RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 163 - Testo della Trasmissione di giovedì 12 giugno 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Cento viaggi internazionali di Giovanni Paolo II: il Papa li ha festeggiati stamani in Vaticano insieme ai tanti collaboratori che in 25 anni di Pontificato lo hanno aiutato ad organizzarli e realizzarli. Ai nostri microfoni il cardinale Roberto Tucci.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il traffico dei bambini al centro della odierna Giornata mondiale contro il lavoro minorile: ce ne parla Claudio Lenoci

 

I vescovi europei esprimono soddisfazione per le varianti apportate nel preambolo della futura Costituzione europea, ma attendono un ulteriore passo: intervista con mons. Aldo Giordano

 

Presentato oggi alla stampa il Rapporto della Caritas italiana: con noi mons. Francesco Montenegro.

 

CHIESA E SOCIETA’:

I vescovi dell’Unione Europea hanno pubblicato ieri un documento sulla responsabilità dei cristiani nel processo di integrazione

 

La crisi politica del Venezuela continua a preoccupare i responsabili locali della Chiesa cattolica

 

Il vescovo di Mannar, nello Sri Lanka, ha rivolto un appello alle truppe governative che da 20 anni occupano proprietà e luoghi di culto della regione

 

La Caritas internazionale ed il programma delle Nazioni Unite contro l’Aids hanno siglato un accordo per accrescere l’informazione, la prevenzione e la cura di questa malattia

 

Si è concluso ieri a Dublino il 65. mo Congresso mondiale della stampa. La libertà di stampa è in deterioramento. Appello per i giornalisti e l’informazione a Cuba

 

Assegnati ad Alessandro De Carolis, giornalista della Radio Vaticana, due premi letterari a Milano e Bari.

 

24 ORE NEL MONDO:

Dopo l’attentato di ieri a Gerusalemme, il Medio Oriente sull’orlo della guerra totale – Nuovi disordini in Iraq: scontri nell’ovest del Paese

 

Manifestazioni in Iran contro il regime degli ayatollah

 

Filippine, resta aperto uno spiraglio di pace: i ribelli islamici prolungano la tregua

 

Cessate-il-fuoco in Liberia, ma ora si rischia la catastrofe umanitaria.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

12 giugno 2003

 

100 VIAGGI INTERNAZIONALI DI GIOVANNI PAOLO II: IL PAPA LI HA FESTEGGIATI

STAMANE IN VATICANO INSIEME AI TANTI COLLABORATORI CHE IN 25 ANNI

DI PONTIFICATO LO HANNO AIUTATO AD ORGANIZZARLI E REALIZZARLI

- A cura di Roberta Gisotti -

 

Quanti hanno avuto l’onore, il piacere, il ricordo impresso per sempre di poter condividere i viaggi apostolici del Santo Padre si sono ritrovati oggi insieme al Papa per festeggiare con lui, in Vaticano, un traguardo importante raggiunto in questo 25 mo anno di pontificato. Giovanni Paolo II ha compiuto nel suo instancabile pellegrinare per il mondo 100 viaggi internazionali fuori dall’Italia, l’ultimo appena concluso, lunedì scorso, in Croazia. Qualche dato e curiosità: il Papa ha percorso oltre 1 milione di chilometri, 29 volte la circonferenza del nostro Pianeta, circa tre volte la distanza tra la Terra e la Luna; ha toccato il suolo di 129 Paesi e visitato oltre 600 località; ha pronunciato 2400 discorsi; in totale ha viaggiato per oltre un anno mezzo, 575 giorni.

 

Un incontro quello di stamane nella sala Clementina, che ha riunito 200 persone tra giornalisti e collaboratori a vario titolo nell’organizzare e realizzare i viaggi del Papa. Un clima festoso, sottolineato da tanti canti, applausi, sorrisi e commozione. Ma ascoltiamo la cronaca di questa mattinata davvero particolare nel servizio di Luca Collodi, tra gli inviati nell’ultimo viaggio in Croazia.

 

**********

Il centesimo viaggio appena compiuto offre al Papa l’occasione di rinnovare il suo commosso ringraziamento alla Provvidenza Divina che gli ha concesso di realizzare questo importante progetto pastorale.

 

“Mi sono sentito in dovere di imitare l’apostolo Pietro che andava a far visita a tutti per confermare e consolidare la vitalità della Chiesa nella fedeltà della Parola e nel servizio alla verità; per dire a tutti che Dio li ama, che la Chiesa li ama; e per ricevere da essi l’incoraggiamento e l’esempio della loro bontà, della loro fede”.

 

Il Papa sottolinea come fin dal giorno dell’elezione a Vescovo di Roma, il 16 ottobre del 1978, sia risuonato nel suo intimo con particolare intensità ed urgenza il comando di Gesù: “andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura”.

 

“In tutti questi viaggi mi sono sentito pellegrino in visita a quel particolare santuario che è il suo popolo. In tale Santuario ho potuto contemplare il Volto di Cristo a sua volta sfigurato nella Croce o splendente di Luce come nel Mattino di Pasqua”.

