RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 160 - Testo della Trasmissione di lunedì 9 giugno 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“Siate testimoni credibili e apostoli generosi”. Con queste parole, il Papa si è congedato poco fa dalla Croazia, suo 100.mo viaggio apostolico. A Zadar, l’ultimo bagno di folla davanti a 50 mila pellegrini in festa. Sul significato del soggiorno pontificio, intervista con il presidente della Conferenza episcopale croata, l’arcivescovo Josip Bozanić.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La gioia di Giovanni Paolo II per l’esito del referendum in Polonia, dove ha vinto il “sì” per l’ingresso del Paese nell’Unione Europea. Con noi, il rettore della Pontificia Accademia Teologica di Cracovia, mons. Tadeusz Pieronek.

 

Lo Spirito Santo e il cristiano, un rapporto che chiede una costante crescita nella fede: ne parliamo con Salvatore Martinez.

 

Inizia oggi in Germania, nella cittadina medievale di Hildesheim, il 7.mo Congresso dedicato al Canto gregoriano. Ai nostri microfoni, il presidente dell’Associazione organizzatrice, Johannes Göschl.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nella Basilica di San Giovanni in Laterano si aprirà questa sera, alle 19.30, il Convegno diocesano di Roma.

 

In India prosegue l’emergenza umanitaria legata al caldo torrido: oltre 1400 i morti.

 

Il messaggio della Conferenza episcopale cattolica della Romania sulla situazione della famiglia cristiana nella società romena.

 

Durano dal 12 maggio in Perù le proteste per l’aumento dello stipendio. E in Francia i professori si asterranno dal lavoro giovedì, data di inizio degli esami di maturità.

 

Sono cominciati, in Cina, i lavori per costruire il ponte più grande del mondo.

 

24 ORE NEL MONDO:

“Proseguire la politica del dialogo” con tutte le fazioni armate palestinesi: questa la linea del premier palestinese Mahmud Abbas. In Israele, giunto il primo ministro italiano Berlusconi.

 

Nuove minacce nucleari della Corea del Nord, mentre si fa più concreto il riavvicinamento tra Pyongyang e Seul.

 

Ancora incertezza sul tentato colpo di Stato in Mauritania.

 

 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

9 giugno 2003

 

 

SIATE TESTIMONI CREDIBILI E APOSTOLI GENEROSI:

CON L’ESORTAZIONE DEL PAPA AI FEDELI RACCOLTI A ZADAR,

SI E’ CONCLUSA LA VISITA IN CROAZIA.

NELLA CITTA’ DALMATA, L’ABBRACCIO FESTOSO DI 50 MILA PELLEGRINI

- A cura di Alessandro Gisotti e Luca Collodi -

 

Una festa di suoni e colori, di volti emozionati e gesti commossi ha salutato, oggi a Zadar, Giovanni Paolo II a conclusione del suo viaggio apostolico in Croazia. Nella suggestiva città dalmata, ricca di segni della storia, il Papa ha ricevuto il caloroso abbraccio di 50 mila fedeli, che hanno colmato il Forum di Zadar, per la liturgia della Parola. Nella storica piazza, impreziosita da straordinarie vestigia romane e medievali, il Pontefice ha ringraziato quanti hanno permesso la visita ed ha dedicato l’omelia alla figura della Madonna, il cui esempio, ha detto, costituisce “una sublime scuola di vita”. Ha, quindi, esortato tutti i credenti ad essere “testimoni credibili ed apostoli generosi”. Dopo il bagno di folla a Zadar, Giovanni Paolo II si è trasferito all’aeroporto cittadino, dove, dopo la cerimonia di congedo, l’aereo papale è partito pochi minuti fa, alla volta di Roma. Ma colleghiamoci con il nostro inviato in Croazia, Luca Collodi:

 

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“Grazie popolo croato che mi hai accolto con il cuore aperto e le braccia distese per le strade della Dalmazia, Slavonia e del Quarnero. Conosco la vostra sofferenza causata dalla guerra ancora visibile nei vostri volti. Conosco anche la vostra forza, il vostro coraggio e la vostra speranza. Sono sicuro, il futuro sarà migliore”. Con queste parole, pronunciate al termine della Liturgia della Parola celebrata stamani a Zadar, il Papa  lascia la Croazia visitando nel giorno della festa di Maria, Madre della Chiesa, l’antica arcidiocesi che celebra i 1700 anni di storia cristiana. In questa terra, luogo di incontro nei secoli tra scienza e fede, dove le tre guerre del secolo scorso hanno lasciato gravi conseguenze sulla popolazione e distrutto molte chiese, la speranza è affidata all’apostolato laico. La fede, approfondita per secoli nelle comunità parrocchiali, viene oggi trasmessa attraverso nuovi movimenti ecclesiali. “Con la loro crescita, ha detto mons. Ivan Prendja, arcivescovo di Zadar, cresce la fede individuale ed aumenta il numero delle famiglie che accettano la vita ed in cui nascono nuove vocazioni”. Giovanni Paolo II ricorda l’esempio di Maria che costituisce “una sublime scuola di vita alla quale si formano gli apostoli”, “quelli di ieri e quelli di oggi”.  “La Vergine Maria, raccogliendo attorno a sé gli Apostoli ed i discepoli tentati dalla dispersione - spiega il Papa agli oltre 50mila pellegrini - li consegna al fuoco dello Spirito che li lancerà nell’avventura della missione. Maria li prepara continuamente alla missione con l’assiduità della preghiera al Padre, con l’attaccamento al Figlio, con la disponibilità ai suggerimenti dello Spirito”.

