RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 155 - Testo della
Trasmissione di mercoledì 4 giugno 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Gli
auspici e l’impegno della Chiesa italiana per la pace in Terra Santa.
La speranza per la pace
in Medio Oriente passa per Aqaba, in Giordania, dove si sono incontrati Bush,
Sharon e Abu Mazen.
Indagini negli Stati
Uniti e in Gran Bretagna sull’esistenza delle armi di distruzione di massa
irachene.
Quattordici anni fa, i
fatti di piazza Tienanmen, a Pechino.
4 giugno 2003
UN INDIMENTICABILE
TESTIMONE DELLA PACE:
GIOVANNI PAOLO II HA RICORDATO CON EMOZIONE LA
FIGURA
DEL BEATO GIOVANNI XXIII, A QUARANT’ANNI DALLA
MORTE.
AL TERMINE DELLA CATECHESI, IL PAPA SI E’
SOFFERMATO
SUL SUO CENTESIMO VIAGGIO APOSTOLICO, CHE DOMANI LO
CONDURRA’ IN CROAZIA
- Servizio di Alessandro Gisotti -
Tutta la vita di Giovanni XXIII fu “una testimonianza di
pace”: così, all’udienza generale di stamani in piazza San Pietro, Giovanni
Paolo II ha ricordato con emozione la figura del Pontefice della Pacem in
Terris, a quarant’anni dalla morte. Il Papa è riandato con la memoria al 3
giugno del 1963, a quei momenti di viva commozione in cui migliaia di fedeli si
stringevano all’amato Padre e Pastore, che proprio Giovanni Paolo II ha
proclamato Beato il 3 settembre dell’Anno Giubilare Duemila. Al termine della
catechesi, prima di accomiatarsi, il Papa ha rivolto l’attenzione al viaggio
apostolico in Croazia, che inizia domani. Il centesimo viaggio internazionale
del suo pontificato. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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Da una piazza San Pietro “affollatissima, saliva unanime
verso il Cielo la preghiera della Chiesa”. Giovanni Paolo II ha ricordato la
profonda commozione di quella sera di quarant’anni fa. Mentre sul sagrato della
Basilica Vaticana, iniziava la Santa Messa, ha detto, Giovanni XXIII “dal suo
letto diventato altare consumava il suo sacrificio spirituale, il sacrificio di
tutta la sua vita”. Gli “sguardi dell’intera comunità erano rivolti verso la
finestra del terzo piano del Palazzo Apostolico”, ha rammentato, la “fine di
quella Messa coincise con la morte del Papa buono”.
“Ecce adsum! Eccomi
pronto! Il sereno pensiero della morte aveva accompagnato per tutta la vita
Papa Giovanni, il quale, nell’ora dell’addio, proiettava il suo sguardo sul
futuro e sulle attese del Popolo di Dio e del mondo”.
Ha così ricordato come Giovanni
XXIII “affermava che il segreto del suo sacerdozio stava nel Crocefisso, sempre
gelosamente custodito di fronte al suo letto”.
Quindi, ha ricordato le parole di Papa Roncalli “offro la mia vita per
la Chiesa, la continuazione del Concilio Ecumenico, la pace nel mondo, l’unione
dei cristiani”. Si è, poi, soffermato sul documento più celebre del suo
magistero, l’Enciclica Pacem in terris, pubblicata
l’11 aprile dello stesso anno in cui Papa Roncalli lasciava il mondo terreno. “Tutta la vita dell’indimenticabile
Pontefice – ha affermato – fu una testimonianza di pace”. Il suo Pontificato,
ha aggiunto, “si rivelò un’altissima profezia di pace, che trovò nella Pacem
in terris la sua compiuta manifestazione, quasi un pubblico ed universale
testamento”.
“Questo
mio venerato Predecessore, che ha lasciato un segno nella storia, ricorda anche
agli uomini del terzo millennio che il segreto della pace e della gioia sta
nella comunione profonda e costante con Dio. Il Cuore del Redentore è la
sorgente dell’amore e della pace, della speranza e della gioia”.
E qui ha levato un’invocazione a Maria, affinché aiuti i
Cristiani “a perseverare con la parola e con l’esempio nell’impegno di
testimoniare la pace per contribuire all’edificazione della civiltà
dell’amore”. Al termine della
catechesi, il Papa ha invitato i pellegrini raccolti in piazza San Pietro a
pregare affinché la visita apostolica in Croazia dia buoni frutti. Non mancando
di tratteggiare lo scopo di questo terzo viaggio in una terra, ha detto,
“segnata dalla testimonianza di intrepidi discepoli del Vangelo”.
“Lo scopo è quello di confermare nella fede i
fratelli e le sorelle della comunità cattolica, che al tempo della persecuzione
religiosa sono rimasti fedeli a Cristo, e non temono di affrontare le sfide del
momento presente per continuare ad annunciarlo con coraggio”.
In questi tredici anni dalla riconquistata indipendenza,
ha proseguito, i croati “hanno consolidato le strutture ecclesiali ed ora si
dedicano a una più incisiva azione evangelizzatrice”. Infine, ha affidato
questo centesimo Viaggio apostolico alla Vergine Santa, tanto venerata in
Croazia, affinché guidi i suoi passi e ottenga per il popolo croato “una
rinnovata primavera di fede e di civile progresso”.
