RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 6 - Testo della
Trasmissione di lunedì 6 gennaio 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Festeggiato a Tirana
il decimo anniversario della Comunità di Sant’Egidio in Albania
22
morti e 100 feriti a Tel Aviv per un nuovo terribile attentato palestinese.
Immediata la rappresaglia israeliana, mentre il mondo esprime cordoglio a
Israele e spinge alla prudenza
Un folle in Germania ruba un aereo e minaccia
di schiantarsi sulla sede della BCE, ma poi atterra all’Aeroporto di
Francoforte dopo aver terminato il carburante
Continuano i sopralluoghi Onu in Iraq, mentre
Saddam Hussein accusa gli ispettori di spionaggio
Venezuela
ancora nel caso: Chavez parla alla nazione accusando l’opposizione di tentativo
di golpe
Colpo di scena nelle presidenziali in
Lituania: vincitore è l’ex premier Paksas
6 gennaio 2003
OGGI, SOLENNITA’
DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE, FESTA DELLA LUCE, IL POPOLO DI DIO E’
CHIAMATO A DIVENTARE LUCE PER ORIENTARE IL CAMMINO DELLE NAZIONI SU CUI GRAVANO
TENEBRE E NEBBIA COSI’ IL PAPA NEL CORSO DELL’ODIERNA LITURGIA
NELLA BASILICA VATICANA IN CUI
HA ORDINATO 12 NUOVI VESCOVI
- A cura di Carla Cotignoli -
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(musica)
“Alzati, rivestiti di luce.” Con quest’invito che fa eco
al profeta Isaia, il Papa ha iniziato questa mattina l’omelia nella Basilica di
s. Pietro. La luce domina infatti la solennità del Natale e dell’odierna festività dell’Epifania, che
significa appunto, Manifestazione del Signore. Anticamente – e ancora oggi in
Oriente – erano unite in una sola grande “festa delle luci”. Nella Notte Santa
è nato Cristo luce delle genti. Ed è questa luce che pervade la solenne
liturgia odierna.
“Il popolo di Dio è chiamato a
diventare esso stesso luce per orientare il cammino delle nazioni, sulle quali
gravano “tenebre” e ‘nebbia’”.
“I Magi che giungono dall’Oriente a Gerusalemme – ha
ancora detto il Santo Padre – sono guidati da un astro celeste e rappresentano
le primizie dei popoli attirati dalla luce di Cristo”.
Ed è a tutti i popoli della terra che Cristo ha inviato i
suoi apostoli che continuano, nei vescovi loro successori, la sua missione di
salvezza.
(musica)
E proprio questa mattina – com’è tradizione – nel cuore
della solenne liturgia, era incastonato il rito di ordinazione di 12 vescovi di
varie nazioni e continenti, destinati, quali rappresentanti del Papa in Asia,
Africa e presso l’ONU, come il coreano Paul Tashang In-nam, l’italiano
Celestino Migliore, il vietnamita Pierre Nguyen Van Tiot, lo spagnolo Pedro
Lopez Quintana. “Vi auguro – ha detto rivolto loro il Papa – che il vostro
ministero pastorale contribuisca a far risplendere tra i popoli la luce di
Cristo”. “Fedeltà alla tradizione cattolica ed impegno del dialogo ecumenico: i
due binari indicati a mons. Angelo Amato e a mons. Brian Farrel a cui ha
affidato rispettivamente gli incarichi di Segretario della Congregazione per la
Dottrina della Fede e del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani.
L’ufficio del buon pastore, alla guida delle comunità ecclesiali di Ma zara del
Vallo in Italia, in Benin, Slovacchia, Iraq, Ucraina e Siria, è la consegna del
Papa ad altrettanti vescovi di questi Paesi. A tutti ha detto:
“’Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete
amore gli uni per gli altri’ Fate risplendere la bellezza del Vangelo,
compendio di divina carità, agli occhi del gregge a voi affidato. Offrite
all’intero popolo cristiano una chiara testimonianza di santità. Siate sempre
epifania di Cristo e del suo amore misericordioso”.
(musica)
All’Angelus il Papa ha sottolineato questa vocazione
universale e missionaria di tutta la Chiesa. Ha poi ricordato che i Padri dei
primi secoli della Chiesa associarono ben presto alla manifestazione del
Signore di fronte al Magi che vennero dall’Oriente per adorarlo, “altri due
eventi in cui Gesù manifestò la sua gloria: il Battesimo nel fiume Giordano e
le nozze di Cana”. “Due eventi che fanno parte del nuovo ciclo di misteri del
Rosario, i misteri della luce”, da lui ”proposti di recente alla meditazione di
tutti i fedeli”. Il Santo Padre ha invitato a contemplare “con gli occhi di
Maria questi misteri nell’Epifania del Signore, luce e salvezza del mondo”.
