RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 155 - Testo della Trasmissione di mercoledì 4 giugno 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il beato Giovanni XXIII, indimenticabile testimone di pace, a quarant’anni dalla morte, ricordato con emozione da Giovanni Paolo II all’udienza generale. Le speranze del Papa per il terzo viaggio in Croazia, che inizia domani pomeriggio. Intervista con mons. Jure Bogdan.

 

La figura di Maria di Gesù Crocifisso Petkovic, che sarà beatificata dal Santo Padre il 6 giugno a Dubrovnik.

 

Uno slancio missionario fedele al carisma francescano e consono alle sfide di oggi. E’ la consegna del Pontefice nel messaggio all’Ordine dei Frati Minori, riunito ad Assisi per il Capitolo generale.

 

Il turismo in crisi cerchi nuove vie a servizio dello sviluppo e della pace. Così a nome della Santa Sede, mons. Piero Monni, all’Organizzazione Mondiale del Turismo.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Solo promesse! Associazioni e organizzazioni non governative deluse  dal vertice G8 di Evian. Il parere di Antonio Tricarico.

 

Bambini e genitori romani a Villa Borghese, per la seconda Settimana nazionale dell’infanzia. Con noi, Chiara Anguissola.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Gli auspici e l’impegno della Chiesa italiana per la pace in Terra Santa.

 

Preoccupazione di musulmani moderati, cristiani, indù e sik in Pakistan, per l’introduzione della “sharia” in una provincia del Nord-Ovest.

 

150 Bibbie in 18 lingue, dall’arabo al cinese, dall’albanese al turco, verranno consegnate domani ai detenuti della casa circondariale di Montorio, diocesi di Verona.

 

Il governo di Dili ha espresso soddisfazione per la decisione di Canberra, di concedere un permesso di residenza permanente a 400 rifugiati di Timor Est.

 

Stamani, due missionari comboniani si sono incatenati alla finestra della questura per protestare contro le retate indiscriminate delle forze dell’ordine nei confronti degli immigrati africani dell’area di Castelvolturno.

 

24 ORE NEL MONDO:

La speranza per la pace in Medio Oriente passa per Aqaba, in Giordania, dove si sono incontrati Bush, Sharon e Abu Mazen.

 

Indagini negli Stati Uniti e in Gran Bretagna sull’esistenza delle armi di distruzione di massa irachene.

 

Quattordici anni fa, i fatti di piazza Tienanmen, a Pechino.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 giugno 2003

 

 

UN INDIMENTICABILE TESTIMONE DELLA PACE:

GIOVANNI PAOLO II HA RICORDATO CON EMOZIONE LA FIGURA

DEL BEATO GIOVANNI XXIII, A QUARANT’ANNI DALLA MORTE.

AL TERMINE DELLA CATECHESI, IL PAPA SI E’ SOFFERMATO

SUL SUO CENTESIMO VIAGGIO APOSTOLICO, CHE DOMANI LO CONDURRA’ IN CROAZIA

 

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Tutta la vita di Giovanni XXIII fu “una testimonianza di pace”: così, all’udienza generale di stamani in piazza San Pietro, Giovanni Paolo II ha ricordato con emozione la figura del Pontefice della Pacem in Terris, a quarant’anni dalla morte. Il Papa è riandato con la memoria al 3 giugno del 1963, a quei momenti di viva commozione in cui migliaia di fedeli si stringevano all’amato Padre e Pastore, che proprio Giovanni Paolo II ha proclamato Beato il 3 settembre dell’Anno Giubilare Duemila. Al termine della catechesi, prima di accomiatarsi, il Papa ha rivolto l’attenzione al viaggio apostolico in Croazia, che inizia domani. Il centesimo viaggio internazionale del suo pontificato. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Da una piazza San Pietro “affollatissima, saliva unanime verso il Cielo la preghiera della Chiesa”. Giovanni Paolo II ha ricordato la profonda commozione di quella sera di quarant’anni fa. Mentre sul sagrato della Basilica Vaticana, iniziava la Santa Messa, ha detto, Giovanni XXIII “dal suo letto diventato altare consumava il suo sacrificio spirituale, il sacrificio di tutta la sua vita”. Gli “sguardi dell’intera comunità erano rivolti verso la finestra del terzo piano del Palazzo Apostolico”, ha rammentato, la “fine di quella Messa coincise con la morte del Papa buono”.

 

“Ecce adsum! Eccomi pronto! Il sereno pensiero della morte aveva accompagnato per tutta la vita Papa Giovanni, il quale, nell’ora dell’addio, proiettava il suo sguardo sul futuro e sulle attese del Popolo di Dio e del mondo”.

 

Ha così ricordato come Giovanni XXIII “affermava che il segreto del suo sacerdozio stava nel Crocefisso, sempre gelosamente custodito di fronte al suo letto”.  Quindi, ha ricordato le parole di Papa Roncalli “offro la mia vita per la Chiesa, la continuazione del Concilio Ecumenico, la pace nel mondo, l’unione dei cristiani”. Si è, poi, soffermato sul documento più celebre del suo magistero, l’Enciclica Pacem in terris, pubblicata l’11 aprile dello stesso anno in cui Papa Roncalli lasciava il mondo terreno. “Tutta la vita dell’indimenticabile Pontefice – ha affermato – fu una testimonianza di pace”. Il suo Pontificato, ha aggiunto, “si rivelò un’altissima profezia di pace, che trovò nella Pacem in terris la sua compiuta manifestazione, quasi un pubblico ed universale testamento”.

 

“Questo mio venerato Predecessore, che ha lasciato un segno nella storia, ricorda anche agli uomini del terzo millennio che il segreto della pace e della gioia sta nella comunione profonda e costante con Dio. Il Cuore del Redentore è la sorgente dell’amore e della pace, della speranza e della gioia”.

