RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 27 - Testo della Trasmissione di lunedì 27 gennaio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Confermato con l’approvazione del Papa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il Decreto di scomunica nei confronti di sette donne alle quali fu conferita in Austria una presunta “ordinazione sacerdotale” dal fondatore di una comunità scismatica.

 

Nel trattato costituzionale europeo, pieno riconoscimento dei diritti e del contributo delle Chiese al bene comune: così l’arcivescovo Renato Martino, al Convegno sulle radici cristiane d’Europa, promosso a Roma dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace con altri organismi.

 

Rinviata dalla Corte di Cassazione a data da destinarsi l’udienza riguardante la Radio Vaticana sulla questione dell’elettrosmog.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il “Giorno della Memoria” oggi in Europa, per ricordare i milioni di persone vittime dell’Olocausto: con noi, lo storico Bruno Segre, don Gianfranco Zuncheddu e Gaspare Caliendo.

 

Tra misure di sicurezza straordinarie, lo Stato d’Israele si avvia alle elezioni politiche: intervista con Antonio Ferrari.

 

Il 2003, Anno Internazionale dell’Acqua. Il dramma di seimila bambini che muoiono ogni giorno nel mondo per mancanza di questo elemento essenziale alla vita: ai nostri microfoni, il geologo francese Georges Mutin.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il sacramento della penitenza come “sacramento di guarigione”, tema di un convegno di aggiornamento pastorale per confessori, da oggi a Teramo nel Santuario di San Gabriele.

 

Morto a Roma il vaticanista Domenico Del Rio, apprezzato saggista e autore di vari libri su Giovanni Paolo II.

 

Allarme sulle coste marchigiane per l’affondamento della “Nicole”: il gasolio fuoriuscito dal cargo ha formato una chiazza lunga sette miglia

 

Liberati in Congo due attivisti per i diritti umani, da due mesi detenuti in un carcere militare

 

“Mondo e Missione” cambia veste rinnovandosi nella tradizione

 

L’Unesco insieme ad altre organizzazioni internazionali ha messo in campo un nuovo programma di monitoraggio sul clima.

 

24 ORE NEL MONDO:

All’Onu è il giorno degli ispettori: possibile una proroga della missione in Iraq

 

Presto a Pyongyang una delegazione europea di alto livello, per tentare di risolvere la crisi coreana

 

Davos, arriva Lula ed insiste sull’urgenza di sconfiggere fame. Da Porto Alegre critiche all’Onu ed agli Stati Uniti

 

Scontri in Costa d’avorio: i fedelissimi del presidente protestano contro l’accordo di Parigi

 

Nuovo attentato della guerriglia colombiana: 9 morti.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 gennaio 2003

 

CONFERMATO DALLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE,

IL DECRETO DI SCOMUNICA DELLE SETTE DONNE ALLE QUALI FU CONFERITA IN AUSTRIA UNA PRESUNTA “ORDINAZIONE SACERDOTALE”

DAL FONDATORE DI UNA COMUNITA’ SCISMATICA

- A cura di Paolo Salvo -

 

La Congregazione per la Dottrina della Fede ha confermato il Decreto di scomunica, emanato il 5 agosto 2002, nei confronti di sette donne cattoliche alle quali, il 29 giugno dello stesso anno in Austria, il fondatore di una “comunità scismatica, Romulo Antonio Braschi, aveva “attentato di conferire l’ordinazione sacerdotale”. Lo rende noto un nuovo Decreto, approvato dal Papa e pubblicato stamani, in cui si ricorda che le donne in questione, dichiaratesi convinte della validità della presunta “ordinazione” ricevuta, con due lettere del 14 agosto e del 27 settembre 2002, avevano chiesto la revoca del decreto di scomunica e fatto ricorso contro di esso, facendo riferimento ad alcuni articoli del Codice di Diritto Canonico. Il 21 ottobre successivo, furono “informate che le loro richieste sarebbero state sottoposte alle istanze competenti”.

 

La questione fu quindi esaminata nei giorni 4 e 18 agosto 2002 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede riunita in sessione ordinaria con il cardinale Joseph Ratzinger e fu “deciso collegialmente di rigettare il ricorso”. “Nel caso in parola, infatti, non è ammissibile – si legge nel documento odierno - un ricorso gerarchico, trattandosi di un Decreto di scomunica emanato da un Dicastero della Santa Sede, che agisce a nome del Sommo Pontefice”. Tra i punti fondamentali che i membri del Dicastero hanno ritenuto necessario ribadire, figura la “gravità degli atti compiuti”, in particolare l’aspetto “scismatico” della vicenda e il rifiuto pertinace di “una verità appartenente alla fede cattolica”, che richiede “una giusta pena”. Le persone in questione, inoltre, con le loro tesi “contrastano la dottrina sul Magistero del Successore di Pietro, proposta dai Concili Vaticani I e II, e di fatto non riconoscono l’irreformabilità dell’insegnamento del Sommo Pontefice su dottrine da tenersi in modo definitivo da tutti i fedeli”.

 

La situazione è aggravata dal fatto che alcune di queste persone “stanno creando circoli di fedeli, in aperta e di fatto settaria disobbedienza al Romano Pontefice e ai Vescovi diocesani”. Pertanto, “data la gravità di questa contumacia, la pena non soltanto è giusta, ma anche necessaria, allo scopo di tutelare la retta dottrina, di salvaguardare la comunione e l’unità della Chiesa e di orientare la coscienza dei fedeli”.