Ha poi esortato a pregare in modo speciale per “gli amati
fratelli e sorelle delle Chiese Orientali” – come il Patriarcato ortodosso di
Mosca - che, “seguendo il calendario
giuliano, celebrano domani il santo Natale”:
“A tutte queste comunità
ecclesiali, il Signore, nato per noi dalla Vergine Madre, rechi serenità e
pace”.
Una nota che ha sottolineato il clima di gioia di questa festività, è stata anche oggi la
presenza in piazza San Pietro di un corteo storico-folcloristico denominato
“viva la Befana”, composto da più di 1000 partecipanti, in costumi d’epoca
capeggiati dai 3 Re Magi. Provenivano da alcuni comuni del Viterbese,
accompagnati dai rispettivi Sindaci. A loro il Papa ha augurato “che la luce di
Cristo li illumini ogni giorno dell’anno da poco iniziato”.
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LA GRATITUDINE DEL PAPA AI “PICCOLI MISSIONARI”
PER IL LORO CONTRIBUTO
ALLA
DIFFUSIONE DEL VANGELO OGGI GIORNATA DELL’INFANZIA MISSIONARIA
-
Intervista con Suor Maria Crescini -
Ricorre quest’anno il centosessantesimo anniversario di
fondazione dell’Opera della Santa Infanzia, presente oggi in più di cento
nazioni. Essa propone ai bambini di pregare ed offrire gesti di solidarietà
concreta, anche con sacrificio personale, a vantaggio dei loro coetanei che
ancora non conoscono Gesù e vivono in situazioni difficili, lo ha ricordato il
Papa all’Angelus. Ha ringraziato tutti questi “piccoli missionari” per il loro
contributo alla diffusione del Vangelo ed ha augurato loro che sappiano
testimoniarlo ogni giorno con la loro vita. Ma ascoltiamo il servizio di
Giovanni Peduto.
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“I bambini devono salvare i bambini”: con questo invito
mons. Charles de Forbin Janson, vescovo di Nancy, il 9 maggio 1843 a Parigi
dava inizio all’Opera della Santa Infanzia, oggi Pontificia Opera dell’Infanzia
Missionaria, presente in 110 Paesi. Dopo 160 anni, la Chiesa può contare su una
moltitudine di bambini che, in forza dell’impegno battesimale, continuano la
sfida di solidarietà spirituale e materiale e raggiungono tutti gli angoli
della terra.
Con noi, suor Maria Teresa Crescini, incaricata
dell’animazione missionaria dei ragazzi a livello internazionale. Ricordiamo
che le Pontificie Opere Missionarie operano in seno alla Congregazione per
l’evangelizzazione dei popoli:
D. – Suor Crescini, perché la
Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria è legata alla solennità
dell’Epifania?
R. – E’ stato il Santo Padre Pio
XII a invitare a celebrare la festa dei ragazzi missionari, dell’Infanzia
missionaria, in questa giornata, perché è stato Gesù fattosi bambino, che si è
rivelato al mondo il giorno dell’Epifania, nell’incontro con i Magi, rivelando
al mondo il suo amore per gli uomini. Allora i bambini sono invitati, proprio
nel periodo di Natale e in modo particolare nell’Epifania, a dare a tutto il
mondo, ma soprattutto al mondo dei bambini, questo annuncio, a continuare
l’opera evangelizzatrice.
D. – Concretamente, questi bambini, questi ragazzi, come e
dove operano?
R. – Operano in 110 Paesi e operano in maniera
diversificata. Per esempio 500 mila
ragazzi, in Germania, dal 1° al 6 gennaio bussano a tutte le case vestiti da re
o da pastori e portano a tutte le famiglie la benedizione: Christus
mansionem benedicat. Una benedizione che gli adulti ascoltano con molta
devozione; e poi sensibilizzano il mondo degli adulti ai problemi dei bambini.
Così come in Colombia: anche in Colombia i bambini girano per le case, non
chiedono aiuto, ma portano aiuto. Anche in Italia quest’anno i bambini hanno
distribuito 900 mila stelle: sono i seminatori di stelle dell’Italia, come pure
in Spagna, che con la loro azione, con la loro gentilezza di bambini e con la
loro forza missionaria annunciano al mondo che il Natale è il tempo sacro
dell’evangelizzazione e dell’amore di Dio.
D. – A 160 anni dalla fondazione della Pontificia Opera
dell’Infanzia Missionaria, quali programmi pensate di promuovere?
R. – Ci sono in progetto tante iniziative. Le più
importanti, quelle già concretizzate, per esempio, sono quelle della Francia:
10 mila bambini sono già prenotati per la fine di giugno al santuario di
Lisieux, nella patria di Santa Teresa - che a sette anni venne iscritta
all’Infanzia Missionaria - per celebrare questo anniversario così bello, così
grande, soprattutto così significativo per la Francia dove l’Opera è nata.
