RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 164 - Testo della
Trasmissione di venerdì 13 giugno 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Approvata per consenso a Bruxelles la bozza globale
della futura Costituzione europea.
CHIESA E SOCIETA’:
Migliaia di bambini attesi domani a Roma per il 160.mo anniversario dell’Infanzia Missionaria.
Gli Usa rafforzano i
tentativi di mediazione di fronte alle nuove gravi violenze in Medio Oriente.
In Iraq 70 morti in un
attacco americano contro un campo di fedelissimi di Saddam Hussein.
La Repubblica Ceca alle
urne per il Referendum sull’adesione all’Ue.
13 giugno 2003
APPELLO
DEL PAPA AI LEGISLATORI PER LA DIFESA DELLA VITA E DELLA FAMIGLIA
NEL
DISCORSO AD UN GRUPPO DI VESCOVI EUROPEI
“Segni di ripresa”, di un “nuovo
risveglio a difesa della famiglia” sono rilevati dal Papa nel discorso rivolto
questa mattina ai presidenti delle Commissioni episcopali europee per la
famiglia e la vita riuniti da mercoledì scorso in Vaticano. Il Santo Padre
non ignora però “le minacce
disumanizzanti” cui è sottoposta l’identità della famiglia, e lancia un nuovo
appello ai responsabili dei popoli e ai legislatori perché “assumano appieno i
loro impegni a difesa della famiglia e favoriscano la cultura della vita”. Il
servizio di Carla Cotignoli.
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“Grazie a Dio sono molto numerose le famiglie che restano fedeli, nonostante
le difficoltà alla loro vocazione umana e cristiana. Esse reagiscono agli
attacchi di una certa cultura edonista
e materialista e si vanno organizzando per fornire insieme una risposta piena
di speranza”.
E’ una visione positiva quella
delineata dal Papa. Parla di “segni di ripresa”, di “un nuovo risveglio a
difesa della famiglia”, di una “pastorale familiare che è oggi un compito
prioritario”. E spiega: “Mi riferisco ad alcuni interventi legislativi, come
pure a opportuni incentivi per frenare l’avanzata dell’inverno demografico,
maggiormente avvertito in Europa. Crescono i movimenti a favore della famiglia
e per la vita; si consolida una nuova coscienza sociale”.
Questo non significa che la
famiglia in Europa non attraversi “momenti difficili”. “In verità, oggi – sono
sempre parole del Papa – l’identità della famiglia è sottoposta a minacce
disumanizzanti”. Si mette infatti in questione “la radice antropologica della
famiglia come comunione di persone”. E qui il Papa parla del diffondersi nel mondo
di “alternative fallaci”, della diffusione di “mentalità favorevoli al
divorzio, alla contraccezione e all’aborto”. Il Santo Padre ha quindi rinnovato
il suo invito “ai responsabili dei popoli e ai legislatori perché assumano
appieno i loro impegni a difesa della famiglia e favoriscano la cultura della
vita”. E avverte:
“Per carenza di responsabilità e di impegno nei confronti della
famiglia, si corre il rischio,
purtroppo, di pagare un alto costo
sociale, e a farne le spese saranno specialmente le generazioni future, vittime
di una mentalità nociva e confusa, come di stili di vita non degni dell’uomo”.
In questo momento nella
maggioranza dei parlamenti europei si lavora a progetti di legge riguardanti la
famiglia e la vita. Lo ha sottolineato il
cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio
per la Famiglia, nel saluto rivolto al Papa. Il cardinale ha fatto cenno alle
nuove sfide presenti in Europa su questi temi “carichi di conseguenze”, e alle
possibilità offerte al riguardo dal grande lavoro pastorale delle Chiese
particolari. L’incontro infatti prevede uno scambio di informazioni,
esperienze, idee e progetti.
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Nel
corso della mattinata, il Papa ha ricevuto quattro presuli della Conferenza
episcopale del Burkina Faso, in visita “ad Limina”.
Il Santo Padre ha poi ricevuto, in fine mattinata, il
cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la
Disciplina dei Sacramenti.
In Spagna, il Papa ha
accettato la rinuncia al governo pastorale di Vic, presentata dal vescovo mons.
Josep María Guix Ferreres, per limiti di età. Il Pontefice ha quindi nominato
vescovo di Vic il sacerdote Román Casanova Casanova, di 46 anni, finora parroco
nella diocesi di Tortosa.
