RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 30 - Testo della Trasmissione di giovedì 30 gennaio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Recuperare nel matrimonio sacramentale il senso della presenza di Dio e del dono reciproco tra gli sposi: l’auspicio del Papa nel discorso stamani alla Rota Romana, per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

“Siamo contro la guerra”: lo ha ribadito ieri il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato. Sulle nefaste prospettive di un conflitto in Iraq, il commento del cardinale Roberto Tucci.

 

Tv e minori in Italia: attese e pregiudizi dopo l’insediamento del Comitato di applicazione del nuovo Codice di autoregolamentazione: con noi, Emilio Rossi e Roberta Gisotti.

 

Politica e magistratura: dibattito aperto in Italia dopo il messaggio televisivo del capo del governo sul pronunciamento della Corte Costituzionale in merito al processo Imi-Sir/Lodo: intervista con Marco Tarquinio.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Conclusa la spedizione di pace dell’Opera Romana Pellegrinaggi al Polo Sud: la croce bianca è stata consegnata al Museo antartico salesiano di Punta Arenas

 

Iniziata ieri a Khartoum la prima visita ufficiale della “Campagna italiana per la pace e i diritti umani in Sudan”

 

E’ in Italia lo scrittore francese Dominique Lapierre, per presentare il suo nuovo libro, “Un dollaro, mille chilometri”

 

I rappresentanti delle Chiese europee hanno incontrato a Bruxelles il ministro greco per gli affari europei, sulle priorità da affrontare durante il semestre di presidenza greca

 

Nuovo allarme delle Nazioni Unite per la diffusione dell’Aids in Africa meridionale

 

24 ORE NEL MONDO:

Incursione israeliana ad Hebron, alla caccia di attivisti palestinesi. Sharon fatica a formare il nuovo governo.

 

Dopo 14 mesi di scontri ed oltre 7 mila morti, governo nepalese e ribelli firmano la tregua.

 

Assalto all’ambasciata thailandese in Cambogia. Un tempio conteso alla radice degli scontri.

 

Francesi in fuga dalla Costa d’Avorio: non regge l’accordo di pace, i ribelli temono nuovi attacchi.

 

Ripresi in Kenya i colloqui di pace per il Sudan.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

30 gennaio 2003

 

 

RECUPERARE NEL MATRIMONIO SACRAMENTALE

IL SENSO DELLA PRESENZA DI DIO E DEL DONO RECIPROCO TRA GLI SPOSI.

L’AUSPICIO DEL PAPA NEL DISCORSO ALLA ROTA ROMANA,

PER L’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO

- Servizio di Alessandro De Carolis -   

 

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Per restituire il matrimonio alla sua più profonda dignità, snaturata e offuscata dal vuoto morale indotto dalla secolarizzazione, è necessario recuperare all’interno del vincolo coniugale il senso del divino, del sacro. L’affermazione sintetizza il convincimento di fondo espresso questa mattina da Giovanni Paolo II nel discorso ai membri del Tribunale della Rota Romana. Il tradizionale incontro all’inizio dell’Anno giudiziario ha permesso al Papa di affrontare, con scoperta preoccupazione, un tema - quello della crisi del matrimonio e della famiglia - dal punto di vista della “dimensione trascendente”, che - ha affermato - è “intrinseca alla verità piena”, tanto nell’ambito coniugale quanto in quello familiare.

 

Dopo aver ricordato le passate riflessioni sulla dimensione naturale del matrimonio - nel quale, fin dal principio della Creazione, Dio è presente come artefice della comunione uomo-donna - il Pontefice si è soffermato con ampiezza di pensiero sulle conseguenze della perdita di questa consapevolezza, che contagia gli stessi coniugi cristiani. “Il nesso tra la secolarizzazione e la crisi del matrimonio e della famiglia - ha osservato il Papa - è fin troppo evidente.  La crisi sul senso di Dio e sul senso del bene e del male morale è arrivata ad oscurare la conoscenza dei capisaldi dello stesso matrimonio e della famiglia che in esso si fonda”. Il paradosso che emerge è che oggi, in certa mentalità, sembrano coesistere due matrimoni: uno profano e l’altro cristiano.

 

“Purtroppo, per effetto del peccato originale, ciò che è naturale nel rapporto tra l'uomo e la donna rischia di essere vissuto in modo non conforme al piano e alla volontà di Dio e l'allontanamento da Dio implica di per sé una proporzionale disumanizzazione di tutte le relazioni familiari.”

 

Ecco quindi, ha asserito Giovanni Paolo II, la necessità di reagire mettendo in luce il fatto che  “l’uomo e la donna, sia nel loro aiuto reciproco che nella loro fecondità, partecipano a un qualcosa di sacro e di religioso”. Recuperandone “la santità originaria”, la loro unione “viene realmente inserita nello stesso mistero dell’alleanza di Cristo con la Chiesa”. Il compito è tutt’altro che facile, giacché - ha riconosciuto il Pontefice - oggi si comprende a fatica il valore basilare della fedeltà al coniuge, e quel suo “per sempre” che caratterizza il matrimonio sacramentale. “Le difficoltà coniugali possono essere di varia indole - ha detto il Papa - ma tutte sfociano alla fine in un problema di amore”: bisognerebbe rovesciare la prospettiva e chiedersi perché, nonostante tutto, valga essere fedeli. La risposta sta nel riscoprire il senso soprannaturale del dono reciproco. “Per rendere possibile la fedeltà di cuore al proprio coniuge, anche nei casi più duri - ha affermato il Pontefice - è quindi a Dio che bisogna ricorrere, nella certezza di riceverne l'aiuto”.

