RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 7- Testo della
Trasmissione di martedì 7 gennaio
2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E
SOCIETA’:
Nuove accuse di Saddam Hussein
ai controllori dell’Onu.
Preoccupazioni internazionali
anche per il possibile riarmo atomico della Corea del Nord.
Fine settimana di violenza
in Algeria: oltre 40 morti per gli attacchi della guerriglia islamica.
Sanguinosi scontri in
Costa d’Avorio tra ribelli e militari francesi.
7 gennaio 2003
GIOIA ED EMOZIONE PER I 12 NUOVI VESCOVI
ORDINATI
IERI NELLA SOLENNITA’ DELL’EPIFANIA. STAMANI IN SALA CLEMENTINA
L’UDIENZA
DEL PAPA CON I PRESULI E I
FAMILIARI
- Ai nostri microfoni il cardinale Roger Etchegaray e parenti ed amici
dei nuovi vescovi -
“Siate sempre epifania di Cristo e del suo amore
misericordioso”: parole di esortazione e incoraggiamento al tempo stesso quelle
che Giovanni Paolo II ha rivolto ieri ai 12 nuovi vescovi, durante
l’ordinazione nella Basilica Vaticana. Un momento di grande emozione per i
neo-eletti all’episcopato, ma anche per i loro familiari che assieme ai presuli
sono stati ricevuti stamani dal Papa nella sala Clementina. Ma a quali impegni
saranno chiamati ora i nuovi presuli? Ce ne parla Alessandro Gisotti:
**********
Un compito esaltante e di grande responsabilità quello che
attende i 12 nuovi vescovi provenienti da 8 Paesi di tre diversi continenti.
Quattro di loro rivestiranno incarichi di rappresentanti della Santa Sede
presso Stati ed organizzazioni internazionali. L’italiano Celestino Migliore
quale osservatore permanente presso l’ufficio Onu di New York; il vietnamita
Pierre Nguyên Van Tot come nunzio in Benin e Togo. Ancora, il coreano Paul
Tschang In‑nam, nunzio in Bangladesh e lo spagnolo Pedro López Quintana
anch’egli con l’incarico di nunzio apostolico.
L’italiano Angelo Amato e l’irlandese Brian Farrell sono
invece chiamati ad importanti uffici nella Curia Romana. Il primo quale
segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, il secondo come
segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità dei Cristiani.
Gli altri sei nuovi vescovi eserciteranno il proprio
ministero in aree del mondo lontane tra loro. Con la crisi irachena sempre in
primo piano, sarà particolarmente impegnativo il compito di mons. Andraos Abouna,
nominato ausiliare del patriarcato di Babilonia dei Caldei a Baghdad. Spostandoci
dall’Asia all’Europa, due nuovi presuli sono di nazionalità italiana: Calogero
La Piana eletto vescovo della città siciliana di Mazara del Vallo e Giuseppe
Nazzaro che da Damasco – dove era guardiano della Fraternità di Sant’Antonio –
si sposterà, sempre in Siria, ad Alep dei Latini come vicario apostolico. Due
anche i nuovi vescovi slovacchi Ján Babjak che rimarrà in patria nell’eparchia
di Prešov e Milan Šašik nominato
amministratore apostolico di Mukacheve in Ucraina. Infine per l’Africa, dal
Benin, René‑Marie Ehuzu eletto vescovo di Abomey nello stesso Paese africano.
Ma ascoltiamo una riflessione del cardinale Roger Etchegaray
sulle figure dei nuovi presuli e le sfide che li attendono, al microfono di
Alberto Goroni:
“Numerosi vescovi fra i nuovi ordinati, provengono
dall’Asia o sono inviati nel continente asiatico. Fra questi, uno è dell’Iraq e
ciò non può non farmi pensare alle minacce che gravano su questo Paese che ha
tanto sofferto. Come posso poi non pensare alla Terra Santa. I Paesi che
soffrono per la violenza o per le terribili minacce di guerra devono mantenere
viva la fiducia. E’ necessaria una vera solidarietà fra tutti i popoli e tutti
i cristiani. Preghiamo allora per la pace in unione con il Papa. La pace non è
una questione d’istituzioni, di negoziati, ma di persone; sono i cuori che
devono convertirsi alla pace e alla riconciliazione. Gli uomini vengono prima
di qualsiasi istituzione, per quanto necessarie esse siano. Il Papa l’ha sottolineato
con energia e molto opportunamente”.
E
torniamo alle emozioni vissute dai parenti e gli amici dei nuovi vescovi con le
testimonianze raccolte da Paolo Ondarza, a margine della celebrazione nella Basilica
di San Pietro:
R. - E’
veramente una gioia poter essere presente ad un’ordinazione episcopale.
R. - E’
indescrivibile. E’ un onore.
