RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 153 - Testo della Trasmissione di lunedì 2 giugno 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’impegno per la pace in Medio Oriente, ma anche nel resto del pianeta, incoraggiato da Giovanni Paolo II nel discorso di benvenuto al nuovo ambasciatore di Israele presso la Santa Sede

 

Ricostruzione in Iraq, pace in Terra Santa, epidemie in Africa, al centro dell’udienza del Papa al segretario di Stato americano Colin Powell: con noi, il portavoce vaticano Joaquín Navarro Valls

 

Sul turismo mondiale in crisi un incontro a Madrid con la presenza della Santa Sede.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La Croazia in attesa del Santo Padre, per la terza volta in dieci anni: ai nostri microfoni, l’arcivescovo di Zagabria mons. Josip Bozanic

 

Ancora aperto il dibattito sul riconoscimento esplicito delle radici cristiane dell’Europa: intervista con don Aldo Giordano.

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Scienza, religione e ambiente”, tema del quinto Simposio itinerante per il Baltico, promosso dal Patriarca ecumenico Bartolomeo I, con l’alto patronato di Romano Prodi

 

Notizie utili e preghiere on line sul nuovo sito internet del Santuario mariano di Lourdes

 

L’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, ha scritto in questi giorni una lettera ai ragazzi che stanno per ricevere la Cresima

 

I bambini dell’Uzbekistan, vittime di violenze consumate entro le mura domestiche, hanno trovato nella parrocchia di Sant’Andrea, a Fergana, un sicuro punto di riferimento per la loro formazione ed il loro sostentamento.

 

24 ORE NEL MONDO:

Dopo il faccia a faccia con Chirac al G8 di Evian, Bush comincia la sua missione in Medio Oriente: da oggi sarà in Egitto e poi in Giordania

 

Israele smantellerà una decina di insediamenti illegali nei Territori

 

Ancora massacri nel Congo ex Zaire: gli Hema accusano i Lendu di aver ucciso 352 civili.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

2 giugno 2003

 

LA PACE TRA ISRAELIANI E PALESTINESI POTRA’ ESSERE RAGGIUNTA SOLO

 NELLA COESISTENZA DI DUE STATI INDIPENDENTI E SOVRANI:

LO HA RIBADITO IL PONTEFICE NEL DISCORSO AL NUOVO AMBASCIATORE ISRAELIANO PRESSO LA SANTA SEDE, ODED BEN-HUR, RICEVUTO STAMANI IN VATICANO

PER LE LETTERE CREDENZIALI

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

 

La Santa Sede è convinta che il conflitto israelo-palestinese potrà essere risolto solo con “due Stati indipendenti e sovrani”. Così, Giovanni Paolo II nel discorso all’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Oded Ben-Hur, ricevuto, stamani, in udienza in Vaticano per la presentazione delle lettere credenziali. Il Pontefice ha sottolineato il “comune desiderio di lavorare assieme per costruire un mondo di pace e sicurezza” non solo in Medio Oriente, ma in ogni parte del pianeta. Un obiettivo, ha detto, che non si può raggiungere da soli, ma “con l’intera comunità internazionale”. Giovanni Paolo II non ha, poi, mancato di rivolgere l’attenzione alle difficili condizioni in cui vivono le comunità cristiane in Terra Santa e ha ribadito con forza la necessità di una soluzione negoziata, non unilaterale, sullo status di Gerusalemme. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Oggi, come forse mai in passato, ha affermato il Papa, l’umanità sente il “bisogno urgente di sconfiggere la violenza e il terrore, di sradicare l’intolleranza e il fanatismo” per costruire un’era di giustizia, riconciliazione e armonia tra gli individui e le nazioni. Una necessità, ha aggiunto, che “probabilmente in nessun luogo è sentita in modo più acuto che in Terra Santa”. E’ indubbio, ha rilevato, che “i popoli abbiano il diritto di vivere in sicurezza”. D’altro canto, questo diritto, ha sottolineato, “implica un corrispondente dovere: il rispetto dei diritti degli altri”. Per tale ragione, ha affermato, come la violenza e il terrorismo “non potranno mai essere mezzi accettabili”, così “le ritorsioni non potranno condurre ad una pace giusta e duratura”. Ribadendo che “gli atti terroristici vanno sempre condannati come crimini contro l’umanità” e che ogni Stato ha “l’innegabile diritto di difendersi dal terrorismo”, ha, tuttavia, avvertito che “questo diritto deve sempre essere esercitato nel rispetto di limiti morali e legali riguardo alle finalità e i mezzi” utilizzati.

 

E’ essenziale, ha affermato, che israeliani e palestinesi possano vivere in “due Stati indipendenti e sovrani”. E’ tempo dunque che “offrano segni della loro determinazione per raggiungere una coesistenza pacifica”. Così facendo, ha detto ancora, si darà “un contributo senza prezzo alla costruzione di relazioni di mutua fiducia e cooperazione”. In tale contesto, il Pontefice si è detto compiaciuto per il recente voto dell’esecutivo israeliano in favore della “road-map”, il processo di pace per il Medio Oriente. “La posizione del governo – ha dichiarato – è un segno positivo di speranza e incoraggiamento”. Questioni difficili quali la vicenda dei profughi palestinesi e gli insediamenti israeliani, come anche la definizione dello status dei luoghi santi della città di Gerusalemme vanno affrontati “in aperto dialogo e attraverso un negoziato sincero”. Nessuna decisione, ha rimarcato, deve “essere assunta unilateralmente”, giacché la “reciproca comprensione e la solidarietà richiedono che il sentiero del dialogo non sia mai abbandonato”.

