RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 7- Testo della Trasmissione di martedì 7 gennaio  2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In udienza dal Papa i nuovi vescovi ordinati ieri in San Pietro nella Solennità dell’Epifania del Signore: una riflessione del cardinale Roger Etchegaray e i sentimenti di alcuni familiari.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La straordinaria esperienza dei Re Magi guidati dalla stella verso Betlemme, attualizzata in un libro che invita l’uomo di oggi a riscoprire con occhi nuovi i segni della presenza di Dio nel nostro tempo: intervista con l’autore, Giuseppe Savagnone.

 

La pace negata ai popoli israeliano e palestinese, travolti dalla spirale infinita di attentati terroristici e cieche rappresaglie: una valutazione del nostro direttore generale, padre Pasquale Borgomeo.

 

CHIESA E SOCIETA’:

La festa del Natale ortodosso celebrata ieri sera a Mosca dal Patriarca Alessio II, nella cattedrale  del Cristo Salvatore.

 

Avviati i preparativi per il centenario della nascita di Giorgio La Pira, profeta di pace e di solidarietà tra i popoli.

 

Che il ministero degli Esteri italiano intervenga nel processo di pace in Sudan. Questo l’appello lanciato da mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek.

 

“I congolesi imparino a diventare un popolo unito che sappia conciliare i diversi interessi attraverso il confronto democratico e pacifico”. E’ l’appello del vescovo di Goma, mons. Faustin Ngabu.

 

Il maltempo causa oltre 200 morti in India, mentre l’Europa è in ginocchio a causa delle forti perturbazioni nevose.

 

24 ORE NEL MONDO:

Nuove accuse di Saddam Hussein ai controllori dell’Onu.

 

Preoccupazioni internazionali anche per il possibile riarmo atomico della Corea del Nord.

 

Fine settimana di violenza in Algeria: oltre 40 morti per gli attacchi della guerriglia islamica.

 

Sanguinosi scontri in Costa d’Avorio tra ribelli e militari francesi.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 gennaio 2003

 

 

GIOIA ED EMOZIONE PER I 12 NUOVI VESCOVI ORDINATI

IERI NELLA SOLENNITA’ DELL’EPIFANIA. STAMANI IN SALA CLEMENTINA L’UDIENZA

 DEL PAPA CON I PRESULI E I FAMILIARI

- Ai nostri microfoni il cardinale Roger Etchegaray e parenti ed amici dei nuovi vescovi -

 

“Siate sempre epifania di Cristo e del suo amore misericordioso”: parole di esortazione e incoraggiamento al tempo stesso quelle che Giovanni Paolo II ha rivolto ieri ai 12 nuovi vescovi, durante l’ordinazione nella Basilica Vaticana. Un momento di grande emozione per i neo-eletti all’episcopato, ma anche per i loro familiari che assieme ai presuli sono stati ricevuti stamani dal Papa nella sala Clementina. Ma a quali impegni saranno chiamati ora i nuovi presuli? Ce ne parla Alessandro Gisotti:

 

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Un compito esaltante e di grande responsabilità quello che attende i 12 nuovi vescovi provenienti da 8 Paesi di tre diversi continenti. Quattro di loro rivestiranno incarichi di rappresentanti della Santa Sede presso Stati ed organizzazioni internazionali. L’italiano Celestino Migliore quale osservatore permanente presso l’ufficio Onu di New York; il vietnamita Pierre Nguyên Van Tot come nunzio in Benin e Togo. Ancora, il coreano Paul Tschang In‑nam, nunzio in Bangladesh e lo spagnolo Pedro López Quintana anch’egli con l’incarico di nunzio apostolico.

 

L’italiano Angelo Amato e l’irlandese Brian Farrell sono invece chiamati ad importanti uffici nella Curia Romana. Il primo quale segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, il secondo come segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità dei Cristiani.

 

Gli altri sei nuovi vescovi eserciteranno il proprio ministero in aree del mondo lontane tra loro. Con la crisi irachena sempre in primo piano, sarà particolarmente impegnativo il compito di mons. Andraos Abouna, nominato ausiliare del patriarcato di Babilonia dei Caldei a Baghdad. Spostandoci dall’Asia all’Europa, due nuovi presuli sono di nazionalità italiana: Calogero La Piana eletto vescovo della città siciliana di Mazara del Vallo e Giuseppe Nazzaro che da Damasco – dove era guardiano della Fraternità di Sant’Antonio – si sposterà, sempre in Siria, ad Alep dei Latini come vicario apostolico. Due anche i nuovi vescovi slovacchi Ján Babjak che rimarrà in patria nell’eparchia di Prešov  e Milan Šašik nominato amministratore apostolico di Mukacheve in Ucraina. Infine per l’Africa, dal Benin, René‑Marie Ehuzu eletto vescovo di Abomey nello stesso Paese africano.