 

(parole del Papa in croato)

“Cari fratelli e sorelle, imparate da Maria ad essere testimoni credibili ed apostoli generosi, offrendo il vostro contributo alla grande opera della nuova evangelizzazione. E ricordate sempre che l’autentico apostolato richiede come condizione previa l’incontro personale con Gesù”.

 

L’ultimo pontefice a visitare Zadar fu Alessandro III nel 1177. Sede della prima università del Paese fondata dai padri domenicani nel XIV secolo, da Zadar, secondo alcuni storici, sono partiti i primi missionari verso la Polonia. Il Papa è giunto in Dalmazia da Rijeka, residenza del suo 100.mo viaggio internazionale appena concluso, dove ieri mattina ha celebrato la Festa di Pentecoste.  Nel pomeriggio ha visitato  il Santuario Mariano di Trsat, sulla collina di Rijeka dove, secondo la tradizione, fu custodita la Santa Casa di Nazareth, trasportata poi a Loreto. Giovanni Paolo II ha portato ed offerto in voto un rosario alla Madonna”, chiedendo che “ci si ricordi di pregare” per lui sia in vita che dopo la sua morte. Frase che Giovanni Paolo II aveva già pronunciato altre due volte nel Santuario mariano di Kalwaria, in Polonia, nel 1983 e nel 2002. I francescani hanno donato al Papa la riproduzione di un libro stampato a Padova nel 1560, contenente una serie di litanie mariane tradotte in polacco. A differenza di quelle lauretane, più a carattere teologico,  la Madonna viene invocata come Madre della Libertà, della Patria, della Giustizia con riferimento alla storia recente della Croazia. Al termine della visita, i giornali croati dedicano alcuni articoli con foto alla famiglia dell’uomo 42.enne morto durante la celebrazione di Osijek. Tutti i quotidiani sottolineano l’esortazione del Papa ai croati perché siano il popolo della speranza. Grande risalto viene dato anche all’invito rivolto al governo di Zagabria a mettere al centro delle politiche sociali la famiglia, attraverso misure mirate al diritto alla casa e al lavoro.

 

Da Zadar-Zara, Luca Collodi, Radio Vaticana.

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I fedeli e tutto il popolo della Croazia ha, dunque, seguito con viva partecipazione questa terza visita di Giovanni Paolo II nella propria terra. Un viaggio che lascia ai croati una forte eredità umana e spirituale. Ne è convinto l’arcivescovo Josip Bozanić, presidente della Conferenza episcopale croata, al microfono di Luca Collodi.

 

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R. – E’ difficile fare un primo bilancio. Sono molti e belli i ricordi. Si può dire che il pellegrinaggio del Santo Padre per la Chiesa croata porterà tanti frutti. Abbiamo assistito ad una crescita. Nel primo viaggio del ’94, il Santo Padre è venuto come un angelo della pace durante la guerra. Nel secondo viaggio, ha proclamato Beato il cardinale Stepinac e così ha confermato la testimonianza che il popolo croato ha offerto, in modo speciale, al tempo del comunismo. Nel terzo viaggio, con il motto “Famiglia: via della Chiesa e del popolo”, il Pontefice ha voluto scendere ancor più tra la gente e aiutarla nella vita quotidiana, perché è possibile testimoniare il Vangelo nella vita di ogni giorno.

 

D. – Giovanni Paolo II ha chiesto con forza l’ingresso della Croazia in Europa …

 

R. – Per questo gli siamo molto grati: perché ha messo in luce quello che vuole il popolo, in modo speciale i giovani, coloro che guardano al futuro.

 

D. – E ancora: il tema della riconciliazione, un tema delicato … In certe zone della Croazia ci sono ancora animi feriti dalla guerra …

 

R. – Questo tema si sente un po’ meno, perché sta maturando un processo in questo campo. Si sente in modo speciale nelle regioni toccate direttamente dalla guerra. Quell’invito alla riconciliazione è un invito perché il popolo possa liberarsi dalle diverse cose che lo bloccano, per poter guardare al futuro.

 

D. – La Croazia esce più rafforzata sul piano sociale da questa visita di Giovanni Paolo II?

 

R. – Sicuramente. In generale, la società croata è rafforzata nella sua unità e, in modo, più diretto i fedeli cattolici ne escono rafforzati.

 

D. – Che cosa l’ha colpita dell’atteggiamento personale del Papa: in un colloquio, in un rapporto umano …

 

R. – Mi colpisce sempre di più l’attenzione del Santo Padre alla gente, la gente semplice. A Dubrovnik, quando siamo andati verso l’aeroporto, ad un certo punto abbiamo visto la macchina del Santo Padre fermarsi e il Papa che chiamava una madre con due bambini per benedirli. Il popolo sente questi gesti del Santo Padre, li ha visti, li ha sperimentati. E’ questo che colpisce sempre di più.

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Rientrando dalla Croazia, il Papa ha inviato un messaggio al presidente della Repubblica Italiana, Ciampi. “Al rientro dal viaggio apostolico in Croazia – si legge nel messaggio –  dove ho incontrato un popolo animato dal vivo desiderio di costruire una nazione libera e solidale e – prosegue - ho potuto sostare in varie città per celebrazioni liturgiche con numerose comunità cristiane, sono grato a Dio per la singolare esperienza ecclesiale, che gli Egli mi ha nuovamente concesso di vivere”. Mentre “sorvolo il territorio italiano – conclude il messaggio – invio a lei signor presidente, ai suoi familiari e alla cara Italia il mio cordiale e rispettoso saluto unito ad una speciale benedizione”.

 

Subito dopo l’atterraggio allo scalo romano di Ciampino, Giovanni Paolo II farà ritorno in auto in Vaticano.