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Per la
terza volta nel suo pontificato, dunque, Giovanni Paolo II si recherà in
Croazia. La prima città visitata dal Pontefice sarà Rijeka, dove alle 16,45 di
domani è previsto l’arrivo dell’aereo papale. Il viaggio apostolico, che si
concluderà il 9 giugno, si presenta ricco di eventi dal profondo significato
umano e religioso. C’è grande attesa, in particolare, per la beatificazione di
suor Marija Petković, il 6 giugno a Dubrovnik. Il popolo croato ricorda
ancora con grande affetto e viva emozione le visite del 1994 e del 1998. Due
momenti forti per la Croazia, come spiega il rettore del Pontificio Collegio
croato di San Girolamo, mons. Jure Bogdan, al microfono di Luca Collodi:
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R. –
Noi non abbiamo potuto accoglierlo nel nostro Paese i primi anni del suo
Pontificato. Ma con la democratizzazione, la proclamazione dell’indipenden-za,
da noi è scoppiata la guerra e il Santo Padre ci è stato molto vicino, è stato
con noi e ha sofferto con noi, ha fatto moltissimi appelli per bloccare la
guerra e per democratizzare il nostro ambiente, la nostra società e il nostro
Paese. Poi, la sua seconda visita, nel ’98, è stata la visita in cui ha voluto
insieme alla nostra Chiesa proclamare Beato il cardinale Stepinac, il martire
del comunismo. Questa seconda visita è stata una visita della speranza, dove il
Santo Padre ci ha voluto incoraggiare, ci ha voluto anche aprire con le sue
idee, con i suoi messaggi, alla speranza. Diceva sempre: “Non siete soli, siamo
con voi. Andiamo avanti. Non dobbiamo stancarci sulla strada che abbiamo
scelto”
D. – Mons. Bogdan che Paese
invece trova oggi il Papa, soprattutto sul piano culturale?
R. – Sul piano culturale il Santo Padre trova circostanze
nuove. La guerra non c’è più, la Croazia pian piano si sta riprendendo. C’è la
democrazia, c’è la società che vorrebbe andare avanti. Ma ci sono, possiamo
dire, molti freni della storia recente, sia del comunismo, sia della guerra. La
Croazia si apre completamente ai valori di una cultura, di una civiltà
occidentale europea, radicata nel Vangelo, radicata nella fede cattolica, nella
fede cristiana.
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UNO SLANCIO MISSIONARIO FEDELE AL
CARISMA FRANCESCANO E RISPONDENTE
ALLE
SFIDE DI OGGI: E’ LA CONSEGNA DEL PAPA NEL MESSAGGIO
ALL’ORDINE
DEI FRATI MINORI, RIUNITO AD ASSISI PER IL CAPITOLO GENERALE
- A
cura di Paolo Salvo -
“Il
primato della vita interiore e della santità”, insieme alla “testimonianza
profetica del Regno dei Cieli”, sono richiamati da Giovanni Paolo II, con la
necessità di “una più incisiva azione apostolica nel mondo di oggi”, in un
messaggio per il Capitolo generale dell’Ordine dei Frati Minori, in corso ad
Assisi dal 25 maggio al 21 giugno, sul tema “Fraternità in missione”.
Nel testo, indirizzato al ministro generale padre Giacomo
Bini, il Papa nota il fatto che i francescani abbiano posto “meglio in evidenza
il servizio missionario ed ecclesiale affidato da Cristo al giovane Francesco”
ed auspica che dai lavori capitolari “emergano opportune indicazioni” per
rendere lo “stile” apostolico francescano “sempre più consono alle sfide
dell’epoca moderna”.
“E’ importante – scrive il Pontefice – che l’Ordine
conservi il proprio stile missionario improntato a povertà e vita fraterna,
animato da spirito di contemplazione e dalla sincera ricerca della giustizia,
della pace e del rispetto del creato. E’, altresì, indispensabile che ogni suo
membro e tutte le fraternità collaborino all’edificazione dell’unica Chiesa di
Cristo, in accordo e piena
comunione con i Pastori delle locali
Comunità cristiane”.
Con “un rinnovato spirito di obbedienza” ed “un sincero
desiderio di comunione ecclesiale”, il
Papa raccomanda che l’unico obiettivo di ogni scelta apostolica sia la
“salvezza delle anime”, come avvenne per il Poverello di Assisi, obiettivo che
“lo spinse a promuovere la dignità e i diritti della persona” nonché “la
salvaguardia del creato”.
“Parlare di slancio missionario – aggiunge poi il Papa –
sembra poco realistico anche per il vostro Ordine, tenendo conto della
riduzione del numero dei suoi membri e dell’innalzamento dell’età media
verificatosi in questi anni. Questo, però, più che indurre allo scoraggiamento,
deve spingere piuttosto a intensificare, da una parte, la preghiera perché il
Padrone della messe ‘mandi operai nella sua messe’, e a ricercare, dall’altra,
nuove strategie pastorali e vocazionali”.
“Promuovete e accompagnate le vocazioni con la preghiera
e la testimonianza di vita”, li esorta in particolare Giovanni Paolo II,
sottolineando anche il grande fascino esercitato da Francesco e Chiara d’Assisi sui giovani d’oggi. “Il tradizionale
saio, che abitualmente indossate, richiama già dal primo impatto – nota il Papa
– lo stile di penitenza e di povertà, di mansuetudine e di accoglienza, di
semplicità e di totale consacrazione a Dio che deve contraddistinguervi. Mantenetevi
fedeli al vostro tipico carisma, aprendovi al tempo stesso con saggezza e
prudenza alle esigenze dell’apostolato della nostra epoca”.
In
Brasile, il Papa ha nominato arcivescovo coadiutore di Cuiabà il presule salesiano mons. Mìlton Antonio dos Santos,
finora vescovo di Corumbà.
Sempre in Brasile, il Santo Padre ha accettato la rinuncia
al governo pastorale della diocesi di Juazeiro, presentata dal vescovo mons. José
Rodrigues de Souza, della Congregazione
Redentorista, per limiti di età. Il Pontefice ha quindi nominato vescovo di
Juazeiro il religioso 62enne padre José Geraldo da Cruz, attuale superiore
provinciale dei Padri Agostiniani dell’Assunzione.
In Costa Rica, il Papa ha nominato vescovo di Puntarenas
il sacerdote 53enne Oscar Fernàndez Guillén, del clero diocesano di San José,
finora rettore del Seminario maggiore centrale.
