RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 160 - Testo della
Trasmissione di lunedì 9 giugno 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In
India prosegue l’emergenza umanitaria legata al caldo torrido: oltre 1400 i
morti.
Sono cominciati, in Cina, i lavori per costruire il ponte più grande del mondo.
“Proseguire
la politica del dialogo” con tutte le fazioni armate palestinesi: questa la
linea del premier palestinese Mahmud Abbas. In Israele, giunto il primo
ministro italiano Berlusconi.
Nuove minacce nucleari
della Corea del Nord, mentre si fa più concreto il riavvicinamento tra
Pyongyang e Seul.
Ancora incertezza sul
tentato colpo di Stato in Mauritania.
9 giugno 2003
SIATE TESTIMONI
CREDIBILI E APOSTOLI GENEROSI:
CON L’ESORTAZIONE DEL PAPA AI FEDELI RACCOLTI
A ZADAR,
SI E’ CONCLUSA LA VISITA IN CROAZIA.
NELLA CITTA’ DALMATA, L’ABBRACCIO FESTOSO DI
50 MILA PELLEGRINI
- A cura di Alessandro Gisotti e Luca Collodi
-
Una festa di suoni e colori, di
volti emozionati e gesti commossi ha salutato, oggi a Zadar, Giovanni Paolo II
a conclusione del suo viaggio apostolico in Croazia. Nella suggestiva città
dalmata, ricca di segni della storia, il Papa ha ricevuto il caloroso abbraccio
di 50 mila fedeli, che hanno colmato il Forum di Zadar, per la liturgia della
Parola. Nella storica piazza, impreziosita da straordinarie vestigia romane e medievali,
il Pontefice ha ringraziato quanti hanno permesso la visita ed ha dedicato
l’omelia alla figura della Madonna, il cui esempio, ha detto, costituisce “una
sublime scuola di vita”. Ha, quindi, esortato tutti i credenti ad essere
“testimoni credibili ed apostoli generosi”. Dopo il bagno di folla a Zadar,
Giovanni Paolo II si è trasferito all’aeroporto cittadino, dove, dopo la
cerimonia di congedo, l’aereo papale è partito pochi minuti fa, alla volta di
Roma. Ma colleghiamoci con il nostro inviato in Croazia, Luca Collodi:
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“Grazie popolo croato che mi hai accolto con il
cuore aperto e le braccia distese per le strade della Dalmazia, Slavonia e del
Quarnero. Conosco la vostra sofferenza causata dalla guerra ancora visibile nei
vostri volti. Conosco anche la vostra forza, il vostro coraggio e la vostra
speranza. Sono sicuro, il futuro sarà migliore”. Con queste parole, pronunciate
al termine della Liturgia della Parola celebrata stamani a Zadar, il Papa lascia la Croazia visitando nel giorno della
festa di Maria, Madre della Chiesa, l’antica arcidiocesi che celebra i 1700
anni di storia cristiana. In questa terra, luogo di incontro nei secoli tra
scienza e fede, dove le tre guerre del secolo scorso hanno lasciato gravi
conseguenze sulla popolazione e distrutto molte chiese, la speranza è affidata
all’apostolato laico. La fede, approfondita per secoli nelle comunità
parrocchiali, viene oggi trasmessa attraverso nuovi movimenti ecclesiali. “Con
la loro crescita, ha detto mons. Ivan Prendja, arcivescovo di Zadar, cresce la
fede individuale ed aumenta il numero delle famiglie che accettano la vita ed
in cui nascono nuove vocazioni”. Giovanni Paolo II ricorda l’esempio di Maria
che costituisce “una sublime scuola di vita alla quale si formano gli apostoli”,
“quelli di ieri e quelli di oggi”. “La
Vergine Maria, raccogliendo attorno a sé gli Apostoli ed i discepoli tentati
dalla dispersione - spiega il Papa agli oltre 50mila pellegrini - li consegna
al fuoco dello Spirito che li lancerà nell’avventura della missione. Maria li
prepara continuamente alla missione con l’assiduità della preghiera al Padre,
con l’attaccamento al Figlio, con la disponibilità ai suggerimenti dello
Spirito”.
(parole del Papa in croato)
“Cari fratelli e sorelle, imparate da Maria ad
essere testimoni credibili ed apostoli generosi, offrendo il vostro contributo
alla grande opera della nuova evangelizzazione. E ricordate sempre che
l’autentico apostolato richiede come condizione previa l’incontro personale con
Gesù”.
L’ultimo pontefice a visitare
Zadar fu Alessandro III nel 1177. Sede della prima università del Paese fondata
dai padri domenicani nel XIV secolo, da Zadar, secondo alcuni storici, sono
partiti i primi missionari verso la Polonia. Il Papa è giunto in Dalmazia da Rijeka,
residenza del suo 100.mo viaggio internazionale appena concluso, dove ieri
mattina ha celebrato la Festa di Pentecoste.
Nel pomeriggio ha visitato il
Santuario Mariano di Trsat, sulla collina di Rijeka dove, secondo la
tradizione, fu custodita la Santa Casa di Nazareth, trasportata poi a Loreto.