 

E qui ha levato un’invocazione a Maria, affinché aiuti i Cristiani “a perseverare con la parola e con l’esempio nell’impegno di testimoniare la pace per contribuire all’edificazione della civiltà dell’amore”. Al termine della catechesi, il Papa ha invitato i pellegrini raccolti in piazza San Pietro a pregare affinché la visita apostolica in Croazia dia buoni frutti. Non mancando di tratteggiare lo scopo di questo terzo viaggio in una terra, ha detto, “segnata dalla testimonianza di intrepidi discepoli del Vangelo”.

 

“Lo scopo è quello di confermare nella fede i fratelli e le sorelle della comunità cattolica, che al tempo della persecuzione religiosa sono rimasti fedeli a Cristo, e non temono di affrontare le sfide del momento presente per continuare ad annunciarlo con coraggio”.

 

In questi tredici anni dalla riconquistata indipendenza, ha proseguito, i croati “hanno consolidato le strutture ecclesiali ed ora si dedicano a una più incisiva azione evangelizzatrice”. Infine, ha affidato questo centesimo Viaggio apostolico alla Vergine Santa, tanto venerata in Croazia, affinché guidi i suoi passi e ottenga per il popolo croato “una rinnovata primavera di fede e di civile progresso”.

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Per la terza volta nel suo pontificato, dunque, Giovanni Paolo II si recherà in Croazia. La prima città visitata dal Pontefice sarà Rijeka, dove alle 16,45 di domani è previsto l’arrivo dell’aereo papale. Il viaggio apostolico, che si concluderà il 9 giugno, si presenta ricco di eventi dal profondo significato umano e religioso. C’è grande attesa, in particolare, per la beatificazione di suor Marija Petković, il 6 giugno a Dubrovnik. Il popolo croato ricorda ancora con grande affetto e viva emozione le visite del 1994 e del 1998. Due momenti forti per la Croazia, come spiega il rettore del Pontificio Collegio croato di San Girolamo, mons. Jure Bogdan, al microfono di Luca Collodi:

 

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R. – Noi non abbiamo potuto accoglierlo nel nostro Paese i primi anni del suo Pontificato. Ma con la democratizzazione, la proclamazione dell’indipenden-za, da noi è scoppiata la guerra e il Santo Padre ci è stato molto vicino, è stato con noi e ha sofferto con noi, ha fatto moltissimi appelli per bloccare la guerra e per democratizzare il nostro ambiente, la nostra società e il nostro Paese. Poi, la sua seconda visita, nel ’98, è stata la visita in cui ha voluto insieme alla nostra Chiesa proclamare Beato il cardinale Stepinac, il martire del comunismo. Questa seconda visita è stata una visita della speranza, dove il Santo Padre ci ha voluto incoraggiare, ci ha voluto anche aprire con le sue idee, con i suoi messaggi, alla speranza. Diceva sempre: “Non siete soli, siamo con voi. Andiamo avanti. Non dobbiamo stancarci sulla strada che abbiamo scelto”

 

D. – Mons. Bogdan che Paese invece trova oggi il Papa, soprattutto sul piano culturale?

 

R. – Sul piano culturale il Santo Padre trova circostanze nuove. La guerra non c’è più, la Croazia pian piano si sta riprendendo. C’è la democrazia, c’è la società che vorrebbe andare avanti. Ma ci sono, possiamo dire, molti freni della storia recente, sia del comunismo, sia della guerra. La Croazia si apre completamente ai valori di una cultura, di una civiltà occidentale europea, radicata nel Vangelo, radicata nella fede cattolica, nella fede cristiana.

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UNO SLANCIO MISSIONARIO FEDELE AL CARISMA FRANCESCANO E RISPONDENTE

ALLE SFIDE DI OGGI: E’ LA CONSEGNA DEL PAPA NEL MESSAGGIO

ALL’ORDINE DEI FRATI MINORI, RIUNITO AD ASSISI PER IL CAPITOLO GENERALE

 

- A cura di Paolo Salvo -

 

“Il primato della vita interiore e della santità”, insieme alla “testimonianza profetica del Regno dei Cieli”, sono richiamati da Giovanni Paolo II, con la necessità di “una più incisiva azione apostolica nel mondo di oggi”, in un messaggio per il Capitolo generale dell’Ordine dei Frati Minori, in corso ad Assisi dal 25 maggio al 21 giugno, sul tema “Fraternità in missione”.

 

Nel testo, indirizzato al ministro generale padre Giacomo Bini, il Papa nota il fatto che i francescani abbiano posto “meglio in evidenza il servizio missionario ed ecclesiale affidato da Cristo al giovane Francesco” ed auspica che dai lavori capitolari “emergano opportune indicazioni” per rendere lo “stile” apostolico francescano “sempre più consono alle sfide dell’epoca moderna”.

 

“E’ importante – scrive il Pontefice – che l’Ordine conservi il proprio stile missionario improntato a povertà e vita fraterna, animato da spirito di contemplazione e dalla sincera ricerca della giustizia, della pace e del rispetto del creato. E’, altresì, indispensabile che ogni suo membro e tutte le fraternità collaborino all’edificazione dell’unica Chiesa di Cristo, in accordo  e piena comunione  con i Pastori delle locali Comunità cristiane”.

 

Con “un rinnovato spirito di obbedienza” ed “un sincero desiderio  di comunione ecclesiale”, il Papa raccomanda che l’unico obiettivo di ogni scelta apostolica sia la “salvezza delle anime”, come avvenne per il Poverello di Assisi, obiettivo che “lo spinse a promuovere la dignità e i diritti della persona” nonché “la salvaguardia del creato”.

 

“Parlare di slancio missionario – aggiunge poi il Papa – sembra poco realistico anche per il vostro Ordine, tenendo conto della riduzione del numero dei suoi membri e dell’innalzamento dell’età media verificatosi in questi anni. Questo, però, più che indurre allo scoraggiamento, deve spingere piuttosto a intensificare, da una parte, la preghiera perché il Padrone della messe ‘mandi operai nella sua messe’, e a ricercare, dall’altra, nuove strategie pastorali e vocazionali”.