 

Ma ascoltiamo una riflessione del cardinale Roger Etchegaray sulle figure dei nuovi presuli e le sfide che li attendono, al microfono di Alberto Goroni:

 

“Numerosi vescovi fra i nuovi ordinati, provengono dall’Asia o sono inviati nel continente asiatico. Fra questi, uno è dell’Iraq e ciò non può non farmi pensare alle minacce che gravano su questo Paese che ha tanto sofferto. Come posso poi non pensare alla Terra Santa. I Paesi che soffrono per la violenza o per le terribili minacce di guerra devono mantenere viva la fiducia. E’ necessaria una vera solidarietà fra tutti i popoli e tutti i cristiani. Preghiamo allora per la pace in unione con il Papa. La pace non è una questione d’istituzioni, di negoziati, ma di persone; sono i cuori che devono convertirsi alla pace e alla riconciliazione. Gli uomini vengono prima di qualsiasi istituzione, per quanto necessarie esse siano. Il Papa l’ha sottolineato con energia e molto opportunamente”.

 

E torniamo alle emozioni vissute dai parenti e gli amici dei nuovi vescovi con le testimonianze raccolte da Paolo Ondarza, a margine della celebrazione nella Basilica di San Pietro:

 

R. - E’ veramente una gioia poter essere presente ad un’ordinazione episcopale.

 

R. - E’ indescrivibile. E’ un onore.

 

R. - E’ la prima volta che sono qui. Sono molto felice. Questo rafforza la mia vocazione al sacerdozio perché questo è un cammino incredibile.

 

D. - Un augurio a tutti questi nuovi vescovi? 

 

R. - Di essere testimoni di Cristo in questo mondo che ha perso un po’ lo stupore davanti alla nascita di Gesù Bambino.

 

R. - Che il compito affidato sia proprio un ministero di pace.

 

R. - Che siano dei veri pastori per quelle anime che sono loro affidate, per la Chiesa e per tutti.

 

D. - Chi siete venuti a festeggiare?

 

R. - Mons. Lopez Quintana.

 

D. - Un augurio a caldo, dopo questa celebrazione?

 

R. - L’augurio fatto dalla liturgia: di andare nel mondo ad annunciare il Vangelo.

 

R. - Vengo dall’India. Lui andrà in India. Sento la gioia di accoglierlo a nome dell’India, una nazione grande, con una immensa popolazione, alla quale viene a portare la luce di Cristo.

 

R. - Un augurio di pace, di benessere, di un apostolato, di una missione, piena e felice.

 

D. - Voi siete?

 

R. - Siamo i nipoti del vescovo Migliore. Lui, nonostante tutto, rimane sempre umile. La semplicità è la sua caratteristica.

 

R. - Senz’altro, anche per me, una cosa che ho sempre apprezzato in lui è la semplicità e la spontaneità con cui ha affrontato questa situazione. Anche la sua coerenza.

 

D. - Qual è il suo augurio?

 

R. - Senz’altro l’augurio di ogni bene e che si manifesti sempre in lui questa luce e che possa manifestarla agli altri.

 

R. - Che sappia rappresentare ... nel migliore dei modi i cristiani all’Onu.

 

R. - Io sono la sorella di mons. Migliore. E’ molto schivo e molto riservato.

 

D. - E quali le qualità, secondo lei, che potrà mettere più a frutto in questa sua chiamata?

 

R. - Sa stare con la gente, sa capire il lato umano della gente.

 

D. – Per lei, come parte della famiglia di mons. Migliore, che significato ha essere oggi qui?

 

R. – Sono proprio contenta che queste sue origini umili lo abbiano portato qua, grazie proprio alla sua semplicità. Quindi è questo che mi piace di più e mi fa stare bene oggi.

 

D. – Lei è stato un compagno ...

 

R. – Un compagno di scuola e di ordinazione, dello stesso anno. Eravamo proprio amici. Spero possa fare bene il suo lavoro.

 

D. – E cosa ha significato per lei oggi, ricordando anche a distanza di anni, questa amicizia?

 

R. – Condividere la sua gioia e insieme anche la fatica, la preoccupazione, il peso.

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NOMINE DI CURIA E PER CATTOLICI ARMENI IN GRECIA

 

Il Papa ha nominato sei nuovi membri della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Sono: il cardinale Mario Francesco Pompedda; gli arcivescovi Luigi Dossena, Renato Raffaele Martino, Attilio Nicora; i sacerdoti Daniel Lagni, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Brasile, e Gianbattista Zanchi, superiore generale del Pontificio Istituto Missioni Estere.

 

Il Pontefice ha inoltre nominato membri del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi i cardinali Joachim Meisner e Adam Joseph Maida e gli arcivescovi Attilio Nicora, Lluis Martìnez Sistach e Tarcisio Bertone.