 

Il Papa ha salutato i molti giornalisti presenti nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico e quanti – ormai lontani sulla strada della vita o già chiamati nella casa di Dio – in quasi 25 anni sono stati testimoni privilegiati di questo singolare esercizio del Ministero Petrino. Ha rivolto un pensiero cordiale al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del governo italiano, Pietro Lunardi, ai dirigenti dell’Alitalia, ai membri del Corpo della Gendarmeria Vaticana e della Guardia Pontificia, ai responsabili della Radio Vaticana, de L’Osservatore Romano, del Centro Televisivo Vaticano ed ai giornalisti accreditati presso la Sala Stampa della Santa Sede e al suo Direttore.

 

“Mosso dalla convinzione – ha proseguito il Papa – che ‘l’uomo è la prima e fondamentale via della Chiesa’ ho voluto incontrare i fratelli delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, come pure i fedeli del Giudaismo, dell’Islam e delle altre religioni, per riaffermare con convinzione sia l’impegno concreto della Chiesa cattolica per la ricostruzione della piena unità tra i cristiani, sia per la sua apertura al dialogo e alla collaborazione con tutti per l’edificazione di un mondo migliore”.

 

“Non ho mai dimenticato i giovani, speranza della Chiesa e del Papa: nei loro volti gioiosi e pensosi ho visto una generazione pronta a porsi con generosità alla sequela di Cristo ed a costruire la civiltà dell’Amore”.

 

“E a voi, qui convenuti” - ha concluso - “vorrei dire il mio ringraziamento”. Con il vostro lavoro, a diversi livelli e responsabilità, “avete permesso al Papa di andare incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo nei loro abituali luoghi di vita. E lo avete aiutato nel suo ministero di missionario itinerante, desideroso di annunciare a tutti la parola di salvezza, con la profonda convinzione che Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità”.

**********

 

E tra i maggiori artefici dei viaggi internazionali di Giovanni Paolo II è stato il cardinale Roberto Tucci, che ne ha organizzati ben 79 su 100. Ed è stato lui stamane a rivolgere l’indirizzo di saluto a nome di tutti i presenti al Papa, che lo ha ringraziato personalmente per l’aiuto offerto in tanti anni di devoto servizio. Ascoltiamo le sue impressioni su questa ricorrenza al microfono di Rosario Tronnolone.

 

**********

R. - Anzitutto mette in risalto l’importanza del magistero itinerante del Santo Padre, che certamente è diventato subito dagli inizi, dal ’79, uno degli aspetti più innovativi del suo Pontificato. Non l’unico, ma certamente uno dei più importanti aspetti innovativi. Oggi si aggiunge la mole, non solamente la frequenza, ma la mole che è dovuta anche al fatto che il Papa ha vissuto un lunghissimo Pontificato. Per me è molto importante festeggiare il Santo Padre in questa occasione e con tutti quelli che in qualche modo hanno maggiormente collaborato alla preparazione, all’esecuzione dei viaggi; è stata anche coniata una bella medaglia per la visita in Croazia, che ricorda questo 100.mo viaggio. Per me la grande molla che spinge il Papa a questo itinerare, a questo magistero itinerante, questa evangelizzazione a campo completo in tutto il mondo, è soprattutto la sua unione col Signore, il desiderio di corrispondere alla volontà del Signore. Stamattina nella Messa, mentre celebravo ho pensato molto al Santo Padre quando ho letto questa frase della seconda lettera ai Corinzi di San Paolo, ‘Noi difatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù e Signore. Quanto a noi siamo i vostri servitori per amore di Gesù’. Credo che questo sia lo Spirito con cui il Papa ha affrontato questo nuovo modo, per lo meno nuovo nella quantità e certamente nella intensità di operare l’evangelizzazione, di trasmettere il messaggio di Cristo. Ieri ha ringraziato apertamente il Signore che per cento volte gli ha aperto le strade del mondo e delle Nazioni. Speriamo che il Signore gli apra anche qualche territorio che ancora non si è aperto a questa opera evangelizzatrice.

 

D. – C’è stata una costante che ha potuto notare, pur con le dovute differenze naturalmente, nelle varie realtà che il Santo Padre andava ad incontrare?

 

R. – Anzitutto il Papa va per consolare, rafforzare, sostenere le comunità cristiane in loco, cioè per pellegrinare, come dice lui, ai Santuari delle Chiese particolari. Ci sono dei casi in cui il Papa va, diciamo, a sostenere delle comunità che sono in grande difficoltà; e poi pensiamo a tutte le persone che hanno visto il Papa da vicino e che non si potrebbero mai permettere il lusso di venire a Roma per vedere il Papa qui in Vaticano, che consolazione! Un grande giorno, un giorno da ricordare. “C’ero anche io”. Credo che questo sia molto importante

**********

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattinata il Santo Padre ha ricevuto il ministro degli Esteri del Regno Hashemita di Giordania, Marwan Muasher, con il Seguito, e successivamente due presuli della Conferenza episcopale del Burkina Faso, in visita “ad Limina Apostolorum”.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

“Missionario itinerante” è il titolo che apre e caratterizza la prima pagina: nel venticinquesimo di Pontificato il traguardo di 100 viaggi apostolici internazionali. Giovanni Paolo II celebra la ricorrenza con un’udienza speciale a quanti sono stati “testimoni privilegiati di questo suo singolare esercizio del ministero petrino”.

Sempre in prima, in evidenza, il Medio Oriente: “La pace tra due fuochi”. Sedici morti a Gerusalemme in un attentato sferrato da un “kamikaze” palestinese; immediata rappresaglia dell’esercito israeliano nei Territori.

 

Nelle vaticane, un articolo di Nello Cipriani dedicato all’Enciclica “Ecclesia de Eucharistia”.

