RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 30 - Testo della
Trasmissione di giovedì 30 gennaio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E
SOCIETA’:
Nuovo
allarme delle Nazioni Unite per la diffusione dell’Aids in Africa meridionale
Incursione israeliana ad Hebron, alla caccia di
attivisti palestinesi. Sharon fatica a formare il nuovo governo.
Dopo 14 mesi di scontri ed oltre 7 mila morti,
governo nepalese e ribelli firmano la tregua.
Assalto all’ambasciata thailandese in Cambogia. Un
tempio conteso alla radice degli scontri.
Francesi in fuga dalla Costa d’Avorio: non regge
l’accordo di pace, i ribelli temono nuovi attacchi.
Ripresi in Kenya i colloqui di pace per il Sudan.
30 gennaio 2003
RECUPERARE NEL MATRIMONIO SACRAMENTALE
IL
SENSO DELLA PRESENZA DI DIO E DEL DONO RECIPROCO TRA GLI SPOSI.
L’AUSPICIO
DEL PAPA NEL DISCORSO ALLA ROTA ROMANA,
PER
L’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
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Per restituire il matrimonio alla sua più profonda
dignità, snaturata e offuscata dal vuoto morale indotto dalla secolarizzazione,
è necessario recuperare all’interno del vincolo coniugale il senso del divino,
del sacro. L’affermazione sintetizza il convincimento di fondo espresso questa
mattina da Giovanni Paolo II nel discorso ai membri del Tribunale della Rota
Romana. Il tradizionale incontro all’inizio dell’Anno giudiziario ha permesso
al Papa di affrontare, con scoperta preoccupazione, un tema - quello della
crisi del matrimonio e della famiglia - dal punto di vista della “dimensione trascendente”,
che - ha affermato - è “intrinseca alla verità piena”, tanto nell’ambito
coniugale quanto in quello familiare.
Dopo aver ricordato le passate riflessioni sulla
dimensione naturale del matrimonio - nel quale, fin dal principio della
Creazione, Dio è presente come artefice della comunione uomo-donna - il
Pontefice si è soffermato con ampiezza di pensiero sulle conseguenze della
perdita di questa consapevolezza, che contagia gli stessi coniugi cristiani.
“Il nesso tra la secolarizzazione e la crisi del matrimonio e della famiglia -
ha osservato il Papa - è fin troppo evidente.
La crisi sul senso di Dio e sul senso
del bene e del male morale è arrivata ad oscurare la conoscenza dei capisaldi
dello stesso matrimonio e della famiglia che in esso si fonda”. Il paradosso
che emerge è che oggi, in certa mentalità, sembrano coesistere due matrimoni:
uno profano e l’altro cristiano.
“Purtroppo, per effetto del
peccato originale, ciò che è naturale nel rapporto tra l'uomo e la donna
rischia di essere vissuto in modo non conforme al piano e alla volontà di Dio e
l'allontanamento da Dio implica di per sé una proporzionale disumanizzazione di
tutte le relazioni familiari.”
Ecco quindi, ha asserito Giovanni Paolo II, la necessità
di reagire mettendo in luce il fatto che
“l’uomo e la donna, sia nel loro aiuto reciproco che nella loro
fecondità, partecipano a un qualcosa di sacro e di religioso”. Recuperandone
“la santità originaria”, la loro unione “viene realmente inserita nello stesso
mistero dell’alleanza di Cristo con la Chiesa”. Il compito è tutt’altro che
facile, giacché - ha riconosciuto il Pontefice - oggi si comprende a fatica il
valore basilare della fedeltà al coniuge, e quel suo “per sempre” che
caratterizza il matrimonio sacramentale. “Le difficoltà coniugali possono
essere di varia indole - ha detto il Papa - ma tutte sfociano alla fine in un
problema di amore”: bisognerebbe rovesciare la prospettiva e chiedersi perché,
nonostante tutto, valga essere fedeli. La risposta sta nel riscoprire il senso soprannaturale
del dono reciproco. “Per rendere possibile la fedeltà di cuore al proprio
coniuge, anche nei casi più duri - ha affermato il Pontefice - è quindi a Dio
che bisogna ricorrere, nella certezza di riceverne l'aiuto”.
Di qui la
grande responsabilità dei giuristi della Rota Romana, testimoni – come ha
riconosciuto nel suo indirizzo di saluto al Papa, il decano del Tribunale,
mons. Raffaello Funghini - della “grave crisi in cui versa la famiglia” anche
in Paesi “a secolare tradizione cattolica”. Ai suoi interlocutori, Giovanni
Paolo II ha raccomandato anzitutto che il loro lavoro sia tutto permeato di
“senso religioso” e che in ogni caso sottoposto al giudizio della Rota Romana
si cerchi “attivamente la possibile convalidazione del matrimonio e la riconciliazione:
“Nell'opera
per un positivo superamento dei conflitti coniugali, e nell'aiuto ai fedeli in
situazione matrimoniale irregolare, occorre creare una sinergia che coinvolga
tutti nella Chiesa: i Pastori d'anime, i giuristi, gli esperti nelle scienze
psicologiche e psichiatriche, gli altri fedeli, in modo particolare quelli sposati
e con esperienza di vita. Tutti devono tener presente che hanno a che fare con
una realtà sacra e con una questione che tocca la salvezza delle anime!”
