RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 20- Testo della Trasmissione di lunedì 20 gennaio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il rinnovato incoraggiamento del Papa al cammino dei cristiani verso la piena comunione, nell’udienza ad una delegazione ecumenica della Finlandia, in occasione della festa di Sant’Enrico, patrono del Paese nordeuropeo.

 

Vivere il sacramento del matrimonio come segno della comunione tra Dio e l’uomo: così Giovanni Paolo II, ricevendo una rappresentanza delle Equipe Notre Dame, movimento internazionale di spiritualità coniugale.

 

Carestia nel Corno d’Africa e crisi mediorientale, tra i grandi temi dell’Assemblea della Roaco, aperta stamani in Vaticano: con noi, mons. Francesco Brugnaro.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Dalla preghiera del rosario in famiglia, un dialogo di pace: la testimonianza di una madre, Susanna D’Alberti.

 

Il Rapporto del Programma dell’Onu per lo Sviluppo sui rom. La difficile integrazione degli zingari nell’Unione Europea allargata: intervista con la portavoce, Sandra Pralong.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si inaugura il 25 gennaio a Berna l’Anno della Bibbia, promosso dalle Chiese cristiane in Svizzera.

 

In tutto il mondo migliaia di persone sono scese in piazza sabato scorso per manifestare contro l’ipotesi di un attacco all’Iraq.

 

In Uganda, dopo 48 ore di prigionia è stato rilasciato il catechista rapito due giorni fa dai ribelli.

 

Nelle acque territoriali del Marocco sono annegate 18 persone mentre tentavano di raggiungere le coste europee.

 

Per combattere l’Aids, educare le persone a vivere con responsabilità la propria dimensione affettiva: è l’invito dei vescovi della Zambia in una lettera pastorale.

 

In una sparatoria durante una Santa Messa celebrata ieri a Bogotà sono morte due persone ed altre sei sono rimaste ferite.

 

24 ORE NEL MONDO:

Accordo in 10 punti tra l’Iraq e gli ispettori: Baghdad collaborerà per agevolare i controlli.

 

Due anni fa, l’insediamento di Bush: in mezzo, lo spartiacque dell’11 settembre.

 

Blitz di Scotland Yard in una moschea di Londra: si intensifica la lotta al terrorismo.

 

La Libia presidente della Commissione diritti umani dell’Onu. Proteste di Stati Uniti ed Israele.

 

Rimpasto di governo in Venezuela: Chávez si affida alle forze armate.

 

L’ex leader serbo Milutinovic si è consegnato alla Corte penale dell’Aja.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 gennaio 2003

 

 

NEL RITROVATO SPIRITO DI  FRATELLANZA E CONDIVISIONE

I CRISTIANI PROCEDANO INSIEME NEL PELLEGRINAGGIO VERSO LA COMUNIONE PIENA. COSI’ GIOVANNI PAOLO II

 A UNA DELEGAZIONE ECUMENICA DELLA FINLANDIA,

IN VISITA OGGI A ROMA PER LA FESTA DI SANT’ENRICO

- Servizio di Paolo Ondarza -

 

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“Gli incontri con la vostra delegazione hanno contribuito ogni anno in maniera significativa a stringere i rapporti tra luterani e cattolici”. Nella terza giornata della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Giovanni Paolo II si è rivolto così ad una delegazione ecumenica della Finlandia, ricevuta stamani nella Sala Clementina in occasione della festa di Sant’Enrico, primo vescovo e patrono della Finlandia, che nel XII secolo contribuì alla diffusione del cristianesimo nel Paese nordeuropeo, in cui oggi i luterani costituiscono l’85,7 per cento degli oltre 5 milioni di abitanti. Nell’accogliere con cordialità la piccola delegazione, il Pontefice ha voluto rievocare  il Concilio Ecumenico Vaticano II, quando la Chiesa cattolica fu invitata “ad intraprendere con coraggio l’avventura dell’ecumenismo, leggendo attentamente con l’aiuto dello Spirito i segni dei tempi”. Invito accolto in pieno nel corso del pontificato di Papa Wojtyla che ha commentato: “Oggi viviamo una reale, seppur incompleta, comunione”. Giovanni Paolo II ha poi indicato nello storico accordo tra luterani e cattolici sulla dottrina della giustificazione, raggiunto il 31 ottobre 1999 ad Augsburg in Germania, un segno concreto della “fratellanza riscoperta”: aspetto grazie al quale i cristiani potranno promuovere “una spiritualità condivisa” nel “pellegrinaggio verso la piena comunione”.

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VIVERE IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO COME SEGNO DELLA COMUNIONE

TRA DIO E L’UOMO: COSI’ IL PAPA AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO

INTERNAZIONALE DELLE ÉQUIPES NOTRE DAME,

RICEVUTI STAMANI IN UDIENZA NELLA SALA CLEMENTINA

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

La centralità dell’Eucaristia nella vita della famiglia: questo il tema chiave del discorso che Giovanni Paolo II ha rivolto stamani ai partecipanti all’incontro internazionale del movimento di spiritualità coniugale Équipes Notre Dame. Il Papa si è soffermato sulla figura del fondatore del sodalizio, l’Abbé Henri Caffarel, di cui si celebra quest’anno il centenario della nascita. Un anticipatore “dei fecondi orientamenti del Concilio Vaticano II”, lo ha definito, capace di dare risalto “al richiamo alla santità insito nella vita coniugale e familiare”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Una “buona novella”: così la fede cristiana presenta il matrimonio, relazione unica e indissolubile tra un uomo e una donna. Giovanni Paolo II ha messo l’accento su questo punto ricordando che, per i cristiani, il sacramento del matrimonio deve essere vissuto come il “segno dell’alleanza e della comunione tra Dio e l’uomo, tra Cristo e la Chiesa”.  E’ lo Spirito del Signore, ha aggiunto, che “dona agli sposi un cuore nuovo” rendendoli “capaci di amarsi come Cristo ci ama”. Di qui, la centralità dell’Eucaristia nella vita coniugale. Le diverse fasi della liturgia eucaristica, infatti, “invitano gli sposi a vivere la loro vita coniugale e familiare nell’esempio di Cristo” e del suo amore. Proprio in questo sacramento, ha aggiunto, i coniugi potranno trovare il “coraggio necessario per l’accoglienza, il perdono, il dialogo e la comunione dei cuori”. Non solo, l’Eucaristia sarà anche un potente aiuto “per affrontare le inevitabili difficoltà della vita familiare”. D’altro canto, ha proseguito il Pontefice, nel nutrirsi del pane della vita, gli sposi possono manifestare a pieno la grazia del proprio battesimo in seno alla famiglia, come nella Chiesa e nella società.

 

Il Papa non ha mancato di rivolgere un pensiero particolare alle famiglie che sono state messe a dura prova, esprimendo l’auspicio che possano “trovare sulla propria strada dei testimoni della tenerezza e della misericordia di Dio”. “Desidero ribadire - ha aggiunto il Pontefice - la mia vicinanza spirituale alle persone separate, divorziate e divorziate risposate che, come battezzati, sono chiamati nel rispetto delle regole della Chiesa, a partecipare alla vita cristiana”.

 

Volgendo l’attenzione all’opera svolta dalle Équipes Notre Dame, che conta circa 52 mila coppie in 60 Paesi, il Papa ha così richiamato l’importanza di una partecipazione attiva alla vita della Chiesa da parte dei giovani e dei fidanzati che attendono il messaggio cristiano sull’amore umano, “al tempo stesso esaltante ed esigente”. Nel solco di quanto insegnato dall’Abbé Caffarel, il Papa ha poi puntato l’attenzione sulla preghiera personale, coniugale e familiare senza la quale un cristiano rischia di indebolirsi. “Una preghiera autentica – ha avvertito - santifica i membri della famiglia ed apre il cuore all’amore di Dio e dei suoi fratelli”.

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IN UDIENZA DAL PAPA MONS. CELESTINO MIGLIORE E ALCUNI VESCOVI DEL BRASILE. ORDINARIATO MILITARE IN SLOVACCHIA

 

Il Papa ha ricevuto in udienza stamani l’arcivescovo Celestino Migliore, nunzio apostolico, nuovo osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite.

 

Il presule, già sottosegretario della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, ricopre ufficialmente questo importante incarico diplomatico dal 30 ottobre dello scorso anno, data della nomina papale, in sostituzione dell’arcivescovo Renato Martino, divenuto a sua volta, il 1° ottobre, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, al posto del compianto cardinale vietnamita François Xavier Nguyên Van Thuân, scomparso il 16 settembre 2002.

 

Sempre questa mattina, Il Santo Padre ha ricevuto cinque vescovi della Conferenza episcopale del Brasile, in visita “ad Limina”.

 

Il Pontefice ha inoltre istituito l’Ordinariato militare per la Slovacchia. Come primo ordinario militare per la Slovacchia, il Papa ha nominato mons. Frantisek Ràbek, finora vescovo ausiliare di Nitra. Attualmente, il presule è anche presidente della Commissione episcopale slovacca per le scienze, l’educazione e la cultura.

 

 

SICCITA’ E CARESTIA IN ETIOPIA E IN ERITREA E SITUAZIONE MEDIORIENTALE

FRA I GRANDI TEMI DELL’ASSEMBLEA DELLA ROACO,

APERTA STAMANE IN VATICANO

- Intervista con mons. Francesco Giovanni Brugnaro -

 

Oltre 20 le associazione e gli organismi ecclesiali aderenti alla Roaco, che riunisce le Opere di assistenza alle Chiese orientali cattoliche. E proprio stamane in Vaticano si è aperta l’Assemblea generale di questa istituzione, inserita da una trentina d’anni nella Congregazione per le Chiese orientali, il cui prefetto il cardinale Ignace Moussa I Daoud presiede ai lavori. Diversi i temi, i problemi ed i Paesi di cui si occupa la Roaco, che due volte l’anno convoca tutte le agenzie per dibattere sulle necessità e le urgenze del momento. Quest’anno in particolare all’esame dell’Assemblea è la critica situazione in Etiopia ed Eritrea, da cui giungono notizie allarmanti di carestia. Giovanni Peduto ha intervistato il segretario della Roaco, mons. Francesco Giovanni Brugnaro.

 

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R. – Da giugno il nunzio Silvano Tomasi e poi l’arcivescovo di Addis Abeba Souraphiel hanno presentato alla riunione della Roaco, le grandi problematiche che riguardano soprattutto due ambiti, il primo il soccorso immediato alla popolazione, e quindi gli aiuti concreti per acqua, cibarie, vestiario e quant’altro necessario, in maniera da permettere alle comunità cristiane, non solo di essere soccorse esse stesse, ma di poter i vescovi aiutare i fedeli che sono in necessità, e poi alcuni progetti che non sono grandi progetti, ma piccoli, come acquedotti, la costruzione di cucine mobili e di altre attrezzature. Abbiamo questa volta 18 progetti e già in questi giorni sono arrivate adesioni da parte delle agenzie, che ricevono il materiale almeno con due mesi e mezzo di anticipo, che si stanno facendo carico, direi quasi per la totalità.