 

Di qui, il Papa ha rivolto l’attenzione ai rapporti tra cattolici ed Israele, a dieci anni dall’accordo siglato da Santa Sede e Stato ebraico, che ha pienamente riconosciuto la personalità giuridica delle istituzioni della Chiesa. In particolare, Giovanni Paolo II ha espresso la speranza che l’attuale clima di cooperazione e amicizia permetta il superamento di alcune difficoltà che i cattolici affrontano quotidianamente in Terra Santa, come l’accesso ai luoghi sacri e l’isolamento delle comunità cristiane. Superare queste difficoltà, ha dichiarato, “non servirà solo ad accrescere il contributo della Chiesa cattolica alla società israeliana, ma rafforzerà anche le garanzie di libertà religiosa” in Israele. Il Papa ha concluso il suo discorso ricordando con emozione la visita in Terra Santa nell’anno giubilare. Un pellegrinaggio di speranza, ha ricordato. “Speranza che il XXI secolo conduca ad una nuova solidarietà tra i popoli”, nella convinzione che sviluppo, giustizia e pace non saranno ottenuti davvero, a meno che non siano condivisi da tutti.

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         Nel suo indirizzo di saluto, l’ambasciatore Oded Ben-Hur – 52enne, sposato con tre figli – ha ringraziato Giovanni Paolo II per il suo straordinario contributo nel pavimentare una nuova strada nelle relazioni tra Chiesa cattolica e popolo d’Israele. Il diplomatico si è soffermato sulla visita del Pontefice in Terra Santa. Un pellegrinaggio, ha detto, che ha lasciato un eccezionale senso di umanità, rafforzato dal suo messaggio di pace e riconciliazione. Quindi, il diplomatico – già ambasciatore a Riga e console generale a Bombay – ha garantito l’impegno del governo israeliano per la  protezione di quei luoghi santi ad ebrei, cristiani e musulmani. In particolare, Oded Ben-Hur ha assicurato che è interesse di Israele la salvaguardia dei luoghi santi cristiani, la libertà di accesso ad essi e il benessere delle comunità cristiane in Terra Santa.

 

 

ALTRE UDIENZE DI OGGI

 

 

Nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto in due diverse udienze il presule tedesco mons. Heinz Josef Algermissen, vescovo di Fulda, nella Repubblica Federale di Germania, e un vescovo della Conferenza episcopale dell’India, mons. Varghese Chakkalakal, della diocesi di Kannur, in visita “ad Limina”.

 

 

 

L’IRAQ DEL DOPO SADDAM,  LA SITUAZIONE IN TERRA SANTA

E L’EMERGENZA SANITARIA IN AFRICA I TRE TEMI-CARDINE DELL’UDIENZA

DEL PONTEFICE AL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO, COLIN POWELL

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

 

La strada verso la pace imboccata con cautela dal Medio Oriente, insieme alla questione della ricostruzione sociale e democratica dell’Iraq e alla situazione delle epidemie in Africa, sono gli argomenti che hanno occupato lo spazio della successiva udienza di stamani, concessa da Giovanni Paolo al segretario di Stato americano, Colin Powell. Un’udienza importante per molti versi: non solo per i temi di stretta attualità sul tappeto, ma soprattutto per essere il primo incontro ai massimi livelli tra la Santa Sede e un esponente della Casa Bianca dalla conclusione della Seconda Guerra del Golfo. Nel febbraio scorso, lo ricordiamo, il Papa in prima persona si adoperò instancabilmente per evitare lo scoppio delle ostilità incontrando in rapida successione l’ex vicepremier iracheno, Tarek Aziz, il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, e il premier britannico, Tony Blair. E incaricando, contemporaneamente, il cardinale Roger Etchegaray e il cardinale Pio Laghi di volare rispettivamente a Baghdad e Washington per portare un messaggio del Pontefice all’ex capo di Stato dell’Iraq, Saddam Hussein, e al presidente americano, George Bush.

 

         Il colloquio personale di oggi tra Giovanni Paolo II e Colin Powell è durato circa mezz’ora e successivamente, come da protocollo, il capo della diplomazia statunitense si è intrattenuto con il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, e il segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Jean-Louis Tauran – colloquio quest’ultimo che si è concluso meno di un’ora fa. Sui contenuti dell’udienza, Alessandro De Carolis ha sentito il direttore della Sala Stampa vaticana, Joaquín Navarro Valls:

 

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R. – Si è parlato subito della ricostruzione materiale e politica dell’Iraq, che naturalmente deve poter contare sulla cooperazione della comunità internazionale riservando una particolare attenzione – questo è sempre dal punto di vista del Papa e della Santa Sede un punto importante – ai diritti fondamentali come il diritto alla libertà religiosa.

 

D. – In che modo si è parlato del capitolo della Terra Santa?

 

R. – Si è parlato naturalmente delle prospettive che si aprono con la road-map, le prospettive che si aprono per la regione intera e si è auspicato che i due Stati – israeliano e palestinese – possano finalmente godere della stessa sicurezza, della stessa sovranità. E’ un punto di vista che è stato condiviso naturalmente dal signor Powell.

 

D. – E un po’ a sorpresa, anche l’Africa ha trovato spazio all’interno di questa udienza ...

 

R. – Sì. Io penso che non si sarebbe potuto ometterla. C’è stato uno scambio di opinioni sulla situazione in Africa, in modo particolare sulla lotta contro le malattie epidemiche che sempre vede operanti sul luogo le diverse istituzioni assistenziali e caritative della Chiesa cattolica. E’ un tema che è stato sollevato nei colloqui di questa mattina.