Giovanni Paolo II ha portato ed offerto in voto un rosario alla Madonna”,
chiedendo che “ci si ricordi di pregare” per lui sia in vita che dopo la sua
morte. Frase che Giovanni Paolo II aveva già pronunciato altre due volte nel
Santuario mariano di Kalwaria, in Polonia, nel 1983 e nel 2002. I francescani
hanno donato al Papa la riproduzione di un libro stampato a Padova nel 1560,
contenente una serie di litanie mariane tradotte in polacco. A differenza di quelle
lauretane, più a carattere teologico,
la Madonna viene invocata come Madre della Libertà, della Patria, della
Giustizia con riferimento alla storia recente della Croazia. Al termine della
visita, i giornali croati dedicano alcuni articoli con foto alla famiglia
dell’uomo 42.enne morto durante la celebrazione di Osijek. Tutti i quotidiani
sottolineano l’esortazione del Papa ai croati perché siano il popolo della
speranza. Grande risalto viene dato anche all’invito rivolto al governo di
Zagabria a mettere al centro delle politiche sociali la famiglia, attraverso
misure mirate al diritto alla casa e al lavoro.
Da Zadar-Zara, Luca Collodi,
Radio Vaticana.
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I fedeli e tutto il popolo della
Croazia ha, dunque, seguito con viva partecipazione questa terza visita di
Giovanni Paolo II nella propria terra. Un viaggio che lascia ai croati una
forte eredità umana e spirituale. Ne è convinto l’arcivescovo Josip
Bozanić, presidente della Conferenza episcopale croata, al microfono di
Luca Collodi.
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R. – E’ difficile fare un primo bilancio. Sono molti
e belli i ricordi. Si può dire che il pellegrinaggio del Santo Padre per la
Chiesa croata porterà tanti frutti. Abbiamo assistito ad una crescita. Nel
primo viaggio del ’94, il Santo Padre è venuto come un angelo della pace
durante la guerra. Nel secondo viaggio, ha proclamato Beato il cardinale
Stepinac e così ha confermato la testimonianza che il popolo croato ha offerto,
in modo speciale, al tempo del comunismo. Nel terzo viaggio, con il motto “Famiglia:
via della Chiesa e del popolo”, il Pontefice ha voluto scendere ancor più tra
la gente e aiutarla nella vita quotidiana, perché è possibile testimoniare il
Vangelo nella vita di ogni giorno.
D. – Giovanni Paolo II ha
chiesto con forza l’ingresso della Croazia in Europa …
R. – Per questo gli siamo molto
grati: perché ha messo in luce quello che vuole il popolo, in modo speciale i
giovani, coloro che guardano al futuro.
D. – E ancora: il tema della
riconciliazione, un tema delicato … In certe zone della Croazia ci sono ancora
animi feriti dalla guerra …
R. – Questo tema si sente un po’
meno, perché sta maturando un processo in questo campo. Si sente in modo
speciale nelle regioni toccate direttamente dalla guerra. Quell’invito alla
riconciliazione è un invito perché il popolo possa liberarsi dalle diverse cose
che lo bloccano, per poter guardare al futuro.
D. – La Croazia esce più
rafforzata sul piano sociale da questa visita di Giovanni Paolo II?
R. – Sicuramente. In generale,
la società croata è rafforzata nella sua unità e, in modo, più diretto i fedeli
cattolici ne escono rafforzati.
D. – Che cosa l’ha colpita
dell’atteggiamento personale del Papa: in un colloquio, in un rapporto umano …
R. – Mi colpisce sempre di più
l’attenzione del Santo Padre alla gente, la gente semplice. A Dubrovnik, quando
siamo andati verso l’aeroporto, ad un certo punto abbiamo visto la macchina del
Santo Padre fermarsi e il Papa che chiamava una madre con due bambini per
benedirli. Il popolo sente questi gesti del Santo Padre, li ha visti, li ha
sperimentati. E’ questo che colpisce sempre di più.
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Rientrando dalla Croazia, il Papa ha inviato un
messaggio al presidente della Repubblica Italiana, Ciampi. “Al rientro dal
viaggio apostolico in Croazia – si legge nel messaggio – dove ho incontrato un popolo animato dal
vivo desiderio di costruire una nazione libera e solidale e – prosegue - ho
potuto sostare in varie città per celebrazioni liturgiche con numerose comunità
cristiane, sono grato a Dio per la singolare esperienza ecclesiale, che gli
Egli mi ha nuovamente concesso di vivere”. Mentre “sorvolo il territorio
italiano – conclude il messaggio – invio a lei signor presidente, ai suoi
familiari e alla cara Italia il mio cordiale e rispettoso saluto unito ad una
speciale benedizione”.
Subito dopo l’atterraggio allo
scalo romano di Ciampino, Giovanni Paolo II farà ritorno in auto in Vaticano.
Intanto, concluso il 100.mo
viaggio internazionale del Papa, cresce l’attesa in Bosnia Erzegovina, dove il
Pontefice si recherà il prossimo 22
giugno, a Banja Luka, per la beatificazione del Servo di Dio Ivan Merz.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
“La
Pentecoste del mio XXV anno di Pontificato” è la frase-chiave che suggella la
prima pagina: con una straordinaria e commovente testimonianza di affetto si è
concluso il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II in Croazia.
Al
centro della prima pagina campeggia il seguente titolo: “Siate un popolo che
prega. Siate un popolo che crede. Siate il popolo della Speranza”.
Nelle
vaticane, nel dettaglio i diversi momenti della visita del Papa. Gli articoli
dell’inviato Giampaolo Mattei; la rassegna della stampa internazionale.
Nelle
pagine estere, riguardo al Medio Oriente si sottolinea che i terroristi cercano
di fermare il negoziato, in riferimento agli ultimi, drammatici fatti di
sangue.
Polonia:
dal referendum un “si” all’Ue senza equivoci nonostante l’alta percentuale di
astensioni; il presidente Kwasniewski ringrazia il Papa “per il suo sostegno”.