Però, ci sono anche i ragazzi dell’America Latina, di tutta l’America, anzi,
che stanno preparando un grande avvenimento: l’Anno missionario delle Americhe,
che si celebrerà in novembre. I bambini, come gli adulti, e forse anche con più
creatività, stanno preparando questo momento solenne. Quasi tutte le direzioni
nazionali ci comunicano che sono in preparazione convegni, congressi, momenti
di sensibilizzazione e a maggio – perché l’Infanzia è stata fondata il 9 maggio
1943 – a Roma ci sarà una bellissima festa insieme ai direttori del mondo.
Da 300 a 3000 i progetti finanziati dai bambini
dell’Infanzia Missionaria: nel 1983, infatti, i progetti di aiuto per i bambini
erano circa 300, oggi sono più di 3000.
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GIOIA E COMMOZIONE HANNO CONTRADDISTINTO IERI
L’INCONTRO
TRA
GIOVANNI PAOLO II E I NETTURBINI DI ROMA,
RICEVUTI
PER LA PRIMA VOLTA IN VATICANO
-
Servizio di Barbara Castelli -
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(musica)
Per la 25.ma volta insieme, ma per la prima volta in
Vaticano. Rinnovando una tradizione a cui non manca sin dall’inizio del suo
pontificato, ieri pomeriggio Giovanni Paolo II ha incontrato gli addetti
dell’Azienda Municipale Ambiente dell’Urbe, cioè i suoi cari Netturbini. Per
contraccambiare, infatti, l’affettuosa ospitalità che gli addetti dell’AMA
hanno sempre rinnovato al Papa, ricevendolo alla sede di via dei Cavalleggeri
per la visita al Presepe dei Netturbini, il Santo Padre ha deciso di
accoglierli in Sala Clementina, per far rimirare loro il Presepe del Palazzo
Apostolico. Un evento eccezionale, quindi, che ha commosso i presenti, salutati
con calore da Giovanni Paolo II.
“Benvenuti
nella casa del Papa! Grazie di cuore per avere accettato il mio invito. Quest’incontro mi
dà modo di rinnovare un grato apprezzamento all’intero personale dell’AMA per
l’importante servizio che giorno e notte rende a Roma e ai suoi abitanti”.
Palpabile era la gioia dei presenti, che hanno fatto
omaggio al Santo Padre di un piccolo Presepe. Al nostro microfono, Giuseppe
Ianni, ideatore e realizzatore del Presepe dei Netturbini.
“Dato che
quest’anno siamo stato ricevuti nella sede del Vicario di Cristo, gli abbiamo
portato un gioiellino. Il presepe dei netturbini, un presepe piccolo, di 85 cm
di larghezza, con 33 personaggi, 6 case, con portoni e finestre. Poi c’è la
grotta della Natività fatta con legno di ulivo, che ha portato personalmente
padre Ibrahim da Betlemme”.
Intanto, la rappresentazione della
Natività dei Netturbini, nella sede AMA del quartiere Aurelio, a due passi dal
Vaticano, continua ad essere visitata da migliaia di pellegrini che restano
incantati dinanzi alla cura e all’attenzione con cui il presepe è stato
realizzato nel tempo. Ma quali sono le novità di quest’anno del presepe dei
Netturbini, giunto alla sua 31.ma edizione? Al nostro microfono ancora Giuseppe
Ianni.
R. -
Le aggiunte, oltre al portoncino che è stato fatto recentemente, nel
mese di dicembre, riguardano un pezzo comprendente 12 case. La particolarità è
che i 116 gradini sono fatti con le pietra di Monte Rotondo, di Padre Pio, e
Monte Sant’Angelo.
D. - Quali sono i commenti dei
visitatori dinanzi al Presepe?
R. – Quando entrano e fanno il giro per vedere il presepe,
nel volto si nota una gioia che non avevano prima.
(musica)
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OLTRE
400 MILA EURO INCASSATI IERI SERA PER INIZIATIVE DI SOLIDARIETA’
ALLA
XIII EDIZIONE DEL DERBY DEL CUORE DISPUTATO ALLO STADIO OLIMPICO
DA
ATTORI E CANTANTI SIMPATIZZANTI DELLA ROMA E DELLA LAZIO
-
Servizio di Dorotea Gambardella -
E’
finito col pareggio di 3-3, la XIII edizione del “Derby del Cuore”, disputato
ieri sera allo stadio Olimpico da attori e cantanti simpatizzanti della Roma e
dai colleghi sostenitori della Lazio. Biancocelesti i due rigori messi in rete
da Gene Gnocchi e il goal di Mino Reitano su assistenza di Maurizio Aiello;
mentre a segnare per la Roma sono stati Stefano Masciarelli, Luca Zingaretti e
Corrado Tedeschi. Ma il goal più importante l’ha messo a segno il pubblico,
grazie al quale si è raggiunto un incasso di oltre 400mila euro, che verrà
devoluto ad associazioni di volontariato, istituti di ricerca e alle famiglie
terremotate del Molise. Sentiamo il servizio di Dorotea Gambardella.
