RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 21- Testo della Trasmissione di martedì 21 gennaio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nella memoria liturgica di Sant’Agnese, come è tradizione, Giovanni Paolo II ha benedetto gli agnelli, la cui lana servirà alla confezione dei Sacri Pallii per gli arcivescovi metropoliti.

 

Il Papa sabato pomeriggio nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

 

Il Santo Padre sarà idealmente presente con un messaggio televisivo a Manila, dove si apre domani il IV Incontro mondiale delle famiglie: con noi, mons. Francesco Di Felice.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Tra le difficoltà in Terra Santa la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

 

Il ruolo della pubblica opinione per scongiurare la guerra in Iraq: la riflessione del nostro direttore generale, padre Pasquale Borgomeo.

 

Il dono delle reliquie di San Valentino al Patriarcato di Mosca: ai nostri microfoni, il vescovo Vincenzo Paglia.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il ruolo della Chiesa per la pace, con religione, bioetica e politica, nella prolusione del cardinale Camillo Ruini al Consiglio permanente della Cei.

 

Proposta in Guatemala la creazione di una nuova commissione d’inchiesta sulle violazioni dei diritti umani nel Paese.

 

Non abbandonate la Repubblica Centrafricana: è l’accorato appello dei missionari comboniani alla comunità internazionale.

 

I profughi del Buthan in Nepal attendono da 13 anni di fare ritorno nel loro Paese.

 

Da Hong Kong un appello al governo cinese, per l’abolizione della pena di morte.

 

24 ORE NEL MONDO:

Allarme terrorismo lanciato da Tony Blair: “ Un attentato terroristico contro la Gran Bretagna è inevitabile”.

 

L’Iraq accusa gli Usa di pensare ad un attacco nonostante l’accordo di collaborazione siglato ieri tra ispettori Onu e uomini di Saddam.

 

Quattro frati cappuccini italiani bloccati in Costa D’Avorio: “stanno bene e non sono prigionieri”, dice il superiore provinciale dei cappuccini della Lombardia.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 gennaio 2003

 

 

NELLA ODIERNA RICORRENZA DI SANT’AGNESE, COME E’ TRADIZIONE,

GIOVANNI PAOLO II HA BENEDETTO IN VATICANO I DUE AGNELLI CON I QUALI

SARANNO CONFEZIONATI I PALLI PER I NUOVI ARCIVESCOVI METROPOLITI

- Servizio di Paolo Ondarza -

 

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Come ogni anno, nella odierna memoria liturgica di sant’Agnese il Santo Padre ha benedetto, in Vaticano, due agnelli, la cui lana sarà utilizzata per confezionare i sacri pallii che verranno a loro volta benedetti dallo stesso Pontefice nella solennità dei santi Pietro e Paolo. I pallii sono delle bende di lana bianca larghe 4-6 centimetri, su cui spiccano sei croci di seta nera. Vogliono simboleggiare la pecorella smarrita, cercata, salvata e posta sulle spalle del Buon Pastore e insieme l’Agnello crocifisso per la salvezza dell’umanità perduta.

 

Dopo la benedizione, i pallii saranno riposti in un’urna di bronzo, dono di Benedetto XIV, conservata nella cosiddetta “nicchia dei pallii” presso la Confessione di San Pietro, dalla quale saranno prelevati il 29 giugno per essere imposti ai nuovi arcivescovi metropoliti, o consegnati ai loro procuratori, dal cardinale protodiacono a nome del Papa. Insegna liturgica d’onore e simbolo di speciale legame con la Sede Apostolica, il pallio viene indossato intorno alle spalle in forma di anello ed è ornato da tre spille gemmate, dette aciculae, che anticamente servivano per tenere fermo il paramento sul petto, sul dorso e sulla spalla sinistra. Attributo dapprima esclusivo del Sommo Pontefice, il pallio venne in seguito accordato dal Papa anche a quei vescovi che avessero ricevuto dalla Sede Apostolica una speciale giurisdizione: Papa Simmaco lo concesse infatti nel 513 a Cesario, vescovo di Arles.

 

Gli agnelli accompagnano spesso nell’iconografia tradizionale la figura di Sant’Agnese, adolescente e vergine romana, martirizzata durante una persecuzione all’inizio del IV secolo, per aver testimoniato Cristo mentre molti fedeli si abbandonavano in massa alla defezione. Al termine della breve e semplice cerimonia di questa mattina gli agnelli, caratterizzati il primo da una coroncina di fiori bianchi simbolo della verginità e il secondo da una di fiori rossi, colore del martirio, sono stati portati da due sediari al monastero delle Suore di Santa Cecilia. Le religiose provvederanno tra qualche mese alla confezione dei sacri pallii, dopo la tosatura degli animali. Sono abitualmente i religiosi dell’Ordine dei Canonici Regolari Lateranensi, che servono la Basilica di Sant’Agnese fuori le Mura, ad offrire al Papa i due piccoli ovini, allevati dalle religiose del convento di San Lorenzo in Panisperna.

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IL PAPA SABATO PROSSIMO NELLA BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA,

A CONCLUSIONE DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI

- A cura di Paolo Salvo -

 

A conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, il Papa presiederà la celebrazione dei Vespri, sabato pomeriggio alle ore 18.00, nella Basilica romana di San Paolo fuori le Mura. Il rito consiste nei secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo, che ricorre appunto il 25 gennaio. Giovanni Paolo II è solito presiedere personalmente questo importante appuntamento ecumenico annuale, tranne quando si trova fuori Roma per un viaggio apostolico, nel qual caso, come già avvenuto, è sostituito da un cardinale.