 

Intanto, concluso il 100.mo viaggio internazionale del Papa, cresce l’attesa in Bosnia Erzegovina, dove il Pontefice si recherà il prossimo 22 giugno, a Banja Luka, per la beatificazione del Servo di Dio Ivan Merz.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

“La Pentecoste del mio XXV anno di Pontificato” è la frase-chiave che suggella la prima pagina: con una straordinaria e commovente testimonianza di affetto si è concluso il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II in Croazia.

Al centro della prima pagina campeggia il seguente titolo: “Siate un popolo che prega. Siate un popolo che crede. Siate il popolo della Speranza”.

 

Nelle vaticane, nel dettaglio i diversi momenti della visita del Papa. Gli articoli dell’inviato Giampaolo Mattei; la rassegna della stampa internazionale.

 

Nelle pagine estere, riguardo al Medio Oriente si sottolinea che i terroristi cercano di fermare il negoziato, in riferimento agli ultimi, drammatici fatti di sangue.

Polonia: dal referendum un “si” all’Ue senza equivoci nonostante l’alta percentuale di astensioni; il presidente Kwasniewski ringrazia il Papa “per il suo sostegno”. 

Russia: Putin firma la legge di ratifica del Trattato di Mosca.

 

Nella pagina culturale, “La filosofia cristiana tra Otto e Novecento” è il titolo del contributo di Armando Rigobello riguardo al recente convegno di Perugia nel ricordo di Leone XIII.

Una monografica, a cura di Giuseppe Costa, sul tema “Cultura e potere nei mass media in Italia”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano le elezioni amministrative.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

9 giugno 2003

 

 

LA POLONIA SCEGLIE L’EUROPA. NETTO “SI” ALL’INGRESSO NELL’UNIONE EUROPEA

NEL REFERENDUM SVOLTOSI NELLA SCORSA FINE SETTIMANA

 

La Polonia, nel referendum per cui si è votato ieri e l’altro ieri, ha espresso un deciso “sì” all’ingresso nell’Unione Europea, previsto per il 1° maggio 2004. E il Papa oggi, da Zara, si è rallegrato per questo risultato più volte auspicato anche nel recente passato. Il portavoce vaticano, Navarro Valls, ha detto che il Pontefice si augura che la Polonia porti nel “Vecchio continente” il contributo dei suoi valori spirituali, morali e religiosi. Inoltre, il Papa spera che l’integrazione nelle istituzioni europee contribuisca a risolvere le difficoltà economiche e sociali che sono frutto di un’artificiosa divisione dell’Europa propria di tempi passati. Il raggiungimento del quorum al referendum di ieri, che ha chiamato alle urne quasi 30 milioni di polacchi, è stato in forse fino all’ultimo: i votanti sono stati oltre il 58 per cento ed i “sì” all’ingresso in Europa sono – secondo i risultati quasi definitivi – circa il 77 per cento. Da Varsavia, Giuseppe D’Amato:

 

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Il Paese slavo aderisce all’Unione Europea completando un lungo percorso iniziato nel lontano ’89. La gioia a Varsavia è immensa come grande è stata la paura di non farcela. “E’ stata una decisione non casuale - ha detto subito in diretta televisiva il presidente Kwasnieski - ma frutto di riflessione. La Polonia entra in Europa nel modo più democratico possibile. Siamo oggi parte della grande famiglia europea”. La Polonia è il Paese più esteso fra i 10 candidati all’adesione all’Unione Europea e diventerà il sesto più influente per numero di voti. Come prescrive la legge, per tutta la giornata di ieri non ci sono state proiezioni sull’affluenza, quindi c’è stata grande attesa sino alle ore 20 per  ascoltare le prime notizie diffuse dalla Commissione elettorale. Il premier Miller ha pubblicamente ringraziato Giovanni Paolo II: “Probabilmente senza l’intervento del Papa a favore dell’ingresso nell’Ue le cose sarebbero andate diversamente”.

 

Da Varsavia, per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Un risultato, dunque, più volte auspicato dal Pontefice che, anche recentemente, aveva ripetuto: “Non può esservi Europa senza Polonia e Polonia senza Europa”, ma anche un risultato al quale ha contribuito sensibilmente la Chiesa locale, come conferma mons. Tadeusz Pieronek, rettore della Pontificia Accademia Teologica di Cracovia, già segretario generale della Conferenza episcopale polacca. L’intervista è di Giancarlo La Vella:

 

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R. - Il Papa ci ha aiutati molto. Abbiamo avuto diverse difficoltà, venute soprattutto da parte di certe radio-emittenti che diffondevano la paura, in quanto l’ingresso in Europa rappresentava per loro un grosso pericolo, soprattutto per la cultura, per la identità nazionale e religiosa dei polacchi.

 

D. – Quale significato assume il “sì” che i polacchi hanno dato all’adesione in Europa, che avverrà il 1° maggio 2004?

 

R. – Senz’altro torniamo in Europa, che per noi è da sempre la fonte di ispirazione culturale e religiosa. Torniamo alla grande famiglia cristiana. Senz’altro per noi è un avvenimento storico comparabile a quello durante il quale la nazione ricevette il Battesimo cristiano mille anni fa.

 

D. – Mons. Pieronek, come è maturata questa decisione nel corso di questi anni? Grande è stata la guida della Chiesa locale. Come ha risposto, soprattutto, la parte cristiana della popolazione?

 

R. – Senz’altro la Chiesa ha svolto un ruolo abbastanza decisivo, soprattutto smorzando le paure di cambiamento, spiegando che noi, come Chiesa, dobbiamo essere dentro la vita contemporanea e non avere paura, perché sulla paura non si può costruire niente di positivo.