Una pagina sulla prossima Giornata mondiale di preghiera per la santificazione dei sacerdoti, che si celebra il 27 giugno.

 

Nelle pagine estere, un articolo dal titolo “La tradizione cristiana valore fondante della storia e della cultura europee”: una mozione adottata dal Governo polacco in merito alla bozza del Preambolo della Costituzione dell’Ue.

Iraq: si rivelano sempre più gravi i danni inflitti dai saccheggi ai siti archeologici.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Agnese Pellegrini sulle “Vite di Romolo e Teseo” di Plutarco.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema del terrorismo. 

La tragedia degli incidenti stradali.

 

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

12 giugno 2003

 

INCENTRATA SUL TEMA DEL TRAFFICO DEI BAMBINI, SI CELEBRA OGGI,

LA GIORNATA MONDIALE CONTRO IL LAVORO MINORILE

- Il servizio di Amedeo Lomonaco -

 

**********

L’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), che promuove la Giornata, intende, quest’anno, richiamare l'attenzione della comunità internazionale su una delle forme peggiori di assoggettamento dell'infanzia, il traffico dei bambini. Il dramma del lavoro minorile riguarda, nel mondo, centinaia di milioni di bambini e la maggior parte di questi sono di età inferiore ai 14 anni. In base ai dati diffusi dall’Ilo, oltre 8 milioni di minori sono caduti, purtroppo, nella trappola della schiavitù, della prostituzione, della pornografia o di altre attività illecite. Fra questi ultimi, sono più di un milione i bambini vittime del traffico di esseri umani. Ascoltiamo il direttore dell’Ilo per l’Italia a Roma, Claudio Lenoci.

 

R. – Il 12 giugno, per il secondo anno consecutivo è stato scelto come Giornata celebrativa della lotta al lavoro minorile, che in ogni parte del mondo rappresenta, soprattutto nelle zone più povere del pianeta, una grossa piaga di questa nostra società. Il significato della Giornata odierna è fare il punto di tutti gli sforzi che sono stati compiuti da parte dei diversi soggetti che costituiscono l’alleanza globale nella lotta al lavoro minorile. La drammaticità del fenomeno è tale da farci ritenere che occorre un rinnovato impegno.

 

D. – L’Organizzazione internazionale del lavoro è impegnata da molti anni contro il dramma del lavoro minorile. Quanto è esteso questo fenomeno e quali sono i Paesi più colpiti?

 

R. – Un rapporto globale lanciato dalla nostra Organizzazione, il maggio dell’anno scorso, ha rilevato come siano 246 milioni i bambini impiegati in forme di lavoro minorile, di cui ben 179 milioni nelle peggiori forme, che comprendono i lavori a rischio, e purtroppo anche le forme più aberranti che riducono i minori in forma di schiavitù. Questo è un fenomeno che ovviamente riguarda le zone più povere del mondo, in particolare l’Africa, l’Asia, alcune zone dell’America Latina.

 

D. – Le forme di sfruttamento dell’infanzia sono purtroppo molteplici. Quali cause ne ostacolano la rimozione?

 

R. – Le cause sono legate alle situazioni di povertà. Ovviamente non tutti i bambini sono vittime del lavoro minorile come forma di induzione. Ci sono tante forme di lavoro minorile che sono favorite dalle famiglie. La povertà in molte zone arretrate del mondo, nei Paesi in via di sviluppo, fa sì che questo fenomeno sia nelle soglie drammatiche che abbiamo rilevato. Occorre, quindi, un impegno non soltanto teso alla rimozione di questi minori dalle peggiori forme di lavoro minorile, ma anche un impegno verso le loro famiglie. Bisogna aiutarle, sostenerle, con forme anche di incentivazione economica.

 

D. – Quali strategie ha messo in campo l’Organizzazione internazionale del lavoro per contrastare questa piaga che, con la globalizzazione, sta assumendo dimensioni sempre più drammatiche?

 

R. – Il programma più importante nel mondo, quello per l’abolizione del lavoro minorile (Ipec) è teso a prevenire, a contrastare e a riabilitare i minori che vengono sottratti al lavoro minorile. La strategia di questo programma è il coinvolgimento massimo, globale, di tanti soggetti rappresentativi della società civile: dalle organizzazioni dei sindacati a quelle dei datori di lavoro, a molte organizzazioni non governative che nei Paesi in via di sviluppo fanno un lavoro veramente ammirevole, integrandosi in questa rete di iniziative che fanno riferimento al programma Ipec.

**********

 

 

SODDISFAZIONE PER IL MIGLIORAMENTO, MA SI ATTENDE UN ULTERIORE PASSO: 

COSI’ I VESCOVI EUROPEI CIRCA IL  COMPROMESSO RAGGIUNTO SUL PREAMBOLO

DELLA FUTURA COSTITUZIONE EUROPEA

- A cura di Carla Cotignoli -

 

“Soddisfazione per il miglioramento apportato. Non risponde però alle attese delle Chiese cristiane”. Questa la valutazione del segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), mons. Aldo Giordano riguardo al compromesso raggiunto sinora a Bruxelles sul Preambolo della Costituzione: non è stato inserito il riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa, è stato tolto quello alla cultura greco-romana e alle correnti filosofiche dei Lumi. E’ rimasto solo il riferimento “ai retaggi culturali, religiosi e umanistici dell’Europa che – si legge -  hanno ancorato nella vita della società la sua percezione del ruolo centrale della persona umana, dei suoi diritti inviolabili”. Entro domani l’Assemblea plenaria della Convenzione di Bruxelles dovrà raggiungere un accordo sul testo definitivo della prima parte della futura Costituzione europea e venerdì prossimo sarà presentato al Vertice di Salonicco. Sul compromesso raggiunto a Bruxelles, ascoltiamo direttamente mons. Aldo Giordano al microfono di Debora Donnini.