 

“Promuovete e accompagnate  le vocazioni con la preghiera  e la testimonianza di vita”, li esorta in particolare Giovanni Paolo II, sottolineando anche il grande fascino esercitato da  Francesco e Chiara d’Assisi sui giovani d’oggi. “Il tradizionale saio, che abitualmente indossate, richiama già dal primo impatto – nota il Papa – lo stile di penitenza e di povertà, di mansuetudine e di accoglienza, di semplicità e di totale consacrazione a Dio che deve contraddistinguervi. Mantenetevi fedeli al vostro tipico carisma, aprendovi al tempo stesso con saggezza e prudenza alle esigenze dell’apostolato della nostra epoca”.

 

 

PROVVISTE DI CHIESE IN BRASILE E IN COSTA RICA

 

In Brasile, il Papa ha nominato arcivescovo coadiutore  di Cuiabà il presule salesiano mons. Mìlton Antonio dos Santos, finora vescovo di Corumbà.

 

Sempre in Brasile, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Juazeiro, presentata dal vescovo mons. José Rodrigues  de Souza, della Congregazione Redentorista, per limiti di età. Il Pontefice ha quindi nominato vescovo di Juazeiro il religioso 62enne padre José Geraldo da Cruz, attuale superiore provinciale dei Padri Agostiniani dell’Assunzione.

 

In Costa Rica, il Papa ha nominato vescovo di Puntarenas il sacerdote 53enne Oscar Fernàndez Guillén, del clero diocesano di San José, finora rettore del Seminario maggiore centrale.

 

 

VENERDI’ PROSSIMO 6 GIUGNO A DUBROVNIK

GIOVANNI PAOLO II PROCLAMA BEATA MARIA DI GESU’ CROCIFISSO PETKOVIC,

FONDATRICE DELLA CONGREGAZIONE RELIGIOSA DELLE FIGLIE DELLA MISERICORDIA

 

- A cura di Giovanni Peduto -

 

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Era nata a Blato, in Croazia, nel 1892 da una famiglia di contadini benestanti e praticanti la fede cattolica. Fin da piccola mostrò nobiltà di spirito, attaccamento alla famiglia e alla Chiesa e sensibilità verso i bisognosi. Di lei possiamo dire che fu donna forte, innamorata di Dio e sensibile alle numerose necessità dei suoi conterranei, in particolare degli orfani e dei poveri.

 

Ragazza dotata di talento, faceva il catechismo con dedizione missionaria nella comunità della sua parrocchia. Dirigeva le diverse associazioni cattoliche e pazientemente si impegnava nell’istruzione religiosa e nella formazione dei giovani, in modo particolare dei più poveri, occupandosi anche delle donne ammalate e delle vedove. In età matura, abbracciò il carisma francescano di misericordia e di minorità e, solidale con i poveri, fondò dapprima un orfanotrofio a Korčula e, nel 1920, la Congregazione religiosa delle Figlie della Misericordia, che doveva poi avere una vasta fioritura di case in tutto il Paese, e successivamente in Argentina, Paraguay, Cile, Perù, Uruguay, Italia e Spagna.

 

Non le mancarono ostacoli di ogni genere prima da parte dei familiari e in seguito dalle persone a lei più vicine, invidiose della sua opera; ma lei non ha mai ceduto, continuando a lavorare per la promozione spirituale e materiale dei suoi poveri, nelle cui sembianze riconosceva il volto stanco di Gesù. Svolse apostolato missionario per vari anni in America Latina, testimoniando anche lì la misericordia di Dio e promuovendo la dignità della persona.

 

Come superiora generale per oltre 40 anni e formatrice delle sue consorelle, dei bambini e dei giovani, missionaria e benefattrice, guidava tutti con cuore di madre verso gli orizzonti di eternità, consapevole che la persona umana vale tanto quanto è davanti a Dio. Sapeva immedesimarsi per amore di Dio in tutte le sofferenze umane, dai bambini agli adulti, perché sperimentò sulla sua carne la durezza della croce, a causa di una paralisi che la fece soffrire per lunghi anni. Seppe trasformare questa sofferenza in una fonte benedetta di grazia rigenerante per sé e per la sua Congregazione, per i fratelli e le sorelle del mondo intero.

 

La sua vita e la sua opera costituirono un dono di autentico amore verso Dio e verso il prossimo, e di solerte e generoso lavoro per il Regno di Dio. Nel  pomeriggio di sabato 9 luglio 1966 moriva a Roma all’età di 74 anni. Nel congedarsi dalle sue figlie spirituali, regalò ad esse il gioioso sorriso di una madre che con amore perseverante si era aperta alla beatitudine dei poveri in spirito.

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IL TURISMO COLPITO DA GRAVE CRISI DEVE CERCARE NUOVE VIE

A SERVIZIO DELLO SVILUPPO E DELLA PACE

 

-A cura di Roberta Gisotti -

 

Riunito da ieri a Madrid in Spagna il Consiglio esecutivo dell’Organizzazione mondiale del turismo (Omt). Al centro dei lavori la grave crisi del settore legata ad una serie di eventi negativi, con forti ripercussioni a livello internazionale: dagli attentati dell’11 settembre, alla recente guerra in Iraq, all’epidemia della Sars. Altri temi in dibattito sono la riforma della stessa Omt, lo studio e  la pianificazione delle tendenze, lo sviluppo del turismo sostenibile, della qualità dell’offerta e la promozione dei valori etici. Infine la preparazione della prossima Assemblea mondiale  dell’Omt, in programma dal 17 al 24 ottobre a Pechino, in Cina, Paese al centro di grandi preoccupazioni per la polmonite atipica. Fra gli interventi di stamane a Madrid l’intervento di mons. Piero Monni, osservatore permanente della Santa Sede. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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“Il turismo è un prezioso servizio alla pace”: lo ha detto Giovanni Paolo II e lo ha ripetuto oggi mons. Piero Monni; ecco perché è bene porre la massima attenzione a questo settore strategico per lo sviluppo dell’umanità. E perciò “appare impensabile - ha aggiunto l’osservatore della Santa Sede - che la globalizzazione riguardi solo l’aspetto economico del turismo e non si accompagnata da una mondializzazione della solidarietà.” Da qui l’auspicio che l’Omt, divenga una Istituzione specializzata delle Nazioni Unite.