 

La Congregazione per la Dottrina della Fede precisa quindi ancora una volta, nel Decreto odierno, che “l’attentata ordinazione sacerdotale delle suddette donne è nulla ed invalida” e che “perciò tutti gli atti propri dell’Ordine sacerdotale da loro compiuti sono anch’essi nulli ed invalidi. Come conseguenza della scomunica, è fatto pertanto loro divieto di celebrare sacramenti o sacramentali, di ricevere i sacramenti e di esercitare qualsiasi funzione in uffici, ministeri o incarichi ecclesiastici”.

 

Infine, “si ribadisce la speranza” che le donne oggetto della scomunica, “sorrette dalla grazia dello Spirito Santo”, possano “ritrovare il cammino della conversione per il ritorno all’unità della fede e alla comunione con la Chiesa infrante con il loro gesto”.

 

 

UDIENZE DI OGGI E PROVVISTA DI CHIESA IN FRANCIA

 

 

Il Papa ha ricevuto in udienza stamani il cardinale tedesco Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia, e il presule anch’egli tedesco mons. Anton Schlembach, vescovo di Speyer. Sempre questa mattina, il Santo Padre ha ricevuto altri cinque presuli del Brasile, in visita “ad Limina”.

 

In Francia, il Pontefice ha nominato vescovo di Moulins il sacerdote 52enne Pascal Roland, del clero diocesano di Versailles, finora professore presso il Seminario di  Saint Sulpice di Issy-les-Moulineaux.

 

 

NEL TRATTATO COSTITUZIONALE EUROPEO, PIENO RICONOSCIMENTO

DEI DIRITTI E DEL CONTRIBUTO DELLE CHIESE AL BENE COMUNE:

INTERVENTO DELL’ARCIVESCOVO MARTINO

AL CONVEGNO SULLE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA IN CORSO A ROMA

- Servizio di Paolo Scappucci -

 

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“Nel testo di natura costituzionale attualmente in preparazione, si dovrà fare chiara menzione del fatto che l’Unione Europea rispetta e non pregiudica  lo statuto di cui, in virtù del diritto nazionale, beneficiano le Chiese e le comunità religiose  all’interno degli Stati membri, nel rispetto dei diritti umani fondamentali”. L’affermazione, in piena sintonia col recente discorso del Papa al Corpo Diplomatico, è stata resa dal presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, l’arcivescovo Renato Martino, intervenuto al Convegno sulle radici cristiane dell’Europa e la Convenzione europea, in corso a Roma presso il Pontificio Ateneo “Regina Apostolorum”.

 

Secondo il presule, “la Chiesa sente di avere una responsabilità nel disegnare il futuro dell’Europa e ritiene di poter offrire un significativo contributo  all’elaborazione delle nuove forme istituzionali che si apprestano”. Apprezzando  il contributo delle Chiese al bene comune, ha proseguito mons. Martino, “l’Unione Europea potrà avviare con esse un dialogo strutturato, dal quale risulterà sicuramente favorito  e consolidato  l’avanzamento dell’Unione stessa”. Il nuovo presidente di Giustizia e Pace ha ribadito con forza che “il sigillo del cristianesimo rappresenta la specificità dell’Europa. Tale eredità non può essere rinnegata. Riconoscerla non significa contraddire il principio della laicità, ma interpretarlo in modo corretto.” Secondo l’arcivescovo Martino, “non è accettabile che in un’epoca di apertura e di rispetto per tutte le convinzioni umane si manifesti una tendenza discriminatoria nei confronti della religione. Poiché l’Unione Europea dialoga con i partiti politici, i sindacati e i rappresentanti delle regioni, sarebbe incomprensibile che lo stesso atteggiamento  non fosse adottato  nei confronti di una religione”.

 

Del resto, ha concluso, l’indifferenza verso la dimensione trascendente “può condurre solo ad effetti tragici, come la storia del continente europeo ha dolorosamente provato”. Di qui l’auspicio di monsignor Martino: “l’Unione Europea riconosca  l’identità e l’organizzazione delle Chiese, favorendo così il perseguimento dei fini religiosi, secondo le disposizioni  che esse liberamente si danno”.

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Oltre al dicastero vaticano Giustizia e Pace e all’ateneo che ne ospita i lavori, il Congresso in corso al “Regina Apostolorum” annovera tra gli organizzatori la Fondazione Guilé - un organismo con sede in svizzera che aspira a promuovere i valori fondamentali della dignità della persona ereditati dalla tradizione giudaico-cristiana - e può contare anche sul patrocinio della Presidenza della Repubblica Italiana e di quella del Consiglio dei Ministri. Sulla linea dell’intervento dell’arcivescovo Martino, si è sviluppato il discorso del rappresentante della Segreteria di Stato, mons. Pietro Parolin, sottosegretario della sezione per il Rapporto con gli Stati. Questi ha ricordato il recente passo del discorso di Giovanni Paolo II agli ambasciatori presso la Santa Sede: “Un’Europa che rinnegasse il proprio passato, che negasse il fatto religioso e non tenesse in conto alcuna dimensione spirituale, risulterebbe fortemente sminuita di fronte al progetto ambizioso che mobilita le sue energie: costruire l’Europa di tutti”.

 

Anche gli altri interventi di personaggi di rilievo del mondo politico e culturale presenti al Congresso - tra i quali il rappresentante italiano alla Convenzione europea, Lamberto Dini, e il vicepresidente del Consiglio italiano, Gianfranco Fini - hanno concordato su un punto fondamentale: l’introduzione nella Convenzione europea del concetto che Dio è fonte di bellezza, giustizia e spiritualità non vuol dire negare che vi siano altre radici che abbiano concorso alla formazione della coscienza europea, né si tratta di un tentativo di creare un’Europa “confessionale”. Al contrario, sarebbe riconoscere l’innegabile influenza assunta dal cristianesimo sullo sviluppo della cultura continentale, allo stesso modo dei grandi pensatori del passato e del presente - citati dai relatori - quali Benedetto Croce e Norberto Bobbio.