 

Di qui la grande responsabilità dei giuristi della Rota Romana, testimoni – come ha riconosciuto nel suo indirizzo di saluto al Papa, il decano del Tribunale, mons. Raffaello Funghini - della “grave crisi in cui versa la famiglia” anche in Paesi “a secolare tradizione cattolica”. Ai suoi interlocutori, Giovanni Paolo II ha raccomandato anzitutto che il loro lavoro sia tutto permeato di “senso religioso” e che in ogni caso sottoposto al giudizio della Rota Romana si cerchi “attivamente la possibile convalidazione del matrimonio e la riconciliazione:

 

“Nell'opera per un positivo superamento dei conflitti coniugali, e nell'aiuto ai fedeli in situazione matrimoniale irregolare, occorre creare una sinergia che coinvolga tutti nella Chiesa: i Pastori d'anime, i giuristi, gli esperti nelle scienze psicologiche e psichiatriche, gli altri fedeli, in modo particolare quelli sposati e con esperienza di vita. Tutti devono tener presente che hanno a che fare con una realtà sacra e con una questione che tocca la salvezza delle anime!”

 

Infine, per sgomberare il campo da possibili equivoci in materia di sacramentalità del matrimonio, il Papa ha ribadito “la Chiesa non rifiuta la celebrazione delle nozze” a chi le chieda con le dovute disposizioni, anche se “imperfettamente preparato dal punto di vista soprannaturale”. E’ sufficiente che “abbia la retta intenzione di sposarsi secondo la realtà naturale della coniugalità”, poiché, ha concluso, non si può “configurare, accanto al matrimonio naturale, un altro modello di matrimonio cristiano con specifici requisiti soprannaturali”.

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ALTRE UDIENZE

 

Proseguono le udienze del Papa ai vescovi della Conferenza episcopale brasiliana in visita “ad Limina apostolorum”. Stamane Giovanni Paolo II ha incontrato il cardinale José Freire Falcão, arcivescovo di Brasilia con tre vescovi ausiliari e l’arcivescovo di Goiânia, mons. Washington Cruz

 

 

RINUNCIA E SUCCESSIONE NEGLI STATI UNITI

 

Il Santo Padre ha accettato stamane la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Colorado Springs negli Stati Uniti, presentata dal vescovo Richard Charles Hanifen, in conformità al Codice di Diritto Canonico.

 

Gli succede mons. Michael John Sheridan, finora vescovo coadiutore della medesima sede.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

“Riscoprire la dimensione trascendente che è intrinseca alla verità piena sul matrimonio e sulla famiglia” è il titolo che apre la prima pagina, in riferimento al discorso di Giovanni Paolo II in occasione dell'udienza per l'inaugurazione dell'Anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana.

Sempre in prima un articolo dal titolo “Uganda: lo scandalo atroce della fame interpella la coscienza internazionale”.

Acerra: quel dolce “rosariare” nelle strade e nei vicoli della città è il titolo del pensiero dedicato all'Anno del Rosario.

 

Nelle vaticane, un articolo di Vincenzo Buonomo sulla nota della Congregazione della Dottrina per la fede sui cattolici nella vita politica.

Due pagine dedicate alle attività pastorali promosse nelle diocesi italiane.

Due pagine sulla figura e sulla testimonianza di San Giovanni Bosco.

 

Nelle pagine estere, Iraq: Powell annuncia la presentazione all'Onu di documenti che proverebbero il riarmo dei regime di Baghdad.

Corea del Nord: l'Ue sollecita Kim Jong Il a partecipare ai negoziati per risolvere la questione nucleare.

Costa d'Avorio: la maggioranza parlamentare rifiuta l'ingresso dei ribelli nel Governo.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Giancarlo Galeazzi dal titolo “Ha aperto nuovi fronti di riflessione”: dieci anni dalla morte del filosofo Italo Mancini.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione politica, con le reazioni ad un intervento televisivo del presidente del Consiglio.

I temi del fisco e dell'immigrazione.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

30 gennaio 2003

 

 

“CHIEDIAMOCI A CHI GIOVA LA GUERRA ALL’IRAQ”:

COSI’ IERI IL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO ANGELO SODANO

NEL CORSO DI UN INCONTRO CONVIVIALE

 PER IL SUO 25.MO ANNIVERSARIO DI EPISCOPATO

- Con noi, il cardinale Roberto Tucci -

 

“Siamo contro la guerra”: lo ha ribadito il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, ieri nel corso di un pranzo organizzato, in occasione del suo 25.mo anniversario di episcopato, dal nunzio apostolico in Italia, mons. Paolo Romeo. Presenti all’incontro conviviale circa trenta persone, principalmente giornalisti vaticanisti. Il cardinale Sodano ha inoltre spiegato come la Santa Sede stia tentando attraverso “iniziative diplomatiche” ed “interventi magisteriali” di far riflettere Gran Bretagna e Stati Uniti non solo sulla moralità o immoralità di una guerra all’Iraq, ma sulla reale convenienza di un conflitto che potrebbe provocare decenni di ostilità da parte del mondo islamico. Il porporato ha espresso anche la speranza che l’odierna visita del presidente del Consiglio  italiano Silvio Berlusconi al capo della Casa Bianca, George W. Bush, possa svolgere un ruolo positivo.