 

Mons. Monni non ha nascosto preoccupazioni e rischi circa la situazione attuale. “Con la crisi – ha detto - dei sistemi politici delle democrazie liberali”, basate su leggi, tradizioni e istituzioni, “si sta passando in campo politico all’affermazione di combinazioni nuove”, dove “la ricchezza e i mezzi di comunicazione” svolgono  un ruolo determinante. Tutto ciò incide sulla mentalità odierna e si riflette sul mondo del turismo, che lamenta soprattutto l’incertezza di politiche mirate e a lungo termine, mentre si affermano “nuovi meccanismi di potere” che incidono negativamente sull’industria turistica, che deve puntare invece alla qualità  e curare in particolar modo la formazione di tutti gli operatori del settore. Questa è la via – ha concluso mons. Monni – per porre le basi di “un turismo capace di rappresentare un sostegno economico e culturale, dagli ampi respiri di libertà e di pace per ogni Nazione”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre il giornale, a tutta pagina, il seguente titolo: “Affido questo mio centesimo Viaggio apostolico alla Vergine Santa”: Giovanni Paolo II, durante l’udienza generale, raccomanda alla preghiera l’imminente pellegrinaggio in Croazia, tra una comunità cattolica che ha conosciuto la persecuzione a causa della sua fedeltà a Cristo.

Allegato al giornale, un tabloid di 32 pagine - a cura di Giampaolo Mattei - dedicato all’evento.

 

Nelle vaticane, all’udienza generale, il Papa ha ricordato l’amato e venerato predecessore Giovanni XXIII, dal quale scaturisce “un’altissima profezia di pace che ha lasciato un segno nella storia”.

Una pagina dedicata all'Anno del Rosario.

 

Nelle pagine estere, un articolo dal titolo “La tradizione europea non può essere ridotta esclusivamente alle fonti pagane e dell’Illuminismo”: il presidente della Polonia e l’arcivescovo di Gniezno hanno offerto una riflessione sulla bozza del Preambolo della futura Costituzione dell’Unione Europea.

Medio Oriente: Bush in Giordania per colloqui con i Premier israeliano e palestinese.

Iraq: si aggrava nel Sud la situazione alimentare.

Repubblica Democratica del Congo: l’Ue definisce il suo contributo alla missione dell’Onu nell’Ituri.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Francesco Licinio Galati sul “primato” della poesia nella letteratura croata del primo Novecento.

 

Nella pagina italiana, tra i temi in evidenza, la giustizia e l’immunità parlamentare.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

4 giugno 2003

 

 

DELUSIONE PER I RISULTATI DEL VERTICE G8 DI EVIAN SUI TEMI

DELLA COOPERAZIONE E DELLO SVLUPPO MONDIALI.

ATTESA LA VERIFICA DEGLI IMPEGNI ASSUNTI,

ALLA PROSSIMA CONFERENZA MINISTERIALE DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE

DEL COMMERCIO A SETTEMBRE A CANCUN, IN MESSICO

 

- Intervista con Antonio Tricarico -

 

E’ il momento dei bilanci per il vertice G8 di Evian. Per quanto riguarda i temi della cooperazione e dello sviluppo mondiali, associazioni e organizzazioni non governative temevano alla vigilia che anche questo summit si limitasse alle sole promesse. Un timore confermato? Al microfono di Adriana Masotti, sentiamo il parere di Antonio Tricarico, responsabile della Campagna per la riforma della Banca mondiale:

 

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R. – Purtroppo, dobbiamo confermare questo giudizio per quanto riguarda l’economia mondiale e lo sviluppo mondiale. Il G8 non è riuscito a dare delle risposte forti come ci si attendeva, in particolare le emergenze erano la questione dell’accesso ai farmaci nei Paesi in via di sviluppo. Ci sembra di trovare nel linguaggio del comunicato finale sostanzialmente un impegno piuttosto generico, quando il G8 si era già impegnato in maniera molto precisa nel finanziamento del Fondo della salute di Genova, nel 2001, contro l’Aids, la tubercolosi e la malaria e soprattutto all’interno dell’Organizzazione mondiale del commercio dove era stato raggiunto un accordo nel novembre del 2001 per facilitare l’accesso ai farmaci nei Paesi in via di sviluppo. Sulla questione debito ci sembra che il G8 di Evian non abbia detto molto.

 

D. – Poi c’è il problema dell’acqua …

 

R. – Sì, sull’acqua direi che si ribadisce impegni sacrosanti, cioè di dimezzare il numero di persone, entro il 2015, che attualmente non hanno accesso all’acqua e soprattutto non hanno neanche servizi sanitari. Il nostro timore è che si va ad utilizzare risorse esistenti per l’aiuto allo sviluppo quando invece bisognerebbe parlare di risorse aggiuntive. Questo G8 ancora una volta ci ha deluso e la società civile non mollerà nel portare avanti istanze più giuste.

 

D. – Anche se questo vertice, a differenza di altri, o in misura maggiore, si era aperto al dialogo e al confronto con i leader anche di Paesi emergenti …

 

R. – Senza dubbio. Senza dubbio il nuovo partenariato dello sviluppo dell’Africa è un aspetto alquanto interessante. E’ chiaro però che questi scontri continui che sono avvenuti tra Europa e Stati Uniti, anche in materia commerciale, in realtà allontanano ancora di più i grandi dai veri problemi del mondo. Ci sembra di capire che questo G8 è stato un passaggio interlocutorio. Le vere partite sono ancora aperte e di sicuro la prossima conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio a settembre a Cancun, in Messico, sarà un ottimo banco di prova per capire quanto, nell’approccio economico e commerciale, anche questioni ambientali, sociali, di diritti umani, saranno prese in considerazione in maniera operativa e non soltanto con impegni generici.

