RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 162 - Testo della Trasmissione di mercoledì 11 giugno 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La visita pastorale nella nobile terra di Croazia, come messaggero di pace e riconciliazione, ripercorsa dal Papa all’udienza generale, con un fervido grazie a Dio per il 100.mo viaggio sulle strade del mondo.

 

L’attivo contributo dei cristiani alla costruzione della casa comune europea, nel Messaggio di Giovanni Paolo II al Katholikentag Mitteleuropeo, apertosi ieri a Vienna, nella cattedrale di Santo Stefano.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Ore cruciali per il piano di pace internazionale tra israeliani e palestinesi: ai nostri microfoni, Guido Olimpio.

 

La drammatica situazione dei bambini nella Repubblica Democratica del Congo, dilaniata dalla guerra civile: con noi, il rappresentante dell’Unicef Gianfranco Rutigliano.

 

Lotta alla povertà e sviluppo della democrazia in America Latina, temi chiave emersi a Santiago del Cile dalla 33.ma Assemblea dell’Organizzazione degli Stati Americani: ce ne parla il gesuita colombiano padre Sergio Restrepo Bernal.

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’opera dei frati cappuccini in Costa d’Avorio per la cura delle persone colpite dalla piaga del buruli, devastante malattia tropicale.

 

Contrastare e combattere l’usura. Questo l’obiettivo del centro d’ascolto per assistere le vittime dell’usura, ideato dall’Unione cristiana imprenditori dirigenti (Ucid) e che verrà inaugurato il prossimo lunedì 16 giugno.

 

E’ stato assassinato, lunedì sera a Campo Grande, nello Stato di Mato Grosso do Sul, l’imprenditore e giornalista Edgar Pereira, comproprietario del settimanale ‘Boca do povo’.

 

Massimo esperto dell’Oms in Cina per fare il punto sulla Sars.

 

Promessi 4,5 miliardi di dollari in aiuti allo Sri Lanka, dove da 10 anni proseguono gli scontri tra il governo e le ‘Tigri Tamil’.

 

24 ORE NEL MONDO:

Israele continuerà a colpire i “terroristi palestinesi”: così il premier Sharon all’indomani della fallita operazione militare contro il leader di Hamas, Rantisi.

 

Nessun richiamo esplicito alle radici cristiane dell’Europa nell’ultima versione della bozza di Costituzione Ue.

 

Iran: tornata la calma a Teheran, dopo gli scontri di stanotte tra studenti e polizia.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 giugno 2003

 

 

 

LA GIOIA E LA GRATITUDINE DEL PAPA A DIO

PER AVERGLI APERTO “PER CENTO VOLTE LE STRADE DEL MONDO”.

COSI’ GIOVANNI PAOLO II ALL’UDIENZA GENERALE,

NELLA QUALE HA RICORDATO LA VISITA IN CROAZIA APPENA CONCLUSA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

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“E’ stato il mio centesimo viaggio apostolico! Al Signore, che per cento volte mi ha aperto le strade del mondo e delle nazioni perché io possa rendergli testimonianza, elevo dal profondo del cuore il più vivo rendimento di grazie”.

 

E’ l’esclamazione con la quale Giovanni Paolo II ha salutato questa mattina i circa 13 mila pellegrini radunatisi in Piazza San Pietro per l’udienza generale, la prima dopo il rientro del Papa dalla Croazia. Con rapidi cenni, il Pontefice ha voluto ricordare ogni singola tappa del sua recentissima visita apostolica, a partire dalla sosta di Dubrovnik, culminata con la beatificazione di suor Marija Petković, apostola dell’Amore Divino:

 

“Alla luce di questa mirabile figura, ho rivolto un messaggio speciale alle donne croate, che ho incoraggiato ad offrire alla Chiesa e alla società il loro contributo spirituale e morale; ho chiesto, in special modo, alle consacrate di essere un segno eloquente della presenza amorevole di Dio fra gli uomini”.

 

         Le successive località toccate dal Pontefice - Osijek e Rijeka - lo hanno visto riflettere sulla “santità come vocazione di ogni cristiano” e sulle famiglie cristiane della Croazia e del mondo. Queste ultime, ha detto Giovanni Paolo II, “le ho volute porre tutte sotto la speciale protezione della Santa Famiglia di Nazaret”. Inoltre, ha ricordato, mi è parso “utile ribadire il primario valore sociale dell’istituto familiare, sollecitando per esso attenzione privilegiata e provvedimenti concreti, che ne favoriscano la costituzione, lo sviluppo e la stabilità”.

 

Infine, le tappe nell’antico Santuario di Trsat e nella città “ricca di storia” di Zadar, che hanno posto un suggello mariano alla visita apostolica. Visita durante la quale il Papa ha sollecitato il popolo croato a lavorare con generosità per la riconciliazione e la ricostruzione morale del Paese, “là dove restano aperte le ferite di un passato doloroso e difficile”. Durante questo viaggio, ha concluso Giovanni Paolo II, “ho potuto constatare quanto il cristianesimo abbia contribuito allo sviluppo artistico, culturale, ma soprattutto spirituale e morale, della Croazia e del suo popolo”:

 

“E’ su questa solida base che ora, all'inizio del terzo millennio, la cara Nazione croata potrà continuare a costruire la sua coesione e la sua stabilità, per integrarsi armoniosamente nel consorzio dei popoli europei”.