R. - E’
la prima volta che sono qui. Sono molto felice. Questo rafforza la mia vocazione
al sacerdozio perché questo è un cammino incredibile.
D. - Un
augurio a tutti questi nuovi vescovi?
R. - Di
essere testimoni di Cristo in questo mondo che ha perso un po’ lo stupore
davanti alla nascita di Gesù Bambino.
R. -
Che il compito affidato sia proprio un ministero di pace.
R. -
Che siano dei veri pastori per quelle anime che sono loro affidate, per la
Chiesa e per tutti.
D. -
Chi siete venuti a festeggiare?
R. - Mons. Lopez Quintana.
D. - Un
augurio a caldo, dopo questa celebrazione?
R. -
L’augurio fatto dalla liturgia: di andare nel mondo ad annunciare il Vangelo.
R. -
Vengo dall’India. Lui andrà in India. Sento la gioia di accoglierlo a nome
dell’India, una nazione grande, con una immensa popolazione, alla quale viene a
portare la luce di Cristo.
R. - Un
augurio di pace, di benessere, di un apostolato, di una missione, piena e
felice.
D. -
Voi siete?
R. -
Siamo i nipoti del vescovo Migliore. Lui, nonostante tutto, rimane sempre
umile. La semplicità è la sua caratteristica.
R. -
Senz’altro, anche per me, una cosa che ho sempre apprezzato in lui è la
semplicità e la spontaneità con cui ha affrontato questa situazione. Anche la
sua coerenza.
D. -
Qual è il suo augurio?
R. -
Senz’altro l’augurio di ogni bene e che si manifesti sempre in lui questa luce
e che possa manifestarla agli altri.
R. -
Che sappia rappresentare ... nel migliore dei modi i cristiani all’Onu.
R. - Io
sono la sorella di mons. Migliore. E’ molto schivo e molto riservato.
D. - E
quali le qualità, secondo lei, che potrà mettere più a frutto in questa sua
chiamata?
R. - Sa
stare con la gente, sa capire il lato umano della gente.
D. –
Per lei, come parte della famiglia di mons. Migliore, che significato ha essere
oggi qui?
R. – Sono proprio contenta che queste sue origini umili lo
abbiano portato qua, grazie proprio alla sua semplicità. Quindi è questo che mi
piace di più e mi fa stare bene oggi.
D. –
Lei è stato un compagno ...
R. – Un
compagno di scuola e di ordinazione, dello stesso anno. Eravamo proprio amici.
Spero possa fare bene il suo lavoro.
D. – E cosa ha significato per lei oggi, ricordando anche
a distanza di anni, questa amicizia?
R. – Condividere la sua gioia e insieme anche la fatica,
la preoccupazione, il peso.
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Il Papa
ha nominato sei nuovi membri della Congregazione per l’Evangelizzazione dei
Popoli. Sono: il cardinale Mario Francesco Pompedda; gli arcivescovi Luigi
Dossena, Renato Raffaele Martino, Attilio Nicora; i sacerdoti Daniel Lagni,
direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Brasile, e
Gianbattista Zanchi, superiore generale del Pontificio Istituto Missioni
Estere.
Il Pontefice ha inoltre nominato membri del Pontificio
Consiglio per i Testi Legislativi i cardinali Joachim Meisner e Adam Joseph
Maida e gli arcivescovi Attilio Nicora, Lluis Martìnez Sistach e Tarcisio
Bertone.
Il Santo Padre ha nominato amministratore apostolico
dell’Ordinariato per i cattolici di rito armeno residenti in Grecia mons. Nechan
Karakéhéyan, attuale vescovo di Ispahan degli armeni in Iran.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
"Pienezza del dono,
pienezza dell'impegno" è il titolo che apre la prima pagina: nella
solennità dell'Epifania, Giovanni Paolo II conferisce l'ordinazione episcopale
a dodici presbiteri che, come gli Apostoli, Cristo chiama a condividere la sua
vita e la sua missione.
"Il mistero del dolore
trasfigurato nel mistero della luce" è il titolo del pensiero di Graziella
Merlatti dedicato all'Anno del Rosario.
Nelle pagine vaticane,
all'Angelus, nella seconda domenica di Natale, il Santo Padre ha evidenziato
che il Bambino nato a Betlemme è veramente il "coetaneo" di ogni
persona, che viene sulla faccia della terra.
All'Angelus, il giorno dell'Epifania,
il Papa ha sottolineato che se Cristo è la stella che porta a Dio, Maria è la
stella che porta a Gesù.
L'udienza del Papa ai nuovi
arcivescovi e vescovi.
La solennità dell'Epifania
nelle Diocesi italiane.
Nelle pagine estere, Medio
Oriente: dura rappresaglia israeliana agli attentati che hanno provocato 22
morti a Tel Aviv; Blair pronto ad annullare la Conferenza di pace convocata a
Londra.
