emiliano Bos, giornalista dell’agenzia Misna, appena tornato dall’ex Zaire:

 

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Certo, la forza multinazionale ha di fronte a sé un compito davvero impegnativo. La città di Bunia è stata negli ultimi mesi nelle mani di vari gruppi armati, di varie fazioni di ribelli che sono pronte a tutto. Io le ho viste, sono formate fondamentalmente da giovani, da adolescenti e anche da ragazzini ai quali viene messo in mano un fucile kalashnikov, spesso viene data loro da bere tanta birra, nel senso che con l’alcool li si convince a combattere; e quindi non è un vero e proprio esercito. Il compito è pertanto impegnativo e delicato al tempo stesso: si tratta di rendere sicura la città, non certo di eliminare fisicamente le fazioni avversarie. Ma dall’altra parte, il mandato ricevuto dalle Nazioni Unite autorizza i francesi e la forza multinazionale - che sappiamo essere composta non solo da francesi - ad utilizzare la forza per imporre la sicurezza nella città di Bunia. Questa forza deve garantire un ambiente sicuro all’interno della città in un raggio di 20 km. I ribelli potrebbero anche accettare di ritirarsi ad una ventina di chilometri nelle colline che circondano la zona, ma si teme che succeda il peggio quando, dopo il 1° settembre, secondo la risoluzione dell’Onu, questa forza multinazionale lascerà Bunia.

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È di circa 400 persone il bilancio dei morti nei combattimenti, avvenuti nei giorni scorsi a Monrovia, capitale del Paese africano, tra i militari dell’esercito governativo e i ribelli del Lurd (Liberiani uniti per la riconciliazione e la democrazia). Intanto a Ginevra l'Organizzazione mondiale della sanità lancia l'allarme per la situazione umanitaria degli sfollati nel paese africano. Decine di migliaia di sfollati vagano ancora per le strade di Monrovia, o sono stipati nello stadio alla periferia est della capitale in condizioni igieniche disastrose, in alcuni casi in carenza di acqua potabile. Le autorità liberiane e i rappresentanti locali del Programma alimentare mondiale hanno distribuito oggi razioni di riso e olio alle famiglie rifugiate nello stadio Samuel Doe.

Continuano in Iran le violente manifestazioni contro il piano di privatizzazione dell'università. A Teheran questa notte nuovi scontri si sono verificati tra dimostranti e sostenitori della leadership conservatrice del Paese, affiancati dalla polizia antisommossa. Diverse persone sono rimaste ferite e un numero imprecisato di arresti è stato effettuato dalla polizia.

 

Secondo giorno di disordini anche in Cambogia. Dopo la morte, ieri, di un poliziotto e di un manifestante, oggi si sono verificati nella capitale Phnom Penh nuovi scontri fra la polizia e alcune centinaia di lavoratori tessili. Sono 220 le fabbriche tessili cambogiane che producono a prezzi bassissimi indumenti, esportati soprattutto negli Stati Uniti dove vengono commercializzati da aziende multinazionali. Organizzazioni dedite alla tutela dei diritti umani hanno ripetutamente denunciato condizioni di grave sfruttamento in molte di queste fabbriche, anche se lo scorso anno l'Organizzazione internazionale del lavoro delle Nazioni Unite, con sede a Ginevra ha registrato segni incoraggianti di miglioramento nel Paese.

 

Procede lentamente il riavvicinamento tra le due Coree. Pyongyang e Seul hanno inaugurato simbolicamente, questa mattina, un collegamento ferroviario che attraversa la zona smilitarizzata ed unisce i due Paesi all’altezza del 38° parallelo. I treni, però, entreranno in funzione solo a fine anno.

 

Oltre 150 mila senza tetto in India a causa delle piogge monsoniche e delle forti inondazioni, che hanno colpito lo Stato di Assam, nel nordest del Paese. Lo hanno riferito le autorità locali. Migliaia di persone inoltre sono rimaste isolate e numerosi villaggi sono stati completamente sommersi a seguito dello straripamento del fiume Barak, nel sud di Assam.

Si va alle urne dalle 8 di domani in tutta Italia, nella prima giornata di voto per due referendum. Si vota per l'estensione dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, sul reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa, anche alle aziende con un numero di dipendenti inferiore a 15, e per l'abrogazione dell'obbligo di passaggio degli elettrodotti su terreni privati.

 

Il parlamento polacco ha ieri votato a favore del governo e quindi  contro l'eventualità di elezioni anticipate. Il presidente Miller aveva chiesto la fiducia lunedì scorso, subito dopo la vittoria del sì nel referendum dei giorni scorsi sull'entrata in Europa. Secondo i sondaggi, a sostenere il governo di minoranza di Miller - al potere dalle politiche dell'ottobre 2001 - sono il 16-20% dei polacchi.

 

Schiacciante vittoria dei ‘sì’ per l’ingresso della Repubblica Ceca nell’Unione Europea. Nel referendum per cui si è votato ieri e oggi, gli exit poll indicano una percentuale dei favorevoli che supera l’81 per cento dei voti: un risultato talmente chiaro che non fa temere grosse variazioni nel momento in cui, in serata, incominceranno ad arrivare i risultati definitivi.

 

 

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