RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 3 - Testo della
Trasmissione di venerdì 3 gennaio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E
SOCIETA’:
Con il primo gennaio è entrata in vigore l'unione
doganale tra i sei Paesi del Golfo.
La Corea del Nord pronta
al dialogo sulla questione del nucleare.
Gli Usa sperano di evitare
la guerra all’Iraq, ma – ha detto Bush – tutto dipende da Saddam Hussein.
Il ministro degli esteri
francese in Costa d’Avorio per tentare di aprire il dialogo tra governo di
Abidjan e golpisti.
3 gennaio 2003
IN UDIENZA DAL PAPA IL
PRESIDENTE DELL’EUROPARLAMENTO, PAT COX
- A cura di Alessandro De Carolis -
“Un’occasione propizia per uno scambio di vedute sull’Europa”. Con queste
parole il direttore della Sala Stampa della Santa sede, Navarro-Valls, ha
definito l’udienza concessa questa mattina da Giovanni Paolo II al presidente
del Parlamento Europeo, Pat Cox, ricevuto insieme alla moglie e ad un seguito
di 12 persone. Nel corso de colloqui con il Pontefice e con il cardinale
segretario di Stato, Angelo Sodano - informa la nota del portavoce vaticano -
oltre al tema dell’ingresso dei nuovi Paesi nell’Unione, considerato “un
arricchimento per gli europei e una speranza per gli altri popoli”, si è
parlato anche “del progetto del futuro trattato costituzionale” e
dell’interesse da parte dei cattolici europei, che sono in maggioranza negli
Stati del continente, “di vedere rispettati la loro identità ed il contributo
specifico che offrono alla vita della società, nonché lo statuto di cui
beneficiano in virtù delle legislazioni nazionali”. La Santa Sede, conclude la
nota, “ ha sottolineato come con ciò non si ricerca in alcun modo uno statuto
giuridico privilegiato, ma piuttosto la salvaguardia dell’effettivo esercizio
della libertà religiosa, nel pieno rispetto della laicità delle istituzioni
civili e comunitarie, come pure delle organizzazioni non confessionali”.
Irlandese, 50 anni, padre di sei figli, un passato
da giornalista e da presentatore televisivo nel suo Paese, dal 15 gennaio 2002
Cox presiede il Parlamento europeo, istituzione della quale fa parte sin dal
1989. Dal 1999 è stato anche rieletto all’unanimità presidente del Gruppo dei
Liberali democratici europei, terzo per importanza all’interno
dell’Europarlamento. Cox è il primo liberale, da un ventennio a questa parte, ad occupare la prima
carica del Parlamento comunitario di Strasburgo: carica che dal 1979 in poi è
stata ininterrottamente appannaggio dei rappresentati dei Popolari e dei
Socialisti europei. Dopo una votazione di sette ore, Cox si è imposto con 298
voti al terzo turno dello scrutinio sul candidato britannico David Martin e sul
danese Jens Peter Bonde.
Da ricordare la visita che il
Pontefice compì, nell’ottobre del 1988, a Strasburgo e l’importante discorso da
lui tenuto davanti ai rappresentanti del Parlamento europeo.
ALTRE
UDIENZE E PROVVISTA DI CHIESA NEGLI USA
Sempre
nel corso della mattinata, in successive udienze, il Papa ha ricevuto
l’arcivescovo Salvatore Pennacchio, nunzio apostolico in Rwanda, e il cardinale
Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.
Negli Stati
Uniti, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della
diocesi di Jackson, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo William
Russel Houck. Al suo posto, Giovanni Paolo II ha nominato il sacerdote Joseph
Latino, del clero della diocesi di Houma-Thibodaux, dal 1987 ad oggi vicario
generale della medesima diocesi e parroco della Cattedrale di “Saint Francis
de Sales” in Houma. Originario di New Orleans, nello Stato della Louisiana,
il 65.enne presule è stato più volte parroco ed è prelato d’Onore dal 1983.
CREDERE CON FORZA NELLA PACE:
L’APPELLO DI GIOVANNI PAOLO II
IL PRIMO GIORNO DELL’ANNO RINNOVA LE SPERANZE
PER UN 2003 ALL’INSEGNA DEL DIALOGO TRA I POPOLI
- Con noi Attilio Tamburrini -
Il mondo ha bisogno di pace. Il
Papa lo ha ribadito all’inizio del nuovo anno. Un appello a scegliere la via
del dialogo tra le nazioni che ha richiamato il messaggio per la 36.ma Giornata
Mondiale della Pace, incentrata sul tema “Pacem in Terris: impegno
permanente”. Giovanni Paolo II prendendo le mosse dalla storica enciclica
pubblicata da Giovanni XXIII nel 1963, sottolinea l’importanza del ruolo delle
religioni nel “suscitare gesti di pace e nel condividere condizioni di pace”.