 

D. – Naturalmente, la Terra Santa è sempre al centro dell’attenzione della Roaco, soprattutto in questi tempi così precari e così preoccupanti ...

 

R. – Certamente, la Terra Santa è sempre all’attenzione della Roaco, in quanto è uno dei temi capitali legato poi alla colletta, che per antichissima tradizione di origine apostolica, ancora si continua a fare all’interno della Chiesa cattolica e dei cristiani per cui il Venerdì Santo vengono raccolte le offerte in sostegno delle comunità cattoliche e delle comunità cristiane di Terra Santa. Il nunzio a Gerusalemme, mons. Sambi, ci darà le consuete informazioni; tra l’altro anche in qualità di presidente e Gran Cancelliere della Betlehem University ci fornirà informazioni circa il disagio che stanno vivendo gli studenti in questo momento così difficile e drammatico trovandosi, tra l’altro, come residenza in Betlemme. Poi ci sarà il Custode di Terra Santa che darà le informazioni opportune sia per le entrate e sia sopratutto per quelle opere di carattere sociale nelle quali la Custodia si è molto impegnata. Il Padre Battistelli informerà opportunamente in particolare relativamente anche ai quei piccoli progetti tendenti a dare abitazioni alle giovani coppie di famiglie cristiane che spesso sono invogliate ad abbandonare la Terra Santa, in maniera da favorirne, invece, la residenza. Poi c’è il problema delle scuole, il sostegno delle opere delle scuole in particolare.

 

D. – Accanto a questi due punti focali – l’Etiopia e la Terra Santa – dove si volgerà ancora l’attenzione della Roaco in questa seduta di gennaio?

 

R. – Si porterà l’attenzione alla Georgia per la quale abbiamo alcuni progetti, e poi alla Romania. Si deciderà – ma questo lo stabilirà il Comitato organizzatore dopo aver ascoltato l’Assemblea generale – quale tema particolare mettere all’ordine del giorno per la seconda assemblea della Roaco 2003, che si tiene a giugno. Può darsi benissimo che siano problemi riguardanti l’Ucraina o la Romania, per analizzare progetti ed esaminare richieste, e poi anche la gravissima situazione degli immigrati nei Paesi europei e non. Pensiamo al Libano, pensiamo alla Grecia, dove ci sono 30 mila immigrati, quasi tutti cristiani, provenienti dalle Filippine, dall’isola Capo Verde eccetera, che hanno bisogno di assistenza particolare. Spesso sono tutti appartenenti alla Chiesa romana, alla Chiesa latina ed hanno bisogno di una pastorale particolare e non sempre le Chiese orientali sono strutturate sia per l’assistenza materiale ma soprattutto per la formazione di questi cristiani, che arrivano in Europa chiedendo lavoro e ospitalità di altro genere.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

La prima pagina si apre con la situazione in Iraq: raggiunto un accordo per facilitare le ispezioni.

Sempre in prima, "La Madonna non può permettere che i suoi figli siano separati per sempre" è il titolo del pensiero di padre Giuseppe Buono, dedicato all'Anno del Rosario.

 

Nelle vaticane, all'Angelus, la corale invocazione del Papa all'inizio della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani: "Nella verità e nella carità cresca fino alla pienezza la comunione tra i cristiani".

Nel discorso ai responsabili regionali delle Equipes Notre-Dame, Giovanni Paolo II ha sottolineato che nell'Eucaristia i coniugi cristiani trovano l'audacia necessaria per l'accoglienza e un aiuto prezioso per affrontare le inevitabili difficoltà di qualsiasi vita familiare. Al contempo, il Santo Padre ha espresso il desiderio di ribadire la sua vicinanza spirituale "alle persone separate, divorziate o divorziate risposate, che, in quanto battezzate, sono chiamate, nel rispetto delle regole della Chiesa, a partecipare alla vita cristiana". 

Una pagina dedicata alla celebrazione eucaristica di ringraziamento presieduta dal cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, in occasione del XXV della sua ordinazione episcopale: pubblicata l'omelia del porporato.

Un articolo di Real Tremblay sulla Nota della Congregazione per la dottrina della fede sui cattolici nella vita politica.

Un articolo di John Mutiso-Mbinda riguardo alla Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.

 

Nelle pagine estere, Medio Oriente: Sharon disposto ad accettare uno Stato palestinese smilitarizzato.

Corea del Nord: il leader Kim Jong Il a colloquio con il rappresentante di Putin, mentre il segretario di Stato statunitense parla di "qualche progresso" nelle iniziative diplomatiche in riferimento alla questione nucleare. 

Venezuela: ordine dell'esercito di occupare i depositi di generi alimentari; duro monito di Chavez all'opposizione.

 

Nella pagina culturale, "La storia della Resistenza nella provincia di Pavia (1943-1945)" è il titolo del contributo di Danilo Veneruso sul volume "L'altra guerra" di Giulio Guderzo. 

 

Nelle pagine italiane, in primo piano l'immigrazione: la nuova tragedia consumatasi nel Mar Jonio.