 

Il Santo Padre ha nominato amministratore apostolico dell’Ordinariato per i cattolici di rito armeno residenti in Grecia mons. Nechan Karakéhéyan, attuale vescovo di Ispahan degli armeni in Iran.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

"Pienezza del dono, pienezza dell'impegno" è il titolo che apre la prima pagina: nella solennità dell'Epifania, Giovanni Paolo II conferisce l'ordinazione episcopale a dodici presbiteri che, come gli Apostoli, Cristo chiama a condividere la sua vita e la sua missione.

"Il mistero del dolore trasfigurato nel mistero della luce" è il titolo del pensiero di Graziella Merlatti dedicato all'Anno del Rosario.

 

Nelle pagine vaticane, all'Angelus, nella seconda domenica di Natale, il Santo Padre ha evidenziato che il Bambino nato a Betlemme è veramente il "coetaneo" di ogni persona, che viene sulla faccia della terra.

All'Angelus, il giorno dell'Epifania, il Papa ha sottolineato che se Cristo è la stella che porta a Dio, Maria è la stella che porta a Gesù.

L'udienza del Papa ai nuovi arcivescovi e vescovi.

La solennità dell'Epifania nelle Diocesi italiane.

 

Nelle pagine estere, Medio Oriente: dura rappresaglia israeliana agli attentati che hanno provocato 22 morti a Tel Aviv; Blair pronto ad annullare la Conferenza di pace convocata a Londra.

Iraq: secondo il Direttore dell'Aiea, gli esperti delle Nazioni Unite sul disarmo non hanno riscontrato finora alcuna violazione di Baghdad.

Repubblica Democratica del Congo: liberati i due sacerdoti rapiti.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Biancamaria Ceschin sulla figura dei re Magi, all'origine delle molteplici tradizioni popolari italiane legate alla festa dell'Epifania.

Nella rubrica dell'"Osservatore Libri", un contributo di Franco Lanza dal titolo: Il fine e acuto sostenitore del "classicismo del volgare"; raccolti in volume gli scritti di Carlo Dionisotti su Pietro Bembo.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano i temi delle riforme e della giustizia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

7 gennaio 2003

 

 

LA STRAORDINARIA ESPERIENZA DEI RE MAGI IN CAMMINO VERSO BETLEMME

 IN UN LIBRO CHE INVITA A RICERCARE LA PRESENZA DI DIO NEL QUOTIDIANO

- Con noi, Giuseppe Savagnone -

 

La pagina culturale di oggi ci riconduce alla Solennità dell’Epifania del Signore, celebrata ieri dal mondo cattolico. Rivivere l’esperienza dei Magi dell’incontro con il Signore illuminati dalla Stella del Vangelo è quanto propone Giuseppe Savagnone, editorialista di “Avvenire”, nel suo ultimo lavoro. “La stella dei Magi. Un Vangelo per i laici”, questo il titolo del libro edito da ELLEDICI, vuole essere un invito a ricercare Dio nel quotidiano, ritrovando nel Vangelo i temi che possano aiutare i credenti ad uscire dal torpore e i non credenti a scoprire Cristo “Luce delle Genti”. Ascoltiamo Giuseppe Savagnone, al microfono di Maria Di Maggio.

 

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R. – Nella tradizione cristiana l’Epifania è stata sempre considerata la festa dei gentili, la festa di coloro che erano lontani e che si avvicinano a Cristo da lontano. E’ in fondo la festa in cui si vede che la lontananza originaria dei popoli da Cristo viene sanata con l’incarnazione, perché l’Epifania è la festa della rivelazione agli occhi di tutti gli uomini, e non soltanto dei credenti. Oggi questo è attualissimo. Oggi si deve ripartire dall’idea che dobbiamo riproporre, perché avvenga un’autentica “manifestazione”, il mistero di Cristo agli occhi di coloro che non credono, o che credono in modo confuso, debole, lontano da parametri precisi, tanto da essere lontani.

 

D. – E quindi qual è oggi l’attualità della figura, dell’esperienza dei Re Magi?

 

R. – Credo che la figura dei Magi, l’icona dei Magi, sia oggi estremamente attuale. Rappresenta il cammino di persone non credenti, perché i Magi a differenza di quello che molti istintivamente credono non seguirono la stella della fede, ma avvertirono nell’universo, nella realtà, nella loro esperienza, la presenza di un segno che li portava verso Dio, anzi verso il Dio che si faceva uomo in Cristo. Credo che questo sia attualissimo oggi, in cui si tratta di ripresentare il Vangelo a culture molto lontane, e dove nello stesso mondo cosiddetto cristiano si avverte un estremo allontanamento da certi parametri cristiani. Il “Magio”, in fondo – e dico “Magio” scherzosamente, forse bisognerebbe dire “Mago” – è l’immagine dell’uomo nel nostro tempo.