 

Tra i gruppi salutati al termine dell’udienza, il Papa ha menzionato i fedeli di Rapagnano - giunti a Roma per celebrare il millenario dell’elezione al soglio pontificio di un loro illustre concittadino, Giovanni XVII - i partecipanti alla staffetta “Corpus Domini” tra Orvieto e Praga e gli atleti con la Fiaccola della pace, che unirà in una ideale linea di luce le città di Macerata e Loreto durante un pellegrinaggio notturno.

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PROVVISTE DI CHIESE NELLE FILIPPINE,

IN PORTO RICO E IN BRASILE

 

Nelle Filippine, il Papa ha nominato vescovo di Lumaca il presule mons. Buenaventura M. Famadico, finora vescovo ausiliare di Ripa; ausiliare di Ripa il presule dominicano mons. José Paala Salazar, finora ausiliare di Butuan; ausiliare di Butuan il presule mons. Zacharias C. Jimenez, finora vescovo di Pagadian; vescovo di Romblon il sacerdote cinquantatreenne José Corozon T. Talaoc, finora vicario generale della stessa diocesi; vescovo ausiliare di Daet il presule mons. Nestor C. Cariño, finora vescovo emerito di Borongan.

 

In Porto Rico, il Santo Padre ha accettato la rinuncia la governo pastorale della diocesi di Ponce, presentata dal vescovo mons. Antonio Suriñach Carreras, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Felix Lázaro, dei chierici scolopi, finora vescovo coadiutore della stessa sede.

 

In Brasile il Pontefice ha nominato ausiliari dell’arcidiocesi di Rio de Janeiro il sacerdote diocesano Dimas Lara Barbosa, di 47 anni, attuale segretario dell’Istituto nazionale di pastorale della Conferenza episcopale, e il dehoniano padre Wilson Tadeu Jönck, di 51 anni, attualmente assistente del maestro dei novizi della sua congregazione a Jaraguá do Sul nella diocesi di Joinville, elevandoli entrambi alla dignità vescovile.

 

 

IL CONTRIBUTO DELLA FEDE ALLA COSTRUZIONE DELLA CASA COMUNE EUROPEA

NEL MESSAGGIO DEL PAPA AL KATHOLIKENTAG MITTELEUROPEO

APERTO IERI SERA  NELLA CATTEDRALE DI VIENNA

 

“E’ necessario che l’Europa riscopra e testimoni la sua identità cristiana per immettervi quei valori sui quali si fondano la pace tra i popoli, la giustizia sociale e la solidarietà internazionale”. Così il Papa nel messaggio letto in apertura del Katholikentag Mitteleuropeo, un’iniziativa che coinvolge otto Paesi dell’Europa centrale. Ha avuto il via ieri sera nella cattedrale di Santo Stefano a Vienna con i vespri della pace per l’Europa, presieduti dal cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo della città. Presenti migliaia di persone provenienti dalle diverse regioni dell’Austria, con delegazioni anche da  Bosnia Erzegovina, Croazia, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Ungheria. Ma ritorniamo al messaggio del Papa, nel servizio di Carla Cotignoli:

 

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E’ il Papa stesso che spiega gli obiettivi del Katholikentag Mitteleuropeo: “vuole aiutare tanti cristiani – scrive – a percorrere uniti con la forza della fede, la strada verso il futuro, collaborando pazientemente alla guarigione delle ferite inferte dall’infelice divisione del nostro continente e contribuire così attivamente alla costruzione della grande casa comune che è l’Europa”.

 

Il Santo Padre ha rilanciato quel grido di 25 anni fa, all’inizio del suo pontificato: “Aprite le porte a Cristo”. Se l’Europa vorrà essere un’unità di popoli che vivono in pace, “è Cristo che deve animare questo continente”.  E’ dal messaggio del Vangelo che proviene “la forza e la misura per il proprio agire sociale e politico”. Il Papa non ha mancato di rilevare “le resistenze poste all’inserimento di Dio e della fede cristiana al posto che spettano loro nell’ordine pubblico” e chiama i cristiani “a collaborare, al grande compito che la Chiesa in Europa si è posta all’inizio del nuovo millennio: annunciare il Vangelo della speranza”.