Russia:
Putin firma la legge di ratifica del Trattato di Mosca.
Nella
pagina culturale, “La filosofia cristiana tra Otto e Novecento” è il titolo del
contributo di Armando Rigobello riguardo al recente convegno di Perugia nel ricordo
di Leone XIII.
Una
monografica, a cura di Giuseppe Costa, sul tema “Cultura e potere nei mass
media in Italia”.
Nelle
pagine italiane, in primo piano le elezioni amministrative.
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9
giugno 2003
LA POLONIA SCEGLIE L’EUROPA. NETTO “SI” ALL’INGRESSO NELL’UNIONE
EUROPEA
NEL
REFERENDUM SVOLTOSI NELLA SCORSA FINE SETTIMANA
La Polonia, nel referendum per cui si è votato ieri e
l’altro ieri, ha espresso un deciso “sì” all’ingresso nell’Unione Europea,
previsto per il 1° maggio 2004. E il Papa oggi, da Zara, si è rallegrato per
questo risultato più volte auspicato anche nel recente passato. Il portavoce
vaticano, Navarro Valls, ha detto che il Pontefice si augura che la Polonia
porti nel “Vecchio continente” il contributo dei suoi valori spirituali, morali
e religiosi. Inoltre, il Papa spera che l’integrazione nelle istituzioni
europee contribuisca a risolvere le difficoltà economiche e sociali che sono
frutto di un’artificiosa divisione dell’Europa propria di tempi passati. Il raggiungimento
del quorum al referendum di ieri, che ha chiamato alle urne quasi 30 milioni di
polacchi, è stato in forse fino all’ultimo: i votanti sono stati oltre il 58
per cento ed i “sì” all’ingresso in Europa sono – secondo i risultati quasi
definitivi – circa il 77 per cento. Da Varsavia, Giuseppe D’Amato:
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Il Paese slavo aderisce all’Unione Europea completando un
lungo percorso iniziato nel lontano ’89. La gioia a Varsavia è immensa come
grande è stata la paura di non farcela. “E’ stata una decisione non casuale -
ha detto subito in diretta televisiva il presidente Kwasnieski - ma frutto di
riflessione. La Polonia entra in Europa nel modo più democratico possibile.
Siamo oggi parte della grande famiglia europea”. La Polonia è il Paese più
esteso fra i 10 candidati all’adesione all’Unione Europea e diventerà il sesto
più influente per numero di voti. Come prescrive la legge, per tutta la
giornata di ieri non ci sono state proiezioni sull’affluenza, quindi c’è stata
grande attesa sino alle ore 20 per
ascoltare le prime notizie diffuse dalla Commissione elettorale. Il
premier Miller ha pubblicamente ringraziato Giovanni Paolo II: “Probabilmente
senza l’intervento del Papa a favore dell’ingresso nell’Ue le cose sarebbero
andate diversamente”.
Da Varsavia, per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.
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Un risultato, dunque, più volte
auspicato dal Pontefice che, anche recentemente, aveva ripetuto: “Non può
esservi Europa senza Polonia e Polonia senza Europa”, ma anche un risultato al
quale ha contribuito sensibilmente la Chiesa locale, come conferma mons.
Tadeusz Pieronek, rettore della Pontificia Accademia Teologica di Cracovia, già
segretario generale della Conferenza episcopale polacca. L’intervista è di
Giancarlo La Vella:
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R. - Il Papa ci ha aiutati molto. Abbiamo avuto diverse
difficoltà, venute soprattutto da parte di certe radio-emittenti che
diffondevano la paura, in quanto l’ingresso in Europa rappresentava per loro un
grosso pericolo, soprattutto per la cultura, per la identità nazionale e religiosa
dei polacchi.
D. – Quale significato assume il “sì” che i polacchi hanno
dato all’adesione in Europa, che avverrà il 1° maggio 2004?
R. – Senz’altro torniamo in Europa, che per noi è da
sempre la fonte di ispirazione culturale e religiosa. Torniamo alla grande
famiglia cristiana. Senz’altro per noi è un avvenimento storico comparabile a
quello durante il quale la nazione ricevette il Battesimo cristiano mille anni
fa.
D. – Mons. Pieronek, come è maturata questa decisione nel
corso di questi anni? Grande è stata la guida della Chiesa locale. Come ha
risposto, soprattutto, la parte cristiana della popolazione?
R. – Senz’altro la Chiesa ha svolto un ruolo abbastanza
decisivo, soprattutto smorzando le paure di cambiamento, spiegando che noi,
come Chiesa, dobbiamo essere dentro la vita contemporanea e non avere paura,
perché sulla paura non si può costruire niente di positivo.
D. – Quanto hanno influito i tanti anni trascorsi, in un
passato ormai lontano, sotto il regime comunista?
R. – La gente ha già dimenticato tante cose. Alla nuova
generazione, che è favorevole all’Europa, manca quella difficile esperienza.
Invece, la gente che ha vissuto sotto il comunismo secondo me è ancora troppo
sotto l’influsso della paura di quegli anni. Non ha ancora riacquistato la
fiducia in sé stessa.
D. – Ma è comunque una paura ormai superata dalla
maggioranza dei polacchi?
R. – Sì, ora dobbiamo fare un grandissimo sforzo per stare
in Europa, per prepararci alla vita nell’Europa Unita. Dal punto di vista
psicologico è come se avessimo “passato il Rubicone”.
D. – Un altro grande cambiamento attende la Polonia in
campo economico. Come si sta preparando il Paese?