 

Ma chi sarebbero le vittime maggiormente colpite dall’eventuale conflitto? Rosario Tronnolone lo ha chiesto al cardinale Roberto Tucci.

 

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R. – Questa domanda non affiora quasi mai nelle dichiarazioni dei politici, se non molto raramente. E’ invece una preoccupazione molto grande che emerge dalle dichiarazioni dei vescovi cattolici;  e non sono solo questi ultimi a sostenere unanimemente la non eticità e la non giustizia di questa guerra. Questa preoccupazione è stata sottolineata anche dai cattolici, dagli anglicani, dai luterani e, negli stessi Stati Uniti dal Consiglio delle Chiese cristiane. La Caritas Internazionale ha redatto un comunicato nel quale si dice: ‘Le sanzioni hanno causato gravi danni alla già debole economia del Paese (l’Iraq), ed un eventuale attacco significherebbe per il popolo iracheno l’inizio di una catastrofe umanitaria”. Tra l’altro, noi non sapremo mai – non lo sappiamo neppure oggi – quali sono gli effetti della guerra sulla salute della gente: durante le guerre, chi ha il potere militare più forte controlla tutta l’informazione, quindi sapremo la verità dei fatti solamente chissà fra quanti anni ... Mi ricordo che anche nella lettera che il presidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti il 12 settembre dell’anno scorso ha inviato al presidente Bush si faceva notare che “l’uso della forza deve avere serie prospettive di successo, non deve generare mali e disordini più gravi del male che si pretende di eliminare”. Una guerra contro l’Iraq potrebbe avere conseguenze imprevedibili non solo per l’Iraq, ma per la pace e la stabilità nel resto del Medio Oriente. Ma quando si ragiona esclusivamente in termini di realpolitik, si finisce per favorire una politica disumana e certamente contraria al Vangelo.

 

D. – In genere, sui giornali si parla di questa guerra come di un conflitto rapidissimo, ma nessuno ci assicura quale sarà la reale durata delle violenze, ne’ quali le conseguenze, che potrebbero essere incalcolabili ...

 

R. – In un articolo della “Civiltà Cattolica”, molto forte, dal titolo: “No alla guerra preventiva contro l’Iraq”, c’era anche questo aspetto da lei sottolineato: il redattore scriveva che si tratterà di un’enorme catastrofe umanitaria, anche se la guerra sarà breve: la brevità sarà infatti conseguita solo se saranno impiegati mezzi di distruzione molto potenti.

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TV E MINORI IN ITALIA: ATTESE E PREGIUDIZI

DOPO L’INSEDIAMENTO DEL COMITATO DI APPLICAZIONE

DEL NUOVO CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE

- Intervista a Emilio Rossi e Roberta Gisotti -

 

Sono molte le attese in Italia per il lavoro che potrà svolgere il Comitato, incaricato di garantire l’applicazione del nuovo Codice di autoregolamentazione per la tutela dei minori in Tv, che è stato sottoscritto dall’emittenza pubblica e privata. A due giorni dall’insediamento ufficiale presso il Ministero delle Comunicazioni sono giunte al Comitato, attraverso la stampa, già diverse segnalazioni di associazioni di genitori, dei consumatori e di difesa dell’infanzia.

 

Molte speranze sì, ma anche molti pregiudizi nutrono i cittadini, alla luce del passati Codici e Carte deontologiche in materia d’infanzia e mass media - oltre dieci - che sono però rimasti lettera morta. Allora si dubita che questo nuovo Codice ed il Comitato possano davvero difendere i più giovani da una televisione sempre più spesso sotto accusa per il decadimento della qualità dei programmi e della stessa informazione. Luca Collodi, del nostro programma “One-o-five”, ha intervistato il presidente del Comitato il dott. Emilio Rossi, personalità di spicco del giornalismo cattolico, presidente del Centro Televisivo Vaticano.

 

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R. – Certamente il problema complessivo del sistema televisivo italiano è un problema molto più grosso. C’è il problema della qualità, e all’interno di essa, c’è un nucleo delicatissimo che è quello del rapporto con i minori, delle ‘ferite’ che si possono anche involontariamente, inavvertitamente, infliggere ai minori. Siccome è un compito, per così dire, di emergenza, di ‘pronto soccorso’, tutto quello che può valere a frenare questa tendenza e a invertirla possibilmente va sperimentato. Certo, i Codici di autoregolamentazione hanno una debolezza in sé, che è quella di non avere efficacia di legge. Io certo, e né i miei compagni di viaggio, possiamo cambiarlo. Abbiamo la possibilità di esprimere risoluzioni di riprovazione e di accertamento di violazione e di farle pubblicare. Abbiamo la possibilità di ingiungere - non so poi con quali poteri coercitivi - di interrompere una certa serie di trasmissioni o di modificarla in un certo modo. Al di là di questo, gli atti delle nostre procedure vengono passati all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, la quale Autorità ha strumenti previsti dalla legge e quindi fortemente qualificati per colpire determinati comportamenti. Quindi, può avvalersi in qualche modo del nostro Comitato come di un ufficio istruttorio che gli setacci la materia prima e fornisca delle evidenze. Questo mi pare già un altro percorso che può avere una sua utilità.