 

D. – Un’ultima domanda, dottor Navarro: in che clima si è svolto l’incontro di questa mattina?

 

R. – Direi in un clima cordiale; si è partiti dalla situazione attuale nel mondo in queste aree che hanno formato l’oggetto dei colloqui, in qualche modo si sentivano anche le parole che pochissimi giorni fa a Cracovia il presidente Bush aveva detto con riferimento al Papa dicendo che naturalmente era uno dei leader più importanti del presente nel mondo; quindi il clima è stato veramente cordiale.

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         Prima di giungere in Vaticano, Colin Powell aveva incontrato questa mattina alle dieci, a Villa Doria Pamhpili, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini. Alla fine del faccia a faccia, entrambi si sono intrattenuti con i giornalisti. Andrea Sarubbi era presente per noi alla conferenza stampa:

 

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È un Powell ottimista, quello che lascia Villa Pamphili per raggiungere il Papa. Ieri sera ha sentito William Burns, l’inviato statunitense in Medio Oriente, ed ha ricevuto notizie “incoraggianti”. Tanto da affermare che dal vertice di Aqaba non si tornerà a mani vuote, e da motivarlo con due importanti novità politiche. Sul fronte palestinese, si tratta con un nuovo leader. Su quello israeliano, il premier Sharon ha cominciato a parlare di occupazione:

 

IT’S THE FIRST TIME …

È la prima volta che lo sentiamo riferirsi ad un’occupazione. Che poi sia la presenza delle forze israeliane nelle città palestinesi o l’occupazione dei Territori, non è determinante. In ogni caso, è una situazione ormai insostenibile. Credo sia piuttosto chiaro che gli insediamenti non hanno ragione di esistere, e dovranno essere rimossi.

 

Oltre alla ricerca di una soluzione in Medio Oriente, sostiene il segretario di Stato americano, il momento attuale pone un’altra priorità. Quella di combattere la proliferazione delle armi nucleari e di formare un fronte comune contro il terrorismo, che il ministro degli Esteri italiano, Frattini, concorda nel definire “la principale minaccia per la democrazia”. Anche su questo punto Powell è ottimista, e parla di unità ritrovata dopo l’Iraq:

 

THERE HAVE BEEN SOME …

Ci sono stati dei problemi negli ultimi mesi, ma sono felice che questi momenti siano passati. L’Europa sta ritrovando un’unità, al proprio interno e con gli Stati Uniti, sulla necessità di aiutare la popolazione irachena.

 

Non dice invece, il segretario di Stato americano, che fine abbiano fatto le armi di distruzione di massa che Washington era convinta di trovare in Iraq. Si limita a ribadire che “c’erano prove eclatanti”, altrimenti Baghdad non avrebbe rifiutato l’ingresso agli ispettori fino alla fine del 2002.

 

THERE IS NO QUESTION, THERE IS NO DEBATE…

La questione non esiste, non c’è nulla da discutere. L’Iraq si è autocondannato quando ha deciso di non fornire le risposte che la comunità internazionale chiedeva. Ora, però, non dobbiamo lasciarci intrappolare da questi vecchi dibattiti e da questo genere di recriminazioni, ma piuttosto andare avanti.

 

Frattini raccoglie l’invito, e promette un’Europa più vicina all’altra sponda dell’Atlantico. Nel suo semestre di presidenza, l’Italia si impegnerà a rafforzare le capacità militari europee, in stretto contatto con la Nato, e cercherà un’intesa con gli Stati Uniti sulla delicata questione delle biotecnologie.

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CRISI DEL TURISMO IN DISCUSSIONE A MADRID

CON LA PRESENZA DELLA SANTA SEDE

 

 

E’ in programma in Spagna, a Madrid, il 3 e il 4 giugno, la 70.ma sessione del Consiglio Esecutivo dell’Organizzazione Mondiale del Turismo. La Santa Sede sarà rappresentata da mons. Piero Monni, Osservatore permanente presso la stessa Organizzazione.

 

Il turismo internazionale risente di una grave crisi legata a eventi eccezionali quali la tragedia dell’11 settembre, la recente guerra in Iraq, e, non meno rilevante, l’epidemia della cosiddetta "polmonite atipica" (Sars). Quest’ultima, oltre al costo di vite umane, ha determinato anche un conseguente blocco dei flussi di viaggiatori nelle zone colpite, rendendo ancora più problematica la ripresa del mercato turistico non solo nel continente asiatico, ma anche in quelli confinanti. Tali problemi, considerati cruciali per lo sviluppo e l’avvenire dell’industria turistica mondiale, saranno analizzati e discussi proprio nell’ambito del prossimo Consiglio Esecutivo dell’Omt.

 

Saranno dibattute, inoltre, all’interno dei lavori della citata sessione del Consiglio Esecutivo, anche le seguenti tematiche: il processo di trasformazione dell’Organizzazione in Istituzione Specializzata delle Nazioni Unite; la necessità di un incremento del turismo sostenibile; l’importanza dello sviluppo della "qualità" nel turismo e della promozione dei valori etici; l’opportunità di continui monitoraggi delle tendenze di settore e dell’elaborazione di dati statistici legati al mercato del turismo; la preparazione della XV Assemblea generale dell’Omt, in programma a Pechino dal 17 al 24 ottobre prossimo. Sarà esaminato anche l’allargamento dell’Unione Europea e i suoi riflessi nel comparto turistico.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina il seguente titolo “La Santa Sede è convinta che l’attuale conflitto in Medio Oriente sarà risolto solo quando vi saranno due Stati indipendenti e sovrani”: Giovanni Paolo II al nuovo ambasciatore d'Israele per la presentazione delle credenziali.

Il telegramma di cordoglio del Papa per la morte del cardinale Francesco Colasuonno. (All'interno la dettagliata biografia del compianto porporato).