Infine, per sgomberare il campo da possibili equivoci in
materia di sacramentalità del matrimonio, il Papa ha ribadito “la Chiesa non
rifiuta la celebrazione delle nozze” a chi le chieda con le dovute
disposizioni, anche se “imperfettamente preparato dal punto di vista soprannaturale”.
E’ sufficiente che “abbia la retta intenzione di sposarsi secondo la realtà
naturale della coniugalità”, poiché, ha concluso, non si può “configurare,
accanto al matrimonio naturale, un altro modello di matrimonio cristiano con
specifici requisiti soprannaturali”.
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ALTRE
UDIENZE
Proseguono le udienze del Papa ai vescovi della Conferenza
episcopale brasiliana in visita “ad Limina apostolorum”. Stamane Giovanni Paolo
II ha incontrato il cardinale José Freire Falcão, arcivescovo di Brasilia con
tre vescovi ausiliari e l’arcivescovo di Goiânia, mons. Washington Cruz
RINUNCIA
E SUCCESSIONE NEGLI STATI UNITI
Il Santo Padre ha accettato stamane la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Colorado Springs negli Stati Uniti, presentata dal
vescovo Richard Charles Hanifen, in conformità al Codice di Diritto Canonico.
Gli succede mons. Michael John Sheridan, finora vescovo
coadiutore della medesima sede.
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“Riscoprire la dimensione
trascendente che è intrinseca alla verità piena sul matrimonio e sulla
famiglia” è il titolo che apre la prima pagina, in riferimento al discorso di
Giovanni Paolo II in occasione dell'udienza per l'inaugurazione dell'Anno
giudiziario del Tribunale della Rota Romana.
Sempre in prima un articolo dal
titolo “Uganda: lo scandalo atroce della fame interpella la coscienza
internazionale”.
Acerra: quel dolce “rosariare”
nelle strade e nei vicoli della città è il titolo del pensiero dedicato
all'Anno del Rosario.
Nelle vaticane, un articolo di
Vincenzo Buonomo sulla nota della Congregazione della Dottrina per la fede sui
cattolici nella vita politica.
Due pagine dedicate alle
attività pastorali promosse nelle diocesi italiane.
Due pagine sulla figura e sulla
testimonianza di San Giovanni Bosco.
Nelle pagine estere, Iraq:
Powell annuncia la presentazione all'Onu di documenti che proverebbero il
riarmo dei regime di Baghdad.
Corea del Nord: l'Ue sollecita
Kim Jong Il a partecipare ai negoziati per risolvere la questione nucleare.
Costa d'Avorio: la maggioranza
parlamentare rifiuta l'ingresso dei ribelli nel Governo.
Nella pagina culturale, un
contributo di Giancarlo Galeazzi dal titolo “Ha aperto nuovi fronti di
riflessione”: dieci anni dalla morte del filosofo Italo Mancini.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la situazione politica, con le reazioni ad un
intervento televisivo del presidente del Consiglio.
I temi del fisco e
dell'immigrazione.
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“CHIEDIAMOCI A
CHI GIOVA LA GUERRA ALL’IRAQ”:
COSI’
IERI IL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO ANGELO SODANO
NEL
CORSO DI UN INCONTRO CONVIVIALE
PER IL SUO 25.MO ANNIVERSARIO DI EPISCOPATO
- Con
noi, il cardinale Roberto Tucci -
“Siamo contro la guerra”: lo ha ribadito il cardinale
Angelo Sodano, segretario di Stato, ieri nel corso di un pranzo organizzato, in
occasione del suo 25.mo anniversario di episcopato, dal nunzio apostolico in
Italia, mons. Paolo Romeo. Presenti all’incontro conviviale circa trenta
persone, principalmente giornalisti vaticanisti. Il cardinale Sodano ha inoltre
spiegato come la Santa Sede stia tentando attraverso “iniziative diplomatiche”
ed “interventi magisteriali” di far riflettere Gran Bretagna e Stati Uniti non
solo sulla moralità o immoralità di una guerra all’Iraq, ma sulla reale
convenienza di un conflitto che potrebbe provocare decenni di ostilità da parte
del mondo islamico. Il porporato ha espresso anche la speranza che l’odierna
visita del presidente del Consiglio
italiano Silvio Berlusconi al capo della Casa Bianca, George W. Bush,
possa svolgere un ruolo positivo.
Ma chi sarebbero le vittime maggiormente colpite
dall’eventuale conflitto? Rosario Tronnolone lo ha chiesto al cardinale Roberto
Tucci.
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R. – Questa domanda non affiora quasi mai nelle
dichiarazioni dei politici, se non molto raramente. E’ invece una
preoccupazione molto grande che emerge dalle dichiarazioni dei vescovi
cattolici; e non sono solo questi
ultimi a sostenere unanimemente la non eticità e la non giustizia di questa
guerra. Questa preoccupazione è stata sottolineata anche dai cattolici, dagli
anglicani, dai luterani e, negli stessi Stati Uniti dal Consiglio delle Chiese
cristiane. La Caritas Internazionale ha redatto un comunicato nel quale si
dice: ‘Le sanzioni hanno causato gravi danni alla già debole economia del Paese
(l’Iraq), ed un eventuale attacco significherebbe per il popolo iracheno
l’inizio di una catastrofe umanitaria”. Tra l’altro, noi non sapremo mai – non
lo sappiamo neppure oggi – quali sono gli effetti della guerra sulla salute
della gente: durante le guerre, chi ha il potere militare più forte controlla
tutta l’informazione, quindi sapremo la verità dei fatti solamente chissà fra
quanti anni ... Mi ricordo che anche nella lettera che il presidente della
Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti il 12 settembre dell’anno
scorso ha inviato al presidente Bush si faceva notare che “l’uso della forza
deve avere serie prospettive di successo, non deve generare mali e disordini
più gravi del male che si pretende di eliminare”. Una guerra contro l’Iraq
potrebbe avere conseguenze imprevedibili non solo per l’Iraq, ma per la pace e
la stabilità nel resto del Medio Oriente. Ma quando si ragiona esclusivamente in
termini di realpolitik, si finisce per favorire una politica disumana e
certamente contraria al Vangelo.
