RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 20- Testo della
Trasmissione di lunedì 20 gennaio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E
SOCIETA’:
Si inaugura il 25
gennaio a Berna l’Anno della Bibbia, promosso dalle Chiese cristiane in
Svizzera.
Accordo in 10 punti tra l’Iraq e gli ispettori:
Baghdad collaborerà per agevolare i controlli.
Due anni fa, l’insediamento di Bush: in mezzo, lo
spartiacque dell’11 settembre.
Blitz di Scotland Yard in
una moschea di Londra: si intensifica la lotta al terrorismo.
La Libia presidente della
Commissione diritti umani dell’Onu. Proteste di Stati Uniti ed Israele.
Rimpasto di governo in
Venezuela: Chávez si affida alle forze armate.
L’ex leader serbo
Milutinovic si è consegnato alla Corte penale dell’Aja.
20 gennaio 2003
NEL RITROVATO SPIRITO DI FRATELLANZA E CONDIVISIONE
I
CRISTIANI PROCEDANO INSIEME NEL PELLEGRINAGGIO VERSO LA COMUNIONE PIENA. COSI’
GIOVANNI PAOLO II
A UNA DELEGAZIONE ECUMENICA DELLA FINLANDIA,
IN
VISITA OGGI A ROMA PER LA FESTA DI SANT’ENRICO
-
Servizio di Paolo Ondarza -
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“Gli
incontri con la vostra delegazione hanno contribuito ogni anno in maniera
significativa a stringere i rapporti tra luterani e cattolici”. Nella terza
giornata della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Giovanni Paolo
II si è rivolto così ad una delegazione ecumenica della Finlandia, ricevuta
stamani nella Sala Clementina in occasione della festa di Sant’Enrico, primo
vescovo e patrono della Finlandia, che nel XII secolo contribuì alla diffusione
del cristianesimo nel Paese nordeuropeo, in cui oggi i luterani costituiscono
l’85,7 per cento degli oltre 5 milioni di abitanti. Nell’accogliere con
cordialità la piccola delegazione, il Pontefice ha voluto rievocare il Concilio Ecumenico Vaticano II, quando la
Chiesa cattolica fu invitata “ad intraprendere con coraggio l’avventura
dell’ecumenismo, leggendo attentamente con l’aiuto dello Spirito i segni dei tempi”.
Invito accolto in pieno nel corso del pontificato di Papa Wojtyla che ha
commentato: “Oggi viviamo una reale, seppur incompleta, comunione”. Giovanni
Paolo II ha poi indicato nello storico accordo tra luterani e cattolici sulla
dottrina della giustificazione, raggiunto il 31 ottobre 1999 ad Augsburg in
Germania, un segno concreto della “fratellanza riscoperta”: aspetto grazie al
quale i cristiani potranno promuovere “una spiritualità condivisa” nel
“pellegrinaggio verso la piena comunione”.
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VIVERE IL SACRAMENTO DEL
MATRIMONIO COME SEGNO DELLA COMUNIONE
TRA DIO E L’UOMO: COSI’ IL PAPA AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO
INTERNAZIONALE DELLE ÉQUIPES NOTRE DAME,
RICEVUTI STAMANI IN UDIENZA NELLA SALA CLEMENTINA
- Servizio di Alessandro Gisotti -
La centralità dell’Eucaristia nella vita della famiglia:
questo il tema chiave del discorso che Giovanni Paolo II ha rivolto stamani ai
partecipanti all’incontro internazionale del movimento di spiritualità
coniugale Équipes Notre Dame. Il Papa si è soffermato sulla figura del
fondatore del sodalizio, l’Abbé Henri Caffarel, di cui si celebra quest’anno il
centenario della nascita. Un anticipatore “dei fecondi orientamenti del
Concilio Vaticano II”, lo ha definito, capace di dare risalto “al richiamo alla
santità insito nella vita coniugale e familiare”. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
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Una “buona novella”: così la fede cristiana presenta il
matrimonio, relazione unica e indissolubile tra un uomo e una donna. Giovanni
Paolo II ha messo l’accento su questo punto ricordando che, per i cristiani, il
sacramento del matrimonio deve essere vissuto come il “segno dell’alleanza e
della comunione tra Dio e l’uomo, tra Cristo e la Chiesa”. E’ lo Spirito del Signore, ha aggiunto, che
“dona agli sposi un cuore nuovo” rendendoli “capaci di amarsi come Cristo ci ama”.
Di qui, la centralità dell’Eucaristia nella vita coniugale. Le diverse fasi
della liturgia eucaristica, infatti, “invitano gli sposi a vivere la loro vita
coniugale e familiare nell’esempio di Cristo” e del suo amore. Proprio in
questo sacramento, ha aggiunto, i coniugi potranno trovare il “coraggio
necessario per l’accoglienza, il perdono, il dialogo e la comunione dei cuori”.
Non solo, l’Eucaristia sarà anche un potente aiuto “per affrontare le
inevitabili difficoltà della vita familiare”. D’altro canto, ha proseguito il
Pontefice, nel nutrirsi del pane della vita, gli sposi possono manifestare a
pieno la grazia del proprio battesimo in seno alla famiglia, come nella Chiesa
e nella società.