 

Come precisa un comunicato diffuso stamani dal vescovo Piero Marini, maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, prenderanno parte al rito rappresentanti delle Chiese e Comunità ecclesiali presenti a Roma. In particolare, sono invitati alla celebrazione il clero e i fedeli della diocesi di Roma. Vi saranno naturalmente cardinali, vescovi, sacerdoti e religiosi. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca diretta dell’avvenimento, a partire dalle ore 18.00, per la zona di Roma, sulle consuete frequenze, con il commento in italiano.

 

E’ da ricordare che proprio nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, oltre quarant’anni fa, Papa Giovanni XXIII annunciò di voler convocare un Concilio ecumenico per la Chiesa universale, che tanta importanza avrebbe avuto per il cammino dei cristiani verso la piena unità. All’apertura della Settimana di preghiera, incentrata quest’anno sul tema “Un tesoro in vasi di creta”, tratto dalla Seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, ha guidato domenica scorsa una celebrazione nella chiesa di Santa Brigida  in Piazza Farnese, assieme ad una delegazione luterana finlandese.

 

 

UDIENZE AI VESCOVI BRASILIANI. PROVVISTE DI CHIESE IN FRANCIA E IN COLOMBIA

 

Il Papa ha ricevuto stamani in udienza otto vescovi della Conferenza episcopale del Brasile, in visita “ad Limina”.

 

In Francia, il Pontefice ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Reims, presentata dal vescovo mons. Francois Gourgouillon, dim 74 anni, in conformità alle norme canoniche. Come nuovo ausiliare di Reims, il Papa ha quindi nominato il sacerdote 63enne Joseph Boishu, del clero locale, finora delegato per la formazione dei laici e per i nuovi ministeri, elevandolo alla dignità vescovile.

 

In Colombia, il Santo Padre ha nominato vescovo di Florencia il sacerdote Jorge Alberto Ossa Soto, 46enne, del clero di Istmina-Tadò, finora vicario generale della diocesi e rettore del Seminario maggiore “San Pio X”.

 

 

DA DOMANI FINO A DOMENICA PROSSIMA SI TIENE A MANILA, NELLE FILIPPINE,

IL IV INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE. CON NOI MONS. FRANCESCO DI FELICE

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Questi appuntamenti hanno avuto inizio nel 1994, in occasione dell’Anno della Famiglia. La loro finalità è quella di essere momenti propulsori dell’impegno pastorale per la famiglia e per la vita nella Chiesa e nel mondo. Il loro punto focale è costituito dal Messaggio del Santo Padre: la sua parola e il suo insegnamento offrono l’orientamento e l’impulso alle famiglie del mondo affinché si rievangelizzino e siano a loro volta evangelizzatrici. Ogni Incontro ha un tema specifico scelto dal Pontefice: quello attuale è il seguente: “La famiglia cristiana: una buona novella per il terzo millennio”. Ma perché tali incontri? Lo abbiamo chiesto al sotto-segretario del Pontificio Consiglio per la famiglia, mons. Francesco di Felice:

 

R. – L’esigenza che li ha suscitati era quella di annunciare a tutto il mondo il grande valore della famiglia fondata sul matrimonio, e della vita umana dal concepimento alla morte naturale. Questi valori sono universali e quindi validi per  tutti gli uomini, di tutti i tempi, siano cristiani o no. La fede cristiana, che vede il matrimonio elevato alla dignità di sacramento, offre quella visione più grande di questi stessi valori che il Signore ha affidato alla sua Chiesa.

 

Come già accennato, il primo Incontro mondiale delle famiglie è stato a Roma nell’Anno della Famiglia (1994). Da allora, si è stabilita come una tradizione, per cui ogni tre anni si tiene un Incontro. Il secondo ha avuto luogo a Rio de Janeiro, nel 1997, sul tema “La famiglia, dono ed impegno: speranza dell’umanità”. Il terzo ha coinciso con il Giubileo delle famiglie: si è svolto anch’esso a Roma, nell’Anno 2000, sul tema: “I figli: primavera della famiglia e della società”. Quello di Manila è dunque il quarto Incontro. Ma perché è stata scelta proprio Manila?

 

R. – Manila è stata scelta perché le Filippine sono come il baluardo della fede cattolica in Asia: da lì dunque può esservi una grande irradiazione missionaria verso quell’immenso continente. Il tema scelto è prettamente di stampo missionario: la famiglia è vista come agente di evangelizzazione e di nuova evangelizzazione, come buona novella per questo terzo millennio appena iniziato. Inoltre, due Incontri (quelli di Roma) si sono svolti in Europa, uno (quello di Rio de Janeiro) in America Latina e ora in Asia. Lo sguardo dunque è universale.

 

Il programma comprende un grande Congresso teologico pastorale (22-24 gennaio) sullo stesso tema: “La famiglia cristiana: una buona novella per il terzo millennio”, con relatori di fama internazionale. I partecipanti saranno coppie di coniugi delegate dalle Conferenze episcopali e dalle diocesi, vescovi incaricati della pastorale della famiglia e della vita, esperti, rappresentanti dei movimenti ed associazioni per la famiglia e per la vita. In contemporanea, si svolgerà anche un Congresso per i bambini e giovani, suddivisi per fasce d’età. Il sabato 25 mattina, in 16 chiese di Manila, si terranno celebrazioni eucaristiche per gruppi linguistici. Nel pomeriggio di sabato 25 ci sarà il grande Incontro di testimonianze e di festa delle famiglie: il Santo Padre sarà collegato in diretta televisiva da Roma e rivolgerà alle famiglie presenti a Manila e a quelle collegate attraverso i mezzi di comunicazione di massa, il suo messaggio. Domenica 26 mattina, il Legato pontificio, il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presiederà la grande celebrazione eucaristica conclusiva.