Un articolo di Andrea Riccardi in occasione del quarantesimo anniversario della morte di Giovanni XXIII.

 

Nelle vaticane, al Regina Caeli il Santo Padre ha esortato gli operatori dei mass media ad essere operatori di pace.

Un articolo di padre Bruno Esposito dal titolo “Un Magistero in difesa della forza del Diritto contro il diritto della forza”: Giovanni Paolo II “Defensor iuris”.

Una pagina dedicata alla Lettere pastorali dei vescovi italiani.

 

Nelle pagine estere, in rilievo l’articolo dal titolo “Da Cracovia un messaggio di unità tra Usa ed Europa”; Bush: Giovanni Paolo II “uno dei più grandi leader morali del nostro tempo”.

Il testo del documento redatto dai partecipanti al convegno di Perugia sul tema “La filosofia cristiana tra Ottocento e Novecento ed il Magistero di Leone XIII”. Il documento sarà fatto pervenire al presidente della Convenzione europea.

Repubblica Democratica del Congo: nell’Ituri ancora feroci massacri in scontri tra le etnie Lendu e Hema.

Medio Oriente: Israele allenta gradualmente le misure restrittive nei Territori.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Angelo Mundula riguardo alle liriche di Giorgio Barberi Squarotti intitolate “Trionfi d'inverno”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la solenne ricorrenza del 2 giugno.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

2 giugno 2003

 

LA CROAZIA IN ATTESA DEL PAPA, PER LA TERZA VOLTA IN DIECI ANNI

- Intervista con mons. Josip Bozanic -

 

Giovanni Paolo II si appresta ad intraprendere il viaggio apostolico numero 100 dall’inizio del suo Pontificato, che lo porterà in Croazia da giovedì 5 a lunedì 9 giugno. L’ormai imminente visita del Papa, molto attesa dalla popolazione, toccherà quattro circoscrizioni ecclesiastiche, ossia due diocesi, Dubrovnik (Ragusa) e Djakovo e Srijem, e due arcidiocesi, Rijeka (Fiume) e Zadar (Zara). Il locale Comitato preparatorio della visita papale ha annunciato per domani a mezzogiorno in un convento di Dubrovnik una conferenza stampa, dedicata a vari aspetti pratici legati all’evento. In particolare, saranno presentate informazioni e indicazioni utili ai pellegrini che desiderano partecipare alle celebrazioni e agli incontri con il Santo Padre. L’arcivescovo di Zagabria, mons. Josip Bozanic, che è il presidente della Conferenza episcopale croata, ha indicato nei giorni scorsi, in una conferenza stampa, alcuni temi che caratterizzeranno la visita del Papa: la chiamata dei battezzati alla santità, la famiglia, l’ecumenismo, il rapporto tra fede e cultura, la nuova evangelizzazione e la dimensione mariana della Chiesa. E’ questo il terzo viaggio del Pontefice in Croazia, dopo quelli del 1994 e del 1998. Perché il Papa sceglie di visitare ancora una volta la Croazia, la terza in dieci anni? E’ quanto Luca Collodi ha chiesto allo stesso mons. Bozanic ed ecco la risposta del presule.

 

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R. - E’ una buona domanda. La prima volta è stata nel 1994, come ‘angelo della pace’, la seconda volta 4 anni dopo, e nel 1998 è venuto per beatificare il cardinale Alojzije Stepinac. Adesso, nel 2003, il Santo Padre viene all’inizio del secolo e del millennio per tracciare le vie della Chiesa nella Croazia all’inizio del nuovo millennio.

 

D. – La Croazia si sta preparando ad entrare in Europa; la visita del Papa può avere un significato anche per questo ingresso della Croazia in Europa?

 

R. – Penso di sì. Sono quasi sicuro e posso dire anche che la gente della Croazia, in modo speciale i giovani, sono molto aperti verso l’Europa. Noi ci sentiamo dentro l’Europa, siamo in Europa.

 

D. – Mons. Bozanic, come si prepara la Chiesa croata alla visita del Papa? E’ il centesimo viaggio, quindi è un numero importante ...

 

R. – Sì, è un viaggio giubilare. La Conferenza episcopale ha organizzato questo viaggio sotto il motto “La famiglia via della Chiesa e del popolo” e la famiglia sarà in un certo senso in un posto centrale nella preparazione, ma anche speriamo, nella visita del Santo Padre.

 

D. – Il rapporto della Croazia con gli altri Paesi balcanici, anche sul piano religioso, qual è?

 

R. – La Croazia adesso è in un progetto cattolico Katholikentag del centro europeo. Allora, dentro ci sono 8 Paesi: Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Austria, Slovenia, Bosnia-Erzegovina e Croazia. Proprio la settimana scorsa c’è stata una riunione a Zagabria di tutti i presidenti delle Conferenze episcopali di questi Paesi ed abbiamo visto che le Chiese di questi Paesi si devono sempre domandare che cosa possiamo fare insieme e come dimostrare questa unione, questa comunione, che aspetta l’Europa anche noi che apparteniamo alla Chiesa. Anche con altre Conferenze episcopali, con altre Chiese la Croazia ha buoni rapporti. Con la Chiesa italiana, ad esempio: l’altro ieri ho parlato con l’arcivescovo patriarca di Venezia. Abbiamo parlato di un progetto che va portato avanti con l’arcivescovo di Vienna, quello di Budapest, quello di Zagabria e quello di Venezia, quindi ci sono alcuni progetti di lavoro comune.