I temi della giustizia e dell'ambiente.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 gennaio 2003

 

 

DAL  CORAGGIO DI RISCHIARE

RIMETTENDO AL PRIMO POSTO LA PREGHIERA DEL ROSARIO:

RINASCE IN FAMIGLIA UN DIALOGO DI PACE

- La testimonianza della signora Susanna D’Agostini –

 

Mentre a Manila fervono gli ultimi preparativi per il grande IV incontro mondiale delle famiglie, che inizierà mercoledì prossimo, in quest’anno del rosario, riproponiamo l’invito ardito del Papa: ritornare a recitare questa antica preghiera mariana in famiglia e pregare per la famiglia, “per arginare gli effetti devastanti della crisi che la colpisce”. “Molti problemi delle famiglie dipendono dal fatto che diventa sempre più difficile comunicare. Non si riesce a stare insieme – osserva il Papa nella lettera dedicata al Rosario. Ed ecco la sua proposta: “La famiglia che prega unita, resta unita”. “I singoli membri della famiglia recuperano la capacità di guardarsi sempre nuovamente negli occhi per comunicare, per solidarizzare, per perdonarsi scambievolmente, per ripartire con un patto di amore rinnovato dallo Spirito di Dio”.

 

Difficile? Perché non provarci? E’ l’invito del Papa. E c’è chi l’ha accolto. Ascoltiamo l’esperienza della signora Susanna D’Alberti, madre di 3 figli di 14, 12 e 9 anni della parrocchia romana di San Timoteo.

 

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R. – La sera, è per noi il momento più delicato della giornata, in cui arriviamo tutti stanchi ... Abbiamo provato a fidarci, a rischiare e allora abbiamo visto che, anche partendo da pochissimo, la recita di un solo mistero, di una sola decina insieme ai bambini, si sono create, si stanno lentamente creando le condizioni di un dialogo anche con i figli laddove, durante il corso di tutta la giornata, questo non avviene. Invece, è proprio in quel momento in cui noi mettiamo al primo posto la preghiera attraverso Maria, in quel momento si creano le condizioni per un dialogo di pace, una condizione di pace per poterci incontrare e stare anche insieme in modo diverso.

 

D. – Il Papa nella Lettera dice che questo dialogo con Maria è anche un modo per guardare a Gesù con gli occhi di Maria, per riscoprire il Vangelo, e quindi farlo calare in modo più vitale nella nostra vita. Succede così anche a voi?

 

R. – Io ho visto proprio che è come se Maria ci avesse detto di centrare di nuovo il bersaglio, l’obiettivo, rimettendo concretamente nella nostra vita quotidiana Gesù al primo posto. Quando noi diciamo il mistero - ieri sera erano i misteri dolorosi - noi riviviamo in modo molto semplice quello che ha fatto Gesù per noi, e questo ci unisce perché è come se l’amore che Gesù ha dimostrato per noi, riunisse veramente tutti quanti e quindi si ripartisse da questa unione d’amore per poi affrontare tutto il resto.

 

D. – Chi è Maria per te, per voi?

 

R. – Maria per me è il mio rifugio, è il mio porto sicuro perché ho sperimentato che laddove io proprio non ce la faccio con le mie forze, vedo Lei che mi viene incontro e mi aiuta in modo concreto. La voglio proprio ringraziare perché veramente è una madre meravigliosa che ha cura dei suoi figli in modo concreto.

 

D. – E poi riporta continuamente a Suo Figlio, non è che si ferma a Lei ...

 

R. – Lei è mamma proprio perché mi dà il Paradiso che è Suo Figlio. Io vedo che la gioia che Lei mi dà è indicarmi sempre Gesù, che è il Paradiso. E quindi è come se mi riportasse sempre sulla strada giusta.

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RAPPORTO DEL PROGRAMMA ONU PER LO SVILUPPO:

L’INTEGRAZIONE DEGLI ZINGARI CONDIZIONE ESSENZIALE

NELL’UNIONE EUROPEA ALLARGATA

 

Occupazione e reddito, istruzione e salute, partecipazione politica e inclusione sociale: i capitoli di uno studio approfondito che fotografa le condizioni di vita dei Rom in cinque Paesi del centroeuropa. Una realtà ‘scomoda’ da affrontare per i governi ungherese, slovacco, ceco, bulgaro e rumeno per essere ammessi senza critiche e riserve nell’Unione europea. Non si può infatti ignorare il destino di 4-5 milioni di persone - non esiste un censimento ufficiale - che sopravvivono in massima parte con sussidi statali. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp), occorrono un diverso approccio e soluzioni nuove per emancipare queste popolazioni e liberarle dalla dipendenza economica. Roberta Gisotti ha intervistato la dott.ssa Sandra Pralong, portavoce dell’Undp per l’Europa.

 

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R. – E’ un periodo molto importante per l’Europa: i Rom rappresentano la minoranza più grande del Continente e non soltanto dell’Europa centrale. E’, dunque, importante che questa minoranza si integri, si sviluppi nel seno dell’Europa unita. Anche perché non c’è stato mai uno studio comparativo. Non si è mai saputo quali sono le caratteristiche della situazione dei Rom in questi Paesi. Ma quando si vuole attuare una politica mirata è necessario che si faccia sulla base di dati precisi.