Il Papa non ha mancato di rivolgere un pensiero
particolare alle famiglie che sono state messe a dura prova, esprimendo
l’auspicio che possano “trovare sulla propria strada dei testimoni della
tenerezza e della misericordia di Dio”. “Desidero ribadire - ha aggiunto il
Pontefice - la mia vicinanza spirituale alle persone separate, divorziate e
divorziate risposate che, come battezzati, sono chiamati nel rispetto delle
regole della Chiesa, a partecipare alla vita cristiana”.
Volgendo l’attenzione all’opera svolta dalle Équipes
Notre Dame, che conta circa 52 mila coppie in 60 Paesi, il
Papa ha così richiamato l’importanza di una partecipazione attiva alla vita
della Chiesa da parte dei giovani e dei fidanzati che attendono il messaggio
cristiano sull’amore umano, “al tempo stesso esaltante ed esigente”. Nel solco
di quanto insegnato dall’Abbé Caffarel, il Papa ha poi puntato l’attenzione
sulla preghiera personale, coniugale e familiare senza la quale un cristiano
rischia di indebolirsi. “Una preghiera autentica – ha avvertito - santifica i
membri della famiglia ed apre il cuore all’amore di Dio e dei suoi fratelli”.
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IN
UDIENZA DAL PAPA MONS. CELESTINO MIGLIORE E ALCUNI VESCOVI DEL BRASILE.
ORDINARIATO MILITARE IN SLOVACCHIA
Il Papa
ha ricevuto in udienza stamani l’arcivescovo Celestino Migliore, nunzio
apostolico, nuovo osservatore permanente della Santa Sede presso
l’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Il presule, già sottosegretario della Sezione per i
Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, ricopre ufficialmente questo
importante incarico diplomatico dal 30 ottobre dello scorso anno, data della
nomina papale, in sostituzione dell’arcivescovo Renato Martino, divenuto a sua
volta, il 1° ottobre, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, al
posto del compianto cardinale vietnamita François Xavier Nguyên Van Thuân, scomparso
il 16 settembre 2002.
Sempre questa mattina, Il Santo Padre ha ricevuto cinque
vescovi della Conferenza episcopale del Brasile, in visita “ad Limina”.
Il Pontefice ha inoltre istituito l’Ordinariato militare
per la Slovacchia. Come primo ordinario militare per la Slovacchia, il Papa ha
nominato mons. Frantisek Ràbek, finora vescovo ausiliare di Nitra. Attualmente,
il presule è anche presidente della Commissione episcopale slovacca per le
scienze, l’educazione e la cultura.
SICCITA’ E CARESTIA IN ETIOPIA E IN ERITREA E
SITUAZIONE MEDIORIENTALE
FRA I
GRANDI TEMI DELL’ASSEMBLEA DELLA ROACO,
APERTA
STAMANE IN VATICANO
-
Intervista con mons. Francesco Giovanni Brugnaro -
Oltre 20 le associazione e gli organismi ecclesiali
aderenti alla Roaco, che riunisce le Opere di assistenza alle Chiese orientali
cattoliche. E proprio stamane in Vaticano si è aperta l’Assemblea generale di
questa istituzione, inserita da una trentina d’anni nella Congregazione per le
Chiese orientali, il cui prefetto il cardinale Ignace Moussa I Daoud presiede
ai lavori. Diversi i temi, i problemi ed i Paesi di cui si occupa la Roaco, che
due volte l’anno convoca tutte le agenzie per dibattere sulle necessità e le
urgenze del momento. Quest’anno in particolare all’esame dell’Assemblea è la
critica situazione in Etiopia ed Eritrea, da cui giungono notizie allarmanti di
carestia. Giovanni Peduto ha intervistato il segretario della Roaco, mons.
Francesco Giovanni Brugnaro.
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R. –
Da giugno il nunzio Silvano Tomasi e poi l’arcivescovo di Addis Abeba Souraphiel
hanno presentato alla riunione della Roaco, le grandi problematiche che
riguardano soprattutto due ambiti, il primo il soccorso immediato alla
popolazione, e quindi gli aiuti concreti per acqua, cibarie, vestiario e quant’altro
necessario, in maniera da permettere alle comunità cristiane, non solo di
essere soccorse esse stesse, ma di poter i vescovi aiutare i fedeli che sono in
necessità, e poi alcuni progetti che non sono grandi progetti, ma piccoli, come
acquedotti, la costruzione di cucine mobili e di altre attrezzature. Abbiamo
questa volta 18 progetti e già in questi giorni sono arrivate adesioni da parte
delle agenzie, che ricevono il materiale almeno con due mesi e mezzo di
anticipo, che si stanno facendo carico, direi quasi per la totalità.
D. –
Naturalmente, la Terra Santa è sempre al centro dell’attenzione della Roaco, soprattutto
in questi tempi così precari e così preoccupanti ...