 

Il Katholikentag Mitteleuropeo proseguirà in questi mesi con celebrazioni liturgiche, veglie di preghiera, simposi, incontri per giovani che avranno luogo non solo in Austria, ma anche in Bosnia Erzegovina, Croazia, Slovenia, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Ungheria, per concludersi poi insieme il 22 e 23 maggio 2004 con un grande pellegrinaggio al Santuario di Mariazell, nell’Austria orientale. Non poteva mancare l’invito al Papa di ritornarvi, dopo la sua prima visita in Austria del 1983.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Questo è il titolo che, a tutta pagina, apre il giornale “Sulla solida base del cristianesimo la Croazia continuerà a costruire la sua coesione e la sua stabilità per integrarsi armoniosamente nel consorzio dei popoli europei”. All’udienza generale il commosso rendimento di grazie di Giovanni Paolo II al Signore che per cento volte gli ha aperto le strade del mondo e delle nazioni.

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell’udienza generale.

Nel messaggio all’arcivescovo di Vienna - in occasione della Giornata dei Cattolici del Centro Europa - il Santo Padre ha sottolineato che è urgente che l’Europa riacquisti e viva nuovamente la sua identità cristiana per trasmettere i valori della pace, della giustizia e della solidarietà.

Il Messaggio del Papa al Patriarca ecumenico, Bartolomeo I.

Un articolo di padre Albert Vanhoye dedicato all’Enciclica “Ecclesia de Eucharistia”.  

Una pagina sulla figura di San Gaspare Bertoni, nel 150 anniversario della morte.

 

Nelle pagine estere, Medio Oriente: il raid israeliano contro Hamas rischia di fermare il negoziato.

Iraq: nuovo allarme dell’Unicef per l’aumento delle malattie infantili.

Per la rubrica dell’Atlante geopolitico, un articolo di Giuseppe Maria Petrone dal titolo “Coree: una ferrovia per una speranza di pace”.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Mario Spinelli sulla mostra “Un Papa in cammino” al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la vertenza all’Alitalia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

11 giugno 2003

 

 

UN DURO COLPO SULLA ROAD MAP: PROCESSO DI PACE AD ALTO RISCHIO

- Intervista con Guido Olimpio -

 

Dopo il duro attacco militare israeliano a Gaza contro uno dei leader di Hamas che cosa ne sarà del futuro della road map e del dibattito sul piano di pace internazionale? Giancarlo La Vella lo ha chiesto al corrispondente del Corriere della Sera a Gerusalemme, Guido Olimpio:

 

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R. – Certamente, ha subito un duro colpo con quello che è accaduto a Gaza, la road map, però ha agito il presidente americano che ha messo tutto il suo prestigio e la sua forza in questa iniziativa; quindi, prima di ritirarsi le proverà tutte, immagino. Certamente, sembrava che fosse una strada in discesa, invece è tutta in salita.

 

D. – Ecco, analizziamo un attimo la situazione palestinese, che in questo momento sembra sia spaccata: secondo te, com’è che si è creata?

 

R. – Innanzitutto, perché i gruppi radicali sono contrari a qualsiasi forma di dialogo; secondo elemento è la relativa debolezza di Abu Mazen: un primo ministro che vuol fare ma non ha i mezzi, non ha le risorse; ed è visto comunque dalla popolazione come qualcosa di imposto dall’esterno. Il terzo elemento è Arafat: Arafat non ha detto neanche una parola sulla road map, Arafat si è sentito estromesso, umiliato dalla nomina di Abu Mazen, certamente non ha fatto nulla per indurre i palestinesi a riflettere ed a fermarsi. Quindi, è un secondo potere, ancora forte. Io ritengo che gli israeliani, come in passato, ma con più forza oggi, siano pronti a cacciarlo.

 

D. – Perché gli israeliani a questo punto del negoziato, invece, hanno optato per un’azione di forza?

 

R. – Potremmo dire incomprensibile, è un atto di follia politica. Possiamo dare due interpretazioni: la prima è che Sharon abbia voluto in questo modo tacitare le forti critiche che venivano da destra per l’accettazione della road map da parte dei coloni ma soprattutto la polemica anche all’interno del Likud, dove ci sono molti che sono contrari allo smantellamento di questi avamposti ma soprattutto al congelamento delle colonie; dall’altra, questa scelta potrebbe essere – come dicono i critici – che in realtà Sharon vuole solo guadagnare tempo, ha detto di sì alla road map ma spera di arrivare alle elezioni americane e in quel momento poi Bush sarà impegnato con altre cose e quindi la road map si fermerà per inerzia. Quindi, insomma, Sharon è sempre al centro di un dibattito. E’ tutto vero quello che dice, è tutto vero quello che fa, oppure ha un secondo pensiero? Quanto ci si può fidare di Sharon?

 

D. – C’è rischio che Hamas passi alle vie di fatto, che all’attacco faccia seguire la rappresaglia?

 

R. – Certamente, il rischio è altissimo e ritengo che sia probabile. Quello che più preoccupa anche, al di là della reazione immediata, contingente, è cosa succede del negoziato: con questa situazione, su quali basi si può mediare, su quali basi si può discutere? E’ molto difficile. Un altro attacco porterà un’altra risposta e così via ...