 

Il Pontificio Consiglio per la famiglia, presieduto dal cardinale Alfonso Lopez Trujillo, è il promotore dell’evento. L’organizzazione logistica è stata curata dall’arcidiocesi di Manila, sotto la guida dell’arcivescovo, il cardinale Jaime Sin. Si prevede una forte partecipazione: saranno presenti i delegati di 75 Paesi di tutti i continenti. La partecipazione dalle Filippine sarà massiccia. Per il sabato 25 pomeriggio e la domenica 26 mattina (momenti finali dell’evento), si prevedono almeno 2 milioni di persone. Il Congresso teologico pastorale vedrà la presenza di 5 mila persone. Ma quali sono i problemi della famiglia oggi, mons. Di Felice?

 

R. – I problemi sono tanti e tutti di grande impatto. Gli attentati al matrimonio, all’identità della famiglia e alla vita, specialmente nascente e morente, sono sempre più gravi. Pensiamo ad esempio ai problemi etici sollevati dalla fecondazione artificiale, dalla clonazione, dagli esperimenti genetici o a quelli delle coppie di fatto (anche omosessuali, che chiedono un riconoscimento e tra l’altro vogliono anche adottare dei figli), ecc. Però di fronte a tutto ciò una grande speranza si apre davanti a noi. Le famiglie che accolgono il Vangelo si rinnovano e diventano evangelizzatrici, per portare la presenza di Cristo nel mondo e rinnovare dal di dentro la famiglia, rispondendo in modo positivo alle grandi sfide odierne.

 

Quale suo Legato all’Incontro mondiale delle famiglie a Manila il Pontefice ha nominato, con Lettera autografa in data 22 agosto 2002, il cardinale presidente del Dicastero vaticano per la famiglia, Alfonso Lopez Trujillo, il quale sarà accompagnato da una missione composta da mons. Hernando Coronel, segretario generale della Conferenza episcopale delle Filippine, e dal don Gregory Ramon Gaston, dell’arcidiocesi di Manila. 

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Intanto, a Manila è tutto pronto per l’inizio delle celebrazioni, come ci informa dalla capitale delle Filippine padre Gianfranco Greco, dell’Osservatore Romano, che segue anche per noi l’avvenimento:

 

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La città, ancora rivestita degli abiti di Natale – qui la festa ed il clima natalizio si protraggono sino alla fine del mese di gennaio – ha unito nuovi motivi di gioia e di speranza. “Mabuchei” – benvenuti, si legge sui manifesti preparati per l’occasione. “La tua preghiera per la pace”, si chiede ai più piccoli, ai quali sono stati riservati manifesti che sprigionano gioia e felicità di vivere. Anche i movimenti ecclesiali – focolarini, neocatecumenali, rinnovamento nello Spirito – in questi giorni di preparazione al Congresso hanno celebrato i loro incontri: sono tante le famiglie legate ai movimenti che qui, nelle Filippine, e in tutta l’Asia lavorano nel vasto campo della nuova evangelizzazione. Domani il Congresso verrà aperto dal cardinale Alfonso Lopez Trujillo; all’incontro di Manila, tra gli altri interventi, quello del rettore della Pontificia Università lateranense, il vescovo Rino Fisichella, che parlerà sulla famiglia nel mondo secolarizzato.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

La prima pagina si apre con l'annuncio del IV Incontro mondiale delle famiglie a

Manila (22-26 gennaio), promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. Il tema dell'Incontro è "La famiglia cristiana: una buona novella per il Terzo Millennio".

"Il Rosario preghiera contemplativa" è il titolo del pensiero di p. Jesus Castellano Cervera dedicato all'Anno del Rosario.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata alla Settimana di preghiera per l'Unità dei cristiani.

Un articolo di Marco Impagliazzo dal titolo "Giovanni Paolo II e la Famiglia dei popoli": un volume che raccoglie i discorsi del Papa al Corpo Diplomatico dal 1978 al 2002". 

Un articolo di Claudio Zerbetto sulla figura di San Leopoldo Mandic, "apostolo della riconciliazione e dell'ecumenismo".

 

Nelle pagine estere, un contributo di Graziano Motta dal titolo "Sostegno ai cristiani di Terra Santa per rafforzare l'impegno a favore della pace": incontro tra i rappresentanti delle Conferenze Episcopali di Europa e di America.

Iraq: scetticismo della Casa Bianca sull'accordo tra l'Onu e Baghdad.

Medio Oriente: giunto nella regione l'inviato degli Usa; primi colloqui di Burns a Damasco.

Corea del Nord: si aprono spiragli per una soluzione diplomatica della questione nucleare.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Giuseppe Degli Agosti sui cinquecento anni dalla pubblicazione del "Dictionarium" di Ambrogio da Calepio: "uno strumento di cultura per l'Europa, frutto dell'amore per la lingua latina". 

Nell'"Osservatore libri", un contributo critico di Emanuela Ghini su una raccolta di Stefano Verdino dal titolo "Riviere in versi. Levante e Ponente. Poesie del Novecento".

 

Nelle pagine italiane, l'attenzione è concentrata, in particolare, sui temi della giustizia, della sanità e dell'immigrazione.  