R. – Senz’altro c’è da cambiare molto anche
economicamente, però già da 14 anni ci stiamo preparando a vivere in condizioni
di mercato libero. Questo processo sta sviluppandosi non senza delle difficoltà
ma, certo, ci vogliono anni per ristrutturare l’economia polacca, dopo mezzo
secolo di distruzione portata dal comunismo.
D. – Non c’è la paura che si crei un’Europa a due velocità
e che la Polonia poi faccia parte della fascia più lenta?
R. – Qualche paura c’è. Noi stiamo organizzando nel mese
di settembre la Conferenza internazionale proprio su questo tema – “Una o due
Europe?”, questo il titolo - però siamo persuasi che possiamo superare anche
queste difficoltà. Speriamo bene.
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LA
PENTECOSTE, OCCASIONE PER INVOCARE DA DIO NUOVI CARSIMI
-
Intervista con Salvatore Martinez -
In occasione della Pentecoste, come ogni anno, i Vigili
del fuoco di Roma hanno lanciato oltre sette milioni di petali di rosa dalla sommità del Pantheon, al termine della Messa, celebrata da
monsignor Giuseppe Mani, ordinario
militare per l'Italia. Un gesto spettacolare e tradizionale per sottolineare la
solennità liturgica che celebra l’effusione dello Spirito Santo sul primo
nucleo della Chiesa cristiana. Ma il che modo agisce lo Spirito Santo - il “Dio
sconosciuto”, come viene anche definito - nella vita di un credente? Debora
Donnini ne ha parlato con Salvatore Martinez, responsabile nazionale del
Rinnovamento nello Spirito.
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R. - Nonostante i grandi rivolgimenti tecnologici, i
grandi rivolgimenti politici, le grandi guerre, il Novecento è stato davvero il
secolo dello Spirito Santo. Lo dicono il numero di martiri, il numero di Santi,
ma anche il grande risveglio spirituale che lo ha contrassegnato. Pensiamo a
tutti i carismi, ai nuovi movimenti, alle nuove comunità nate nel secolo
scorso. Lo Spirito rigenera continuamente la fede e la porta fino a quegli effetti
carismatici per cui si spera oltre ciò che è lecito sperare. Egli santifica
mediante i carismi e i sacramenti. Gesù ci ha detto che cosa lo Spirito avrebbe
fatto e noi, in realtà, dello Spirito abbiamo talvolta una conoscenza catechistica,
cioè non vitale, esperienziale. Lo Spirito è l’unica Persona della Trinità che
fa sperimentare le cose di Dio e di Gesù nella misura in cui lo si conosce. Il
grande difetto dei nostri tempi è che la Persona trinitaria dello Spirito Santo
è assai poco conosciuta e quindi, senza questa intimità, diventa poi difficile
vivere il Vangelo, vivere la fede.
D. - La Pentecoste è l’occasione per chiedere cosa?
R. - La Pentecoste è la grande occasione per desiderare
intanto la riunificazione della cristianità. Il Santo Padre, nell’enciclica Ut
unum sint, ci ha richiamato l’importanza che ci sia un movimento di cuori,
che superi anche la babele delle voci, delle divisioni che nel tempo si sono
sedimentate. Ma è anche l’occasione per ricevere nuovi carismi. I carismi ci
sono dati per l’evangelizzazione. Quindi tutti i movimenti, tutte le
aggregazioni, tutte le congregazioni, la stessa Chiesa esiste per
evangelizzare. Con il Vaticano II si è riscoperto nello Spirito Santo non
soltanto il suo principio dinamico, ma questa fonte inesauribili di doni e
carismi che rende la Chiesa profetica, che rende la Chiesa missionaria. Ogni
assenza, ogni mancanza di Spirito Santo è di per sé causa di staticità nella
Chiesa e la Chiesa è continuamente in movimento attraverso i carismi dello
Spirito. La Pentecoste, quindi è l’occasione per invocare nuovi carismi e
riscoprire la vocazione evangelizzatrice che c’è nella Chiesa e in ogni
battezzato.
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IL
GREGORIANO, MODELLO DI OGNI CANTO LITURGICO, NELLA CHIESA ANTICA E IN QUELLA
CONTEMPORANEA. IN GERMANIA, INIZIA OGGI IL 7.MO CONGRESSO GREGORIANO
INTERNAZIONALE, CON ESPERTI DALLA SPAGNA AL GIAPPONE
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Una
melodia che evoca antichi monasteri, atmosfere medioevali, monaci allineati
nella penombra di un coro durante il solenne accompagnamento di un momento
liturgico. All’orecchio del profano, le suggestioni prodotte dal canto
gregoriano ruotano spesso attorno a questo tipo di immagini. Molto meno sono
coloro che ne conoscono la storia, antica di oltre dieci secoli, e la struttura
compositiva, che varia con lo sviluppo della liturgia e della tradizione canora
che ad essa si accompagna. Due, in particolare, sono gli elementi che influiscono
sulla sua diffusione: l’invenzione di un processo di scrittura della
melodia, e l’attribuzione della composizione del nuovo canto a uno dei
personaggi più illustri dell’antichità cristiana: il papa Gregorio Magno (590)
da dove verrà il nome di "canto gregoriano".
Il
gregoriano è ancora oggi il punto di riferimento di ogni canto liturgico, anche
se le sue esecuzioni si sono notevolmente ridotte nel tempo, lasciando spazio
ad altri stili di musica sacra. Ma numerosi restano nel mondo gli esperti e gli
appassionati che periodicamente si riuniscono per un periodo di studio e di approfondimento.