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SPERANZE DI PACE DALLA MISSIONE EUROPEA

INVIATA NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO,

DOVE L’INFANZIA PATISCE LE CONSEGUENZE DI UN SANGUINOSO CONFLITTO CIVILE

- Intervista con Gianfranco Rotigliano -

 

E’ ancora emergenza umanitaria in Congo: Paese dilaniato da un’annosa guerra civile. Particolarmente grave è la situazione nella regione nord-orientale dell’Ituri dove, dallo scorso maggio, sono ripresi aspri scontri e veri massacri tra le etnie degli Hema e dei Lendu. Da qui la decisione di inviare in questa ‘zona calda’ del Paese una Missione di pace, guidata dall’Unione europea, sotto l’egida dell’Onu: i primi contingenti militari stanno arrivando proprio in questi giorni. Tra le conseguenze drammatiche di questo clima diffuso di violenze è anche un forte aumento della malnutrizione e della mortalità infantile, come denuncia l’Unicef in questo servizio di Dorotea Gambardella.  

 

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(musica)

 

La Repubblica Democratica del Congo è teatro di una guerra terribile e dimenticata: 3 milioni di morti in 4 anni. Migliaia di bambini, oltre 20 mila, secondo le agenzie umanitarie, sono stati arruolati come soldati. Sono inoltre più di diecimila i ragazzini di strada nella sola capitale. Gianfranco Rotigliano, rappresentante Unicef in Congo, ci illustra la situazione nel Paese.

 

R. – La situazione dei bambini in Congo è disperata. Un bambino su dieci non arriva a 5 anni di età. Solo il 25 per cento ha accesso all’acqua potabile, uno su due non va a scuola. Nell’Ituri le cose vanno ancora peggio, nel senso che a Bunia, che è la capitale del distretto, noi abbiamo accesso solo ad una piccola percentuale dei bambini e delle donne ed in particolare abbiamo due campi con circa 10-15 mila persone. Tutto il resto della popolazione dell’Ituri sono off limits per noi.

 

D. – Vi è poi l’emergenza dei bambini soldato …

 

R. – Si calcola che nell’Ituri ci siano circa 30 mila miliziani e che di questi circa il 30 per cento siano bambini. Nessuno ha dei numeri precisi, però, io personalmente, quando sono stato a Bunia, una settimana fa, le uniche persone che ho viste in uniforme erano tutte dei bambini.

 

D. – Prima accennava anche alla grave malnutrizione …

 

R. – Sembra incredibile, perché è una regione dove vi sono delle foreste, dove tutto è verde, eppure i bambini malnutriti sono tantissimi. Mancano tutti i servizi, il  posto offrirebbe tutto quello che si può volere, ma le condizioni di sicurezza fanno sì che questa gente sia talmente povera da non poter comprarsi nulla da un lato e dall’altra non possono coltivare, quindi sono in condizioni terribili.

 

D. – Che cosa state facendo per fronteggiare tutte queste emergenze?

 

R. – Noi abbiamo accesso solo a questi due campi di sfollati. A queste persone abbiamo dato teli di plastica per coprire le capanne, pentole per cucinare, taniche per raccogliere l’acqua, vestiti … tutto quello che non è cibo. E in più abbiamo dato anche della nutrizione supplementare, cioè dei biscotti ad alto contenuto nutrizionale, ma per tutti gli altri purtroppo, nelle condizioni attuali non possiamo fare niente.

 

(musica)

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LOTTA ALLA POVERTA’ E SVILUPPO DELLA DEMOCRAZIA IN AMERICA LATINA,

 TEMI CHIAVE DELLA 33.MA ASSEMBLEA DELL’ORGANIZZAZIONE

DEGLI STATI AMERICANI, CONCLUSASI IERI A SANTIAGO DEL CILE

- Con noi, padre Sergio Restrepo Bernal -

 

Maggiore impegno nella lotta alla povertà e la difesa dei diritti umani: con questa promessa si è conclusa, ieri a Santiago del Cile, la 33.ma assemblea generale dell’Osa, l’Organizzazione degli Stati Americani. Evento incentrato sulle grandi sfide sociali ed economiche che, in questo periodo non facile, sta affrontando l’America Latina. I ministri degli Esteri dell’Osa hanno concordato sulla necessità per il continente latinoamericano di aprirsi al mercato mondiale per attrarre maggiori investimenti esteri. Un punto, questo, su cui si sofferma il gesuita colombiano, Sergio Restrepo Bernal, decano della Facoltà di Scienze Sociali dell’Università Gregoriana, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Apparentemente è la strada, tuttavia rimane il problema della mancanza di equità nei rapporti, perché mentre si chiede all’America Latina di aprirsi, di eliminare qualsiasi controllo alle importazioni, i grandi Paesi come Stati Uniti ed Unione Europea mantengono ancora una serie di impedimenti alle importazioni provenienti da questi Stati. Finché non ci sarà equità nei rapporti commerciali, secondo me, questo rimane un grande inganno. Difatti, alcuni Paesi latinoamericani hanno chiesto all’Unione europea di levare queste restrizioni senza alcun successo.