VENERDI’ PROSSIMO 6 GIUGNO A DUBROVNIK
GIOVANNI
PAOLO II PROCLAMA BEATA MARIA DI GESU’ CROCIFISSO PETKOVIC,
FONDATRICE DELLA CONGREGAZIONE RELIGIOSA DELLE FIGLIE
DELLA MISERICORDIA
- A
cura di Giovanni Peduto -
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Era nata a Blato, in Croazia, nel 1892 da una famiglia di
contadini benestanti e praticanti la fede cattolica. Fin da piccola mostrò
nobiltà di spirito, attaccamento alla famiglia e alla Chiesa e sensibilità
verso i bisognosi. Di lei possiamo dire che fu donna forte, innamorata di Dio e
sensibile alle numerose necessità dei suoi conterranei, in particolare degli
orfani e dei poveri.
Ragazza dotata di talento, faceva il catechismo con
dedizione missionaria nella comunità della sua parrocchia. Dirigeva le diverse
associazioni cattoliche e pazientemente si impegnava nell’istruzione religiosa
e nella formazione dei giovani, in modo particolare dei più poveri, occupandosi
anche delle donne ammalate e delle vedove. In età matura, abbracciò il carisma
francescano di misericordia e di minorità e, solidale con i poveri, fondò
dapprima un orfanotrofio a Korčula e, nel 1920, la Congregazione religiosa
delle Figlie della Misericordia, che doveva poi avere una vasta fioritura di
case in tutto il Paese, e successivamente in Argentina, Paraguay, Cile, Perù,
Uruguay, Italia e Spagna.
Non le mancarono ostacoli di ogni genere prima da parte
dei familiari e in seguito dalle persone a lei più vicine, invidiose della sua
opera; ma lei non ha mai ceduto, continuando a lavorare per la promozione spirituale
e materiale dei suoi poveri, nelle cui sembianze riconosceva il volto stanco di
Gesù. Svolse apostolato missionario per vari anni in America Latina,
testimoniando anche lì la misericordia di Dio e promuovendo la dignità della
persona.
Come superiora generale per oltre 40 anni e formatrice
delle sue consorelle, dei bambini e dei giovani, missionaria e benefattrice,
guidava tutti con cuore di madre verso gli orizzonti di eternità, consapevole
che la persona umana vale tanto quanto è davanti a Dio. Sapeva immedesimarsi
per amore di Dio in tutte le sofferenze umane, dai bambini agli adulti, perché
sperimentò sulla sua carne la durezza della croce, a causa di una paralisi che
la fece soffrire per lunghi anni. Seppe trasformare questa sofferenza in una fonte
benedetta di grazia rigenerante per sé e per la sua Congregazione, per i
fratelli e le sorelle del mondo intero.
La sua vita e la sua opera costituirono un dono di
autentico amore verso Dio e verso il prossimo, e di solerte e generoso lavoro
per il Regno di Dio. Nel pomeriggio di
sabato 9 luglio 1966 moriva a Roma all’età di 74 anni. Nel congedarsi dalle sue
figlie spirituali, regalò ad esse il gioioso sorriso di una madre che con amore
perseverante si era aperta alla beatitudine dei poveri in spirito.
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IL TURISMO COLPITO DA GRAVE CRISI DEVE CERCARE NUOVE
VIE
A
SERVIZIO DELLO SVILUPPO E DELLA PACE
-A
cura di Roberta Gisotti -
Riunito
da ieri a Madrid in Spagna il Consiglio esecutivo dell’Organizzazione mondiale
del turismo (Omt). Al centro dei lavori la grave crisi del settore legata ad
una serie di eventi negativi, con forti ripercussioni a livello internazionale:
dagli attentati dell’11 settembre, alla recente guerra in Iraq, all’epidemia
della Sars. Altri temi in dibattito sono la riforma della stessa Omt, lo studio
e la pianificazione delle tendenze, lo
sviluppo del turismo sostenibile, della qualità dell’offerta e la promozione
dei valori etici. Infine la preparazione della prossima Assemblea mondiale dell’Omt, in programma dal 17 al 24 ottobre
a Pechino, in Cina, Paese al centro di grandi preoccupazioni per la polmonite
atipica. Fra gli interventi di stamane a Madrid l’intervento di mons. Piero
Monni, osservatore permanente della Santa Sede. Il servizio di Roberta Gisotti.
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“Il turismo è un prezioso
servizio alla pace”: lo ha detto Giovanni Paolo II e lo ha ripetuto oggi mons.
Piero Monni; ecco perché è bene porre la massima attenzione a questo settore
strategico per lo sviluppo dell’umanità. E perciò “appare impensabile - ha
aggiunto l’osservatore della Santa Sede - che la globalizzazione riguardi solo
l’aspetto economico del turismo e non si accompagnata da una mondializzazione
della solidarietà.” Da qui l’auspicio che l’Omt, divenga una Istituzione
specializzata delle Nazioni Unite.
Mons. Monni non ha nascosto preoccupazioni e rischi circa
la situazione attuale. “Con la crisi – ha detto - dei sistemi politici delle
democrazie liberali”, basate su leggi, tradizioni e istituzioni, “si sta
passando in campo politico all’affermazione di combinazioni nuove”, dove “la
ricchezza e i mezzi di comunicazione” svolgono
un ruolo determinante. Tutto ciò incide sulla mentalità odierna e si
riflette sul mondo del turismo, che lamenta soprattutto l’incertezza di politiche
mirate e a lungo termine, mentre si affermano “nuovi meccanismi di potere” che
incidono negativamente sull’industria turistica, che deve puntare invece alla
qualità e curare in particolar modo la
formazione di tutti gli operatori del settore. Questa è la via – ha concluso
mons. Monni – per porre le basi di “un turismo capace di rappresentare un
sostegno economico e culturale, dagli ampi respiri di libertà e di pace per
ogni Nazione”.