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Entro un mese il Comitato dovrà emanare un regolamento operativo: molti punti interrogativi dovranno essere sciolti sul modo di procedere per assolvere al difficile e delicato compito. Il Comitato si avvale di 15 membri effettivi nominati in pari misura in rappresentanza delle emittenti, delle istituzioni e delle associazioni degli utenti e di 15 supplenti, che dovranno coadiuvarne l’attività. Tra questi è la nostra collega della Radio Vaticana, Roberta Gisotti. Ascoltiamola al microfono di Fausta Speranza:

 

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R. – I propositi del Comitato sono anzitutto di rendere questo Codice il più possibile conosciuto dal pubblico degli spettatori e dal pubblico dei cittadini perché lo facciano proprio e soprattutto anche rendere attivi tanti canali che già ci sono – mi riferisco alla Consulta qualità della Rai, mi riferisco ai numeri verdi che sono attivi sia nell’emittenza pubblica sia nell’emittenza privata, mi riferisco ai numeri delle redazioni che ricevono tante telefonate dagli spettatori, e mi riferisco anche ai servizi offerti dalle Associazioni dei consumatori: sono ‘voci’ contrastanti con i dati dell’Auditel che sono, purtroppo, gli unici che hanno pubblicità sui giornali, e sappiamo bene da molte ricerche che sono state effettuate negli anni scorsi che in realtà questi dati sono del tutto inaffidabili per misurare l’ascolto veritiero dei cittadini italiani.

 

D. – Un punto ha fatto discutere su questo Codice, quando è stato presentato, cioè quello delle sanzioni: sono una reale novità?

 

R. – In realtà, le sanzioni non sono una novità. Erano previste anche in altri, precedenti Codici, ma è sempre mancata poi la volontà di applicare queste sanzioni. E’ da dire che io personalmente non credo molto nel discorso delle sanzioni quanto piuttosto credo nella possibilità di formare una cultura di rispetto del pubblico di spettatori, del pubblico di cittadini; credo nella possibilità della televisione di ritrovare dignità proprio all’interno di tante forze positive che la attraversano e che, purtroppo, oggi sono mortificate da una televisione concepita solo come prodotto da immettere sul mercato, perché bisogna dire che la realtà è questa.

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DIBATTITO APERTO IN ITALIA SUL RAPPORTO TRA POLITICA E MAGISTRATURA:

RINVIATO ALL’11 FEBBRAIO IL PROCESSO IMI-SIR/LODO

CHE VEDE COINVOLTI L’EX MINISTRO DELLA DIFESA CESARE PREVITI

E IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SILVIO BERLUSCONI

- Con noi Marco Tarquinio, notista politico di “Avvenire” -

 

E' stato rinviato in Italia all'11 febbraio prossimo il processo Imi-Sir/Lodo. La decisione è venuta questa mattina alla ripresa del procedimento dopo la lunga  pausa in attesa del pronunciamento, avvenuto due giorni fa, della Cassazione sulla richiesta di trasferimento di alcuni processi dalla Procura di  Milano ad altra sede giudiziaria. La  Corte ha ritenuto che non ci fossero i motivi per accogliere la richiesta di spostamento dei  processi Imi-Sir/Lodo Mondadori e Sme, secondo il principio del cosiddetto “legittimo sospetto” riconosciuto dalla nuova legge Cirami. Tra i provvedimenti giudiziari, sui quali si è pronunciata la Corte costituzionale, ci sono vicende che coinvolgono l'ex ministro della Difesa, Cesare Previti, e lo stesso presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Il  capo del governo, con un messaggio televisivo registrato, ha fatto sapere che in ogni caso  “non si dimetterà” e “tanto meno si lascerà intimidire” dagli attacchi di una “magistratura politicizzata”. Berlusconi ha dunque ribadito la sua volontà di “portare fino in fondo il suo mandato di presidente del Consiglio conferitogli dagli elettori nel 2001 con un voto democratico”.

 

Da parte sua, Luciano Violante, presidente dei deputati del principale partito all’opposizione, Ds, ha affermato che un'eventuale condanna di Berlusconi, non comporta automaticamente lo scioglimento delle Camere o le dimissioni, aggiungendo che il presidente del Consiglio ha diritto, come tutti i cittadini, al riconoscimento del principio costituzionale secondo cui nessuno può essere  considerato colpevole fino alla sentenza definitiva. 

        

Sul clima politico che si è venuto a creare dopo la sentenza della Cassazione, ascoltiamo il commento di Marco Tarquinio, notista politico del quotidiano Avvenire, al microfono di Fausta Speranza:

 

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R. – Questa sentenza della Corte di Cassazione dimostra che c’è una Magistratura in questo Paese che continua a fare il suo mestiere, che non c’è un regime ‘attuale’, neanche questo, quindi credo che valga la pena di provare a raffreddare gli animi.

 

D. – Lei ha parlato di caricature della legge Cirami. Ci spiega perché?

 

R. – Quelle che sono state fatte, nel corso delle settimane scorse, ed alcune anche con prova di scrittura, nel senso che la legge così come andava definendosi aveva degli aspetti di dubbia legittimità costituzionale. Il lavoro in Parlamento è servito ad affinare e a ripulire questi aspetti: l’alto dibattito istituzionale che si è sviluppato – e mi riferisco esplicitamente anche alla vigilanza che è stata compiuta dal Quirinale, dell’intervento ‘ad iuvandum’ di presidenti emeriti della Corte Costituzionale e via dicendo – è servito molto. Invece, l’immagine che ancora viene proiettata in queste settimane è di una legge incostituzionale ‘salva-colpevoli’, per un verso, e dall’altra parte, diciamo dal settore più vicino alla maggioranza, come una legge che invece serve a ‘castigare’ i giudici. Ecco, queste sono due caricature che alla prova dei fatti si sono dimostrate inconsistenti.