Proprio oggi, in Germania, inizia il settimo Congresso Gregoriano
Internazionale - organizzato dall’Associazione internazionale studi di canto
gregoriano - che quest’anno si soffermerà, attraverso relazioni teoriche e
pratiche, sugli “strumenti per la trasmissione del canto gregoriano”. Anche la
città tedesca scelta per ospitare l’evento, Hildesheim, è in perfetta sintonia
con i lavori del Congresso che si protrarranno fino al 14 giugno. Il motivo di
questa lo spiega il presidente dell’Associazione, Johannes B. Göschl, intervistato
da Alessandro De Carolis:
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R. - La
nostra Associazione internazionale Studi di canto gregoriano organizza
ogni quattro anni un Congresso internazionale. Finora abbiamo alternato sempre
l’Italia ad un Paese di lingua tedesca, compreso il Lussemburgo dove si intende
il tedesco. Questa volta tocca di nuovo alla Germania. Abbiamo scelto la città
Hildesheim e l’autorità civile, e
ancora di più l’autorità ecclesiastica di Hildesheim, a cominciare dal vescovo,
si sono mostrati intensamente interessati. C’è da dire che la città di
Hildesheim si presta come luogo ideale per un simile convegno, in modo
particolare per il suo carattere marcatamente medievale. Hildesheim dispone di
alcune chiese bellissime, che risalgono al X e XI sec., proprio al periodo dei
primi sviluppi del canto gregoriano.
D. - Di che cosa parlerete durante i lavori del vostro
Congresso?
R. - Questo Congresso ha scelto come tema “Neuma, gesto,
voce”. Sempre rispettando la base scientifica del canto gregoriano, e la base
semiologica, questa volta vogliamo porre l’accento sul lato pratico del canto
gregoriano. E a questo obiettivo sono dedicate una serie di relazioni,
workshop, esercitazioni di assieme, concerti e funzioni liturgiche.
D. – Com’è strutturata la vostra Associazione e in quali
nazioni si estende?
R. – La nostra Associazione è internazionale ed è stata
fondata nel 1975, a Roma. E’ intimamente legata al nome del padre Cardin, professore
al Pontificio Istituto di Musica sacra a Roma e fondatore della semiologia
gregoriana. Per quanto riguarda le nazioni, abbiamo cinque sezioni linguistiche
che si dedicano a questo obiettivo, sia scientifico, sia pratico, liturgico: la
sezione italiana, la sezione germanofona, la sezione francofona, giapponese e
spagnola.
D. –
Perché il canto gregoriano con le sue armonie così antiche è ancora presente
nella liturgia postconciliare?
R. – Perché proprio secondo la volontà del Concilio
Vaticano II, il gregoriano resta sempre il canto proprio della liturgia romana:
un modello prioritario, il vero punto di riferimento di qualsiasi musica liturgica,
all’interno della Chiesa cattolica. Questa priorità del canto gregoriano è
dovuta sia alla sua antichità - il canto gregoriano abbraccia quasi tutta la
storia della Chiesa - sia al suo alto livello artistico, ma specialmente alla
perfetta simbiosi tra parola e suono che si realizza in questo canto. Infine,
ma non per ultimo, alla sua dinamica interna, la sua struttura dialogale, in
cui il gregoriano rispecchia, in un certo senso, la liturgia stessa, che è
essenzialmente dialogo tra Dio e uomo e tra gli uomini.
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“INSIEME
ALLA FAMIGLIA COSTRUIAMO UNA SOCIETÀ MIGLIORE. VOCAZIONE E MISSIONE DELLA
FAMIGLIA NELLA CHIESA E NELLA CITTÀ”.
E’ IL
TITOLO DEL CONVEGNO
DELLA
DIOCESI DI ROMA CHE SI APRIRA’ QUESTA SERA, ALLE 19.30,
NELLA
BASILICA LATERANENSE
ROMA. = Nella Basilica di San Giovanni in Laterano
si aprirà questa sera, alle 19.30, il Convegno diocesano di Roma sul tema
“Insieme alla famiglia costruiamo una società migliore. Vocazione e missione
della famiglia nella Chiesa e nella città”. L’incontro di oggi sarà incentrato sul compito missionario
della famiglia nella dimensione socioculturale e sotto il profilo
teologico-pastorale. Il Convegno proseguirà domani, presso la Pontificia
Università Lateranense e, mercoledì prossimo, le parrocchie celebreranno un
momento di preghiera con le famiglie. Nell’ultima giornata dell’incontro,
giovedì prossimo, il cardinale vicario Camillo Ruini presenterà le conclusioni
del Convegno, indicando le priorità pastorali per l’anno 2003-2004.
L’appuntamento diocesano rifletterà sulla vocazione e i compiti missionari
della famiglia, con la finalità di sostenerne il cammino umano e cristiano per
renderla sempre più partecipe alla missione della Chiesa nel mondo. In vista
del Convegno, il Centro diocesano per la pastorale familiare ha approntato un
Sussidio di preparazione che propone, insieme ad un’analisi dei cambiamenti
socio-culturali sperimentati dalla famiglia, le indicazioni relative alla
formazione del nucleo familiare. Le comunità parrocchiali sono inoltre invitate
a concentrare attenzione ed impegno su tre obiettivi prioritari: sviluppare
nelle famiglie il nuovo spirito missionario, al fine di rendere manifesta la
natura familiare della Chiesa; sostenere la comunione interfamiliare,
facilitando l’inserimento delle famiglie provenienti da piccoli centri o da
altri quartieri della città; dare “visibilità” alla famiglia affinché possa
porsi come interlocutrice autorevole delle istituzioni politiche e sociali.