R. –
Certamente, la Terra Santa è sempre all’attenzione della Roaco, in quanto è uno
dei temi capitali legato poi alla colletta, che per antichissima tradizione di
origine apostolica, ancora si continua a fare all’interno della Chiesa cattolica
e dei cristiani per cui il Venerdì Santo vengono raccolte le offerte in sostegno
delle comunità cattoliche e delle comunità cristiane di Terra Santa. Il nunzio
a Gerusalemme, mons. Sambi, ci darà le consuete informazioni; tra l’altro anche
in qualità di presidente e Gran Cancelliere della Betlehem University ci
fornirà informazioni circa il disagio che stanno vivendo gli studenti in questo
momento così difficile e drammatico trovandosi, tra l’altro, come residenza in
Betlemme. Poi ci sarà il Custode di Terra Santa che darà le informazioni opportune
sia per le entrate e sia sopratutto per quelle opere di carattere sociale nelle
quali la Custodia si è molto impegnata. Il Padre Battistelli informerà
opportunamente in particolare relativamente anche ai quei piccoli progetti
tendenti a dare abitazioni alle giovani coppie di famiglie cristiane che spesso
sono invogliate ad abbandonare la Terra Santa, in maniera da favorirne, invece,
la residenza. Poi c’è il problema delle scuole, il sostegno delle opere delle
scuole in particolare.
D. –
Accanto a questi due punti focali – l’Etiopia e la Terra Santa – dove si volgerà
ancora l’attenzione della Roaco in questa seduta di gennaio?
R. –
Si porterà l’attenzione alla Georgia per la quale abbiamo alcuni progetti, e
poi alla Romania. Si deciderà – ma questo lo stabilirà il Comitato organizzatore
dopo aver ascoltato l’Assemblea generale – quale tema particolare mettere
all’ordine del giorno per la seconda assemblea della Roaco 2003, che si tiene a
giugno. Può darsi benissimo che siano problemi riguardanti l’Ucraina o la
Romania, per analizzare progetti ed esaminare richieste, e poi anche la
gravissima situazione degli immigrati nei Paesi europei e non. Pensiamo al
Libano, pensiamo alla Grecia, dove ci sono 30 mila immigrati, quasi tutti
cristiani, provenienti dalle Filippine, dall’isola Capo Verde eccetera, che hanno
bisogno di assistenza particolare. Spesso sono tutti appartenenti alla Chiesa
romana, alla Chiesa latina ed hanno bisogno di una pastorale particolare e non
sempre le Chiese orientali sono strutturate sia per l’assistenza materiale ma
soprattutto per la formazione di questi cristiani, che arrivano in Europa
chiedendo lavoro e ospitalità di altro genere.
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La prima pagina si apre con la
situazione in Iraq: raggiunto un accordo per facilitare le ispezioni.
Sempre in prima, "La
Madonna non può permettere che i suoi figli siano separati per sempre" è
il titolo del pensiero di padre Giuseppe Buono, dedicato all'Anno del Rosario.
Nelle vaticane, all'Angelus, la
corale invocazione del Papa all'inizio della Settimana di preghiera per l'unità
dei cristiani: "Nella verità e nella carità cresca fino alla pienezza la comunione
tra i cristiani".
Nel discorso ai responsabili
regionali delle Equipes Notre-Dame, Giovanni Paolo II ha sottolineato che
nell'Eucaristia i coniugi cristiani trovano l'audacia necessaria per
l'accoglienza e un aiuto prezioso per affrontare le inevitabili difficoltà di
qualsiasi vita familiare. Al contempo, il Santo Padre ha espresso il desiderio
di ribadire la sua vicinanza spirituale "alle persone separate, divorziate
o divorziate risposate, che, in quanto battezzate, sono chiamate, nel rispetto
delle regole della Chiesa, a partecipare alla vita cristiana".
Una pagina dedicata alla
celebrazione eucaristica di ringraziamento presieduta dal cardinale Angelo
Sodano, segretario di Stato, in occasione del XXV della sua ordinazione
episcopale: pubblicata l'omelia del porporato.
Un articolo di Real Tremblay
sulla Nota della Congregazione per la dottrina della fede sui cattolici nella
vita politica.
Un articolo di John
Mutiso-Mbinda riguardo alla Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.
Nelle pagine estere, Medio
Oriente: Sharon disposto ad accettare uno Stato palestinese smilitarizzato.
Corea del Nord: il leader Kim
Jong Il a colloquio con il rappresentante di Putin, mentre il segretario di
Stato statunitense parla di "qualche progresso" nelle iniziative
diplomatiche in riferimento alla questione nucleare.
Venezuela: ordine dell'esercito
di occupare i depositi di generi alimentari; duro monito di Chavez
all'opposizione.
Nella pagina culturale,
"La storia della Resistenza nella provincia di Pavia (1943-1945)" è
il titolo del contributo di Danilo Veneruso sul volume "L'altra
guerra" di Giulio Guderzo.
Nelle pagine italiane, in primo
piano l'immigrazione: la nuova tragedia consumatasi nel Mar Jonio.
I temi della giustizia e
dell'ambiente.
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RIMETTENDO AL PRIMO POSTO LA
PREGHIERA DEL ROSARIO:
RINASCE IN FAMIGLIA UN DIALOGO DI
PACE
- La testimonianza della signora
Susanna D’Agostini –
Mentre
a Manila fervono gli ultimi preparativi per il grande IV incontro mondiale
delle famiglie, che inizierà mercoledì prossimo, in quest’anno del rosario,
riproponiamo l’invito ardito del Papa: ritornare a recitare questa antica
preghiera mariana in famiglia e pregare per la famiglia, “per arginare gli
effetti devastanti della crisi che la colpisce”. “Molti problemi delle famiglie
dipendono dal fatto che diventa sempre più difficile comunicare. Non si riesce
a stare insieme – osserva il Papa nella lettera dedicata al Rosario. Ed ecco la
sua proposta: “La famiglia che prega unita, resta unita”. “I singoli membri
della famiglia recuperano la capacità di guardarsi sempre nuovamente negli
occhi per comunicare, per solidarizzare, per perdonarsi scambievolmente, per
ripartire con un patto di amore rinnovato dallo Spirito di Dio”.