 

D. – Tutto sembra comunque estremamente personalizzato, nel bene e nel male, se vogliamo, intorno alla figura di Berlusconi. Secondo lei, ci sono dei limiti in questo, sia da una parte sia dall’altra degli schieramenti politici?

 

R. – Purtroppo, abbiamo una situazione nella quale il presidente del Consiglio è protagonista di processi scottanti, ed è inevitabile che tutto questo venga ad incidere sulle panoramiche politiche. Quello che assolutamente non viene valutato nella maniera corretta, secondo me, è che questo è un Paese dove – checché se ne dica – la separazione dei poteri funziona e c’è da sperare soltanto in un supplemento – come si diceva prima – di serenità perché tutto questo possa procedere correttamente.

 

D. – Secondo lei, questo ‘supplemento di serenità’ da che cosa può venire, in questo momento, da che cosa o da chi?

 

R. – Servirebbe questa capacità di abbassare i toni. Per inciso vorrei ricordare che nei giorni scorsi un sondaggio curato dalla SVC di Trieste e pubblicato dall’Unità, quindi un giornale vicino al principale partito dell’opposizione, vicino al ‘popolo dei girotondi’, rivela che oltre il 90 per cento degli italiani chiede un dialogo vero sulle riforme, sulle cose importanti da fare nell’interesse di tutti.

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CHIESA E SOCIETA’

30 gennaio 2003

 

 

SI E’ CONCLUSA IERI LA SPEDIZIONE DI PACE DELL’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI

AL POLO SUD. LA CROCE BIANCA, SEGNO DI PUREZZA, È STATA CONSEGNATA

AL MUSEO ANTARTICO SALESIANO DI PUNTA ARENAS

ROMA. = "Abbiamo vissuto un’esperienza unica ed esaltante in un continente dove la forza della natura regna sovrana, di fronte alla quale ogni forza umana si sente disarmata ed impotente". Sono le prime parole di mons. Liberio Andreatta, presidente dell’Opera Romana Pellegrinaggi, al termine della spedizione denominata "Fly to the south pole 2003 – Taking the Cross to the ends of the earth". I componenti della spedizione sono tornati ieri sera a Roma, con 15 giorni di ritardo a causa delle avverse condizioni atmosferiche in Antartide. "E’ stata un’esperienza unica ed irripetibile - ha aggiunto mons. Andreatta - che ci ha arricchito umanamente, culturalmente e spiritualmente, soprattutto durante la sosta forzata a causa delle avverse condizioni climatiche". Il gruppo dell’Opera Romana Pellegrinaggi è rimasto infatti per vari giorni nelle tende, a temperature di 40/45° sotto zero, in attesa che il tempo migliorasse. Due anni fa sempre l’Opera Romana Pellegrinaggi era stata protagonista di un’analoga spedizione al Polo Nord dove la Croce era stata piantata al 90° parallelo. Oggi quella Croce è gelosamente custodita nel Museo Artico ed Antartico di San Pietroburgo, in Russia, come segno tangibile della libertà religiosa ritrovata. Durante la recente spedizione al Polo Sud è stato dedicato a Giovanni Paolo II un monte, nei pressi di Patriot Hills, per ricordare i numerosi sentieri di pace che il Papa ha tracciato in tutto il mondo durante i suoi viaggi apostolici. Lo scorso 20 gennaio i componenti della spedizione hanno raggiunto il punto più meridionale del globo dove la Croce bianca è stata simbolicamente consegnata ai ghiacciai dell’Antartide come segno di purezza a difesa dei valori dell’uomo e dell’ambiente. “Con questo evento - ha detto mons. Andreatta durante l’omelia della Santa Messa celebrata al polo antartico – completiamo la missione affidataci dal Santo Padre di far risuonare con forza, fino agli estremi della terra, l’annuncio del Signore Risorto”. Al ritorno in Patagonia, nella diocesi di Punta Arenas, si è svolta la cerimonia di consegna della Croce benedetta dal Papa al vescovo locale, che l’ha affidata in custodia al Museo Regionale Antartico Salesiano della città. (A.L.)

 

 

E’ INIZIATA IERI A KHARTOUM LA PRIMA VISITA UFFICIALE

DELLA “CAMPAGNA ITALIANA PER LA PACE E I DIRITTI UMANI IN SUDAN”,

CHE HA L’OBIETTIVO DI AVVIARE UN DIALOGO EFFETTIVO CON IL GOVERNO DEL PAESE

 