RESO NOTO IL PROGRAMMA
DEL PROSSIMO VIAGGIO APOSTOLICO DEL PAPA
A BANJA LUKA, IN BOSNIA
ERZEGOVINA, IL 22 GIUGNO
- A cura Roberta Gisotti -
Sarà il numero 101: dopo i festeggiamenti ieri in Vaticano
per il 100.mo viaggio internazionale, compiuto in Croazia, il pensiero del Papa
è ora proiettato alla prossima tappa del suo pellegrinare per il mondo. Per la
seconda volta domenica 22 giugno Giovanni Paolo, a 5 anni dalla prima visita,
nell’aprile del ’97 a Sarajevo, tornerà in Bosnia Erzegovina per la
beatificazione del Servo di Dio Ivan Merz. E troverà certamente un Paese
impegnato a risanare le ferite materiali e morali ancora aperte di un
sanguinoso conflitto interno, durato 4 anni, scoppiato - dopo la dichiarazione
d’indipendenza dalla Jugoslavia nel ’92 - tra le diverse nazionalità croata,
bosniaco-musulmana e serba. La stessa città meta del viaggio papale è stata tra
le località più colpite dagli scontri. Una guerra che ha fatto più di 300 mila
vittime, e causato la fuga di 1 milione 900 mila persone, tra cui molti cattolici,
di cui solo minima parte è rientrata. Oggi
la comunità cattolica è ridotta a poco più di 450 mila persone, su una
popolazione di circa 4 milioni di persone.
E veniamo al calendario della visita il 22 giugno: dopo la
partenza alle 8.15 da Fiumicino il Santo Padre, giungerà intorno alle 9.40
all’aeroporto di Banja Luka, dove si svolgerà la cerimonia di benvenuto ed il
Papa pronuncerà il suo discorso; seguirà poi un incontro privato con la
presidenza collegiale della Bosnia Erzegovina, e quindi l’appuntamento alle ore
11.30 con tutti i fedeli, raccolti nell’area intorno al Convento della SS.
Trinità dell’Ordine dei Frati Minori sulla collina di Petricevac, alla
periferia della città: qui Giovanni Paolo II celebrerà la Santa Messa per la
beatificazione di Ivan Mertz, giovane laico, di famiglia croata, vissuto tra
l’800 ed il ‘900, studente e soldato cattolico, fine intellettuale che per
amore di Dio mise tutte le sue energie di educatore al servizio della gioventù.
Non un ‘santo nato’ ma piuttosto un uomo che visse solo 32 anni combattendo per
il bene e vincendo.
Nello stesso luogo della celebrazione Eucaristica il Papa
reciterà poi l’Angelus. Nel primo pomeriggio Giovanni Paolo II sarà nel
vescovado di Banja Luka per incontrare alle 14.30 i vescovi del Paese e a
seguire nello stesso vescovado vi sarà alle ore 18 la visita di cortesia del
presidente della Repubblica serba e del
presidente della Federazione della Bosnia Erzegovina. In chiusura della
giornata il Santo Padre visiterà in forma privata la cattedrale cattolica di
Banja Luka, prima di recarsi all’aeroporto dove alle 19.15 è prevista la
cerimonia di congedo. Il rientro del volo papale a Ciampino in Italia è previsto
alle 21.
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Apre la
prima pagina il seguente titolo "Il nuovo risveglio delle famiglie
cristiane può frenare l'avanzata dell'inverno demografico, maggiormente
avvertito in Europa": il discorso del Papa ai partecipanti al Convegno dei
presidenti delle Commissioni Episcopali per la famiglia e per la vita.
Sempre in prima, il Medio
Oriente: "violenza e morte sul cammino della pace". Sette vittime,
tra le quali una bambina, in un nuovo raid israeliano a Gaza.
Nelle vaticane, un articolo di
Nicola Bux dedicato all'Enciclica "Ecclesia de Eucharistia".
L'omelia del cardinale Sergio
Sebastiani nella Celebrazione Eucaristica, a Roma - il 13 giugno, memoria
liturgica di Sant'Antonio di Padova - a conclusione della "Tredicina"
in onore del Santo.
Nelle pagine estere, in Iraq
continuano ad imperversare sanguinosi combattimenti nonostante la fine della
guerra.
Cuba: dure critiche di Fidel
Castro al governo italiano e a quello spagnolo.
Mongolia: ad Ulan Bator
scoperta una fossa comune.
Nella pagina culturale, per la
rubrica "Oggi" una riflessione di Marco Bellizi dal titolo "Un
brutto segnale": i resti dell'auto della scorta di Falcone esposti in una
mostra nel Messinese.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la notizia del ritrovamento di un ordigno esplosivo sul volo Ancona-Roma.
Il rapporto 2002 redatto dalla
Caritas.
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13 giugno 2003
L’ESPERIENZA DI UN DIO TRASCENDENTE, MA SEMPRE PRESENTE
ALL’UOMO ANCHE
NEL
DESERTO E NELL’OSCURITA’. QUESTO IL CUORE DELLA SPIRITUALITA’
DEI
CARMELITANI SCALZI SECONDO IL SUPERIORE GENERALE LUIS AROSTEGUI,
ELETTO
NEL CORSO DELL’89.MO CAPITOLO GENERALE APPENA CONCLUSOSI
-
Intervista con padre Luis Arostegui Gamboa -
“In cammino con santa Teresa e san Giovanni della Croce:
tornare all’essenziale”. Su questo tema si è svolto fino al 18 maggio scorso ad
Avila l’89.mo capitolo generale dell’ordine dei Carmelitani Scalzi. Nel corso
dei lavori, durati diciotto giorni, è stato eletto anche il nuovo superiore
generale, lo spagnolo padre Luis Arostegui Gamboa. A lui Paolo Ondarza ha
chiesto un commento sul capitolo appena conclusosi.