(A.L.)
IN
INDIA PROSEGUE L’EMERGENZA UMANITARIA LEGATA AL CALDO TORRIDO.
SONO
1400 LE PERSONE MORTE, FINORA, A CAUSA DELLA CALURA ESTIVA
- A cura di Maria Grazia Coggiola -
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NEW DELHI. =
Le temperature al di sopra delle medie stagionali di questi giorni
stanno creando qualche difficoltà in Europa, ma la vera ondata di caldo torrido
continua a colpire l’India, dove si contano 1.400 vittime. Secondo i
meteorologi, l’arrivo delle piogge monsoniche, tra breve, dovrebbe migliorare
la situazione. Le piogge, ieri, hanno già toccato lo Stato del Kerala, sulla
costa sud occidentale, portando un primo respiro di sollievo. Entro le prossime
48 ore dovrebbero arrivare più nell’interno nello Stato dell’Andrah Pradesh,
dove ormai da tre settimane la colonnina di mercurio è sopra i 47 gradi, con
punte massime di 52 gradi. Il caldo sta colpendo anche il Pakistan, dove si ha
notizia di almeno 70 vittime. Secondo i meteorologi indiani, però, il monsone
annuale vero e proprio, in ritardo di una settimana in questa stagione,
dovrebbe toccare le coste meridionali dell’India soltanto dopo la metà di
giugno. Adesso si tratta solo di piogge pre-monsoniche, sufficienti però a far
scendere le temperature di qualche grado e a riportarle nella media stagionale.
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IL MESSAGGIO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CATTOLICA
DELLA ROMANIA
SULLA SITUAZIONE
DELLA FAMIGLIA CRISTIANA NELLA SOCIETÀ ROMENA:
LA FAMIGLIA È IL CENTRO FONDAMENTALE DELLA SOCIETÀ
BUCAREST. = Vigilare sulla fragilità delle coppie, sulla
consistente emigrazione delle giovani famiglie, sulla conseguente cura dei
figli spesso affidata ai nonni, sulla forzata separazione dei coniugi, sulla
larga pratica dell’aborto ed il controllo delle nascite mediante metodi
contrari alla dignità della persona umana: questi erano stati i consigli
recentemente espressi dal Santo padre ai vescovi rumeni, nel corso della loro
visita ad limina a Roma. Proprio sulla situazione della famiglia cristiana i
vescovi della Conferenza episcopale cattolica della Romania si sono recentemente
incontrati, ed hanno diffuso un loro messaggio a favore della famiglia. Un
appello a tutte le autorità a creare le condizioni per una vita più etica. La
famiglia, hanno ribadito i presuli, resta il centro fondamentale della società
e della Chiesa. (S.C.)
DURANO
DAL 12 MAGGIO IN PERÙ LE PROTESTE PER L’AUMENTO DELLO STIPENDIO.
IN
FRANCIA, I PROFESSORI SI ASTERRANNO DAL LAVORO GIOVEDÌ, DATA DI INIZIO
DEGLI ESAMI DI MATURITÀ. SARÀ DIFFICILE PER
GLI STUDENTI ARRIVARE A SCUOLA, ANCHE A CAUSA DELLO SCIOPERO DEI TRASPORTI
LIMA -
PARIGI. = Continua dal 12 maggio e a tempo indeterminato lo sciopero degli
insegnanti della scuola pubblica peruviana, che chiedono migliori retribuzioni.
Prevista tra oggi e domani una consultazione all'interno del Paese. “Abbiamo
deciso di ampliare il processo di consultazione con la base - ha spiegato il
segretario generale del Sindacato dei lavoratori dell'educazione del Perù,
Nilver Lopez - per decidere, non più tardi di mercoledì se proseguire con lo
sciopero o sospenderlo, perché ci è mancato il tempo per illustrare a tutti gli
insegnanti il contenuto di un pre-accordo raggiunto con il governo”. Lo
stipendio medio di un insegnante in Perù è di 185 euro al mese: con la
mobilitazione attuale si chiede un aumento di una somma equivalente a 50 euro,
oltre a miglioramenti sociali; il governo ha offerto circa la metà. Intanto il
ministro dell'istruzione, Gerardo Ayzanoa, ha dichiarato che potrebbero
verificarsi licenziamenti e forti trattenute sugli stipendi degli insegnanti
che non tornano al lavoro. E per giovedì, giorno di inizio degli esami di
maturità in Francia, sciopereranno gli insegnanti anche nel Paese transalpino.
Il ministro dell'istruzione, Luc Ferry, prevede sanzioni contro gli insegnanti
in sciopero, che chiedono in particolare l'abbandono del progetto di trasferimento
di 110 mila persone del personale non insegnante, nel quadro della legge di
decentralizzazione, ed inoltre la creazione di 5.600 posti per sorveglianti e
di concorsi per 18 mila posti di insegnante. Ma proprio per il prossimo giovedì
è previsto, parallelamente, anche uno sciopero dei trasporti, che probabilmente
renderà problematico per gli studenti raggiungere il luogo d'esame. Il governo,
secondo indiscrezioni da Palazzo Matignon, non crede a un blocco degli esami ma
teme soprattutto la possibilità che le tracce dei compiti, che sono già
pervenuti nei 4.000 centri di esami, possano venire rubate, e che i professori
rifiutino di consegnare le copie da correggere. Negli ultimi giorni, dal
Ministero francese sono partite per gli insegnanti numerose lettere di
ammonimento, in cui si ricordano le eventuali sanzioni disciplinari in cui
possono incorrere. Iniziativa che ha fatto riscaldare gli animi già esacerbati
dei professori, che oltretutto costituiscono lo zoccolo duro di tutte le
manifestazioni delle ultime settimane, in particolare quelle contro la riforma
delle pensioni statali che li coinvolge direttamente. (S.C.)