Difficile? Perché non provarci? E’ l’invito del Papa. E
c’è chi l’ha accolto. Ascoltiamo l’esperienza della signora Susanna D’Alberti,
madre di 3 figli di 14, 12 e 9 anni della parrocchia romana di San Timoteo.
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R. – La sera, è per noi il momento più delicato della
giornata, in cui arriviamo tutti stanchi ... Abbiamo provato a fidarci, a
rischiare e allora abbiamo visto che, anche partendo da pochissimo, la recita
di un solo mistero, di una sola decina insieme ai bambini, si sono create, si
stanno lentamente creando le condizioni di un dialogo anche con i figli
laddove, durante il corso di tutta la giornata, questo non avviene. Invece, è
proprio in quel momento in cui noi mettiamo al primo posto la preghiera
attraverso Maria, in quel momento si creano le condizioni per un dialogo di
pace, una condizione di pace per poterci incontrare e stare anche insieme in
modo diverso.
D. – Il Papa nella Lettera dice che questo dialogo con
Maria è anche un modo per guardare a Gesù con gli occhi di Maria, per
riscoprire il Vangelo, e quindi farlo calare in modo più vitale nella nostra
vita. Succede così anche a voi?
R. – Io ho visto proprio che è come se Maria ci avesse
detto di centrare di nuovo il bersaglio, l’obiettivo, rimettendo concretamente
nella nostra vita quotidiana Gesù al primo posto. Quando noi diciamo il mistero
- ieri sera erano i misteri dolorosi - noi riviviamo in modo molto semplice
quello che ha fatto Gesù per noi, e questo ci unisce perché è come se l’amore
che Gesù ha dimostrato per noi, riunisse veramente tutti quanti e quindi si
ripartisse da questa unione d’amore per poi affrontare tutto il resto.
D. – Chi è Maria per te, per voi?
R. – Maria per me è il mio rifugio, è il mio porto sicuro
perché ho sperimentato che laddove io proprio non ce la faccio con le mie
forze, vedo Lei che mi viene incontro e mi aiuta in modo concreto. La voglio
proprio ringraziare perché veramente è una madre meravigliosa che ha cura dei
suoi figli in modo concreto.
D. – E poi riporta continuamente a Suo Figlio, non è che
si ferma a Lei ...
R. – Lei è mamma proprio perché mi dà il Paradiso che è
Suo Figlio. Io vedo che la gioia che Lei mi dà è indicarmi sempre Gesù, che è
il Paradiso. E quindi è come se mi riportasse sempre sulla strada giusta.
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RAPPORTO DEL PROGRAMMA ONU PER LO SVILUPPO:
L’INTEGRAZIONE
DEGLI ZINGARI CONDIZIONE ESSENZIALE
NELL’UNIONE
EUROPEA ALLARGATA
Occupazione e reddito, istruzione e salute, partecipazione politica e
inclusione sociale: i capitoli di uno studio approfondito che fotografa le
condizioni di vita dei Rom in cinque Paesi del centroeuropa. Una realtà
‘scomoda’ da affrontare per i governi ungherese, slovacco, ceco, bulgaro e
rumeno per essere ammessi senza critiche e riserve nell’Unione europea. Non si
può infatti ignorare il destino di 4-5 milioni di persone - non esiste un
censimento ufficiale - che sopravvivono in massima parte con sussidi statali.
Secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp), occorrono un
diverso approccio e soluzioni nuove per emancipare queste popolazioni e
liberarle dalla dipendenza economica. Roberta Gisotti ha intervistato la
dott.ssa Sandra Pralong, portavoce dell’Undp per l’Europa.
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R. – E’ un periodo molto importante per l’Europa: i Rom
rappresentano la minoranza più grande del Continente e non soltanto dell’Europa
centrale. E’, dunque, importante che questa minoranza si integri, si sviluppi
nel seno dell’Europa unita. Anche perché non c’è stato mai uno studio
comparativo. Non si è mai saputo quali sono le caratteristiche della situazione
dei Rom in questi Paesi. Ma quando si vuole attuare una politica mirata è
necessario che si faccia sulla base di dati precisi.
D. – L’integrazione dei Rom è quindi considerata una
condizione essenziale per questi Paesi dell’Europa centro orientale per entrare
nell’Unione Europea. L’Undp denuncia che investimenti sono stati fatti per
integrare queste popolazioni Rom, ma non sono stati efficaci. Come mai?
R. – E’ importante sapere che quello che è stato
realizzato finora in alcuni Paesi, sono specificatamente dei programmi che
tutelano e promuovono i diritti umani dei Rom. Ma ciò non è sufficiente. E’ un
problema molto più grande. Bisogna prendere in considerazione l’educazione, il
problema del lavoro e della rappresentanza politica. E’ necessario lavorare,
dunque, su questi tre aspetti.
D. – C’è da dire però che ci sono delle difficoltà
oggettive di integrazione delle popolazioni Rom. Infatti, molti tentativi in
tal senso sono falliti, e forse forzare la mano può anche significare non
rispettare l’identità e la cultura Rom che - va detto - di per sé si pongono al
di fuori dell’organizzazione sociale degli Stati?