 

**********

R. – Si ha l’impressione che ci sia stato un miglioramento del testo, perché togliendo quella frase che fa riferimento alle radici dell’Europa – la civiltà greco-romana, lo slancio spirituale e l’Illuminismo - si evita il grossolano errore storico di non citare il Cristianesimo.  Naturalmente, si considera positivo il fatto che la parola “religione” sia presente nel testo. E’ anche interessante, per esempio, il ruolo centrale dato alla persona umana, dalla quale partono i diritti. Siamo dunque soddisfatti per il passo che si è fatto, ma siamo ancora in attesa di un altro passo. Vista la volontà di ascolto che questo miglioramento ha indicato, noi speriamo che la Costituzione europea non cerchi un consenso su un minimo, perché credo che l’Europa e la storia sia giunta ad un momento in cui c’è bisogno di un salto vero di qualità. Noi dobbiamo scoprire un nuovo livello del sociale, del politico, un nuovo livello che permetta una vera pace. E quindi dobbiamo andare a cercarlo là dove c’è una sorgente che renda possibile questa novità. E noi pensiamo che proprio nel Cristianesimo sia possibile fare un salto evolutivo sul concetto di umanità, di fraternità, di libertà. Ed è per questo che sarebbe un grande passo se noi riuscissimo a mettere questa luce del Cristianesimo all’interno di una Costituzione, perché l’Europa diventerebbe veramente, profeticamente, qualcosa di interessante per tutta l’umanità.

 

D. – Per sintetizzare, apprezzate il passo avanti, però chiedete un riferimento esplicito alle radici giudaico-cristiane?

 

R. – Sì, certo. Se ci fosse un riferimento chiaro alle radici giudaico-cristiane, ciò permetterebbe all’Europa di diventare un punto di riferimento nuovo per tutta l’umanità.

 

D. – Don Aldo Giordano, perché la Costituzione americana nomina Dio al suo interno e nessuno se ne scandalizza, e invece per l’Europa è così difficile riconoscere le radici cristiane della sua storia?

 

R. – Perché c’è paura di questo? Credo che sia frutto della nostra tradizione culturale. Se pensiamo al processo della modernità, all’Illuminismo, anche alla crisi che la cristianità ha vissuto in Europa, possiamo trovare lì dei motivi per cui c’è un certo timore ad accettare il Cristianesimo, ad accettare Dio. La situazione storica attuale ha anche complicato un po’ le cose, perché spesso la religione emersa è anche legata a delle crisi: pensiamo alla crisi dell’Iraq, a come il nome di Dio è stato citato durante questa crisi. Questo certamente non aiuta ad essere sereni nel citare Dio. Però a me sembra che il motivo di fondo sia un’ignoranza su quello che significherebbe citare Dio o il Cristianesimo, il Dio cristiano. C’è un’ignoranza, ma non solo su alcune sponde. Forse c’è un’ignoranza abbastanza diffusa anche tra noi cristiani. Proprio questo dibattito ci invita ad approfondire quale sia la ricchezza della nostra fede. E se noi come cristiani cogliessimo questa occasione per approfondire il dono che abbiamo ricevuto, certamente daremmo un contributo all’Europa.

**********

 

 

PRESENTATO OGGI ALLA STAMPA IL RAPPORTO ANNUALE DELLA CARITAS ITALIANA

 

 

Un anno di idee, progetti e azioni della Caritas Italiana nel Rapporto relativo al 2002, presentato questa mattina a Roma. Interventi concreti e cifre ma anche molta attenzione all’aspetto formativo. Lo ha sottolineato alla conferenza stampa il nuovo presidente della Caritas Italiana, mons. Francesco Montenegro, eletto a fine maggio scorso. Ha annunciato anche il prossimo convegno nazionale, il 29esimo, che si svolgerà a Orosei, in Sardegna, dal 16 al 19 giugno prossimo. Il servizio di Fausta Speranza:

 

**********

Per ricordare gli impegni della Caritas in Italia si devono ricordare  alcuni avvenimenti chiave: l’avvio del servizio civile volontario, a 30 anni dalla legge sull’obiezione di coscienza, e il servizio civile. Un cambiamento che ha fatto vacillare la struttura consolidata di assistenza sociale legata agli obiettori di coscienza. In ogni caso, i giovani impegnati al decollo del Servizio civile volontario sono stati 390 provenienti da 55 diocesi; 22, denominati “caschi bianchi”, sono stati distaccati all’estero.

 

Poi la  nuova legge sull’immigrazione, nota come Bossi-Fini, a proposito della quale sono state ribadite tutte le perplessità già espresse altre volte. Sono state sintetizzate, questa mattina, dicendo che la legge finisce per incoraggiare la clandestinità e non tiene conto del principio umano di ricongiungimento familiare. E diretto è il richiamo al dramma degli sbarchi sulle coste siciliane e al problema dell’accoglienza. Ma anche alla nuova legge sulla prostituzione, un fenomeno che comporta anche la cosiddetta nuova tratta delle schiave. A tutto ciò sono legati ben 89 progetti di ascolto, accoglienza, mediazione culturale e integrazione sociale che hanno interessato 15 delegazioni regionali. 