 

D. – Quale messaggio affida al suo libro?

 

R. – Il messaggio che io affido al mio libro è la necessità di riscoprire il senso dello stupore di fronte al mistero cristiano. In fondo il cammino dei Magi fu un cammino di meraviglia, fu un cammino di stupore. E lo stupore è il trovare con occhio nuovo, lo scoprire con occhio nuovo, vergine, cose che sono vicine, comuni. E così fecero i Magi. La stella, in fondo, brillò per loro, ma poteva anche non brillare se non avessero avuto l’occhio limpido, l’occhio aperto a coglierla. Oggi dobbiamo riscoprire la presenza di tutti i segni che ci possono parlare di Dio e che sono i segni della realtà, a cui spesso non siamo più sensibili, perché siamo troppo indaffarati, troppo presi da mille cose. Dobbiamo riaprire i nostri occhi e riscoprire con meraviglia le cose che parlano del mistero della nostra vita e del mistero di Dio. E poi tutto il cammino è un cammino di meraviglia: meraviglia quando si sentono dire che il Re dei Giudei è lì vicino; meraviglia quando scoprono che il Re dei Giudei è un povero bambino, in una grotta, in una stalla. Ma proprio lì la meraviglia raggiunge il suo culmine e diventa preghiera. E questo credo sia il messaggio che il mio libro vuole dare: è il messaggio, in fondo, di riscoprire che dobbiamo guardare con occhi nuovi alla realtà, per poter incontrare oggi Cristo.

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TERRORISMO E CIECA RAPPRESAGLIA: LE DUE FACCE DI UNA GUERRA INTERMINABILE CHE DA OLTRE 50 ANNI

NEGA LA PACE AI POPOLI ISRAELIANO E PALESTINESE

- Intervista con padre Pasquale Borgomeo -

 

La tragedia del Medio Oriente torna sulle prime pagine dei giornali in questo inizio del 2003 con l’interminabile lista aggiornata di morti, feriti e distruzioni nella Terra Santa: un lutto che si rinnova di giorno in giorno nei popoli israeliano e palestinese, travolti dalla spirale infinita di attentati e rappresaglie. E mentre si resta attoniti davanti a tale scempio si cercano comunque spiragli per le trattative nella politica e nei suoi leader, tenuto conto che il prossimo 28 gennaio si svolgeranno le elezioni nello Stato di Israele. Ecco in proposito le riflessioni del nostro direttore generale, padre Pasquale Borgomeo, intervistato da Fabio Colagrande.

  

R. -  Intanto, quest’ultima strage dimostra ancora una volta che con tutta la sua poderosa macchina militare e nonostante la sua disinvoltura – per non dire disprezzo – nei confronti delle norme di legalità internazionali, Sharon non è in grado di fermare il terrorismo suicida e quindi di garantire sicurezza ai propri concittadini. Nonostante questo constatabile fallimento, il principio della rappresaglia, anche cieca, anche indiscriminata, regna sovrano, con la ineluttabilità d’un riflesso condizionato. Una reazione automatica, cioè da automa. Talmente automatica da poter essere effettivamente pilotata per i propri fini dagli stessi terroristi suicidi, ai quali manifestamente non interessa affatto la causa del popolo palestinese se è vero che essi, pur di spargere sangue e terrore, mettono preventivamente nel conto, insieme con la loro vita, tutto quello che le popolazioni palestinesi pagheranno come un tributo di dolore e di sangue, alla ineluttabile rappresaglia israeliana.

 

D. - Molti mettono in relazione anche questi nuovi attacchi da parte degli estremisti con la campagna elettorale in corso in Israele…..

 

R. - Le previsioni sono tutte a favore di Ariel Sharon, anche se il laburista Amram Mitzna sta conducendo la sua campagna su una linea di realismo pragmatico. Egli afferma con convinzione la sua volontà di riprendere il negoziato con i palestinesi, senza pretendere di scegliersi l’interlocutore, ma accettando invece come tale chiunque – quindi anche Arafat – sia designato dal popolo palestinese a rappresentarlo. In questo contesto il nuovo massacro viene paradossalmente a dare una mano al candidato Sharon, per due ragioni, una contingente, l’altra di fondo. La ragione contingente è che l’attentato distrae l’opinione pubblica israeliana da aspetti non proprio edificanti dei metodi usati dal partito di Sharon, il Likud, nella campagna elettorale in corso. L’altra ragione è che, come l’esperienza insegna, una nuova dose di terrore conferma gli estremisti israeliani nella loro convinzione che se Sharon non è riuscito finora ad arrestare il terrorismo, ciò è dovuto ai suoi metodi di rappresaglia che non sarebbero sufficientemente duri e spietati. In definitiva, lo sappiano o no, i terroristi suicidi stanno facendo campagna per Sharon: si stanno scegliendo il loro avversario, perché sulla base di quanto si è visto finora, sanno di poter contare su una durata illimitata del conflitto attuale, con tutti i suoi orrori e tutto il suo potenziale esplosivo su altri scacchieri di guerra. Il prolungarsi, l’incancrenirsi del conflitto israelo-palestinese non è naturalmente nell’interesse del popolo israeliano, né del popolo palestinese, né della pace nel mondo. Ma è di sommo interesse per il terrorismo suicida e per i suoi mandanti.