R. – Integrazione non vuol dire assimilazione.
L’integrazione è sociale, economica e politica. I Rom devono mantenere la
propria identità culturale ed una dignità specifica in seno all’Europa. Questi
programmi devono aiutarli ad emanciparsi con le loro forze. Se hanno
l’educazione, se hanno la possibilità di avere un lavoro, se hanno una
rappresentanza politica, la soluzione verrà da loro stessi. Non è necessario
che siano sempre assistiti, come in
questo momento: il 70 per cento delle famiglie, dipendono infatti per la loro
sopravvivenza dallo Stato. Questo non è normale in Paesi europei, moderni, in
Paesi che entreranno nella comunità Europea in due anni.
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20 gennaio 2003
IN SVIZZERA L’ANNO
DELLA BIBBIA DEBUTTERA’ UFFICIALMENTE A BERNA IL 25 GENNAIO.
L’INIZIATIVA DELLA COMUNITA’ DI LAVORO DELLE
CHIESE CRISTIANE
IN
SVIZZERA, HA L’INTENTO DI DIFFONDERE LA LETTURA DELLA PAROLA DI DIO
BERNA. = “Cercate e
trovate” è il motto dell’Anno della
Bibbia, proclamato in Svizzera dalla Comunità di lavoro delle Chiese
Cristiane in Svizzera, con lo scopo di diffondere la conoscenza della Parola di
Dio. L’iniziativa si articolerà in un programma zeppo di appuntamenti. La
Comunità di lavoro delle Chiese cristiane in Svizzera, presieduta da mons. Kurt
Koch, vescovo di Basilea, si avvale della collaborazione della Società Biblica
svizzera, della Associazione Biblica cattolica e della Schweizerisches Katholisches Bibelwerk. Fare del 2003 l’Anno della Bibbia è una iniziativa, che
è stata lanciata dalla Chiesa e dalle altre confessioni cristiane della
Germania. Essa, oltre alla Svizzera, ha coinvolto anche la Francia,
l’Austria, il principato del
Lussemburgo e il gran ducato del Liechtenstein. Mons. Koch, nella conferenza
stampa offerta ieri a Berna, ha sottolineato l’importanza della Bibbia “senza
la quale - ha detto - la cultura europea sarebbe inconcepibile”. Questo ruolo
culturale del Libro Sacro, ha aggiunto il vescovo di Basilea, nascente dalla
riflessione personale e dalle implicazioni socio-politiche, giustifica la
necessità di promuovere la lettura della Parola di Dio. Alcune cifre. La Bibbia
è composta da 5 milioni di parole tradotte, a tutt’oggi, in 2287 lingue.
L’Alleanza Biblica Universale dice di aver diffuso sinora 20 milioni di Bibbie.
In Svizzera, ogni anno, se ne vendono 60 mila. (A.M./P.O.)
IN TUTTO IL MONDO MIGLIAIA DI
PERSONE SONO SCESE IN PIAZZA SABATO SCORSO
PER
MANIFESTARE CONTRO L’IPOTESI DI UN ATTACCO ALL’IRAQ.
DIMOSTRAZIONE A WASHINGTON DAVANTI ALLA CASA
BIANCA
WASHINGTON.
= Migliaia di persone sono scese in piazza in tutto il mondo, nella giornata di
sabato, per esprimere il proprio dissenso contro l'ipotesi di un attacco
all'Iraq. In America e in Europa, in Asia e in Medio Oriente, la parola
d'ordine è stata una sola: “pace”. La manifestazione più importante si è svolta
a Washington di fronte alla Casa Bianca. Alcune decine di migliaia di persone -
si calcola almeno cinquantamila - hanno dimostrato con slogan e cartelli la
loro disapprovazione nei confronti della politica mediorientale
dell'amministrazione del presidente George W. Bush e la loro contrarietà ad un
eventuale intervento militare in Iraq. Gli stessi propositi hanno animato i
manifestanti scesi in piazza nel resto del mondo. In Germania i centri delle
maggiori proteste sono stati quelli di Amburgo e Colonia. Un luogo
particolarmente “caldo” è stato anche quello di Heidelberg, sede di una base
Usa. I pacifisti hanno sfilato anche a Tokyo, in Giappone, mentre a Rawalpindi,
in Pakistan, migliaia di bambini delle scuole elementari si sono uniti in una
toccante catena umana organizzata da 27 organizzazioni non governative. A
Mosca, centinaia di persone si sono assiepate davanti ai cancelli dell'ambasciata
Usa. Migliaia anche i dimostranti nelle principali città del Regno Unito:
Londra, Birmingham, Nottingham e Cardiff. Lo slogan più gridato nella terra del
premier Tony Blair è stato “Don't Attack Iraq” (Non attaccate l'Iraq).
In Bahrein, oltre millecinquecento persone hanno marciato esibendo cartelli e
levando slogan che invocavano l'espulsione delle forze armate statunitensi dal
Paese. Il piccolo regno affacciato al Golfo Persico accoglie infatti la Quinta
flotta Usa e ospita circa mille soldati dell'esercito americano. Anche in
diverse città italiane, tra cui Bologna, Napoli e Firenze, sono state
organizzate manifestazioni per promuovere la pace. Nella città toscana una
pacifica catena umana ha stretto la sede del consolato Usa tra i due ponti
sull'Arno. (A.L.)