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Apre il giornale, a tutta
pagina, il seguente titolo: “Affido questo mio centesimo Viaggio apostolico
alla Vergine Santa”: Giovanni Paolo II, durante l’udienza generale, raccomanda
alla preghiera l’imminente pellegrinaggio in Croazia, tra una comunità
cattolica che ha conosciuto la persecuzione a causa della sua fedeltà a Cristo.
Allegato al giornale, un
tabloid di 32 pagine - a cura di Giampaolo Mattei - dedicato all’evento.
Nelle vaticane, all’udienza
generale, il Papa ha ricordato l’amato e venerato predecessore Giovanni XXIII,
dal quale scaturisce “un’altissima profezia di pace che ha lasciato un segno
nella storia”.
Una pagina dedicata all'Anno
del Rosario.
Nelle pagine estere, un
articolo dal titolo “La tradizione europea non può essere ridotta
esclusivamente alle fonti pagane e dell’Illuminismo”: il presidente della
Polonia e l’arcivescovo di Gniezno hanno offerto una riflessione sulla
bozza del Preambolo della futura Costituzione dell’Unione Europea.
Medio Oriente: Bush in
Giordania per colloqui con i Premier israeliano e palestinese.
Iraq: si aggrava nel Sud la
situazione alimentare.
Repubblica Democratica del
Congo: l’Ue definisce il suo contributo alla missione dell’Onu nell’Ituri.
Nella pagina culturale, un
articolo di Francesco Licinio Galati sul “primato” della poesia nella
letteratura croata del primo Novecento.
Nella pagina italiana, tra i
temi in evidenza, la giustizia e l’immunità parlamentare.
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4 giugno 2003
DELUSIONE PER I RISULTATI DEL VERTICE G8
DI EVIAN SUI TEMI
DELLA
COOPERAZIONE E DELLO SVLUPPO MONDIALI.
ATTESA
LA VERIFICA DEGLI IMPEGNI ASSUNTI,
ALLA
PROSSIMA CONFERENZA MINISTERIALE DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE
DEL
COMMERCIO A SETTEMBRE A CANCUN, IN MESSICO
-
Intervista con Antonio Tricarico -
E’ il momento dei bilanci per il vertice G8 di Evian. Per
quanto riguarda i temi della cooperazione e dello sviluppo mondiali,
associazioni e organizzazioni non governative temevano alla vigilia che anche
questo summit si limitasse alle sole promesse. Un timore confermato? Al
microfono di Adriana Masotti, sentiamo il parere di Antonio Tricarico,
responsabile della Campagna per la riforma della Banca mondiale:
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R. – Purtroppo, dobbiamo confermare questo giudizio per
quanto riguarda l’economia mondiale e lo sviluppo mondiale. Il G8 non è
riuscito a dare delle risposte forti come ci si attendeva, in particolare le
emergenze erano la questione dell’accesso ai farmaci nei Paesi in via di
sviluppo. Ci sembra di trovare nel linguaggio del comunicato finale
sostanzialmente un impegno piuttosto generico, quando il G8 si era già
impegnato in maniera molto precisa nel finanziamento del Fondo della salute di
Genova, nel 2001, contro l’Aids, la tubercolosi e la malaria e soprattutto
all’interno dell’Organizzazione mondiale del commercio dove era stato raggiunto
un accordo nel novembre del 2001 per facilitare l’accesso ai farmaci nei Paesi
in via di sviluppo. Sulla questione debito ci sembra che il G8 di Evian non
abbia detto molto.
D. – Poi c’è il problema dell’acqua …
R. – Sì, sull’acqua direi che si ribadisce impegni
sacrosanti, cioè di dimezzare il numero di persone, entro il 2015, che
attualmente non hanno accesso all’acqua e soprattutto non hanno neanche servizi
sanitari. Il nostro timore è che si va ad utilizzare risorse esistenti per
l’aiuto allo sviluppo quando invece bisognerebbe parlare di risorse aggiuntive.
Questo G8 ancora una volta ci ha deluso e la società civile non mollerà nel
portare avanti istanze più giuste.
D. – Anche se questo vertice, a differenza di altri, o in
misura maggiore, si era aperto al dialogo e al confronto con i leader anche di
Paesi emergenti …
R. – Senza dubbio. Senza dubbio il nuovo partenariato
dello sviluppo dell’Africa è un aspetto alquanto interessante. E’ chiaro però
che questi scontri continui che sono avvenuti tra Europa e Stati Uniti, anche
in materia commerciale, in realtà allontanano ancora di più i grandi dai veri
problemi del mondo. Ci sembra di capire che questo G8 è stato un passaggio
interlocutorio. Le vere partite sono ancora aperte e di sicuro la prossima
conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio a settembre
a Cancun, in Messico, sarà un ottimo banco di prova per capire quanto,
nell’approccio economico e commerciale, anche questioni ambientali, sociali, di
diritti umani, saranno prese in considerazione in maniera operativa e non
soltanto con impegni generici.
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BAMBINI E GENITORI: SPAZI E TEMPI PER STARE INSIEME
NEI
GIARDINI DI VILLA BORGHESE, A ROMA,
LA
SECONDA SETTIMANA NAZIONALE DELL’INFANZIA
-
Intervista con Chiara Anguissola -
“Tempi
dei bambini, tempi dei genitori” è il titolo della “II Settimana Nazionale
dell’Infanzia” in corso a Roma presso Villa Borghese. La manifestazione, che si
propone di favorire uno scambio di opinioni e di esperienze tra bambini, genitori
ed esperti del settore, è organizzata dall’Associazione “Settimana Nazionale
dell’Infanzia” con il patrocinio del Comitato Italiano dell’Unicef e del Centro
di Informazione di Roma dell’Onu ed è posta sotto l’Alto Patronato della
Presidenza della Repubblica. Il
servizio è di Maria Di Maggio.
