RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 153 - Testo della
Trasmissione di lunedì 2 giugno 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Sul turismo mondiale in crisi un incontro a Madrid con la
presenza della Santa Sede.
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Notizie utili e preghiere on line sul nuovo sito internet del
Santuario mariano di Lourdes
Dopo
il faccia a faccia con Chirac al G8 di Evian, Bush comincia la sua missione in
Medio Oriente: da oggi sarà in Egitto e poi in Giordania
Israele
smantellerà una decina di insediamenti illegali nei Territori
Ancora
massacri nel Congo ex Zaire: gli Hema accusano i Lendu di aver ucciso 352
civili.
2 giugno 2003
LA PACE TRA ISRAELIANI E PALESTINESI POTRA’ ESSERE
RAGGIUNTA SOLO
NELLA COESISTENZA DI DUE STATI INDIPENDENTI E
SOVRANI:
LO HA
RIBADITO IL PONTEFICE NEL DISCORSO AL NUOVO AMBASCIATORE ISRAELIANO PRESSO LA
SANTA SEDE, ODED BEN-HUR, RICEVUTO STAMANI IN VATICANO
PER LE
LETTERE CREDENZIALI
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
La
Santa Sede è convinta che il conflitto israelo-palestinese potrà essere risolto
solo con “due Stati indipendenti e sovrani”. Così, Giovanni Paolo II nel discorso
all’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Oded Ben-Hur, ricevuto,
stamani, in udienza in Vaticano per la presentazione delle lettere credenziali.
Il Pontefice ha sottolineato il “comune desiderio di lavorare assieme per
costruire un mondo di pace e sicurezza” non solo in Medio Oriente, ma in ogni
parte del pianeta. Un obiettivo, ha detto, che non si può raggiungere da soli,
ma “con l’intera comunità internazionale”. Giovanni Paolo II non ha, poi,
mancato di rivolgere l’attenzione alle difficili condizioni in cui vivono le
comunità cristiane in Terra Santa e ha ribadito con forza la necessità di una
soluzione negoziata, non unilaterale, sullo status di Gerusalemme. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
**********
Oggi,
come forse mai in passato, ha affermato il Papa, l’umanità sente il “bisogno
urgente di sconfiggere la violenza e il terrore, di sradicare l’intolleranza e
il fanatismo” per costruire un’era di giustizia, riconciliazione e armonia tra
gli individui e le nazioni. Una necessità, ha aggiunto, che “probabilmente in
nessun luogo è sentita in modo più acuto che in Terra Santa”. E’ indubbio, ha
rilevato, che “i popoli abbiano il diritto di vivere in sicurezza”. D’altro
canto, questo diritto, ha sottolineato, “implica un corrispondente dovere: il
rispetto dei diritti degli altri”. Per tale ragione, ha affermato, come la
violenza e il terrorismo “non potranno mai essere mezzi accettabili”, così “le
ritorsioni non potranno condurre ad una pace giusta e duratura”. Ribadendo che
“gli atti terroristici vanno sempre condannati come crimini contro l’umanità” e
che ogni Stato ha “l’innegabile diritto di difendersi dal terrorismo”, ha,
tuttavia, avvertito che “questo diritto deve sempre essere esercitato nel
rispetto di limiti morali e legali riguardo alle finalità e i mezzi”
utilizzati.
E’
essenziale, ha affermato, che israeliani e palestinesi possano vivere in “due
Stati indipendenti e sovrani”. E’ tempo dunque che “offrano segni della loro
determinazione per raggiungere una coesistenza pacifica”. Così facendo, ha
detto ancora, si darà “un contributo senza prezzo alla costruzione di relazioni
di mutua fiducia e cooperazione”. In tale contesto, il Pontefice si è detto
compiaciuto per il recente voto dell’esecutivo israeliano in favore della
“road-map”, il processo di pace per il Medio Oriente. “La posizione del governo
– ha dichiarato – è un segno positivo di speranza e incoraggiamento”. Questioni
difficili quali la vicenda dei profughi palestinesi e gli insediamenti
israeliani, come anche la definizione dello status dei luoghi santi della città
di Gerusalemme vanno affrontati “in aperto dialogo e attraverso un negoziato
sincero”. Nessuna decisione, ha rimarcato, deve “essere assunta
unilateralmente”, giacché la “reciproca comprensione e la solidarietà
richiedono che il sentiero del dialogo non sia mai abbandonato”.
Di qui,
il Papa ha rivolto l’attenzione ai rapporti tra cattolici ed Israele, a dieci
anni dall’accordo siglato da Santa Sede e Stato ebraico, che ha pienamente
riconosciuto la personalità giuridica delle istituzioni della Chiesa. In
particolare, Giovanni Paolo II ha espresso la speranza che l’attuale clima di
cooperazione e amicizia permetta il superamento di alcune difficoltà che i
cattolici affrontano quotidianamente in Terra Santa, come l’accesso ai luoghi
sacri e l’isolamento delle comunità cristiane. Superare queste difficoltà, ha
dichiarato, “non servirà solo ad accrescere il contributo della Chiesa
cattolica alla società israeliana, ma rafforzerà anche le garanzie di libertà
religiosa” in Israele. Il Papa ha concluso il suo discorso ricordando con
emozione la visita in Terra Santa nell’anno giubilare. Un pellegrinaggio di
speranza, ha ricordato. “Speranza che il XXI secolo conduca ad una nuova
solidarietà tra i popoli”, nella convinzione che sviluppo, giustizia e pace non
saranno ottenuti davvero, a meno che non siano condivisi da tutti.