 

D. – Un esempio di questo lavoro comune, di un progetto ...

 

R. – Diciamo che quel progetto di Katholikentag parte dalle radici del pellegrinaggio e sarà quindi organizzato un pellegrinaggio dei popoli a Mariazell nel mese di maggio del 2004. E’ una cosa non nuova, ma che si riscopre: il pellegrinaggio ad un santuario mariano. Quelle Chiese sentono una presenza mariana molto forte e questo è qualcosa che è in comune ed è qualcosa che dà una prospettiva nuova, non solo per oggi, ma anche per il futuro.

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INCOMPRENSIBILE IL MANCATO RIFERIMENTO ESPLICITO

ALLE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA

NELLA BOZZA DELLA FUTURA COSTITUZIONE EUROPEA

- Con noi mons. Aldo Giordano -

 

A Bruxelles, si moltiplicano le riunioni e i contatti per giungere ad un nuovo testo della bozza della Costituzione europea, che dovrà essere presentata il 20 giugno prossimo al vertice europeo di Salonicco, in Grecia.  Dopo la plenaria dei membri della Convenzione  del 30 e 31 maggio, oggi  è iniziata la discussione da parte dei Paesi fondatori: Germania, Francia, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo. Intanto è sempre vivo nell’opinione pubblica il dibattito sull’esplicito riconoscimento nel preambolo della futura Costituzione, della verità storica delle radici cristiane dell’Europa. Ascoltiamo in proposito il segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, mons. Aldo Giordano, al microfono di Sergio Centofanti.

 

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R. - Da una parte c’è stata una certa soddisfazione nel vedere che almeno la parola ‘religione’ era stata accettata. Ma dall’altra c’è stata una generale grande delusione che, in qualche maniera, nel preambolo si sia tentato di fare un riferimento alle radici dell’Europa e, in quelle radici, manchi il riferimento al cristianesimo. Un commento è che se il preambolo non avesse affrontato il tema delle radici sarebbe stato più accettabile il fatto di un riferimento più generico alla religione, senza altri riferimenti. Ma visto che si è fatto riferimento alle radici, diventa incomprensibile il fatto che non ci sia riferimento al cristianesimo.

 

D. – Lei spera che accanto ai riferimenti espliciti, che sono stati fatti riguardo alla civiltà ellenica, romana, ed anche alla filosofia dei Lumi, possa essere messo anche il cristianesimo a questo punto?

 

R. – Io penso che sia assolutamente necessario questo. O si elimina tutta la frase, oppure se si vuole fare questo, certamente va trovata la maniera per inserire la realtà del cristianesimo, perchè non si possono citare le radici dell’Europa e non citare il cristianesimo.

 

D. – Lei come spiega questa assenza?

 

R. – In parte è spiegato dal tentativo di trovare delle formule che mettano d’accordo un po’ tutti. C’è un dibattito. Alle volte il dibattito è politicizzato, quindi se una certa corrente in un Paese sostiene una teoria, un’altra corrente ne sostiene un’altra per motivi politici. Dall’altra, certamente c’è un’incomprensione da parte di diverse persone di cosa sia autenticamente il fatto religioso e in particolare il fatto cristiano. Quindi, si ha questo timore di citare il cristianesimo, che non sarebbe concordabile con l’esistenza di altre esperienze religiose, ecc., sembrerebbe in conflitto. In realtà, invece, si potrebbero trovare delle formule che veramente fanno vedere come quella umanità, quella dialogicità, quella capacità di convivenza tra le culture, che viene proprio dal cristianesimo, sarebbe quello che è accettato da tutte le religioni e da tutte le culture.

 

D.- Per quanto riguarda il ruolo delle Chiese?

 

R. – Su questo c’è maggiore soddisfazione. Se si guarda il trattato costituzionale, il corpo legislativo, l’attuale art. 51 in qualche maniera accoglie le istanze delle Chiese. Questo articolo è composto di tre paragrafi, che esattamente garantiscono alle Chiese un riconoscimento, riconoscono la loro identità. Forse il difetto di questo numero potrebbe essere nel paragrafo 2, dove si dice che l’Unione rispetta lo Statuto delle organizzazioni filosofiche non confessionali. Sarebbe bene che questo articolo fosse altrove. Visto che l’art. 51 riconosce la specifica identità delle Chiese, per noi sarebbe interessante che l’articolo fosse unicamente riservato alle Chiese, e il numero 2 fosse contenuto nel trattato, ma altrove. Questo sarebbe un riconoscimento di ciò che è specifico delle Chiese. Però il problema adesso è più legato al preambolo naturalmente.

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CHIESA E SOCIETA’

2 giugno 2003

 

AL VIA OGGI UNA IMPORTANTE INIZIATIVA ECOLOGICA

CHE CONIUGA SCIENZA RELIGIONE E AMBIENTE IN DIFESA DELLO SFRUTTAMENTO DEL MARE BALTICO. SI TRATTA DEL V SIMPOSIO ITINERANTE PROMOSSO DAL PATRIARCATO ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI CON L’ALTO PATRONATO DEL PRESIDENTE PRODI,

CON LA PARTECIPAZIONE DI SUA SANTITA’ BARTOLOMEO I E DEL CARDINALE KASPER.