D. – In genere, sui giornali si parla di questa guerra
come di un conflitto rapidissimo, ma nessuno ci assicura quale sarà la reale
durata delle violenze, ne’ quali le conseguenze, che potrebbero essere
incalcolabili ...
R. – In un articolo della “Civiltà Cattolica”, molto
forte, dal titolo: “No alla guerra preventiva contro l’Iraq”, c’era anche
questo aspetto da lei sottolineato: il redattore scriveva che si tratterà di
un’enorme catastrofe umanitaria, anche se la guerra sarà breve: la brevità sarà
infatti conseguita solo se saranno impiegati mezzi di distruzione molto
potenti.
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TV E MINORI IN ITALIA: ATTESE E PREGIUDIZI
DOPO
L’INSEDIAMENTO DEL COMITATO DI APPLICAZIONE
DEL
NUOVO CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE
-
Intervista a Emilio Rossi e Roberta Gisotti -
Sono molte le attese in Italia per il lavoro che potrà
svolgere il Comitato, incaricato di garantire l’applicazione del nuovo Codice di
autoregolamentazione per la tutela dei minori in Tv, che è stato sottoscritto
dall’emittenza pubblica e privata. A due giorni dall’insediamento ufficiale
presso il Ministero delle Comunicazioni sono giunte al Comitato, attraverso la
stampa, già diverse segnalazioni di associazioni di genitori, dei consumatori e
di difesa dell’infanzia.
Molte speranze sì, ma anche molti pregiudizi nutrono i
cittadini, alla luce del passati Codici e Carte deontologiche in materia
d’infanzia e mass media - oltre dieci - che sono però rimasti lettera morta.
Allora si dubita che questo nuovo Codice ed il Comitato possano davvero
difendere i più giovani da una televisione sempre più spesso sotto accusa per
il decadimento della qualità dei programmi e della stessa informazione. Luca
Collodi, del nostro programma “One-o-five”, ha intervistato il
presidente del Comitato il dott. Emilio Rossi, personalità di spicco del
giornalismo cattolico, presidente del Centro Televisivo Vaticano.
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R. – Certamente il problema complessivo del sistema
televisivo italiano è un problema molto più grosso. C’è il problema della
qualità, e all’interno di essa, c’è un nucleo delicatissimo che è quello del
rapporto con i minori, delle ‘ferite’ che si possono anche involontariamente,
inavvertitamente, infliggere ai minori. Siccome è un compito, per così dire, di
emergenza, di ‘pronto soccorso’, tutto quello che può valere a frenare questa
tendenza e a invertirla possibilmente va sperimentato. Certo, i Codici di
autoregolamentazione hanno una debolezza in sé, che è quella di non avere
efficacia di legge. Io certo, e né i miei compagni di viaggio, possiamo
cambiarlo. Abbiamo la possibilità di esprimere risoluzioni di riprovazione e di
accertamento di violazione e di farle pubblicare. Abbiamo la possibilità di
ingiungere - non so poi con quali poteri coercitivi - di interrompere una certa
serie di trasmissioni o di modificarla in un certo modo. Al di là di questo,
gli atti delle nostre procedure vengono passati all’Autorità per le garanzie
nelle comunicazioni, la quale Autorità ha strumenti previsti dalla legge e
quindi fortemente qualificati per colpire determinati comportamenti. Quindi,
può avvalersi in qualche modo del nostro Comitato come di un ufficio
istruttorio che gli setacci la materia prima e fornisca delle evidenze. Questo
mi pare già un altro percorso che può avere una sua utilità.
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Entro un mese il Comitato dovrà emanare un regolamento
operativo: molti punti interrogativi dovranno essere sciolti sul modo di
procedere per assolvere al difficile e delicato compito. Il Comitato si avvale
di 15 membri effettivi nominati in pari misura in rappresentanza delle
emittenti, delle istituzioni e delle associazioni degli utenti e di 15
supplenti, che dovranno coadiuvarne l’attività. Tra questi è la nostra collega
della Radio Vaticana, Roberta Gisotti. Ascoltiamola al microfono di Fausta
Speranza:
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R. – I propositi del Comitato sono anzitutto di rendere
questo Codice il più possibile conosciuto dal pubblico degli spettatori e dal pubblico
dei cittadini perché lo facciano proprio e soprattutto anche rendere attivi
tanti canali che già ci sono – mi riferisco alla Consulta qualità della Rai, mi
riferisco ai numeri verdi che sono attivi sia nell’emittenza pubblica sia
nell’emittenza privata, mi riferisco ai numeri delle redazioni che ricevono
tante telefonate dagli spettatori, e mi riferisco anche ai servizi offerti
dalle Associazioni dei consumatori: sono ‘voci’ contrastanti con i dati
dell’Auditel che sono, purtroppo, gli unici che hanno pubblicità sui giornali,
e sappiamo bene da molte ricerche che sono state effettuate negli anni scorsi
che in realtà questi dati sono del tutto inaffidabili per misurare l’ascolto
veritiero dei cittadini italiani.