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R. – In passato, i capitoli generali avevano un carattere
chiaramente elettivo – anche oggi, ma in più ai nostri giorni c’è un maggior
senso di fraternità e di comunione ed uno studio più attento di alcuni temi
propri del mondo attuale. L’Ordine si interroga con una maggiore consapevolezza
di fronte alle sfide poste dal mondo alla Chiesa.
D. – Padre Arostegui quali le sfide del terzo millennio?
R. – Possiamo citarne qualcuna: la globalizzazione con
tutto ciò che implica per la Chiesa … il secolarismo o l’assenza di Dio in
parte della nostra società e nella nostra cultura occidentale. E poi ancora il
problema della guerra, della pace, le numerose ingiustizie alle quali
assistiamo ogni giorno, e via dicendo ...
D. – Quelli attuali
sono tempi caratterizzati da un risveglio spirituale tra i laici. Cosa
offre la spiritualità carmelitana alle famiglie, agli uomini e alle donne,
oggi?
R. – Ci sono almeno 45 mila secolari che si muovono
attorno al nostro Ordine, alla spiritualità del Carmelo; ma la sua domanda è
più ampia: sono moltissimi gli uomini e le donne che vogliono vivere la
spiritualità del Vangelo oggi e allora, cosa può fare il Carmelo? Il Carmelo
può offrire l’esperienza di Dio, una spiritualità profonda ‘nell’intimità
divina’; una sfida importante per il Carmelo quella di far vedere come
l’esperienza di Dio – preghiera, contemplazione, fede e speranza - è anche
l’esperienza di ogni uomo e di ogni donna.
D. – Nel suo messaggio in occasione del capitolo generale
di Avila, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha ricordato la gloriosa storia
goduta dal vostro Ordine, chiamato anche ad una grande storia da costruire. A
cosa dell’eredità del passato è importante attingere oggi?
R. – Il Papa ha ricordato anche come nella sua personale
formazione di sacerdote i santi del Carmelo siano stati veri maestri e come
portino luce anche al mondo di oggi: i mistici, anche nell’oscurità, anche
nell’assenza, nel deserto hanno sperimentato la luce di Dio che è sempre
presente, che è trascendente ma presente nell’uomo. Evidenziare e divulgare
questi aspetti potrebbe essere molto positivo per gli uomini e le donne di
oggi.
D. – I carmelitani rispondono alla loro chiamata in
diverse parti del mondo. C’è qualche comunità, in particolare, che vive
situazioni delicate, difficili?
R. – Certo, noi abbiamo suore e frati nel Terzo Mondo; in
Africa, recentemente, ci sono state difficoltà, persecuzioni, che grazie a Dio
non sono sfociate nel martirio; anche in Iraq durante la recente guerra, i
carmelitani si sono trovati coinvolti, ma nonostante le sofferenza patite, sono
tutti salvi...
D. – Padre Arostegui, come vive questa sua elezione a
superiore generale, e come le piacerebbe essere ricordato in futuro?
R. – Mi piacerebbe essere ricordato come un uomo di
comunione, aperto a tutte le tendenze presenti nel mio ordine; mi piacerebbe
essere ricordato per avere fatto uno sforzo grande affinché sia riconosciuto
che l’esperienza di Dio è l’esperienza dell’uomo e della donna: l’esperienza
della dignità dell’uomo all’interno dell’esperienza gratificante di Dio, del
volto di Cristo.
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PRESENTATO AL PRESIDENTE
DI TIMOR EST, XANANA GUSMAO,
- Servizio di Paolo Mastrolilli -
Si è
svolta ieri la cerimonia di conferimento del Premio “Path to Peace” (Sentiero
per la pace), promosso tradizionalmente dalla Missione di Osservazione
permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite a New
York. Con l’intervento dell’Osservatore permanente mons. Celestino Migliore, la
premiazione è avvenuta a bordo del battello Princesse e nel contesto del gale
“dinner” a sostegno della stessa Fondazione “Path to Peace”. Presenti alla
cerimonia, il cardinale arcivescovo di New York, Edward Michael Egan,
l’arcivescovo Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e
Pace, alcuni presuli degli Stati Uniti e ambasciatori presso le Nazioni Unite.
Il servizio di Paolo Mastrolilli.