 

D. – Quanto hanno influito i tanti anni trascorsi, in un passato ormai lontano, sotto il regime comunista?

 

R. – La gente ha già dimenticato tante cose. Alla nuova generazione, che è favorevole all’Europa, manca quella difficile esperienza. Invece, la gente che ha vissuto sotto il comunismo secondo me è ancora troppo sotto l’influsso della paura di quegli anni. Non ha ancora riacquistato la fiducia in sé stessa.

 

D. – Ma è comunque una paura ormai superata dalla maggioranza dei polacchi?

 

R. – Sì, ora dobbiamo fare un grandissimo sforzo per stare in Europa, per prepararci alla vita nell’Europa Unita. Dal punto di vista psicologico è come se avessimo “passato il Rubicone”.

 

D. – Un altro grande cambiamento attende la Polonia in campo economico. Come si sta preparando il Paese?

 

R. – Senz’altro c’è da cambiare molto anche economicamente, però già da 14 anni ci stiamo preparando a vivere in condizioni di mercato libero. Questo processo sta sviluppandosi non senza delle difficoltà ma, certo, ci vogliono anni per ristrutturare l’economia polacca, dopo mezzo secolo di distruzione portata dal comunismo.

 

D. – Non c’è la paura che si crei un’Europa a due velocità e che la Polonia poi faccia parte della fascia più lenta?

 

R. – Qualche paura c’è. Noi stiamo organizzando nel mese di settembre la Conferenza internazionale proprio su questo tema – “Una o due Europe?”, questo il titolo - però siamo persuasi che possiamo superare anche queste difficoltà. Speriamo bene.

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LA PENTECOSTE, OCCASIONE PER INVOCARE DA DIO NUOVI CARSIMI

- Intervista con Salvatore Martinez -

 

In occasione della Pentecoste, come ogni anno, i Vigili del fuoco di Roma hanno lanciato oltre sette milioni  di petali di rosa dalla sommità del Pantheon,  al termine della Messa, celebrata da monsignor Giuseppe Mani,  ordinario militare per l'Italia. Un gesto spettacolare e tradizionale per sottolineare la solennità liturgica che celebra l’effusione dello Spirito Santo sul primo nucleo della Chiesa cristiana. Ma il che modo agisce lo Spirito Santo - il “Dio sconosciuto”, come viene anche definito - nella vita di un credente? Debora Donnini ne ha parlato con Salvatore Martinez, responsabile nazionale del Rinnovamento nello Spirito.

 

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R. - Nonostante i grandi rivolgimenti tecnologici, i grandi rivolgimenti politici, le grandi guerre, il Novecento è stato davvero il secolo dello Spirito Santo. Lo dicono il numero di martiri, il numero di Santi, ma anche il grande risveglio spirituale che lo ha contrassegnato. Pensiamo a tutti i carismi, ai nuovi movimenti, alle nuove comunità nate nel secolo scorso. Lo Spirito rigenera continuamente la fede e la porta fino a quegli effetti carismatici per cui si spera oltre ciò che è lecito sperare. Egli santifica mediante i carismi e i sacramenti. Gesù ci ha detto che cosa lo Spirito avrebbe fatto e noi, in realtà, dello Spirito abbiamo talvolta una conoscenza catechistica, cioè non vitale, esperienziale. Lo Spirito è l’unica Persona della Trinità che fa sperimentare le cose di Dio e di Gesù nella misura in cui lo si conosce. Il grande difetto dei nostri tempi è che la Persona trinitaria dello Spirito Santo è assai poco conosciuta e quindi, senza questa intimità, diventa poi difficile vivere il Vangelo, vivere la fede.

 

D. - La Pentecoste è l’occasione per chiedere cosa?

 

R. - La Pentecoste è la grande occasione per desiderare intanto la riunificazione della cristianità. Il Santo Padre, nell’enciclica Ut unum sint, ci ha richiamato l’importanza che ci sia un movimento di cuori, che superi anche la babele delle voci, delle divisioni che nel tempo si sono sedimentate. Ma è anche l’occasione per ricevere nuovi carismi. I carismi ci sono dati per l’evangelizzazione. Quindi tutti i movimenti, tutte le aggregazioni, tutte le congregazioni, la stessa Chiesa esiste per evangelizzare. Con il Vaticano II si è riscoperto nello Spirito Santo non soltanto il suo principio dinamico, ma questa fonte inesauribili di doni e carismi che rende la Chiesa profetica, che rende la Chiesa missionaria. Ogni assenza, ogni mancanza di Spirito Santo è di per sé causa di staticità nella Chiesa e la Chiesa è continuamente in movimento attraverso i carismi dello Spirito. La Pentecoste, quindi è l’occasione per invocare nuovi carismi e riscoprire la vocazione evangelizzatrice che c’è nella Chiesa e in ogni battezzato.

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IL GREGORIANO, MODELLO DI OGNI CANTO LITURGICO, NELLA CHIESA ANTICA E IN QUELLA CONTEMPORANEA. IN GERMANIA, INIZIA OGGI IL 7.MO CONGRESSO GREGORIANO INTERNAZIONALE, CON ESPERTI DALLA SPAGNA AL GIAPPONE

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Una melodia che evoca antichi monasteri, atmosfere medioevali, monaci allineati nella penombra di un coro durante il solenne accompagnamento di un momento liturgico. All’orecchio del profano, le suggestioni prodotte dal canto gregoriano ruotano spesso attorno a questo tipo di immagini. Molto meno sono coloro che ne conoscono la storia, antica di oltre dieci secoli, e la struttura compositiva, che varia con lo sviluppo della liturgia e della tradizione canora che ad essa si accompagna. Due, in particolare, sono gli elementi che influiscono sulla sua diffusione: l’invenzione di un processo di scrittura della melodia, e l’attribuzione della composizione del nuovo canto a uno dei personaggi più illustri dell’antichità cristiana: il papa Gregorio Magno (590) da dove verrà il nome di "canto gregoriano".