SONO
COMINCIATI, IN CINA, I LAVORI PER COSTRUIRE IL PONTE PIÙ GRANDE
DEL
MONDO. SARA’ LUNGO 36 CHILOMETRI E COLLEGHERA’
LA
CITTA’ DI CIXI CON QUELLA DI JIAXING
PECHINO.
= La Cina ha iniziato i lavori per costruire “il ponte più grande del mondo”.
Lo ha annunciato ieri l’agenzia giornalistica cinese ‘Xinhua’, spiegando che il
ponte della Baia di Ningbo Hangzhou, nell’Est del Paese, sarà lungo 36 chilometri
e collegherà la città di Cixi, sulla riva meridionale della baia di Hangzhou,
con quella di Jiaxing, situata sulla riva settentrionale. A forma di ‘esse’ e a
sei corsie, la nuova struttura sorgerà in una delle aree economicamente più
produttive della Cina e ridurrà la distanza tra Shangai, metropoli industriale
che contribuisce per il 22 per cento al prodotto interno lordo cinese, e
l’importante porto di Ningbo. Secondo i progettisti, che ne prevedono
l’apertura al pubblico nel 2009, il ponte, molto più lungo di quello della baia
di Chesapeke negli Usa e della sopraelevata Baharian in Arabia Saudita, sarà
anche il più costoso costruito nello Stato asiatico. La spesa prevista è di
1,42 miliardi di dollari e sarà la prima infrastruttura della Cina continentale
ad essere finanziata con capitali in maggioranza privati. Diciassette imprese
private contribuiranno, infatti, garantendo il 50,25 per cento dei fondi.
(A.L.)
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9 giugno 2003
- A cura di Giada Aquilino -
Proseguono
gli sforzi di pace in Medio Oriente, nonostante la violenza sia tornata a
colpire ieri al valico di Erez, tra Israele e Striscia di Gaza, quando tre
militanti palestinesi hanno assaltato una postazione militare israeliana. Per
la prima volta l’agguato - costato la vita a 10 persone - è stato rivendicato
congiuntamente da tre gruppi palestinesi, Hamas, Jihad islamica e Brigate al
Aqsa. Ma oggi segnali distensivi sono giunti sia dai palestinesi, sia dagli
israeliani. Il servizio di Graziano Motta:
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Le operazioni di ieri della guerriglia palestinese,
rivendicate in opposizione alla politica del primo ministro Mahmud Abbas, non
fermano la determinazione di quest’ultimo - come egli stesso ha detto in una
conferenza stampa a Ramallah - ad attuare il programma esposto al vertice della
settimana scorsa ad Aqaba e di lottare contro il terrorismo. Mahmud Abbas ha
chiesto quindi alle organizzazioni estremiste di riprendere il dialogo per un
cessate il fuoco. Diversamente - ha detto - si assumeranno le responsabilità
del rifiuto. E una prima reazione positiva gli è venuta da un esponente di
Hamas. Abbas ha sollecitato infine Israele a liberare i prigionieri palestinesi
e a revocare l’assedio alla Muqata di Ramallah, cioè alla residenza di Arafat:
proprio il leader palestinese - ha sottolineato Abbas - sovrintende alla
politica del suo governo.
D’altra parte le autorità militari israeliane si muovono
per applicare l’impegno, preso ad Aqaba dal primo ministro Sharon, di
sgomberare i punti di espansione illegale dei coloni in Cisgiordania. L’elenco
delle località è stato rimesso oggi al Consiglio degli insediamenti, perché
tutto avvenga nella calma. In questo clima è giunto in Israele il primo
ministro italiano Silvio Berlusconi, in una missione di sostegno alla ripresa
del dialogo incoraggiato dal presidente Bush. Berlusconi ha già incontrato il
primo ministro Sharon, ma non vedrà il primo ministro palestinese che gli
chiedeva invano di rendere una visita di omaggio ad Arafat.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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“Le
armi di distruzione di massa in Iraq esistono e finora non sono state trovate
perché il regime le aveva nascoste in maniera molto accurata”. E’ la versione
sostenuta ieri dal segretario di Stato americano Powell e dalla consigliera per
la Sicurezza Rice. I due hanno risposto alle accuse rivolte nei giorni scorsi
all’amministrazione americana, secondo cui le informazioni di Intelligence sul
riarmo di Baghdad sarebbero state esagerate o manipolate. Sentiamo Paolo
Mastrolilli:
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Tanto Powell quanto la Rice hanno detto che, col tempo, i
materiali vietati verranno scoperti grazie soprattutto alle informazioni ottenute
dai leader del regime e dagli scienziati interrogati in questi giorni. La
questione del mancato ritrovamento delle armi, su cui ieri il governo di Londra
ha chiesto scusa ai servizi segreti britannici, si somma all’instabilità sul
terreno, dimostrata dagli attacchi contro le truppe degli Stati Uniti. Uno è
avvenuto anche ieri, nella città di Fallujah: nessuna vittima tra gli
americani, ma un iracheno è rimasto ucciso. Il presidente Bush, invece, ha
chiamato il cancelliere tedesco Schröeder per fare le condoglianze dopo
l’attentato che sabato in Afghanistan ha ucciso 4 soldati del contingente di
pace inviato dalla Germania a Kabul. L’assalto ha riportato l’attenzione anche
sulle resistenze di Al Qaeda che ancora permangono in Afghanistan.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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E,
abbandonate le questioni mediorientali per qualche ora, il segretario di Stato
americano Colin Powell è volato a Santiago del Cile, dove i 34 Paesi aderenti
all'Organizzazione degli Stati americani (Osa) sono riuniti oggi per un vertice
sui problemi della governabilità nel continente. Washington ha deciso di
partecipare all’appuntamento, di fronte alle tensioni sociali in numerosi Paesi
e al progressivo spostamento a sinistra dell'asse politico sudamericano.