**********
Nel suo indirizzo di saluto,
l’ambasciatore Oded Ben-Hur – 52enne, sposato con tre figli – ha ringraziato
Giovanni Paolo II per il suo straordinario contributo nel pavimentare una nuova
strada nelle relazioni tra Chiesa cattolica e popolo d’Israele. Il diplomatico
si è soffermato sulla visita del Pontefice in Terra Santa. Un pellegrinaggio,
ha detto, che ha lasciato un eccezionale senso di umanità, rafforzato dal suo
messaggio di pace e riconciliazione. Quindi, il diplomatico – già ambasciatore
a Riga e console generale a Bombay – ha garantito l’impegno del governo
israeliano per la protezione di quei
luoghi santi ad ebrei, cristiani e musulmani. In particolare, Oded Ben-Hur ha
assicurato che è interesse di Israele la salvaguardia dei luoghi santi
cristiani, la libertà di accesso ad essi e il benessere delle comunità
cristiane in Terra Santa.
Nel
corso della mattinata, il Papa ha ricevuto in due diverse udienze il presule tedesco
mons. Heinz Josef Algermissen, vescovo di Fulda, nella Repubblica Federale di
Germania, e un vescovo della Conferenza episcopale dell’India, mons. Varghese
Chakkalakal, della diocesi di Kannur, in visita “ad Limina”.
L’IRAQ
DEL DOPO SADDAM, LA SITUAZIONE IN TERRA
SANTA
E
L’EMERGENZA SANITARIA IN AFRICA I TRE TEMI-CARDINE DELL’UDIENZA
DEL
PONTEFICE AL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO, COLIN POWELL
- A
cura di Alessandro De Carolis -
La
strada verso la pace imboccata con cautela dal Medio Oriente, insieme alla
questione della ricostruzione sociale e democratica dell’Iraq e alla situazione
delle epidemie in Africa, sono gli argomenti che hanno occupato lo spazio della
successiva udienza di stamani, concessa da Giovanni Paolo al segretario di
Stato americano, Colin Powell. Un’udienza importante per molti versi: non solo
per i temi di stretta attualità sul tappeto, ma soprattutto per essere il primo
incontro ai massimi livelli tra la Santa Sede e un esponente della Casa Bianca
dalla conclusione della Seconda Guerra del Golfo. Nel febbraio scorso, lo
ricordiamo, il Papa in prima persona si adoperò instancabilmente per evitare lo
scoppio delle ostilità incontrando in rapida successione l’ex vicepremier
iracheno, Tarek Aziz, il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, e il premier
britannico, Tony Blair. E incaricando, contemporaneamente, il cardinale Roger
Etchegaray e il cardinale Pio Laghi di volare rispettivamente a Baghdad e Washington
per portare un messaggio del Pontefice all’ex capo di Stato dell’Iraq, Saddam
Hussein, e al presidente americano, George Bush.
Il colloquio
personale di oggi tra Giovanni Paolo II e Colin Powell è durato circa mezz’ora
e successivamente, come da protocollo, il capo della diplomazia statunitense si
è intrattenuto con il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, e il
segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Jean-Louis Tauran – colloquio
quest’ultimo che si è concluso meno di un’ora fa. Sui contenuti dell’udienza,
Alessandro De Carolis ha sentito il direttore della Sala Stampa vaticana, Joaquín
Navarro Valls:
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R. – Si è parlato subito della ricostruzione materiale e
politica dell’Iraq, che naturalmente deve poter contare sulla cooperazione della
comunità internazionale riservando una particolare attenzione – questo è sempre
dal punto di vista del Papa e della Santa Sede un punto importante – ai diritti
fondamentali come il diritto alla libertà religiosa.
D. – In che modo si è parlato del capitolo della Terra
Santa?
R. – Si è parlato naturalmente delle prospettive che si
aprono con la road-map, le prospettive che si aprono per la regione intera e si
è auspicato che i due Stati – israeliano e palestinese – possano finalmente
godere della stessa sicurezza, della stessa sovranità. E’ un punto di vista che
è stato condiviso naturalmente dal signor Powell.
D. – E un po’ a sorpresa, anche l’Africa ha trovato spazio
all’interno di questa udienza ...
R. – Sì. Io penso che non si sarebbe potuto ometterla. C’è
stato uno scambio di opinioni sulla situazione in Africa, in modo particolare
sulla lotta contro le malattie epidemiche che sempre vede operanti sul luogo le
diverse istituzioni assistenziali e caritative della Chiesa cattolica. E’ un
tema che è stato sollevato nei colloqui di questa mattina.
D. – Un’ultima domanda, dottor Navarro: in che clima si è
svolto l’incontro di questa mattina?
R. – Direi in un clima cordiale; si è partiti dalla
situazione attuale nel mondo in queste aree che hanno formato l’oggetto dei
colloqui, in qualche modo si sentivano anche le parole che pochissimi giorni fa
a Cracovia il presidente Bush aveva detto con riferimento al Papa dicendo che
naturalmente era uno dei leader più importanti del presente nel mondo; quindi
il clima è stato veramente cordiale.
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Prima di
giungere in Vaticano, Colin Powell aveva incontrato questa mattina alle dieci,
a Villa Doria Pamhpili, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini.
Alla fine del faccia a faccia, entrambi si sono intrattenuti con i giornalisti.
Andrea Sarubbi era presente per noi alla conferenza stampa:
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È un
Powell ottimista, quello che lascia Villa Pamphili per raggiungere il Papa.
Ieri sera ha sentito William Burns, l’inviato statunitense in Medio Oriente, ed
ha ricevuto notizie “incoraggianti”. Tanto da affermare che dal vertice di Aqaba
non si tornerà a mani vuote, e da motivarlo con due importanti novità politiche.
