RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 152 - Testo della Trasmissione di domenica 1 giugno 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La parola del Santo Padre al Regina Caeli sull’odierna solennità dell’Ascensione, che coincide con la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali

 

 Ieri, nei Giardini Vaticani, la conclusione del mese di maggio presieduta dall’arcivescovo Francesco Marchisano, che ha dato lettura del messaggio del Papa

 

 E’ morto il cardinale Francesco Colasuonno, già rappresentante della Santa Sede a Mosca e in Italia.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Un commento del Rettore dell’Università Lumsa di Roma sul messaggio del Papa per l’odierna Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali

 

 Un nuovo impulso all’ecumenismo dal primo incontro fra cattolici ed evangelici in Germania: con noi il cardinale Walter Kasper e Joachim Schwind

 

Ha avuto inizio oggi a Evian in Francia il Vertice dei Paesi più ricchi del mondo: ai nostri microfoni Fiorella Favino, del gruppo di ricerca sul G8

 

 Fino al 7 settembre è visitabile la Mostra “Riflessi di Bisanzio” presso i Musei capitolini di Roma: con noi la curatrice dell’esposizione e la responsabile dei Musei Capitolini.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il faccia a faccia Putin-Bush chiude gli incontri ad alto livello a San Pietroburgo. Ratificato dai presidenti di Usa e Russia il Trattato di non proliferazione

 

L’esercito israeliano allenta il controllo sui Territori occupati

 

L’etica fa la differenza anche in economia: lo afferma il presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, arcivescovo Renato Martino, parlando ad un Convegno sul venerabile Giuseppe Toniolo

 

In Uganda, ribelli assaltano una missione e uccidono sei civili.

 

Terribile ondata di caldo nell’Andhra Pradesh,  Stato sudorientale dell’India

 

Si chiama “Commentari al Vangelo” il nuovo software lanciato sul mercato peruviano dall’associazione VE Multimedios

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

1 giugno 2003

 

 

OGGI, SOLENNITA’ DELL’ASCENSIONE DEL SIGNORE, E’ ANCHE LA GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI, ARGOMENTO SUL QUALE SI E’ SOFFERMATO

 IL SANTO PADRE PRIMA DELLA RECITA DEL REGINA CAELI DI MEZZOGIORNO

- A cura di Giovanni Peduto -

 

In molti Paesi si celebra in questa domenica la solennità dell'Ascensione del Signore. Quaranta giorni dopo la Pasqua - leggiamo nel Vangelo - Gesù condusse gli Apostoli fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. L'Ascensione  - ha sottolineato il papa - è il momento finale della Pasqua di Cristo, che l'evangelista Giovanni descrive, appunto, come passaggio da questo mondo al Padre …

        

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All'unico Padre celeste Egli vuole condurre l'intera umanità. Io vado a prepararvi un posto - disse ai discepoli durante l'Ultima Cena  - ... perché siate anche voi dove sono io. La festa odierna accenda nei nostri cuori il desiderio del Cielo, nostra patria eterna.

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Ricorre oggi, inoltre, la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che ha per tema "I mezzi della comunicazione sociale a servizio dell'autentica pace, alla luce della Pacem in terris".

 

A quarant'anni dalla pubblicazione della storica Enciclica del beato Papa Giovanni XXIII, è quanto mai importante – ha detto il Pontefice - riflettere sul ruolo dei mass-media nella costruzione di un mondo pacifico, fondato su verità, giustizia, amore e libertà ...

 

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In effetti, i mezzi di comunicazione sociale possono dare un valido contributo alla pace, abbattendo le barriere della diffidenza, incoraggiando la comprensione e il rispetto reciproco e, ben oltre, favorendo la riconciliazione e la misericordia.

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E', dunque, in virtù della loro vocazione e della loro professione – ha affermato Giovanni Paolo II - che gli operatori dei mass media sono chiamati ad essere anche operatori di pace, e ha quindi concluso auspicando la protezione e l’assistenza di Maria Santissima, Stella dell'evangelizzazione, su  quanti lavorano nel campo della comunicazione sociale, specialmente al servizio del Vangelo e della Chiesa.        

 

Dopo la recita del Regina Caeli, il Papa ha cordialmente salutato numerosi gruppi presenti in Piazza San Pietro, augurando infine a tutti una buona domenica.  