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(musica)
Per
un’intera settimana Villa Borghese si trasforma in un mondo a misura di
bambino. Il polmone verde di Roma, infatti, ospita fino all’8 Giugno prossimo
la seconda edizione della Settimana Nazionale dell’Infanzia, quest’anno sul
tema “Tempi dei bambini, tempi dei genitori”. La manifestazione, che riunisce
esperti ed addetti ai lavori di tutta Italia,
propone ai bambini un ventaglio di eventi culturali ed educativi di
grande interesse ma soprattutto tanti momenti dedicati al gioco ed alla
creatività. Ascoltiamo ai nostri microfoni Chiara Anguissola, Presidente
dell’Associazione “Settimana Nazionale
dell’Infanzia”, a cui abbiamo chiesto quali sono le tematiche affrontate
quest’anno dalla manifestazione.
R. –
Diverse tematiche, dalla casa, alla scuola, ai giochi, i media education, i genitori
in terra straniera, i bambini in terra straniera e le potenzialità inespresse,
la famiglia ed il mondo, ecco, tutto verrà legato per arrivare come obiettivo
ad attivare un osservatorio che annualmente, pubblicamente, faccia il punto del
mondo del bambino, quindi sia da supporto ai vari osservatori che già esistono.
Mettere a confronto normativa e realtà in materia d’infanzia in Italia e in
Europa, essere punto di incontro tra istituzione, associazionismo civile e volontariato
e creare un evento non togato e di rigore scientifico ma aperto ai contributi
dei cittadini”.
D. – Il
titolo dell’edizione 2003 della “Settimana nazionale dell’infanzia” è ‘Tempi
dei bambini, tempi dei genitori’. Perché la scelta di questo titolo?
R. –
Perché sembra del tutto naturale che i genitori mantengano il proprio ruolo e
invece, purtroppo, la quotidianità, così difficile e pesante per molti, rischia
di far perdere poi la direzione dell’essere educatore e quindi di essere
d’esempio e, a proposito, vorremmo chiedere ai genitori di fermarsi a giocare
con i bambini, coi propri figli anche una mezz’oretta al giorno, ma tutti i
giorni. Di chiudere un attimo tutti i problemi e le negatività che uno si porta
dietro o anche le gioie e le soddisfazioni del lavoro, di staccarsi, di
ascoltare e di sedersi per terra e mettersi a misura di bambino e in più, prima
di andare a dormire, i famosi 10 minuti che molte mamme e molti papà fanno - ma
ancora troppo pochi - di buona e sana lettura per staccarli dalle immagini
televisive, poco distensive prima del sonno.
D. –
Che cosa si propone di comunicare ai bambini nella seconda edizione della
“Settimana nazionale dell’infanzia”?
R. – Di
mantenere i propri colori, i propri colori di gioia, di cuore, di mente positiva
ed anzi, di arricchimento nei nostri confronti, perché veramente ogni secondo
che noi ascoltiamo e vediamo un bimbo in crescita, c’è da imparare.
(musica)
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4 giugno 2003
I VESCOVI ITALIANI, MENTRE
AUSPICANO UN POSITIVO ESITO DEL PROCESSO DI PACE
IN MEDIO ORIENTE,
INCORAGGIANO LE VARIE COMPONENTI DELLA CHIESA
A RIPRENDERE I PELLEGRINAGGI E AD AVVIARE GEMELLAGGI.
QUESTO UNO DEI PUNTI
DEL COMUNICATO FINALE SUI LAVORI DELL’ASSEMBLEA
GENERALE
DEI VESCOVI RESO NOTO IERI.
ROMA. = Preoccupata e solidale
attenzione alla condizione della Terra Santa,
è espressa dai vescovi italiani
nel comunicato finale sui lavori dell’Assemblea generale conclusa in Vaticano
il 23 maggio scorso, reso noto ieri. Insieme all’auspicio di un esito positivo
del processo di pace, i vescovi riaffermano l’impegno della Chiesa italiana a
favore dei cristiani di Terra Santa. Segno tangibile è stato il pellegrinaggio
che una delegazione di vescovi italiani, guidata dal segretario generale della
Cei, mons. Giuseppe Betori, ha compiuto nella settimana dopo Pasqua. Anche
grazie a questo incontro diretto, la Chiesa italiana ha individuato possibili
forme di cooperazione per incoraggiare e sostenere la permanenza dei cattolici
in Terra Santa, sia favorendo la ripresa dei pellegrinaggi, sia avviando
gemellaggi e assicurando interventi di sostegno su specifici settori, tra cui
“costruzione di case; circolazione in Italia di prodotti artigianali là
realizzati; sostegno all’istruzione nelle scuole; azione assistenziale nei
confronti delle famiglie, delle parrocchie, degli ospedali e delle case di
accoglienza per situazioni di disagio”. A tale impegno “sono chiamate le
diocesi, le parrocchie, gli istituti di vita consacrata, le aggregazioni
ecclesiali”. I vescovi esprimono poi particolare attenzione al cammino
dell’Unione europea. Ribadiscono che nel Trattato costituzionale vi sia
esplicito riconoscimento del ruolo che il cristianesimo ha avuto e continua ad
avere per l’identità stessa dell’Europa. I vescovi chiedono inoltre “una
costante attenzione per i risvolti etici della legislazione comunitaria, nella
convinzione che i principi della morale cristiana e le prospettive della
dottrina sociale della Chiesa possono essere di giovamento alla promozione
dell’autentico bene di tutti i popoli d’Europa”. (C.C.)
APPROVATA LA SHARIA
CIOE’ LA LEGGE ISLAMICA IN UNA PROVINCIA DEL NORD OVEST DEL PAKISTAN.
IN SEGNO DI PROTESTA 24 SINDACI IN MAGGIOR PARTE
MUSULMANI
SI DIMETTONO.