 

Il gregoriano è ancora oggi il punto di riferimento di ogni canto liturgico, anche se le sue esecuzioni si sono notevolmente ridotte nel tempo, lasciando spazio ad altri stili di musica sacra. Ma numerosi restano nel mondo gli esperti e gli appassionati che periodicamente si riuniscono per un periodo di studio e di approfondimento. Proprio oggi, in Germania, inizia il settimo Congresso Gregoriano Internazionale - organizzato dall’Associazione internazionale studi di canto gregoriano - che quest’anno si soffermerà, attraverso relazioni teoriche e pratiche, sugli “strumenti per la trasmissione del canto gregoriano”. Anche la città tedesca scelta per ospitare l’evento, Hildesheim, è in perfetta sintonia con i lavori del Congresso che si protrarranno fino al 14 giugno. Il motivo di questa lo spiega il presidente dell’Associazione, Johannes B. Göschl, intervistato da Alessandro De Carolis:

 

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R. - La nostra Associazione internazionale Studi di canto gregoriano organizza ogni quattro anni un Congresso internazionale. Finora abbiamo alternato sempre l’Italia ad un Paese di lingua tedesca, compreso il Lussemburgo dove si intende il tedesco. Questa volta tocca di nuovo alla Germania. Abbiamo scelto la città Hildesheim e  l’autorità civile, e ancora di più l’autorità ecclesiastica di Hildesheim, a cominciare dal vescovo, si sono mostrati intensamente interessati. C’è da dire che la città di Hildesheim si presta come luogo ideale per un simile convegno, in modo particolare per il suo carattere marcatamente medievale. Hildesheim dispone di alcune chiese bellissime, che risalgono al X e XI sec., proprio al periodo dei primi sviluppi del canto gregoriano.

 

D. - Di che cosa parlerete durante i lavori del vostro Congresso?

 

R. - Questo Congresso ha scelto come tema “Neuma, gesto, voce”. Sempre rispettando la base scientifica del canto gregoriano, e la base semiologica, questa volta vogliamo porre l’accento sul lato pratico del canto gregoriano. E a questo obiettivo sono dedicate una serie di relazioni, workshop, esercitazioni di assieme, concerti e funzioni liturgiche.

 

D. – Com’è strutturata la vostra Associazione e in quali nazioni si estende?

 

R. – La nostra Associazione è internazionale ed è stata fondata nel 1975, a Roma. E’ intimamente legata al nome del padre Cardin, professore al Pontificio Istituto di Musica sacra a Roma e fondatore della semiologia gregoriana. Per quanto riguarda le nazioni, abbiamo cinque sezioni linguistiche che si dedicano a questo obiettivo, sia scientifico, sia pratico, liturgico: la sezione italiana, la sezione germanofona, la sezione francofona, giapponese e spagnola.

 

D. – Perché il canto gregoriano con le sue armonie così antiche è ancora presente nella liturgia postconciliare?

 

R. – Perché proprio secondo la volontà del Concilio Vaticano II, il gregoriano resta sempre il canto proprio della liturgia romana: un modello prioritario, il vero punto di riferimento di qualsiasi musica liturgica, all’interno della Chiesa cattolica. Questa priorità del canto gregoriano è dovuta sia alla sua antichità - il canto gregoriano abbraccia quasi tutta la storia della Chiesa - sia al suo alto livello artistico, ma specialmente alla perfetta simbiosi tra parola e suono che si realizza in questo canto. Infine, ma non per ultimo, alla sua dinamica interna, la sua struttura dialogale, in cui il gregoriano rispecchia, in un certo senso, la liturgia stessa, che è essenzialmente dialogo tra Dio e uomo e tra gli uomini.

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Casella di testo: RADIO VATICANA
Radiogiornale

CHIESA E SOCIETA’
9 giugno 2003
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


“INSIEME ALLA FAMIGLIA COSTRUIAMO UNA SOCIETÀ MIGLIORE. VOCAZIONE E MISSIONE DELLA FAMIGLIA NELLA CHIESA E NELLA CITTÀ”.

E’ IL TITOLO DEL CONVEGNO

DELLA DIOCESI DI ROMA CHE SI APRIRA’ QUESTA SERA, ALLE 19.30,

NELLA BASILICA LATERANENSE

 

ROMA. = Nella Basilica di San Giovanni in Laterano si aprirà questa sera, alle 19.30, il Convegno diocesano di Roma sul tema “Insieme alla famiglia costruiamo una società migliore. Vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nella città”.  L’incontro di oggi sarà incentrato sul compito missionario della famiglia nella dimensione socioculturale e sotto il profilo teologico-pastorale. Il Convegno proseguirà domani, presso la Pontificia Università Lateranense e, mercoledì prossimo, le parrocchie celebreranno un momento di preghiera con le famiglie. Nell’ultima giornata dell’incontro, giovedì prossimo, il cardinale vicario Camillo Ruini presenterà le conclusioni del Convegno, indicando le priorità pastorali per l’anno 2003-2004. L’appuntamento diocesano rifletterà sulla vocazione e i compiti missionari della famiglia, con la finalità di sostenerne il cammino umano e cristiano per renderla sempre più partecipe alla missione della Chiesa nel mondo. In vista del Convegno, il Centro diocesano per la pastorale familiare ha approntato un Sussidio di preparazione che propone, insieme ad un’analisi dei cambiamenti socio-culturali sperimentati dalla famiglia, le indicazioni relative alla formazione del nucleo familiare. Le comunità parrocchiali sono inoltre invitate a concentrare attenzione ed impegno su tre obiettivi prioritari: sviluppare nelle famiglie il nuovo spirito missionario, al fine di rendere manifesta la natura familiare della Chiesa; sostenere la comunione interfamiliare, facilitando l’inserimento delle famiglie provenienti da piccoli centri o da altri quartieri della città; dare “visibilità” alla famiglia affinché possa porsi come interlocutrice autorevole delle istituzioni politiche e sociali. (A.L.)