Iraq: secondo il Direttore
dell'Aiea, gli esperti delle Nazioni Unite sul disarmo non hanno riscontrato finora
alcuna violazione di Baghdad.
Repubblica Democratica del
Congo: liberati i due sacerdoti rapiti.
Nella pagina culturale, un
articolo di Biancamaria Ceschin sulla figura dei re Magi, all'origine delle
molteplici tradizioni popolari italiane legate alla festa dell'Epifania.
Nella rubrica
dell'"Osservatore Libri", un contributo di Franco Lanza dal titolo:
Il fine e acuto sostenitore del "classicismo del volgare"; raccolti
in volume gli scritti di Carlo Dionisotti su Pietro Bembo.
Nelle pagine italiane, in primo
piano i temi delle riforme e della giustizia.
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LA STRAORDINARIA ESPERIENZA DEI RE MAGI IN CAMMINO VERSO
BETLEMME
IN UN LIBRO CHE INVITA A RICERCARE LA
PRESENZA DI DIO NEL QUOTIDIANO
- Con noi, Giuseppe Savagnone -
La
pagina culturale di oggi ci riconduce alla Solennità dell’Epifania del Signore,
celebrata ieri dal mondo cattolico. Rivivere l’esperienza dei Magi
dell’incontro con il Signore illuminati dalla Stella del Vangelo è quanto
propone Giuseppe Savagnone, editorialista di “Avvenire”, nel suo ultimo lavoro.
“La stella dei Magi. Un Vangelo per i laici”, questo il titolo del libro edito
da ELLEDICI, vuole essere un invito a ricercare Dio nel quotidiano, ritrovando
nel Vangelo i temi che possano aiutare i credenti ad uscire dal torpore e i non
credenti a scoprire Cristo “Luce delle Genti”. Ascoltiamo Giuseppe Savagnone,
al microfono di Maria Di Maggio.
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R. – Nella tradizione cristiana l’Epifania è stata sempre
considerata la festa dei gentili, la festa di coloro che erano lontani e che si
avvicinano a Cristo da lontano. E’ in fondo la festa in cui si vede che la
lontananza originaria dei popoli da Cristo viene sanata con l’incarnazione,
perché l’Epifania è la festa della rivelazione agli occhi di tutti gli uomini,
e non soltanto dei credenti. Oggi questo è attualissimo. Oggi si deve ripartire
dall’idea che dobbiamo riproporre, perché avvenga un’autentica
“manifestazione”, il mistero di Cristo agli occhi di coloro che non credono, o
che credono in modo confuso, debole, lontano da parametri precisi, tanto da
essere lontani.
D. – E quindi qual è oggi l’attualità della figura,
dell’esperienza dei Re Magi?
R. – Credo che la figura dei Magi, l’icona dei Magi, sia
oggi estremamente attuale. Rappresenta il cammino di persone non credenti,
perché i Magi a differenza di quello che molti istintivamente credono non
seguirono la stella della fede, ma avvertirono nell’universo, nella realtà,
nella loro esperienza, la presenza di un segno che li portava verso Dio, anzi
verso il Dio che si faceva uomo in Cristo. Credo che questo sia attualissimo
oggi, in cui si tratta di ripresentare il Vangelo a culture molto lontane, e
dove nello stesso mondo cosiddetto cristiano si avverte un estremo
allontanamento da certi parametri cristiani. Il “Magio”, in fondo – e dico
“Magio” scherzosamente, forse bisognerebbe dire “Mago” – è l’immagine dell’uomo
nel nostro tempo.
D. – Quale messaggio affida al suo libro?
R. – Il messaggio che io affido al mio libro è la
necessità di riscoprire il senso dello stupore di fronte al mistero cristiano.
In fondo il cammino dei Magi fu un cammino di meraviglia, fu un cammino di
stupore. E lo stupore è il trovare con occhio nuovo, lo scoprire con occhio
nuovo, vergine, cose che sono vicine, comuni. E così fecero i Magi. La stella,
in fondo, brillò per loro, ma poteva anche non brillare se non avessero avuto
l’occhio limpido, l’occhio aperto a coglierla. Oggi dobbiamo riscoprire la
presenza di tutti i segni che ci possono parlare di Dio e che sono i segni
della realtà, a cui spesso non siamo più sensibili, perché siamo troppo indaffarati,
troppo presi da mille cose. Dobbiamo riaprire i nostri occhi e riscoprire con
meraviglia le cose che parlano del mistero della nostra vita e del mistero di
Dio. E poi tutto il cammino è un cammino di meraviglia: meraviglia quando si
sentono dire che il Re dei Giudei è lì vicino; meraviglia quando scoprono che
il Re dei Giudei è un povero bambino, in una grotta, in una stalla. Ma proprio
lì la meraviglia raggiunge il suo culmine e diventa preghiera. E questo credo
sia il messaggio che il mio libro vuole dare: è il messaggio, in fondo, di
riscoprire che dobbiamo guardare con occhi nuovi alla realtà, per poter
incontrare oggi Cristo.