D. – Un punto ha fatto discutere su questo Codice, quando
è stato presentato, cioè quello delle sanzioni: sono una reale novità?
R. – In realtà, le sanzioni non sono una novità. Erano
previste anche in altri, precedenti Codici, ma è sempre mancata poi la volontà
di applicare queste sanzioni. E’ da dire che io personalmente non credo molto
nel discorso delle sanzioni quanto piuttosto credo nella possibilità di formare
una cultura di rispetto del pubblico di spettatori, del pubblico di cittadini;
credo nella possibilità della televisione di ritrovare dignità proprio
all’interno di tante forze positive che la attraversano e che, purtroppo, oggi
sono mortificate da una televisione concepita solo come prodotto da immettere
sul mercato, perché bisogna dire che la realtà è questa.
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DIBATTITO APERTO IN ITALIA SUL
RAPPORTO TRA POLITICA E MAGISTRATURA:
RINVIATO
ALL’11 FEBBRAIO IL PROCESSO IMI-SIR/LODO
CHE
VEDE COINVOLTI L’EX MINISTRO DELLA DIFESA CESARE PREVITI
E IL
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SILVIO BERLUSCONI
- Con
noi Marco Tarquinio, notista politico di “Avvenire” -
E' stato rinviato in Italia all'11 febbraio prossimo il processo
Imi-Sir/Lodo. La decisione è venuta questa mattina alla ripresa del
procedimento dopo la lunga pausa in
attesa del pronunciamento, avvenuto due giorni fa, della Cassazione sulla
richiesta di trasferimento di alcuni processi dalla Procura di Milano ad altra sede giudiziaria. La Corte ha ritenuto che non ci fossero i
motivi per accogliere la richiesta di spostamento dei processi Imi-Sir/Lodo Mondadori e Sme, secondo il principio del
cosiddetto “legittimo sospetto” riconosciuto dalla nuova legge Cirami. Tra i
provvedimenti giudiziari, sui quali si è pronunciata la Corte costituzionale,
ci sono vicende che coinvolgono l'ex ministro della Difesa, Cesare Previti, e
lo stesso presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Il capo del governo, con un messaggio
televisivo registrato, ha fatto sapere che in ogni caso “non si dimetterà” e “tanto meno si lascerà
intimidire” dagli attacchi di una “magistratura politicizzata”. Berlusconi ha
dunque ribadito la sua volontà di “portare fino in fondo il suo mandato di
presidente del Consiglio conferitogli dagli elettori nel 2001 con un voto
democratico”.
Da parte sua, Luciano Violante, presidente dei deputati
del principale partito all’opposizione, Ds, ha affermato che un'eventuale
condanna di Berlusconi, non comporta automaticamente lo scioglimento delle
Camere o le dimissioni, aggiungendo che il presidente del Consiglio ha diritto,
come tutti i cittadini, al riconoscimento del principio costituzionale secondo
cui nessuno può essere considerato
colpevole fino alla sentenza definitiva.
Sul
clima politico che si è venuto a creare dopo la sentenza della Cassazione,
ascoltiamo il commento di Marco Tarquinio, notista politico del quotidiano
Avvenire, al microfono di Fausta Speranza:
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R. – Questa sentenza della Corte di Cassazione dimostra
che c’è una Magistratura in questo Paese che continua a fare il suo mestiere,
che non c’è un regime ‘attuale’, neanche questo, quindi credo che valga la pena
di provare a raffreddare gli animi.
D. – Lei ha parlato di caricature della legge Cirami. Ci
spiega perché?
R. – Quelle che sono state fatte, nel corso delle
settimane scorse, ed alcune anche con prova di scrittura, nel senso che la
legge così come andava definendosi aveva degli aspetti di dubbia legittimità
costituzionale. Il lavoro in Parlamento è servito ad affinare e a ripulire
questi aspetti: l’alto dibattito istituzionale che si è sviluppato – e mi
riferisco esplicitamente anche alla vigilanza che è stata compiuta dal
Quirinale, dell’intervento ‘ad iuvandum’ di presidenti emeriti della Corte
Costituzionale e via dicendo – è servito molto. Invece, l’immagine che ancora
viene proiettata in queste settimane è di una legge incostituzionale
‘salva-colpevoli’, per un verso, e dall’altra parte, diciamo dal settore più
vicino alla maggioranza, come una legge che invece serve a ‘castigare’ i
giudici. Ecco, queste sono due caricature che alla prova dei fatti si sono
dimostrate inconsistenti.
D. – Tutto sembra comunque estremamente personalizzato,
nel bene e nel male, se vogliamo, intorno alla figura di Berlusconi. Secondo
lei, ci sono dei limiti in questo, sia da una parte sia dall’altra degli
schieramenti politici?
R. – Purtroppo, abbiamo una situazione nella quale il
presidente del Consiglio è protagonista di processi scottanti, ed è inevitabile
che tutto questo venga ad incidere sulle panoramiche politiche. Quello che
assolutamente non viene valutato nella maniera corretta, secondo me, è che
questo è un Paese dove – checché se ne dica – la separazione dei poteri
funziona e c’è da sperare soltanto in un supplemento – come si diceva prima –
di serenità perché tutto questo possa procedere correttamente.