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(musica)
Bambini,
mamme, papà, nonni: in totale erano 68 mila, ieri sera allo stadio Olimpico di
Roma per la XIII edizione del Derby del Cuore. Quest’anno, la stracittadina
della solidarietà ha avuto un significato particolare: la Caritas, infatti,
destinerà parte della propria quota alla ricostruzione di attrezzature sportive
a San Giuliano di Puglia. Del resto ieri i veri protagonisti erano proprio
loro, i cento cittadini molisani invitati dagli organizzatori dell’evento,
Giancarlo Salvatori e Livio Lozzi, che tutto il pubblico ha avvolto in un
ideale abbraccio. Ma ascoltiamo uno dei giovani presenti:
D. –
Antonio Del Gaudio, questa sera l’affetto del pubblico è soprattutto per voi di
San Giuliano …
R. - San Giuliano è tornata all’onor di cronaca, perché ci
sono stati morti, bambini sotto le macerie. Ma non è stata sola, ci sono stati
anche Castellino e tutti i paesi limitrofi.
D. – Che significato ha però questo evento per i molisani?
R. – E’ veramente una cosa eccezionale. Non ci saremmo
aspettati tutto questo. Io da molisano devo ringraziare tutte le persone che
sono state vicine. Devo ringraziare il mondo politico, che sta facendo molto per
le popolazioni disastrate.
(musica)
Prima dell’ingresso in campo delle due squadre, sugli spalti era già
festa, tra musica, scoppiettanti fuochi d’artificio e interminabili “ole”.
Insolita mescolanza dei colori giallo, rosso, bianco e celeste, in un tripudio
di gioia che ha unito tutti, laziali e romanisti, consapevoli che per una
volta, al bando la rivalità, non è importante il risultato e che si è vinto
ancor prima del fischio iniziale. La stessa atmosfera si respirava negli
spogliatoi. Ma diamo la parola al presentatore televisivo Massimo Giletti:
D. –
Massimo, giocherai nelle fila della Roma, ma stasera, abbiamo già vinto?
R. – Quando si fa un incasso e lo si dà a chi ha bisogno
si vince sempre. Poi, quello che conta è anche fare una bella festa, venire
allo stadio senza paura di incidenti. Sono due le vittorie.
D. – Carlo Verdone, il derby del
cuore è un modo per divertirsi, ma anche per dimostrare la propria solidarietà
…
R. – Si cerca
in qualche modo di unire l’utile al dilettevole e soprattutto di far passare
una buona befana a chi ne ha bisogno. L’intento di questa squadra è sempre
stato quello di fare della beneficenza. Farla il 5 gennaio è abbastanza
simbolico. Mi sembra una cosa doverosa.
D. – Lorenzo Flaherty,
simpatizzante della Lazio, che significato ha questa partita?
R. – Ha un
significato molto importante, perché è una partita di beneficenza. E’ un evento
che si ripete ogni anno, con sempre maggiore affluenza e maggiore attenzione.
Le squadre stanno per
entrare ...
A dare il calcio d’inizio è la splendida Nancy Brilli
insieme al figlioletto Francesco e il terreno di gioco si trasforma in un
allegro campo di battaglia, dove calciatori appesantiti da qualche chilo di
troppo o in taluni casi un po’ attempati s’impegnano al massimo per divertire e
divertirsi. Il primo tempo è esilarante per i plateali svarioni, avvincente per
i guizzi di bel gioco dell’indimenticabile “principe” Giuseppe Giannini,
entusiasmante per il rigore messo a segno da Gene Gnocchi.
D. – Gene, un bel gol, ma soprattutto una bella serata …
R. - L’importante è divertirsi. Io sono molto contento,
perché il pallone è la mia vita e quando si riesce a fare del bene è troppo
bello.
(musica)
E la festa continua nel secondo tempo, fino ad esplodere
in un fragoroso applauso quando viene resa nota la cifra dell’incasso: 405mila
euro, circa 880 milioni di vecchie lire. Questo successo senza precedenti per
il ‘Derby del cuore’, e il risultato finale 3-3, soddisfano tutti, anche chi,
come il giallorosso Claudio Amendola, in campo si era mostrato scatenato e
irruente tanto da guadagnarsi un’ammonizione.
D. – Un commento per stasera?
R. – Mi pare l’incasso sia stato uno dei migliori di
sempre. Noi siamo qui per fare beneficenza, per fare del bene, quindi riuscirci
è sempre una grande soddisfazione.