 

 

IN INDIA PROSEGUE L’EMERGENZA UMANITARIA LEGATA AL CALDO TORRIDO.

SONO 1400 LE PERSONE MORTE, FINORA, A CAUSA DELLA CALURA ESTIVA

- A cura di Maria Grazia Coggiola -

 

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NEW DELHI. =  Le temperature al di sopra delle medie stagionali di questi giorni stanno creando qualche difficoltà in Europa, ma la vera ondata di caldo torrido continua a colpire l’India, dove si contano 1.400 vittime. Secondo i meteorologi, l’arrivo delle piogge monsoniche, tra breve, dovrebbe migliorare la situazione. Le piogge, ieri, hanno già toccato lo Stato del Kerala, sulla costa sud occidentale, portando un primo respiro di sollievo. Entro le prossime 48 ore dovrebbero arrivare più nell’interno nello Stato dell’Andrah Pradesh, dove ormai da tre settimane la colonnina di mercurio è sopra i 47 gradi, con punte massime di 52 gradi. Il caldo sta colpendo anche il Pakistan, dove si ha notizia di almeno 70 vittime. Secondo i meteorologi indiani, però, il monsone annuale vero e proprio, in ritardo di una settimana in questa stagione, dovrebbe toccare le coste meridionali dell’India soltanto dopo la metà di giugno. Adesso si tratta solo di piogge pre-monsoniche, sufficienti però a far scendere le temperature di qualche grado e a riportarle nella media stagionale.

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IL MESSAGGIO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CATTOLICA DELLA ROMANIA

 SULLA SITUAZIONE DELLA FAMIGLIA CRISTIANA NELLA SOCIETÀ ROMENA:

LA FAMIGLIA È IL CENTRO FONDAMENTALE DELLA SOCIETÀ

 

BUCAREST. = Vigilare sulla fragilità delle coppie, sulla consistente emigrazione delle giovani famiglie, sulla conseguente cura dei figli spesso affidata ai nonni, sulla forzata separazione dei coniugi, sulla larga pratica dell’aborto ed il controllo delle nascite mediante metodi contrari alla dignità della persona umana: questi erano stati i consigli recentemente espressi dal Santo padre ai vescovi rumeni, nel corso della loro visita ad limina a Roma. Proprio sulla situazione della famiglia cristiana i vescovi della Conferenza episcopale cattolica della Romania si sono recentemente incontrati, ed hanno diffuso un loro messaggio a favore della famiglia. Un appello a tutte le autorità a creare le condizioni per una vita più etica. La famiglia, hanno ribadito i presuli, resta il centro fondamentale della società e della Chiesa. (S.C.)

 

 

DURANO DAL 12 MAGGIO IN PERÙ LE PROTESTE PER L’AUMENTO DELLO STIPENDIO.

IN FRANCIA, I PROFESSORI SI ASTERRANNO DAL LAVORO GIOVEDÌ, DATA DI INIZIO

 DEGLI ESAMI DI MATURITÀ. SARÀ DIFFICILE PER GLI STUDENTI ARRIVARE A SCUOLA, ANCHE A CAUSA DELLO SCIOPERO DEI TRASPORTI

 

LIMA - PARIGI. = Continua dal 12 maggio e a tempo indeterminato lo sciopero degli insegnanti della scuola pubblica peruviana, che chiedono migliori retribuzioni. Prevista tra oggi e domani una consultazione all'interno del Paese. “Abbiamo deciso di ampliare il processo di consultazione con la base - ha spiegato il segretario generale del Sindacato dei lavoratori dell'educazione del Perù, Nilver Lopez - per decidere, non più tardi di mercoledì se proseguire con lo sciopero o sospenderlo, perché ci è mancato il tempo per illustrare a tutti gli insegnanti il contenuto di un pre-accordo raggiunto con il governo”. Lo stipendio medio di un insegnante in Perù è di 185 euro al mese: con la mobilitazione attuale si chiede un aumento di una somma equivalente a 50 euro, oltre a miglioramenti sociali; il governo ha offerto circa la metà. Intanto il ministro dell'istruzione, Gerardo Ayzanoa, ha dichiarato che potrebbero verificarsi licenziamenti e forti trattenute sugli stipendi degli insegnanti che non tornano al lavoro. E per giovedì, giorno di inizio degli esami di maturità in Francia, sciopereranno gli insegnanti anche nel Paese transalpino. Il ministro dell'istruzione, Luc Ferry, prevede sanzioni contro gli insegnanti in sciopero, che chiedono in particolare l'abbandono del progetto di trasferimento di 110 mila persone del personale non insegnante, nel quadro della legge di decentralizzazione, ed inoltre la creazione di 5.600 posti per sorveglianti e di concorsi per 18 mila posti di insegnante. Ma proprio per il prossimo giovedì è previsto, parallelamente, anche uno sciopero dei trasporti, che probabilmente renderà problematico per gli studenti raggiungere il luogo d'esame. Il governo, secondo indiscrezioni da Palazzo Matignon, non crede a un blocco degli esami ma teme soprattutto la possibilità che le tracce dei compiti, che sono già pervenuti nei 4.000 centri di esami, possano venire rubate, e che i professori rifiutino di consegnare le copie da correggere. Negli ultimi giorni, dal Ministero francese sono partite per gli insegnanti numerose lettere di ammonimento, in cui si ricordano le eventuali sanzioni disciplinari in cui possono incorrere. Iniziativa che ha fatto riscaldare gli animi già esacerbati dei professori, che oltretutto costituiscono lo zoccolo duro di tutte le manifestazioni delle ultime settimane, in particolare quelle contro la riforma delle pensioni statali che li coinvolge direttamente.  (S.C.)       