D. – Secondo lei, questo ‘supplemento di serenità’ da che
cosa può venire, in questo momento, da che cosa o da chi?
R. – Servirebbe questa capacità di abbassare i toni. Per
inciso vorrei ricordare che nei giorni scorsi un sondaggio curato dalla SVC di
Trieste e pubblicato dall’Unità, quindi un giornale vicino al principale
partito dell’opposizione, vicino al ‘popolo dei girotondi’, rivela che oltre il
90 per cento degli italiani chiede un dialogo vero sulle riforme, sulle cose
importanti da fare nell’interesse di tutti.
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30 gennaio 2003
SI E’ CONCLUSA IERI LA SPEDIZIONE DI PACE
DELL’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI
AL POLO SUD. LA CROCE BIANCA,
SEGNO DI PUREZZA, È STATA CONSEGNATA
AL MUSEO ANTARTICO SALESIANO DI
PUNTA ARENAS
ROMA. = "Abbiamo vissuto un’esperienza unica ed
esaltante in un continente dove la forza della natura regna sovrana, di fronte
alla quale ogni forza umana si sente disarmata ed impotente". Sono le
prime parole di mons. Liberio Andreatta, presidente dell’Opera Romana
Pellegrinaggi, al termine della spedizione denominata "Fly to the south pole 2003 – Taking the Cross to the ends of the
earth". I componenti della spedizione sono tornati ieri sera a Roma,
con 15 giorni di ritardo a causa delle avverse condizioni atmosferiche in
Antartide. "E’ stata un’esperienza unica ed irripetibile - ha aggiunto
mons. Andreatta - che ci ha arricchito umanamente, culturalmente e
spiritualmente, soprattutto durante la sosta forzata a causa delle avverse
condizioni climatiche". Il gruppo dell’Opera Romana Pellegrinaggi è
rimasto infatti per vari giorni nelle tende, a temperature di 40/45° sotto
zero, in attesa che il tempo migliorasse. Due anni fa sempre l’Opera Romana
Pellegrinaggi era stata protagonista di un’analoga spedizione al Polo Nord dove
la Croce era stata piantata al 90° parallelo. Oggi quella Croce è gelosamente
custodita nel Museo Artico ed Antartico di San Pietroburgo, in Russia, come
segno tangibile della libertà religiosa ritrovata. Durante la recente spedizione
al Polo Sud è stato dedicato a Giovanni Paolo II un monte, nei pressi di
Patriot Hills, per ricordare i numerosi sentieri di pace che il Papa ha
tracciato in tutto il mondo durante i suoi viaggi apostolici. Lo scorso 20
gennaio i componenti della spedizione hanno raggiunto il punto più meridionale
del globo dove la Croce bianca è stata simbolicamente consegnata ai ghiacciai
dell’Antartide come segno di purezza a difesa dei valori dell’uomo e
dell’ambiente. “Con questo evento - ha detto mons. Andreatta durante l’omelia
della Santa Messa celebrata al polo antartico – completiamo la missione
affidataci dal Santo Padre di far risuonare con forza, fino agli estremi della
terra, l’annuncio del Signore Risorto”. Al ritorno in Patagonia, nella diocesi
di Punta Arenas, si è svolta la cerimonia di consegna della Croce benedetta dal
Papa al vescovo locale, che l’ha affidata in custodia al Museo Regionale
Antartico Salesiano della città. (A.L.)
E’ INIZIATA IERI A KHARTOUM LA PRIMA VISITA UFFICIALE
DELLA
“CAMPAGNA ITALIANA PER LA PACE E I
DIRITTI UMANI IN SUDAN”,
CHE HA
L’OBIETTIVO DI AVVIARE UN DIALOGO EFFETTIVO CON IL GOVERNO DEL PAESE
KHARTOUM.
= La “Campagna italiana per la pace e i diritti umani in Sudan”, un cartello di
associazioni e organizzazioni non governative, ha avviato ieri nella capitale
Khartoum la sua prima visita ufficiale al Nord Sudan. E’ la prima volta infatti
che la Campagna, peraltro più volte presente nel Sud Sudan controllato dai
ribelli dell’Esercito di liberazione popolare sudanese, ottiene il visto di
ingresso da parte del governo. Il cartello di associazioni – che comprende fra
le altre Acli, Arci, Caritas, Missionari comboniani, Nigrizia, Mani Tese, Pax
Christi – è impegnato dal 1995 per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana,
il mondo politico-istituzionale e quello dell’informazione sulle violazioni dei
diritti umani e il conflitto armato in atto nel Paese dal 1983. Ieri la
delegazione ha incontrato il nunzio apostolico, mons. Dominique Mamberti,
l’arcivescovo di Khartoum mons. Gabriel Zubeir Wako, il rappresentante legale
della diocesi, l’ambasciatore italiano Gianluigi Costa Sanseverino da Bisignano
e un gruppo di missionari e missionarie comboniani. L’iniziativa prevede, nella
giornata di oggi, il perfezionamento del programma della visita, che si estenderà
fino ai monti Nuba, concludendosi il prossimo 7 febbraio. La visita si colloca
in un contesto caratterizzato dalla ricerca di un accordo di pace, testimoniato
dalla ripresa dei negoziati – in precedenza sospesi per reciproche accuse di
violazione di cessate il fuoco fra le parti – a Machakos, in Kenya. La campagna
si propone dunque l’obiettivo di avviare un concreto dialogo con il governo
sudanese, nel contesto di una verifica della volontà politica di pace e dello
stato dei diritti umani nella zona del Paese controllata dal governo. La conclusione
di un accordo di pace in Sudan, dove la guerra ha causato un forte
indebitamento e ritardi nello sviluppo, aprirebbe il “Paese dei due Nili” alla
cooperazione di Europa e Stati Uniti e all’inserimento nel programma italiano
di cancellazione del debito (previsto dalla legge 209/2000). (S.B.)