 

 

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CHIESA E SOCIETA’

7 gennaio 2003

 

 

UNA FESTA DI PACE PER UN PAESE CHE RITROVA LE SUE RADICI SPIRITUALI.

IN RUSSIA SI CELEBRA OGGI IL NATALE ORTODOSSO, FESTIVITA’ CHE NONOSTANTE

IL FREDDO POLARE HA PORTATO QUESTA NOTTE UN TERZO DELLA POPOLAZIONE

NEI PRINCIPALI LUOGHI DI CULTO

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

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MOSCA. = Nonostante il freddo polare, che ha fatto scendere le temperature tra i meno 20 ed i meno 30 gradi centigradi, milioni di russi questa notte hanno partecipato alle celebrazioni per il Natale ortodosso. Una “festa di pace”, come l’ha definita il presidente Putin, che chiude un anno difficile per il Paese. Abolito nel 1920 dai bolscevichi, il Natale ortodosso, che cade il 7 gennaio in base alla vecchia datazione giuliana, torna ad essere celebrato in grande stile nella Russia post-comunista, anche con la riscoperta di antiche tradizioni per decenni  cancellate. Un messaggio di auguri a tutti i cristiani russi è stato rivolto dal presidente Vladimir Putin, anch’egli ortodosso, che ha voluto sottolineare come questa ricorrenza sia ormai sentita ''da milioni di famiglie''. Il capo del Cremino ha poi voluto rivolgere personalmente i suoi auguri al Patriarca ortodosso di Mosca  Alessio II, massima autorità religiosa per circa 100 milioni di  fedeli. Alessio II, 74 anni, reduce da una lunga degenza in ospedale per problemi cardiaci, ha presieduto la scorsa notte la veglia nell'imponente basilica del Cristo Salvatore, simbolo della rinascita religiosa in Russia, ricostruita negli anni '90 a Mosca dopo essere stata  distrutta 60 anni prima per ordine di Stalin. Il Patriarca ieri aveva diffuso un messaggio, ricordando come questa festività possa contribuire a restituire alla Russia ''le sue radici spirituali''. Massiccia la presenza delle forze dell’ordine intorno ai principali luoghi di culto, simbolo di un Paese che continua a vivere nella paura del terrorismo (S.S.)

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AL VIA A POZZALLO, IN PROVINCIA DI RAGUSA, GLI INCONTRI PREPARATORI DELLE CELEBRAZIONI PER IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI GIORGIO LA PIRA. UNA SERIE DI TAVOLE ROTONDE PER RICORDARE LA STRAORDINARIA VITA DI QUEST’UOMO

CHE MISE SEMPRE IN PRIMO PIANO IL MESSAGGIO DI PACE E  SOLIDARIETA’ TRA I POPOLI

 

POZZALLO. = Pozzallo, piccolo comune in provincia di Ragusa, si prepara alle celebrazioni per il centenario della nascita di un suo grande cittadino: Giorgio La Pira, sindaco di Firenze ed importante personalità politica del dopoguerra. Inizieranno oggi, infatti, e proseguiranno fino a giovedì prossimo gli incontri preparatori alle grandi celebrazioni che il prossimo anno trasformeranno la cittadina siciliana in centro internazionale di studi sulla grande figura di La Pira. Una serie di tavole rotonde affronteranno i primi temi del complesso programma che l’Amministrazione comunale sta mettendo in piedi: dalla pace nel Mediterraneo all’accoglienza tra carità e pratica quotidiana, fino al concetto dell’integrazione. Numerose le personalità politiche e sociali che prenderanno parte agli incontri, così come grande sarà la partecipazione giovanile, il tutto come semplice assaggio del grande appuntamento del prossimo anno. (S.S.)

 

 

CHE IL MINISTERO DEGLI ESTERI ITALIANO INTERVENGA NEL PROCESSO DI PACE

IN SUDAN. QUESTO L’APPELLO LANCIATO DA MONS. CESARE MAZZOLARI,

VESCOVO DI RUMBEK. AUSPICATO DAL PRESULE ANCHE UN AIUTO PER RISOLVERE

LA GRAVE CRISI ECONOMICA IN CUI VERSA IL PAESE

 