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Nel messaggio per la Giornata mondiale della pace del
2003, Papa Giovanni Paolo II ha scritto che i gesti di pace creano una
tradizione ed una cultura della pace. “Questa sera abbiamo tra noi una persona
che è stata capace di mettere assieme molti gesti di pace e in ritorno a
nutrire una cultura della pace. Lo ha fatto a sue spese, sopportando di essere
imprigionato ed ostracizzato”. Sono le parole con cui l’arcivescovo Celestino
Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, ha presentato
ieri sera Xanana Gusmao, presidente della Repubblica di Timor Est, onorato con
il premio “Sentiero per la pace”. Insieme a lui hanno ricevuto il premio
“Servitor Pacis” l’ambasciatore Eric Hotung, impegnato da anni nel dialogo tra
l’Asia e l’Occidente, Rose Busingye, una donna ugandese che ha fondato
l’Organizzazione “Meeting Point” per l’assistenza dei malati di Aids e
l’arcivescovo Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio giustizia e
pace, che aveva fondato la “Path to Peace Foundation” quando era nunzio al
Palazzo di Vetro.
Gusmao, ringraziando del
premio a nome del popolo di Timor Est, ha raccontato le sfide che il suo Paese
sta affrontando dopo l’indipendenza dall’Indonesia, ottenuta nel maggio
dell’anno scorso. Nello stesso tempo però, nonostante i quasi 10 anni passati
in carcere per le sue attività di oppositore politico, ha detto che l’obiettivo
principale per raggiungere e per favorire la stabilità e lo sviluppo della sua
nazione è sradicare l’idea della vendetta. Quindi, ha ricordato le difficoltà
economiche con cui si sta confrontando Timor Est e ha sollecitato i Paesi
ricchi a non abbandonarla a se stessa, anche perché nel clima creato
dall’offensiva internazionale del terrorismo la violenza si combatte anche
dando una prospettiva di vita decente a tutte le popolazioni.
L’arcivescovo Martino,
ricordando quando lavorava in Thailandia a favore dei profughi vietnamiti, ha
detto che gli operatori della pace devono tenere sempre presenti i principi
permanenti del Vangelo, che chiedono a tutti di difendere la dignità umana.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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APPROVATA A BRUXELLES CON LARGO CONSENSO
LA
BOZZA GLOBALE DELLA FUTURA COSTITUZIONE EUROPEA
-
Servizio di Gianandrea Garancini -
“Dopo
sedici mesi di lavoro la tartaruga ha fatto molto cammino, pare essere giunta
vicino alla meta”. Così Valery Giscard d’Estaing ha chiuso i lavori dell’ultima
sessione plenaria della Convenzione Europea, presentando la bozza finale della
prima Costituzione dell’Unione, sulla quale è stato raggiunto un larghissimo
consenso. Ce ne parla Gianandrea Garancini:
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‘Successo’
è il termine più usato dagli oratori, in rappresentanza delle diverse
componenti della Convenzione, che hanno invitato Giscard d’Estaing a recarsi al
vertice di Salonicco la settimana prossima per presentare ai capi di Stato e di
Governo il testo approvato, con la preghiera però di ritornare a Bruxelles per
terminare le parti 3 e 4, ancora parzialmente in sospeso sulle politiche e
sugli strumenti dell’Unione, in particolare relativamente al voto a maggioranza
qualificata ed alla sua estensione alla politica estera e alla politica di
difesa. Il vertice dovrebbe infatti concedere una proroga di due o tre
settimane. Il consenso tanto ambito è stato raggiunto, rafforzato dal fatto che
la proposta della Convenzione è univoca, senza opzioni, e sarà quindi più
difficile per la Conferenza intergovernativa di ottobre modificarla in maniera
sostanziale.
Gli
articoli redatti dalla Convenzione costituiscono quindi un’ottima base di negoziato
per i governi che sono chiamati ad adottare la Costituzione europea per sottoporla
poi a ratifiche dei Parlamenti nazionali. E’ stata infine mantenuta la modifica
al paragrafo 2 del preambolo, secondo il quale l’Europa si ispira ai retaggi
culturali, religiosi ed umanisti, i cui valori sono sempre presenti nel suo patrimonio
e che hanno ancorato nella vita della società la sua percezione del ruolo
centrale della persona umana, dei suoi diritti inviolabili e inalienabili e del
rispetto del diritto.
Malgrado
il mancato riferimento esplicito alle radici cristiane tale emendamento è stato
accolto con soddisfazione anche dai vescovi europei, in considerazione anche
della cancellazione del richiamo alla filosofia dei Lumi. Giscard è ora quindi
atteso a Salonicco, giovedì prossimo. Il vertice darà mandato alla Conferenza
intergovernativa di adottare, sulla base del lavoro della Convenzione, la
Costituzione per l’Europa del futuro, la cui entrata in vigore è prevista per
il 2009.
Da
Bruxelles, per Radio Vaticana, Gianandrea Garancini.
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LO SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE IN
EUROPEA, UNA PIAGA CHE PERSISTE
MALGRADO
LE CONTROMISURE ADOTTATE DAI GOVERNI: LA TESTIMONIANZA
DI
SUOR EUGENIA BONETTI, MISSIONARIA DELLA CONSOLATA
-
Servizio di Stefano Cavallo -
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Sono ogni anno 500 mila le persone, prelevate dal loro
paese d’origine, e deportate in Europa per lo sfruttamento della prostituzione.