LO SCRITTORE FRANCESE DOMINIQUE LAPIERRE E’ IN
ITALIA
PER LA
PRESENTAZIONE DEL SUO NUOVO LIBRO “UN
DOLLARO, MILLE CHILOMETRI”.
PER
OGNI COPIA VENDUTA, UN EURO SARA’ DONATO ALL’OSPEDALE PER L’INFANZIA, FONDATO
DALL’AUTORE IN INDIA
ROMA. =
La sete di sapere, carburante per conoscere il mondo, insieme alla testimonianza
di una letteratura che si impegna per la pace e la conoscenza degli altri.
Questo lo spirito che anima la presenza in Italia, fino al 2 febbraio, dello
scrittore e giornalista francese Dominique Lapierre. L’autore de “La città della gioia” e di “Mille soli” sta infatti promuovendo
il suo nuovo libro “Un dollaro mille
chilometri” (edizioni Il Saggiatore), che racconta il suo primo viaggio
giovanile attraverso tutta l’America e con soli 30 dollari in tasca. La
pubblicazione si accompagna a una concreta iniziativa di solidarietà: per ogni
copia venduta del libro, un euro sarà infatti devoluto all’ospedale indiano
fondato dall’autore a sostegno dell’infanzia di Calcutta. L’itinerario romano
di Lapierre, che domani sarà ospite della nostra emittente, prevede per sabato
l’incontro con i giovani organizzato dalle Biblioteche di Roma, in
collaborazione con l’Unesco e la casa editrice Il Saggiatore, presso il Liceo
Scientifico “Amaldi”. Motivo ispiratore dell’appuntamento, occasione di
confronto sulla solidarietà e sull’India, sarà proprio il messaggio che
l’autore ha più volte sintetizzato nelle espressioni “Se non trovi la strada,
costruiscila” e “Insieme tutto è possibile”. L’incontro con Lapierre apre gli
appuntamenti con gli scrittori nelle scuole, in vista della prossima Giornata
mondiale del libro, promossa dall’Unesco per il 23 aprile e centrata sulle
risorse ambientali intese come strumento di pace. L’iniziativa rilancia inoltre
il valore fondamentale della collaborazione fra organismi internazionali,
editoria e mondo della scuola in vista di progetti culturali destinati alle
nuove generazioni. (S.B.)
I RAPPRESENTANTI DELLE CHIESE EUROPEE HANNO INCONTRATO A
BRUXELLES
IL
MINISTRO GRECO PER GLI AFFARI EUROPEI SULLE PRIORITÀ DA AFFRONTARE
DURANTE
IL SEMESTRE DI PRESIDENZA GRECA
BRUXELLES.
= I rappresentanti delle Chiese hanno incontrato a Bruxelles il ministro greco
per gli Affari europei, Tassos Giannitsis. L’incontro, avvenuto martedì scorso,
è stato dedicato alle priorità da affrontare durante la presidenza greca
dell’Unione europea. “I religiosi – si legge nel comunicato della Commissione
delle Conferenze episcopali della Comunità europea (Comece) - confermando il
loro sostegno ai processi di allargamento e di integrazione, si sono
interrogati sul futuro dell’Europa, ritenuto inimmaginabile senza un
riferimento al ruolo svolto dai cristiani”. I rappresentanti delle Chiese hanno
inoltre sottolineato la necessità di promuovere un dialogo costruttivo fra le
istituzioni dell'Unione europea e le Chiese. In vista dell’incontro del 21
giugno a Tessalonica tra l’Unione europea e i Paesi dell’Europa orientale, i
rappresentanti delle Chiese hanno mostrato il loro interesse nel contribuire
alla preparazione di questo importante evento. Altri temi discussi alla
riunione sono stati la bio-etica, la politica sociale e la formazione. La
delegazione delle Chiese ha dichiarato infine la propria preoccupazione per la
grave minaccia di una guerra nella regione del Golfo. “La speranza – conclude
il comunicato della Comece – è che i leader politici compiano tutti i passi
possibili per arrivare ad una soluzione pacifica della crisi”. (A.L.)
NUOVO ALLARME DELLE NAZIONI UNITE PER LA
DIFFUSIONE DELL’AIDS
IN
AFRICA MERIDIONALE: LE “PROPORZIONI MONUMENTALI DELL’EPIDEMIA”
METTONO
A RISCHIO LA SOPRAVVIVENZA DI INTERI PAESI
JOHANNESBURG.