KHARTOUM. = La “Campagna italiana per la pace e i diritti umani in Sudan”, un cartello di associazioni e organizzazioni non governative, ha avviato ieri nella capitale Khartoum la sua prima visita ufficiale al Nord Sudan. E’ la prima volta infatti che la Campagna, peraltro più volte presente nel Sud Sudan controllato dai ribelli dell’Esercito di liberazione popolare sudanese, ottiene il visto di ingresso da parte del governo. Il cartello di associazioni – che comprende fra le altre Acli, Arci, Caritas, Missionari comboniani, Nigrizia, Mani Tese, Pax Christi – è impegnato dal 1995 per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana, il mondo politico-istituzionale e quello dell’informazione sulle violazioni dei diritti umani e il conflitto armato in atto nel Paese dal 1983. Ieri la delegazione ha incontrato il nunzio apostolico, mons. Dominique Mamberti, l’arcivescovo di Khartoum mons. Gabriel Zubeir Wako, il rappresentante legale della diocesi, l’ambasciatore italiano Gianluigi Costa Sanseverino da Bisignano e un gruppo di missionari e missionarie comboniani. L’iniziativa prevede, nella giornata di oggi, il perfezionamento del programma della visita, che si estenderà fino ai monti Nuba, concludendosi il prossimo 7 febbraio. La visita si colloca in un contesto caratterizzato dalla ricerca di un accordo di pace, testimoniato dalla ripresa dei negoziati – in precedenza sospesi per reciproche accuse di violazione di cessate il fuoco fra le parti – a Machakos, in Kenya. La campagna si propone dunque l’obiettivo di avviare un concreto dialogo con il governo sudanese, nel contesto di una verifica della volontà politica di pace e dello stato dei diritti umani nella zona del Paese controllata dal governo. La conclusione di un accordo di pace in Sudan, dove la guerra ha causato un forte indebitamento e ritardi nello sviluppo, aprirebbe il “Paese dei due Nili” alla cooperazione di Europa e Stati Uniti e all’inserimento nel programma italiano di cancellazione del debito (previsto dalla legge 209/2000). (S.B.)

 

 

LO SCRITTORE FRANCESE DOMINIQUE LAPIERRE E’ IN ITALIA

PER LA PRESENTAZIONE DEL SUO NUOVO LIBRO “UN DOLLARO, MILLE CHILOMETRI”.

PER OGNI COPIA VENDUTA, UN EURO SARA’ DONATO ALL’OSPEDALE PER L’INFANZIA, FONDATO DALL’AUTORE IN INDIA

 

ROMA. = La sete di sapere, carburante per conoscere il mondo, insieme alla testimonianza di una letteratura che si impegna per la pace e la conoscenza degli altri. Questo lo spirito che anima la presenza in Italia, fino al 2 febbraio, dello scrittore e giornalista francese Dominique Lapierre. L’autore de “La città della gioia” e di “Mille soli” sta infatti promuovendo il suo nuovo libro “Un dollaro mille chilometri” (edizioni Il Saggiatore), che racconta il suo primo viaggio giovanile attraverso tutta l’America e con soli 30 dollari in tasca. La pubblicazione si accompagna a una concreta iniziativa di solidarietà: per ogni copia venduta del libro, un euro sarà infatti devoluto all’ospedale indiano fondato dall’autore a sostegno dell’infanzia di Calcutta. L’itinerario romano di Lapierre, che domani sarà ospite della nostra emittente, prevede per sabato l’incontro con i giovani organizzato dalle Biblioteche di Roma, in collaborazione con l’Unesco e la casa editrice Il Saggiatore, presso il Liceo Scientifico “Amaldi”. Motivo ispiratore dell’appuntamento, occasione di confronto sulla solidarietà e sull’India, sarà proprio il messaggio che l’autore ha più volte sintetizzato nelle espressioni “Se non trovi la strada, costruiscila” e “Insieme tutto è possibile”. L’incontro con Lapierre apre gli appuntamenti con gli scrittori nelle scuole, in vista della prossima Giornata mondiale del libro, promossa dall’Unesco per il 23 aprile e centrata sulle risorse ambientali intese come strumento di pace. L’iniziativa rilancia inoltre il valore fondamentale della collaborazione fra organismi internazionali, editoria e mondo della scuola in vista di progetti culturali destinati alle nuove generazioni. (S.B.)

 

 

I RAPPRESENTANTI DELLE CHIESE EUROPEE HANNO INCONTRATO A BRUXELLES

IL MINISTRO GRECO PER GLI AFFARI EUROPEI SULLE PRIORITÀ DA AFFRONTARE

DURANTE IL SEMESTRE DI PRESIDENZA GRECA

 

BRUXELLES. = I rappresentanti delle Chiese hanno incontrato a Bruxelles il ministro greco per gli Affari europei, Tassos Giannitsis. L’incontro, avvenuto martedì scorso, è stato dedicato alle priorità da affrontare durante la presidenza greca dell’Unione europea. “I religiosi – si legge nel comunicato della Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea (Comece) - confermando il loro sostegno ai processi di allargamento e di integrazione, si sono interrogati sul futuro dell’Europa, ritenuto inimmaginabile senza un riferimento al ruolo svolto dai cristiani”. I rappresentanti delle Chiese hanno inoltre sottolineato la necessità di promuovere un dialogo costruttivo fra le istituzioni dell'Unione europea e le Chiese. In vista dell’incontro del 21 giugno a Tessalonica tra l’Unione europea e i Paesi dell’Europa orientale, i rappresentanti delle Chiese hanno mostrato il loro interesse nel contribuire alla preparazione di questo importante evento. Altri temi discussi alla riunione sono stati la bio-etica, la politica sociale e la formazione. La delegazione delle Chiese ha dichiarato infine la propria preoccupazione per la grave minaccia di una guerra nella regione del Golfo. “La speranza – conclude il comunicato della Comece – è che i leader politici compiano tutti i passi possibili per arrivare ad una soluzione pacifica della crisi”.  (A.L.)