        

 

IERI LA SOLENNE CONCLUSIONE DEL MESE DI MAGGIO NEI GIARDINI VATICANI PRESSO LA GROTTA DELLA MADONNA DI LOURDES, CON L’ARCIVESCOVO FRANCESCO MARCHISANO, VICARIO GENERALE DEL PAPA PER LA CITTA’ DEL VATICANO

 

“Mentre si chiude il mese di maggio e ha inizio quello di giugno, consacrato al Cuore di Gesù, avvertiamo ancor più come Maria ci conduca a Cristo”. Così il Papa nel suo messaggio, in occasione della chiusura del mese dedicato alla Madonna, letto da mons. Francesco Marchisano. Il vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, ieri sera ha presieduto la Liturgia della Parola presso la Grotta di Lourdes, nei Giardini Vaticani. Prima della celebrazione, la recita del Santo Rosario e la processione, iniziata alle 20.00 dalla chiesa di Santo Stefano degli Abissini. Il servizio è di Dorotea Gambardella:

 

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Nel suggestivo scenario dei Giardini Vaticani, avvolti dalla luce rosea del tramonto, una moltitudine composta di fedeli, invocando Maria con canti e preghiere, ha sfilato tra i viali profumati di erba e di fiori, fino alla cappella, che riproduce fedelmente la Grotta di Lourdes. Qui, al termine della Liturgia della Parola, l’arcivescovo Francesco Marchisano, ha letto un messaggio del Papa, che ha voluto unirsi spiritualmente alla folla ...

 

“Desidero in questa circostanza, rinnovare a tutti l’invito a recitare il Rosario assiduamente, curandone con impegno la qualità”.

 

Il Pontefice si rivolge particolarmente ai sacerdoti: “Il loro esempio e la loro guida – scrive - conducano i fedeli a riscoprire il senso e il valore di questa preghiera”. Ma anche alle religiose e alle famiglie, che il Papa esorta a riunirsi spesso per recitare insieme il Rosario …

 

“E’ questa una delle più belle e consolanti esperienze della comunità domestica! L’Anno del Rosario, che stiamo celebrando, ci offre costante motivo di riflessione sul ruolo della Madonna nella storia della salvezza e nella nostra vita”.

 

E’ Maria - conclude il Pontefice - il cammino più breve per giungere al Cuore di Gesù, dove possiamo attingere i doni straordinari del suo amore e della sua misericordia. Ma ascoltiamo mons. Marchisano in una riflessione sull’importanza del mese di maggio:

 

“Dedicare un mese alla Madonna è una delle cose più belle della nostra Chiesa, perché la Madonna è stata quella che ha consolato fin dall’inizio gli Apostoli, chiusi nel Cenacolo dopo la morte di Gesù, in attesa dello Spirito Santo. Non sapevano cosa poteva capitare e hanno voluto con sé Maria, perché - come ha detto il Papa - stupendamente, nel volto di Maria vedevano il volto di Gesù, quello che Gesù ha fatto, quello che Gesù ha insegnato. E tutto quello che la Chiesa desidera, dedicando un mese intero alla Madonna, attraverso il Santo Rosario, è rivivere attraverso Maria la vita di Gesù, perché diventi per ognuno di noi la nostra vita, il nostro vero cristianesimo vissuto per Gesù, attraverso l’esempio di Maria”.

 

(Canto)

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IERI È PIAMENTE DECEDUTO IL CARDINALE FRANCESCO COLASUONNO,

GIA’ RAPPRESENTANTE UFFICIALE DELLA SANTA SEDE A MOSCA E NUNZIO APOSTOLICO IN ITALIA. TELEGRAMMI DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE ALL’ARCIVESCOVO DI BARI

E ALLA SIGNORA TERESA COLASUONNO, SORELLA DEL PORPORATO

- A cura di Giovanni Peduto -

 

E’ deceduto ieri il cardinale Francesco Colasuonno, diacono di Sant’Eugenio, nato a Grumo Appula - arcidiocesi di Bari-Bitonto -  nel 1925. Ordinato sacerdote nel 1947, dopo aver conseguito a Roma la Laurea in Teologia e in Diritto Canonico, e dopo aver insegnato nel Seminario diocesano di Bari ed in un liceo, entrò nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1958.

 

Ha prestato il suo servizio nella Segreteria di Stato fino al 1962 nell'allora Sezione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari, come collaboratore del pro-segretario di Stato, mons. Domenico Tardini, e quindi ha svolto la propria opera presso le Rappresentanze Pontificie negli Stati Uniti d'America per cinque anni e mezzo; in India per cinque anni; e, quale Incaricato d'Affari, a Taipei. Il 6 dicembre 1974 è stato eletto da Papa Paolo VI arcivescovo titolare di Tronto e allo stesso tempo nominato primo delegato apostolico in Mozambico, un Paese che stava vivendo giorni drammatici. In un'occasione, mons. Colasuonno venne tenuto per tre giorni in completo isolamento.

 

L'ordinazione episcopale ebbe luogo nella cattedrale di Bari il 9 febbraio 1975. Fu quindi pro-nunzio apostolico in Zimbabwe, pro-nunzio apostolico in Jugoslavia, nunzio apostolico con incarichi speciali e capo della Delegazione della Santa Sede per i contatti permanenti di lavoro con la Repubblica di Polonia. Il 15 marzo 1990 è stato nominato rappresentante ufficiale della Santa Sede presso l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (Urss), al rango personale di nunzio apostolico.