= Nuovo, drammatico allarme delle Nazioni Unite per le catastrofiche conseguenze
della diffusione dell’Aids in Africa Meridionale. Il tragico resoconto proviene
da James Morris, inviato dell’Onu per le questioni umanitarie dell’Africa
australe, che dopo aver visitato Lesotho, Zimbabwe, Malawi e Zambia, ha
denunciato una situazione disperante. “Le proporzioni monumentali dell’epidemia
di Aids mettono a rischio la sopravvivenza stessa di questi Paesi”, ha dichiarato
Morris da Johannesburg, in Sudafrica. Secondo l’inviato dell’Onu, il problema
dell’Aids è rimasto in secondo piano rispetto all’emergenza della fame: più di
15 milioni di persone, soprattutto donne, hanno bisogno di assistenza perché le
loro condizioni di salute peggiorano di giorno e in giorno. Persone che non
sono più in grado di occuparsi delle famiglie e dell’agricoltura. “Senza un
intervento radicale e immediato che affronti la terribile realtà dell’Aids e la
denutrizione cronica – ha dichiarato Morris – la prospettiva per l’Africa
meridionale è quella di diventare un’insieme di nazioni popolate da orfani. Quando
il corpo non ha cibo per nutrirsi il virus si mangia il corpo”. Il
rappresentante dell’Onu ha affermato la necessità di cambiare il modo di
affrontare la situazione: la distribuzione di cibo deve essere accompagnata
alla consegna di sementi e di medicinali, in un contesto in cui pesano sia i
disastri naturali sia le “turbolenze politiche” che aggravano la situazione
economica. “Qualcosa è stato fatto ma resta da fare un lavoro enorme se si
vuole cercare di evitare una tragedia a lungo termine e di proporzioni inimmaginabili”.
(S.B.)
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30 gennaio 2003
- A cura di Andrea Sarubbi -
La questione irachena continua a dividere la comunità
internazionale. I leader di 8 Paesi europei – Gran Bretagna, Italia, Spagna,
Portogallo, Ungheria, Polonia, Danimarca e Repubblica ceca – hanno firmato un
documento di solidarietà con gli Usa, invitando all’unità nella lotta a Saddam
Hussein per evitare che “il Consiglio di sicurezza dell’Onu perda credibilità”.
Mentre il premier italiano Berlusconi – che ha incontrato il collega britannico
Blair a Londra – è atteso oggi alla Casa Bianca, il ministro della Difesa,
Martino, ha assicurato all’America la disponibilità delle basi militari
presenti nella penisola. Numerosi gli inviti alla cautela: a quelli della
Francia e della Germania – che ha esortato a non accettare “nessun automatismo
verso la guerra” – si è aggiunta la preoccupazione di Mosca, che invierà il
proprio ministro degli Esteri, Ivanov, alla riunione del Consiglio di sicurezza
prevista per il 5 febbraio, in cui lo statunitense Powell dovrebbe fornire nuove
prove contro Baghdad. Nonostante gli ispettori dell’Onu abbiano ribadito che
“per ora non c’è fragrante violazione”, Bush è tornato ad accusare il governo
iracheno:
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Il capo della Casa Bianca ha
ripetuto ieri che Saddam sta imbrogliando gli ispettori, possiede e nasconde
materiali vietati, ha stabilito rapporti con Al Qaeda e rappresenta una
minaccia per tutti, da neutralizzare. Il governo iracheno ha smentito queste
accuse definendole “bugie”, mentre Paesi contrari alla guerra come la Francia e
la Russia hanno apprezzato la scelta di Washington di rendere note le ulteriori
informazioni in suo possesso. Se le prove saranno schiaccianti, l’Onu potrebbe
approvare una nuova risoluzione per dare un ultimatum a Saddam, che aprirebbe
la porta all’intervento militare. Secondo i sondaggi, il discorso pronunciato
dal capo della Casa Bianca ha convinto la maggioranza degli americani, ma ieri
11 membri del Consiglio di Sicurezza su 15 hanno ribadito di voler concedere
più tempo agli ispettori. La Nato, nel frattempo, ha rinviato ancora l’analisi
dei possibili piani in caso di guerra, mentre il Pentagono continua i preparativi
militari ed ha mobilitato altri 15 mila riservisti.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Un deciso no alla guerra è venuto oggi da Bruxelles, dove il Parlamento
europeo ha dichiarato la propria “opposizione ad ogni azione militare
unilaterale in Iraq”: le violazioni riscontrate dagli ispettori Onu “non
giustificano” un attacco preventivo, che “andrebbe contro il diritto
internazionale”. Della stessa opinione anche l’assemblea parlamentare del
Consiglio d’Europa, a Strasburgo. Bruxelles ha comunque auspicato l’avvio di
indagini internazionali sul regime di Saddam Hussein, per il “genocidio” perpetrato
nei confronti delle popolazioni sciite nel sud del Paese e “per altri crimini
di guerra e contro l'umanità”.
La Corea del Nord è più pericolosa dell’Iraq, “in quanto a
capacità di sviluppare armi nucleari”. Lo ha dichiarato il capo dell'Agenzia
internazionale per l'energia atomica, El Baradei, ribadendo la necessità di una
soluzione diplomatica della crisi con Pyongyang. La Cina sta provando a vincere
le resistenze nordcoreane sull’avvio di un negoziato con i cinque membri del
Consiglio di sicurezza, allargato ai rappresentanti di Corea del Sud, Giappone,
Australia ed Unione europea.
Da stamani è in corso un’operazione militare israeliana
nella città di Hebron, in Cisgiordania. Secondo la radio israeliana, l’azione,
realizzata con truppe corazzate e di fanteria, potrebbe durare giorni ed è
finalizzata a scovare probabili fiancheggiatori del terrorismo palestinese.