Le loro famiglie le affidano ai trafficanti con la promessa di un lavoro, ma appena
arrivate in Italia, vengono obbligate a lasciarsi sfruttare sulle strade. Suor
Eugenia Bonetti, dell’ordine della Consolata, missionaria in Africa per 24
anni, dall’inizio degli anni ’90 lavora in Italia proprio per venire in aiuto
delle donne sfruttate per il mercato del sesso, che costituisce una vera e
propria nuova tratta delle schiave. All’interno dell’Unione Superiore Maggiori
d’Italia, suor Eugenia cura un programma di recupero delle ragazze in strada, insieme
a 200 religiose, che trovano spesso il coraggio di scendere in strada, anche di
notte, per incontrare le ragazze mentre sono in attesa di clienti. Lei e la
Caritas hanno cercato di coinvolgere nella loro attività di aiuto anche le
donne parlamentari, ed è proprio con loro che hanno dato vita all’art. 18 sul
sostegno ed il recupero delle vittime della prostituzione, che prevede il
permesso di soggiorno di 6 mesi, rinnovabile, per chi lascia la strada,
denuncia gli sfruttatori, e accetta un percorso di reintegrazione sociale. A
suor Eugenia abbiamo chiesto la situazione attuale:
R. – Soprattutto le ragazze africane accolgono molto
volentieri la presenza della suora, perché offre loro una certa sicurezza.
Hanno anche il coraggio di poter parlare di lasciare la strada. Da quando è
iniziato il famoso articolo 18, solo le nigeriane a cui siamo riuscite a fare
avere i documenti, il permesso di
soggiorno ed il passaporto sono circa 2000.
D. – Quali sono i Paesi di maggiore provenienza delle
ragazze?
R. – Più del 50 per cento sono nigeriane. Poi ci sono
ragazze dei Paesi dell’Est, in minor parte sono dell’America Latina. Si pensa
che il 40 per cento delle ragazze dei Paesi dell’Est siano di un’età tra i 14 e
i 18 anni.
D. – Qual è il motivo che le porta ad affrontare una
simile vita, da noi?
R. – Il motivo principale è sempre relegato alla povertà.
I trafficanti hanno colto immediatamente la situazione e hanno cercato di
offrire alle famiglie un’alternativa alla loro povertà. Ma la situazione,
purtroppo, una volta arrivate è molto diversa: fino a quando la ragazza non ha
pagato il debito di 50 mila euro non potrà ricevere alcun aiuto dalla famiglia,
ma quando la ragazza ha terminato di pagare questo debito, e per poterlo
pagare, una ragazza nigeriana deve sottoporsi a non meno di 4 mila prestazioni
sessuali, la ragazza è finita in tutti i sensi, e quindi ha ben poche
possibilità da offrire alla sua famiglia. Soprattutto per la Nigeria, queste
ragazze sono costrette a dei giuramenti, riti vudù, che hanno un’incredibile
forza psicologica su queste persone, che noi non possiamo immaginare.
D. – Che situazione c’è al momento, in Italia?
R. – Nonostante i rimpatri forzati che continuamente si
fanno in questo ultimo periodo, questo non blocca la situazione. Ormai c’è una
rete internazionale, transnazionale di moltissimi Paesi. Ci sono degli ingenti
guadagni, c’è una grande corruzione. E’ una grande connivenza a tanti livelli e
se noi distruggiamo la vita di queste giovani donne avremo distrutto la vita
delle nostre famiglie, delle nostre nazioni.
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13 giugno 2003
MIGLIAIA DI BAMBINI E RAGAZZI,
PROVENIENTI DA TUTTA ITALIA,
ATTESI
DOMANI A ROMA PER INCONTRARE IL PAPA IN OCCASIONE
DEL
160.MO ANNIVERSARIO DELL’INFANZIA MISSIONARIA
ROMA. =
Per il 160° anniversario della Pontificia Opera della Santa Infanzia una vivace
delegazione di bambini e ragazzi, parteciperà domani, a Roma, alla Santa Messa
nella Basilica di San Pietro. La liturgia sarà celebrata dal prefetto della
Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il cardinale Crescenzio Sepe.
Sempre nella giornata di domani è previsto, nella Sala Clementina, l’incontro
tra il Papa ed i bambini. L’opera dell’Infanzia missionaria è oggi presente in
110 Paesi e promuove innumerevoli progetti di intervento pastorale, scolastico
e formativo. “L’impegno missionario dei ragazzi – afferma Marida Catania, della
segreteria dell’Infanzia Missionaria - è cominciato ben due secoli fa quando,
dalle lontane terre della Cina, i missionari scrivevano preoccupati per la
sorte dei bambini che purtroppo, a causa dell’estrema povertà, venivano uccisi
dalle famiglie più indigenti senza nemmeno essere battezzati”. Il vescovo di
Nancy, mons. Charles de Forbin Janson, si rivolse ai ragazzi della sua diocesi
chiedendo loro un’Ave Maria al giorno ed un soldo al mese per il battesimo e
l’educazione cristiana dei bambini cinesi. Nacque così, nel 1843, la Pontificia
Opera dell’Infanzia Missionaria. “Oggi come allora – spiega Marida Catania – si
tratta di educare i più piccoli alla condivisione, all’altruismo, all’apertura
verso i popoli più poveri”. (A.L.)