 

I quattro anni del suo servizio diplomatico a Mosca sono stati d'importanza fondamentale non solo per i rapporti con la Santa Sede, ma anche per la rinascita della Chiesa cattolica dopo la lunga persecuzione nei territori che una volta facevano parte dell'Unione Sovietica. Nel periodo del suo servizio come Rappresentante Pontificio, sono stati nominati gli amministratori apostolici della Russia Europea, della Siberia e del Kazakhstan, e grandi benefici sono arrivati anche per i cattolici dell'Ucraina. Il 12 novembre 1994 è stato nominato nunzio apostolico in Italia e il 22 aprile 1995 nunzio apostolico a San Marino. Il 21 febbraio 1998, veniva insignito della porpora cardinalizia. 

 

Informato della morte del cardinale Colasuonno, il Pontefice ha fatto pervenire questa mattina le espressioni del suo cordoglio, in due distinti telegrammi, all’arcivescovo di Bari-Bitonto, Francesco Cacucci, e alla sorella del porporato scomparso, signora Teresa Colasuonno. Il Pontefice sottolinea in entrambi i messaggi il fecondo servizio alla Chiesa e alla Santa sede del cardinale Colasuonno, rendendo lode a Dio per il dono di questo generoso pastore che ha onorato con la sua vita la sua Chiesa di origine l’arcidiocesi di Bari-Bitonto ed ha raccolto un’ampia messe di bene, con la sua intensa e paziente opera come nunzio apostolico, specialmente in occasione del suo servizio, nei Paesi dell’est europeo durante un particolare e sofferto periodo della storia di quelle nazioni.

 

I funerali del compianto porporato saranno presieduti dal cardinale Achille Silvestrini domani, lunedì 2 giugno, alle ore 16.00 nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta in Grumo Appula (Bari), sua località di nascita. La salma sarà successivamente tumulata nella chiesa medesima.

 

Attualmente il collegio cardinalizio si compone di 167 porporati dei quali sono elettori in un futuro conclave 111 e invece 56 hanno già compiuto gli 80 anni di età.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

1 giugno 2003

 

 

I MASS MEDIA OPERINO AL SERVIZIO DELLA PACE: COSI’, IL PAPA NEL MESSAGGIO

 PER L’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

- Con noi, Giuseppe Dalla Torre -

 

Gli operatori dell’informazione “sono tenuti a contribuire alla pace in ogni parte del mondo, abbattendo le barriere della diffidenza”. E’ uno dei passaggi chiave del messaggio del Papa per l’odierna 37.ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Il messaggio pontificio - reso noto il 24 gennaio in coincidenza con la festività liturgica di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti - è dedicato  ad una riflessione sui mezzi di comunicazione sociale al servizio della pace, alla luce dell’enciclica Pacem in Terris. Un tema quanto mai attuale, su cui si sofferma il rettore dell’Università Lumsa di Roma, Giuseppe Dalla Torre, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Noi sappiamo molto bene che nell’esperienza storica, ‘guerra’ è il termine forte e ‘pace’ è il termine debole. Questo rapporto diseguale tra termine forte e termine debole nasce anche da un fatto culturale, da un fatto formativo. Da questo punto di vista, credo che per riequilibrare il rapporto o addirittura capovolgerlo – come sarebbe auspicabile – e dire che ‘pace’ è il termine forte e ‘guerra’ è il termine debole, il ruolo dei mass media sia davvero fondamentale.

 

D. – Giovanni Paolo II non perde occasione per richiamare i media al rispetto di principi come la verità, la promozione della pace, la difesa della libertà e dei diritti della persona. Come vincere queste sfide, sottolineate dal Pontefice in modo così instancabile?

 

R. – Credo che sia innanzitutto importante una formazione etica e deontologica forte degli operatori dei media. Penso che debba crescere di livello questa consapevolezza. Naturalmente, è anche necessario un controllo vigile che l’opinione pubblica deve avere su quanto viene trasmesso attraverso strumenti appositi per verificare e controllare la correttezza di quanto viene dato come informazione.

 

D. – L’esigenza morale di ogni comunicazione – afferma il Papa nel messaggio per la Giornata – è il rispetto per la verità ed il servizio ad esso. Come tradurre questo principio nell’attività quotidiana degli operatori dell’informazione?

 

R. – Dando informazione, resoconto di ciò che avviene nella realtà, delle diverse posizioni ma attraverso una lettura che tenga conto della verità, delle esigenze che la verità venga sempre affermata, proclamata e rispettata.

 

D. – L’era attuale è caratterizzata dalla velocità straordinaria di propagazione dell’informazione, del sapere. Quali sono i rischi e le opportunità di questa nuova epoca, del cosiddetto ‘villaggio globale’?