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 gennaio 2003

 

 

INIZIO CONTRASTATO A GERUSALEMME

 PER LA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DELLE CHIESE CRISTIANE: 

A CAUSA DEL COPRIFUOCO, PER LA PRIMA VOLTA DAI TEMPI DELLA GUERRA DEL GOLFO, NON SI E’ POTUTA EFFETTUARE LA TRADIZIONALE

MANIFESTAZIONE NEL MONASTERO GRECO-MELKITA-CATTOLICO DELL’EMMANUEL, VICINO A BETLEMME.

- Servizio di Graziano Motta -

 

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La settimana di preghiera per l’unità delle Chiese, uno degli eventi religiosi dell’anno più importanti a Gerusalemme, ha avuto un inizio contrastato, perché domenica la prima tradizionale manifestazione in programma nel monastero greco-melkita-cattolico dell’Emmanuel, alla periferia di Betlemme, non si è potuta svolgere a causa del coprifuoco imposto dalle autorità militari israeliane. Non accadeva dal 1991,dall’epoca cioè della guerra del Golfo. Anche nel gennaio di quell’anno, un coprifuoco generale avrebbe impedito gli spostamenti da Gerusalemme a Betlemme e in questa città.

 

La manifestazione consiste in una conferenza di padre Frans Bowen, direttore della rivista Proche Orient chrétien, sulle attività ecumeniche dell’anno appena trascorso nella Chiesa universale e in Terra Santa; un appuntamento molto seguito che precede di qualche ora la prima funzione religiosa ospitata dalla cattedrale anglicana di San Giorgio, nella parte orientale di Gerusalemme. Questa, invece, si è potuta svolgere regolarmente con un’affluenza grande di fedeli, di religiosi e in particolare dei capi delle diverse comunità cristiane della città santa o dei loro rappresentanti, accolti dal vescovo Riah Abu el-Assal.

 

Ieri tutti si sono ritrovati nella chiesa parrocchiale cattolica di San Salvatore, dei Frati minori della Custodia di Terra Santa, che hanno allestito davanti all’altare una simbolica rappresentazione del passo della seconda Lettera ai Corinzi, del tesoro in vasi di Creta, tema di questa settimana di preghiera, tra fiori ed un cero pasquale acceso. La funzione è stata caratterizzata tra l’altro dalla partecipazione di una cattolica di espressione araba e di un cattolico di espressione ebraica, che hanno pregato per la pace. Mentre, un’immigrata filippina e due suore della Chiesa ortodossa romena, che assistono ai lavoratori dei loro Paesi impegnati in Israele, hanno cantato gli inni della loro tradizione religiosa.

 

Questo pomeriggio la preghiera per l’unità, organizzata dai luterani, si svolgerà nella loro Chiesa del Redentore, presso il Santo Sepolcro. E domani, quella degli armeno-ortodossi, nella cattedrale di San Giacomo. Giovedì l’appuntamento per tutti è al Cenacolo. Mentre nei restanti tre giorni saranno le comunità siriano-ortodossa, etiopica-ortodossa e greco-melkita-cattolica ad accogliere i propri fedeli e quelli delle altre comunità cristiane in uno spirito di sincera fratellanza.

 

Da Gerusalemme, per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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IL RUOLO DELLA PUBBLICA OPINIONE PER SCONGIURARE LA GUERRA IN IRAQ

- Nota di padre Pasquale Borgomeo -

 

Di fronte allo spettro di un imminente conflitto in Iraq, dagli esiti imprevedibili, cresce nel mondo e negli stessi Stati Uniti l’opposizione della pubblica opinione contro una guerra di cui non si capiscono i motivi di ineluttabilità avanzati dal presidente americano Bush. Ascoltiamo in proposito una nota del nostro direttore generale, padre Pasquale Borgomeo, al microfono di Fabio Colagrande, per il programma “One o five”.

 

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Mentre proseguono senza sosta i preparativi militari, la settimana appena trascorsa ha visto moltiplicarsi, negli Stati Uniti, in Europa e nel mondo, le manifestazioni e le dichiarazioni di Chiese, istituzioni, associazioni e semplici cittadini, contro la guerra. Non si è trattato solo di manifestazioni di pacifismo generico, ma di precisa contestazione contro la guerra in Iraq e di rifiuto delle ragioni che la legittimerebbero.

 

Sfidando le accuse di antipatriottismo, l’opposizione manifestata sempre più chiaramente negli Stati Uniti mostra che è sempre meno convincente l’atteggiamento propagandistico dell’Amministrazione Bush: non convince il teorema del legame tra Saddam Hussein e il terrorismo di Al Qaeda, teorema che resta tutto da dimostrare. Non convincono le affermazioni sul possesso di prove certe sulle responsabilità di Saddam: appare incoerente, in termini di lotta al terrorismo, l’atteggiamento di Washington nei confronti di un altro cosiddetto Paese canaglia, la Corea del Nord, la cui minaccia nucleare viene minimizzata al livello di scaramuccia diplomatica.

 

Quello che una parte sempre più consistente dell’opinione pubblica, dentro e fuori degli Stati Uniti, non può non vedere è che Saddam è, allo stato attuale, inoffensivo, E’ sotto il controllo degli Ispettori dell’Onu, è sotto il controllo dell’aviazione anglo-americana che non ha mai cessato di far sentire la sua presenza distruggendo installazioni militari dalla pericolosità poco più che simbolica.