- Servizio di Carla Cotignoli -

 

 

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DANZICA. = “Scienza, religione e ambiente”, un’alleanza tra “la sapienza della religione e il potere della scienza”, in difesa del mare Baltico, un mare di leggendaria bellezza, devastato dallo sfruttamento umano. E’ questo l’obiettivo del V Simposio che ha preso il via oggi. E’ promosso dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, sotto l’alto patronato del presidente della Commissione Europea, Romano Prodi. Un Simposio singolare: è itinerante. La manifestazione è infatti ospitata da una nave che è appena partita, alle ore 14 di oggi, da Danzica, in Polonia, per toccare poi Tallin (Estonia), San Pietroburgo (Federazione Russa), Helsinki (Finlandia) e Stoccolma (Svezia) dove la manifestazione si concluderà domenica 8 giugno, con la liturgia di Pentecoste, nella cattedrale luterana della città. La nave ospita lo stesso patriarca Bartolomeo I e il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani. Circa 250 i partecipanti, tra teologi, scienziati, uomini politici e giornalisti. La sfida affrontata dal Simposio è  esaminare i problemi della regione, teatro in passato di divisioni tra culture, nazionalità e religione e incoraggiare la condivisione del comune obiettivo ecologico, come ben esprime il titolo “Il Mar Baltico – Patrimonio comune, responsabilità condivisa”. Tra i temi che verranno affrontati: responsabilità dell’uomo nella gestione dell’ambiente, lo sviluppo sostenibile e le politiche nazionali, regionali, globali; il rapporto tra ambiente, globalizzazione e disuguaglianza sociale. Analoghe iniziative hanno avuto al centro la situazione ambientale del Mar Egeo, Mar Nero, Danubio, Mare Adriatico. Quest’ultimo simposio, celebrato nel giugno dello scorso anno, si era concluso con la “Dichiarazione di Venezia”, firmata contemporaneamente dal Santo Padre nella Biblioteca privata in Vaticano e dal Patriarca ecumenico nel Palazzo Ducale a Venezia. 

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E’ ON LINE IL NUOVO SITO DEL SANTUARIO MARIANO DI LOURDES.

OLTRE A NUMEROSE INFORMAZIONI SULLA STORIA E LE CELEBRAZIONI

IN PROGRAMMA, E’ POSSIBILE INVIARE PER POSTA ELETTRONICA UNA INTENZIONE

DI PREGHIERA, CHE VERRA’ STAMPATA E PORTATA AI PIEDI DELLA GROTTA

 

LOURDES. = Conoscere la storia delle apparizioni nella Grotta di Massabielle, assistere attraverso una webcam (telecamera collegata ad Internet) alle Messe con gli ammalati o alla tradizionale processione mariana aux flambeau. Affidare alla Madonna una intenzione di preghiera con il sistema della posta elettronica, ricevendo in risposta un messaggio in diverse lingue che assicura che un foglietto con l’intenzione sarà depositato ai piedi della statua mariana. C’è tutto questo e molto altro ancora nel nuovo sito del celebre Santuario francese, consultabile all’indirizzo www.lourdes-france.org. Il sito - che, oltre al francese, si presenta anche in versione italiana, inglese, spagnola e olandese - fornisce una serie di servizi on line, con l’evidente sforzo di proiettare per quanto possibile il navigatore nella densa realtà spirituale che caratterizza Lourdes. Negli articolati menù e sottomenù del sito, è possibile trovare, tra l’altro, il calendario ufficiale dei pellegrinaggi, gli orari delle celebrazioni, leggere la storia personale di ammalati che hanno ottenuto la grazia della guarigione, ascoltare la radiodiffusione della recita del Rosario. Il sito suggerisce anche una serie di itinerari, attraverso i luoghi santi di Lourdes, per meglio comprendere il senso del messaggio lasciato dalla Vergine alla piccola Bernadette. E, per i più curiosi, è sempre possibile gettare uno sguardo praticamente in diretta, diurno o notturno, in direzione della Grotta, ripresa 24 ore al giorno, con il suo costante afflusso di pellegrini, da una telecamera fissa posta sulla sponda opposta del fiume Gave. (A.D.C.)

 

 

L’ARCIVESCOVO DI MILANO, DIONIGI TETTAMANZI, HA SCRITTO IN QUESTI GIORNI

UNA LETTERA AI RAGAZZI CHE STANNO PER RICEVERE LA CRESIMA.

NEL TESTO, NUMEROSI RIFERIMENTI AGLI ARGOMENTI NOTI AI GIOVANI:

DAGLI 883 ALLE BANDIERE ARCOBALENO

 

MILANO. = E’ una lettera piena di riferimenti agli idoli dei ragazzi di oggi e agli argomenti a loro ben noti, dal cantante Max Pezzali degli '883' a Bill Gates, comprese le bandiere arcobaleno della pace, quella che il cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, ha indirizzato in questi giorni ai cresimandi. Una lettera firmata dal vescovo con il solo nome di battesimo, Dionigi, ed indirizzata a un ragazzino di nome Mirko, che durante una visita parrocchiale aveva chiesto al cardinale di scrivere a chi si avvicina alla Cresima. Dopo aver sottolineato che ogni ragazzo e ragazza ''è una persona importante agli occhi di Dio”, ecco come prosegue l'arcivescovo: Dio “ha un patrimonio sterminato (altro che Bill Gates!), un patrimonio di Amore e vuole darlo a te. La Santa Trinità stessa ti ha eletto nel suo 'Consiglio di Amministrazione'! Ha bisogno di ragazze e ragazzi in gamba per trafficare i suoi doni e i suoi preziosissimi valori e mi ha incaricato di portarteli e di spiegarteli”. In un successivo brano della lettera, il cardinale Tettamanzi illustra la cresima come un tesoro consegnato dall’Eterno Padre. “Esso non si conserva in banca, non si misura nei bilanci con tanti zeri, non si difende con le guardie armate, né si investe in operazioni finanziarie”. L’arcivescovo racconta poi a Mirko, ragazzo simbolo dei cresimandi, un episodio accaduto qualche giorno fa: “Ero in macchina e mi ha distratto il suono dell'autoradio, dove un cantante ripeteva: 'Ci sono anch'io'. Don Umberto, il mio segretario che fino a pochi mesi fa era sempre in oratorio, mi ha detto che si trattava di Max Pezzali degli '883', un gruppo che piace tanto ai ragazzi della tua età. Non lo conoscevo ma quel 'Ci sono anch'io' si confondeva bene con una preghiera che stavo leggendo, quella che conclude il rito della Cresima: 'O Dio, continua oggi nella comunità dei credenti i prodigi che il tuo amore ha operato agli inizi della predicazione del Vangelo'. Tu caro Mirko sei quel 'prodigio', che l'amore di Dio ha operato e che continua. Continua ogni volta che dirai 'Ci sono anch'io' non per protestare ma per offrire il tuo impegno”. E infine l'arcivescovo cita anche la bandiera della pace: “Chiedo con forza al Signore - scrive in un passo - per te e per tutti i ragazzi e le ragazze della Cresima, il dono di un 'cuore-arcobaleno'. Sì, arcobaleno come le bandiera che in questi giorni si vedono sui balconi delle case per inneggiare alla pace” perché “un cuore arcobaleno, cioè pieno di pace, è l’inizio di un mondo nuovo, più giusto, dove tutti si amano veramente”. (S.C.)