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BAMBINI E GENITORI: SPAZI E TEMPI PER STARE INSIEME

NEI GIARDINI DI VILLA BORGHESE, A ROMA,

LA SECONDA SETTIMANA NAZIONALE DELL’INFANZIA

 

- Intervista con Chiara Anguissola -

 

“Tempi dei bambini, tempi dei genitori” è il titolo della “II Settimana Nazionale dell’Infanzia” in corso a Roma presso Villa Borghese. La manifestazione, che si propone di favorire uno scambio di opinioni e di esperienze tra bambini, genitori ed esperti del settore, è organizzata dall’Associazione “Settimana Nazionale dell’Infanzia” con il patrocinio del Comitato Italiano dell’Unicef e del Centro di Informazione di Roma dell’Onu ed è posta sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.  Il servizio è di Maria Di Maggio.

 

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(musica)

 

Per un’intera settimana Villa Borghese si trasforma in un mondo a misura di bambino. Il polmone verde di Roma, infatti, ospita fino all’8 Giugno prossimo la seconda edizione della Settimana Nazionale dell’Infanzia, quest’anno sul tema “Tempi dei bambini, tempi dei genitori”. La manifestazione, che riunisce esperti ed addetti ai lavori di tutta Italia,  propone ai bambini un ventaglio di eventi culturali ed educativi di grande interesse ma soprattutto tanti momenti dedicati al gioco ed alla creatività. Ascoltiamo ai nostri microfoni Chiara Anguissola, Presidente dell’Associazione  “Settimana Nazionale dell’Infanzia”, a cui abbiamo chiesto quali sono le tematiche affrontate quest’anno dalla manifestazione.

 

R. – Diverse tematiche, dalla casa, alla scuola, ai giochi, i media education, i genitori in terra straniera, i bambini in terra straniera e le potenzialità inespresse, la famiglia ed il mondo, ecco, tutto verrà legato per arrivare come obiettivo ad attivare un osservatorio che annualmente, pubblicamente, faccia il punto del mondo del bambino, quindi sia da supporto ai vari osservatori che già esistono. Mettere a confronto normativa e realtà in materia d’infanzia in Italia e in Europa, essere punto di incontro tra istituzione, associazionismo civile e volontariato e creare un evento non togato e di rigore scientifico ma aperto ai contributi dei cittadini”.

 

D. – Il titolo dell’edizione 2003 della “Settimana nazionale dell’infanzia” è ‘Tempi dei bambini, tempi dei genitori’. Perché la scelta di questo titolo?

 

R. – Perché sembra del tutto naturale che i genitori mantengano il proprio ruolo e invece, purtroppo, la quotidianità, così difficile e pesante per molti, rischia di far perdere poi la direzione dell’essere educatore e quindi di essere d’esempio e, a proposito, vorremmo chiedere ai genitori di fermarsi a giocare con i bambini, coi propri figli anche una mezz’oretta al giorno, ma tutti i giorni. Di chiudere un attimo tutti i problemi e le negatività che uno si porta dietro o anche le gioie e le soddisfazioni del lavoro, di staccarsi, di ascoltare e di sedersi per terra e mettersi a misura di bambino e in più, prima di andare a dormire, i famosi 10 minuti che molte mamme e molti papà fanno - ma ancora troppo pochi - di buona e sana lettura per staccarli dalle immagini televisive, poco distensive prima del sonno.

 

D. – Che cosa si propone di comunicare ai bambini nella seconda edizione della “Settimana nazionale dell’infanzia”?

 

R. – Di mantenere i propri colori, i propri colori di gioia, di cuore, di mente positiva ed anzi, di arricchimento nei nostri confronti, perché veramente ogni secondo che noi ascoltiamo e vediamo un bimbo in crescita, c’è da imparare.

 

(musica) 

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CHIESA E SOCIETA’

4 giugno 2003

 

 

I VESCOVI ITALIANI, MENTRE AUSPICANO UN POSITIVO ESITO DEL PROCESSO DI PACE

IN MEDIO ORIENTE,  INCORAGGIANO LE VARIE COMPONENTI DELLA CHIESA

A RIPRENDERE I PELLEGRINAGGI E AD AVVIARE GEMELLAGGI. QUESTO UNO DEI PUNTI

DEL COMUNICATO FINALE SUI LAVORI DELL’ASSEMBLEA GENERALE

DEI VESCOVI RESO NOTO IERI.

 

ROMA. = Preoccupata e solidale attenzione alla condizione della Terra Santa,  è  espressa dai vescovi italiani nel comunicato finale sui lavori dell’Assemblea generale conclusa in Vaticano il 23 maggio scorso, reso noto ieri. Insieme all’auspicio di un esito positivo del processo di pace, i vescovi riaffermano l’impegno della Chiesa italiana a favore dei cristiani di Terra Santa. Segno tangibile è stato il pellegrinaggio che una delegazione di vescovi italiani, guidata dal segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Betori, ha compiuto nella settimana dopo Pasqua. Anche grazie a questo incontro diretto, la Chiesa italiana ha individuato possibili forme di cooperazione per incoraggiare e sostenere la permanenza dei cattolici in Terra Santa, sia favorendo la ripresa dei pellegrinaggi, sia avviando gemellaggi e assicurando interventi di sostegno su specifici settori, tra cui “costruzione di case; circolazione in Italia di prodotti artigianali là realizzati; sostegno all’istruzione nelle scuole; azione assistenziale nei confronti delle famiglie, delle parrocchie, degli ospedali e delle case di accoglienza per situazioni di disagio”. A tale impegno “sono chiamate le diocesi, le parrocchie, gli istituti di vita consacrata, le aggregazioni ecclesiali”. I vescovi esprimono poi particolare attenzione al cammino dell’Unione europea. Ribadiscono che nel Trattato costituzionale vi sia esplicito riconoscimento del ruolo che il cristianesimo ha avuto e continua ad avere per l’identità stessa dell’Europa. I vescovi chiedono inoltre “una costante attenzione per i risvolti etici della legislazione comunitaria, nella convinzione che i principi della morale cristiana e le prospettive della dottrina sociale della Chiesa possono essere di giovamento alla promozione dell’autentico bene di tutti i popoli d’Europa”. (C.C.)