Sul fronte palestinese, si tratta con un nuovo leader. Su quello israeliano, il
premier Sharon ha cominciato a parlare di occupazione:
IT’S THE
FIRST TIME …
È la prima volta che lo sentiamo riferirsi ad
un’occupazione. Che poi sia la presenza delle forze israeliane nelle città
palestinesi o l’occupazione dei Territori, non è determinante. In ogni caso, è
una situazione ormai insostenibile. Credo sia piuttosto chiaro che gli
insediamenti non hanno ragione di esistere, e dovranno essere rimossi.
Oltre alla ricerca di una soluzione in Medio Oriente,
sostiene il segretario di Stato americano, il momento attuale pone un’altra
priorità. Quella di combattere la proliferazione delle armi nucleari e di
formare un fronte comune contro il terrorismo, che il ministro degli Esteri
italiano, Frattini, concorda nel definire “la principale minaccia per la
democrazia”. Anche su questo punto Powell è ottimista, e parla di unità
ritrovata dopo l’Iraq:
THERE HAVE
BEEN SOME …
Ci sono stati dei problemi negli ultimi mesi, ma sono
felice che questi momenti siano passati. L’Europa sta ritrovando un’unità, al
proprio interno e con gli Stati Uniti, sulla necessità di aiutare la
popolazione irachena.
Non dice invece, il segretario di Stato americano, che
fine abbiano fatto le armi di distruzione di massa che Washington era convinta
di trovare in Iraq. Si limita a ribadire che “c’erano prove eclatanti”,
altrimenti Baghdad non avrebbe rifiutato l’ingresso agli ispettori fino alla
fine del 2002.
THERE IS
NO QUESTION, THERE IS NO DEBATE…
La questione non esiste, non c’è nulla da discutere.
L’Iraq si è autocondannato quando ha deciso di non fornire le risposte che la
comunità internazionale chiedeva. Ora, però, non dobbiamo lasciarci
intrappolare da questi vecchi dibattiti e da questo genere di recriminazioni,
ma piuttosto andare avanti.
Frattini raccoglie l’invito, e promette un’Europa più
vicina all’altra sponda dell’Atlantico. Nel suo semestre di presidenza,
l’Italia si impegnerà a rafforzare le capacità militari europee, in stretto
contatto con la Nato, e cercherà un’intesa con gli Stati Uniti sulla delicata
questione delle biotecnologie.
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CRISI
DEL TURISMO IN DISCUSSIONE A MADRID
CON LA
PRESENZA DELLA SANTA SEDE
E’ in programma in Spagna, a
Madrid, il 3 e il 4 giugno, la 70.ma sessione del Consiglio Esecutivo
dell’Organizzazione Mondiale del Turismo. La Santa Sede sarà rappresentata da
mons. Piero Monni, Osservatore permanente presso la stessa Organizzazione.
Il turismo internazionale risente
di una grave crisi legata a eventi eccezionali quali la tragedia dell’11
settembre, la recente guerra in Iraq, e, non meno rilevante, l’epidemia della
cosiddetta "polmonite atipica" (Sars). Quest’ultima, oltre al costo
di vite umane, ha determinato anche un conseguente blocco dei flussi di
viaggiatori nelle zone colpite, rendendo ancora più problematica la ripresa del
mercato turistico non solo nel continente asiatico, ma anche in quelli
confinanti. Tali problemi, considerati cruciali per lo sviluppo e l’avvenire
dell’industria turistica mondiale, saranno analizzati e discussi proprio
nell’ambito del prossimo Consiglio Esecutivo dell’Omt.
Saranno dibattute, inoltre,
all’interno dei lavori della citata sessione del Consiglio Esecutivo, anche le
seguenti tematiche: il processo di trasformazione dell’Organizzazione in
Istituzione Specializzata delle Nazioni Unite; la necessità di un incremento
del turismo sostenibile; l’importanza dello sviluppo della "qualità"
nel turismo e della promozione dei valori etici; l’opportunità di continui monitoraggi
delle tendenze di settore e dell’elaborazione di dati statistici legati al mercato
del turismo; la preparazione della XV Assemblea generale dell’Omt, in programma
a Pechino dal 17 al 24 ottobre prossimo. Sarà esaminato anche l’allargamento
dell’Unione Europea e i suoi riflessi nel comparto turistico.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il
seguente titolo “La Santa Sede è convinta che l’attuale conflitto in Medio
Oriente sarà risolto solo quando vi saranno due Stati indipendenti e sovrani”:
Giovanni Paolo II al nuovo ambasciatore d'Israele per la presentazione delle credenziali.
Il telegramma di cordoglio del
Papa per la morte del cardinale Francesco Colasuonno. (All'interno la
dettagliata biografia del compianto porporato).
Un articolo di Andrea Riccardi
in occasione del quarantesimo anniversario della morte di Giovanni XXIII.
Nelle vaticane, al Regina Caeli
il Santo Padre ha esortato gli operatori dei mass media ad essere operatori di
pace.
Un articolo di padre Bruno
Esposito dal titolo “Un Magistero in difesa della forza del Diritto contro il
diritto della forza”: Giovanni Paolo II “Defensor iuris”.
Una pagina dedicata alla
Lettere pastorali dei vescovi italiani.
Nelle pagine estere, in rilievo
l’articolo dal titolo “Da Cracovia un messaggio di unità tra Usa ed Europa”;
Bush: Giovanni Paolo II “uno dei più grandi leader morali del nostro tempo”.
Il testo del documento redatto
dai partecipanti al convegno di Perugia sul tema “La filosofia cristiana tra
Ottocento e Novecento ed il Magistero di Leone XIII”. Il documento sarà fatto
pervenire al presidente della Convenzione europea.