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TERRORISMO E CIECA RAPPRESAGLIA:
LE DUE FACCE DI UNA GUERRA INTERMINABILE CHE DA OLTRE 50 ANNI
NEGA LA PACE AI POPOLI ISRAELIANO E PALESTINESE
- Intervista con padre Pasquale
Borgomeo -
La tragedia del Medio Oriente torna sulle prime pagine dei
giornali in questo inizio del 2003 con l’interminabile lista aggiornata di
morti, feriti e distruzioni nella Terra Santa: un lutto che si rinnova di
giorno in giorno nei popoli israeliano e palestinese, travolti dalla spirale
infinita di attentati e rappresaglie. E mentre si resta attoniti davanti a tale
scempio si cercano comunque spiragli per le trattative nella politica e nei
suoi leader, tenuto conto che il prossimo 28 gennaio si svolgeranno le elezioni
nello Stato di Israele. Ecco in proposito le riflessioni del nostro direttore
generale, padre Pasquale Borgomeo, intervistato da Fabio Colagrande.
R. - Intanto, quest’ultima strage dimostra ancora
una volta che con tutta la sua poderosa macchina militare e nonostante la sua
disinvoltura – per non dire disprezzo – nei confronti delle norme di legalità
internazionali, Sharon non è in grado di fermare il terrorismo suicida e quindi
di garantire sicurezza ai propri concittadini. Nonostante questo constatabile
fallimento, il principio della rappresaglia, anche cieca, anche indiscriminata,
regna sovrano, con la ineluttabilità d’un riflesso condizionato. Una reazione automatica,
cioè da automa. Talmente automatica da poter essere effettivamente pilotata per
i propri fini dagli stessi terroristi suicidi, ai quali manifestamente non
interessa affatto la causa del popolo palestinese se è vero che essi, pur di
spargere sangue e terrore, mettono preventivamente nel conto, insieme con la
loro vita, tutto quello che le popolazioni palestinesi pagheranno come un
tributo di dolore e di sangue, alla ineluttabile rappresaglia israeliana.
D. - Molti
mettono in relazione anche questi nuovi attacchi da parte degli estremisti con
la campagna elettorale in corso in Israele…..
R. - Le
previsioni sono tutte a favore di Ariel Sharon, anche se il laburista Amram
Mitzna sta conducendo la sua campagna su una linea di realismo pragmatico. Egli
afferma con convinzione la sua volontà di riprendere il negoziato con i
palestinesi, senza pretendere di scegliersi l’interlocutore, ma accettando
invece come tale chiunque – quindi anche Arafat – sia designato dal popolo
palestinese a rappresentarlo. In questo contesto il nuovo massacro viene
paradossalmente a dare una mano al candidato Sharon, per due ragioni, una
contingente, l’altra di fondo. La ragione contingente è che l’attentato distrae
l’opinione pubblica israeliana da aspetti non proprio edificanti dei metodi
usati dal partito di Sharon, il Likud, nella campagna elettorale in corso.
L’altra ragione è che, come l’esperienza insegna, una nuova dose di terrore
conferma gli estremisti israeliani nella loro convinzione che se Sharon non è
riuscito finora ad arrestare il terrorismo, ciò è dovuto ai suoi metodi di
rappresaglia che non sarebbero sufficientemente duri e spietati. In definitiva,
lo sappiano o no, i terroristi suicidi stanno facendo campagna per Sharon: si
stanno scegliendo il loro avversario, perché sulla base di quanto si è visto
finora, sanno di poter contare su una durata illimitata del conflitto attuale,
con tutti i suoi orrori e tutto il suo potenziale esplosivo su altri scacchieri
di guerra. Il prolungarsi, l’incancrenirsi del conflitto israelo-palestinese
non è naturalmente nell’interesse del popolo israeliano, né del popolo
palestinese, né della pace nel mondo. Ma è di sommo interesse per il terrorismo
suicida e per i suoi mandanti.
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7 gennaio 2003
UNA FESTA DI PACE PER
UN PAESE CHE RITROVA LE SUE RADICI SPIRITUALI.
IN RUSSIA SI CELEBRA OGGI IL NATALE ORTODOSSO,
FESTIVITA’ CHE NONOSTANTE
IL FREDDO POLARE HA PORTATO QUESTA NOTTE UN TERZO
DELLA POPOLAZIONE
NEI PRINCIPALI LUOGHI DI CULTO
- A cura di Salvatore Sabatino -
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MOSCA.