KHARTOUM. = Sostenere il processo di pace tra il governo di Khartoum e l’Esercito di liberazione popolare. Questo l’accorato appello lanciato questa mattina da monsignor Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek, al ministero degli esteri italiano. “Guardando alla drammatica situazione umanitaria in cui versa la mia diocesi come tutte le altre regioni geografiche del Sudan meridionale – ha riferito il presule - chiedo alla diplomazia italiana di continuare ad esercitare una pressione costruttiva sulle parti in conflitto nella sede di Machakos, in Kenya”. Solo attraverso la via del dialogo – avverte mons. Mazzolari - sarà possibile identificare una soluzione negoziale capace di garantire pace e riconciliazione. Nel messaggio del presule anche la denuncia della grave crisi economica in cui versa il Paese; crisi che inevitabilmente ricade sulla popolazione civile. In tal senso mons. Mazzolari ha auspicato che la Farnesina possa concedere aiuti di emergenza al Sud Sudan, attraverso le organizzazioni umanitarie che ne faranno richiesta, senza che vi possano essere vincoli di sorta dipendenti dall’esito delle trattative di Machakos. “La siccità e l’imminente carestia, oltre all’improvviso arrivo di sfollati dal Nord Sudan, esigono una mobilitazione solidaristica a favore della stremata popolazione sudanese”. Il vescovo ha anche suggerito un maggiore coinvolgimento della società civile sudanese nel negoziato affinché “non siano solo gli interessi legati ai profitti del petrolio a condizionare i termini di una possibile intesa”. “La Chiesa Cattolica – ha ricordato il vescovo – è parte integrante della società civile e crede di poter esprimere le esigenze di milioni di sudanesi che da ormai vent’anni vivono le tragiche conseguenze della guerra civile”. (S.S.)

 

 

“I CONGOLESI IMPARINO A DIVENTARE UN POPOLO UNITO CHE SAPPIA CONCILIARE

I DIVERSI INTERESSI ATTRAVERSO IL CONFRONTO DEMOCRATICO E PACIFICO”.

E’ L’APPELLO DEL VESCOVO DI GOMA, MONS. FAUSTIN NGABU

 

GOMA. = "Speriamo che quest’anno porti la pace in Congo". Lo dice all'Agenzia Fides Faustin Ngabu, vescovo di Goma, città nell'est della Repubblica Democratica del Congo, al confine con il Rwanda. Dopo gli accordi di Pretoria che dovrebbero mettere fine ad anni di guerra, sembra che il Paese si stia finalmente incamminando verso il ritorno alla pace. La situazione non è ancora tranquilla e in alcune zone dell'est del Congo vi sono ancora combattimenti ma “è necessario – afferma il presule - che la concordia cresca soprattutto nella coscienza delle persone perchè un Paese distrutto da tanti anni di guerra non può aspettarsi di ottenere subito la pace”. L’attività sociale della Chiesa assume in questo contesto un ruolo chiave per la promozione della pace ed “il nostro compito – dice il vescovo – è quello di rievangelizzare la popolazione, sconvolta da tante ferite fisiche e morali”. “È ora che i congolesi – aggiunge il presule - imparino ad amare di più il loro Paese e diventino un popolo unito, capace di conciliare i diversi interessi attraverso il confronto democratico e pacifico.” Occorre che la comunità internazionale promuova un'autentica cultura della pace fondata sulla giustizia “ma spesso – conclude mons. Ngabu – alle belle parole pronunciate dai rappresentanti internazionali non seguono risposte concrete. Anzi, sono proprio gli operatori economici dei Paesi ricchi ad alimentare questa guerra, per sfruttare le ricchezze del Congo." (A.L.)

 

 

IL MALTEMPO CAUSA OLTRE 200 MORTI IN INDIA, MENTRE L’EUROPA E’ IN GINOCCHIO A CAUSA DELLE FORTI PERTURBAZIONI NEVOSE. L’ONDATA DI GELO HA RAGGIUNTO ANCHE L’ITALIA: GROSSI PROBLEMI AL NORD DELLA PENISOLA,

 MENTRE LE NEVICATE SI STANNO SPOSTANDO VERSO IL MERIDIONE

 