 

Inoltre, sempre parlando dell’anno 2002, la  mente torna anche ai drammatici episodi di terremoto e alle alluvioni al nord Italia. A questo proposito una cifra significativa: gli oltre 560mila euro destinati a Molise e Puglia.

 

Sempre parlando delle occasioni di intervento della Caritas Italiana, ma allargando l’orizzonte, si deve registrare l’impegno per i profughi dell’Afghanistan.  Oltre poi ad una presenza in Kosovo, India, Mozambico, El Salvador, sono documentati 536 micro-progetti in Asia, Africa e America Latina. Sul piano internazionale, inoltre, non si può dimenticare l’avvio di una presenza fissa della Caritas italiana a Gerusalemme e la pubblicazione della ricerca sui conflitti dimenticati.

 

Torna la stessa filosofia di fondo: dove non c’è giustizia non c’è pace. E infatti emerge che le 26 guerre in corso nel mondo si svolgono in zone di povertà, il 90% in Paesi in via di sviluppo. Mentre non è vero che la complessità delle etnie presenti su un territorio porti di per sé ad un alto tasso di conflittualità.

 

Per tutto questo non basta a livello dei governi la mediazione politica ma sarebbe necessaria un’opera di prevenzione che significa di nuovo difendere la giustizia e combattere la povertà. E’ un’amara conferma della necessità, accanto all’aiuto concreto nelle emergenze, di costruire una solidarietà che diventi stile di vita a tanti livelli. Lo sottolinea mons. Francesco Montenegro:

 

“In questo mondo, che si sta dividendo un po’ a forbice – ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri – ci dobbiamo attivare ad educarci al senso della condivisione, a leggere il perché delle cause e quindi a sapere stare accanto”.

 

Fausta Speranza, Radio Vaticana.

**********

 

=======ooo=======

 

 

 

CHIESA E SOCIETA’

12 giugno 2003

 

I VESCOVI DELL’UNIONE EUROPEA PROMUOVONO

UNA RIFLESSIONE CRISTIANA SULL’EUROPA:

PUBBLICATO UN DOCUMENTO DELLA COMECE

SULLA RESPONSABILITÀ DEI CRISTIANI NEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE

 

BRUXELLES. = La stesura della Convenzione europea e l’allargamento dell’Unione costituiscono per i cittadini europei momenti di riflessione sull’identità futura del continente. Per fornire alcuni orientamenti la Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece) ha pubblicato ieri “Apriamo i nostri cuori: la responsabilità dei cattolici e il progetto dell’Unione europea”, documento elaborato da un gruppo di teologi coordinati dal vicepresidente dell’organismo, l’arcivesco-vo francese Hippolyte Simon. I vescovi invitano la società a confrontarsi sul tema della costruzione europea ma, soprattutto, esortano i cristiani a comprendere la responsabilità che la storia e la cultura europee affidano loro. Il testo si articola in tre parti: la prima tratta del contributo che il Cristianesimo ha fornito alla costruzione dell’Europa; la seconda procede ad una rilettura cristiana della dichiarazione di Robert Schuman; la terza si focalizza sulla responsabilità dei cattolici nella nuova Europa. I presuli avvertono i timori di molti cittadini nei confronti del processo di integrazione europea e proprio per questo chiamano i cristiani all’impegno in favore dell’unità e della stabilità del continente. I vescovi sottolineano quindi i valori sui quali il processo di integrazione europea è stato fondato (pace, solidarietà, libertà) ma rilevano anche i punti di debolezza della costruzione comune: le crisi balcaniche e le repressioni nell’Europa orientale nel recente passato. Debolezze che i presuli rilevano anche nel funzionamento dell’economia di mercato, quando aumentano le disuguaglianze sociali ed economiche o avvengono concentrazioni di attività a discapito della libera concorrenza. Di fronte a questi problemi i cattolici sono chiamati all’azione attraverso la riscoperta del-l’eredità cattolica europea, la rivalutazione delle diverse tradizioni di spiritualità e la promozione del dialogo ecumenico e interreligioso. (M.A.)

 

 

LA CHIESA VENEZUELANA ESPRIME LA SUA PREOCCUPAZIONE

PER LA SITUAZIONE  POLITICA DEL PAESE.

IL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE HA LAMENTATO

 LA PERDITA DI AUTORITÀ DEL PARLAMENTO

 

CARACAS. = La crisi politica del Venezuela continua a preoccupare i responsabili locali della Chiesa cattolica. In un comunicato diffuso ieri, il presidente della Conferenza episcopale, l’arcivescovo Baltazar Porras, si è detto preoccupato per la perdita di autorità del Parlamento nazionale, lamentando che la legge sia applicata solo in funzione di “interessi concreti” del governo. “Questo – ha affermato mons. Porras – è un colpo mortale al potere legislativo nel quale ogni tipo di parere e opinione che non sia in linea con quella del governo deve semplicemente essere eliminata. Questo è un colpo che uccide il vero senso di indipendenza dei poteri”. Secondo il presule attualmente la situazione politica del Paese non garantisce il pieno rispetto della democrazia e mina l’esistenza delle istituzioni. La preoccupazione dell’arcivescovo è rivolta particolarmente alla legge che riguarda il sistema informativo nazionale e i mezzi comunicazione. Secondo mons. Porras, l’iter parlamentare della legge è stato accelerato, sorpassando altri provvedimenti più urgenti. La legge di responsabilità sociale nella radio e nella televisione è stata duramente criticata anche dall’opposizione e dal mondo dell’editoria, che lamentano il tentativo del governo di censurare voci dissonanti dalla linea ufficiale. (M.A.)