(musica)
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IL PATRIARCA ALESSIO II HA AUGURATO AI RUSSI PACE
E PROSPERITA’ OGGI VIGILIA DI NATALE PER IL PATRIARCATO ORTODOSSO DI MOSCA
CHE
SEGUE IL CALENDARIO GIULIANO
- A
cura di Giuseppe D’Amato -
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MOSCA.= Oggi è la vigilia di Natale in Russia. L’immenso
Paese slavo si appresta a celebrare degnamente la ricorrenza, malgrado la
spaventosa ondata di gelo con temperature ovunque fra i 20 e i 30 gradi sotto
zero. In un messaggio ai fedeli, il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie,
Alessio II, ha augurato pace e prosperità, invitando tutti a lavorare per il
Signore, non aspettandosi riconoscimenti e glorie umane. “Fino a quando, ha
detto Alessio II, la Russia ha pregato molto, il Paese ha prosperato. Invece,
quando la fede è mancata, la Russia ha perso forza ed è caduta in mano di chi
ha tentato di farla diventare un deserto spirituale”. Il Patriarca si è detto
certo che nel XXI secolo il Paese avrà una nuova fioritura. Il 2003 è un anno
particolare per la Chiesa ortodossa russa, si festeggia il centenario della
santificazione di Serafino da Saratov. Alessio II ha espresso la speranza che
grazie alle preghiere di questo Santo, la Russia rimanga per sempre ortodossa.
Alle 22 ora di Mosca, alla cattedrale di Cristo il Salvatore, il patriarca da poco
rimessosi da una lunga malattia, celebrerà la Santa Messa, trasmessa in diretta
televisiva nazionale e dal sito internet della Chiesa ortodossa. Questa
l’ultima novità di quest’anno. Per facilitare l’affluenza dei fedeli alle
chiese, i mezzi pubblici funzioneranno fino alle 3 di notte. L’anno scorso
furono 200 mila a Mosca le persone presenti alle funzioni. Intorno ai
principali luoghi di culto si segnala una maggiore presenza di forze di
polizia, per garantire la sicurezza dei fedeli. L’incubo terrorismo rimane
sempre in agguato.
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LA
COREA DEL NORD ACCUSA IL GOVERNO AMERICANO DI VOLERE LA GUERRA.
INTANTO,
SECONDO IL PROGRAMMA ALIMENTARE MONDIALE, SETTE MILIONI
DI
NORDCOREANI RISCHIANO DI MORIRE DI FAME NEI PROSSIMI MESI
PYONGYANG.= Non accenna a diminuire la tensione tra Stati
Uniti e Corea del Nord. Il governo di Pyongyang ha affermato oggi che il
progetto americano di “scudo spaziale” fortemente caldeggiato dal presidente
Bush fa parte di un “astuto espediente”
per giustificare un attacco americano contro la Corea del nord al fine di
regolare la crisi innescata dalla ripresa del programma nucleare nordcoreano.
“Le bellicose forze di Bush - ha scritto l'agenzia di stampa nordcoreana Kcna - stanno avviando il
dispiegamento del sistema di difesa antimissile per adottare sanzioni militari
e colpire la Repubblica popolare democratica di Corea”. Intanto, nonostante la
crisi in corso, il governo di Seul ha proposto oggi di tenere la settimana
prossima una tornata di incontri ministeriali tra le due Coree per un confronto
su progetti di cooperazione, ma anche sul programma nucleare del Nord. Il
ministro dell'Unificazione - riferisce una nota del dicastero - ha proposto che
gli incontri si tengano a Seul per quattro giorni, a partire dal 14 gennaio.
Intanto il Programma alimentare mondiale ha lanciato ieri un allarme su una
spaventosa crisi alimentare che potrebbe colpire la regione. Sette milioni di
persone - un terzo della popolazione del Paese - rischiano di morire di fame in
Corea del Nord nei prossimi mesi qualora non saranno inviati ulteriori aiuti
alimentari. “Abbiamo provviste per 35 mila tonnellate che finiranno all'inizio
di febbraio e dopo non potremo che chiudere”, ha affermato a Pechino il
portavoce del Pam, Gerald Bourke. La Corea del sud ha interrotto gli aiuti in
cibo due mesi fa, dopo che Pyongyang ha ammesso di condurre un programma
nucleare segreto. La carestia che rischia di affliggere la popolazione
nordcoreana è l’effetto più evidente del fallimento del sistema economico nordcoreano.
Un sistema centralizzato di stampo stalinista. Nell'ultimo decennio si calcola
che almeno due milioni di persone siano morte per fame. (A.G.)