 

 

UNA PARROCCHIA A DIFESA DELLA DIGNITÀ DEI BAMBINI VITTIME DI VIOLENZE

NELLE MURA DOMESTICHE: IN UZBEKISTAN IL PARROCO, PADRE PETER KAWA,

E CON LUI I PARROCCHIANI, HANNO PRESO A CUORE LA SITUAZIONE DEI PICCOLI

 

FERGANA. = I bambini dell’Uzbekistan vittime di violenze consumate entro le mura domestiche hanno trovato nella parrocchia di Sant’Andrea, a Fergana, un sicuro punto di riferimento per la loro formazione e il loro sostentamento. Molti di loro hanno bussato alla porta del parroco, padre Peter Kawa, terrorizzati e in evidente stato di shock. I parrocchiani hanno preso a cuore la situazione dei piccoli e hanno deciso di adottarli, pur non godendo di alcun sussidio da parte delle autorità. Durante la settimana seguono corsi di scuola elementare, studiano inglese e imparano un mestiere. “Tutto ciò permette loro di assicurarsi un pasto e di vivere una vita normale” ha assicurato padre Kawa. “Questi bambini vengono allontanati dalla strada e dal pessimo esempio dei genitori” ha continuato. Il tasso di criminalità a Fergana è molto elevato, considerata anche la povertà diffusa, e spesso a farne le spese sono proprio i bambini. (D.D.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

2 giugno 2003

- A cura di Giada Aquilino -

 

Giorni cruciali per la pace in Medio Oriente: se ne è parlato in Vaticano, in Italia, ma anche al G8 di Evian. E se ne discuterà stasera a Sharm el Sheik, in Egitto, dove giungerà il presidente statunitense George Bush. Domani incontrerà i leader di Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Bahrein e rappresentanti palestinesi. Mercoledì il capo della Casa Bianca si trasferirà ad Aqaba, in Giordania, dove vedrà i premier israeliano Ariel Sharon e palestinese Abu Mazen.

 

Al vertice G8 di Evian, nell’alta Savoia, l’argomento mediorientale è comunque stato al centro dei lavori odierni, anche se la seconda giornata della riunione dei ‘Grandi della Terra’ è dedicata al rilancio dell’economia. Dopo che ieri il francese Chirac, lo statunitense Bush, il tedesco Schröder, il britannico Blair, l'italiano Berlusconi, il giapponese Koizumi, il russo Putin e il canadese Chrétien si sono soffermati sullo sviluppo del continente africano, oggi l’attenzione è andata tutta all’incontro tra Chirac e Bush. Il servizio del nostro inviato ad Evian, Jean Charles Putzolu:

 

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L’evento della mattinata è stato senza dubbio il faccia a faccia Bush-Chirac, il primo dalla guerra in Iraq. I due presidenti, dopo una timida stretta di mano ieri, hanno colto l’occasione per annunciare un’unità ritrovata dopo le profonde divisioni sul caso iracheno. Appare già molto chiaro, tuttavia, che si tratta di un’unità di facciata in quanto non solo i problemi esistono ancora, ma le posizioni di ciascuno sono rimaste invariate e sono state riaffermate poco prima dell’incontro. “Capisco molto bene la posizione francese”, ha detto George Bush in risposta a Chirac, il quale subito prima sottolineava la necessità di rispettare la risoluzione 1483 dell’Onu. “Siamo onesti e abbiamo buoni rapporti e per questo possiamo parlare delle nostre divergenze” ha aggiunto Bush. I due hanno anche rivolto un messaggio di fiducia ai mercati finanziari, dichiarandosi convinti che il mondo di domani avrà la capacità di assumersi una crescita economica più sostenuta. L’americano Bush ha aggiunto che la sessione di lavoro sugli argomenti economici in mattinata è stata molto utile e positiva. Nel corso della stessa sessione, i membri del G8 hanno parlato anche della lotta al terrorismo e al traffico delle armi. Il vertice di Evian continua questo pomeriggio senza il presidente americano, ma la sua partenza è perdonata, ha spiegato Chirac, in quanto è per una causa “alla quale teniamo tutti”, la causa della pace in Medio Oriente.

 

Da Evian, per la Radio Vaticana, Jean Charles Putzolu.