 

R. – Certamente, le opportunità sono date dalla possibilità di sapere in tempi più stretti, addirittura quasi in tempi reali, le notizie che una volta impiegavano molto tempo per essere conosciute. Il pericolo è che si venga alluvionati da una serie di informazioni senza la possibilità per la psicologia a livello individuale e collettiva, di filtrarle, di sedimentarle, di digerirle, di poterle analizzare.

 

D. – Qual è il contributo più significativo che l’informazione cattolica può dare al circuito globale della comunicazione?

 

R. – Quello di essere presente come voce che testimonia un modo d’approccio alla realtà, che rappresenta una lettura critica dal punto di vista della dottrina cristiana, ma anche dell’etica naturale, di ciò che si svolge nella realtà. Quindi, una garanzia fondamentale, perché il pluralismo non degeneri invece in un mazzo di carte di cui viene presa soltanto qualcuna delle carte e non tutte.

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DAL KIRCHENTAG ECUMENICO DI BERLINO UN NUOVO IMPULSO ALL’ECUMENISMO.

IL 1° INCONTRO FRA CATTOLICI ED EVANGELICI DI GERMANIA

- Con noi il cardinale Walter Kasper e Joachim Schwind -

 

“Siate una benedizione  per il mondo”: questo il titolo del 1° Kirchentag ecumenico tedesco. Ed è questa la consegna che gli oltre 200.000 partecipanti, cattolici e luterani e di varie altre Chiese,  hanno ricevuto questa mattina al grande incontro di preghiera comune nella piazza della Repubblica antistante il “Reichstag”, il centro politico della città. Un incontro che ha avuto il carattere di un  profondo raccoglimento, in un clima gioioso di festa. 

 

Così si concludono le 5 densissime giornate con più di 1000 appuntamenti: tavole rotonde, preghiere, conferenze, spettacoli, incontri di spiritualità. Ed è la dimensione spirituale che ha segnato in particolare questa grande manifestazione. Tra i molti interventi quello dell’abate benedettino Fidelis Ruppert, dei fondatori della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi e del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich che aveva incentrato la sua meditazione sul versetto del Genesi che parla dell’uomo “creato a immagine e somiglianza di Dio”, chiamato a vivere il dinamismo dell’amore scambievole sul modello della Trinità. Ma ascoltiamo da Berlino, Joachim Schwind, direttore dell’editrice e rivista Neue Stadt, al microfono di Carla Cotignoli:

 

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R. - Ho l’impressione che c’è una grandissima maturità, cioè che il dialogo ecumenico, coma ha sottolineato il cardinal Kasper, è arrivato ad una maturazione, che dopo una certa primavera dell’ecumenismo, adesso non è, come dicono tanti, arrivato l’inverno, ma l’estate, cioè il periodo in cui le cose, forse in modo più lento, stanno maturando. Allora, il messaggio di Chiara Lubich in fondo fa un movimento verso il messaggio essenziale del cristianesimo e questo è molto importante in tanti punti anche di questo Kirchentag. Si sente che bisogna tornare alle radici spirituali, che l’ecumenismo non basta farlo con attività o iniziative,ma bisogna tornare a Cristo stesso, alla vita cristiana, alla vita dell’amore reciproco.

 

D. – Ci sono anche tanti giovani lì al Kirchentag ...

 

R. – Sì. Quasi il 40 per cento dei partecipanti sono di un’età al disotto dei 30 anni e c’è una parte proprio riservata ai giovani, si potrebbe dire, e lì gli organizzatori sono un po’ sorpresi, perché negli ultimi anni, nelle rispettive Katholikentag o Kirchentag della Chiesa evangelica, si sentiva una tendenza un po’ difficile, cioè i giovani si interessavano di poche cose, non volevano più ascoltare le personalità e invece qui, si ha l’impressione che ci sia un certo risveglio della gioventù a certi temi ed argomenti che riguardano la vita sociale, e ad una certa mistica, cioè un desiderio di andare in profondità. Questo è la sorpresa degli organizzatori.

 

D. – Quindi si mostra un cristianesimo molto vivo e attuale, in questo momento in cui c’è la domanda di dare un’anima all’Europa ...

 

R. – Ho l’impressione che si può veramente dire di sì, che è un cristianesimo moderno, vivo, e c’è anche l’impatto con questa città di Berlino, che è forse una delle città più secolarizzate. Si presenta un cristianesimo così attraente, cioè una cosa così serena, gioiosa, però una gioia profonda, umana, normale e questo, secondo me, è forse il messaggio più forte di questo Kirchentag che, con oltre 200 mila persone, ha veramente una ripercussione sulla società, un eco anche nei mass media.