CELEBRATO
A TIRANA IL 10.MO ANNIVERSARIO DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO
IN ALBANIA. DURANTE LA CERIMONIA,
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, ALFRED MOISIU, HA CONSEGNATO A MONS. VINCENZO
PAGLIA IL PREMIO MADRE TERESA
TIRANA.=
Una giornata di festa per un traguardo importante. Il 4 gennaio, al Palazzo dei
Congressi di Tirana, si è celebrato il 10.mo anniversario dell’impegno della
Comunità di Sant’Egidio in Albania. Alla cerimonia hanno preso parte numerose
autorità politiche e religiose albanesi. Durante la cerimonia, il presidente
della Repubblica albanese, Alfred Moisiu, ha consegnato a mons. Vincenzo Paglia
il Premio Madre Teresa a testimonianza dell’opera infaticabile prodigata dalla
Comunità di Sant’Egidio a favore della pace in Albania. Nell’incontro, è stato
dato risalto alle tappe fondamentali dell’impegno della Comunità: dal sostegno
all’avvio del processo democratico – dopo gli anni bui del comunismo – agli
sforzi per l’affermazione della libertà religiosa. E poi ancora i piani di
aiuto sanitario, il sostegno ai profughi durante la crisi del Kosovo. Alla
cerimonia erano presenti più di 130 persone provenienti dall’Italia ed altri
Paesi europei che da anni sono impegnati in progetti di solidarietà. Una
giornata di festa dunque, ma anche un’occasione per riflettere sul futuro
dell’Albania e sulla vocazione di pace della Comunità di Sant’Egidio che ora è
anche albanese. (A.G.)
NELL’ARCIPELAGO DELLE SALOMONE, TUTTI SALVI I 1300 ABITANTI DELL’ISOLA
TIKOPIA COLPITA NEI GIORNI SCORSI DA UN
CICLONE DEVASTANTE. SOLO IERI
SONO
ARRIVATI SULLA REMOTA ISOLA I PRIMI SOCCORSI VIA MARE
- A
cura di Maurizio Pascucci -
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HONIARA.= Sono tutti sopravvissuti i 1.300 residenti della
remota isola di Tikopia, nelle Isole Salomone, colpita la scorsa settimana da
un ciclone di inaudita violenza. Lo hanno confermato gli equipaggi di due
imbarcazioni che hanno finalmente raggiunto Tikopia solo una settimana dopo il
disastro. Per una settimana Tikopia è rimasta tagliata fuori dal resto del
mondo e le prime immagini aeree proponevano uno scenario di devastazione che
faceva temere un alto numero di vittime, ma l’equipaggio della prima
imbarcazione a raggiungere l’isola ha confermato che i residenti avendo
riconosciuto le condizioni metereologiche che annunciavano il ciclone, si sono
rifugiate nelle caverne dell’isola come ormai fanno da tempo immemore in simili
circostanze. La nave è ora in procinto di ripartire verso la vicina isola di
Anuta, dove i funzionari della protezione civile delle Salomone non si
aspettano di trovare scene di devastazione. Intanto si sono aperte le polemiche
per la lentezza dei soccorsi: secondo alcuni il governo delle Salomone non
sarebbe interessato al destino dei locali, che sono di etnia polinesiana, il
resto delle Salomone è melanesiano. Tikopia si trova a circa mille chilometri
ad est della capitale, Honiara, in
un’area di mare che ha una lunga storia di cicloni a cui i residenti
sopravvivono regolarmente rifugiandosi nelle caverne, ma nel 1950 duecento
persone morirono di fame nei giorni seguenti il ciclone che distrusse molte
abitazioni. Una simile situazione fu evitata nel 1992, dopo il ciclone Tia,
solo grazie ad aiuti esterni. Questa volta Australia e Nuova Zelanda si sono
impegnate a scongiurare ripercussione drammatiche dopo il ciclone Zoe, i cui
venti hanno soffiato ad una velocità costante di quasi 270 chilometri orari,
con raffiche di 120 chilometri all’ora.
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MIGLIAIA DI BAMBINI AFGHANI RISCHIANO DI CONTRARRE LA PERTOSSE:
E’
L’ALLARME LANCIATO DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’.
CHE HA
GIA’ INIZIATO UN PROGRAMMA DI VACCINAZIONI NELLA REGIONE
KABUL.= Quarantamila bambini afghani rischiano di
contrarre la pertosse, che nel nord est del Paese si sta già diffondendo a
livello epidemico. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che ha
lanciato l'allarme, è già presente dal 2 gennaio assieme ad un’equipe del
ministero della sanità afghano e alla Fondazione Aga Khan. Sono iniziate le
vaccinazioni e alcune decine di bambini sono già sotto cura con antibiotici. La
malattia ha fatto la sua comparsa nel mese di novembre in quattro villaggi del
distretto di Khwahan, nella provincia di Badakhshan, regione isolata nelle alte
montagne al confine con la Cina e il Tajikistan. Duemila bambini erano stati
vaccinati, ma la malattia si e' propagata ugualmente in un distretto vicino. Di
qui, la necessità di promuovere una campagna di prevenzione che l’Oms sta
conducendo. (A.G.)