 

Di fronte alle manifestazioni di varie città statunitensi contro la guerra all’Iraq, il Presidente Bush ha legittimamente sottolineato che esse provano la forza della democrazia del suo Paese. Meno felice è stata la sua ovvia osservazione che tali manifestazioni non possono aver luogo a Baghdad: il paragone con una dittatura non è lusinghiero per gli Stati Uniti e sembra dimenticare che il tasso di democrazia di un paese si misura sulla coerenza dei suoi comportamenti con i principi che professa e non sul comportamento dei regimi che quei principi calpestano. E’ comunque importante che, al di là delle dichiarazioni, l’amministrazione Bush tenga conto dell’esistenza, negli Stati Uniti, d’un patriottismo per la pace, minoritario certo ma forse più consapevole e più lungimirante. Quanto al patriottismo che opta per la guerra esso è certamente maggioritario, ma non cieco se è vero che secondo i sondaggi il 63% degli americani è in favore di un attacco all’Iraq solo se sotto l’egida delle Nazioni Unite.

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IL DONO DELLE RELIQUIE DI SAN VALENTINO, RECATE AL PATRIARCATO ORTODOSSO DI MOSCA DAL VESCOVO DI TERNI VINCENZO PAGLIA,

NEL SEGNO DELL’AMORE E DELLA COMPRENSIONE RECIPROCI

- Intervista con il vescovo Vincenzo Paglia -

 

In questa settimana i cristiani delle diverse Chiese, in tutto il mondo, sono uniti per invocare da Dio il dono della piena comunione visibile. E’ questa sempre più una questione che non tocca solo i cristiani. Di fronte ai gravi problemi posti dalle nuove minacce di guerra, dall’identità dell’Europa unita, dalle manipolazioni genetiche, l’umanità attende proprio dai cristiani una parola corale di speranza. E’ questa una presa di coscienza emersa al recente incontro a Mosca di mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni e tra gli iniziatori della Comunità di sant’Egidio, con il Patriarca ortodosso russo Alessio II e il Metropolita Kirill. E’ stato un gesto fraterno che ha condotto mons. Paglia a Mosca: per donare al Patriarcato di Mosca le reliquie di un martire dei primi secoli, San Valentino, venerato sia dai cattolici che dagli ortodossi. Ma sul significato di questo incontro, ascoltiamo lo stesso mons. Paglia al microfono di Fabio Colagrande.

 

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R. - Dicevo al Patriarca che noi vogliamo unirci alla schiera dei martiri, che rappresentano appunto la Chiesa unita, perché noi possiamo sul loro esempio rafforzare il cammino dell’unità, un cammino che può apparire, in questo tempo, particolarmente difficile e che, tuttavia, proprio per questo, richiede un’audacia ancora maggiore.

 

D. - Come pastore della Chiesa cattolica, trovarsi proprio a Mosca, parlare con il patriarca, in un momento di tensione tra il patriarcato di Mosca e il Vaticano, che significato ha avuto per lei?

 

R. - Ha avuto il significato di far prevalere l’amore, di far prevalere l’incontro, cercando nella franchezza e nella fraternità di appianare ciò che può rendere più difficile questo cammino già arduo di per sé. E’ stato certamente un momento emozionante per me, ma direi anche utile, perché il risalto che è stato dato, ha mostrato quanto sia ampio il desiderio di un nuovo clima più favorevole. I media russi, sia televisione che giornali, sono stati veramente impressionanti, straordinari, nel mostrare quanto loro desiderino e attendano un clima più favorevole. Questo deve spingere le diverse parti e le diverse comunità a far ritrovare e far prevalere assieme i diritti di ciascuno, che devono essere difesi: l’amore, la concordia e la comprensione reciproca.

 

D. - Eccellenza, lei che è un esperto di dialogo di pace, cosa crede che ci sia alla base di questa difficoltà di dialogo tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa di Mosca?

 

R. - Io penso che siano problemi che affondano in situazioni già di per sé ferite. Non possiamo dimenticare la persecuzione che lì c’è stata, e per gli ortodossi, e per i cattolici. E’ giusto che ciascuno difenda i propri diritti e che i cattolici li difendano. Dall’altra parte, dobbiamo superarci nell’amore, questo è quello che il Vangelo ci chiede. E il magistero, particolarmente questo Papa, non cessa di parlare di comunione e di amore.

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CHIESA E SOCIETA’

21 gennaio 2003

 

 

LA CHIESA GUARDA AL MONDO INTERO SENZA PARZIALITA’ E SCONGIURA DI EVITARE

 LA GUERRA IN IRAQ: L’APPELLO DEL CARDINALE CAMILLO RUINI,

NELLA PROLUSIONE AL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA C0NFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

- Servizio di Ignazio Ingrao -

 

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ROMA. = Un appello per la pace ha aperto la prolusione del cardinale Ruini al Consiglio episcopale permanente, sulla scorta del recente discorso del Papa al Corpo diplomatico. “Non vogliamo rinunciare alla speranza” che la guerra contro l’Iraq “possa alla fine essere evitata”, ha detto il presidente dei vescovi italiani. A tale scopo ha invitato tutte le parti in causa ad “un impegno sincero nella linea indicata dalle Nazioni Unite”. Dicendo no alla guerra, ha spiegato il cardinale Ruini, la Chiesa chiede che la “solidarietà occidentale” sia garanzia di pace, di sicurezza, di libertà e di sviluppo per tutti i popoli, dalla Terra Santa, all’Iraq fino alla Corea del Nord. Soffermandosi, come di consueto, sulla situazione politica italiana, il presidente dei vescovi si è detto preoccupato per “le ristrettezze e i rinvii degli stanziamenti” stabiliti dalla Legge finanziaria per la scuola, l’università e la ricerca scientifica. Mentre ha giudicato positivamente gli interventi a favore della famiglie e della natalità. Nonostante sembri superata la fase più acuta della crisi Fiat, ha proseguito il porporato, restano indispensabili “modifiche profonde, in ambito economico e sociale” per riqualificare la spesa pubblica e aumentare gli investimenti. Il presidente della Cei ha rinnovato con insistenza l’appello alla solidarietà e alla coesione tra le forze politiche affinché si realizzino le riforme istituzionali e ha invitato a superare i contrasti tra governo e magistratura. Il cardinale ha chiesto un più “maturo approfondimento” in merito al disegno di legge governativo sulla prostituzione, affinché “la normativa risulti il più possibile equa, corretta ed efficace”. E ha nuovamente sollecitato l’approvazione della legge sulla procreazione medicalmente assistita e la messa al bando della clonazione, compresa quella terapeutica. Non ha dimenticato infine di auspicare qualche “provvedimento concreto nel senso di una riduzione della pena per i detenuti, senza compromettere per questo la sicurezza dei cittadini”.