Repubblica Democratica del
Congo: nell’Ituri ancora feroci massacri in scontri tra le etnie Lendu e Hema.
Medio Oriente: Israele allenta
gradualmente le misure restrittive nei Territori.
Nella pagina culturale, un
contributo di Angelo Mundula riguardo alle liriche di Giorgio Barberi Squarotti
intitolate “Trionfi d'inverno”.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la solenne ricorrenza del 2 giugno.
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2
giugno 2003
LA
CROAZIA IN ATTESA DEL PAPA, PER LA TERZA VOLTA IN DIECI ANNI
-
Intervista con mons. Josip Bozanic -
Giovanni
Paolo II si appresta ad intraprendere il viaggio apostolico numero 100
dall’inizio del suo Pontificato, che lo porterà in Croazia da giovedì 5 a
lunedì 9 giugno. L’ormai imminente visita del Papa, molto attesa dalla
popolazione, toccherà quattro circoscrizioni ecclesiastiche, ossia due diocesi,
Dubrovnik (Ragusa) e Djakovo e Srijem, e due arcidiocesi, Rijeka (Fiume) e
Zadar (Zara). Il locale Comitato preparatorio della visita papale ha annunciato
per domani a mezzogiorno in un convento di Dubrovnik una conferenza stampa,
dedicata a vari aspetti pratici legati all’evento. In particolare, saranno
presentate informazioni e indicazioni utili ai pellegrini che desiderano
partecipare alle celebrazioni e agli incontri con il Santo Padre. L’arcivescovo
di Zagabria, mons. Josip Bozanic, che è il presidente della Conferenza
episcopale croata, ha indicato nei giorni scorsi, in una conferenza stampa,
alcuni temi che caratterizzeranno la visita del Papa: la chiamata dei
battezzati alla santità, la famiglia, l’ecumenismo, il rapporto tra fede e
cultura, la nuova evangelizzazione e la dimensione mariana della Chiesa. E’
questo il terzo viaggio del Pontefice in Croazia, dopo quelli del 1994 e del
1998. Perché il Papa sceglie di visitare ancora una volta la Croazia, la terza
in dieci anni? E’ quanto Luca Collodi ha chiesto allo stesso mons. Bozanic ed
ecco la risposta del presule.
**********
R. - E’ una buona domanda. La prima volta è stata nel
1994, come ‘angelo della pace’, la seconda volta 4 anni dopo, e nel 1998 è
venuto per beatificare il cardinale Alojzije Stepinac. Adesso, nel 2003, il
Santo Padre viene all’inizio del secolo e del millennio per tracciare le vie
della Chiesa nella Croazia all’inizio del nuovo millennio.
D. – La Croazia si sta preparando ad entrare in Europa; la
visita del Papa può avere un significato anche per questo ingresso della
Croazia in Europa?
R. – Penso di sì. Sono quasi sicuro e posso dire anche che
la gente della Croazia, in modo speciale i giovani, sono molto aperti verso
l’Europa. Noi ci sentiamo dentro l’Europa, siamo in Europa.
D. – Mons. Bozanic, come si prepara la Chiesa croata alla
visita del Papa? E’ il centesimo viaggio, quindi è un numero importante ...
R. – Sì, è un viaggio giubilare. La Conferenza episcopale
ha organizzato questo viaggio sotto il motto “La famiglia via della Chiesa e
del popolo” e la famiglia sarà in un certo senso in un posto centrale nella
preparazione, ma anche speriamo, nella visita del Santo Padre.
D. – Il rapporto della Croazia con gli altri Paesi
balcanici, anche sul piano religioso, qual è?
R. – La Croazia adesso è in un progetto cattolico
Katholikentag del centro europeo. Allora, dentro ci sono 8 Paesi: Polonia,
Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Austria, Slovenia, Bosnia-Erzegovina e
Croazia. Proprio la settimana scorsa c’è stata una riunione a Zagabria di tutti
i presidenti delle Conferenze episcopali di questi Paesi ed abbiamo visto che
le Chiese di questi Paesi si devono sempre domandare che cosa possiamo fare
insieme e come dimostrare questa unione, questa comunione, che aspetta l’Europa
anche noi che apparteniamo alla Chiesa. Anche con altre Conferenze episcopali,
con altre Chiese la Croazia ha buoni rapporti. Con la Chiesa italiana, ad
esempio: l’altro ieri ho parlato con l’arcivescovo patriarca di Venezia.
Abbiamo parlato di un progetto che va portato avanti con l’arcivescovo di
Vienna, quello di Budapest, quello di Zagabria e quello di Venezia, quindi ci
sono alcuni progetti di lavoro comune.
D. – Un esempio di questo lavoro comune, di un progetto
...
R. – Diciamo che quel progetto di Katholikentag parte
dalle radici del pellegrinaggio e sarà quindi organizzato un pellegrinaggio dei
popoli a Mariazell nel mese di maggio del 2004. E’ una cosa non nuova, ma che
si riscopre: il pellegrinaggio ad un santuario mariano. Quelle Chiese sentono
una presenza mariana molto forte e questo è qualcosa che è in comune ed è
qualcosa che dà una prospettiva nuova, non solo per oggi, ma anche per il
futuro.