 

 

LA CORTE DI CASSAZIONE HA RINVIATO A DATA DA DESTINARSI

L’UDIENZA RIGUARDANTE LA RADIO VATICANA SULLA QUESTIONE DELL’ELETTROSMOG

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

 

E’ stata rinviata a data da destinarsi l’udienza in Corte di Cassazione relativa alla vertenza giudiziaria sull’elettrosmog, riguardante il Centro trasmittente della Radio Vaticana a Santa Maria di Galeria. La decisione è stata presa oggi, dopo la seduta odierna della Suprema corte e dopo che, nella sentenza di primo grado, il Tribunale di Roma aveva già stabilito il suo difetto di giurisdizione sull’argomento. Del resto, sottolinea un comunicato stampa, “né i dirigenti della Radio imputati, né i loro avvocati difensori avevano ricevuto alcuna notifica riguardo alla udienza indetta per la giornata di oggi, della quale erano venuti a conoscenza solo negli ultimi giorni attraverso i giornali. Per tale motivo non si sono presentati”.

 

“In caso di regolare notifica - prosegue il comunicato - le parti in causa si presenteranno alla Corte, con la piena fiducia in un giudizio competente ed equo”. Inoltre, si legge ancora, “la Direzione della Radio Vaticana coglie l’occasione per far presente di essere regolarmente in contatto con le autorità italiane del ministero dell’Ambiente per il monitoraggio e la verifica della situazione delle emissioni elettromagnetiche nella zona circostante il Centro Trasmittente, secondo gli accordi presi a suo tempo nell’ambito della Commissione Bilaterale Italia-Santa Sede”. A suo avviso, sottolinea il comunicato, non sussistono “motivi oggettivi di preoccupazione per la salute della popolazione circostante”.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

“La famiglia via privilegiata di dialogo, di riconciliazione e di pace” è il titolo che apre la prima pagina: nel giorno della conclusione del IV Incontro mondiale a Manila, la preghiera di Giovanni Paolo II perché ogni famiglia sia "buona novella" d'amore e di vita e segno di speranza per la Chiesa e per il mondo.

Sempre in prima, un articolo di Alberto Migone dal titolo “Vangelo vivo incarnato in persone comuni”, riguardo all'entusiasmante consegna formulata dal Papa in occasione dell'Incontro mondiale delle famiglie.

 

Nelle vaticane, l'omelia del Santo Padre in occasione della conclusione della Settimana di preghiera per l'Unità dei Cristiani.

L'omelia del cardinale Lopez Trujillo per la celebrazione eucaristica conclusiva dell'Incontro mondiale delle famiglie.

Un articolo di Francesco D'Agostino, presidente dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani, sulla Nota della Congregazione per la dottrina della fede sui cattolici nella vita politica.

 

Nelle pagine estere, Medio Oriente: incursione israeliana nella striscia di Gaza provoca dodici morti ed oltre sessanta feriti.

Iraq: Bush si dichiara disposto a prorogare le ispezioni.

La Russia critica gli Usa per il rifiuto di bandire i ribelli ceceni e parla di un rigurgito di “guerra fredda”. 

 

Nella pagina culturale, un contributo di Giuseppe Bonaviri dal titolo “Il popolo delle memorie”: riflessioni sui meccanismi della mente umana.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano i gravi danni causati dal maltempo nelle regioni del Centro-Sud.

Giornata della memoria: celebrazioni ed iniziative in ricordo delle vittime dell'Olocausto.

Un servizio sui funerali di Giovanni Agnelli.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 gennaio 2003

 

IL “GIORNO DELLA MEMORIA” OGGI IN EUROPA, PER RICORDARE I MILIONI

DI PERSONE VITTIME DELL’OLOCAUSTO

- Con noi, Bruno Segre, don Gianfranco Zuncheddu e Gaspare Caliendo -

 

 

Si celebra oggi in diverse nazioni europee il “Giorno della Memoria” in ricordo dei milioni di vittime dell’Olocausto. Il 27 Gennaio del 1945 le avanguardie dell’esercito sovietico raggiunsero il campo di concentramento di Auschwitz, da pochi giorni abbandonato dalle SS tedesche, liberando gli ultimi sopravvissuti alla follia nazista. Questo il motivo per cui il Parlamento italiano nel 2000 ha istituito per legge il 27 Gennaio come “Giorno della Memoria”, in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. Ma questo giorno vuole anche essere l’occasione per ricordare l'impegno dei “giusti” cioè di coloro che si sono opposti al progetto di sterminio ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. Il servizio è di Maria Di Maggio.

 

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(musica)

 

Ricordare per non dimenticare ma soprattutto per sbagliare mai più. Questo il senso del «Giorno della memoria», che si celebra oggi per commemorare le vittime della Shoah. Ma lasciamo ora la parola a Bruno Segre, storico e direttore della rivista “Keshet”.

 

R. – Questa giornata, a mio parere, non deve essere puramente una celebra-zione, perché confinare la memoria della Shoah in una giornata celebrativa in sostanza non serve a nulla. E’ un modo per imbalsamare dei ricordi e renderli statici, mentre invece la memoria deve essere qualche cosa di dinamico. Quindi, recuperare la memoria della Shoah ha un senso se ci permette di vivere in modo più accorto e con gli occhi aperti il nostro presente e di cercare di progettare un futuro migliore.