 

D. – Nonostante le straordinarie risorse naturali, molti Paesi latinoamericani soffrono una povertà quasi endemica. Altri poi, come l’Argentina, sono caduti in crisi profonde dopo anni di relativo benessere. Quali sono gli ostacoli più ardui da superare per l’America Latina?

 

R.  – Secondo me c’è un problema strutturale di corruzione, che è il caso tipico dell’Argentina. Alcuni Paesi latinoamericani sono molto ricchi di risorse, però direi che la corruzione è diventata un problema endemico in tutti questi Paesi, talvolta persino stimolata da Paesi più ricchi. Inoltre, c’è un problema di educazione che riguarderebbe soprattutto certe aree della formazione, del contenuto di lavoro nelle aree che sono più sviluppate, come per esempio l’informatica. Secondo me l’educazione e la lotta contro la corruzione sono un fattore fondamentale.

 

D. – Nel messaggio per l’occasione il cardinale Sodano ha sottolineato che democrazia e famiglia sono i pilastri fondamentali per il progresso del Continente americano. Come concretizzare questo richiamo di principi?

 

R. – La democrazia, come sappiamo tutti, è ancora da inventare. Il problema della partecipazione, per esempio, non è stato risolto completamente in nessun Paese al mondo. C’è poi il problema dell’esclusione, che è molto legato a questo della partecipazione. E’ anche un problema acuito dal processo velocissimo della globalizzazione, che senz’altro ha dei vantaggi enormi e può essere ben governato. Se la globalizzazione è di grande beneficio per l’intera umanità, però la democratizzazione dei Paesi dell’America Latina è in corso, ma ben lontana dall’ideale che ci proponiamo. Anche qui l’educazione è un percorso necessario. L’educazione politica dei cittadini alla responsabilità è un passo necessario e poi la famiglia evidentemente è il pilastro della società.

 

D. – Qual è il contributo che la Chiesa sta offrendo allo sviluppo sociale dell’America Latina in questa fase così delicata?

 

R. – Fondamentalmente un processo educativo, perché l’evangelizzazione è un principio di educazione. In modo particolare, direi che il grande contributo, che la Chiesa può e deve dare, è quello di educare i cristiani alla responsabilità. Che non si aspettino che sia lo Stato o la Chiesa, diciamo la gerarchia, a risolvere i problemi ma a capire che i problemi dipendono da tutti e che anche le soluzioni sono in mano a tutti.

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CHIESA E SOCIETA’

11 giugno 2003

 

 

 

LA PIAGA DEL BURULI IN COSTA D’AVORIO. MALGRADO IL CONFLITTO IN CORSO MINACCI ANCHE LE STRUTTURE SANITARIE, PADRE MARCANTONIO PIROVANO,

MISSIONARIO DEI FRATI CAPPUCCINI, STA SPERIMENTANDO

UNA NUOVA PROMETTENTE CURA CON L’ARGILLA

 

ZOUAN – HOUNIEN. = Malgrado la guerra civile ancora in corso in Costa d’Avorio abbia distrutto la struttura sanitaria di Zouan-Hounien, i frati cappuccini impegnati nel Paese africano continuano a lavorare intensamente per l’organizzazione del Centro ospedaliero in soccorso delle migliaia di persone colpite dalla piaga del buruli, la malattia tropicale che corrode la pelle e la carne, arrivando spesso anche alle ossa. Il conflitto ha costretto i frati ad abbandonare la missione, mentre gli oltre 100 bambini ricoverati sono stati trasportati ad Angrè (oltre 800 km di distanza e alla periferia della capitale) in un convento trasformato provvisoriamente in ospedale. Ogni giorno, tra bimbi e adulti, nel Centro vengono assistite centinaia di persone. L’unica cura possibile per il buruli è quella chirurgica, che consiste nell’asportare tutto ciò che è necrotizzato. Successivamente inizia una lunga e dolorosa terapia composta da medicazioni e pulizie quotidiane con somministrazione di antibiotici fino a quando non si vedono i tessuti che si ricostruiscono. Lentamente, anche attraverso trapianti di cute, le zone devastate dal male si rimarginano anche se spesso lasciano cicatrici, deformazioni ed anchilosi. Il responsabile del Centro, padre Marcantonio Pirovano, ha dichiarato di star lavorando ad un metodo sperimentale di cura della malattia con l’argilla. Fino ad ora è stato provato che il trattamento con l’argilla non è doloroso, ripulisce la piaga e soprattutto elimina eventuali handicap. Se correttamente spiegata, questa cura potrebbe essere fatta in casa con costi molto inferiori. (S.C.)