Su questo aspetto toccato dal documento pontificio, Paolo Ondarza ha sentito
Attilio Tamburrini, presidente della sezione
italiana di “Aiuto
alla Chiesa che Soffre”, l’Opera di Diritto Pontificio che dal 1998 realizza il
Rapporto annuale sulla libertà religiosa nel mondo.
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(musica)
R. – Il fatto religioso, che è
innato nell’uomo, se coltivato adeguatamente, non può produrre altro che gesti
di pace, perché dà la nozione della fratellanza umana. I problemi, a mio
avviso, cominciano subito dopo, per cui se non ci sono strutture che danno di
questa religione l’interpretazione autentica ma sono lasciate un po’
all’interpretazione personale, ogni uomo che vi aderisce la interpreta a modo
suo.
D. – Per cui si costituiscono
tante ideologie che non permettono il dialogo ...
R. – ... che diventa quasi
un’ideologia, perché si riconosce una visione parziale del mondo. Facciamo un
esempio pratico: è tipica del mondo islamico la distinzione tra credente e non
credente. Il credente è la persona dotata di tutti i diritti mentre il non
credente è tollerato, quindi ha soltanto alcuni diritti che vengono concessi.
D. – A proposito del discorso
‘diritti’: il Santo Padre sottolinea la visione precorritrice di Papa Giovanni
XXIII, cioè la prospettiva di un’autorità pubblica internazionale al servizio
dei diritti umani ...
R. – ... che garantisca questi
diritti umani. Questo mi pare uno dei passaggi-chiave, perché la libertà
religiosa per esempio è un test per il rispetto degli altri diritti umani, cioè
non è la ciliegina sulla torta; il fatto che la libertà religiosa ci sia o non
ci sia, ci dice se in quel Paese sono rispettati anche gli altri diritti umani
o se è solo una finzione.
D. – Ecco, il Papa invita anche
ad una maggiore consapevolezza dei doveri umani universali ...
R. – Un esempio banalissimo: io
sono libero di drogarmi; perfetto. Ma il drogarmi corrisponde al mio dovere di
essere umano? No, perché quando mi drogo vado a colpire alcune delle
caratteristiche principali dell’essere umano, cioè la sua autonomia, la sua
capacità di raziocinio ...
D. – Giovanni Paolo II invita
anche ad una maggiore cura nel dare esecuzione agli impegni assunti verso i
poveri ...
R. – Credo che l’impegno che non
ci si assume sul serio è quello dell’aiutarli allo sviluppo. Il problema non è
tanto nella quantità di denaro che si investe in queste cose, ma nell’utilizzo
di questo investimento, cioè: è finalizzato a far crescere o è finalizzato di
fatto a mantenere in continua e perenne dipendenza? Questo è il punto!
(musica)
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E’ MORTO IERI A
ROMA IL RELIGIOSO IRLANDESE PADRE PATRICK CASSERLY,
OFFICIALE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE
COMUNICAZIONI SOCIALI,
PER ANNI RESPONSABILE DEI COLLEGAMENTI SATELLITARI
PER LE DIRETTE TELEVISIVE DELLE GRANDI CERIMONIE LITURGICHE DEL PONTEFICE
- A cura di Alessandro De Carolis -
Sacerdote e insieme raffinato tecnico delle
telecomunicazioni, per lungo tempo coordinatore dei collegamenti satellitari
riguardanti le cerimonie in mondovisione del Santo Padre, in occasione del Natale
e della Settimana Santa. Padre Patrick Casserly, 59 anni, officiale del
Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, si è spento ieri, dopo una
lunga malattia, al Policlinico romano di Tor Vergata. Irlandese di Kells e
religioso della Congregazione marista, padre Casserly rappresentava anche la
Santa Sede e l’Unione della Stampa Cattolica Internazionale agli incontri del
Consiglio d’Europa per le comunicazioni. Aveva prestato servizio come
missionario in Papua Nuova Guinea e nelle Isole Fiji. Era stato consultore del
Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali prima della nomina ad
officiale dello stesso dicastero, avvenuta nel 1992. In riconoscimento al suo
lavoro, gli era stata conferita la croce Pro Ecclesia et Pontifice.