 

D. – C’è un suo ricordo, un momento strettamente personale, che lei affida a questo giorno della memoria?

 

R. – Sì, voglio ricordare questo. Sono nato nel 1930. Avevo 8 anni quando nel ’38 furono emanate le leggi razziali, che ordinavano il bando da tutte le scuole del regno d’Italia agli ebrei. Quindi, io fui cacciato con gli altri ebrei italiani dalle scuole. Ebbene, iniziò per me un periodo molto difficile. Dopo l’8 settembre del ’43, quando l’Italia fu invasa dai tedeschi, dovetti fuggire con la famiglia e trovare rifugio nell’Italia centro meridionale, dove praticamente fui tenuto nascosto per nove mesi da persone alle quali devo la vita e che, con grande coraggio e con grande abnegazione, si sono date da fare per salvarci. Il mio pensiero in questo momento va, con grande riconoscenza, a queste persone.

 

E proprio tra i “giusti” cioè tra coloro che non esitarono a mettere a rischio la propria vita per difendere gli ebrei dalla persecuzione nazista c’è anche Giovanni Palatucci, l’ultimo questore di Fiume morto a 36 anni nel campo di Dachau dopo aver salvato circa seimila ebrei. Per essere stato “uomo per gli altri”, il 9 ottobre dello scorso anno la Chiesa ne ha avviato il processo di beatificazione. Sulla figura del Servo di Dio Giovanni Palatucci ascoltiamo ora don Gianfranco Zuncheddu, cappellano della Polizia di Stato e postulatore della causa di beatificazione.

 

R. – Questa è la figura di Palatucci: un uomo che si sacrifica per i fratelli, per il rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo. Quindi, un uomo che durante le leggi razziali del ’38 diventa autentico testimone di cristianità, non soltanto un giusto fra le nazioni. Quando si è trattato di mettere a repentaglio la propria vita, di andare verso il lager, sostenuto dalla fede che lo portava a un amore oblativo verso gli altri, diventa vero martire, colui che dà la vita per salvare gli altri, come il Crocifisso, come nostro Signore, il quale dà la vita per chi ama. E Giovanni Palatucci ha dato la vita per i fratelli maggiori nello sterminio, salvandone oltre 6 mila.

 

Ma qual è il messaggio che Giovanni Palatucci comunica al nostro tempo? Lo abbiamo chiesto a Gaspare Caliendo, vice questore aggiunto della Polizia di Stato.

 

R. – Giovanni Palatucci è un esempio per la polizia e per il nostro Paese, perchè in lui ritroviamo questo essere funzionario dello Stato, intriso di sentimento di alto patriottismo, ma ancor prima capace di quella scelta profondamente etica e cristiana di essere un funzionario al servizio della vita e del prossimo, soprattutto quando il prossimo è costituito dalle persone più deboli: dagli oppressi.

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ISRAELE AL VOTO, SHARON VERSO LA RICONFERMA:

LIKUD TROPPO FORTE, PER UNA SINISTRA TROPPO DIVISA

- Intervista con Antonio Ferrari -

 

Sei grandi partiti in lizza, un vincitore quasi scritto: è il Likud di Ariel Sharon il grande favorito delle elezioni politiche israeliane, che si sono aperte questa mattina con il voto dei militari. Dopo una parziale rimonta, annunciata nei giorni scorsi, i laburisti sembrano infatti in calo, e rischiano di toccare il proprio minimo storico. Ad Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera ed esperto di questioni mediorientali, Andrea Sarubbi ha chiesto un’analisi del panorama elettorale, alla vigilia del voto:

 

 

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R. - Il voto per il Likud, che sarà sicuramente il partito vincitore, è un voto che più che altro viene dato proprio a Sharon, e non perché abbia rispettato le promesse che aveva fatto due anni fa, quando aveva detto: “Vi darò pace, sicurezza e crescita economica”. Nel Paese, infatti, non c’è pace né sicurezza, ed Israele non aveva mai avuto tanti morti come negli ultimi due anni. Però nella totale povertà di idee di queste elezioni – in cui non si parla di programmi, né del conflitto con i palestinesi, né praticamente di nulla – questo vecchio generale,  “duro e tosto” viene tutto sommato percepito come una certezza. E questo direi che è uno dei paradossi del voto di domani.

 

D. – E la sinistra dei tanti leader – Peres, Ben Eliezer, ma soprattutto Mitzna, in questo momento – sembra invece arrivare al voto piuttosto “sgonfia”…

 

R. – La sinistra arriva non solo “sgonfia”, ma anche in una situazione frazionata e concorrenziale, quasi cannibalistica, al suo interno. Ad esempio, c’è il partito di sinistra laica, Meretz, che invece di pensare a portare via voti agli altri, pensa di rubarli al partito laburista. E lo stesso partito laburista, che non è mai sceso nella sua storia sotto il 20 per cento, si trova con un capo, Mitzna, che la maggioranza dei suoi membri avrebbe voluto evitare: pensavano addirittura di cambiarlo a pochi giorni dal voto e di far salire Peres in corsa. Insomma, con questa situazione, questa sinistra – senza argomenti e senza la forza morale per contrapporsi alla vittoria della destra – pare pensare più alle prossime elezioni che non a quelle che si svolgeranno domani.

 

D. – In realtà, potrebbe restare anche tutto come prima se Sharon, come sembra, proporrà di nuovo ai laburisti un governo di unità nazionale. Stavolta però c’è la resistenza di Mitzna, che finora è intenzionato a rifiutare. Come vedi questa scelta del leader laburista di restare fuori?

 

R. – Secondo me è stato forse un errore tattico, da parte di Mitzna, quello di dichiarare subito che non farà mai un governo di unità nazionale con Sharon. Avrebbe potuto, al limite, fissare delle condizioni, ma non lo ha fatto. È evidente che per Sharon non esiste alternativa ad un governo di unità nazionale, se non quella di allearsi con l’estrema destra: il che sarebbe imbarazzante per il Paese, per gli americani che osservano attentamente queste elezioni, ma anche per lo stesso Sharon, che si colloca su una posizione più moderata rispetto all’estrema destra dei coloni, che pensano di moltiplicare gli insediamenti e magari cacciare i palestinesi. Quindi, l’unica strada percorribile è quella di un governo di unità nazionale. Il paradosso di queste elezioni è che Sharon ed il Likud si ritrovano a sperare che i laburisti non perdano troppo, proprio per cercare di stimolare un dibattito interno.