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- A cura di Salvatore Sabatino -
Israele è ripiombata nel terrore dopo un mese e mezzo di
pausa attentati; una pausa che a questo punto potremmo definire illusoria.
Scenario dell’ultimo sanguinoso attacco palestinese è stata la già tristemente
famosa stazione degli autobus di Tel Aviv. 22 le persone rimaste a terra, un
centinaio i feriti, dopo che due kamikaze si sono fatti esplodere in mezzo alla
folla. Molte delle vittime sarebbero straniere. Immediata la risposta militare
di Israele: e tutto sembra imboccare nuovamente la vorticosa strada della
violenza. Ce ne parla Alessandro Gisotti:
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Dolore e rabbia, ma per Israele è già scattato il momento
della risposta al duplice spaventoso attentato di ieri a Tel Aviv. Le
operazioni militari sono riprese con durezza nella striscia di Gaza. Una
rappresaglia massiccia, culminata nel lancio di una ventina di missili contro
alcuni edifici nel centro di Gaza. Una risposta annunciata dopo la riunione
d’urgenza del gabinetto ristretto israeliano nella notte. Nella riunione è
stato deciso di “intensificare la lotta al terrorismo” e di colpire gli
attivisti palestinesi. Respinta, invece, una proposta del ministro degli esteri
Netanyahu di bandire il presidente palestinese Arafat. Sembra certo, però, che
il governo ebraico impedirà la riunione del Consiglio centrale palestinese
prevista giovedì a Ramallah. D’altro canto – secondo la radio pubblica
israeliana – il premier Sharon vorrebbe vietare anche la prossima partenza per
Londra di una delegazione palestinese invitata dal premier britannico Tony
Blair per discutere della pace in Medio Oriente. A livello internazionale, è
stata unanime la condanna dell’attentato. Il presidente americano Bush ha
dichiarato che “questi attentati sono opera di chi vuole deragliare il processo
di pace”, aggiungendo che “le persone innocenti hanno il diritto di vivere in
modo sicuro”. Non sono poi mancati gli appelli alla prudenza: in primis
quello della Russia. Il Cremlino, pur ritenendo che Israele abbia “tutto il
diritto di garantire la propria sicurezza”, ha espresso l’auspicio che l'ultima
operazione militare lanciata nella Striscia di Gaza non porti a nuovi lutti tra
i civili palestinesi. Il presidente del Parlamento europeo, Pat Cox, ha invece
lanciato un nuovo appello di pace. “Tutte le parti coinvolte nel conflitto – ha
detto - devono mettere da parte la logica della vendetta e lavorare insieme per fermare la violenza”.
Alessandro
Gisotti, Radio Vaticana.
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E momenti di terrore si sono vissuti ieri anche in Germania. Per un paio d’ore uno squilibrato
ha sorvolato a bassa quota il quartiere finanziario di Francoforte con un
piccolo aereo da turismo. L'uomo ha prima minacciato di schiantarsi sul
grattacielo della Banca centrale europea. Solo quando il carburante stava per
esaurirsi il velivolo, scortato da jet militari tedeschi, è atterrato senza
danni all'aeroporto di Francoforte, dove il pilota-pirata è stato immediatamente
arrestato. Un portavoce della polizia ha riferito che l’uomo, al momento
dell’arresto ha mostrato una “notevole perdita del senso della realta''.
Veniamo ora alla delicata crisi tra Stati Uniti e Iraq.
Ieri gli ispettori dell’Onu hanno visionato ben 16 siti: un vero record che,
però, ancora una volta non ha portato alla luce nessun’arma di distruzione di
massa. E proprio sulle visite degli ispettori è intervenuto Saddam Hussein; il
presidente iracheno ha definito la loro presenza “un puro lavoro
d'intelligence” ed ha affermato che il suo Paese è comunque pronto per un
possibile attacco degli Stati Uniti. E se i venti di guerra sembrano spirare
sempre più forti, una speranza di pace giunge dalla Gran Bretagna, da sempre
alleata di ferro di Washington. Il capo della diplomazia di Londra, Jack Straw,
in un’intervista rilasciata ieri alla BBC, ha riferito che “non ci sono
conclusioni scontate per la guerra contro l'Iraq, una guerra che è meno
probabile – ha detto- di quanto pensino alcuni commentatori”.