DALL’UGANDA SCONVOLTO DALLA GUERRA E DA
UNA SPIRALE DI VIOLENZA ARRIVA UNA BUONA NOTIZIA.
DOPO UNA PRIGIONIA DI 48 ORE E’ STATO
RILASCIATO
IL
CATECHISTA RAPITO DUE GIORNI FA DAI RIBELLI
KAMPALA. = Dal Nord Uganda continua ad arrivare solo un’ininterrotta
eco di notizie drammatiche. La spirale di violenza quotidiana, perpetrata dai
ribelli dell’esercito di resistenza (Lra), non si arresta. A febbraio
dovrebbero riprendere le scuole, ma il condizionale è d’obbligo in una terra
piagata dalla cronica insicurezza e dalle imboscate dei miliziani. L’ultima
testimonianza raccolta dall’Agenzia Misna conferma questo inaudito clima di
sopraffazione ai danni dei civili. Ma, per una volta, l’angoscia della tragedia
del nord Uganda si stempera in un sorriso. E’ la storia a lieto fine di Franco,
28 anni, un catechista che lo scorso mese di agosto rimase coinvolto nella
battaglia tra i ribelli e i soldati mentre si trovava insieme a tre missionari
comboniani, tra cui il direttore della Misna, padre Giulio Albanese. Quel
giorno padre Tarcisio Pazzaglia, padre Carlos Rodriguez Soto e padre Albanese
stavano incontrando un gruppo di ribelli. Improvvisamente sono iniziati gli
scontri a fuoco e in un diluvio di pallottole i tre missionari e il catechista
riuscirono miracolosamente a salvarsi, per poi rimanere prigionieri dei soldati
governativi per quasi 24 ore. La guerra ha nuovamente toccato da vicino il
catechista che due giorni fa è stato rapito dai miliziani al soldo di Joseph
Kony, il fanatico fondatore dello Lra, che da oltre 15 anni conduce la sua
battaglia per detronizzare il presidente ugandese Yoweri Museveni. Dopo la
prigionia dei militari del governo, il giovane catechista ha trascorso, prima
di essere liberato, 48 ore anche con le bande armate dello Lra. (A.L.)
NELLE ACQUE TERRITORIALI DEL MAROCCO SONO ANNEGATE 18
PERSONE
MENTRE
TENTAVANO DI RAGGIUNGERE LE COSTE EUROPEE
TANGERI. = “Per il momento sono 18 le persone annegate
nelle acque territoriali del Marocco mentre tentavano di raggiungere le coste
europee”. Lo ha riferito ieri un portavoce della gendarmeria reale marocchina.
Il gruppo di migranti, appartenenti a varie nazionalità, è stato avvistato
all'alba di venerdì su una spiaggia, meno di venti chilometri a sud di Tangeri.
Alcuni sono fuggiti verso l'entroterra, mentre altri, dopo essersi imbarcati su
un gommone per sfuggire alle forze dell'ordine, sono caduti in mare aperto. Le
operazioni di soccorso, condotte con motovedette e un elicottero, hanno
consentito il recupero di tre persone ancora in vita: due marocchini e un senegalese.
Finora, il mare ha restituito 18 corpi, ma non è escluso che il numero delle
vittime sia superiore. La costa marocchina, sia sul versante atlantico sia su
quello mediterraneo, è luogo di partenza di numerosi clandestini diretti in
Spagna o in altri Paesi europei. (A.L.)
“EDUCARE LE PERSONE A VIVERE CON
RESPONSABILITA’ LA PROPRIA DIMENSIONE AFFETTIVA”.
E’ QUESTO L’APPELLO DELLA LETTERA PASTORALE
SULL’AIDS
SCRITTA
DAI VESCOVI DELLA ZAMBIA
LUSAKA.
= Con 12 milioni di bambini orfani a causa dell'Aids e più di 25 milioni di
sieropositivi, l'Africa subsahariana è il continente più colpito dall'Aids. La
situazione non potrà che peggiorare se non si inverte la tendenza: entro il
2010 saranno 43 milioni i sieropositivi africani. Di fronte a questo dramma la
Chiesa cattolica, specialmente africana, continua a interrogarsi e a riflettere
su quali siano i rimedi. La Chiesa ha sempre posto al centro della sua
riflessione la persona e il suo vero bene. L'educazione delle persone a vivere
in pienezza e con responsabilità il dono della sessualità nel matrimonio è la
via maestra da seguire per affrontare il problema dell'Aids e per costruire
un'autentica convivenza civile. Queste sono le riflessioni alla base di un
importante documento elaborato dalla Chiesa della Zambia, uno dei Paesi più
colpiti dal virus Hiv. Nella lettera pastorale sull'Aids scritta dai vescovi
zambiani si sottolinea che la diffusione del virus Hiv è legata al
comportamento. La soluzione non sta quindi nel distribuire preservativi a
tutti, ma nell'educare le persone a vivere con responsabilità la propria dimensione
affettiva. (A.L.)