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L’ANNO INTERNAZIONALE DELL’ACQUA: MIGLIAIA DI BAMBINI MUOIONO OGNI GIORNO NEL MONDO PER PROBLEMI

CONNESSI ALLA MANCANZA DI ACQUA POTABILE

- Intervista con il geologo Georges Mutin -

 

 

Il 2003 è stato proclamato dell’Onu Anno internazionale dell’acqua. Durante i prossimi mesi le Nazioni Unite metteranno in risalto la lunga lista di problemi legati all’acqua in tutto il mondo ma soprattutto nei Paesi dove questo bene prezioso è limitato. Risalta al riguardo una realtà drammatica e agghiacciante: 6 mila bambini muoiono ogni giorno nel mondo per malattie causate da acqua inquinata e da mancanza di servizi igienici adeguati. Per meglio comprendere questi problemi, Jean Charles Putzolu, della nostra redazione francese, ha intervistato Georges Mutin, geografo ed esperto di acqua:

 

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R. - LE PROBLEME FONDAMENTAL D’ABORD …

Innanzitutto il problema fondamentale è quello dell’accesso all’acqua e delle insufficienti reti di accesso. Una notevole parte della popolazione mondiale non dispone di acqua potabile e fa ricorso all’uso di acqua non filtrata. Questo è un problema, ma c’è anche quello dell’inquinamento, perché nei Paesi che soffrono di siccità e quindi di penuria d’acqua i tassi di inquinamento sono molto alti sia per carenze legislative sia per la stessa mancanza di risorse idriche.

 

D. - A proposito di penuria di acqua non si potrebbe pensare di risolvere il problema ad esempio come si fa per il petrolio mettendo in atto un rete di  condotte che raccolgano l’acqua dai Paesi ricchi e la distribuiscano a chi ne ha maggiormente bisogno?

 

R. -  LE TRASPORT D’EAU EST EXTREMEMENT …

Il trasporto dell’acqua è estremamente costoso e quindi non è da tenere in considerazione l’ipotesi di raccogliere l’acqua da Paesi terzi per inviarla a quelli più bisognosi. E’ un’operazione dai costi altissimi sia in se stessa sia per l’uso che se ne fa. Spesso ci si dimentica di dire che l’esportazione ad esempio di prodotti agricoli equivale ad esportazioni d’acqua.

 

D. - Ma a parte l’agricoltura, con l’esportazione di questi prodotti che potremmo definire derivati, i Paesi che dispongono di limitate risorse idriche hanno tuttavia bisogno anche di acqua corrente, di acqua potabile. Nel tempo sono state adottate delle soluzioni …

 

R. - DEPUIS 50 ANS DANS TOUTE LA ZONE ARABE …

Da 50 anni, in tutta la regione araba sono stati fatti, dal punto di vista tecnico, enormi progressi per sfruttare l’acqua disponibile. Sono stati gli anni che hanno visto la costruzione di grandi dighe, ad esempio, in Egitto, in Iraq, in Marocco. In tutti i Paesi arabi sono state costruite numerose dighe. Oggi però non è facile poter creare grandi quantità di acqua perché l’acqua è sempre più rara. In secondo luogo l’acqua non è ben ripartita in particolare tra Paesi arabi e Paesi periferici: vale a dire che le acque di grandi fiumi come il Nilo non sono equamente distribuite. Non esiste oggi infatti una regolamentazione internazionale che codifichi la ripartizione delle acque di uno stesso bacino fluviale.

 

D. - Forse sarebbe necessaria la presenza di una istanza sopranazionale. Le Nazioni Unite potrebbero occuparsi del problema e decidere una regolamentazione mondiale in materia di ripartizione delle acque di uno stesso bacino fluviale ...

 

R. – EST-CE QU’IL NE MANQUE PAS …

Negli anni Settanta  sono stati fissati da parte di alcuni giuristi internazionali alcuni principi riguardanti la ripartizione dell’acqua tra i Paesi a monte e quelli a valle di uno stesso bacino fluviale. Quindi è stata creata in seno alle Nazioni Unite una specifica commissione, sono state adottate  delle risoluzioni, ma perché queste possano avere valore internazionale devono essere sottoscritte da almeno 35 Paesi. Da non dimenticare poi che se i Paesi non vogliono riconoscere tali regolamentazioni non si può fare nulla.

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CHIESA E SOCIETA’

27 gennaio 2003

 

“IL SACRAMENTO DELLA GUARIGIONE”:

E’ IL TEMA DEL CONVEGNO NAZIONALE DI AGGIORNAMENTO MORALE-PASTORALE

PER I CONFESSORI, CHE SI APRE OGGI POMERIGGIO

AL SANTUARIO DI SAN GABRIELE DI TERAMO

 