NELLO
STATO INDIANO DEL BIHAR, IN INDIA, I GESUITI
HANNO
INTRODOTTO NELLA LORO SCUOLA LEZIONI DI SANSCRITO,
LA
LINGUA SACRA ALLA RELIGIONE INDU’
NEW DELHI. = Il sanscrito serve a
comprendere e studiare antichi testi di poesia e letteratura indiana ed è una
lingua che aiuta ad indagare nel profondo la cultura e la religione indù. Per
questo i padri gesuiti della scuola superiore “San Francesco Saverio” di
Nettiah, nello Stato indiano del Bihar, hanno introdotto nella loro scuola
lezioni di sanscrito. Il Preside della scuola, il gesuita padre Lawrence
Paschal, ha affermato che “l’introduzione del sanscrito nelle attività
extracurriculari è stato apprezzato da studenti e genitori”. Gli studenti hanno
potuto ascoltare la lettura di novelle e antichi racconti in sanscrito ed hanno
sfatato la falsa concezione per cui lo studio esclusivo della lingua inglese
potesse aprire loro possibilità di carriera. “Il sanscrito – ha aggiunto il
preside – è un tesoro della cultura indiana, della letteratura e della
religione indù”. Le lezioni di sanscrito hanno avuto subito grande successo fra
gli studenti che in oltre 100 hanno chiesto di iscriversi al corso. Il gesto
dei padri gesuiti intende dimostrare apprezzamento verso la cultura indiana
promuovendo il dialogo interreligioso. Il sanscrito è la lingua classica
dell’India ed il suo nome significa “linguaggio letterario perfettamente
organizzato” ed è stato infatti impiegato nella scrittura dei “Veda”, le più
antiche composizioni letterarie indiane di carattere religioso ed epico,
composte fra il 1500 e il 1200 a.C. Per questo è una lingua sacra alla
religione indù. (A.L.)
SI APRE DOMENICA ALLA SPECOLA
VATICANA DI CASTEL GANDOLFO LA NONA SCUOLA ESTIVA
PER
GIOVANI LAUREANDI IN ASTRONOMIA, PROVENIENTI DA 21 PAESI DI 4 CONTINENTI.
TEMA
DEL CORSO, “L’EVOLUZIONE DELLA GALASSIE”, TRA I PIU’ ATTUALI DELLA RICERCA
ASTROFISICA
CASTEL
GANDOLFO. = Per iniziativa della Specola Vaticana, domenica prossima 15 giugno
avrà inizio, nel Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, la nona Scuola estiva
per giovani laureandi in Astronomia. Al corso, che terminerà l’11 luglio,
parteciperanno 26 studenti di ambo i sessi, scelti tra circa 200 candidati
provenienti da 21 Paesi diversi, di Asia, Africa, Nord e Sud America, Europa
occidentale e orientale. Osservatorio astronomico voluto nel Cinquecento in
Vaticano da Gregorio XIII, fu in seguito Leone XIII che nel 1891 rifondò la
nuova Specola Vaticana affidandone la direzione al barnabita Francesco Denza,
finché nel 1934 Pio XI la rinnovò totalmente, trasferendola a Castel Gandolfo e
affidandone la gestione alla Compagnia di Gesù. Tra gli studenti ammessi
quest’anno al corso, 15 provengono da Paesi in via di sviluppo e per essi la
Santa Sede provvede a coprire almeno il 75 per cento delle spese di viaggio e
di soggiorno. Tale copertura raggiunge il 100 per cento nei casi in cui lo
studente non è in grado di procurarsi neanche il contributo minimo. Il bando di
concorso è stato inviato nel settembre 2002 a più di 400 istituti astronomici
sparsi nel mondo e la selezione dei candidati è stata fatta da un’apposita
commissione del corpo docente della Scuola e dal direttore della Specola, padre
George Coyne. La Scuola si propone di aiutare questi giovani studenti, che sono
all’inizio del loro programma di studi superiori per il conseguimento del
dottorato in Astronomia, offrendo loro l’opportunità di conoscenze e di scambi
culturali a livello internazionale. Molti degli studenti che hanno partecipato
alle precedenti scuole estive hanno già compiuto, o stanno ora svolgendo, studi
e ricerche presso famosi istituti di astronomia. Il tema centrale di studio di
quest’anno sarà “L’evoluzione delle galassie”, tema che, grazie alle ricerche
teoriche e ai nuovi dati raccolti dai telescopi terrestri e spaziali,
rappresenta oggi uno dei campi più interessanti e fruttuosi della ricerca
astrofisica. A partire dagli anni 80 del secolo scorso, a causa della eccessiva
luminosità del cielo a Castel Gandolfo, la Specola Vaticana ha aperto una sede
dipendente a Tucson, negli Stati Uniti d’America, con proprio osservatorio dal
1993, dove gli astronomi trascorrono buona parte dell’anno per le osservazioni
e le ricerche. Per l’apertura della Scuola estiva a Castel Gandolfo, gli
ambasciatori di ogni Paese rappresentato sono invitati a fare una visita ed a
pranzare con i partecipanti. (P.Sv.)