 

 

IL VESCOVO DI MANNAR, NELLO SRI LANKA, HA RIVOLTO UN APPELLO

ALLE TRUPPE GOVERNATIVE CHE DA 20 ANNI

OCCUPANO PROPRIETÀ E LUOGHI DI CULTO

DELLA REGIONE. “LASCIATE CHE GLI ABITANTI VIVANO UNA VITA NORMALE”

 

SRI LANKA. = “La mia gente ha sopportato dolori e sofferenze per 20 anni: lasciate che gli abitanti del nord e dell’est vivano una vita normale come nel resto dello Sri Lanka”. Così si è espresso il vescovo di Mannar, mons. Joseph Rayappu, verso una delegazione di Forze armate in visita in questi giorni nel distretto nord-occidentale dello Sri Lanka. “È indispensabile – ha continuato il presule – che coloro che abitano nel nordest ritrovino la pace”, e che pertanto le truppe governative abbandonino le proprietà e i luoghi di culto che ancora continuano a occupare a Mannar. All’appello del vescovo, da anni impegnato a riportare alla normalità la martoriata regione, si aggiunge quello delle autorità locali di Mannar. Con l’inizio del sanguinoso conflitto, nel 1983, tra le truppe governative ed il movimento ribelle “Tigri per la liberazione della patria tamil” (Ltte), molti residenti sono fuggiti in India meridionale, ma in questi ultimi mesi, con l’avvio nel 2002 del processo di pace, in molti intendono tornare a casa. Per l’amministrazione locale i profughi sperano di poter ricominciare al più presto a vivere nelle proprie case e di rientrare in possesso dei terreni occupati dalle Forze armate cingalesi, ricostruendo un’esistenza spezzata dal decennale conflitto. (S.C.)

 

 

LA CARITAS INTERNAZIONALE E L’ONU HANNO FIRMATO UN ACCORDO CONTRO L’AIDS. RICONOSCIUTE LE DIFFERENZE DI APPROCCIO,

I DUE ORGANISMI SVILUPPERANNO PROGETTI DI SOSTEGNO E CURA PER I MALATI

 

ROMA. = La Caritas internazionale e il programma delle Nazioni Unite contro l’Aids hanno siglato, un accordo per accrescere l’informazione, la prevenzione e la cura di questa terribile malattia. L’accordo, che è la prosecuzione di un’intesa sperimentale tra le due organizzazioni che dura dal 1999, prevede un rafforzamento dell’impegno dei gruppi ecclesiali nelle politiche dell’Onu contro l’Aids e un loro maggiore coinvolgimento nel combattere la discriminazione delle persone colpite dal virus dell’Hiv. Il documento di intesa fa riferimento alle differenze di approccio delle due organizzazioni, quando in due note a piè è pagina si specifica che la partecipazione della Caritas internazionale è basata sul magistero spirituale, morale e sociale della Chiesa cattolica. (M.A.)

 

CONCLUSO A DUBLINO IL 65.MO CONGRESSO MONDIALE DELLA STAMPA.

LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE È IN DETERIORAMENTO. L’ASSOCIAZIONE HA LANCIATO

UN APPELLO PER I GIORNALISTI E L’INFORMAZIONE A CUBA

 

DUBLINO. = Sono stati 1200 i partecipanti al 56mo Congresso mondiale deella stampa - conclusosi ieri - ed organizzato quest’anno a Dublino dall’Associazione mondiale dei giornali. Il 2002 è stato un anno difficile, che ha visto una flessione in negativo dello 0,35 per cento della diffusione della stampa a livello mondiale, come rilevato dalle tendenze dell’editoria. Rappresentano delle importanti eccezioni Paesi come l’Irlanda, la Cina e l’India. Janet Robinson, vice presidente del New York Times, ricordando la grave crisi che ha interessato il quotidiano di New York dopo la scoperta di plagi e falsificazioni di articoli, ha dichiarato che “nessun media prende questo avvenimento più sul serio che il New York Times stesso”. Numerose soluzioni alle difficoltà della stampa sono state menzionate durante i tre giorni del congresso. Sue Clark Johnson, del The Ariziona Republic, ha commentato che la multimedialità permetterebbe di aumentare i guadagni. Conrad Blac, magnate della stampa (Daily Telegraph, Jerusalem Post, Chicago Sun-Times), celebre per il suo parlare franco, ha accusato con veemenza i giornalisti europei di antiamericanismo, mentre il giornalista Robert Frisk (The Indipendent) ha al contrario affermato che i militari americani  e britannici hanno mentito. Secondo l’Associazione mondiale dei giornali, che ha base a Parigi e che rappresenta 18 mila testate, la libertà di stampa è in deterioramento; in particolare, a Dublino sono stati condannati gli arresti e le lunghe pene detentive dei giornalisti a Cuba. L’Associazione ha anche chiesto all’Onu e all’Unesco – che organizzeranno due summit a Ginevra nel dicembre 2003 e a Tunisi nel 2005 sulla società dell’informazione – di controllare che “questa libertà di espressione e di stampa sia protetta su Internet”. Intanto all’Associazione bielorussa dei giornalisti è andata la piuma d’oro della libertà di stampa. Il prossimo congresso, previsto per il 2004, si terrà ad Istanbul. (S.C.)