MUSULMANI MODERATI, CRISTIANI, INDU’ E SIK CONDANNANO
IL PROVVEDIMENTO. IN PROGETTO UN RICORSO ALLA
CORTE FEDERALE:
LA SHARIA E’ IN CONTRASTO CON LA COSTITUZIONE
PACHISTANA.
ISLAMABAD. = Il 2 giugno la sharia, cioè la legge islamica è stata
approvata all’unanimità dall’assemblea della provincia di Frontiera del Nord
Ovest, al confine con l’Afghanistan, governata da una coalizione di sei partiti
islamici, la Muttahida Majlis-eAmal (MMA) al potere dall’ottobre del 2002. Il
primo ministro della provincia, Akram Durrani – come informa l’agenzia Fides –
ha annunciato che “non ci sarà posto per chi non osserva la sharia”. La legge
islamica prevede pene come l’amputazione di un arto in caso di furto, la
lapidazione per l’adulterio e stabilisce l’insegnamento obbligatorio della
religione musulmana nelle scuole. Le prime reazioni contrarie al provvedimento
giungono dalla società civile: per protesta 24 sindaci della Provincia, in
maggior parte musulmani, hanno dato le dimissioni, come ha annunciato il
sindaco di Peshwar, Azam Afridi. Gruppi e organizzazioni a difesa dei diritti
civili temono soprattutto per il diritti delle donne. La “All Pakistan
Minorities Alliance”, che riunisce rappresentanti cristiani, indù e sik, ha
condannato il provvedimento per voce di Pervez Rafik: “La religione non deve
interferire sulla vita politica”. Alcune organizzazioni stanno preparando un
ricorso alla Corte federale essendo la sharia in contrasto con la Costituzione
del Pakistan, disegnata come Stato laico, garante delle minoranze religiose.
Padre Jacob Dogra, vicario della diocesi di Islamabad-Rawalpindi che comprende
il territorio della Provincia ha dichiarato a Fides: “Siamo preoccupati. Nella
Provincia vi sono alcuni leader religiosi islamici integralisti. A parte
sporadici episodi di violenza subiti in passato, sinora i cristiani svolgono
regolarmente il loro lavoro a fianco di musulmani. Siamo nelle mani di Dio”.
(C.C.)
150 BIBBIE
IN 18 LINGUE DALL’ARABO AL CINESE DALL’ALBANESE AL TURCO VERRANNO CONSEGNATE
DOMANI
AI DETENUTI DELLA CASA CIRCONDARIALE
DI MONTORIO DIOCESI DI VERONA, IN RISPOSTA ALLA
LORO RICHIESTA –
UNA INIZIATIVA PROMOSSA DAL SINODO DIOCESANO
CONGIUNTAMENTE
CON LE COMUNITA’ VALDESE, RUMENO ORTODOSSA, RUSSO
ORTODOSSA E LUTERANA
VERONA. = “Il gesto di portare
la Bibbia in carcere segna una tappa nel percorso ecumenico che procede e
progressivamente si rafforza”. E’ quanto ha evidenziato la pastora valdese di
Verona, Letizia Tomassone. 150 Bibbie in 18 lingue: dall’arabo al serbo-croato,
dal russo al cinese, dall’albanese al turco, verranno consegnate ai detenuti
della Casa Circondariale di Montorio, nella diocesi di Verona. L’iniziativa è
stata promossa dalle Chiese cristiane,
cioè dalla Segreteria del sinodo diocesano insieme alla comunità
valdese, rumeno-ortodossa, russo-ortodossa e luterana. “Vuol essere – afferma
don Sergio Gaburro, delegato diocesano per l’ecumenismo e il dialogo – una
risposta alla richiesta di poter avere a disposizione il testo della Bibbia,
espressa dai detenuti provenienti da diverse nazioni e appartenenti a diverse
confessioni cristiane”. L’iniziativa si inserisce nell’ambito del Sinodo
diocesano che la comunità cattolica di Verona sta vivendo dal maggio dello
scorso anno. (C.C.)
“UN SEGNO DI UMANITÀ ED AMICIZIA” TRA
AUSTRALIA E TIMOR EST,
LA DECISIONE DI CAMBERRA DI CONCEDERE IL PERMESSO DI RESIDENZA PERMANENTE A 400 RIFUGIATI EST TIMORESI –
ALL’ESAME ALTRI 1400 RICHIEDENTI ASILO
RIFUGIATI NEL PAESE DA CIRCA UN DECENNIO.
DILI. = Il governo di Dili ha espresso soddisfazione per la
decisione di Canberra di concedere un permesso di residenza permanente a 400
rifugiati est timoresi. Il destino degli oltre 1800 richiedenti asilo
provenienti da Timor Est e rifugiatisi in Australia da circa un decennio è una
delle questioni aperte tra i due Paesi. La scelta di Canberra è stata
interpretata come “un segno di umanità ed amicizia tra i due Paesi” dal console
est timorese in Australia Abel Guterres, secondo il quale permettere ai
rifugiati di restare “è una ottima cosa sia per Timor est che per l’Australia:
questa gente sarà come un ponte tra i due popoli”. Il ministro per
l’immigrazione australiano, Philip Roddock, ha annunciato ieri che il governo
ha deciso di rilasciare un ‘visto speciale’ ad alcune centinaia di est timoresi
e di procedere poi ad un esamina caso per caso per i rimanenti altri. Il
governo federale australiano negli ultimi anni sta applicando sempre più una
politica restrittiva nei confronti dell’immigrazione e dei richiedenti asilo.
Ora ha comunicato di stare valutando le richieste di altri 200 rifugiati da Est
Timor. I rappresentati legali dei richiedenti asilo avevano sollecitato
l’estensione del permesso di soggiorno a tutti i rifugiati dalla piccola nazione
resasi autonoma dall’Indonesia dopo un lunga lotta di liberazione che ha visto
i suoi momenti più tragici nel 1998, alla vigilia del referendum
sull’indipendenza, ed che oggi uno dei partner commerciali più promettenti per
l’Australia. (C.C.)