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INCOMPRENSIBILE IL
MANCATO RIFERIMENTO ESPLICITO
ALLE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA
NELLA BOZZA DELLA FUTURA COSTITUZIONE EUROPEA
- Con noi mons. Aldo Giordano -
A Bruxelles, si moltiplicano le riunioni e i contatti per giungere ad un
nuovo testo della bozza della Costituzione europea, che dovrà essere presentata
il 20 giugno prossimo al vertice europeo di Salonicco, in Grecia. Dopo la plenaria dei membri della Convenzione del 30 e 31 maggio, oggi è iniziata la discussione da parte dei Paesi
fondatori: Germania, Francia, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo. Intanto è
sempre vivo nell’opinione pubblica il dibattito sull’esplicito riconoscimento
nel preambolo della futura Costituzione, della verità storica delle radici
cristiane dell’Europa. Ascoltiamo in proposito il segretario generale del
Consiglio delle Conferenze episcopali europee, mons. Aldo Giordano, al
microfono di Sergio Centofanti.
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R. - Da una parte c’è stata una certa soddisfazione nel
vedere che almeno la parola ‘religione’ era stata accettata. Ma dall’altra c’è
stata una generale grande delusione che, in qualche maniera, nel preambolo si
sia tentato di fare un riferimento alle radici dell’Europa e, in quelle radici,
manchi il riferimento al cristianesimo. Un commento è che se il preambolo non
avesse affrontato il tema delle radici sarebbe stato più accettabile il fatto
di un riferimento più generico alla religione, senza altri riferimenti. Ma
visto che si è fatto riferimento alle radici, diventa incomprensibile il fatto
che non ci sia riferimento al cristianesimo.
D. – Lei spera che accanto ai riferimenti espliciti, che
sono stati fatti riguardo alla civiltà ellenica, romana, ed anche alla filosofia
dei Lumi, possa essere messo anche il cristianesimo a questo punto?
R. – Io penso che sia assolutamente necessario questo. O
si elimina tutta la frase, oppure se si vuole fare questo, certamente va
trovata la maniera per inserire la realtà del cristianesimo, perchè non si
possono citare le radici dell’Europa e non citare il cristianesimo.
D. – Lei come spiega questa assenza?
R. – In parte è spiegato dal tentativo di trovare delle
formule che mettano d’accordo un po’ tutti. C’è un dibattito. Alle volte il
dibattito è politicizzato, quindi se una certa corrente in un Paese sostiene
una teoria, un’altra corrente ne sostiene un’altra per motivi politici.
Dall’altra, certamente c’è un’incomprensione da parte di diverse persone di
cosa sia autenticamente il fatto religioso e in particolare il fatto cristiano.
Quindi, si ha questo timore di citare il cristianesimo, che non sarebbe
concordabile con l’esistenza di altre esperienze religiose, ecc., sembrerebbe
in conflitto. In realtà, invece, si potrebbero trovare delle formule che
veramente fanno vedere come quella umanità, quella dialogicità, quella capacità
di convivenza tra le culture, che viene proprio dal cristianesimo, sarebbe
quello che è accettato da tutte le religioni e da tutte le culture.
D.- Per quanto riguarda il ruolo delle Chiese?
R. – Su questo c’è maggiore soddisfazione. Se si guarda il
trattato costituzionale, il corpo legislativo, l’attuale art. 51 in qualche
maniera accoglie le istanze delle Chiese. Questo articolo è composto di tre paragrafi,
che esattamente garantiscono alle Chiese un riconoscimento, riconoscono la loro
identità. Forse il difetto di questo numero potrebbe essere nel paragrafo 2,
dove si dice che l’Unione rispetta lo Statuto delle organizzazioni filosofiche
non confessionali. Sarebbe bene che questo articolo fosse altrove. Visto che
l’art. 51 riconosce la specifica identità delle Chiese, per noi sarebbe
interessante che l’articolo fosse unicamente riservato alle Chiese, e il numero
2 fosse contenuto nel trattato, ma altrove. Questo sarebbe un riconoscimento di
ciò che è specifico delle Chiese. Però il problema adesso è più legato al
preambolo naturalmente.
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2
giugno 2003
AL VIA
OGGI UNA IMPORTANTE INIZIATIVA ECOLOGICA
CHE
CONIUGA SCIENZA RELIGIONE E AMBIENTE IN DIFESA DELLO SFRUTTAMENTO DEL MARE
BALTICO. SI TRATTA DEL V SIMPOSIO ITINERANTE PROMOSSO DAL PATRIARCATO ECUMENICO
DI COSTANTINOPOLI CON L’ALTO PATRONATO DEL PRESIDENTE PRODI,
CON LA
PARTECIPAZIONE DI SUA SANTITA’ BARTOLOMEO I E DEL CARDINALE KASPER.
-
Servizio di Carla Cotignoli -
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DANZICA. = “Scienza, religione e ambiente”, un’alleanza
tra “la sapienza della religione e il potere della scienza”, in difesa del mare
Baltico, un mare di leggendaria bellezza, devastato dallo sfruttamento umano.
E’ questo l’obiettivo del V Simposio che ha preso il via oggi. E’ promosso dal
Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, sotto l’alto patronato del
presidente della Commissione Europea, Romano Prodi. Un Simposio singolare: è
itinerante. La manifestazione è infatti ospitata da una nave che è appena
partita, alle ore 14 di oggi, da Danzica, in Polonia, per toccare poi Tallin
(Estonia), San Pietroburgo (Federazione Russa), Helsinki (Finlandia) e
Stoccolma (Svezia) dove la manifestazione si concluderà domenica 8 giugno, con
la liturgia di Pentecoste, nella cattedrale luterana della città. La nave
ospita lo stesso patriarca Bartolomeo I e il cardinale Walter Kasper,
presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani. Circa 250 i partecipanti,
tra teologi, scienziati, uomini politici e giornalisti. La sfida affrontata dal
Simposio è esaminare i problemi della
regione, teatro in passato di divisioni tra culture, nazionalità e religione e
incoraggiare la condivisione del comune obiettivo ecologico, come ben esprime
il titolo “Il Mar Baltico – Patrimonio comune, responsabilità condivisa”. Tra i
temi che verranno affrontati: responsabilità dell’uomo nella gestione
dell’ambiente, lo sviluppo sostenibile e le politiche nazionali, regionali,
globali; il rapporto tra ambiente, globalizzazione e disuguaglianza sociale.