 

SONO COMINCIATI, IN CINA, I LAVORI PER COSTRUIRE IL PONTE PIÙ GRANDE

DEL MONDO. SARA’ LUNGO 36 CHILOMETRI E COLLEGHERA’

LA CITTA’ DI CIXI CON QUELLA DI JIAXING

 

PECHINO. = La Cina ha iniziato i lavori per costruire “il ponte più grande del mondo”. Lo ha annunciato ieri l’agenzia giornalistica cinese ‘Xinhua’, spiegando che il ponte della Baia di Ningbo Hangzhou, nell’Est del Paese, sarà lungo 36 chilometri e collegherà la città di Cixi, sulla riva meridionale della baia di Hangzhou, con quella di Jiaxing, situata sulla riva settentrionale. A forma di ‘esse’ e a sei corsie, la nuova struttura sorgerà in una delle aree economicamente più produttive della Cina e ridurrà la distanza tra Shangai, metropoli industriale che contribuisce per il 22 per cento al prodotto interno lordo cinese, e l’importante porto di Ningbo. Secondo i progettisti, che ne prevedono l’apertura al pubblico nel 2009, il ponte, molto più lungo di quello della baia di Chesapeke negli Usa e della sopraelevata Baharian in Arabia Saudita, sarà anche il più costoso costruito nello Stato asiatico. La spesa prevista è di 1,42 miliardi di dollari e sarà la prima infrastruttura della Cina continentale ad essere finanziata con capitali in maggioranza privati. Diciassette imprese private contribuiranno, infatti, garantendo il 50,25 per cento dei fondi. (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

9 giugno 2003

 

 

- A cura di Giada Aquilino -

 

Proseguono gli sforzi di pace in Medio Oriente, nonostante la violenza sia tornata a colpire ieri al valico di Erez, tra Israele e Striscia di Gaza, quando tre militanti palestinesi hanno assaltato una postazione militare israeliana. Per la prima volta l’agguato - costato la vita a 10 persone - è stato rivendicato congiuntamente da tre gruppi palestinesi, Hamas, Jihad islamica e Brigate al Aqsa. Ma oggi segnali distensivi sono giunti sia dai palestinesi, sia dagli israeliani. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Le operazioni di ieri della guerriglia palestinese, rivendicate in opposizione alla politica del primo ministro Mahmud Abbas, non fermano la determinazione di quest’ultimo - come egli stesso ha detto in una conferenza stampa a Ramallah - ad attuare il programma esposto al vertice della settimana scorsa ad Aqaba e di lottare contro il terrorismo. Mahmud Abbas ha chiesto quindi alle organizzazioni estremiste di riprendere il dialogo per un cessate il fuoco. Diversamente - ha detto - si assumeranno le responsabilità del rifiuto. E una prima reazione positiva gli è venuta da un esponente di Hamas. Abbas ha sollecitato infine Israele a liberare i prigionieri palestinesi e a revocare l’assedio alla Muqata di Ramallah, cioè alla residenza di Arafat: proprio il leader palestinese - ha sottolineato Abbas - sovrintende alla politica del suo governo.

 

D’altra parte le autorità militari israeliane si muovono per applicare l’impegno, preso ad Aqaba dal primo ministro Sharon, di sgomberare i punti di espansione illegale dei coloni in Cisgiordania. L’elenco delle località è stato rimesso oggi al Consiglio degli insediamenti, perché tutto avvenga nella calma. In questo clima è giunto in Israele il primo ministro italiano Silvio Berlusconi, in una missione di sostegno alla ripresa del dialogo incoraggiato dal presidente Bush. Berlusconi ha già incontrato il primo ministro Sharon, ma non vedrà il primo ministro palestinese che gli chiedeva invano di rendere una visita di omaggio ad Arafat.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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“Le armi di distruzione di massa in Iraq esistono e finora non sono state trovate perché il regime le aveva nascoste in maniera molto accurata”. E’ la versione sostenuta ieri dal segretario di Stato americano Powell e dalla consigliera per la Sicurezza Rice. I due hanno risposto alle accuse rivolte nei giorni scorsi all’amministrazione americana, secondo cui le informazioni di Intelligence sul riarmo di Baghdad sarebbero state esagerate o manipolate. Sentiamo Paolo Mastrolilli:

 

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Tanto Powell quanto la Rice hanno detto che, col tempo, i materiali vietati verranno scoperti grazie soprattutto alle informazioni ottenute dai leader del regime e dagli scienziati interrogati in questi giorni. La questione del mancato ritrovamento delle armi, su cui ieri il governo di Londra ha chiesto scusa ai servizi segreti britannici, si somma all’instabilità sul terreno, dimostrata dagli attacchi contro le truppe degli Stati Uniti. Uno è avvenuto anche ieri, nella città di Fallujah: nessuna vittima tra gli americani, ma un iracheno è rimasto ucciso. Il presidente Bush, invece, ha chiamato il cancelliere tedesco Schröeder per fare le condoglianze dopo l’attentato che sabato in Afghanistan ha ucciso 4 soldati del contingente di pace inviato dalla Germania a Kabul. L’assalto ha riportato l’attenzione anche sulle resistenze di Al Qaeda che ancora permangono in Afghanistan.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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E, abbandonate le questioni mediorientali per qualche ora, il segretario di Stato americano Colin Powell è volato a Santiago del Cile, dove i 34 Paesi aderenti all'Organizzazione degli Stati americani (Osa) sono riuniti oggi per un vertice sui problemi della governabilità nel continente. Washington ha deciso di partecipare all’appuntamento, di fronte alle tensioni sociali in numerosi Paesi e al progressivo spostamento a sinistra dell'asse politico sudamericano.