Alta tensione anche in Venezuela, dove prosegue il muro
contro muro in cui si confrontano da 5 settimane il governo e l’opposizione,
che chiede le dimissioni di Chavez. Un braccio di ferro che ha avuto il suo
culmine nelle manifestazioni di venerdì a Caracas, dove sono rimaste uccise due
persone, e che anche ieri ha visto momenti di tensione. Durante i funerali
delle vittime sconosciuti sono tornati ad aprire il fuoco per poi fuggire
precipitosamente. Sui fatti di questi giorni è intervenuto lo stesso presidente
Chavez. Ce ne parla Maurizio Salvi:
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In un discorso alla Nazione, a reti unificate, il
presidente Ugo Chavez ha nuovamente attaccato, la notte scorsa, le forze di
opposizione del Coordinamento democratico, definendole cospiratori che tentano
di strangolare la Nazione con uno sciopero petrolifero, ma che non riusciranno
a distruggere l’ordine costituito. Chavez ha quindi proposto una dettagliata
analisi di quanto è successo nelle ultime settimane, assicurando che il Paese
ha dovuto sopportare un sabotaggio terrorista intriso di golpismo. Nelle ore
precedenti l’intervento presidenziale si era diffusa l’ipotesi di una possibile
dichiarazione dello stato di emergenza, al punto che i leaders dell’opposizione
avevano invitato, nel caso, ad una aperta disobbedienza civile. Poche ore prima
le strade del centro di Caracas erano state attraversate da migliaia di persone
che hanno reso l’estremo omaggio funebre a due giovani morti nei disordini di
venerdì. Il corteo si è ad un certo punto fermato accanto all’Hotel Melià,
residenza del segretario generale dell’Organizzazione degli stati americani
Cesar Gaviria, che tenta di mediare da 5 settimane nel conflitto. Al suo
rappresentante una delegazione ha consegnato un documento in cui si sollecita a
Gaviria una presa di posizione chiara sulle ultime violenze, che per il governo
vanno imputate alla polizia metropolitana, controllata dall’opposizione.
Maurizio
Salvi per la Radio Vaticana.
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Si è aperta oggi in Thailandia la quarta tornata negoziale
tra i rappresentanti del governo dello Sri Lanka e le Tigri Tamil, con l’intermediazione della Norvegia.
Un’agenda, quella che le due parti si trovano a dover affrontare, dominata dal
tema del disarmo dei guerriglieri; disarmo immediato, su cui ha puntato
l’Esercito cingalese subito dopo l’inizio dei lavori. Da parte loro, gli
esponenti Tamil hanno negato di dare un ordine del genere ai loro uomini fino a
quando l’esercito non lascerà le basi che mantiene nelle aree di maggior
rischio. Il conflitto separatista in Sri Lanka ha causato 64 mila morti ed il
trasferimento di oltre un milione e mezzo di civili.
Vittoria a sorpresa per l’ex primo ministro della Lituania
Rolandas Paksas, che ha vinto il ballottaggio di ieri per le presidenziali con il 54,91 per cento dei
voti. Secondo i risultati definitivi della consultazione, il presidente uscente
Valdas Adamkus, favorito fino a poche ore dall’inizio degli scrutini, ha
ottenuto il 45,09 per cento. Ce ne
parla Giuseppe D’Amato:
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Grande sorpresa in Lituania:
tutti i sondaggi della vigilia sono stati smentiti. L’outsider, il 46enne
Rolandas Paksas, ha vinto il ballottaggio per le presidenziali, rimontando ben
16 punti, rispetto al primo turno. La sua vittoria è stata aiutata dalla bassa
affluenza alle urne, e dalla campagna elettorale assai fiacca. “Ho sempre detto
che avrei vinto” – ha dichiarato a caldo Paksas, davanti a centinaia di
sostenitori: “conosco i problemi di questo Paese e li risolverò”. Il suo
slogan, “Vota per il cambiamento”, si è rivelato efficace, una volta che la
Lituania si è garantito il cosiddetto ritorno in Europa. Gli avversari del 2
volte ex premier lo dipingono come un leader populista ed un euro-scettico.
Forti sono state le sue critiche al recente accordo siglato da Adamkus con l’Unione Europea sul capitolo
agricolo e sulla chiusura della centrale nucleare di Ignalina. Qualche nube in
più potrebbe perciò addensarsi sul referendum di maggio sull’adesione
definitiva del Paese baltico all’Ue. Lo sconfitto Adamkus ha avuto l’innegabile
merito di traghettare la Lituania in un difficile periodo post sovietico verso
l’Occidente, mantenendo solidi legami con la Russia. Il passaggio dei poteri è
previsto per il 26 febbraio.
Da Mosca, per la Radio Vaticana, Giuseppe d’Amato.
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Notizie di sangue continuano a giungere dall’Algeria. Gli
integralisti islamici, che rifiutano qualsiasi compromesso con le autorità, nel
giro di poche ore hanno massacrato 56 persone, tra cui due famiglie quasi al
completo. La strage più efferata è imputata al GIA - il Gruppo islamico armato,
che nella tarda serata di sabato ha assaltato due abitazioni in un villaggio
vicino a Blida, 50 chilometri a sud di Algeri. Le 13 persone trovate in quel
momento nelle case sono state sgozzate.
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