= Nonostante il freddo polare, che ha fatto scendere le temperature tra i meno
20 ed i meno 30 gradi centigradi, milioni di russi questa notte hanno
partecipato alle celebrazioni per il Natale ortodosso. Una “festa di pace”,
come l’ha definita il presidente Putin, che chiude un anno difficile per il
Paese. Abolito nel 1920 dai bolscevichi, il Natale ortodosso, che cade il 7
gennaio in base alla vecchia datazione giuliana, torna ad essere celebrato in
grande stile nella Russia post-comunista, anche con la riscoperta di antiche
tradizioni per decenni cancellate. Un
messaggio di auguri a tutti i cristiani russi è stato rivolto dal presidente
Vladimir Putin, anch’egli ortodosso, che ha voluto sottolineare come questa
ricorrenza sia ormai sentita ''da milioni di famiglie''. Il capo del Cremino ha
poi voluto rivolgere personalmente i suoi auguri al Patriarca ortodosso di
Mosca Alessio II, massima autorità
religiosa per circa 100 milioni di
fedeli. Alessio II, 74 anni, reduce da una lunga degenza in ospedale per
problemi cardiaci, ha presieduto la scorsa notte la veglia nell'imponente
basilica del Cristo Salvatore, simbolo della rinascita religiosa in Russia,
ricostruita negli anni '90 a Mosca dopo essere stata distrutta 60 anni prima per ordine di Stalin. Il Patriarca ieri
aveva diffuso un messaggio, ricordando come questa festività possa contribuire
a restituire alla Russia ''le sue radici spirituali''. Massiccia la presenza
delle forze dell’ordine intorno ai principali luoghi di culto, simbolo di un
Paese che continua a vivere nella paura del terrorismo (S.S.)
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AL VIA A POZZALLO,
IN PROVINCIA DI RAGUSA, GLI INCONTRI PREPARATORI DELLE CELEBRAZIONI PER IL
CENTENARIO DELLA NASCITA DI GIORGIO LA PIRA. UNA SERIE DI TAVOLE ROTONDE PER
RICORDARE LA STRAORDINARIA VITA DI QUEST’UOMO
CHE MISE SEMPRE IN PRIMO PIANO IL MESSAGGIO DI PACE
E SOLIDARIETA’ TRA I POPOLI
POZZALLO.
= Pozzallo, piccolo comune in provincia di Ragusa, si prepara alle celebrazioni
per il centenario della nascita di un suo grande cittadino: Giorgio La Pira,
sindaco di Firenze ed importante personalità politica del dopoguerra.
Inizieranno oggi, infatti, e proseguiranno fino a giovedì prossimo gli incontri
preparatori alle grandi celebrazioni che il prossimo anno trasformeranno la
cittadina siciliana in centro internazionale di studi sulla grande figura di La
Pira. Una serie di tavole rotonde affronteranno i primi temi del complesso
programma che l’Amministrazione comunale sta mettendo in piedi: dalla pace nel
Mediterraneo all’accoglienza tra carità e pratica quotidiana, fino al concetto
dell’integrazione. Numerose le personalità politiche e sociali che prenderanno
parte agli incontri, così come grande sarà la partecipazione giovanile, il
tutto come semplice assaggio del grande appuntamento del prossimo anno. (S.S.)
CHE IL MINISTERO DEGLI
ESTERI ITALIANO INTERVENGA NEL PROCESSO DI PACE
IN SUDAN. QUESTO L’APPELLO LANCIATO DA MONS. CESARE
MAZZOLARI,
VESCOVO DI RUMBEK. AUSPICATO DAL PRESULE ANCHE UN AIUTO
PER RISOLVERE
LA GRAVE CRISI ECONOMICA IN CUI VERSA IL PAESE
KHARTOUM.
= Sostenere il processo di pace tra il governo di Khartoum e l’Esercito di
liberazione popolare. Questo l’accorato appello lanciato questa mattina da
monsignor Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek, al ministero degli esteri
italiano. “Guardando alla drammatica situazione umanitaria in cui versa la mia
diocesi come tutte le altre regioni geografiche del Sudan meridionale – ha
riferito il presule - chiedo alla diplomazia italiana di continuare ad
esercitare una pressione costruttiva sulle parti in conflitto nella sede di
Machakos, in Kenya”. Solo attraverso la via del dialogo – avverte mons.