 

Si terrà sabato 14 giugno la cerimonia per l'allacciamento virtuale di due ferrovie transcoreane attraverso il 'muro' del 38° parallelo. Delegazioni di Corea del Sud e Corea del Nord si sono infatti accordate oggi nella città nordcoreana di Kaesong per i due tratti ferroviari, uno che collega Seul a Pyongyang e l'altro che corre lungo la costa orientale sul Mar del Giappone. Intanto si aggrava la crisi legata al riarmo nucleare nordcoreano: Pyongyang ha annunciato di voler ricorrere alla ''deterrenza nucleare, per ridurre le sue armi convenzionali e investire maggiori risorse nella ricostruzione economica del Paese''.

 

Importante appuntamento economico e finanziario oggi per la Gran Bretagna. Il ministro delle Finanze di Londra, Gordon Brown, comunicherà nel pomeriggio alla Camera dei Comuni il verdetto sull'adesione della Gran Bretagna all'Euro. Secondo le previsioni, la risposta dovrebbe essere negativa, perché il titolare del Tesoro britannico è convinto che non ci siano ancora le condizioni economiche giuste per abbandonare la sterlina per la moneta unica europea.

 

Sono ripresi stamani a Nouakchott, capitale della Mauritania, gli scontri tra militari governativi e soldati ribelli: questi ultimi la scorsa fine settimana hanno organizzato un tentato golpe. Secondo il presidente Ahmed Taya, salito al potere nel 1984 con un colpo di stato, le forze regolari avrebbero ripreso ora il pieno controllo della situazione. Ma in quali condizioni è maturato il tentativo di rovesciamento di potere delle ultime ore? Risponde Massimo Alberizzi, esperto di Africa del ‘Corriere della Sera’:

 

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R. - Sembra che il tentato golpe sia maturato all’interno del regime, in un gruppo non consistente ma bene armato. C’è da dire che comunque nell’ultimo periodo la Mauritania è diventato un Paese potenzialmente molto ricco. Con adeguate prospezioni minerarie, sono stati trovati - per esempio - oro, uranio, diamanti e soprattutto petrolio. Queste ricchezze quindi fanno gola a molti.

 

D. – Dal punto di vista politico, le tensioni sono aumentate dalla guerra contro l’Iraq …

 

R. – Il presidente ha ordinato un giro di vite nei confronti degli islamici. Il regime mauritano è stato comunque sempre un regime islamico moderato. Non ha avuto quegli accenti fondamentalisti, come la sharia. E gli atteggiamenti del regime sono stati sempre contraddittori: per esempio, nel ’91 ha appoggiato pesantemente Saddam Hussein; poi ha cambiato, rimanendo legato ai francesi, ma avvicinandosi pure agli americani.

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Non c’è calma per la Repubblica Democratica del Congo. I ribelli del Raggruppamento per la democrazia (RCD), appoggiati dal Rwanda, hanno annunciato di aver conquistato – dopo “aspri combattimenti” – la località di Alimbongo, a circa 250 km a nord di Goma, nella parte orientale dell’ex Zaire. Invece a Bunia, nella zona nord est del Paese, domani giungerà parte del contingente di 750 soldati francesi, arrivato ieri in Uganda. Si tratta dell’avanguardia della missione militare europea nel Congo-Kinshasa.

 

Si dice fiducioso dei risultati della sua missione a Rangoon l’inviato speciale dell’Onu a Myanmar, Razali Ismail. Il rappresentante di Kofi Annan ha incontrato oggi il numero due del regime birmano, il generale Maung Aye, sollecitando un colloquio con la leader dell’opposizione birmana Aung San Suu Kyi, arrestata il 31 maggio scorso dal regime militare birmano. Razali Ismail ha ribadito inoltre la richiesta di liberare la premio Nobel per la pace ’91.

 

E’ cominciata oggi a Tokyo, in Giappone, la conferenza dei Paesi donatori per lo Sri Lanka. Alla riunione partecipano 47 Paesi e oltre 20 istituzioni finanziarie, per discutere di ricostruzione e sviluppo nel Paese asiatico, afflitto per vent’anni da una sanguinosa guerra civile tra separatisti Tamil e governo di Colombo. Alla conferenza di Tokyo non partecipano per protesta proprio le Tigri Tamil, che accusano le autorità dello Sri Lanka di estrema lentezza nel mantenere fede alle promesse fatte ai separatisti.

 

Sono ancora in corso i ballottaggi amministrativi in Italia. Dopo il voto di ieri, dalle 7.00 di stamani e fino alle 15.00 di oggi pomeriggio sono aperti i seggi per gli oltre 2 milioni e duecentomila elettori chiamati alle urne. Si vota anche per il primo turno delle elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia. Invece in Val D'Aosta, regione a statuto speciale dove si è votato soltanto ieri, dalle 8:00 di oggi sono iniziate le operazioni di scrutinio.

 

 

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