DUE PERSONE SONO MORTE ED ALTRE SEI SONO RIMASTE
FERITE IN UNA SPARATORIA AVVENUTA IERI
IN UNA
CHIESA DI BOGOTA' DURANTE LA SANTA MESSA
BOGOTA’. = È di due morti e almeno sei feriti il bilancio
di una sparatoria avvenuta ieri in una chiesa di Bogotà durante la celebrazione
della Santa Messa domenicale. Quattro uomini armati - riferiscono fonti di
Agenzia - hanno fatto irruzione ieri nella chiesa di San Carlo Borromeo, nel
quartiere Villa Luz, ed hanno aperto il fuoco contro i fedeli che partecipavano
alla celebrazione eucaristica. Fonti della polizia hanno dichiarato che
l'episodio sarebbe un regolamento di conti tra bande di malavitosi. Pare che il
bersaglio dei sicari fosse una delle due vittime. (A.L.)
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- A cura
di Andrea Sarubbi -
Possibile svolta nella crisi
irachena. Il governo di Baghdad e gli ispettori dell’Onu hanno infatti firmato
questa mattina un accordo in 10 punti, in cui l’Iraq si impegna a collaborare
per la riuscita dei controlli. Presto giungeranno agli esperti nuovi documenti,
ed una squadra interna irachena indagherà sulla presenza di ulteriori eventuali
testate nucleari, dopo le 12 ritrovate nei giorni scorsi. Maggiori particolari
dell’intesa, nel servizio di Giada Aquilino:
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Baghdad incoraggia le ispezioni
dell'Onu ai propri “siti privati” e colloqui riservati con gli scienziati
iracheni. Questo in sintesi il senso del documento in 10 punti siglato stamani
dalle autorità irachene e dai capi degli ispettori Onu in Iraq, Hans Blix e
Mohammed el Baradei. Baghdad – si legge in una nota diffusa a conclusione della
seconda giornata di incontri tra gli specialisti delle Nazioni Unite e gli
uomini di Saddam, guidati dal consigliere Amer Al-Saadi – formerà una propria
squadra per cercare altre eventuali ogive, dopo le 11 testate chimiche vuote
rinvenute giovedì scorso in un deposito di munizioni nel sud dell'Iraq. Baghdad
aveva assicurato che tali armi, importate negli anni 80, erano da tempo
scariche. Ma se il regime di Saddam Hussein si affretta ad annunciare che i colloqui
sono stati “costruttivi” e soddisfacenti, Blix frena e ribadisce che molte
questioni pratiche non sono state risolte: in futuro si dovrà sicuramente
parlare di antrace e missili scud. Nel pomeriggio, i responsabili degli
specialisti del Palazzo di Vetro saranno ad Atene per incontri col ministro
degli Esteri della Grecia, presidente
di turno dell'Unione europea, Papandreu. Domani il ritorno a Baghdad per il
proseguimento dei colloqui.
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Ed esattamente il 20 gennaio di due anni fa George W. Bush assumeva
ufficialmente la carica di presidente degli Stati Uniti, ottenuta dopo un
polemico testa a testa all’ultimo voto con il candidato democratico Al Gore. In
24 mesi alla Casa Bianca, la storia è stata segnata da tappe importanti e drammatiche
per la vita degli Stati Uniti e del mondo intero. Come le ha affrontate Bush?
Da Washington, la nota di Empedocle Maffia:
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È come se ci fossero due
presidenze. La prima, dal giorno dell’insediamento sino al settembre del 2001,
con un Bush incerto in politica estera, tranne che nella volontà di spostare il
suo Paese su posizioni isolazioniste attraverso il ripudio di impegni
internazionali già sottoscritti: dall’ambiente alla Corte internazionale ed al
Trattato missilistico di Vienna. Poi, c’è l’11 settembre: da quella data si
manifesta un Bush deciso a fare della lotta al terrorismo la ragione della
propria presidenza, con l’isolazionismo che lascia il posto ad una visione dei
rapporti internazionali incentrati sul primato assoluto dell’America. È la
presidenza che adotta la strategia della guerra preventiva contro i suoi nemici
e delle alleanze asimmetriche: di volta in volta, gli alleati sono coloro che
condividono quella singola battaglia contro il terrorismo. E intanto,
l’economia decade, il surplus di bilancio diventa deficit pesante e l’intera
società americana accetta di ridurre i propri margini di libertà in nome della
ricerca, al proprio interno, di possibili nemici. Oggi, mentre comincia la
seconda metà della presidenza Bush, l’America vive la vigilia di una guerra che
parte del Paese comincia a ripudiare ed il protrarsi di una crisi economica che
gran parte del Paese comincia a soffrire, ma ancora decisa a pagare qualunque
prezzo pur di battere un nemico senza volto e senza confini che chiama ‘terrorismo’.