Mazzolari - sarà possibile identificare una soluzione negoziale capace di
garantire pace e riconciliazione. Nel messaggio del presule anche la denuncia
della grave crisi economica in cui versa il Paese; crisi che inevitabilmente
ricade sulla popolazione civile. In tal senso mons. Mazzolari ha auspicato che
la Farnesina possa concedere aiuti di emergenza al Sud Sudan, attraverso le
organizzazioni umanitarie che ne faranno richiesta, senza che vi possano essere
vincoli di sorta dipendenti dall’esito delle trattative di Machakos. “La
siccità e l’imminente carestia, oltre all’improvviso arrivo di sfollati dal
Nord Sudan, esigono una mobilitazione solidaristica a favore della stremata
popolazione sudanese”. Il vescovo ha anche suggerito un maggiore coinvolgimento
della società civile sudanese nel negoziato affinché “non siano solo gli
interessi legati ai profitti del petrolio a condizionare i termini di una
possibile intesa”. “La Chiesa Cattolica – ha ricordato il vescovo – è parte
integrante della società civile e crede di poter esprimere le esigenze di
milioni di sudanesi che da ormai vent’anni vivono le tragiche conseguenze della
guerra civile”. (S.S.)
“I CONGOLESI IMPARINO A DIVENTARE
UN POPOLO UNITO CHE SAPPIA CONCILIARE
I DIVERSI INTERESSI ATTRAVERSO IL CONFRONTO
DEMOCRATICO E PACIFICO”.
E’ L’APPELLO DEL VESCOVO DI GOMA, MONS. FAUSTIN NGABU
GOMA.
= "Speriamo che quest’anno porti la pace in Congo". Lo dice
all'Agenzia Fides Faustin Ngabu, vescovo di Goma, città nell'est della
Repubblica Democratica del Congo, al confine con il Rwanda. Dopo gli accordi di
Pretoria che dovrebbero mettere fine ad anni di guerra, sembra che il Paese si
stia finalmente incamminando verso il ritorno alla pace. La situazione non è
ancora tranquilla e in alcune zone dell'est del Congo vi sono ancora
combattimenti ma “è necessario – afferma il presule - che la concordia cresca
soprattutto nella coscienza delle persone perchè un Paese distrutto da tanti
anni di guerra non può aspettarsi di ottenere subito la pace”. L’attività
sociale della Chiesa assume in questo contesto un ruolo chiave per la
promozione della pace ed “il nostro compito – dice il vescovo – è quello di
rievangelizzare la popolazione, sconvolta da tante ferite fisiche e morali”. “È
ora che i congolesi – aggiunge il presule - imparino ad amare di più il loro
Paese e diventino un popolo unito, capace di conciliare i diversi interessi
attraverso il confronto democratico e pacifico.” Occorre che la comunità
internazionale promuova un'autentica cultura della pace fondata sulla giustizia
“ma spesso – conclude mons. Ngabu – alle belle parole pronunciate dai
rappresentanti internazionali non seguono risposte concrete. Anzi, sono proprio
gli operatori economici dei Paesi ricchi ad alimentare questa guerra, per
sfruttare le ricchezze del Congo." (A.L.)
IL MALTEMPO CAUSA OLTRE
200 MORTI IN INDIA, MENTRE L’EUROPA E’ IN GINOCCHIO A CAUSA DELLE FORTI
PERTURBAZIONI NEVOSE. L’ONDATA DI GELO HA RAGGIUNTO ANCHE L’ITALIA: GROSSI
PROBLEMI AL NORD DELLA PENISOLA,
MENTRE LE
NEVICATE SI STANNO SPOSTANDO VERSO IL MERIDIONE
NEW DELHI. = L’India è
attanagliata da una morsa di freddo senza precedenti. Sono fino a questo
momento 232 i morti causati dalle basse temperature degli ultimi giorni. La colonnina
è scesa fino a 5 gradi centigradi, valore assolutamente anormale per questo
periodo e soprattutto per gli stati dell'Uttar Pradesh e il Bihar, abituati a
temperature molto più alte. Decessi dovuti al freddo sono stati ugualmente
registrati nel Rajastan e nell'Himachal Pradesh. A causa del freddo spesse
coltri di nebbia circondano anche la capitale New Delhi, provocando gravi
problemi al traffico aereo. Come l'India anche il vicino Bangladesh è stato
colpito dal maltempo e dal freddo che hanno causato 179 morti. Situazione molto
meno grave sul fronte delle vittime, ma altrettanto allarmante in Europa. In
Svezia centinaia di abitazioni sono rimaste senz'acqua, a Goteborg e Jonkoping,
a causa del gelo. Una nevicata particolarmente abbondante, che ha investito
soprattutto la Svezia occidentale e meridionale, ha provocato pesanti ritardi
nel traffico ferroviario, e difficoltà nella circolazione stradale. In Francia,
dopo la neve di sabato, cresce l’allarme per i principali fiumi che hanno
superato i livelli di guardia. A Parigi per effetto della piena tutte le strade
a scorrimento veloce che costeggiano la Senna, sono state chiuse per sicurezza.