“VACANZE FRA
SPIRITO E IMPEGNO”.
E’ IL TITOLO DELLA GUIDA, REALIZZATA DAL MENSILE
“TERRE DI MEZZO”,
CHE PROPONE ESPERIENZE DI VIAGGIO ALL’INSEGNA
DELLA SPIRITUALITÀ
MILANO. =
Presso la sede milanese del Pontificio istituto missioni estere è stata
presentata, ieri, la guida “Vacanze fra spirito e impegno” che propone
settimane di spiritualità e vita comunitaria. Nel manuale, realizzato
dal mensile “Terre di Mezzo” ci sono tutte le indicazioni utili – date,
indirizzi e consigli per partire – per organizzare in tempo l’esperienza
indimenticabile che tanti cercano. Ai viaggiatori è offerta una lista di
possibilità tra Paesi ed organizzazioni laiche legate alle diverse congregazioni
missionarie, conventi e associazioni del terzo settore. Le sezioni del volume
sono tre e la prima di queste che si intitola “Missione: ordini e
congregazioni” raccoglie le occasioni che giovani e meno giovani hanno per
raggiungere le missioni e trascorrere un periodo a servizio dei poveri dei
Paesi del Sud del mondo. Nella seconda sezione, "Fermarsi ad
ascoltare", vengono indicate 9 proposte di ritiri spirituali. Nella terza
ed ultima sezione dal titolo "Associazioni", altre 13 schede sono
dedicate ad altrettanti enti di ispirazione religiosa che propongono vacanze
studio per pacifisti e campi di lavoro a favore dei poveri del mondo. Il libro costa 8
euro e si può acquistare nelle librerie ma anche dai rivenditori di “Terre di
Mezzo”. (A.L.)
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13 giugno 2003
- A cura di Giancarlo La Vella e Stefano Cavallo -
Sembra
sempre più difficile trovare uno sbocco alla crisi in Medio Oriente. Il
segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha ipotizzato l’invio di una forza armata
di interposizione, quando le circostanze lo permetteranno. E di fronte alle
continue violenze sul terreno, si muove la diplomazia americana: il presidente
Bush ha deciso di inviare domenica prossima nella regione l’ambasciatore John
Wolf, ed anche il segretario di Stato, Colin Powell, è in prima linea nella
mediazione. Il servizio di Graziano Motta:
**********
Il
rischio reale di un’interruzione del dialogo politico, ripreso con il vertice
di Aqaba, aveva indotto Powell a telefonare a Sharon e a Mahmoud Abbas per
confermare loro la validità della road map e l’impegno americano per
attuarla. Il dipartimento di Stato chiedeva nel frattempo alle Nazioni della
regione di associarsi nella lotta alle organizzazioni palestinesi estremiste e
di rompere con esse ogni legame finanziario. Ieri le tensioni sono montate per
l’annuncio di Hamas di sferrare attacchi immediati “contro ogni sionista che
occupa la nostra terra” sulla scia della strage di Gerusalemme, presentata come
l’inizio di una nuova serie di rappresaglie. Da qui l’intimazione agli
stranieri di allontanarsi da Israele per motivi di sicurezza. E d’altra parte
Sharon ribadiva la determinazione di proseguire la lotta ad oltranza contro
infrastrutture e capi della rivolta, anche con operazioni cosiddette mirate,
nonostante le forti critiche della comunità internazionale a causa del
coinvolgimento di civili.
Per
Radio Vaticana, Graziano Motta.
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E le violenze proseguono di ora in ora. Questa
mattina due donne israeliane sono rimaste ferite in un agguato presso un
insediamento nella zona di Ramallah. Ieri una nuova incursione israeliana a
Gaza città ha provocato la morte di un esponente di Hamas, di sua moglie
incinta e della loro bimba. Oltre una trentina i feriti. In Samaria, invece, un
israeliano è stato ucciso dalla guerriglia palestinese. Ed è di 17 morti il
nuovo bilancio del sanguinoso attentato anti-israeliano di Gerusalemme avvenuto
mercoledì. Tra essi un’ebrea italiana.