 

 

UN CENTRO DI ASCOLTO PER LE VITTIME DELL’USURA, APERTO DALL’UNIONE CRISTIANA  IMPRENDITORI DIRIGENTI DI VICENZA. IL PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE ANTIUSURA DI VERONA, RENZO GIACOMELLI: “L’USURA È UN FENOMENO SOMMERSO, ED ESTESO, CHE HA UN ENORME CARICO DI SOFFERENZA, MOLTO PIÙ DI QUANTO SI CREDA”

 

VICENZA. = Contrastare e combattere l’usura. Con questo obiettivo, tramite l’erogazione di un prestito garantito, ma anche con la consulenza sul comportamento da tenere nelle circostanze più sfavorevoli, la sezione vicentina dell’Unione cristiana imprenditori dirigenti (Ucid) inaugurerà il prossimo lunedì 16 giugno uno sportello specificamente ideato per assistere le vittime dell’usura. Lo sportello sarà una sezione territoriale della Fondazione antiusura Beato G.Tovini-onlus Verona e si inserirà nel quadro generale della Consulta nazionale antiusura. Secondo quanto dichiarato dal presidente della Fondazione antiusura di Verona, Renzo Giacomelli, in Veneto il fenomeno ha caratteristiche particolari, ed interessa “soprattutto famiglie che hanno subito dissesti finanziari a causa di congiunti in difficoltà, magari malati, di piccoli commercianti o imprenditori che hanno lavorato senza ottenere il giusto compenso, o casalinghe che non hanno la possibilità di affrontare spese di migliaia di euro. Chi ottiene soldi a tassi alti è allora una persona fragile, che ha bisogno sì di sostegno finanziario, ma soprattutto di consulenza. E’ un fenomeno sommerso, esteso, e che ha un enorme carico di sofferenza, molto più di quanto si creda”. Da recenti ricerche emerge che oltre il 23 per cento delle famiglie italiane è in situazione di sovraindebitamento e circa 800 mila famiglie negli anni ‘90 sono state coinvolte nel giro dell’usura. (S.C.)

 

 

UCCISO IN BRASILE EDGAR PEREIRA, COMPROPRIETARIO DEL SETTIMANALE

‘BOCA DO POVO’. LA TESTATA È FAMOSA PER LE SUE INCHIESTE

CONTRO LA CORRUZIONE NELLE AMMINISTRAZIONI. OTTO MESI FA VENIVA UCCISO

IL DIRETTORE DI ‘FOLHA DO ESTADO, PUBBLICAZIONE CON LA STESSA IMPOSTAZIONE

 

BRASILIA. = L'imprenditore e giornalista Edgar Pereira, comproprietario del settimanale 'Boca do povo', è stato assassinato lunedì sera da ignoti a Campo Grande, nello Stato di Mato Grosso do Sul. Mentre rientrava in auto nella sua abitazione, auto quando alcuni individui non ancora identificati a bordo di un'altra vettura gli si sono affiancati e hanno aperto il fuoco. All'omicidio ha assistito una dipendente del giornale, che Pereira aveva da poco accompagnato a casa. Ora la donna è sotto protezione della polizia. 'Boca do povo' è una testata conosciuta per le sue inchieste sulla corruzione dilagante nell’amministrazione. Nel settembre dello scorso anno venne ucciso in circostanze simili l'imprenditore Domingo Savio Brandao, proprietario del quotidiano 'Folha do Estado', del vicino Stato di Mato Grosso. Brandao, freddato da una raffica di colpi di arma da fuoco a Cuiabá, aveva già ricevuto minacce di morte che gli inquirenti suppongono collegate ad alcune inchieste che il suo giornale aveva realizzato sulla criminalità organizzata. (S.C.)

 

 

DA OGGI IN VISITA IN CINA IL MASSIMO ESPERTO DI MALATTIE INFETTIVE  DELL’OMS, PER VALUTARE CON IL GOVERNO DI PECHINO LA FONDATEZZA DEL DECLINO DELLA SARS REGISTRATO NEL PAESE ASIATICO A PARTIRE DALLA FINE DI MAGGIO

PECHINO. = Il principale esperto di malattie infettive dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), David Heymann, è da oggi in visita a Pechino per colloqui con le autorità sanitarie cinesi sull'epidemia di Sars che ha colpito il Paese. La visita di Heymann potrebbe portare alla revisione dell'avviso contro i viaggi in Cina emesso dall'Oms, ma gli esperti dell'Organizzazione hanno espresso dubbi di definire i casi di Sars in Cina, gettando un'ombra sulla credibilità dell'improvviso e netto declino dell’infezione che si è registrato nel Paese a partire dalla fine di maggio. Il portavoce dell'Oms a Pechino, Bob Dietz, ha aggiunto che una decisione finale sulla rimozione della Cina dalla lista dei Paesi nei quali è pericoloso viaggiare può essere presa solo dalla direttrice dell'Oms, Gro Harlem Brundtland.In Cina ci sono stati oltre 5.300 casi di Sars, 2.500 dei quali a Pechino. Le vittime della malattia sono state più di 300, due terzi delle quali nella sola capitale. (R.G.)

 

 

PROMESSI 4,5 MILIARDI DI DOLLARI IN AIUTI ALLO SRI LANKA, DOVE DA 10 ANNI PROSEGUONO GLI SCONTRI TRA IL GOVERNO E LE ‘TIGRI TAMIL’.