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Concludiamo con un’impressione a caldo del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani:

 

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Il Kirchentag è un’occasione di grande gioia. Ci sono molti giovani. E’ una giornata che dà speranza. E l’atmosfera gioiosa e positiva ha la prevalenza sulle critiche, che esistono sempre. C’è la speranza e la volontà di cooperare, di avvicinarsi, di imparare gli uni dagli altri. L’impressione di questo Kirchentag è molto positiva e penso dia forte impulso al futuro dell’ecumenismo.

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HA AVUTO INIZIO OGGI A EVIAN IN FRANCIA

IL VERTICE DEI PAESI PIU’ RICCHI DEL MONDO

- Servizio di Jean Charles Putzolu -

 

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I capi di stato e di governo, uno dopo l’altro sono arrivati in mattinata ad Evian. Accolti dal presidente di turno dal G8, il francese Jacques Chirac, partecipano in questo momento ad un pranzo di lavoro del summit allargato ai paesi africani del Nepad, ma anche dall’Asia e dall’America latina. I temi del giorno sono strettamente legati allo sviluppo sostenibile, e quindi si parla dell’accesso per tutti all’acqua potabile, alle cure per le malattie infettive, e si parla anche della riduzione del debito estero. L’assemblea dei 23 dirigenti del mondo, delle Nazioni Unite e delle istituzioni finanziarie internazionali costituisce una novità senza precedenti per il G8, forse come risultato delle pressioni esercitate ormai da tempo dalle organizzazioni no global che si riuniscono parallelamente ad ogni summit dei paesi più ricchi del mondo, o forse anche perché l’economie mondiale è oggi in una fase difficile per non dire di recessione, ed è quindi arrivato il momento di rivedere il modo di portare avanti la globalizzazione, cercando di farne arrivare i benefici anche ai paesi poveri oggi quasi totalmente esclusi da questo inarrestabile processo. Su questo particolare aspetto, ascoltiamo Fiorella Favino, universitaria del gruppo di ricerca sul G8 …

 

R. - Io penso che sia giunto il momento di affrontare in maniera più globale i problemi che sono globali. Ciò non toglie però che gli incontri con i Paesi ospiti, non membri, sono degli appuntamenti al latere del meeting. Il meeting continua ad essere un incontro tra gli 8 Paesi maggiormente industrializzati. Quindi, non bisogna confondere i due momenti.

 

D. – D’accordo, però il fatto stesso che questo incontro abbia luogo in concomitanza con il G8 è un segnale …

 

R. – Certo, un segnale anche forte, di attenzione non soltanto a questioni di determinate aree geografiche, ma a questioni che non erano nell’agenda originale del vertice al momento della sua fondazione: problemi ambientali, problemi del sottosviluppo. Sono temi che sono entrati a far parte dell’agenda del vertice nel tempo.

 

D. – Cosa ci si deve aspettare da un vertice come quello di Evian?

 

R. – Niente di immediatamente applicabile. Si discute, ci sono dei punti di accordo, delle linee guida di quello che sarà poi l’azione internazionale dei singoli Paesi.

 

D. – Ormai è diventata una abitudine: il G8 da una parte e le Ong o no global dall’altra parte con dibattiti, incontri, manifestazioni, purtroppo anche violenza. Anche questo incontri, summit, hanno in qualche modo contribuito all’evoluzione del G8?

 

R. – Sicuramente sì. Negli ultimi anni penso che la svolta sia stata decisiva. Il problema dei Paesi altamente indebitati è un problema che è entrato nell’agenda su pressione, da un lato delle organizzazioni non governative, e dall’altro della presenza dei leader di questi stessi Paesi nella stessa sede del Summit. C’è comunque un’attenzione a quello che accade all’esterno.

 

Questa sera, dopo la sessione di lavoro allargato, lasceranno la cittadina di Evian i Paesi non membri del G8, e domani inizierà il vero G8, il summit della riconciliazione tra i 4 paesi favorevoli alla guerra in Irak ed i 4 paesi opposti. Ritrovare una certa unità appare essenziale per il rilancio dell’economia mondiale.

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         A margine del G8, i numerosi disordini scoppiati in molte delle località che attorniano la sede del vertice hanno costretto le forze dell’ordine ad intervenire ripetutamente per porre fine alle violenze e ai vandalismi. Ieri sera, militanti no global, coperti da cappucci, hanno distrutto vetrine, incendiato e saccheggiato negozi e lanciato molotov contro il Gran Teatro di Ginevra. Il centro della città svizzera si è trasformato in un campo di battaglia, messo a ferro e fuoco dai cosiddetti “alter-mondialisti”, concentratisi in parte sulla costa svizzera del lago (Ginevra e Losanna) e in parte ad Annemasse, una città  francese di sessantamila abitanti ad una quarantina di chilometri dall'epicentro del summit. E proprio mentre a Ginevra e Annemasse si svolgeva stamani la manifestazione transfrontaliera contro il G8, a Losanna la polizia ha dovuto fronteggiare un migliaio di manifestanti, molti dei quali sospettati di aver provocato in precedenza gravi danni in città. Infine, la polizia del Cantone svizzero di Vaud ha riferito della caduta da un ponte, avvenuta poche ore fa, di un manifestante che partecipava, insieme ad altri militanti, ad un'operazione di protesta per bloccare il transito delle delegazioni del G8 sull' autostrada Ginevra-Losanna.