CORAGGIOSA INIZIATIVA,
STAMATTINA, DI DUE MISSIONARI COMBONIANI.
SI
SONO INCATENATI ALLA FINESTRA DELLA QUESTURA PER PROTESTARE
CONTRO
LE RETATE INDISCRIMINATE DELLE FORZE DELL’ORDINE NEI CONFRONTI
DEGLI
IMMIGRATI AFRICANI DELL’AREA DI CASTELVOLTURNO.
CASERTA.
= Due missionari comboniani si sono incatenati questa mattina ad una finestra
della questura di Caserta per protestare contro le operazioni che le forze
dell’ordine hanno compiuto nei confronti di numerosi immigrati di origine
africana che vivono nell’area di Castelvolturno. Si tratta di padre Giorgio
Poletti, 62 anni, già missionario in Mozambico e del suo confratello Francesco
Nascimbene, 50 anni, già missionario in Ecuador. Entrambi sono membri della
comunità comboniana per gli immigrati di Castelvolturno. Alla agenzia Misna,
che è riuscita a raggiungerli telefonicamente, hanno spiegato che con il loro
gesto intendono sensibilizzare l’opinione pubblica sulle drammatiche condizioni
di vita degli immigrati, soprattutto gli africani, che vengono fatti oggetto
anche di retate indiscriminate. Resteranno incatenati fino a quando le autorità
locali non prenderanno provvedimenti per porre fine ad una situazione definita
estremamente grave. I due missionari hanno ricevuto poco fa la visita del
vescovo di Caserta, mons. Raffaele Nogaro, che ha espresso loro il proprio
sostegno. (S.C.)
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4 giugno 2003
- A cura di Giada Aquilino -
Impegni precisi sull'attuazione
della 'Road map', il percorso di pace per il Medio Oriente tracciato da Stati
Uniti, Onu, Unione europea e Russia. E’ l’obiettivo degli incontri che il
presidente americano George Bush ha intrecciato, oggi ad Aqaba, in Giordania,
con i premier israeliano Ariel Sharon e palestinese Abu Mazen. E le parti in
causa hanno detto la loro, come riferisce Graziano Motta:
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Da una parte e dall’altra, sono state ribadite delle
posizioni ritenute “pregiudiziali”. Così il primo ministro Sharon ha affermato
che Israele accetterà la nascita di uno Stato palestinese se sarà smilitarizzato
e sarà “la casa della diaspora palestinese”, precisando che mai Israele potrà
accettare il ritorno nel suo territorio dei profughi, volendo preservare il
carattere dello Stato ebraico. Ora, queste due condizioni facevano parte delle
riserve da lui mosse alla Road map, che gli Stati Uniti hanno promesso di
considerare ma non hanno recepito in essa. Se Sharon ha voluto ricordarle è perché
da parte sua Abu Mazen ha ribadito l’impegno che la Road map sia applicata
subito e senza compromessi, ovvero senza modifiche. Ha pure sottolineato la
determinazione a far cessare l’Intifada armata: da qui, nuovi appelli ai gruppi
combattenti - e in particolare a quelli fondamentalisti di Hamas - ad accettare
una tregua. Se la calma regnerà nelle prossime due settimane – ha detto Nabil
Shaath, ministro palestinese per le relazioni esterne – il processo di pace
potrà considerarsi avviato e nessuno potrà fermarlo.
Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.
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“Attaccare
l’Iran significherebbe commettere un suicidio”. Davanti a migliaia di iraniani,
l’ayatollah Ali Khamenei ha lanciato stamattina questo avvertimento agli Stati
Uniti, accusati di atteggiamento ostile nei confronti di Teheran. Ma Washington
deve ancora fare i conti con l’Iraq: i principali gruppi dell’ex opposizione
giudicano “inappropriato” il piano statunitense per il governo provvisorio di
Baghdad. E sta pure innescando polemiche il mancato ritrovamento delle armi di
distruzione di massa, che sarà oggetto di indagini del Parlamento britannico e
del Senato americano. Sentiamo Paolo Mastrolilli:
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Lo scopo è
capire se il governo di Londra possedeva notizie di intelligence sbagliate -
quando aveva citato il pericolo imminente proveniente dalle presunte armi di
Saddam come ragione principale per lanciare l’invasione - oppure se ha mentito
in maniera premeditata, allo scopo di convincere della necessità di attaccare
Baghdad. Il premier Blair ha respinto ogni accusa, avendo sempre sostenuto che
le armi c’erano e verranno trovate col tempo. Alcuni membri del suo stesso
partito, però, lo hanno criticato, avanzando il sospetto che abbia manipolato i
rapporti dei servizi segreti per giustificare la guerra. Lo stesso problema è stato sollevato negli Stati Uniti
soprattutto dai media che erano contrari all’intervento. La pressione, però, è
diventata abbastanza forte da spingere il capo della Commissione Forze Armate a
promettere una serie di audizioni pubbliche per chiarire se ci sia stato un
errore da parte della Cia o se il governo abbia forzato il significato delle informazioni
di cui disponeva. La Casa Bianca e il Pentagono, invece, sostengono che le
armi, indicate come la ragione principale per la guerra, esistevano e hanno
mandato una nuova squadra di 1.400 esperti a cercarle.
Da New York per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Il ministro degli Esteri russo,
Igor Ivanov, ha intanto chiesto all’Iran di firmare il protocollo addizionale al Trattato di non
proliferazione, che consentirebbe ispezioni a sorpresa alle installazioni nucleari
iraniane. Secondo Mosca, un provvedimento in tal senso da parte delle autorità
di Teheran farebbe diminuire le preoccupazioni internazionali sul
programma nucleare iraniano.
Nuova strage in Algeria. Dodici
persone sono state assassinate ieri sera da un gruppo di integralisti islamici
ad un falso posto di blocco nelle vicinanze di Boumedfa, circa 17 chilometri ad
ovest di Algeri. Due i feriti.