Analoghe iniziative hanno avuto al centro la situazione ambientale del Mar
Egeo, Mar Nero, Danubio, Mare Adriatico. Quest’ultimo simposio, celebrato nel
giugno dello scorso anno, si era concluso con la “Dichiarazione di Venezia”,
firmata contemporaneamente dal Santo Padre nella Biblioteca privata in Vaticano
e dal Patriarca ecumenico nel Palazzo Ducale a Venezia.
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E’ ON
LINE IL NUOVO SITO DEL SANTUARIO MARIANO DI LOURDES.
OLTRE
A NUMEROSE INFORMAZIONI SULLA STORIA E LE CELEBRAZIONI
IN
PROGRAMMA, E’ POSSIBILE INVIARE PER POSTA ELETTRONICA UNA INTENZIONE
DI
PREGHIERA, CHE VERRA’ STAMPATA E PORTATA AI PIEDI DELLA GROTTA
LOURDES. = Conoscere la storia delle apparizioni nella
Grotta di Massabielle, assistere attraverso una webcam (telecamera collegata ad
Internet) alle Messe con gli ammalati o alla tradizionale processione mariana aux
flambeau. Affidare alla Madonna una intenzione di preghiera con il sistema
della posta elettronica, ricevendo in risposta un messaggio in diverse lingue
che assicura che un foglietto con l’intenzione sarà depositato ai piedi della
statua mariana. C’è tutto questo e molto altro ancora nel nuovo sito del
celebre Santuario francese, consultabile all’indirizzo www.lourdes-france.org. Il sito -
che, oltre al francese, si presenta anche in versione italiana, inglese,
spagnola e olandese - fornisce una serie di servizi on line, con
l’evidente sforzo di proiettare per quanto possibile il navigatore nella densa
realtà spirituale che caratterizza Lourdes. Negli articolati menù e sottomenù
del sito, è possibile trovare, tra l’altro, il calendario ufficiale dei pellegrinaggi,
gli orari delle celebrazioni, leggere la storia personale di ammalati che hanno
ottenuto la grazia della guarigione, ascoltare la radiodiffusione della recita
del Rosario. Il sito suggerisce anche una serie di itinerari, attraverso i
luoghi santi di Lourdes, per meglio comprendere il senso del messaggio lasciato
dalla Vergine alla piccola Bernadette. E, per i più curiosi, è sempre possibile
gettare uno sguardo praticamente in diretta, diurno o notturno, in direzione
della Grotta, ripresa 24 ore al giorno, con il suo costante afflusso di
pellegrini, da una telecamera fissa posta sulla sponda opposta del fiume Gave. (A.D.C.)
L’ARCIVESCOVO
DI MILANO, DIONIGI TETTAMANZI, HA SCRITTO IN QUESTI GIORNI
UNA
LETTERA AI RAGAZZI CHE STANNO PER RICEVERE LA CRESIMA.
NEL
TESTO, NUMEROSI RIFERIMENTI AGLI ARGOMENTI NOTI AI GIOVANI:
DAGLI
883 ALLE BANDIERE ARCOBALENO
MILANO. = E’ una lettera piena di riferimenti agli idoli
dei ragazzi di oggi e agli argomenti a loro ben noti, dal cantante Max Pezzali
degli '883' a Bill Gates, comprese le bandiere arcobaleno della pace, quella
che il cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, ha indirizzato in
questi giorni ai cresimandi. Una lettera firmata dal vescovo con il solo nome
di battesimo, Dionigi, ed indirizzata a un ragazzino di nome Mirko, che durante
una visita parrocchiale aveva chiesto al cardinale di scrivere a chi si avvicina
alla Cresima. Dopo aver sottolineato che ogni ragazzo e ragazza ''è una persona
importante agli occhi di Dio”, ecco come prosegue l'arcivescovo: Dio “ha un
patrimonio sterminato (altro che Bill Gates!), un patrimonio di Amore e vuole
darlo a te. La Santa Trinità stessa ti ha eletto nel suo 'Consiglio di
Amministrazione'! Ha bisogno di ragazze e ragazzi in gamba per trafficare i
suoi doni e i suoi preziosissimi valori e mi ha incaricato di portarteli e di
spiegarteli”. In un successivo brano della lettera, il cardinale Tettamanzi illustra
la cresima come un tesoro consegnato dall’Eterno Padre. “Esso non si conserva
in banca, non si misura nei bilanci con tanti zeri, non si difende con le
guardie armate, né si investe in operazioni finanziarie”. L’arcivescovo
racconta poi a Mirko, ragazzo simbolo dei cresimandi, un episodio accaduto
qualche giorno fa: “Ero in macchina e mi ha distratto il suono dell'autoradio,
dove un cantante ripeteva: 'Ci sono anch'io'. Don Umberto, il mio segretario
che fino a pochi mesi fa era sempre in oratorio, mi ha detto che si trattava di
Max Pezzali degli '883', un gruppo che piace tanto ai ragazzi della tua età.