 

 

FINO AL 7 SETTEMBRE E’ POSSIBILE VISITARE LA MOSTRA “RIFLESSI DI BISANZIO” ALLESTITA PRESSO I MUSEI CAPITOLINI DI ROMA

- Intervista con la curatrice dell’esposizione , Eugenia Calchià,

e la responsabile dei Musei Capitolini, Elena De Gioia -

 

Sarà possibile fino al 7 settembre visitare la mostra “Riflessi di Bisanzio. Capolavori d’arte dal XV al XVIII secolo del Museo Bizantino e Cristiano di Atene”, allestita presso i Musei Capitolini di Roma. L’esposizione di arte sacra racconta la sopravvivenza dello stile bizantino che però, dopo la caduta di Costantinopoli, mostra evidenti segni di apertura verso le forme ed i motivi artistici occidentali. 54 opere, già esposte a New York, di grande importanza soprattutto per l’alto valore degli oggetti presentati. Il servizio è di Benedetta Capelli:

 

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(canto)

 

Bisanzio cadde rovinosamente nel 1453; la sua fine politica non coincise con l’epilogo artistico: le botteghe orafe, i pittori ed altri validi artisti proseguirono nel loro lavoro, risentendo della contaminazione tra l’arte dell’Oriente ottomano e dell’Occidente cristiano europeo, con particolare riferimento a Venezia. La mostra “Riflessi di Bisanzio” racconta proprio l’intreccio tra le forme dell’arte bizantina con i motivi dell’arte occidentale. La curatrice di questa esposizione, Eugenia Calchià, consiglia le cose da non perdere:

 

“Per la pittura, da non perdere l’icona di Giovanni il Battista, che è dovuta ad un famosissimo pittore - Anghelos Cotantus -, le icone di Mikhail Damaskinos, un altro pittore del XVI secolo, molto famoso, che lavora sia a Creta sia a Venezia, che sa dipingere sia alla maniera greca che alla maniera latina, alla maniera veneziana. I tessuti sacri, i paramenti sacri, i libri - sia manoscritti che stampati -, le opere, gli oggetti liturgici d’argento, prodotti delle botteghe di Costantinopoli quando Costantinopoli era capitale ottomana; un altro gruppo di oggetti ecclesiastici di arte minore sono stati prodotti nelle botteghe intorno al monastero di Backovo, nell’attuale Bulgaria, vicino a Filippopoli. Questi oggetti sono meravigliosi, perché sono tutti lavorati con smalti colorati azzurri e verdi e con filigrana molto fine; tutti portano iscrizioni dedicatorie che qualche volta sono anche firmate dall’artigiano stesso”.

 

I monasteri della Macedonia, della Tessaglia e dell’Epiro divennero sempre più centro di cultura, continuando a produrre libri preziosi; soprattutto l’arte religiosa fu terreno di sperimentazione: negli affreschi, nei paramenti sacri si notano affascinanti mescolanze di forme. Quale immagine dell’arte religiosa emerge da questa mostra? Risponde Elena De Gioia, responsabile dei Musei Capitolini:

 

“Direi estremamente complessa, molto nuova per noi occidentali. La cosa che mi colpisce di più è questo sostanziale rispetto nei confronti della fede religiosa cristiano-ortodossa pure in territorio dominato dall’islam e dall’impero ottomano. Da questo io riesco a cogliere l’interazione di queste due culture e anche uno scambio così proficuo che solo nelle opere d’arte riusciamo a cogliere”.

 

(canto)

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CHIESA E SOCIETA’

1 giugno 2003

                                                                                                            

 

SI E’ CONCLUSO A SAN PIETROBURGO, IL VERTICE TRA VLADIMIR PUTIN E GEORGE BUSH. IL PRESIDENTE RUSSO E QUELLO AMERICANO HANNO CONFERMATO LA BUONA INTESA TRA I RISPETTIVI PAESI, RATIFICANDO IL TRATTATO PER LA RIDUZIONE DEGLI ARMAMENTI STRATEGICI

- A cura di Giuseppe D’Amato -

 