“Un testo equilibrato e senza alternative”. E’ quanto ha invocato il
presidente della Commissione europea Romano Prodi, ribadendo le proprie
preoccupazioni per la nuova Costituzione europea. Parlando davanti al
Parlamento di Strasburgo, Prodi ha invitato la Convenzione a presentare un
documento “che getti le fondamenta dell’Europa per molti anni e ne assicuri la presenza
e l’indipendenza sulla scena nazionale”. Il presidente della Convenzione Ue ha
anche criticato il diritto di veto, accusato di paralizzare le istituzioni.
Sarebbe stata causata dal gas la forte esplosione che ha sconvolto oggi
un edificio del centro di Parigi. Il bilancio parla di almeno 17 feriti, tre
dei quali gravi. Davanti al palazzo, completamente crollato, i pompieri hanno
installato un posto di soccorso medico.
E intanto la riforma delle pensioni e della scuola
continua a movimentare la Francia. Ieri in Parlamento, il premier Raffarin ha
mostrato tranquillità, sostenendo che la protesta è in declino. Ma i segni del
malessere sociale non si sono placati, come ci riferisce Francesca Pierantozzi:
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Centinaia di migliaia di
persone sono scese per le strade delle maggiori città per dire no ai 42 anni di
contributi per tutti i dipendenti del settore pubblico e privato. Gravi disagi
si sono avuti nei trasporti pubblici, anche se non c’è stata la paralisi totale
annunciata dai sindacati. Grave, invece, il caos nel traffico aereo: l’80 per
cento dei voli in arrivo e in partenza dagli aeroporti francesi sono stati
cancellati e la protesta continua ancora per due giorni. Problemi anche nelle
scuole dove gli insegnanti sono in sciopero per le pensioni e per la riforma
voluta dal ministro della Pubblica istruzione. A rischio gli esami di maturità,
che potrebbero addirittura slittare. I sindacati non intendono cedere e hanno
indetto per il prossimo 10 giugno una ennesima giornata di mobilitazione
nazionale.
Francesca Pierantozzi, per la
Radio Vaticana.
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E proteste analoghe sono in
atto anche in Austria, dove quello di ieri è stato il più imponente sciopero
generale degli ultimi 50 anni. Ha incrociato le braccia circa un milione di
lavoratori. Le manifestazioni non hanno comunque fermato il governo, che nel
pomeriggio ha dato il via libera alla contestata riforma delle pensioni.
Quattordici anni fa, nella
notte tra il 3 e il 4 giugno 1989, i carri armati cinesi scendevano in piazza
Tienanmen, a Pechino, contro gli studenti che da giorni protestavano, chiedendo
più democrazia: allora centinaia di giovani e lavoratori furono uccisi dai
soldati dell’Esercito popolare cinese. L’anniversario è stato ricordato oggi
con una grande manifestazione ad Hong Kong, mentre in Cina il governo giudica
ancora “controrivoluzionari” i movimenti di 14 anni fa. Ma che significato ha
commemorare oggi le vittime di piazza Tienanmen? Risponde padre Bernardo
Cervellera, direttore della pubblicazione Asia News del Pontificio
Istituto Missioni Estere:
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R. – Un significato che riguarda i lutti, le vittime. Ci
sono le madri di piazza Tienanmen, quelle cioè che hanno avuto dei figli uccisi
nella notte tra il 3 e il 4 giugno dell’89, che continuamente chiedono al
governo di far luce su questo che considerano un assassinio. Tali donne allo
stesso tempo chiedono che si riveda il giudizio sul movimento democratico di
piazza Tienanmen,
perché il governo e il partito hanno liquidato tutta la faccenda come “movimento
controrivoluzionario” e quindi contro la Cina.
D. – Eppure le autorità cinesi hanno risposto ‘no’ a
questo gruppo di madri di piazza Tienanmen…
R. – Esatto. Il governo non vuole assolutamente cambiare
questo giudizio, perché dice che il fatto di aver bloccato il “movimento
controrivoluzionario” ha permesso un grande sviluppo economico della Cina:
quindi l’entrata nell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), il divenire
della Cina una grande potenza internazionale e così via. In realtà il problema
della democrazia sussiste ancora: intellettuali, accademici, operai e contadini
chiedono continuamente più democrazia.
D. – Quest’anno l’anniversario di piazza Tienanmen cade in piena emergenza Sars.
Qual è il clima per la popolazione?
R. – La popolazione è abbastanza spaventata per la Sars ed
effettivamente questo ha contribuito, un po’ come il massacro di Tienanmen, a diminuire la stima verso la
leadership.
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E’ salito a 11 il bilancio
delle vittime dello scontro fra treni avvenuto ieri sera a Chincilla, nei
pressi di Albacete, in Spagna. Al momento 16 persone sono ancora disperse. Il
premier spagnolo, Josè Maria Aznar, visiterà oggi il luogo della collisione.
Un centinaio di manifestanti serbi ha duramente contestato
oggi il governatore delle Nazioni Unite in Kosovo, Michail Steiner. Il
rappresentante Onu si era recato nel villaggio di Obiliq - una quindicina di
chilometri a nord ovest di Pristina - per rendere omaggio ai tre serbi
massacrati la notte scorsa nella loro abitazione, in una probabile strage a
sfondo etnico.
Un accordo di principio è stato trovato oggi a Bruxelles
dagli ambasciatori del Comitato politico e di sicurezza dell’Unione europea a
proposito del contributo europeo alla forza multinazionale di pace nella
Repubblica Democratica del Congo. All’incontro ha preso parte anche l’alto
rappresentante Ue per la Politica estera, Javier Solana. La missione in Congo
avrà il compito di ristabilire la sicurezza nella regione dell’Ituri, nell’est
dell’ex Zaire, sconvolta dagli scontri etnici tra Hema e Lendu.
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