Non lo conoscevo ma quel 'Ci sono anch'io' si confondeva bene con una preghiera
che stavo leggendo, quella che conclude il rito della Cresima: 'O Dio, continua
oggi nella comunità dei credenti i prodigi che il tuo amore ha operato agli
inizi della predicazione del Vangelo'. Tu caro Mirko sei quel 'prodigio', che
l'amore di Dio ha operato e che continua. Continua ogni volta che dirai 'Ci sono
anch'io' non per protestare ma per offrire il tuo impegno”. E infine l'arcivescovo
cita anche la bandiera della pace: “Chiedo con forza al Signore - scrive in un
passo - per te e per tutti i ragazzi e le ragazze della Cresima, il dono di un
'cuore-arcobaleno'. Sì, arcobaleno come le bandiera che in questi giorni si vedono
sui balconi delle case per inneggiare alla pace” perché “un cuore arcobaleno,
cioè pieno di pace, è l’inizio di un mondo nuovo, più giusto, dove tutti si amano
veramente”. (S.C.)
UNA
PARROCCHIA A DIFESA DELLA DIGNITÀ DEI BAMBINI VITTIME DI VIOLENZE
NELLE
MURA DOMESTICHE: IN UZBEKISTAN IL PARROCO, PADRE PETER KAWA,
E CON
LUI I PARROCCHIANI, HANNO PRESO A CUORE LA SITUAZIONE DEI PICCOLI
FERGANA. = I bambini dell’Uzbekistan vittime di violenze
consumate entro le mura domestiche hanno trovato nella parrocchia di
Sant’Andrea, a Fergana, un sicuro punto di riferimento per la loro formazione e
il loro sostentamento. Molti di loro hanno bussato alla porta del parroco,
padre Peter Kawa, terrorizzati e in evidente stato di shock. I parrocchiani
hanno preso a cuore la situazione dei piccoli e hanno deciso di adottarli, pur
non godendo di alcun sussidio da parte delle autorità. Durante la settimana
seguono corsi di scuola elementare, studiano inglese e imparano un mestiere.
“Tutto ciò permette loro di assicurarsi un pasto e di vivere una vita normale”
ha assicurato padre Kawa. “Questi bambini vengono allontanati dalla strada e
dal pessimo esempio dei genitori” ha continuato. Il tasso di criminalità a
Fergana è molto elevato, considerata anche la povertà diffusa, e spesso a farne
le spese sono proprio i bambini. (D.D.)
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2
giugno 2003
- A cura di Giada Aquilino -
Giorni cruciali per la pace in
Medio Oriente: se ne è parlato in Vaticano, in Italia, ma anche al G8 di Evian.
E se ne discuterà stasera a Sharm el Sheik, in Egitto, dove giungerà il presidente
statunitense George Bush. Domani incontrerà i leader di Egitto, Giordania, Arabia Saudita,
Bahrein e rappresentanti palestinesi. Mercoledì il capo della Casa Bianca si
trasferirà ad Aqaba, in Giordania, dove vedrà i premier israeliano Ariel Sharon
e palestinese Abu Mazen.
Al vertice G8 di Evian,
nell’alta Savoia, l’argomento mediorientale è comunque stato al centro dei
lavori odierni, anche se la seconda giornata della riunione dei ‘Grandi della
Terra’ è dedicata al rilancio dell’economia. Dopo che ieri il francese Chirac,
lo statunitense Bush, il tedesco Schröder, il britannico Blair, l'italiano Berlusconi,
il giapponese Koizumi, il russo Putin e il canadese Chrétien si sono soffermati
sullo sviluppo del continente africano, oggi l’attenzione è andata tutta
all’incontro tra Chirac e Bush. Il servizio del nostro inviato ad Evian, Jean
Charles Putzolu:
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L’evento della mattinata è stato senza dubbio il faccia a
faccia Bush-Chirac, il primo dalla guerra in Iraq. I due presidenti, dopo una
timida stretta di mano ieri, hanno colto l’occasione per annunciare un’unità
ritrovata dopo le profonde divisioni sul caso iracheno. Appare già molto
chiaro, tuttavia, che si tratta di un’unità di facciata in quanto non solo i
problemi esistono ancora, ma le posizioni di ciascuno sono rimaste invariate e
sono state riaffermate poco prima dell’incontro. “Capisco molto bene la posizione
francese”, ha detto George Bush in risposta a Chirac, il quale subito prima
sottolineava la necessità di rispettare la risoluzione 1483 dell’Onu. “Siamo onesti
e abbiamo buoni rapporti e per questo possiamo parlare delle nostre divergenze”
ha aggiunto Bush. I due hanno anche rivolto un messaggio di fiducia ai mercati
finanziari, dichiarandosi convinti che il mondo di domani avrà la capacità di
assumersi una crescita economica più sostenuta. L’americano Bush ha aggiunto
che la sessione di lavoro sugli argomenti economici in mattinata è stata molto
utile e positiva. Nel corso della stessa sessione, i membri del G8 hanno
parlato anche della lotta al terrorismo e al traffico delle armi. Il vertice di
Evian continua questo pomeriggio senza il presidente americano, ma la sua
partenza è perdonata, ha spiegato Chirac, in quanto è per una causa “alla quale
teniamo tutti”, la causa della pace in Medio Oriente.
Da Evian, per la Radio Vaticana,
Jean Charles Putzolu.