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Sul terreno intanto, Israele ha revocato il blocco dei Territori palestinesi e pensa a smantellare – ha reso noto il vice ministro della Difesa, Zeev Boim - “solo insediamenti chiaramente illegali, tutt'al più dieci”, su un totale di oltre cento creati dal 1996. Lo Stato ebraico questa mattina ha comunque rafforzato il dispositivo di sicurezza per la segnalazione di decine di attentati. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Nella Striscia di Gaza si è aperto, dopo molti mesi, il valico di Soufa per il passaggio in Israele di migliaia di pendolari, ma in un altro valico, quello di Kissufim, i soldati hanno ucciso un palestinese di 22 anni armato, che li aveva attaccati. Sono indicazioni contrastanti di una situazione che si cerca di normalizzare in vista del vertice di mercoledì ad Aqaba tra il presidente Bush, il primo ministro Sharon e quello palestinese Mahmoud Abbas, che ha per obiettivo il decollo della road-map, cioè il piano di pace del Quartetto. Ma sembra che, nonostante gli sforzi dei diplomatici americani, non sarà segnato da una dichiarazione congiunta per le sostanziali divergenze fra le parti; piuttosto vi saranno delle dichiarazioni separate in cui ciascuno esporrà le sue vedute e attese. Ha provocato intanto reazioni negative, in parte della coalizione di governo e in parte fra i coloni, la decisione del primo ministro Sharon di smantellare una ventina di punti di sviluppo illegali nei Territori. Oggi si riunisce il gruppo parlamentare del partito nazionale religioso intenzionato a lasciare la coalizione di governo.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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La Nato ha accolto in linea di principio la richiesta di sostegno logistico avanzata dalla Polonia per l'amministrazione del suo settore di competenza in Iraq, quello centro-meridionale. Il Consiglio atlantico ha approvato la richiesta stamani a Bruxelles, attraverso una procedura di silenzio-assenso rispettata da tutti i 19 Paesi dell'Alleanza. Varsavia chiede sostegno logistico, di intelligence, di pianificazione e per il reperimento delle forze necessarie alla missione.

 

L'Iran non firmerà il protocollo addizionale al Trattato di non proliferazione che consentirebbe ispezioni a sorpresa delle sue installazioni. Lo hanno annunciato le autorità di Teheran. Nel caso in cui si tema che il programma atomico iraniano possa essere usato per fini militari, il ministero degli Esteri di Teheran ha invitato gli Stati Uniti a partecipare alla costruzione di centrali nucleari nella Repubblica islamica.

 

Nuova denuncia di massacri nella Repubblica Democratica del Congo. Le milizie Hema accusano oggi l’etnia Lendu di aver ucciso 352 civili nella scorsa fine settimana, in scontri etnici avvenuti nei pressi di Bunia, nel nord est dell’ex Zaire. Sabato scorso, le violenze avrebbero interessato in particolare il villaggio di Tchomia, 50 km ad est di Bunia, vicino la punta meridionale del lago Alberto, al confine tra Congo Kinshasa e Uganda.

 

Zimbabwe. La polizia di Harare ha fatto ricorso oggi ai lacrimogeni per disperdere gruppi di dimostranti, nel primo giorno della mobilitazione generale indetta dall'opposizione per chiedere le dimissioni del presidente Mugabe. Poco prima era stato arrestato il leader dell'opposizione, Morgan Tsvangirai.

 

Si è conclusa senza tensioni l’operazione di voto in Togo per l’elezione del nuovo presidente. La partecipazione alle urne è stata del 70%. Oltre 3 milioni di cittadini hanno raggiunto i 5.200 uffici elettorali per scegliere tra sei candidati. Secondo i sondaggi, il favorito è il generale Eyadéma.

 

Oggi, 2 giugno, per l’Italia è il 57° anniversario della nascita della Repubblica. Le celebrazioni sono iniziate nella prima mattinata, con l’omaggio del capo dello Stato al Milite Ignoto, a Roma. Carlo Azeglio Ciampi ha poi dato il via alla parata militare ai Fori Imperiali. Sul palco, accanto al presidente, le più alte cariche dello Stato. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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(Inno italiano)

E’ stata la banda dei carabinieri ad aprire la rassegna in Via dei Fori Imperiali. Hanno sfilato in 8 mila. La novità è la presenza alla manifestazione del personale della Protezione civile, con quattro giovani che svolgono il servizio civile. La festa di quest’anno è dedicata alle missioni italiane di pace all’estero, che vedono attualmente impegnati quasi 9 mila militari. E la festa è stata un’occasione per un saluto simbolico ai soldati che si apprestano a partire per l’Iraq. Quello italiano è ormai un esercito europeo ed assieme ai soldati hanno sfilato anche le bandiere delle Nazioni Unite e della Nato. La parata del 2 giugno è stata ripristinata tre anni fa da Carlo Azeglio Ciampi, che oggi in un messaggio ai prefetti italiani è tornato a parlare dell’unità del Paese, non solo come valore da preservare e tramandare, ma anche come risultato della leale cooperazione tra Stato, Regioni, Province e Comuni. Ciampi ha osservato poi che il metodo del dialogo è sempre più radicato nei cittadini ed ha invitato le istituzioni a recepire gli stimoli positivi dalle città.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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E' stata trasferita in un complesso militare di Rangoon la dirigente dell'opposizione birmana e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, arrestata sabato scorso nel nord di Myanmar. Lo ha reso noto il partito di opposizione, la Lega nazionale per la democrazia (Lnd).

                         

Una strategia comune prima del vertice europeo di Salonicco del 21 e 22 giugno, nel corso del quale sarà affrontato il tema dell'integrazione dei Paesi balcanici nell'Unione europea. E’ l’obiettivo dell’incontro, in corso oggi a Ocride, nel sud ovest della Macedonia, di cinque capi di Stato balcanici: Macedonia, Albania, Croazia, Serbia-Montenegro e Bosnia-Erzegovina.

 

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