NEW DELHI. = L’India è attanagliata da una morsa di freddo senza precedenti. Sono fino a questo momento 232 i morti causati dalle basse temperature degli ultimi giorni. La colonnina è scesa fino a 5 gradi centigradi, valore assolutamente anormale per questo periodo e soprattutto per gli stati dell'Uttar Pradesh e il Bihar, abituati a temperature molto più alte. Decessi dovuti al freddo sono stati ugualmente registrati nel Rajastan e nell'Himachal Pradesh. A causa del freddo spesse coltri di nebbia circondano anche la capitale New Delhi, provocando gravi problemi al traffico aereo. Come l'India anche il vicino Bangladesh è stato colpito dal maltempo e dal freddo che hanno causato 179 morti. Situazione molto meno grave sul fronte delle vittime, ma altrettanto allarmante in Europa. In Svezia centinaia di abitazioni sono rimaste senz'acqua, a Goteborg e Jonkoping, a causa del gelo. Una nevicata particolarmente abbondante, che ha investito soprattutto la Svezia occidentale e meridionale, ha provocato pesanti ritardi nel traffico ferroviario, e difficoltà nella circolazione stradale. In Francia, dopo la neve di sabato, cresce l’allarme per i principali fiumi che hanno superato i livelli di guardia. A Parigi per effetto della piena tutte le strade a scorrimento veloce che costeggiano la Senna, sono state chiuse per sicurezza. In Italia sono le copiose nevicate delle ultime ore a provocare i disagi maggiori. Neve, ghiaccio e bora con raffiche che hanno toccato i 156 km orari stanno causando gravi problemi nella zona di Trieste. La neve ha fatto la sua prima comparsa stagionale anche a Venezia, già messa in ginocchio nelle scorse settimane dal fenomeno dell’acqua alta. Per il maltempo interrotti in Sicilia i collegamenti con le isole minori, mentre violente grandinate sul tratto lucano dell'A3 hanno causato rallentamenti e disagi agli automobilisti. L’ondata di maltempo si sta lentamente spostando al Sud: a Sarno è stato proclamato lo stato d’allerta. (S.S.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

7 gennaio 2003

 

 

- A cura di Giancarlo La Vella -

 

Nuove accuse di Saddam Hussein ai controllori dell’Onu. “Gli ispettori sono spie, ma comunque l’Iraq è pronto a vincere la guerra, se verrà aggredito”. È questo il doppio durissimo messaggio di sfida lanciato ieri dal leader di Baghdad, in un discorso televisivo per la giornata delle Forze armate. Secondo il rais, gli inviati dell’Onu stanno svolgendo unicamente un lavoro di intelligence. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Saddam Hussein ha accusato gli Stati Uniti di spingere i controllori ad andare oltre il mandato affidato dall’Onu, per provocare lo scontro che avrebbe lo scopo di nascondere i problemi economici e politici interni, ma ha aggiunto che la popolazione e i militari iracheni sapranno resistere all’aggressione americana e ha esaltato anche i kamikaze che colpiscono Israele. Si tratta delle critiche più dure dall’inizio delle ispezioni e coincidono con l’accelerazione dei preparativi militari di Washington che - secondo il New York Times - avrebbe già definito un piano per occupare e amministrare il Paese arabo per 18 mesi dopo la guerra. Il presidente americano, Bush, ha risposto che le dichiarazioni di Saddam scoraggiano chi vorrebbe una soluzione pacifica della crisi, perché dimostrano la sua volontà a non collaborare. Quindi, il capo della Casa Bianca ha detto che il leader iracheno deve disarmare, ma ha aggiunto che ha ancora tempo per farlo. Sempre ieri, il ministro degli Esteri britannico, Straw, ha dichiarato che le probabilità di una guerra stanno diminuendo, ma non ha spiegato il motivo. Intanto altri 4 mila marines sono partiti per il Golfo Persico e il Pentagono ha mobilitato 10 mila riservisti.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Gli ispettori delle Nazioni Unite fino a questo momento non hanno nessuna prova che l’Iraq disponga di armi di distruzione di massa. La notizia è stata diffusa ieri dal direttore generale  dell'Aiea, l’Agenzia dell'Onu per l'energia atomica, Mohammed El Baradei. Secondo lui occorre che gli Stati membri delle Nazioni Unite raccolgano più informazioni per aiutare gli ispettori a cercare prove dell'asserito programma nucleare segreto iracheno. E, oltre che della questione irachena, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica si è occupata ieri anche di Corea del Nord e da Vienna l’organismo ha intimato a Pyongyang di interrom-pere il programma atomico e far rientrare gli ispettori espulsi. Bush si è detto pronto a riprendere il dialogo, ma per il governo nordcoreano – ha precisato il direttore generale dell’Aiea, El Baradei – non ci saranno altre possibilità. Il servizio da Vienna:

 

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“E’ l’ultimo avvertimento. La situazione non è più sostenibile - dice El Baradei - da ora in poi avremo tolleranza zero”. E cioè se la Corea del Nord continuerà su questo cammino sarà deferita al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che, a sua volta, potrà imporre sanzioni o anche misure più drastiche. Gli Stati Uniti si sono detti molto soddisfatti di questa risoluzione, mentre la Corea del Nord accusa Washington di cercare scuse per disarmarla e poi attaccarla. Ma, intanto, freme l’attività diplomatica per scongiurare il peggio. La Corea del Sud cerca intanto di mediare. In arrivo a Washington è un alto funzionario del governo di Seul, che ha pronto un piano che in sostanza prevede una sorta di garanzia internazionale per la sicurezza della Corea del Nord, con le riprese delle forniture di petrolio in cambio dell’interruzione da parte di Pyongyang del suo programma nucleare. Interessati a questo piano sarebbero anche la Cina ed il Giappone. Ma anche la Russia chiede soluzioni diplomatiche.