LA SOMMA DEGLI AIUTI, EROGATI NEI PROSSIMI 4 ANNI, SUPERA LE PREVISIONI,

MA SARÀ LEGATA DAI DONATORI AI PROGRESSI NELLO SVILUPPO

DEI COLLOQUI DI PACE

 

TOKYO. = Nel corso della conferenza dei ‘donors’, che si è svolta a Tokyo il 9 e 10 giugno, i 51 Paesi e le 22 organizzazioni internazionali partecipanti hanno promesso 4,5 miliardi di dollari di aiuti per la ricostruzione allo Stato dello Sri Lanka, teatro di un decennale conflitto tra le truppe governative e i ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte). Il rappresentante del governo nipponico, Yasushi Akashi, ha spiegato che il denaro sarà erogato nei prossimi 4 anni e ha sottolineato che si tratta di un gesto di fiducia nei confronti del Paese asiatico. Promesso dal Giappone 1 miliardo di dollari, 54 milioni dagli Usa, 200 milioni dalla Banca mondiale. La somma è più elevata del previsto, ma i donatori hanno chiarito che sarà subordinata ai progressi realizzati nel processo di pace in corso da un anno e mezzo tra le ‘Tigri tamil’ e l’esecutivo. Inaspettatamente, però, lo scorso aprile i guerriglieri hanno interrotto i negoziati, per poi chiedere nel nord e nell’est dello Sri Lanka un’amministrazione autonoma ad interim, sotto la loro guida. Negli ultimi giorni il premier cingalese Ranil Wickremesinghe ha promesso alla fazione indipendentista un “ruolo significativo” nella struttura che dovrà amministrare i territori settentrionali e orientali, ma ancora il blocco non si è risolto e le ‘Tigri’ hanno volutamente disertato la conferenza dei donors. (S.C.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

11 giugno 2003

 

 

 

- A cura di Giada Aquilino -

 

Israele ''continuerà a colpire i terroristi palestinesi''. Così il premier dello Stato ebraico Ariel Sharon ha commentato la fallita azione militare israeliana di ieri a Gaza contro uno dei leader politici di Hamas, Abdel Aziz Rantisi. Se intanto è stato di massima allerta nel nord di Israele, dopo che informazioni di intelligence hanno dato per imminenti nuovi attacchi dei movimenti estremisti islamici, non si placano le polemiche sugli ultimi raid militari israeliani. Dure reazioni sono venute sia da parte statunitense - col presidente Bush che si è detto turbato per le ripercussioni che la decisione israeliana potrebbe avere sull’applicazione della Road Map - sia da parte palestinese. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Il mondo fondamentalista di Gaza ha manifestato per strada odio contro Israele e volontà di vendicare il tentativo di eliminazione del suo leader Abdel Aziz Rantisi. Israele invece ha avviato una campagna volta a spiegare la necessità di proseguire la lotta al terrorismo con tutti i mezzi: anzi, il governo si attende un fermo monito di Washington ad Hamas e altre organizzazioni ostili al processo di pace, che praticano la violenza ed incitano all’odio. L’elicottero che ieri mattina nel centro di Gaza ha lanciato missili contro la jeep su cui Rantisi viaggiava, ferendolo ed uccidendo una sua guardia del corpo, ha pure provocato la morte di 2 passanti, una donna e una ragazza, e ferito una ventina di altre persone. Qualche ora dopo, analoga operazione a Jabaliya, contro guerriglieri che in auto si allontanavano dal luogo da dove avevano sparato cinque missili contro obiettivi israeliani. I 3 viaggiatori sono stati uccisi, feriti una trentina di passanti. Il primo ministro palestinese Abbas ha denunciato queste operazioni come puro terrorismo che aggravano le tensioni e compromettono la Road Map.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Nel difficile cammino verso il processo di pace in Medio Oriente, si inserisce l’ormai certo incontro a Roma tra il premier palestinese Abu Mazen e il premier italiano Silvio Berlusconi. Quest’ultimo - da Il Cario, dove si trova in visita - ha indicato come probabile data il 15 giugno.

 

La Corea del Nord non parteciperà alle discussioni del Forum Asean, l'Associazione delle Nazioni del sud-est asiatico, in programma dal prossimo 18 giugno a Phnom Penh, in Cambogia. Pyongyang non ha fornito alcuna spiegazione alla propria decisione. Al vertice si parlerà della crisi innescata dalle minacce di riarmo nucleare nordcoreano.