Si
terrà sabato 14 giugno la cerimonia per l'allacciamento virtuale di due ferrovie
transcoreane attraverso il 'muro' del 38° parallelo. Delegazioni di Corea del
Sud e Corea del Nord si sono infatti accordate oggi nella città nordcoreana di Kaesong
per i due tratti ferroviari, uno che collega Seul a Pyongyang e l'altro che
corre lungo la costa orientale sul Mar del Giappone. Intanto si aggrava la
crisi legata al riarmo nucleare nordcoreano: Pyongyang ha annunciato di voler
ricorrere alla ''deterrenza nucleare, per ridurre le sue armi convenzionali e
investire maggiori risorse nella ricostruzione economica del Paese''.
Importante
appuntamento economico e finanziario oggi per la Gran Bretagna. Il ministro
delle Finanze di Londra, Gordon Brown, comunicherà nel pomeriggio alla Camera
dei Comuni il verdetto sull'adesione della Gran Bretagna all'Euro. Secondo le
previsioni, la risposta dovrebbe essere negativa, perché il titolare del Tesoro
britannico è convinto che non ci siano ancora le condizioni economiche giuste
per abbandonare la sterlina per la moneta unica europea.
Sono
ripresi stamani a Nouakchott, capitale della Mauritania, gli scontri tra
militari governativi e soldati ribelli: questi ultimi la scorsa fine settimana
hanno organizzato un tentato golpe. Secondo il presidente Ahmed Taya, salito al
potere nel 1984 con un colpo di stato, le forze regolari avrebbero ripreso ora
il pieno controllo della situazione. Ma in quali condizioni è maturato il
tentativo di rovesciamento di potere delle ultime ore? Risponde Massimo
Alberizzi, esperto di Africa del ‘Corriere della Sera’:
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R. - Sembra che il tentato golpe sia maturato all’interno
del regime, in un gruppo non consistente ma bene armato. C’è da dire che
comunque nell’ultimo periodo la Mauritania è diventato un Paese potenzialmente
molto ricco. Con adeguate prospezioni minerarie, sono stati trovati - per
esempio - oro, uranio, diamanti e soprattutto petrolio. Queste ricchezze quindi
fanno gola a molti.
D. – Dal punto di vista politico, le tensioni sono
aumentate dalla guerra contro l’Iraq …
R. – Il presidente ha ordinato un giro di vite nei
confronti degli islamici. Il regime mauritano è stato comunque sempre un regime
islamico moderato. Non ha avuto quegli accenti fondamentalisti, come la sharia.
E gli atteggiamenti del regime sono stati sempre contraddittori: per esempio,
nel ’91 ha appoggiato pesantemente Saddam Hussein; poi ha cambiato, rimanendo
legato ai francesi, ma avvicinandosi pure agli americani.
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Non c’è calma per la Repubblica Democratica del Congo. I
ribelli del Raggruppamento per la democrazia (RCD), appoggiati dal Rwanda,
hanno annunciato di aver conquistato – dopo “aspri combattimenti” – la località
di Alimbongo, a circa 250 km a nord di Goma, nella parte orientale dell’ex
Zaire. Invece a Bunia, nella zona nord est del Paese, domani giungerà parte del
contingente di 750 soldati francesi, arrivato ieri in Uganda. Si tratta
dell’avanguardia della missione militare europea nel Congo-Kinshasa.
Si dice fiducioso dei risultati della sua missione a
Rangoon l’inviato speciale dell’Onu a Myanmar, Razali Ismail. Il rappresentante
di Kofi Annan ha incontrato oggi il numero due del regime birmano, il generale
Maung Aye, sollecitando un colloquio con la leader dell’opposizione birmana
Aung San Suu Kyi, arrestata il 31 maggio scorso dal regime militare birmano.
Razali Ismail ha ribadito inoltre la richiesta di liberare la premio Nobel per
la pace ’91.
E’ cominciata oggi a Tokyo, in Giappone, la conferenza dei
Paesi donatori per lo Sri Lanka. Alla riunione partecipano 47 Paesi e oltre 20
istituzioni finanziarie, per discutere di ricostruzione e sviluppo nel Paese
asiatico, afflitto per vent’anni da una sanguinosa guerra civile tra
separatisti Tamil e governo di Colombo. Alla conferenza di Tokyo non
partecipano per protesta proprio le Tigri Tamil, che accusano le autorità dello
Sri Lanka di estrema lentezza nel mantenere fede alle promesse fatte ai
separatisti.
Sono ancora in corso i ballottaggi amministrativi in
Italia. Dopo il voto di ieri, dalle 7.00 di stamani e fino alle 15.00 di oggi
pomeriggio sono aperti i seggi per gli oltre 2 milioni e duecentomila
elettori chiamati alle urne. Si vota anche per il primo turno delle elezioni regionali in Friuli
Venezia Giulia. Invece in Val D'Aosta, regione a statuto speciale dove si è
votato soltanto ieri, dalle 8:00 di oggi sono iniziate le operazioni di scrutinio.
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