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SAN PIETROBURGO. = E’ stato il Summit della riconciliazione. Al Palazzo di Costantino, la “Versaille” russa, Putin e Bush si sono incontrati per la prima volta dopo la crisi irachena. I sorrisi, le strette di mano, le dichiarazioni pubbliche, lasciano intendere che le incomprensioni per il conflitto nel Golfo siano state superate. “Non ci sono alternative ad un accordo con gli Stati Uniti”, ha chiarito Putin, uno dei leader del cosiddetto “Fronte del no” alla guerra in Iraq. “Dobbiamo lavorare insieme per cambiare la strategia dei nostri tempi”, ha risposto Bush. Nel loro incontro, i due presidenti hanno parlato di numerosi temi: la lotta al terrorismo, alla stabilità internazionale, le relazioni bilaterali e lo spazio. I due leader hanno quindi siglato la ratifica del trattato per la riduzione degli armamenti strategici. I due Paesi hanno lanciato un monito all’Iran a non violare gli accordi di non proliferazione nucleare ed hanno invitato la Corea del Nord a smantellare il programma atomico. Rispondendo ad una domanda di un giornalista, Bush ha confermato che Saddam era in possesso di armi di distruzione di massa. Il prossimo summit russo-americano è previsto a Camp David in settembre. Si chiude così positivamente il week-end per le celebrazioni dei 300 anni di San Pietroburgo. Dalla finestra russa sull’Europa giunge un messaggio di speranza. Ieri, al Summit con l’Unione Europea, Putin ha chiesto che non vi siano più divisioni nel Vecchio Continente e che non rinasca un nuovo muro di Berlino chiamato Shengen. Insomma piena libertà di movimento a tutti i cittadini, senza lacci burocratici.

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ALLA VIGILIA DEL DOPPIO VERTICE IN EGITTO E GIORDANIA PER GLI ACCORDI DI PACE IN MEDIO ORIENTE, LA SCORSA NOTTE I BLINDATI ISRAELIANI HANNO PARZIALMENTE ALLENTATO IL CONTROLLO SUI TERRITORI OCCUPATI,

SEDONDO L’INTESA RAGGIUNTA TRA SHARON E ABU MAZEN

 

GERUSALEMME. = I blindati israeliani allentano la morsa sulla Striscia di Gaza e la Cisgiordania, consentendo ai 25 mila palestinesi che lavorano quotidianamente in Israele di circolare senza restrizioni. E ad Amman si profila intanto una visita di Abu Mazen, alla vigilia dei due vertici di Sharm El Sheikh (il 3 giugno) e di Aqaba, in Giordania (il 4), che dovrebbero accelerare, come ha ribadito ieri la Lega Araba, la creazione di uno Stato palestinese, secondo i dettami della Road map. Nell’area mediorientale, si moltiplicano i segnali di fermento: fermento non solo diplomatico, come dimostrano i colloqui preparativi ai prossimi vertici ai quali prenderà parte anche il presidente statunitense, Bush. Tra israeliani e palestinesi, i segnali sono di notevole distensione anche sul terreno. A cominciare dall’alleggerimento militare ebraico nei Territori occupati, iniziato verso la mezzanotte scorsa, che attua quanto annunciato nei giorni scorsi dal premier israeliano Sharon nel corso dei colloqui con il leader palestinese Abu Mazen. Questi, secondo fonti  giornalistiche palestinesi, avrebbe messo per oggi in agenda una visita ad Amman per consultazioni politiche ad alto livello in vista dei vertici di Sharm el-Sheikh e di Aqaba, con una probabile successiva puntata alla volta del Cairo. (A.D.C.)

 

 

L’ETICA FA LA DIFFERENZA ANCHE IN ECONOMIA: LO AFFERMA IL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE, ARCIVESCOVO RENATO MARTINO, PARLANDO AD UN CONVEGNO SUL VENERABILE GIUSEPPE TONIOLO, IL 31 MAGGIO, NEL PAESE DEL TREVIGIANO CHE GLI DIEDE I NATALI NEL SECOLO SCORSO

 

PIEVE DI SOLIGO. = L’etica fa la differenza anche in economia: è la grande lezione  che viene al mondo di oggi da Giuseppe Toniolo, una delle figure più significative del laicato cattolico tra l’800 e il ‘900, per l’esemplarità della vita, il prestigio della sua profonda cultura universitaria, l’amore alla Chiesa e alla famiglia, la partecipazione attiva all’apostolato sociale del suo tempo. Lo sostiene il Presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, l’arcivescovo Renato Martino. Il presule è intervenuto ieri ad un convegno tenutosi a Pieve di Soligo, la cittadina del trevigiano che dette i natali e tuttora conserva le spoglie mortali dell’illustre studioso e testimone cristiano, del quale è in corso la causa di beatificazione. “Un gruppo umano solidale, ove i contenziosi e le liti siano ridotti al minimo, con rapporti lubrificati dalla fiducia reciproca, sostanziato di senso di appartenenza e capace di riconoscersi in una tradizione comune, lavora meglio, a costi inferiori, con minore spreco e maggiore efficacia”, ha affermato mons. Martino, che ha ricordato un’attualissima lezione del Toniolo: quella secondo la quale il mercato deve essere regolato alla stregua di principi etici e non solo economici poiché, come insegna la Centesimus Annus  di Giovanni Paolo II, “ci sono bisogni collettivi e qualitativi che non possono essere soddisfatti  mediante i suoi meccanismi; ci sono esigenze umane importanti che sfuggono alla sua logica; ci sono dei beni che, in base alla loro natura, non si possono e non si debbono vendere e comprare”. Il presidente di Giustizia e Pace ha anche sottolineato, sulla scorta del Toniolo, che “un sano conflitto sociale non è mai stato condannato dalla Dottrina sociale della Chiesa, la quale anzi  vi vede un fattore di progresso, quando non sia violento ed ideologico”.