 

L'esame finale della ultima bozza di Costituzione europea inizierà oggi pomeriggio a Bruxelles, quando si riunirà la plenaria della Convenzione. Il documento finale deve essere approvato venerdì: nell'ultima versione, il preambolo della bozza della Costituzione afferma che l'Unione europea si ispira ''ai retaggi culturali, religiosi e umanistici dell'Europa'', senza alcun richiamo esplicito alle radici cristiane e dopo aver eliminato il riferimento ''alle correnti filosofiche dei Lumi''. Intanto ieri si è già tenuta una riunione straordinaria del praesidium della Convenzione Ue. Da Bruxelles, ce ne parla Gianandrea Garancini:

 

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Il praesidium ha confermato le proposte contenute nell’ultima bozza del documento sulle istituzioni. Il testo prevede un presidente del Consiglio europeo, ma con poteri limitati al coordinamento e all’impulso dei vertici Ue, nonché alla rappresentanza esterna dell’Unione in ambito di politica estera e di difesa. L’altro punto oggetto del compromesso concerne il voto duplice a maggioranza qualificata, che diventa ora la regola, soppiantando quasi totalmente l’unanimità: serviranno quindi la metà degli Stati e il 60 per cento della popolazione europea per garantire – secondo le parole di Giscard d’Estaing – la legittimità democratica delle decisioni e la garanzia per gli Stati piccoli della possibilità di veto da parte di un solo Stato.

 

Da Bruxelles, per la Radio Vaticana, Gianandrea Garancini.

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Ancora proteste stamani a Parigi contro la riforma delle pensioni voluta dal governo Raffarin. Un gruppo di dimostranti ha tentato di forzare l'ingresso della sede dell'Unione per la maggioranza presidenziale (Ump), il partito di centrodestra che fa riferimento al presidente Jacques Chirac. La protesta segue gli incidenti scoppiati durante le manifestazioni di ieri nella capitale e nel resto della Francia. Il servizio, da Parigi, di Francesca Pierantozzi:

 

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Duecentomila persone a Parigi, svariate decine di migliaia a Tolosa, Marsiglia e Lione per dire ‘no’ ai 42 anni di contributi per tutti, dipendenti del pubblico e del privato, come previsto dalla riforma del governo. Mentre il corteo parigino sfilava per il centro della città, all’Assemblée Nationale il primo ministro Jean-Pierre Raffarin ha aperto il dibattito sulla riforma, da lui difesa senza concessioni. Raffarin ha precisato di non voler cedere nulla alla piazza ed ha difeso un testo che ha definito “necessario, saggio ed equo”. Nessun cedimento nemmeno quando il corteo è arrivato in Place de la Concorde, accolto dai lacrimogeni della polizia. “Il governo non riaprirà i negoziati” ha detto chiaramente il ministro degli Affari sociali, Francois Fillon”, aggiungendo che “non ci sono alternative a questa riforma”.

 

Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana.

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Manette ai polsi e catene ai piedi: in queste condizioni è stato condotto oggi davanti ai giudici il capo dell'opposizione dello Zimbabwe, Morgan Tsvangirai, accusato di ''tradimento''. Tsvangirai, arrestato il 6 giugno alla fine di una settimana di protesta che egli stesso aveva indetto contro il regime del presidente Robert Mugabe, è comparso davanti all'Alta Corte di giustizia, che deve decidere sul suo eventuale rilascio dietro cauzione.

 

Sta crescendo la pressione della comunità internazionale sulla giunta militare birmana, che detiene in una località segreta di Myanmar la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi. E l'inviato dell'Onu, Razali Ismail, è riuscito ad incontrare la stessa responsabile della Lega nazionale per la Democrazia, potendo così smentire che la donna, premio Nobel per la pace, sia stata ferita al momento del suo arresto. Il servizio di Maurizio Pascucci:

 

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“SHE IS WELL ...

Sta bene di morale. Intendo dire che è la persona che abbiamo sempre conosciuto, una persona veramente forte”.

 

Con queste parole Razali Ismail ha descritto le condizioni di salute e quelle psicologiche di Aung San Suu Kyi, la leader della Lega nazionale democratica birmana, premio Nobel per la pace nel 1991. Ismail ha anche detto di avere ricevuto assicurazioni dal regime birmano che Aung San Suu Kyi sarà presto liberata, ma i militari birmani non hanno voluto dire quando. Lo stesso ministro degli Esteri birmano ha confermato la cosa, sostenendo che la detenzione di Aung San Suu Kyi sarebbe stata decisa per la protezione della stessa leader. Dal 30 maggio, giorno del suo arresto, la leader della Lega democratica non era stata vista da nessuno. Ismail è riuscito ad incontrarla solo dopo forti pressioni esercitate su Rangoon dalla comunità internazionale.

 

Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.

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Sembra tornata la calma oggi a Teheran, dopo gli scontri di stanotte tra polizia e migliaia di manifestanti - in maggioranza studenti - che scandivano slogan contro il regime iraniano. Gli agenti hanno operato diversi arresti. Gli incidenti sono scoppiati nei dintorni del dormitorio degli universitari, dove quattro anni fa era cominciata una rivolta studentesca che aveva portato ai più gravi scontri di piazza in Iran dalla rivoluzione islamica del 1979.

 

Almeno due persone sono morte e numerose altre sono rimaste ferite oggi in Germania, in un incidente ferroviario avvenuto nel Land sud-occidentale del Baden-Wuerttemberg. Due treni regionali si sono scontrati frontalmente nei pressi di Schwaebisch Hall. I soccorritori tentano di far luce sulle cause della collisione.

 

 

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