TERAMO.= Si apre nel pomeriggio al Santuario di San Gabriele, a Teramo, un convegno nazionale di aggiornamento morale-pastorale per i confessori. Il corso, organizzato dal Collegamento nazionale dei santuari italiani (Cns), sarà guidato da padre Sabatino Majorano, docente di morale al Pontificio ateneo Alfonsianum di Roma. Al convegno prendono parte i rettori dei principali santuari italiani, religiosi e sacerdoti da varie parti d’Italia. L’incontro sarà inaugurato alle ore 16 da mons. Angelo Comastri, arcivescovo di Loreto e presidente del Collegamento nazionale dei santuari. Il corso è incentrato sul tema “Il sacramento della guarigione” e prevede interventi su temi biblici, morali, pastorali riguardanti la Confessione. Grande risalto verrà dato alla trattazione dei temi morali più scottanti; in particolare si parlerà delle tematiche bioetiche più attuali - dalla manipolazione genetica alla clonazione – della perdita del senso del peccato e dei nuovi peccati. Quest’anno come sede del corso è stato scelto il santuario di San Gabriele, proprio con l’intenzione di dare rilievo ad uno dei principali luoghi di riconciliazione per i due milioni di pellegrini che ogni anno lo frequentano. Il santuario non ha risentito della crisi del sacramento negli ultimi anni, tanto che nelle domeniche più affollate non sono sufficienti 30 confessori per soddisfare la richiesta dei pellegrini. Fiore all’occhiello del santuario è la grande cappella della Riconciliazione, con i suoi trecento moderni confessionali, inaugurata il 30 giugno 1985 da Giovanni Paolo II. (A.G.)

 

 

SI E’ SPENTO IERI A ROMA IL VATICANISTA DOMENICO DEL RIO.

APPREZZATO SAGGISTA E ROMANZIERE, E’ STATO AUTORE

DI NUMEROSI LIBRI SU GIOVANNI PAOLO II. OGGI ALLE 15, I FUNERALI

NELLA CHIESA ROMANA DEI SANTI GIOACCHINO E ANNA, NEL QUARTIERE TUSCOLANO

 

ROMA. = Si è spento ieri al Policlinico Gemelli di Roma - a seguito di una grave malattia - il giornalista Domenico Del Rio, uno tra i più noti vaticanisti italiani. Del Rio era nato a Roma settantasette anni fa. Vaticanista del quotidiano La Repubblica dal 1975 al 1993, una volta in pensione, ha continuato a collaborare con La Stampa, L’Avvenire, Famiglia Cristiana e Sat 2000. Spirito indipendente, fu tra i primi a portare l’informazione ecclesiale sulla grande stampa laica. Nei suoi scritti traspare la forte carica religiosa di ispirazione evangelico-francescana che sempre lo ha animato nel lavoro come nella vita. Accanto all’attività giornalistica, è stato anche apprezzato scrittore, cimentandosi con successo tanto nel genere saggistico quanto in quello letterario. Ha scritto cinque libri su Giovanni Paolo II, verso cui nutriva profonda ammirazione, affetto e stima. Tra questi, spiccano “Wojtyla, il nuovo Mosé” (redatto insieme a Luigi Accattoli, 1988, Mondadori) e “Wojtyla, un pontificato itinerante” (EDB 1994). In imminente uscita - per i tipi delle edizioni Paoline - è il suo ultimo lavoro che, già nel titolo, “Karol il Grande”, testimonia i suoi sentimenti per l’attuale pontefice. Oltre alle opere di saggistica, Del Rio ha scritto diversi piccoli romanzi fantastici. I funerali si terranno oggi pomeriggio, alle ore 15, nella parrocchia romana dei SS. Gioacchino e Anna, viale Bruno Rizzieri n.120, nel quartiere Tuscolano. (A.G.)

 

 

ALLARME SULLE COSTE MARCHIGIANE PER L’AFFONDAMENTO DELLA “NICOLE”,

MOTONAVE BATTENTE BANDIERA DEL BELIZE. IL GASOLIO FUORIUSCITO

DAL CARGO HA FORMATO UNA CHIAZZA LUNGA SETTE MIGLIA

 

ANCONA.= Una nave carica di 3.100 tonnellate di feldspato - un minerale  per la lavorazione del vetro - con 14 uomini di equipaggio a bordo, tutti ucraini, è affondata la notte scorsa nel mar Adriatico a due miglia da Numana, davanti alla costa marchigiana del Conero. I marittimi sono stati tutti tratti in salvo ma la “Nicole”, battente bandiera del Belize, trasportava anche un carico di gasolio che è filtrato in mare, creando una chiazza lunga sette miglia. Le correnti stanno spingendo il gasolio verso sud, al confine fra i territori delle province di Ancona e Macerata, e questo obbliga ad una continua rimessa a punto dei piani di bonifica. La Guardia costiera tenta di contenere la fuoriuscita del gasolio per poi successivamente procedere a svuotare la cisterna, compatibilmente con le condizioni meteo, che non sono ottimali. Secondo la Capitaneria di porto di Ancona, non ci sarebbe comunque il pericolo di una catastrofe ecologica. Intanto i componenti  dell’equipaggio vengono interrogati dai vertici della capitaneria di Porto di Ancona per cercare di ricostruire la dinamica dell’affondamento. (A.G.)

 

 

LIBERATI, IN CONGO, DUE ATTIVISTI PER I DIRITTI UMANI

DETENUTI PER MESI IN UN CARCERE MILITARE

 

KINSHASA. = Una buona notizia dalla martoriata Repubblica democratica del Congo. Sono tornati in libertà N’Sii Luanda e Willy Wenga, due attivisti per i diritti umani arbitrariamente arrestati mesi fa e detenuti a Makala, prigione militare di Kinshasa. L’avvocato N’Sii Luanda, presidente del Comitato di osservatori dei diritti dell’uomo (Codho), era in carcere da metà aprile dello scorso anno, mentre Willy Wenga - componente del ‘Centre Africain pour la Paix, la Dèmocratie et les Droits de l'Homme’, con sede a Bukavu e in Svizzera - si trovava in prigione dal 20 febbraio 2002. Le organizzazioni non governative (ong) di difesa di diritti umani, sia congolesi sia internazionali, hanno sempre denunciato la sorte riservata a questi attivisti, che a loro parere sono stati arrestati senza reali motivazioni, a parte vaghe accuse di connivenza con forze nemiche non meglio specificate o di attentato alla sicurezza dello Stato. I due sono stati liberati stamani intorno alle 10 ora locale, senza che sia stata specificata la ragione del rilascio. Nessuno degli ex detenuti è mai stato convocato in tribunale durante il periodo di detenzione. (A.G.)