 

 

ASSEGNATI AD ALESSANDRO DE CAROLIS, GIORNALISTA DELLA RADIO VATICANA,

DUE PREMI LETTERARI A MILANO E BARI

 

ROMA. = Due premi in altrettanti concorsi letterari: vincitore il nostro collega della Radio Vaticana Alessandro De Carolis, al suo esordio come autore di narrativa. Entrambi i racconti brevi presentati in concorso sono stati insigniti del Premio speciale della giuria all’undicesima edizione di “Racconti di Primavera”, iniziativa internazionale organizzata dall’Associazione “DirettaMente” con sede a Turi, in provincia di Bari. I racconti, intitolati “L’occasione” e “Mai dire mai”, sono stati premiati - recita la menzione - per la prosa elegante e per la capacità di presentare con verosimiglianza personaggi della periferia del mondo in cerca di riscatto o ritratti in situazioni straordinarie che sconvolgono per qualche attimo il comune sentire della vita. Inoltre, il racconto “L’occasione” - storia di una ragazza portoricana di Harlem che ottiene un lavoro nel World Trade Center il giorno prima dell’11 settembre 2001 - ha vinto anche il secondo riconoscimento alla 24.ma edizione del Premio di poesia e narrativa organizzato dai Lyons Club di Milano Duomo e che sarà assegnato questa sera. (R.G.)

 

 

=======ooo=======

 

 

 

24 ORE NEL MONDO

12 giugno 2003

 

- A cura di Andrea Sarubbi -

 

Il Medio Oriente, che nel vertice di Aqaba si era avvicinato alla pace, si ritrova pochi giorni dopo sull’orlo della guerra totale. Stamattina, in una riunione con il suo governo, il premier israeliano Sharon ha dato ordine di colpire i leader di Hamas, e gli attivisti islamici hanno minacciato risposte violente, in caso di un’invasione della striscia di Gaza. Il clima è degenerato dopo l’attentato suicida di ieri pomeriggio a Gerusalemme: un giovane palestinese di Hebron si è fatto esplodere a bordo di un autobus affollato, in pieno centro, uccidendo 16 persone e ferendone circa un centinaio.

 

**********

Il gesto è stato rivendicato da Hamas, come reazione al fallito tentativo del giorno prima di eliminare uno dei suoi capi, Abdel Aziz Rantisi. Le autorità israeliane negano questa connessione, sostenendo di avere sventato negli ultimi giorni decine di attentati diretti contro il processo di pace. Né considerano una rappresaglia – bensì un momento della lotta continua ai quadri del terrorismo – l’uccisione dei due esponenti del braccio combattente di Hamas ad opera di un elicottero, i cui missili hanno fatto ancora vittime (5, fra i passanti) ed una ventina di feriti. Un secondo raid è avvenuto nella notte: uccisi, stavolta, due militanti delle Brigate di Al Aqsa, mentre viaggiavano in auto, per le vie di Gaza. La nuova giornata di morte non sembra comunque aver compromesso la determinazione delle parti di continuare il dialogo, per il quale si sono impegnate la settimana scorsa. Sharon ha comunque ribadito la determinazione a combattere senza sosta il terrorismo ed a sferrare anche operazioni mirate ai suoi capi. Da parte palestinese, Mahmud Abbas invoca la cessazione di ogni violenza.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

********** 

 

Una forte condanna all’attentato di Gerusalemme è venuta ancora una volta dal presidente americano Bush, il quale vede ora minacciata la sua iniziativa di pace. Da New York, Paolo Mastrolilli:

 

**********

“IT IS CLEAR THERE ARE PEOPLE IN THE MIDDLE EAST…”

 

“È chiaro – ha detto Bush – che nel Medio Oriente ci sono persone che odiano la pace, che vogliono uccidere per essere sicure che i desideri di Israele di vivere in sicurezza non si realizzino; persone pronte all’omicidio, per garantire che le speranze del primo ministro dell’Autorità palestinese e di altri per uno Stato pacifico, capace di vivere fianco a fianco con Israele, non si realizzino”. Quindi, Bush ha lanciato un appello alla comunità internazionale, affinché reagisca in maniera compatta. “Io – ha detto – sollecito fortemente le persone nel mondo che vogliono vedere la pace in Medio Oriente a combattere il terrore, tagliare i finanziamenti ad organizzazioni come Hamas, isolare coloro che odiano così tanto da essere pronti ad uccidere per impedire progressi”. Qualche ora dopo, ha parlato anche il segretario di Stato, Powell, dopo un incontro con il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, per chiarire che la violenza non cambierà i piani di Washington. “Restiamo determinati – ha detto – ad andare avanti lungo il cammino indicato ad Aqaba”. Annan, parte del quartetto che ha definito la road map, ha condiviso la determinazione di Powell.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

********** 

 

La guerra in Iraq non è ancora finita. Lo confermano gli scontri di questa notte nell’ovest del Paese – numerose sarebbero le vittime - e l’abbattimento di un elicottero americano “Apache”, avvenuto questa mattina nella stessa zona. La situazione è ifficile anche a Mossul, nel nord, dove si sono scontrati poliziotti ed ex soldati. Ma la forza internazionale potrà presto contare sul contingente spagnolo, che nei prossimi giorni si unirà a quello polacco.