 

 

NUOVO ALLARME DELLE NAZIONI UNITE PER LA DIFFUSIONE DELL’AIDS

IN AFRICA MERIDIONALE: LE “PROPORZIONI MONUMENTALI DELL’EPIDEMIA”

METTONO A RISCHIO LA SOPRAVVIVENZA DI INTERI PAESI

 

JOHANNESBURG. = Nuovo, drammatico allarme delle Nazioni Unite per le catastrofiche conseguenze della diffusione dell’Aids in Africa Meridionale. Il tragico resoconto proviene da James Morris, inviato dell’Onu per le questioni umanitarie dell’Africa australe, che dopo aver visitato Lesotho, Zimbabwe, Malawi e Zambia, ha denunciato una situazione disperante. “Le proporzioni monumentali dell’epidemia di Aids mettono a rischio la sopravvivenza stessa di questi Paesi”, ha dichiarato Morris da Johannesburg, in Sudafrica. Secondo l’inviato dell’Onu, il problema dell’Aids è rimasto in secondo piano rispetto all’emergenza della fame: più di 15 milioni di persone, soprattutto donne, hanno bisogno di assistenza perché le loro condizioni di salute peggiorano di giorno e in giorno. Persone che non sono più in grado di occuparsi delle famiglie e dell’agricoltura. “Senza un intervento radicale e immediato che affronti la terribile realtà dell’Aids e la denutrizione cronica – ha dichiarato Morris – la prospettiva per l’Africa meridionale è quella di diventare un’insieme di nazioni popolate da orfani. Quando il corpo non ha cibo per nutrirsi il virus si mangia il corpo”. Il rappresentante dell’Onu ha affermato la necessità di cambiare il modo di affrontare la situazione: la distribuzione di cibo deve essere accompagnata alla consegna di sementi e di medicinali, in un contesto in cui pesano sia i disastri naturali sia le “turbolenze politiche” che aggravano la situazione economica. “Qualcosa è stato fatto ma resta da fare un lavoro enorme se si vuole cercare di evitare una tragedia a lungo termine e di proporzioni inimmaginabili”. (S.B.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

30 gennaio 2003

 

 

- A cura di Andrea Sarubbi -

 

La questione irachena continua a dividere la comunità internazionale. I leader di 8 Paesi europei – Gran Bretagna, Italia, Spagna, Portogallo, Ungheria, Polonia, Danimarca e Repubblica ceca – hanno firmato un documento di solidarietà con gli Usa, invitando all’unità nella lotta a Saddam Hussein per evitare che “il Consiglio di sicurezza dell’Onu perda credibilità”. Mentre il premier italiano Berlusconi – che ha incontrato il collega britannico Blair a Londra – è atteso oggi alla Casa Bianca, il ministro della Difesa, Martino, ha assicurato all’America la disponibilità delle basi militari presenti nella penisola. Numerosi gli inviti alla cautela: a quelli della Francia e della Germania – che ha esortato a non accettare “nessun automatismo verso la guerra” – si è aggiunta la preoccupazione di Mosca, che invierà il proprio ministro degli Esteri, Ivanov, alla riunione del Consiglio di sicurezza prevista per il 5 febbraio, in cui lo statunitense Powell dovrebbe fornire nuove prove contro Baghdad. Nonostante gli ispettori dell’Onu abbiano ribadito che “per ora non c’è fragrante violazione”, Bush è tornato ad accusare il governo iracheno:

 

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Il capo della Casa Bianca ha ripetuto ieri che Saddam sta imbrogliando gli ispettori, possiede e nasconde materiali vietati, ha stabilito rapporti con Al Qaeda e rappresenta una minaccia per tutti, da neutralizzare. Il governo iracheno ha smentito queste accuse definendole “bugie”, mentre Paesi contrari alla guerra come la Francia e la Russia hanno apprezzato la scelta di Washington di rendere note le ulteriori informazioni in suo possesso. Se le prove saranno schiaccianti, l’Onu potrebbe approvare una nuova risoluzione per dare un ultimatum a Saddam, che aprirebbe la porta all’intervento militare. Secondo i sondaggi, il discorso pronunciato dal capo della Casa Bianca ha convinto la maggioranza degli americani, ma ieri 11 membri del Consiglio di Sicurezza su 15 hanno ribadito di voler concedere più tempo agli ispettori. La Nato, nel frattempo, ha rinviato ancora l’analisi dei possibili piani in caso di guerra, mentre il Pentagono continua i preparativi militari ed ha mobilitato altri 15 mila riservisti.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Un deciso no alla guerra è venuto oggi da Bruxelles, dove il Parlamento europeo ha dichiarato la propria “opposizione ad ogni azione militare unilaterale in Iraq”: le violazioni riscontrate dagli ispettori Onu “non giustificano” un attacco preventivo, che “andrebbe contro il diritto internazionale”. Della stessa opinione anche l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, a Strasburgo. Bruxelles ha comunque auspicato l’avvio di indagini internazionali sul regime di Saddam Hussein, per il “genocidio” perpetrato nei confronti delle popolazioni sciite nel sud del Paese e “per altri crimini di guerra e contro l'umanità”.

 

La Corea del Nord è più pericolosa dell’Iraq, “in quanto a capacità di sviluppare armi nucleari”. Lo ha dichiarato il capo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, El Baradei, ribadendo la necessità di una soluzione diplomatica della crisi con Pyongyang. La Cina sta provando a vincere le resistenze nordcoreane sull’avvio di un negoziato con i cinque membri del Consiglio di sicurezza, allargato ai rappresentanti di Corea del Sud, Giappone, Australia ed Unione europea.