 

D. – L’integrazione dei Rom è quindi considerata una condizione essenziale per questi Paesi dell’Europa centro orientale per entrare nell’Unione Europea. L’Undp denuncia che investimenti sono stati fatti per integrare queste popolazioni Rom, ma non sono stati efficaci. Come mai?

 

R. – E’ importante sapere che quello che è stato realizzato finora in alcuni Paesi, sono specificatamente dei programmi che tutelano e promuovono i diritti umani dei Rom. Ma ciò non è sufficiente. E’ un problema molto più grande. Bisogna prendere in considerazione l’educazione, il problema del lavoro e della rappresentanza politica. E’ necessario lavorare, dunque, su questi tre aspetti.

 

D. – C’è da dire però che ci sono delle difficoltà oggettive di integrazione delle popolazioni Rom. Infatti, molti tentativi in tal senso sono falliti, e forse forzare la mano può anche significare non rispettare l’identità e la cultura Rom che - va detto - di per sé si pongono al di fuori dell’organizzazione sociale degli Stati?

 

R. – Integrazione non vuol dire assimilazione. L’integrazione è sociale, economica e politica. I Rom devono mantenere la propria identità culturale ed una dignità specifica in seno all’Europa. Questi programmi devono aiutarli ad emanciparsi con le loro forze. Se hanno l’educazione, se hanno la possibilità di avere un lavoro, se hanno una rappresentanza politica, la soluzione verrà da loro stessi. Non è necessario che siano sempre assistiti, come  in questo momento: il 70 per cento delle famiglie, dipendono infatti per la loro sopravvivenza dallo Stato. Questo non è normale in Paesi europei, moderni, in Paesi che entreranno nella comunità Europea in due anni.

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CHIESA E SOCIETA’

20 gennaio 2003

 

 

IN SVIZZERA L’ANNO DELLA BIBBIA DEBUTTERA’ UFFICIALMENTE A BERNA IL 25 GENNAIO.

 L’INIZIATIVA DELLA COMUNITA’ DI LAVORO DELLE CHIESE CRISTIANE

IN SVIZZERA, HA L’INTENTO DI DIFFONDERE LA LETTURA DELLA PAROLA DI DIO

 

BERNA. = “Cercate e trovate” è il motto dell’Anno della Bibbia, proclamato in Svizzera dalla Comunità di lavoro delle Chiese Cristiane in Svizzera, con lo scopo di diffondere la conoscenza della Parola di Dio. L’iniziativa si articolerà in un programma zeppo di appuntamenti. La Comunità di lavoro delle Chiese cristiane in Svizzera, presieduta da mons. Kurt Koch, vescovo di Basilea, si avvale della collaborazione della Società Biblica svizzera, della Associazione Biblica cattolica e della Schweizerisches Katholisches Bibelwerk. Fare del 2003 l’Anno della Bibbia è una iniziativa, che è stata lanciata dalla Chiesa e dalle altre confessioni cristiane della Germania. Essa, oltre alla Svizzera, ha coinvolto anche la Francia, l’Austria,  il principato del Lussemburgo e il gran ducato del Liechtenstein. Mons. Koch, nella conferenza stampa offerta ieri a Berna, ha sottolineato l’importanza della Bibbia “senza la quale - ha detto - la cultura europea sarebbe inconcepibile”. Questo ruolo culturale del Libro Sacro, ha aggiunto il vescovo di Basilea, nascente dalla riflessione personale e dalle implicazioni socio-politiche, giustifica la necessità di promuovere la lettura della Parola di Dio. Alcune cifre. La Bibbia è composta da 5 milioni di parole tradotte, a tutt’oggi, in 2287 lingue. L’Alleanza Biblica Universale dice di aver diffuso sinora 20 milioni di Bibbie. In Svizzera, ogni anno, se ne vendono 60 mila. (A.M./P.O.)

 

 

IN TUTTO IL MONDO MIGLIAIA DI PERSONE SONO SCESE IN PIAZZA SABATO SCORSO

PER MANIFESTARE CONTRO L’IPOTESI DI UN ATTACCO ALL’IRAQ.

 DIMOSTRAZIONE A WASHINGTON DAVANTI ALLA CASA BIANCA

 

WASHINGTON. = Migliaia di persone sono scese in piazza in tutto il mondo, nella giornata di sabato, per esprimere il proprio dissenso contro l'ipotesi di un attacco all'Iraq. In America e in Europa, in Asia e in Medio Oriente, la parola d'ordine è stata una sola: “pace”. La manifestazione più importante si è svolta a Washington di fronte alla Casa Bianca. Alcune decine di migliaia di persone - si calcola almeno cinquantamila - hanno dimostrato con slogan e cartelli la loro disapprovazione nei confronti della politica mediorientale dell'amministrazione del presidente George W. Bush e la loro contrarietà ad un eventuale intervento militare in Iraq. Gli stessi propositi hanno animato i manifestanti scesi in piazza nel resto del mondo. In Germania i centri delle maggiori proteste sono stati quelli di Amburgo e Colonia. Un luogo particolarmente “caldo” è stato anche quello di Heidelberg, sede di una base Usa. I pacifisti hanno sfilato anche a Tokyo, in Giappone, mentre a Rawalpindi, in Pakistan, migliaia di bambini delle scuole elementari si sono uniti in una toccante catena umana organizzata da 27 organizzazioni non governative. A Mosca, centinaia di persone si sono assiepate davanti ai cancelli dell'ambasciata Usa. Migliaia anche i dimostranti nelle principali città del Regno Unito: Londra, Birmingham, Nottingham e Cardiff. Lo slogan più gridato nella terra del premier Tony Blair è stato “Don't Attack Iraq” (Non attaccate l'Iraq). In Bahrein, oltre millecinquecento persone hanno marciato esibendo cartelli e levando slogan che invocavano l'espulsione delle forze armate statunitensi dal Paese. Il piccolo regno affacciato al Golfo Persico accoglie infatti la Quinta flotta Usa e ospita circa mille soldati dell'esercito americano. Anche in diverse città italiane, tra cui Bologna, Napoli e Firenze, sono state organizzate manifestazioni per promuovere la pace. Nella città toscana una pacifica catena umana ha stretto la sede del consolato Usa tra i due ponti sull'Arno. (A.L.)