 

Da Vienna, Giovanni Maria Del Re.

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Imposizione del blocco navale al largo della Striscia di Gaza e pesanti incursioni nei Territori, di cui l’ultima, all’alba di oggi proprio a Gaza, ha provocato la morte di tre palestinesi e il ferimento di diversi altri. È questa la prima risposta israeliana al duplice attentato dell’estremismo palestinese a Tel Aviv, che ha causato, l’altro ieri, la morte di 24 persone, compresi i due kamikaze. Ferme le decisioni politiche contro i palestinesi anche del governo dello Stato ebraico, che ha rinnovato le accuse di appoggiare il terrorismo all’Autorità nazionale palestinese e al presidente Arafat.

 

Il leader spirituale dei taleban, Mullah Omar, che vive in clandestinità, avrebbe stretto un patto di alleanza con l'ex premier afghano Hekmatyar. Lo scrive oggi il Financial Times, affermando che i due leader hanno deciso di unire le forze per liberare il Paese e punire chi collabora con gli americani. Leader della fazione dell'Hezb-e-Islami, Hekmatyar fu uno dei protagonisti della guerra contro l'invasione sovietica, ma anche dello scontro fra mujahidin che seguì la caduta del regime filo sovietico e aprì la porta all'avvento dei taleban. Gli americani lo considerano una delle tre forze che, assieme ai Taleban e ai resti di Al Qaeda, creano problemi nell'Afghanistan orientale.

 

In Algeria, nove persone, tra le quali sei militari, sono morte l’altro ieri in vari scontri. Quattro militari sono rimasti uccisi in seguito alle ferite subite nell'imboscata di sabato scorso a Batna, che aveva provocato 43 vittime. I giornali attribuiscono gli episodi di violenza alla regia di Al Qaida, la rete terroristica di Osama Bin Laden, anche se compiuta materialmente dai terroristi del Gruppo salafita. Il servizio di Amin Touré:

 

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TOUT LE MONDE

La popolazione ancora non si è ripresa dallo chok di questa recrudescenza della violenza. Una vera carneficina commessa contro militari dell’esercito caduti in un’imboscata tesa - secondo alcune fonti autorizzate - da uomini del gruppo salafita. Il quotidiano Liberté riferisce, senza fornire ulteriori precisazioni, che alcuni membri di Al Qaeda avrebbero partecipato a questa sanguinosa impresa alle porte del Sahara, nella regione di Bistra. E’ veramente troppo. Sono sempre più numerose le personalità della società civile che si levano per denunciare la politica dei fatti compiuti e l’assenza di reazioni da parte dei dirigenti politici, primo fra tutti il presidente Bouteflika, accusato di indifferenza. La sua politica di concordia civile viene fortemente contestata. Essa - si dice - farebbe gioco agli islamici conservatori, l’alleanza con i quali potrebbe favorire la prossi-ma rielezione di Bouteflika.

 

Da Algeri, Amin Touré.

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Torna alta la tensione in Costa d’Avorio. Le forze ribelli che si trovano nell’ovest del Paese hanno attaccato ieri i militari francesi impegnati a far rispettare la fragile tregua tra governo e guerriglia, raggiunta dopo il tentato colpo di Stato del settembre scorso. Si registrano circa 30 morti tra i ribelli e almeno nove feriti tra i militari francesi. Ma per un’analisi della situazione attuale, abbiamo parlato con un padre missionario che si trova a Korogò, nel nord della Costa d’Avorio, zona attualmente nelle mani dei ribelli golpisti:

 

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R. - Il gruppo di guerriglia dell’ovest non è lo stesso che noi abbiamo qui al nord. Non conosciamo la realtà di questi ribelli che vivono nella parte centro-ovest della Costa d’Avorio. C’è da dire che i francesi stanno avendo un ruolo importante nel cercare di portare la pace in questo Paese. Noi speriamo che attraverso il dialogo politico si possa trovare una soluzione.

 

D. – Si può dire che altri gruppi guerriglieri stiano cercando, approfittando della situazione ivoriana, di dire la loro?

 

R. – Alcuni sostengono che questi gruppi siano in qualche modo collegati ai ribelli golpisti, ma invece io credo siano dissociati dal gruppo principale che ha avviato il conflitto contro il governo.

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Continuità nella scelta atlantica ed europea della Lituania, ma anche “equilibrio tra Ovest ed Est” negli orientamenti geopolitici e commerciali. Sono questi gli elementi sostanziali della politica del neopresidente lituano Rolandas Paksas, eletto ieri a sorpresa con oltre il 54 per cento dei voti. Paksas, 46 anni, candidato dello schieramento di centro-destra, ha battuto nel ballottaggio il pre-sidente uscente Valdas Adamkus, ex cittadino americano e artefice dell'avvicinamento di Vilnius all'Unione Europea e alla Nato.

 

 

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