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Sul terreno intanto, Israele ha revocato il blocco dei
Territori palestinesi e pensa a smantellare – ha reso noto il vice ministro
della Difesa, Zeev Boim - “solo insediamenti chiaramente illegali, tutt'al più
dieci”, su un totale di oltre cento creati dal 1996. Lo Stato ebraico questa
mattina ha comunque rafforzato il dispositivo di sicurezza per la segnalazione
di decine di attentati. Il servizio di Graziano Motta:
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Nella Striscia di Gaza si è
aperto, dopo molti mesi, il valico di Soufa per il passaggio in Israele di
migliaia di pendolari, ma in un altro valico, quello di Kissufim, i soldati
hanno ucciso un palestinese di 22 anni armato, che li aveva attaccati. Sono
indicazioni contrastanti di una situazione che si cerca di normalizzare in
vista del vertice di mercoledì ad Aqaba tra il presidente Bush, il primo
ministro Sharon e quello palestinese Mahmoud Abbas, che ha per obiettivo il
decollo della road-map, cioè il piano di pace del Quartetto. Ma sembra
che, nonostante gli sforzi dei diplomatici americani, non sarà segnato da una
dichiarazione congiunta per le sostanziali divergenze fra le parti; piuttosto
vi saranno delle dichiarazioni separate in cui ciascuno esporrà le sue vedute e
attese. Ha provocato intanto reazioni negative, in parte della coalizione di
governo e in parte fra i coloni, la decisione del primo ministro Sharon di
smantellare una ventina di punti di sviluppo illegali nei Territori. Oggi si
riunisce il gruppo parlamentare del partito nazionale religioso intenzionato a
lasciare la coalizione di governo.
Per Radio Vaticana, Graziano
Motta.
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La Nato ha accolto in linea di principio la
richiesta di sostegno logistico avanzata dalla Polonia per l'amministrazione
del suo settore di competenza in Iraq, quello centro-meridionale. Il Consiglio
atlantico ha approvato la richiesta stamani a Bruxelles, attraverso una
procedura di silenzio-assenso rispettata da tutti i 19 Paesi dell'Alleanza.
Varsavia chiede sostegno logistico, di intelligence, di pianificazione e per il
reperimento delle forze necessarie alla missione.
L'Iran non firmerà il protocollo addizionale al Trattato
di non proliferazione che consentirebbe ispezioni a sorpresa delle sue
installazioni. Lo hanno annunciato le autorità di Teheran. Nel caso in cui si
tema che il programma atomico iraniano possa essere usato per fini militari, il
ministero degli Esteri di Teheran ha invitato gli Stati Uniti a partecipare
alla costruzione di centrali nucleari nella Repubblica islamica.
Nuova denuncia di massacri nella Repubblica
Democratica del Congo. Le milizie Hema accusano oggi l’etnia Lendu di aver
ucciso 352 civili nella scorsa fine settimana, in scontri etnici avvenuti nei
pressi di Bunia, nel nord est dell’ex Zaire. Sabato scorso, le violenze
avrebbero interessato in particolare il villaggio di Tchomia, 50 km ad est di
Bunia, vicino la punta meridionale del lago Alberto, al confine tra
Congo Kinshasa e Uganda.
Zimbabwe. La polizia di Harare
ha fatto ricorso oggi ai lacrimogeni per disperdere gruppi di dimostranti, nel
primo giorno della mobilitazione generale indetta dall'opposizione per chiedere
le dimissioni del presidente Mugabe. Poco prima era stato arrestato il leader
dell'opposizione, Morgan Tsvangirai.
Si è conclusa senza tensioni
l’operazione di voto in Togo per l’elezione del nuovo presidente. La
partecipazione alle urne è stata del 70%. Oltre 3 milioni di cittadini hanno
raggiunto i 5.200 uffici elettorali per scegliere tra sei candidati. Secondo i sondaggi,
il favorito è il generale Eyadéma.
Oggi, 2 giugno, per l’Italia è il 57° anniversario della
nascita della Repubblica. Le celebrazioni sono iniziate nella prima mattinata,
con l’omaggio del capo dello Stato al Milite Ignoto, a Roma. Carlo Azeglio
Ciampi ha poi dato il via alla parata militare ai Fori Imperiali. Sul palco,
accanto al presidente, le più alte cariche dello Stato. Il servizio di Giampiero
Guadagni:
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(Inno italiano)
E’ stata la banda dei carabinieri
ad aprire la rassegna in Via dei Fori Imperiali. Hanno sfilato in 8 mila. La
novità è la presenza alla manifestazione del personale della Protezione civile,
con quattro giovani che svolgono il servizio civile. La festa di quest’anno è
dedicata alle missioni italiane di pace all’estero, che vedono attualmente
impegnati quasi 9 mila militari. E la festa è stata un’occasione per un saluto
simbolico ai soldati che si apprestano a partire per l’Iraq. Quello italiano è
ormai un esercito europeo ed assieme ai soldati hanno sfilato anche le bandiere
delle Nazioni Unite e della Nato. La parata del 2 giugno è stata ripristinata
tre anni fa da Carlo Azeglio Ciampi, che oggi in un messaggio ai prefetti
italiani è tornato a parlare dell’unità del Paese, non solo come valore da
preservare e tramandare, ma anche come risultato della leale cooperazione tra
Stato, Regioni, Province e Comuni. Ciampi ha osservato poi che il metodo del dialogo
è sempre più radicato nei cittadini ed ha invitato le istituzioni a recepire
gli stimoli positivi dalle città.
Per la Radio Vaticana, Giampiero
Guadagni.
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E'
stata trasferita in un complesso militare di Rangoon la dirigente dell'opposizione
birmana e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, arrestata sabato scorso
nel nord di Myanmar. Lo ha reso noto il partito di opposizione, la Lega
nazionale per la democrazia (Lnd).
Una
strategia comune prima del vertice europeo di Salonicco del 21 e 22 giugno, nel
corso del quale sarà affrontato il tema dell'integrazione dei Paesi balcanici
nell'Unione europea. E’ l’obiettivo dell’incontro, in corso oggi a Ocride, nel
sud ovest della Macedonia, di cinque capi di Stato balcanici: Macedonia,
Albania, Croazia, Serbia-Montenegro e Bosnia-Erzegovina.
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