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PER FARE LUCE SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI PERPETRATE IN GUATEMALA

 E’ STATA PROPOSTA DAL PROCURATORE SERGIO MORALES L’ISTITUZIONE

DI UNA NUOVA COMMISSIONE DI INCHIESTA

 

GUATEMALA CITY. = Amnesty International ha chiesto alla comunità internazionale di dare un appoggio concreto alla nuova commissione di inchiesta proposta dal procuratore dei diritti umani del Guatemala, Sergio Morales, per fare luce sulle operazioni dei gruppi armati illegali presenti nel Paese centroamericano. In un comunicato, Amnesty rilevato che solo con un sostegno concreto a livello internazionale la commissione potrà raggiungere i risultati che si prefigge. A questo scopo, è necessario che il governo del presidente Alfonso Portillo solleciti formalmente la partecipazione delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) nella formazione e nel funzionamento della suddetta commissione. L’organo investigativo dovrà essere totalmente indipendente e capace di mettere in pratica le raccomandazioni che gli verranno rivolte. Allo stesso tempo, però, non dovranno essere lasciati in secondo piano i meccanismi e gli strumenti già esistenti per tutelare il rispetto dei diritti umani, tra i quali la Commissione per la chiarificazione storica (Ceh) e la Commissione della verità, frutto degli accordi di pace che nel 1996 misero fine a 36 anni di guerra civile. Per decenni movimenti armati che agivano in clandestinità, a volte direttamente connessi ai servizi di sicurezza dello Stato, si sono macchiati di violazioni dei diritti umani in Guatemala. Dalla fine del conflitto interno, sono stati soprattutto i difensori dei diritti umani a cadere nel mirino di questi gruppi. (A.L.)

 

 

"NON ABBANDONATE LA REPUBBLICA CENTRAFRICANA".

E’ QUESTO L’APPELLO RIVOLTO DAI MISSIONARI COMBONIANI ALLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI

 

BANGUI. = Un accorato appello in favore della popolazione della Repubblica Centrafricana, stremata dalla guerra civile scoppiata il 25 ottobre scorso, è stato lanciato in queste ore dai missionari comboniani presenti nell’ex colonia francese. In una lettera pervenuta all’Agenzia Misna, i religiosi auspicano la cessazione delle ostilità, al fine di garantire i soccorsi ai civili provati dalla sofferenza e dalla fame. Invitando le comunità cristiane sparse nel mondo a pregare per la riconciliazione del Paese, i missionari chiedono anche la solidarietà dei mezzi di informazione che purtroppo non danno sufficiente copertura ad una guerra di fatto “dimenticata”. Facendo un preciso riferimento alla drammatica emergenza umanitaria, i comboniani invitano le organizzazioni internazionali a mobilitarsi per aiutare la Chiesa cattolica e tutte le realtà assistenziali presenti sul territorio centrafricano, al fine di evitare che la tragedia si trasformi in un’ecatombe. Ricordando la straordinaria testimonianza di tanti religiosi e religiose al fianco della gente, i comboniani concludono la loro missiva con parole toccanti: "non abbandonate questo Paese". (A.L.)

 

 

DA QUASI 13 ANNI MIGLIAIA DI PROFUGHI DEL BUTHAN ATTENDONO IN SETTE CAMPI DISLOCATI IN NEPAL DI TORNARE NEL LORO PAESE.

PREVISTA UNA VISITA DEI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI NEPALESI NEL MESE DI FEBBRAIO

 

KATMANDU. = Nei primi giorni di febbraio una commissione composta da rappresentanti diplomatici nepalesi dovrebbe recarsi in visita nei sette campi profughi che “ospitano” in Nepal migliaia di fuoriusciti dal vicino Paese himalayano, in seguito alla rivolta scoppiata nel 1990 contro la monarchia. La decisione arriva dopo che la scorsa settimana quattro componenti dell’organizzazione buthanese “Gruppo di supporto per il rimpatrio dei rifugiati” (Brrsg) si erano recati in India, a New Delhi, per sollecitare un intervento diplomatico in favore dei profughi che da 13 anni aspettano di tornare in patria. Una situazione mai risolta malgrado i numerosi colloqui tra i ministri dei due Paesi. L’Alto commissario per i rifugiati dell’Onu (Acnur) conferma che la situazione nei campi è insostenibile a causa della sovrappopolazione. Le condizioni di vita dei profughi continuano dunque ad essere intollerabili malgrado i 100 milioni di dollari fino ad oggi spesi dall’Acnur e dal programma alimentare mondiale (Pam). "La maggioranza dei nostri giovani si sta abbandonando al pessimismo e alla depressione a causa dell’apatia del governo nel risolvere la loro situazione", ha dichiarato K. Kharke, segretario del comitato di gestione di uno dei campi. Le scarse opportunità di trovare un’occupazione stanno inoltre favorendo il crescere di attività illegali, tra cui il traffico di opere d’arte provenienti dal Buthan. La situazione potrebbe ulteriormente peggiorare nei prossimi mesi, a causa del previsto taglio di alcuni finanziamenti internazionali alle agenzie Onu. Il 7 gennaio scorso un centinaio di profughi del campo di Khudunabari in Nepal hanno iniziato uno sciopero della fame ad oltranza per protestare contro i continui ritardi per il rimpatrio. Il governo di Thimpu ha sempre ribadito di essere disposto a far tornare in patria solo i profughi in grado di dimostrare di essere cittadini del Buthan. (A.L.)