 

 

RIBELLI UGANDESI ATTACCANO UNA MISSIONE CATTOLICA,

UCCIDENDO SEI CIVILI. AD ECCEZIONE DELLA CHIESA,

STRUTTURE ED ABITAZIONI DATE ALLE FIAMME

 

KITGUM. = Almeno sei civili e nove “armati” sono stati uccisi in un attacco dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra) alla missione di Omya-Anyima. Lo ha riferito la Misna, precisando che il suo responsabile, padre Gerardo Marvin Fuentes Murillo, è incolume e al sicuro. Ad eccezione della chiesa di padre Marvin, tutto è stato dato alle fiamme: baracche militari, caserma e capanne governative, strutture della missione. Omya- Anyima si trova a 40 chilometri da Kitgum – tradizionale obiettivo dei ribelli dell’Lra che agiscono nel nord Uganda – sulla strada per Namokora, in direzione est. L’attacco si è svolto ieri sera, ma le prime notizie dell’accaduto sono giunte a Kitgum soltanto questo pomeriggio, senza molti particolari.

 

 

TERRIBILE ONDATA DI CALDO NELL’ANDHRA PRADESH,  STATO SUDORIENTALE DELL’INDIA: MORTE IN DUE SETTIMANE 800 PERSONE, ALTRE 35 IN BANGLADESH

 

HYDERABAD (INDIA). = Sono oltre 790 le persone che hanno perso la vita in India, durante le ultime due settimane di caldo micidiale, che ha colpito lo Stato indiano dell'Andhra Pradesh (sudest). L'ondata di calore, secondo le autorità, ha fatto registrare picchi di temperatura attorno ai 50 gradi, 5-7 gradi in più della media stagionale. “Abbiamo ora informazioni che riferiscono di 795 decessi confermati a causa di insolazioni e collassi per il caldo”, ha dichiarato un responsabile dei soccorsi. “Il bilancio dovrebbe continuare a salire, in quanto l'ondata di calore dovrebbe durare ancora alcuni giorni”. Anche in Bangladesh, il caldo eccessivo ha causato negli ultimi cinque giorni la morte di 35 persone. (A.D.C)

 

 

COMMERCIALIZZATO IN PERU’ UN PROGRAMMA IPERTESTUALE, CON CONTRIBUTI MULTIMEDIALI, CHE RACCOGLIE VERSIONI ANTICHE E MODERNE DEL VANGELO,

STUDIATO COME AUSILIO PER IL COMMENTO ALLE SACRE SCRITTURE

- A cura di Davide Dionisi -

 

LIMA. =  Si chiama “Commentari al Vangelo” il nuovo software lanciato sul mercato peruviano dall’associazione VE Multimedios. Si tratta di un programma che contiene ipertesti, contributi multimediali e links utili per avere a portata di mouse la Catena aurea di San Tommaso d’Aquino. “Si tratta di uno strumento di lavoro per le diverse attività pastorali e risponde pienamente alle indicazioni del Concilio Vaticano II”, spiegano i responsabili del progetto. Pensato per i sacerdoti e per coloro che commentano quotidianamente le Sacre Scritture, il software presenta due versioni dei Vangeli in castigliano: la prima di p. Felipe Scio de San Miguel (1738-1796) e l’altra di mons. Juan Straubinger (1883-1956). Tre, invece, le versioni latine: la Vetus, precedente San Geronimo (II-IV secolo), la Vulgata  di San Gerolamo (331-420) e la Nova Vulgata (fine quarto secolo, inizio quinto). Ogni lettura ha il suo commento e a questa sezione è stata aggiunta una guida per la preghiera, sia personale che comunitaria. Nella parte multimediale viene offerta una serie di illustrazioni riguardanti i singoli passaggi del Vangelo (un centinaio in tutto), corredate da note esplicative, melodie interpretate dal gruppo latinoamericano Takillakkta e da un documentario sul più antico papiro. Infine una serie di links per collegarsi ad altri siti e scaricare materiale liturgico, spirituale e pastorale della Biblioteca elettronica cristiana

 

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