 

Da stamani è in corso un’operazione militare israeliana nella città di Hebron, in Cisgiordania. Secondo la radio israeliana, l’azione, realizzata con truppe corazzate e di fanteria, potrebbe durare giorni ed è finalizzata a scovare probabili fiancheggiatori del terrorismo palestinese. Intanto, in Israele c’è attesa per la formazione del prossimo governo. Domenica prossima il capo dello Stato, Moshe Katzav, comincerà le consultazioni ufficiali con i partiti. L’incarico sarà affidato al premier uscente Sharon, che - nonostante il trionfo elettorale di martedì scorso - potrebbe avere molte difficoltà nel formare un nuovo esecutivo. Da Gerusalemme, Graziano Motta:

 

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Egli vorrebbe costituire una coalizione di unità nazionale con tutti i partiti sionisti, laici e religiosi, ma il leader laburista Amram Mitzna ha ribadito la sua opposizione, anche se all’interno del suo partito c’è chi ritiene che gli interessi del Paese devono passare in primo piano, persistendo la rivolta armata palestinese. Anche Yossef “Tommy” Lapid – leader laico del partito centrista Shinui, terzo gruppo uscito dalle elezioni – chiede ai laburisti di non consentire che il Paese venga guidato da un governo sostenuto dall’estrema destra: tale, infatti, è la prospettiva che si presenta a Sharon dinanzi al loro rifiuto. Ma lo stesso Shinui si è detto indisponibile a prendere parte ad una coalizione in cui siano presenti i partiti confessionali. Intanto, i leader di due partiti hanno tirato le conclusioni della sconfitta elettorale, dimettendosi da deputati: si tratta di Yossi Sarid, un pacifista molto noto per le sue posizioni filopalestinesi, e di Natan Sharanski, il famoso dissidente in epoca comunista nell’Unione Sovietica.

 

Da Gerusalemme, per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Dopo 14 mesi di scontri sanguinosi, costati la vita a 7.200 persone, il governo nepalese ed i guerriglieri maoisti hanno firmato ieri sera un atteso cessate-il-fuoco, avviando contemporaneamente trattative per il processo di pace. In cambio della fine degli attentati, le autorità di Katmandu hanno ritirato le accuse di terrorismo e la taglia che pendeva sulla testa dei ribelli. I maoisti chiedono ora la destituzione da premier di Lokendra Bahadur Chand – fedelissimo del re Gyanendra – e la sua sostituzione con un esecutivo provvisorio, che indica elezioni per la nomina di un’assemblea costituente.

 

Fra Thailandia e Cambogia è scoppiata una crisi che rischia di degenerare nei prossimi giorni. In seguito alle dichiarazioni di un’attrice thailandese, secondo la quale l’antico tempio di Angkor Wat apparterrebbe alla sua Nazione, si è scatenata ieri a Phnom Penh un’ondata di violenza. Un migliaio di manifestanti ha incendiato l’ambasciata di Bangkok e diversi negozi thailandesi nella capitale cambogiana, costringendo diverse centinaia di cittadini stranieri a rimpatriare.

 

Un aereo con 264 francesi evacuati dalla Costa d’Avorio è arrivato ieri a Parigi. La situazione nel Paese africano è infatti sempre più critica: il nuovo bilancio degli scontri avvenuti nei giorni scorsi ad Agboville è di almeno 15 morti e 40 feriti. Dopo le proteste di piazza, ora i ribelli rivendicano i ministeri della Difesa e dell’Interno, secondo quanto deciso dal recente accordo siglato a Parigi con i governativi del presidente Gbagbo. Ce ne parla Giulio Albanese:

 

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Ieri i ribelli del movimento patriottico della Costa d’Avorio hanno detto chiaramente di essere pronti a rispondere a nuovi possibili attacchi delle forze lealiste. Dalla loro roccaforte, nella zona settentrionale di Bouaké, gli armati che il 19 settembre scorso hanno dato il via alla crisi sollevandosi in armi contro il governo hanno fatto sapere di essere in possesso di elementi che confermerebbero una prossima offensiva da parte delle truppe governative. L’accordo di pace, firmato nel fine settimana a Parigi da tutti i protagonisti della crisi ivoriana, con il passare delle ore sembra destinato a fallire. Il documento ha prima scatenato le proteste di piazza, inscenate dai sostenitori del presidente, e successivamente ha raccolto il rifiuto dell’esercito e dei partiti di governo.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Sono ripresi ieri, nella località keniana di Machakos, i negoziati di pace tra i ribelli dell’Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla) ed il governo di Khartoum. I guerriglieri hanno posto quattro condizioni per accettare la riapertura del dialogo: il ritiro dell’esercito dalle località conquistate durante i due mesi di cessate-il-fuoco; l’apertura di inchieste sulle violazioni della tregua; la sospensione della costruzione di strade nelle zone sotto il proprio controllo; l’abbandono del termine “Jihad” per definire la guerra contro il Sud. In un incontro svoltosi ieri a Nairobi, i vescovi sudanesi hanno chiesto alla comunità internazionale di “impedire che si metta in moto il grandioso meccanismo militare preparato dall’esercito”.

 

Il governo colombiano aumenterà la presenza militare nel nordest del Paese, per far fronte alla pesante offensiva della guerriglia. Lo ha annunciato il presidente Uribe, invitando la popolazione del dipartimento di Arauca ad appoggiare l’esercito nella lotta armata, fornendo alle forze dell’ordine informazioni sugli attivisti delle Forze armate rivoluzionarie. La tensione è ulteriormente cresciuta nelle ultime settimane, dopo il sequestro di un giornalista e di un fotografo del Los Angeles Times da parte dell’Esercito di liberazione nazionale.                         

 

 

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