In Italia sono le copiose nevicate delle ultime ore a provocare i disagi
maggiori. Neve, ghiaccio e bora con raffiche che hanno toccato i 156 km orari
stanno causando gravi problemi nella zona di Trieste. La neve ha fatto la sua
prima comparsa stagionale anche a Venezia, già messa in ginocchio nelle scorse
settimane dal fenomeno dell’acqua alta. Per il maltempo interrotti in Sicilia i
collegamenti con le isole minori, mentre violente grandinate sul tratto lucano
dell'A3 hanno causato rallentamenti e disagi agli automobilisti. L’ondata di
maltempo si sta lentamente spostando al Sud: a Sarno è stato proclamato lo
stato d’allerta. (S.S.)
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- A cura di Giancarlo La Vella -
Nuove
accuse di Saddam Hussein ai controllori dell’Onu. “Gli ispettori sono spie, ma
comunque l’Iraq è pronto a vincere la guerra, se verrà aggredito”. È questo il
doppio durissimo messaggio di sfida lanciato ieri dal leader di Baghdad, in un
discorso televisivo per la giornata delle Forze armate. Secondo il rais, gli
inviati dell’Onu stanno svolgendo unicamente un lavoro di intelligence. Il
servizio di Paolo Mastrolilli:
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Saddam Hussein ha accusato gli
Stati Uniti di spingere i controllori ad andare oltre il mandato affidato
dall’Onu, per provocare lo scontro che avrebbe lo scopo di nascondere i
problemi economici e politici interni, ma ha aggiunto che la popolazione e i
militari iracheni sapranno resistere all’aggressione americana e ha esaltato
anche i kamikaze che colpiscono Israele. Si tratta delle critiche più dure
dall’inizio delle ispezioni e coincidono con l’accelerazione dei preparativi
militari di Washington che - secondo il New York Times - avrebbe già definito
un piano per occupare e amministrare il Paese arabo per 18 mesi dopo la guerra.
Il presidente americano, Bush, ha risposto che le dichiarazioni di Saddam
scoraggiano chi vorrebbe una soluzione pacifica della crisi, perché dimostrano
la sua volontà a non collaborare. Quindi, il capo della Casa Bianca ha detto
che il leader iracheno deve disarmare, ma ha aggiunto che ha ancora tempo per
farlo. Sempre ieri, il ministro degli Esteri britannico, Straw, ha dichiarato
che le probabilità di una guerra stanno diminuendo, ma non ha spiegato il
motivo. Intanto altri 4 mila marines sono partiti per il Golfo Persico e il
Pentagono ha mobilitato 10 mila riservisti.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Gli
ispettori delle Nazioni Unite fino a questo momento non hanno nessuna prova che
l’Iraq disponga di armi di distruzione di massa. La notizia è stata diffusa
ieri dal direttore generale dell'Aiea,
l’Agenzia dell'Onu per l'energia atomica, Mohammed El Baradei. Secondo lui
occorre che gli Stati membri delle Nazioni Unite raccolgano più informazioni
per aiutare gli ispettori a cercare prove dell'asserito programma nucleare
segreto iracheno. E, oltre che della questione irachena, l’Agenzia
internazionale per l’energia atomica si è occupata ieri anche di Corea del Nord
e da Vienna l’organismo ha intimato a Pyongyang di interrom-pere il programma
atomico e far rientrare gli ispettori espulsi. Bush si è detto pronto a
riprendere il dialogo, ma per il governo nordcoreano – ha precisato il
direttore generale dell’Aiea, El Baradei – non ci saranno altre possibilità. Il
servizio da Vienna:
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“E’ l’ultimo avvertimento. La situazione non è più
sostenibile - dice El Baradei - da ora in poi avremo tolleranza zero”. E cioè
se la Corea del Nord continuerà su questo cammino sarà deferita al Consiglio di
Sicurezza dell’Onu, che, a sua volta, potrà imporre sanzioni o anche misure più
drastiche. Gli Stati Uniti si sono detti molto soddisfatti di questa
risoluzione, mentre la Corea del Nord accusa Washington di cercare scuse per
disarmarla e poi attaccarla. Ma, intanto, freme l’attività diplomatica per
scongiurare il peggio. La Corea del Sud cerca intanto di mediare. In arrivo a
Washington è un alto funzionario del governo di Seul, che ha pronto un piano
che in sostanza prevede una sorta di garanzia internazionale per la sicurezza
della Corea del Nord, con le riprese delle forniture di petrolio in cambio
dell’interruzione da parte di Pyongyang del suo programma nucleare. Interessati
a questo piano sarebbero anche la Cina ed il Giappone. Ma anche la Russia
chiede soluzioni diplomatiche.
Da Vienna, Giovanni Maria Del Re.