 

 

LA COMMISSIONE EPISCOPALE E DIVERSE ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE

DI HONG KONG HANNO SOTTOSCRITTO UNA PETIZIONE PER CHIEDERE

AL GOVERNO CINESE L’ABOLIZIONE DELLA PENA CAPITALE NEL PAESE

 

HONG KONG. = La Commissione della giustizia e della pace di Hong Kong ha sottoscritto insieme ad altre organizzazioni non governative una petizione per chiedere al governo cinese l’abolizione della pena capitale nel Paese. La petizione è stata presentata il 15 gennaio dal Comitato congiunto contro la pena di morte, cui aderiscono oltre alla Commissione episcopale, anche la sezione di Hong Kong di Amnesty International, diversi gruppi protestanti e altre Ong locali. La Cina, come è noto, detiene il triste primato del maggior numero di esecuzioni capitali nel mondo. Secondo Amnesty International solo nel 2002 si sono avute almeno 4.015 condanne a morte e 2.468 esecuzioni. Un triste primato che comincia a ricevere qualche attenzione anche nella stessa Cina continentale, come indica una Conferenza internazionale organizzata il mese scorso dalla Facoltà di Legge dell’Università di Xiangatn nello Hunan. L’abolizione della pena di morte non sembra purtroppo incontrare il favore dell’opinione pubblica cinese. Secondo alcuni recenti sondaggi, la maggior parte dei cittadini Paese Asiatico è favorevole alla pena capitale quale deterrente contro la criminalità. Analoga sembra l’opinione prevalente nella vicina Taiwan, come ha confermato padre Edmund Ryden, direttore del “John Paul II Peace Institute”, secondo il quale questa opinione è condivisa anche da molti cattolici. (L.Z. – A.L)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

21 gennaio 2003

 

 

- A cura di Giada Aquilino -

 

“Un attentato terroristico contro la Gran Bretagna è inevitabile”. Lo ha detto stamani a Londra il premier Tony Blair, in riferimento ai 7 arresti di ieri nella moschea di Finsbury Park, sempre nella capitale britannica. Blair, citando fonti d’intelligence che proverebbero legami tra Al Qaeda e Iraq, ha posto l’accento sul rischio che l'Iraq possa usare armi di distruzione di massa. Non abbassando neppure i toni della polemica sulla crisi con la Corea del Nord, il premier britannico ha ribadito che la corsa al riarmo nucleare di Pyongyang rimane un problema reale ed una minaccia.

 

Il giorno dopo la firma, ieri a Baghdad, dell’accordo di collaborazione tra gli ispettori dell’Onu e gli uomini di Saddam, tutto sembra tornare come prima: Baghdad, con il vice presidente Taha Yassin Ramadan, ha accusato gli Stati Uniti di voler invadere comunque l'Iraq, mentre Blix – dopo aver incontrato ad Atene la presidenza europea di turno, quella greca - ha ribadito che Saddam Hussein non ha ancora risposto a molte domande legate al passato. Rimangono, quindi, i dubbi anche sull’intesa siglata ieri nella capitale irachena. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Il responsabile degli ispettori, Hans Blix, e il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Mohammed El Baradei, hanno siglato un’intesa in dieci punti con il governo di Baghdad, che dovrebbe facilitare ed accelerare le verifiche. Elementi importanti dell’intesa sono l’autorizzazione ad interrogare gli scienziati iracheni in privato, senza la presenza di rappresentanti del regime, e la promessa di nuove ricerche per eventuali armi dimenticate nelle precedenti dichiarazioni. Il regime di Saddam si è impegnato a rispondere ad alcune delle domande rimaste aperte dopo la consegna del rapporto di dicembre al Palazzo di Vetro, ma ha rifiutato il monitoraggio di aerei spia. L’accordo dovrebbe pesare sul Rapporto complessivo che Blix e il collega El Baradei terranno il 27 gennaio al Palazzo di Vetro, ma il capo degli ispettori ha ribadito che tocca a Baghdad provare il suo disarmo.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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In questo momento l’unica soluzione ''efficace'' alla crisi legata al riarmo nucleare della Corea del Nord è un ''dialogo diretto'' tra Pyongyang e Washington. A pensarla così sono le autorità cinesi, le quali ritengono che qualsiasi altra iniziativa potrebbe risultare una ''complicazione'' della situazione. Pechino invece non ha aggiunto ulteriori dichiarazioni in merito alla proposta americana di portare il problema all'attenzione del Consiglio di Sicurezza dell' Onu. Il servizio di Chiaretta Zucconi:

 

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Il coinvolgimento del Consiglio di Sicurezza, sul quale Pechino, alleato della Nord Corea, ha già espresso riserve, potrebbe imprimere una nuova pericolosa accelerazione alla crisi, sostengono analisti di Seul, dal momento che il regime di Pyongyang ha spesso sottolineato che eventuali sanzioni delle Nazioni Unite sarebbero da considerare una dichiarazione di guerra. In questo scenario, si è aperto oggi il nono giro di consultazioni intercoreane, durante le quali il Sud cercherà di convincere il Nord a rinunciare alle sue pericolose ambizioni nucleari. Ma la posizione di Seul, intrappolata tra Washington e Pyongyang, è certamente molto imbarazzante. E mentre a Seul le delegazioni si parlano, a Tokyo il quotidiano ufficiale di un’organizzazione filo nordcoreana sottolinea che la Nord Corea è in ginocchio e che la centrale elettrica di Pyongyang funziona solo con sei turbine su tredici, in mancanza delle forniture petrolifere.