 

 

APPROVATA LA SHARIA CIOE’ LA LEGGE ISLAMICA IN UNA PROVINCIA DEL NORD OVEST DEL PAKISTAN.

IN SEGNO DI PROTESTA 24 SINDACI IN MAGGIOR PARTE MUSULMANI

SI DIMETTONO.  MUSULMANI MODERATI, CRISTIANI, INDU’ E SIK CONDANNANO

IL PROVVEDIMENTO. IN PROGETTO UN RICORSO ALLA CORTE FEDERALE:

LA SHARIA E’ IN CONTRASTO CON LA COSTITUZIONE PACHISTANA.

 

ISLAMABAD. = Il 2 giugno la sharia, cioè la legge islamica è stata approvata all’unanimità dall’assemblea della provincia di Frontiera del Nord Ovest, al confine con l’Afghanistan, governata da una coalizione di sei partiti islamici, la Muttahida Majlis-eAmal (MMA) al potere dall’ottobre del 2002. Il primo ministro della provincia, Akram Durrani – come informa l’agenzia Fides – ha annunciato che “non ci sarà posto per chi non osserva la sharia”. La legge islamica prevede pene come l’amputazione di un arto in caso di furto, la lapidazione per l’adulterio e stabilisce l’insegnamento obbligatorio della religione musulmana nelle scuole. Le prime reazioni contrarie al provvedimento giungono dalla società civile: per protesta 24 sindaci della Provincia, in maggior parte musulmani, hanno dato le dimissioni, come ha annunciato il sindaco di Peshwar, Azam Afridi. Gruppi e organizzazioni a difesa dei diritti civili temono soprattutto per il diritti delle donne. La “All Pakistan Minorities Alliance”, che riunisce rappresentanti cristiani, indù e sik, ha condannato il provvedimento per voce di Pervez Rafik: “La religione non deve interferire sulla vita politica”. Alcune organizzazioni stanno preparando un ricorso alla Corte federale essendo la sharia in contrasto con la Costituzione del Pakistan, disegnata come Stato laico, garante delle minoranze religiose. Padre Jacob Dogra, vicario della diocesi di Islamabad-Rawalpindi che comprende il territorio della Provincia ha dichiarato a Fides: “Siamo preoccupati. Nella Provincia vi sono alcuni leader religiosi islamici integralisti. A parte sporadici episodi di violenza subiti in passato, sinora i cristiani svolgono regolarmente il loro lavoro a fianco di musulmani. Siamo nelle mani di Dio”. (C.C.)

 

 

150 BIBBIE IN 18 LINGUE DALL’ARABO AL CINESE DALL’ALBANESE AL TURCO VERRANNO CONSEGNATE DOMANI

AI DETENUTI DELLA CASA CIRCONDARIALE

DI MONTORIO DIOCESI DI VERONA, IN RISPOSTA ALLA LORO RICHIESTA –

UNA INIZIATIVA PROMOSSA DAL SINODO DIOCESANO CONGIUNTAMENTE

CON LE COMUNITA’ VALDESE, RUMENO ORTODOSSA, RUSSO ORTODOSSA E LUTERANA

 

VERONA. = “Il gesto di portare la Bibbia in carcere segna una tappa nel percorso ecumenico che procede e progressivamente si rafforza”. E’ quanto ha evidenziato la pastora valdese di Verona, Letizia Tomassone. 150 Bibbie in 18 lingue: dall’arabo al serbo-croato, dal russo al cinese, dall’albanese al turco, verranno consegnate ai detenuti della Casa Circondariale di Montorio, nella diocesi di Verona. L’iniziativa è stata promossa dalle Chiese cristiane,  cioè dalla Segreteria del sinodo diocesano insieme alla comunità valdese, rumeno-ortodossa, russo-ortodossa e luterana. “Vuol essere – afferma don Sergio Gaburro, delegato diocesano per l’ecumenismo e il dialogo – una risposta alla richiesta di poter avere a disposizione il testo della Bibbia, espressa dai detenuti provenienti da diverse nazioni e appartenenti a diverse confessioni cristiane”. L’iniziativa si inserisce nell’ambito del Sinodo diocesano che la comunità cattolica di Verona sta vivendo dal maggio dello scorso anno. (C.C.)

 

 

“UN SEGNO DI UMANITÀ ED AMICIZIA” TRA AUSTRALIA E TIMOR EST,

LA DECISIONE DI CAMBERRA DI  CONCEDERE IL  PERMESSO DI RESIDENZA PERMANENTE A 400 RIFUGIATI EST TIMORESI –

ALL’ESAME ALTRI 1400 RICHIEDENTI ASILO RIFUGIATI NEL PAESE DA CIRCA UN DECENNIO.

 

DILI. = Il governo di Dili ha espresso soddisfazione per la decisione di Canberra di concedere un permesso di residenza permanente a 400 rifugiati est timoresi. Il destino degli oltre 1800 richiedenti asilo provenienti da Timor Est e rifugiatisi in Australia da circa un decennio è una delle questioni aperte tra i due Paesi. La scelta di Canberra è stata interpretata come “un segno di umanità ed amicizia tra i due Paesi” dal console est timorese in Australia Abel Guterres, secondo il quale permettere ai rifugiati di restare “è una ottima cosa sia per Timor est che per l’Australia: questa gente sarà come un ponte tra i due popoli”. Il ministro per l’immigrazione australiano, Philip Roddock, ha annunciato ieri che il governo ha deciso di rilasciare un ‘visto speciale’ ad alcune centinaia di est timoresi e di procedere poi ad un esamina caso per caso per i rimanenti altri. Il governo federale australiano negli ultimi anni sta applicando sempre più una politica restrittiva nei confronti dell’immigrazione e dei richiedenti asilo. Ora ha comunicato di stare valutando le richieste di altri 200 rifugiati da Est Timor. I rappresentati legali dei richiedenti asilo avevano sollecitato l’estensione del permesso di soggiorno a tutti i rifugiati dalla piccola nazione resasi autonoma dall’Indonesia dopo un lunga lotta di liberazione che ha visto i suoi momenti più tragici nel 1998, alla vigilia del referendum sull’indipendenza, ed che oggi uno dei partner commerciali più promettenti per l’Australia. (C.C.)