 

 

DALL’UGANDA SCONVOLTO DALLA GUERRA E DA UNA SPIRALE DI VIOLENZA ARRIVA UNA BUONA NOTIZIA.

 DOPO UNA PRIGIONIA DI 48 ORE E’ STATO RILASCIATO

IL CATECHISTA RAPITO DUE GIORNI FA DAI RIBELLI

 

KAMPALA. = Dal Nord Uganda continua ad arrivare solo un’ininterrotta eco di notizie drammatiche. La spirale di violenza quotidiana, perpetrata dai ribelli dell’esercito di resistenza (Lra), non si arresta. A febbraio dovrebbero riprendere le scuole, ma il condizionale è d’obbligo in una terra piagata dalla cronica insicurezza e dalle imboscate dei miliziani. L’ultima testimonianza raccolta dall’Agenzia Misna conferma questo inaudito clima di sopraffazione ai danni dei civili. Ma, per una volta, l’angoscia della tragedia del nord Uganda si stempera in un sorriso. E’ la storia a lieto fine di Franco, 28 anni, un catechista che lo scorso mese di agosto rimase coinvolto nella battaglia tra i ribelli e i soldati mentre si trovava insieme a tre missionari comboniani, tra cui il direttore della Misna, padre Giulio Albanese. Quel giorno padre Tarcisio Pazzaglia, padre Carlos Rodriguez Soto e padre Albanese stavano incontrando un gruppo di ribelli. Improvvisamente sono iniziati gli scontri a fuoco e in un diluvio di pallottole i tre missionari e il catechista riuscirono miracolosamente a salvarsi, per poi rimanere prigionieri dei soldati governativi per quasi 24 ore. La guerra ha nuovamente toccato da vicino il catechista che due giorni fa è stato rapito dai miliziani al soldo di Joseph Kony, il fanatico fondatore dello Lra, che da oltre 15 anni conduce la sua battaglia per detronizzare il presidente ugandese Yoweri Museveni. Dopo la prigionia dei militari del governo, il giovane catechista ha trascorso, prima di essere liberato, 48 ore anche con le bande armate dello Lra. (A.L.)

 

 

NELLE ACQUE TERRITORIALI DEL MAROCCO SONO ANNEGATE 18 PERSONE

MENTRE TENTAVANO DI RAGGIUNGERE LE COSTE EUROPEE

 

TANGERI. = “Per il momento sono 18 le persone annegate nelle acque territoriali del Marocco mentre tentavano di raggiungere le coste europee”. Lo ha riferito ieri un portavoce della gendarmeria reale marocchina. Il gruppo di migranti, appartenenti a varie nazionalità, è stato avvistato all'alba di venerdì su una spiaggia, meno di venti chilometri a sud di Tangeri. Alcuni sono fuggiti verso l'entroterra, mentre altri, dopo essersi imbarcati su un gommone per sfuggire alle forze dell'ordine, sono caduti in mare aperto. Le operazioni di soccorso, condotte con motovedette e un elicottero, hanno consentito il recupero di tre persone ancora in vita: due marocchini e un senegalese. Finora, il mare ha restituito 18 corpi, ma non è escluso che il numero delle vittime sia superiore. La costa marocchina, sia sul versante atlantico sia su quello mediterraneo, è luogo di partenza di numerosi clandestini diretti in Spagna o in altri Paesi europei. (A.L.)

 

 

“EDUCARE LE PERSONE A VIVERE CON RESPONSABILITA’ LA PROPRIA DIMENSIONE AFFETTIVA”.

 E’ QUESTO L’APPELLO DELLA LETTERA PASTORALE SULL’AIDS

SCRITTA DAI VESCOVI DELLA ZAMBIA

 

LUSAKA. = Con 12 milioni di bambini orfani a causa dell'Aids e più di 25 milioni di sieropositivi, l'Africa subsahariana è il continente più colpito dall'Aids. La situazione non potrà che peggiorare se non si inverte la tendenza: entro il 2010 saranno 43 milioni i sieropositivi africani. Di fronte a questo dramma la Chiesa cattolica, specialmente africana, continua a interrogarsi e a riflettere su quali siano i rimedi. La Chiesa ha sempre posto al centro della sua riflessione la persona e il suo vero bene. L'educazione delle persone a vivere in pienezza e con responsabilità il dono della sessualità nel matrimonio è la via maestra da seguire per affrontare il problema dell'Aids e per costruire un'autentica convivenza civile. Queste sono le riflessioni alla base di un importante documento elaborato dalla Chiesa della Zambia, uno dei Paesi più colpiti dal virus Hiv. Nella lettera pastorale sull'Aids scritta dai vescovi zambiani si sottolinea che la diffusione del virus Hiv è legata al comportamento. La soluzione non sta quindi nel distribuire preservativi a tutti, ma nell'educare le persone a vivere con responsabilità la propria dimensione affettiva. (A.L.)