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Imposizione
del blocco navale al largo della Striscia di Gaza e pesanti incursioni nei
Territori, di cui l’ultima, all’alba di oggi proprio a Gaza, ha provocato la
morte di tre palestinesi e il ferimento di diversi altri. È questa la prima
risposta israeliana al duplice attentato dell’estremismo palestinese a Tel
Aviv, che ha causato, l’altro ieri, la morte di 24 persone, compresi i due
kamikaze. Ferme le decisioni politiche contro i palestinesi anche del governo
dello Stato ebraico, che ha rinnovato le accuse di appoggiare il terrorismo
all’Autorità nazionale palestinese e al presidente Arafat.
Il leader spirituale dei
taleban, Mullah Omar, che vive in clandestinità, avrebbe stretto un patto di
alleanza con l'ex premier afghano Hekmatyar. Lo scrive oggi il Financial Times,
affermando che i due leader hanno deciso di unire le forze per liberare il
Paese e punire chi collabora con gli americani. Leader della fazione
dell'Hezb-e-Islami, Hekmatyar fu uno dei protagonisti della guerra contro
l'invasione sovietica, ma anche dello scontro fra mujahidin che seguì la caduta
del regime filo sovietico e aprì la porta all'avvento dei taleban. Gli
americani lo considerano una delle tre forze che, assieme ai Taleban e ai resti
di Al Qaeda, creano problemi nell'Afghanistan orientale.
In
Algeria, nove persone, tra le quali sei militari, sono morte l’altro ieri in
vari scontri. Quattro militari sono rimasti uccisi in seguito alle ferite
subite nell'imboscata di sabato scorso a Batna, che aveva provocato 43 vittime.
I giornali attribuiscono gli episodi di violenza alla regia di Al Qaida, la
rete terroristica di Osama Bin Laden, anche se compiuta materialmente dai
terroristi del Gruppo salafita. Il servizio di Amin Touré:
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TOUT LE MONDE
La popolazione ancora non si è ripresa dallo chok di
questa recrudescenza della violenza. Una vera carneficina commessa contro militari
dell’esercito caduti in un’imboscata tesa - secondo alcune fonti autorizzate -
da uomini del gruppo salafita. Il quotidiano Liberté riferisce, senza fornire ulteriori
precisazioni, che alcuni membri di Al Qaeda avrebbero partecipato a questa
sanguinosa impresa alle porte del Sahara, nella regione di Bistra. E’ veramente
troppo. Sono sempre più numerose le personalità della società civile che si
levano per denunciare la politica dei fatti compiuti e l’assenza di reazioni da
parte dei dirigenti politici, primo fra tutti il presidente Bouteflika, accusato
di indifferenza. La sua politica di concordia civile viene fortemente contestata.
Essa - si dice - farebbe gioco agli islamici conservatori, l’alleanza con i
quali potrebbe favorire la prossi-ma rielezione di Bouteflika.
Da Algeri, Amin Touré.
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Torna
alta la tensione in Costa d’Avorio. Le forze ribelli che si trovano nell’ovest
del Paese hanno attaccato ieri i militari francesi impegnati a far rispettare
la fragile tregua tra governo e guerriglia, raggiunta dopo il tentato colpo di
Stato del settembre scorso. Si registrano circa 30 morti tra i ribelli e almeno
nove feriti tra i militari francesi. Ma per un’analisi della situazione
attuale, abbiamo parlato con un padre missionario che si trova a Korogò, nel
nord della Costa d’Avorio, zona attualmente nelle mani dei ribelli golpisti:
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R. - Il gruppo di guerriglia
dell’ovest non è lo stesso che noi abbiamo qui al nord. Non conosciamo la
realtà di questi ribelli che vivono nella parte centro-ovest della Costa
d’Avorio. C’è da dire che i francesi stanno avendo un ruolo importante nel
cercare di portare la pace in questo Paese. Noi speriamo che attraverso il
dialogo politico si possa trovare una soluzione.
D. – Si può dire che altri
gruppi guerriglieri stiano cercando, approfittando della situazione ivoriana,
di dire la loro?
R. – Alcuni sostengono che
questi gruppi siano in qualche modo collegati ai ribelli golpisti, ma invece io
credo siano dissociati dal gruppo principale che ha avviato il conflitto contro
il governo.
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Continuità nella scelta atlantica ed europea della
Lituania, ma anche “equilibrio tra Ovest ed Est” negli orientamenti geopolitici
e commerciali. Sono questi gli elementi sostanziali della politica del
neopresidente lituano Rolandas Paksas, eletto ieri a sorpresa con oltre il 54
per cento dei voti. Paksas, 46 anni, candidato dello schieramento di
centro-destra, ha battuto nel ballottaggio il pre-sidente uscente Valdas
Adamkus, ex cittadino americano e artefice dell'avvicinamento di Vilnius
all'Unione Europea e alla Nato.
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