 

 

“MONDO E MISSIONE”,

UNA TRA LE PIÙ ANTICHE RIVISTE MISSIONARIE D’EUROPA,

CAMBIA VESTE RINNOVANDOSI NELLA TRADIZIONE

 

MILANO.= “Mondo e Missione”, una tra le più antiche riviste missionarie d’Europa, si presenta da questo mese con una formula editoriale completamente rinnovata: formato agile, veste grafica moderna, tutta a colori e con sedici pagine in più. “Cuore” della rivista rimane lo speciale di sedici pagine che nel numero di gennaio è stato dedicato ad un’inchiesta sul ritorno della religione in Cina. Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, e padre Piero Gheddo, direttore di “Mondo e Missione” per lunghi anni, si occuperanno rispettivamente delle due nuove rubriche “Compagni di viaggio” e “Armagheddo”. Diretta da padre Vincenzo Pavan, missionario del Pime in Brasile e da Gerolamo Fazzini, ex responsabile dell’informazione religiosa per “Avvenire”, Mondo e Missione si avvale di una redazione di giornalisti laici e della collaborazione di missionari. (A.L.)

 

 

CONTRASTARE GLI EFFETTI DISTRUTTIVI DEI MUTAMENTI CLIMATICI:

E’ L’IMPEGNO DELL’UNESCO CHE, ASSIEME AD ALTRE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI, HA MESSO IN CAMPO

UN NUOVO PROGRAMMA DI MONITORAGGIO SUL CLIMA

 

PARIGI.= Per contrastare i cambiamenti climatici si mobilita anche l'Unesco. Assieme ad altre importanti istituzioni scientifiche internazionali, l'organismo sta infatti selezionando le Riserve della Biosfera situate nelle più importanti aree montane del Pianeta, che saranno il punto focale di un nuovo programma di monitoraggio del cambiamento climatico globale. Delle 408 riserve della Biosfera dell'Unesco, 138 si trovano infatti in aree montane, le più sensibili all'aumento della temperatura del globo. I dati provenienti da questi siti  permetteranno agli scienziati non solo di descrivere i cambiamenti climatici a livello globale, ma anche di prevenire gli eventi catastrofici nelle situazioni a rischio. Lo studio esaminerà inoltre le conseguenze dei mutamenti climatici per le condizioni socioeconomiche delle popolazioni montane. “Negli ultimi decenni sono venuti gradualmente alla luce gli effetti del cambiamento climatico globale” ha detto il direttore generale dell'Unesco, Koichiro Matsuura, che ha ricordato come “il primo evento ad attrarre l’attenzione dell’opinione pubblica è stata la previsione dello scioglimento del ghiacciaio che copre la cima del Kilimangiaro entro il 2015. Questo avrebbe come conseguenza tra l’altro una drastica diminuzione delle riserve idriche delle zone circostanti. D’altro canto, negli Stati Uniti si prevede lo scioglimento di gran parte dei ghiacciai entro il 2030. Notevoli diminuzioni dell'area e del volume dei ghiacciai sono state  verificate anche nelle Alpi europee. (A.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

27 gennaio 2003

- A cura di Andrea Sarubbi -

 

Per la crisi irachena oggi è il giorno di una possibile svolta. Davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu sono infatti attesi Hans Blix, capo degli ispettori, e Mohamed El Baradei, direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, per riferire sull’andamento della missione in corso da due mesi. Si pensa ora ad una proroga del mandato, ma la disponibilità degli Stati Uniti non è totale: Washington ha fatto sapere di “non avere fretta di andare in guerra”, aggiungendo però che “il tempo sta scadendo”. A Bruxelles, i ministri degli Esteri europei hanno invitato l’America ad agire nel quadro della risoluzione 1441, chiedendo un prolungamento dei controlli da parte degli ispettori. Baghdad ha intanto chiesto agli esperti dell’Onu di riferire al Consiglio di sicurezza “secondo criteri di giustizia”. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Powell ha ripetuto che le ispezioni non stanno funzionando e che Saddam non ha consegnato le armi che, secondo l’intelligence americana, possiede. Quindi, il segretario di Stato ha avvertito che, se lo riterranno necessario, gli Usa si riservano il diritto di attaccare da soli o nell’ambito di una coalizione di Paesi disponibili, anche senza un via libera specifico da parte dell’Onu. Parole molto determinate, alla vigilia del rapporto che Hans Blix e Mohammed el Baradei presenteranno oggi al Consiglio di Sicurezza. I capi degli ispettori finora hanno detto di non avere trovato le prove del riarmo iracheno: Baghdad ha cooperato con i controlli sul terreno, ma non ha fornito abbastanza collaborazione nel chiarire quale fine abbiano fatto armi e materiali vietati, posseduti in passato. Fonti di stampa sostengono che Washington sarebbe disposta a dare ancora agli ispettori circa un mese di tempo. Ma già domani sera, nel discorso sullo stato dell’Unione, il presidente Bush dovrebbe cominciare a preparare il Paese alla possibile guerra.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Un altro importante accordo raggiunto nella riunione di oggi a Bruxelles, tra i ministri degli Esteri europei, riguarda la Corea del nord. I Quindici hanno infatti deciso di inviare a Pyongyang una delegazione di altro livello, per tentare di sbloccare la crisi nucleare in atto. Parallelamente, è in corso la mediazione sudcoreana: a Pyongyang è arrivato stamattina Lim Dong Won, inviato speciale del presidente Kim Dae Jung. Proprio a Seul, invece, sono giunti 28 rifugiati nordcoreani, in fuga dalla crisi alimentare che affligge il loro Paese.