 

 

DUE PERSONE SONO MORTE ED ALTRE SEI SONO RIMASTE FERITE IN UNA SPARATORIA AVVENUTA IERI

IN UNA CHIESA DI BOGOTA' DURANTE LA SANTA MESSA

 

BOGOTA’. = È di due morti e almeno sei feriti il bilancio di una sparatoria avvenuta ieri in una chiesa di Bogotà durante la celebrazione della Santa Messa domenicale. Quattro uomini armati - riferiscono fonti di Agenzia - hanno fatto irruzione ieri nella chiesa di San Carlo Borromeo, nel quartiere Villa Luz, ed hanno aperto il fuoco contro i fedeli che partecipavano alla celebrazione eucaristica. Fonti della polizia hanno dichiarato che l'episodio sarebbe un regolamento di conti tra bande di malavitosi. Pare che il bersaglio dei sicari fosse una delle due vittime. (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

20 gennaio 2003

 

 

- A cura di Andrea Sarubbi -

 

Possibile svolta nella crisi irachena. Il governo di Baghdad e gli ispettori dell’Onu hanno infatti firmato questa mattina un accordo in 10 punti, in cui l’Iraq si impegna a collaborare per la riuscita dei controlli. Presto giungeranno agli esperti nuovi documenti, ed una squadra interna irachena indagherà sulla presenza di ulteriori eventuali testate nucleari, dopo le 12 ritrovate nei giorni scorsi. Maggiori particolari dell’intesa, nel servizio di Giada Aquilino:

 

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Baghdad incoraggia le ispezioni dell'Onu ai propri “siti privati” e colloqui riservati con gli scienziati iracheni. Questo in sintesi il senso del documento in 10 punti siglato stamani dalle autorità irachene e dai capi degli ispettori Onu in Iraq, Hans Blix e Mohammed el Baradei. Baghdad – si legge in una nota diffusa a conclusione della seconda giornata di incontri tra gli specialisti delle Nazioni Unite e gli uomini di Saddam, guidati dal consigliere Amer Al-Saadi – formerà una propria squadra per cercare altre eventuali ogive, dopo le 11 testate chimiche vuote rinvenute giovedì scorso in un deposito di munizioni nel sud dell'Iraq. Baghdad aveva assicurato che tali armi, importate negli anni 80, erano da tempo scariche. Ma se il regime di Saddam Hussein si affretta ad annunciare che i colloqui sono stati “costruttivi” e soddisfacenti, Blix frena e ribadisce che molte questioni pratiche non sono state risolte: in futuro si dovrà sicuramente parlare di antrace e missili scud. Nel pomeriggio, i responsabili degli specialisti del Palazzo di Vetro saranno ad Atene per incontri col ministro degli Esteri della  Grecia, presidente di turno dell'Unione europea, Papandreu. Domani il ritorno a Baghdad per il proseguimento dei colloqui.

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Ed esattamente il 20 gennaio di due anni fa George W. Bush assumeva ufficialmente la carica di presidente degli Stati Uniti, ottenuta dopo un polemico testa a testa all’ultimo voto con il candidato democratico Al Gore. In 24 mesi alla Casa Bianca, la storia è stata segnata da tappe importanti e drammatiche per la vita degli Stati Uniti e del mondo intero. Come le ha affrontate Bush? Da Washington, la nota di Empedocle Maffia:

 

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È come se ci fossero due presidenze. La prima, dal giorno dell’insediamento sino al settembre del 2001, con un Bush incerto in politica estera, tranne che nella volontà di spostare il suo Paese su posizioni isolazioniste attraverso il ripudio di impegni internazionali già sottoscritti: dall’ambiente alla Corte internazionale ed al Trattato missilistico di Vienna. Poi, c’è l’11 settembre: da quella data si manifesta un Bush deciso a fare della lotta al terrorismo la ragione della propria presidenza, con l’isolazionismo che lascia il posto ad una visione dei rapporti internazionali incentrati sul primato assoluto dell’America. È la presidenza che adotta la strategia della guerra preventiva contro i suoi nemici e delle alleanze asimmetriche: di volta in volta, gli alleati sono coloro che condividono quella singola battaglia contro il terrorismo. E intanto, l’economia decade, il surplus di bilancio diventa deficit pesante e l’intera società americana accetta di ridurre i propri margini di libertà in nome della ricerca, al proprio interno, di possibili nemici. Oggi, mentre comincia la seconda metà della presidenza Bush, l’America vive la vigilia di una guerra che parte del Paese comincia a ripudiare ed il protrarsi di una crisi economica che gran parte del Paese comincia a soffrire, ma ancora decisa a pagare qualunque prezzo pur di battere un nemico senza volto e senza confini che chiama ‘terrorismo’.