L’Iraq è ancora terreno di
combattimenti per le truppe americane. Continua senza sosta l’operazione
avviata lunedì scorso dalle forze statunitensi per eliminare le ultime frange
di irriducibili di Saddam Hussein. Violenti scontri e numerose vittime sono segnalati
nella parte nordorientale del Paese. Il servizio di Giada Aquilino:
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E’ il quinto giorno dell’operazione lanciata dagli
americani per eliminare le ultime resistenze di irregolari iracheni e seguaci
del partito Baath, ancora asserragliati in alcune enclave dell'Iraq. Stamani
preso di mira un ''campo di addestramento per terroristi'' a circa 150
chilometri a nordest di Baghdad: 70 le vittime irachene. Sempre in scontri,
nella località di Balad altre 27 persone hanno trovato la morte. Violenze sono
segnalate anche a Mossul. L'operazione della 101.ma divisione aerotrasportata,
in cui oggi è rimasto ferito un soldato americano, rientra nella campagna
militare “Peninsula Strike”, nella quale i 4.000 soldati americani - impegnati
dall'alba di lunedì - hanno catturato circa 400 uomini sospettati di essere
seguaci di Saddam Hussein. Nell’attacco, le forze statunitensi hanno perso un
elicottero Apache e un caccia F-16: gli equipaggi si sono salvati. E’ giallo
invece per gli incendi sviluppatisi stamani su un oleodotto nella zona di
Makhul, 200 km a nord della capitale irachena, al confine con la Turchia. Se
alcune ricostruzioni americane parlano di perdita di gas, il ministro degli
Esteri turco, Abdullah Gul, dà per certo che si sia trattato di sabotaggio, con
l’esplosione di ordigni appositamente piazzati sulle condutture.
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Dopo la Polonia, anche la Repubblica Ceca chiama i suoi
cittadini ad esprimersi sulla scelta di entrare in Europa. Il Paese va alle
urne oggi e domani per il primo referendum della sua storia: quello appunto
sull’adesione all'Unione Europea. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
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La
scelta appare scontata. I sondaggi danno il ‘sì’ in notevole vantaggio: circa
il 60 per cento. Non c’è nemmeno l’incertezza sul raggiungimento del quorum del
50 per cento dei votanti. In Repubblica Ceca il referendum sarà comunque
valido. Il governo, euro entusiasta, spera che l’affluenza sia alta per dare
maggiore importanza a questo momento storico. Ufficialmente solo il partito
comunista ha invitato a votare ‘no’. I centristi e il partito democratico
civico, fondato dal presidente Vaclav Klaus, lanciano messaggi dubbiosi. Ed il
capo dello Stato ha definito l’adesione all’Unione un matrimonio di semplice
convenienza. La Repubblica Ceca attraversa un momento di difficoltà: il tasso
di disoccupazione fra i 10 milioni di abitanti preoccupa, ha raggiunto livelli
sconosciuti dal 1989 ad oggi, superando il 10 per cento; inflazione e tasse
sono aumentate; alcuni settori, agricoltura ed industria estrattiva
soprattutto, si stanno ristrutturando.
Per la
Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.
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A quattro giorni dal sì all’Unione Europea, la Polonia
potrebbe oggi voltare pagina anche in politica interna. Il premier Leszek
Miller si sottopone, infatti, nel pomeriggio, al voto di fiducia del
Parlamento. L’esito appare piuttosto incerto: il governo è attualmente
appoggiato da 225 deputati, su un totale di 460.
Nelle mani della Corte penale internazionale finisce un
altro importante ricercato per i crimini di guerra nei Balcani. Si tratta di
Veselin Sljivancanin, membro della famigerata “troika di Vukovar” e
responsabile nel 1991 dell’eccidio di 200 civili croati. Il suo arresto è
avvenuto nella notte, a Belgrado, al termine di violenti scontri fra la polizia
serba ed un migliaio di manifestanti, che tentavano di impedirne la cattura.
Benché la polizia abbia cercato di limitare l‘uso della forza, circa una
trentina sono i stati i feriti. Gli agenti hanno fatto uso di bombe assordanti
per disperdere la folla. Nei giorni scorsi, sono stati estradati all'Aja altri
due ricercati eccellenti: l'ex capo dei servizi segreti di Milosevic, Jovica
Stanisic, e il suo stretto collaboratore Franko Simatovic.
Ci spostiamo in Cambogia, dove è sfociata nel
sangue una manifestazione di protesta. Almeno due persone sono rimaste uccise,
questa mattina, durante uno scontro nei pressi della capitale, Phnom Penh, tra
la polizia e gli operai di una fabbrica tessile, che chiedevano un aumento di
stipendio. Numerosi i feriti dagli spari delle forze di sicurezza.
Il presidente della Liberia, Charles Taylor, accusato dal
tribunale speciale dell'Onu in Sierra Leone di essere responsabile di crimini
di guerra, ha preteso ieri il ritiro delle accuse a suo carico, in cambio della
sua partecipazione ai colloqui di pace tra il regime di Monrovia e i ribelli
del Lurd, il fronte liberiano unito per la riconciliazione e la democrazia, che
da alcuni giorni assediano la capitale con l’obiettivo di far cadere la
presidenza. I colloqui sono comunque ripresi in Ghana senza la presenza di
Taylor.
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