 

 

CORAGGIOSA INIZIATIVA, STAMATTINA, DI DUE MISSIONARI COMBONIANI.

SI SONO INCATENATI ALLA FINESTRA DELLA QUESTURA PER PROTESTARE

CONTRO LE RETATE INDISCRIMINATE DELLE FORZE DELL’ORDINE NEI CONFRONTI

DEGLI IMMIGRATI AFRICANI DELL’AREA DI CASTELVOLTURNO.

 

CASERTA. = Due missionari comboniani si sono incatenati questa mattina ad una finestra della questura di Caserta per protestare contro le operazioni che le forze dell’ordine hanno compiuto nei confronti di numerosi immigrati di origine africana che vivono nell’area di Castelvolturno. Si tratta di padre Giorgio Poletti, 62 anni, già missionario in Mozambico e del suo confratello Francesco Nascimbene, 50 anni, già missionario in Ecuador. Entrambi sono membri della comunità comboniana per gli immigrati di Castelvolturno. Alla agenzia Misna, che è riuscita a raggiungerli telefonicamente, hanno spiegato che con il loro gesto intendono sensibilizzare l’opinione pubblica sulle drammatiche condizioni di vita degli immigrati, soprattutto gli africani, che vengono fatti oggetto anche di retate indiscriminate. Resteranno incatenati fino a quando le autorità locali non prenderanno provvedimenti per porre fine ad una situazione definita estremamente grave. I due missionari hanno ricevuto poco fa la visita del vescovo di Caserta, mons. Raffaele Nogaro, che ha espresso loro il proprio sostegno. (S.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

4 giugno 2003

 

 

- A cura di Giada Aquilino -

 

Impegni precisi sull'attuazione della 'Road map', il percorso di pace per il Medio Oriente tracciato da Stati Uniti, Onu, Unione europea e Russia. E’ l’obiettivo degli incontri che il presidente americano George Bush ha intrecciato, oggi ad Aqaba, in Giordania, con i premier israeliano Ariel Sharon e palestinese Abu Mazen. E le parti in causa hanno detto la loro, come riferisce Graziano Motta:

 

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Da una parte e dall’altra, sono state ribadite delle posizioni ritenute “pregiudiziali”. Così il primo ministro Sharon ha affermato che Israele accetterà la nascita di uno Stato palestinese se sarà smilitarizzato e sarà “la casa della diaspora palestinese”, precisando che mai Israele potrà accettare il ritorno nel suo territorio dei profughi, volendo preservare il carattere dello Stato ebraico. Ora, queste due condizioni facevano parte delle riserve da lui mosse alla Road map, che gli Stati Uniti hanno promesso di considerare ma non hanno recepito in essa. Se Sharon ha voluto ricordarle è perché da parte sua Abu Mazen ha ribadito l’impegno che la Road map sia applicata subito e senza compromessi, ovvero senza modifiche. Ha pure sottolineato la determinazione a far cessare l’Intifada armata: da qui, nuovi appelli ai gruppi combattenti - e in particolare a quelli fondamentalisti di Hamas - ad accettare una tregua. Se la calma regnerà nelle prossime due settimane – ha detto Nabil Shaath, ministro palestinese per le relazioni esterne – il processo di pace potrà considerarsi avviato e nessuno potrà fermarlo.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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“Attaccare l’Iran significherebbe commettere un suicidio”. Davanti a migliaia di iraniani, l’ayatollah Ali Khamenei ha lanciato stamattina questo avvertimento agli Stati Uniti, accusati di atteggiamento ostile nei confronti di Teheran. Ma Washington deve ancora fare i conti con l’Iraq: i principali gruppi dell’ex opposizione giudicano “inappropriato” il piano statunitense per il governo provvisorio di Baghdad. E sta pure innescando polemiche il mancato ritrovamento delle armi di distruzione di massa, che sarà oggetto di indagini del Parlamento britannico e del Senato americano. Sentiamo Paolo Mastrolilli:

 

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Lo scopo è capire se il governo di Londra possedeva notizie di intelligence sbagliate - quando aveva citato il pericolo imminente proveniente dalle presunte armi di Saddam come ragione principale per lanciare l’invasione - oppure se ha mentito in maniera premeditata, allo scopo di convincere della necessità di attaccare Baghdad. Il premier Blair ha respinto ogni accusa, avendo sempre sostenuto che le armi c’erano e verranno trovate col tempo. Alcuni membri del suo stesso partito, però, lo hanno criticato, avanzando il sospetto che abbia manipolato i rapporti dei servizi segreti per giustificare la guerra. Lo stesso problema è stato sollevato negli Stati Uniti soprattutto dai media che erano contrari all’intervento. La pressione, però, è diventata abbastanza forte da spingere il capo della Commissione Forze Armate a promettere una serie di audizioni pubbliche per chiarire se ci sia stato un errore da parte della Cia o se il governo abbia forzato il significato delle informazioni di cui disponeva. La Casa Bianca e il Pentagono, invece, sostengono che le armi, indicate come la ragione principale per la guerra, esistevano e hanno mandato una nuova squadra di 1.400 esperti a cercarle.

 

Da New York per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Il ministro degli Esteri russo, Igor Ivanov, ha intanto chiesto all’Iran di firmare il protocollo addizionale al Trattato di non proliferazione, che consentirebbe ispezioni a sorpresa alle installazioni nucleari iraniane. Secondo Mosca, un provvedimento in tal senso da parte delle autorità di Teheran farebbe diminuire le preoccupazioni internazionali sul programma nucleare iraniano.