 

A preoccupare Washington è anche il presunto riarmo nucleare dell’Iran. Gli Stati Uniti premono perché Teheran accetti senza condizioni la presenza di ispettori dell’Aiea, l’agenzia internazionale per l’energia atomica, ma dal regime iraniano hanno ricevuto, finora, solo accuse. L’ultima – formulata stamattina dall’ayatollah Ali Khamenei, suprema guida religiosa del Paese – è di avere sobillato gli studenti che, da due giorni, stanno protestando contro il regime. Ieri sera, migliaia di persone hanno invocato maggiore democrazia. Sull’origine di questa protesta, nata nelle università, Giada Aquilino ha intervistato Alberto Zanconato, corrispondente Ansa a Teheran:

 

**********

R. – Le manifestazioni universitarie sono state un pretesto, per alcune centinaia di studenti, per manifestare la loro protesta contro un processo di riforme che non ha dato quello che prometteva, cioè un vero cambiamento del sistema di potere in Iran ed una vera democratizzazione.

 

D. – Secondo l’Ayatollah Khamenei, gli Stati Uniti vorrebbero approfittare di queste proteste, nell’anniversario delle manifestazioni studentesche del luglio ’99, per destabilizzare il regime islamico …

 

R. – Khamenei ha detto che bisogna sventare questi piani americani, in particolare nelle università e nei luoghi di lavoro, segno che c’è inquietudine per quello che potrebbe avvenire. Gli americani, che continuano a tenere nel mirino l’Iran, non hanno mai minacciato un attacco militare all’Iran sul modello di quello all’Iraq, ma hanno parlato di possibili iniziative per destabilizzare dall’interno il regime iraniano, dicendo che la maggior parte della popolazione, in particolare i giovani e gli studenti, sono insoddisfatti di questo governo.

**********

 

Nuovo governo in Nepal, teatro di violenti scontri fra le autorità di Katmandu e la guerriglia maoista. La nuova compagine, guidata da Surya Bahadur Thapa, è formata da 6 ministri, tutti appartenenti al Partito Rashtriya Prajatantra (Rpp) e – tranne l’unica donna designata – reduci da precedenti esperienze governative.

 

Rimane aperto uno spiraglio di pace nelle Filippine meridionali, dove ieri sarebbe dovuta scadere la tregua unilaterale proclamata il 2 giugno dal Fronte di liberazione islamico Moro. Ma i ribelli hanno deciso ieri sera di prolungarla per altri 10 giorni, grazie alla mediazione del governo malese. Positive le reazioni del presidente filippino, Gloria Macapagal Arroyo, ed il capo della delegazione governativa incaricata dei negoziati si è detto pronto a riprendere le trattative.

 

Le speranze di riconciliazione non mancano neppure in Liberia. Nei negoziati di ieri ad Akosombo, in Ghana, i ribelli del Lurd – il Fronte liberiano unito per la riconciliazione – ed i governativi del presidente Charles Taylor hanno raggiunto un accordo di cessate-il-fuoco. L’Onu e le organizzazioni non governative operanti nel Paese hanno intanto lanciato un appello, per sensibilizzare la comunità internazionale sul rischio di crisi umanitaria: la capitale Monrovia ospita già oltre 100 mila rifugiati.

 

È giunta questa mattina a Bunia, nel nordest della Repubblica democratica del Congo, la missione del Consiglio di sicurezza Onu. Una missione con compiti umanitari – migliaia di sfollati hanno lasciato la zona a causa dei combattimenti – ma anche politici: nelle prossime ore è previsto un incontro con i membri dell’amministrazione provvisoria dell’Ituri, per cercare una soluzione al conflitto.

 

L’emergenza della polmonite atipica sta per terminare: lo ha dichiarato l'Organizzazione mondiale della sanità, in un vertice a Manila. Gli esperti avvisano però che la diffusione della Sars è “sotto controllo” in Cina, ma non a Taiwan, e non escludono che il virus torni a presentarsi verso la fine dell'anno.

 

C’è “convergenza di opinioni” sui lavori della Convenzione europea tra Francia e Gran Bretagna. Lo hanno assicurato Chirac e Blair. Domani, i 207 padri costituenti adotteranno la bozza finale del testo, nel cui preambolo continua a non essere presente un riferimento esplicito alle radici giudaico cristiane dell’Europa. Sono stati tolti anche i richiami alla civiltà greco-romana ed all’Illuminismo; confermata, invece, la menzione dei “retaggi culturali, religiosi e umanistici dell’Europa”, che – si legge – hanno assicurato il ruolo centrale “della persona umana, dei suoi diritti inviolabili e del rispetto della vita”.

 

Dopo 9 mesi di sciopero e manifestazioni di protesta, costate anche diversi feriti, è terminato lo sciopero dei medici del Salvador, che dal 18 settembre aveva paralizzato il settore sanitario. I camici bianchi – che contestavano il piano di privatizzazioni – hanno siglato ieri un accordo in cui il governo si impegna a salvaguardare i posti di lavoro del servizio pubblico ed a pagare gli arretrati.    

 

 

                                  

=======ooo=======