 

L’uccisione oggi a Rafah di un 17.enne palestinese è solo l’ultimo atto della catena di violenze che continuano ad insanguinare il Medio Oriente. Due vittime nella giornata di ieri, addirittura 12 nella notte di sabato, durante un raid israeliano a Gaza: la pressione militare israeliana è ora fortissima, dopo i recenti attacchi di Hamas. In questo clima estremamente teso, Israele si prepara domani a votare per il rinnovo del Parlamento. Il confronto sarà tra il partito di destra Likud, del premier Sharon, ed i laburisti di Mitzna. Il servizio di Graziano Motta:

 

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A credere agli ultimi sondaggi, i giochi per la sedicesima legislatura sono ormai fatti: il partito nazionalista Likud in testa, nessuna rimonta dei laburisti, lieve flessione del partito laico di centro Shinui. Il sondaggio pubblicato dal quotidiano più diffuso, Yediot Ahronot, dà al partito del primo ministro Ariel Sharon 33 seggi, 19 e 16 rispettivamente ai partiti guidati da Amram Mitzna e da Yosef “Tommy” Lapid. Seguono il partito confessionale Shas con 10-11 mandati, l’insieme dei quattro partiti della minoranza araba con 10, e poi man mano altre formazioni. La maggior parte degli elettori cristiani, che vivono in Galilea, sembrano orientati a votare per il partito laburista, sia per il suo dichiarato impegno a riattivare un dialogo equilibrato con i palestinesi, sia perché Mitzna, come sindaco di Haifa negli ultimi anni, ha saputo mantenere buone relazioni fra la maggioranza ebraica e la minoranza araba. Fin da ieri hanno cominciato a votare i militari. I territori palestinesi sono praticamente sigillati. Il provvedimento resterà in vigore fino a dopodomani, e per questo nel Paese è mantenuto lo stato di allerta.

 

Da Gerusalemme, per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Al Forum economico mondiale, in corso nella località svizzera di Davos, è stato ieri il giorno del presidente brasiliano Lula, che ai Paesi ricchi ha chiesto di finanziare un fondo per la lotta alla fame ed alla carestia, e di lavorare ad un “nuovo ordine economico mondiale” che passa anche attraverso “una maggiore disciplina del flusso di capitali”. Oggi, invece, è tornato di attualità il problema dell’accesso alle cure sanitarie da parte dei Paesi meno sviluppati che non possono permettersi di acquistare i brevetti dei farmaci. Alcune multinazionali farmaceutiche si sono dette disponibili a fornire versioni generiche dei propri prodotti, per la cura dell’Aids. Ma un accordo vero e proprio non è stato ancora sottoscritto.

 

Economia e globalizzazione sono in primo piano anche nell’altro grande vertice, il Forum sociale mondiale, in corso in Brasile. Nel suo intervento a Porto Alegre, lo svizzero Jean Ziegler, relatore speciale dell'Onu per il diritto all'alimentazione, ha duramente criticato gli Stati Uniti, il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale e l'Organizzazione mondiale del commercio, accusandoli di rovinare l’economia mondiale. Lo storico uruguayano Eduardo Galeano ha invece posto l’accento sui malfunzionamenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, mentre il contestato presidente venezuelano, Hugo Chávez, ha ribadito l’opposizione al neoliberismo.

 

Centinaia di giovani della Costa d'Avorio, sostenitori del presidente Gbagbo, sono scesi di nuovo questa mattina in strada in quattro città del Paese, tra cui Abidjan, per protestare contro l'accordo di pace firmato in Francia tra il governo ed i ribelli. Ma la situazione è tornata comunque sotto controllo, dopo gli incidenti degli ultimi due giorni: prima di essere fermati dal contingente francese e dall’esercito, i manifestanti avevano saccheggiato il centro culturale francese, il consolato del Burkina Faso e una sezione dell’ambasciata di Parigi. Ce ne parla Giulio Albanese:

                                                                                            

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Il centro culturale è stato il primo ad essere attaccato. Centinaia di persone, molte delle quali giovanissime, hanno forzato nella notte il cancello dell’Istituto. Domenica mattina è stata la volta del consolato Burkinabé, dove i manifestanti hanno appiccato il fuoco all’edificio, che è stato in parte devastato dalle fiamme. Sempre in mattinata è stata incendiata parte dell’ambasciata francese da manifestanti armati di machete e bastoni. Nel pomeriggio è tornata gradualmente la calma, dopo l’appello del presidente Laurent Gbagbo, il quale ha invitato tutti gli ivoriani a rimanere calmi e a ritornare a casa. Intanto, il presidente della Costa d’Avorio è rientrato ieri sera ad Abidjan, dopo che sabato sera aveva nominato ufficialmente a Parigi Seidu Diarrat, primo ministro di un nuovo governo di riconciliazione.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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La Colombia ha vissuto ieri un’altra giornata segnata dalla violenza. Un’autobomba è esplosa a Tame, circa 300 chilometri a nord-est di Bogotà, mentre stata passando un convoglio militare. La deflagrazione, violentissima, ha causato la morte di 6 persone, 5 soldati ed un civile, oltre al ferimento di altri 9 militari. Si tratta della quarta autobomba esplosa in quella zona dall'inizio del mese.

 

E ritorna la violenza anche in Afghanistan. Due uomini, di nazionalità afghana, sono rimasti uccisi ieri in un'imboscata tesa a un convoglio dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Le due vittime lavoravano come guardie di sicurezza e stavano accompagnando i funzionari dell'Acnur in una missione a ovest della città di Jalalabad.

 

 

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