 

Nuova strage in Algeria. Dodici persone sono state assassinate ieri sera da un gruppo di integralisti islamici ad un falso posto di blocco nelle vicinanze di Boumedfa, circa 17 chilometri ad ovest di Algeri. Due i feriti.

 

“Un testo equilibrato e senza alternative”. E’ quanto ha invocato il presidente della Commissione europea Romano Prodi, ribadendo le proprie preoccupazioni per la nuova Costituzione europea. Parlando davanti al Parlamento di Strasburgo, Prodi ha invitato la Convenzione a presentare un documento “che getti le fondamenta dell’Europa per molti anni e ne assicuri la presenza e l’indipendenza sulla scena nazionale”. Il presidente della Convenzione Ue ha anche criticato il diritto di veto, accusato di paralizzare le istituzioni.

 

Sarebbe stata causata dal gas la forte esplosione che ha sconvolto oggi un edificio del centro di Parigi. Il bilancio parla di almeno 17 feriti, tre dei quali gravi. Davanti al palazzo, completamente crollato, i pompieri hanno installato un posto di soccorso medico.

 

E intanto la riforma delle pensioni e della scuola continua a movimentare la Francia. Ieri in Parlamento, il premier Raffarin ha mostrato tranquillità, sostenendo che la protesta è in declino. Ma i segni del malessere sociale non si sono placati, come ci riferisce Francesca Pierantozzi:

 

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Centinaia di migliaia di persone sono scese per le strade delle maggiori città per dire no ai 42 anni di contributi per tutti i dipendenti del settore pubblico e privato. Gravi disagi si sono avuti nei trasporti pubblici, anche se non c’è stata la paralisi totale annunciata dai sindacati. Grave, invece, il caos nel traffico aereo: l’80 per cento dei voli in arrivo e in partenza dagli aeroporti francesi sono stati cancellati e la protesta continua ancora per due giorni. Problemi anche nelle scuole dove gli insegnanti sono in sciopero per le pensioni e per la riforma voluta dal ministro della Pubblica istruzione. A rischio gli esami di maturità, che potrebbero addirittura slittare. I sindacati non intendono cedere e hanno indetto per il prossimo 10 giugno una ennesima giornata di mobilitazione nazionale.

 

Francesca Pierantozzi, per la Radio Vaticana.

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E proteste analoghe sono in atto anche in Austria, dove quello di ieri è stato il più imponente sciopero generale degli ultimi 50 anni. Ha incrociato le braccia circa un milione di lavoratori. Le manifestazioni non hanno comunque fermato il governo, che nel pomeriggio ha dato il via libera alla contestata riforma delle pensioni.

 

Quattordici anni fa, nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989, i carri armati cinesi scendevano in piazza Tienanmen, a Pechino, contro gli studenti che da giorni protestavano, chiedendo più democrazia: allora centinaia di giovani e lavoratori furono uccisi dai soldati dell’Esercito popolare cinese. L’anniversario è stato ricordato oggi con una grande manifestazione ad Hong Kong, mentre in Cina il governo giudica ancora “controrivoluzionari” i movimenti di 14 anni fa. Ma che significato ha commemorare oggi le vittime di piazza Tienanmen? Risponde padre Bernardo Cervellera, direttore della pubblicazione Asia News del Pontificio Istituto Missioni Estere:

 

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R. – Un significato che riguarda i lutti, le vittime. Ci sono le madri di piazza Tienanmen, quelle cioè che hanno avuto dei figli uccisi nella notte tra il 3 e il 4 giugno dell’89, che continuamente chiedono al governo di far luce su questo che considerano un assassinio. Tali donne allo stesso tempo chiedono che si riveda il giudizio sul movimento democratico di piazza Tienanmen, perché il governo e il partito hanno liquidato tutta la faccenda come “movimento controrivoluzionario” e quindi contro la Cina.

 

D. – Eppure le autorità cinesi hanno risposto ‘no’ a questo gruppo di madri di piazza Tienanmen…

 

R. – Esatto. Il governo non vuole assolutamente cambiare questo giudizio, perché dice che il fatto di aver bloccato il “movimento controrivoluzionario” ha permesso un grande sviluppo economico della Cina: quindi l’entrata nell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), il divenire della Cina una grande potenza internazionale e così via. In realtà il problema della democrazia sussiste ancora: intellettuali, accademici, operai e contadini chiedono continuamente più democrazia.

 

D. – Quest’anno l’anniversario di piazza Tienanmen cade in piena emergenza Sars. Qual è il clima per la popolazione?

 

R. – La popolazione è abbastanza spaventata per la Sars ed effettivamente questo ha contribuito, un po’ come il massacro di Tienanmen, a diminuire la stima verso la leadership.

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E’ salito a 11 il bilancio delle vittime dello scontro fra treni avvenuto ieri sera a Chincilla, nei pressi di Albacete, in Spagna. Al momento 16 persone sono ancora disperse. Il premier spagnolo, Josè Maria Aznar, visiterà oggi il luogo della collisione.

 

Un centinaio di manifestanti serbi ha duramente contestato oggi il governatore delle Nazioni Unite in Kosovo, Michail Steiner. Il rappresentante Onu si era recato nel villaggio di Obiliq - una quindicina di chilometri a nord ovest di Pristina - per rendere omaggio ai tre serbi massacrati la notte scorsa nella loro abitazione, in una probabile strage a sfondo etnico.

 

Un accordo di principio è stato trovato oggi a Bruxelles dagli ambasciatori del Comitato politico e di sicurezza dell’Unione europea a proposito del contributo europeo alla forza multinazionale di pace nella Repubblica Democratica del Congo. All’incontro ha preso parte anche l’alto rappresentante Ue per la Politica estera, Javier Solana. La missione in Congo avrà il compito di ristabilire la sicurezza nella regione dell’Ituri, nell’est dell’ex Zaire, sconvolta dagli scontri etnici tra Hema e Lendu.

 

 

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