Intanto, in Israele c’è attesa per la formazione del prossimo governo. Domenica
prossima il capo dello Stato, Moshe Katzav, comincerà le consultazioni ufficiali
con i partiti. L’incarico sarà affidato al premier uscente Sharon, che -
nonostante il trionfo elettorale di martedì scorso - potrebbe avere molte
difficoltà nel formare un nuovo esecutivo. Da Gerusalemme, Graziano Motta:
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Egli vorrebbe costituire una coalizione di unità nazionale
con tutti i partiti sionisti, laici e religiosi, ma il leader laburista Amram
Mitzna ha ribadito la sua opposizione, anche se all’interno del suo partito c’è
chi ritiene che gli interessi del Paese devono passare in primo piano,
persistendo la rivolta armata palestinese. Anche Yossef “Tommy” Lapid – leader
laico del partito centrista Shinui, terzo gruppo uscito dalle elezioni – chiede
ai laburisti di non consentire che il Paese venga guidato da un governo
sostenuto dall’estrema destra: tale, infatti, è la prospettiva che si presenta
a Sharon dinanzi al loro rifiuto. Ma lo stesso Shinui si è detto indisponibile
a prendere parte ad una coalizione in cui siano presenti i partiti
confessionali. Intanto, i leader di due partiti hanno tirato le conclusioni
della sconfitta elettorale, dimettendosi da deputati: si tratta di Yossi Sarid,
un pacifista molto noto per le sue posizioni filopalestinesi, e di Natan
Sharanski, il famoso dissidente in epoca comunista nell’Unione Sovietica.
Da Gerusalemme, per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Dopo 14
mesi di scontri sanguinosi, costati la vita a 7.200 persone, il governo
nepalese ed i guerriglieri maoisti hanno firmato ieri sera un atteso
cessate-il-fuoco, avviando contemporaneamente trattative per il processo di
pace. In cambio della fine degli attentati, le autorità di Katmandu hanno
ritirato le accuse di terrorismo e la taglia che pendeva sulla testa dei
ribelli. I maoisti chiedono ora la destituzione da premier di Lokendra Bahadur
Chand – fedelissimo del re Gyanendra – e la sua sostituzione con un esecutivo
provvisorio, che indica elezioni per la nomina di un’assemblea costituente.
Fra
Thailandia e Cambogia è scoppiata una crisi che rischia di degenerare nei
prossimi giorni. In seguito alle dichiarazioni di un’attrice thailandese,
secondo la quale l’antico tempio di Angkor Wat apparterrebbe alla sua Nazione,
si è scatenata ieri a Phnom Penh un’ondata di violenza. Un migliaio di
manifestanti ha incendiato l’ambasciata di Bangkok e diversi negozi thailandesi
nella capitale cambogiana, costringendo diverse centinaia di cittadini
stranieri a rimpatriare.
Un
aereo con 264 francesi evacuati dalla Costa d’Avorio è arrivato ieri a Parigi.
La situazione nel Paese africano è infatti sempre più critica: il nuovo
bilancio degli scontri avvenuti nei giorni scorsi ad Agboville è di almeno 15
morti e 40 feriti. Dopo le proteste di piazza, ora i ribelli rivendicano i
ministeri della Difesa e dell’Interno, secondo quanto deciso dal recente
accordo siglato a Parigi con i governativi del presidente Gbagbo. Ce ne parla
Giulio Albanese:
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Ieri i ribelli
del movimento patriottico della Costa d’Avorio hanno detto chiaramente di
essere pronti a rispondere a nuovi possibili attacchi delle forze lealiste.
Dalla loro roccaforte, nella zona settentrionale di Bouaké, gli armati che il
19 settembre scorso hanno dato il via alla crisi sollevandosi in armi contro il
governo hanno fatto sapere di essere in possesso di elementi che
confermerebbero una prossima offensiva da parte delle truppe governative.
L’accordo di pace, firmato nel fine settimana a Parigi da tutti i protagonisti
della crisi ivoriana, con il passare delle ore sembra destinato a fallire. Il
documento ha prima scatenato le proteste di piazza, inscenate dai sostenitori
del presidente, e successivamente ha raccolto il rifiuto dell’esercito e dei
partiti di governo.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Sono
ripresi ieri, nella località keniana di Machakos, i negoziati di pace tra i
ribelli dell’Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla) ed il governo di
Khartoum. I guerriglieri hanno posto quattro condizioni per accettare la
riapertura del dialogo: il ritiro dell’esercito dalle località conquistate
durante i due mesi di cessate-il-fuoco; l’apertura di inchieste sulle
violazioni della tregua; la sospensione della costruzione di strade nelle zone
sotto il proprio controllo; l’abbandono del termine “Jihad” per definire la
guerra contro il Sud. In un incontro svoltosi ieri a Nairobi, i vescovi
sudanesi hanno chiesto alla comunità internazionale di “impedire che si metta
in moto il grandioso meccanismo militare preparato dall’esercito”.
Il
governo colombiano aumenterà la presenza militare nel nordest del Paese, per
far fronte alla pesante offensiva della guerriglia. Lo ha annunciato il
presidente Uribe, invitando la popolazione del dipartimento di Arauca ad
appoggiare l’esercito nella lotta armata, fornendo alle forze dell’ordine
informazioni sugli attivisti delle Forze armate rivoluzionarie. La tensione è
ulteriormente cresciuta nelle ultime settimane, dopo il sequestro di un
giornalista e di un fotografo del Los Angeles Times da parte dell’Esercito di
liberazione nazionale.
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