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La tensione internazionale non deve distogliere l’attenzione del mondo dalla lotta al terrorismo. Sarà questo, in sintesi, il filo conduttore dell’incontro di oggi a New York del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Alla riunione, promossa dalla Francia, presidente di turno, parteciperanno tutti i ministri degli Esteri dei Paesi membri del Consiglio, tranne quello siriano. Ed un duro colpo al terrorismo è stato inferto oggi in Gran Bretagna da Scotland Yard. Ce ne parla, da Londra, Simonetta Musso:

 

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Una squadra speciale di Scotland Yard ha fatto irruzione questa mattina in una moschea, situata nel quartiere di Finsbury Park nella capitale inglese, arrestando sette persone, in quella che viene descritta la più grande operazione antiterroristica da tempi dell'11 settembre. La polizia britannica ha dichiarato che il blitz di questa mattina è legato al ritrovamento di una piccola quantità di ricina, polvere che potrebbe essere utilizzata come arma biologica, in un appartamento a nord di Londra, il 5 gennaio scorso, a seguito del quale vennero arrestate altre sette persone di origine nordafricana. Secondo gli esperti di Scotland Yard, la moschea di Finsbury Park gioca un ruolo principale nel reclutamento di sospetti terroristi, sia in Gran Bretagna che all'estero. La moschea funge anche da base di appoggio di uno dei leader musulmani più radicali, Abu Hamza Al-Masri, il quale è stato ampiamente criticato dopo aver lodato esplicitamente le azioni di Al-Qaeda, la rete terroristica che fa capo ad Osama Bin Laden.

 

Da Londra, per la Radio vaticana, Simonetta Musso.

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Nonostante l’opposizione degli Stati Uniti, che l’accusavano di violare le prerogative dell’uomo, e la preoccupazione di Israele, che la ritiene mandante di attentati terroristici sul suo territorio, la Libia guiderà i lavori della Commissione delle Nazioni Unite sui diritti umani. L'ambasciatrice libica, Najat Al-Hajjaji, è stata eletta oggi a Ginevra con 33 voti favorevoli, 3 contrari e 17 astensioni. La candidatura della Libia era stata presentata dal gruppo africano cui spettava la presidenza. La sessione annuale della Commissione è in programma dal 17 marzo al 25 aprile.

 

“Un incontro caldo e fruttuoso”: così il viceministro russo Losyukov ha definito il colloquio di 6 ore avuto oggi con il leader nordcoreano Kim Jong Il. Ma da Pyongyang non giungono ancora notizie positive sulla soluzione della crisi legata al riarmo nucleare. Ad accrescere la tensione, le dichiarazioni del console nordcoreano ad Hong Kong, Ri To Sop: “Siamo pronti alla guerra, e non avremo pietà”.

 

Nuova offensiva dei ribelli liberiani contro il governo del presidente Taylor. Un attacco partito dalla Costa d’Avorio, dove i guerriglieri si erano infiltrati, ha colpito duramente la città sudorientale di Beam, provocando almeno un morto ed un numero imprecisato di feriti. Il capo di Stato ha annunciato una risposta armata contro il gruppo dei Liberiani Uniti per la Riconciliazione e la Democrazia, da lui definiti “terroristi”.

 

In piena crisi economica e sociale, il presidente venezuelano, Hugo Chávez, ha proceduto ieri ad un contrastato rimpasto di governo, che ha confermato la sua volontà di ricorrere alle Forze armate, per far tornare il Paese alla normalità. Nell’esecutivo sono entrati, infatti, due generali: Lucas Rincón agli Interni ed alla Giustizia, Jorge Luis García Carneiro alla guida dell’esercito. Ce ne parla Maurizio Salvi:

 

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Se García Carneiro è considerato un militare allineato con la filosofia bolivariana del capo dello Stato, una certa sorpresa ha destato invece la scelta di Rincón. Pur essendo stato l’ufficiale che ha annunciato alla stampa, durante l’effimero golpe dell’11 aprile, la rinuncia di Chávez, il presidente lo ha sempre protetto, nominandolo in maggio ministro della Difesa e definendolo ieri “un patriota”. Intanto, oggi entra in scena l’ex presidente statunitense Jimmy Carter, specializzato nella soluzione di conflitti internazionali. Un compito arduo, perché alla fine della scorsa settimana il presidente venezuelano ha ventilato l’ipotesi di un ritiro, da parte del governo, della delegazione al tavolo del negoziato.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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L'ex presidente serbo Milutinovic è arrivato poco fa all'Aja per consegnarsi ai magistrati del Tribunale penale internazionale, che lo hanno incriminato per i crimini commessi durante la guerra del ‘98-’99 in Kosovo. Stamani, intanto, sarebbe dovuto riprendere il processo contro l'ex leader jugoslavo Milosevic, arrestato nell'aprile del 2001, ma l’udienza è stata nuovamente rinviata per motivi di salute dell’imputato.

 

L’Europa “non capisce che per andare avanti verso la pace Yasser Arafat deve essere rimosso da posizioni di influenza”. Così ieri sera il premier israeliano, Ariel Sharon, durante un incontro con corrispondenti della stampa estera a Gerusalemme. In seno al “quartetto” Unione Europea, Onu, Russia e Usa, Sharon ha detto che Israele e Stati Uniti vedono allo stesso modo “la giusta interpretazione e le misure appropriate” per la realizzazione della fine del conflitto israelo-palestinese.

 

“Queste morti pesano sulla nostra coscienza”: così l'arcivescovo di Lecce, mons. Cosmo Francesco Ruppi, ha commentato la nuova tragedia dell’immigrazione clandestina avvenuta ieri al largo delle coste ioniche, a poche miglia dal porto di Santa Maria di Leuca. Al momento sarebbero 29 i morti e 6 i sopravvissuti, mentre è stato arrestato il presunto scafista del gommone che, partito dal porto del Pireo, trasportava 35 curdi.

 

 

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