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La tensione internazionale non
deve distogliere l’attenzione del mondo dalla lotta al terrorismo. Sarà questo,
in sintesi, il filo conduttore dell’incontro di oggi a New York del Consiglio
di Sicurezza dell’Onu. Alla riunione, promossa dalla Francia, presidente di
turno, parteciperanno tutti i ministri degli Esteri dei Paesi membri del
Consiglio, tranne quello siriano. Ed un duro colpo al terrorismo è stato
inferto oggi in Gran Bretagna da Scotland Yard. Ce ne parla, da Londra, Simonetta
Musso:
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Una squadra speciale di Scotland
Yard ha fatto irruzione questa mattina in una moschea, situata nel quartiere di
Finsbury Park nella capitale inglese, arrestando sette persone, in quella che
viene descritta la più grande operazione antiterroristica da tempi dell'11
settembre. La polizia britannica ha dichiarato che il blitz di questa mattina è
legato al ritrovamento di una piccola quantità di ricina, polvere che potrebbe
essere utilizzata come arma biologica, in un appartamento a nord di Londra, il
5 gennaio scorso, a seguito del quale vennero arrestate altre sette persone di origine
nordafricana. Secondo gli esperti di Scotland Yard, la moschea di Finsbury Park
gioca un ruolo principale nel reclutamento di sospetti terroristi, sia in Gran
Bretagna che all'estero. La moschea funge anche da base di appoggio di uno dei
leader musulmani più radicali, Abu Hamza Al-Masri, il quale è stato ampiamente
criticato dopo aver lodato esplicitamente le azioni di Al-Qaeda, la rete
terroristica che fa capo ad Osama Bin Laden.
Da Londra, per la Radio
vaticana, Simonetta Musso.
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Nonostante l’opposizione degli
Stati Uniti, che l’accusavano di violare le prerogative dell’uomo, e la
preoccupazione di Israele, che la ritiene mandante di attentati terroristici
sul suo territorio, la Libia guiderà i lavori della Commissione delle Nazioni
Unite sui diritti umani. L'ambasciatrice libica, Najat Al-Hajjaji, è stata
eletta oggi a Ginevra con 33 voti favorevoli, 3 contrari e 17 astensioni. La
candidatura della Libia era stata presentata dal gruppo africano cui spettava
la presidenza. La sessione annuale della Commissione è in programma dal 17 marzo
al 25 aprile.
“Un incontro caldo e fruttuoso”:
così il viceministro russo Losyukov ha definito il colloquio di 6 ore avuto
oggi con il leader nordcoreano Kim Jong Il. Ma da Pyongyang non giungono ancora
notizie positive sulla soluzione della crisi legata al riarmo nucleare. Ad
accrescere la tensione, le dichiarazioni del console nordcoreano ad Hong Kong,
Ri To Sop: “Siamo pronti alla guerra, e non avremo pietà”.
Nuova offensiva dei ribelli
liberiani contro il governo del presidente Taylor. Un attacco partito dalla Costa
d’Avorio, dove i guerriglieri si erano infiltrati, ha colpito duramente la
città sudorientale di Beam, provocando almeno un morto ed un numero imprecisato
di feriti. Il capo di Stato ha annunciato una risposta armata contro il gruppo
dei Liberiani Uniti per la Riconciliazione e la Democrazia, da lui definiti
“terroristi”.
In
piena crisi economica e sociale, il presidente venezuelano, Hugo Chávez, ha
proceduto ieri ad un contrastato rimpasto di governo, che ha confermato la sua
volontà di ricorrere alle Forze armate, per far tornare il Paese alla normalità.
Nell’esecutivo sono entrati, infatti, due generali: Lucas Rincón agli Interni
ed alla Giustizia, Jorge Luis García Carneiro alla guida dell’esercito. Ce ne
parla Maurizio Salvi:
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Se García Carneiro è considerato
un militare allineato con la filosofia bolivariana del capo dello Stato, una
certa sorpresa ha destato invece la scelta di Rincón. Pur essendo stato
l’ufficiale che ha annunciato alla stampa, durante l’effimero golpe dell’11
aprile, la rinuncia di Chávez, il presidente lo ha sempre protetto, nominandolo
in maggio ministro della Difesa e definendolo ieri “un patriota”. Intanto, oggi
entra in scena l’ex presidente statunitense Jimmy Carter, specializzato nella
soluzione di conflitti internazionali. Un compito arduo, perché alla fine della
scorsa settimana il presidente venezuelano ha ventilato l’ipotesi di un ritiro,
da parte del governo, della delegazione al tavolo del negoziato.
Maurizio Salvi, per la Radio
Vaticana.
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L'ex presidente serbo
Milutinovic è arrivato poco fa all'Aja per consegnarsi ai magistrati del
Tribunale penale internazionale, che lo hanno incriminato per i crimini
commessi durante la guerra del ‘98-’99 in Kosovo. Stamani, intanto, sarebbe
dovuto riprendere il processo contro l'ex leader jugoslavo Milosevic, arrestato
nell'aprile del 2001, ma l’udienza è stata nuovamente rinviata per motivi di
salute dell’imputato.
L’Europa “non capisce che per
andare avanti verso la pace Yasser Arafat deve essere rimosso da posizioni di
influenza”. Così ieri sera il premier israeliano, Ariel Sharon, durante un
incontro con corrispondenti della stampa estera a Gerusalemme. In seno al
“quartetto” Unione Europea, Onu, Russia e Usa, Sharon ha detto che Israele e
Stati Uniti vedono allo stesso modo “la giusta interpretazione e le misure
appropriate” per la realizzazione della fine del conflitto israelo-palestinese.
“Queste morti pesano sulla
nostra coscienza”: così l'arcivescovo di Lecce, mons. Cosmo Francesco Ruppi, ha
commentato la nuova tragedia dell’immigrazione clandestina avvenuta ieri al
largo delle coste ioniche, a poche miglia dal porto di Santa Maria di Leuca. Al
momento sarebbero 29 i morti e 6 i sopravvissuti, mentre è stato arrestato il
presunto scafista del gommone che, partito dal porto del Pireo, trasportava 35
curdi.
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