 

Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

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È giunto ieri in Siria William Burns, il vice segretario di Stato americano per il Medio Oriente. Il suo viaggio inatteso nella regione cade in un momento delicatissimo per il processo di pace: domani si incontreranno infatti al Cairo 10 fazioni palestinesi, per discutere della proposta egiziana di sospendere per un anno gli attacchi suicidi. Sulle mediazioni diplomatiche pesano però le critiche del primo ministro israeliano Ariel Sharon a proposito dell'utilità del cosiddetto Quartetto, costituito da Usa, Russia, Ue e Onu, per rilanciare il processo di pace in Medio Oriente. Mosca ha risposto agli attacchi verbali, ribadendo la necessità di tale strumento di mediazione.

 

Quattro frati cappuccini italiani sono bloccati e isolati da quasi due mesi nel nord della Costa d'Avorio, nella missione di Zouhan-Hounien, a 750 chilometri dalla capitale Abidjan. Si tratta dei frati Giorgio Lucini, Marcantonio Pirovano, Antonio Forchini e Gianluca Lazzaroni, tutti della provincia di Bergamo. I religiosi sono circondati dalla violenza che da mesi si sta consumando tra i ribelli - che controllano la zona - e i militari fedeli al presidente Gbagbo. Ma quali sono le condizioni dei quattro cappuccini? Risponde padre Eugenio Bollati, superiore provinciale della comunità dei cappuccini della Lombardia, in continuo contatto con la Costa d’Avorio:

 

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R. – Le ultime notizie sono confortanti. E’ vero che questa nostra fraternità di Zouhan-Hounien - che si trova in una zona ormai da due mesi occupata da una delle varie fazioni di ribelli - vive una situazione complessivamente difficile soprattutto per la popolazione, ma è vero pure che i nostri frati stanno bene e sono a tutt’oggi rispettati dai ribelli, in qualche modo sono da essi protetti, nonostante che qualche tempo fa qualcuno dei ribelli, ‘sbandato’, è entrato nella missione portando via autovetture, computer, insomma strumenti di lavoro.

 

D. – Lei ha detto che frati sono sotto la protezione dei ribelli: in che senso?

 

R. – I capi dei rivoltosi hanno messo a protezione della missione alcuni ribelli in modo da evitare che qualche altro ‘sbandato’ entri per rubare o per altri motivi. Attualmente i nostri frati, sia pure un po’ limitatamente, possono svolgere il loro ministero pastorale, anche raggiungendo altri villaggi con biciclette o motorini. Possono pure portare avanti il loro servizio sanitario: in quella missione, abbiamo infatti un centro di cura per una determinata forma di lebbra, centro che ospita ancora tra gli 80 e i 100 bambini. E’ per questo che i frati desiderano rimanere in quella zona. Sembra che ormai siamo rimasti l’unica presenza religiosa in tutta l’area, attualmente nelle mani dei ribelli.

 

D. – Lei ci conferma, comunque, che religiosi e ospiti della comunità non sono prigionieri ma solo bloccati?

 

R. – Non si può dire che siano prigionieri né ostaggi. Certo, i frati sono un po’ limitati nei movimenti, però svolgono il loro ministero, il loro servizio.

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Appena pochi mesi di tregua per il nuovo governo del presidente Gonzalo Sánchez de Lozada e già la Bolivia è in fiamme per le rivendicazioni dei coltivatori di coca, i ‘cocaleros’, che da 9 giorni stanno bloccando le vie di comunicazione nella regione del Chapare. Sentiamo Maurizio Salvi:

 

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Nel clima già teso per l’alto numero di vittime registrate nei disordini si è inserito un drammatico ultimatum imposto al capo dello Stato dal leader dei ‘cocaleros’ ed ex candidato presidenziale, Evo Morales. Se entro oggi non saranno accolte tutte le condizioni poste dai dimostranti - che riguardano fra l’altro la sospensione della distruzione delle piantagioni di coca e una revoca dell’accordo di libero scambio con il Cile - il presidente dovrà andarsene, ha affermato Morales. Sánchez de Lozada ha ventilato la possibilità di introdurre lo Stato d’assedio nel Paese e poi si è rivolto in tono di sfida al leader dei ‘cocaleros’, definendolo un cospiratore al soldo di interessi stranieri. A complicare ulteriormente lo scenario, c’è infine lo sciopero generale di 24 ore decretato per oggi dalla Confederazione degli operai della Bolivia e dal sindacato dei minatori.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Inserire nella futura Costituzione europea due articoli sui valori religiosi dell'Europa. E’ la proposta avanzata oggi a Bruxelles da venti membri della Convenzione europea aderenti al Ppe. Il documento propone che nel preambolo della Costituzione Ue venga fatto riferimento a ''quanto l'Europa deve alla propria eredità spirituale e morale''. 

 

 

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