“Padre Casserly era un sacerdote
esemplare, devoto e rispettoso”, ha ricordato l’arcivescovo John P. Foley,
presidente del Pontifico Consiglio delle Comunicazioni Sociali. “Con la sua
profonda conoscenza tecnica ha saputo arricchire il lavoro nel campo delle
comunicazioni animato dal desiderio di trasmettere a molti il messaggio del
Vangelo di Gesù Cristo”. La sua scomparsa, ha soggiunto il presule, “è una
grande perdita”. I funerali del religioso saranno celebrati domani, alle 10.30,
nella chiesa romana di Santa Maria del Rosario in via Cernaia, gestita dalla
comunità marista nella quale padre Casserly risiedeva.
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Il giornale si apre con questo
titolo: "Il mondo in bilico tra la speranza di pace e il baratro del conflitto".
In Iraq, bombardamenti
angloamericani nella "no-fly zone" del Sud; in Medio Oriente,
i segni di una ferocia che non conosce pietà: un anziano israeliano ed un
neonato palestinese morti nei Territori.
Sempre in prima, "Una via
di preghiera per entrare con il cuore nelle vie di Dio" è il titolo del
pensiero di Marco Impagliazzo dedicato all'Anno del Rosario.
Nelle pagine vaticane, articoli
sulla celebrazione, nelle diocesi italiane, della Giornata Mondiale della Pace.
Nel cammino della Chiesa in Asia,
un articolo su un incontro della Conferenza episcopale dell'Indonesia dedicato
al rapporto tra opera di annuncio e mezzi di comunicazione di massa.
Un articolo di Juan Pedro
de Gandt sull'inaugurazione a Damasco, in Siria, del primo centro
cattolico di livello universitario.
Un articolo su Santa Teresa di
Lisieux, cui il "Seraphicum" ha dedicato una giornata di studio.
Nelle pagine estere, la Corea
de Nord pronta a dialogare con gli Usa, ma senza condizioni, sul programma di
sviluppo delle armi nucleari.
Partiti i primi soccorsi
diretti alle Isole Salomone, dopo le devastazioni provocate dal ciclone Zoe.
Nella pagina culturale, un
articolo di Umberto Santarelli dal titolo: "Studi di diritto matrimoniale
canonico": una raccolta di saggi del cardinale Mario Francesco Pompedda.
Un contributo di Franco Patruno
sull'itinerario artistico di Giorgio Gaber: "Non scetticismo ma
semplicemente nostalgia di una realtà aperta alla qualità degli affetti".
Nelle pagine italiane, il tema
delle riforme. La situazione della Fiat.
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I MARTIRI DEL 2002, AL SERVIZIO DEL VANGELO E DELL’UOMO,
SECONDO
IL BILANCIO DELL’AGENZIA FIDES:
CON
NOI, IL CARDINALE CRESCENZIO SEPE
-
Servizio di Debora Donnini -
Un
vescovo, sacerdoti, religiosi, religiose, laici consacrati. Sono i 25 testimoni
della fede e della carità, che figurano nel “martirologio” stilato dall’Agenzia
Fides per l’anno 2002. Una lista, necessariamente incompleta, di coloro che
hanno dedicato la vita al servizio del Vangelo e dell’uomo, fino all’estremo
sacrificio. Uomini e donne, generosi evangelizzatori, promotori di pace e di
giustizia, dall’Africa all’America Latina, in terre segnate purtroppo dalla
guerra o dalle violenze a sfondo sociale. Tra i luoghi di questo moderno
martiro-logio risalta la Colombia, dove nell’anno appena terminato sono rimasti
vittime della cieca e insensata violenza un vescovo, sette sacerdoti, una suora
e un seminarista. I particolari, nel servizio di Debora Donnini.
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La
testimonianza della fede fino al martirio continua a caratterizzare, in diversi
Paesi del mondo, la vita della Chiesa. 25 persone compaiono nella consueta
lista che l’agenzia Fides stila ogni anno. Una lista necessariamente incompleta
per difetto. Tra i nomi spicca quello dell’arcivescovo di Calì, in Colombia, mons.
Isaias Duarte Cancino, trucidato il 16 marzo, all’uscita di una chiesa di
Bogotà, da due sicari; un vescovo
impegnato da sempre a cercare di
portare la pace nella martoriata terra di Colombia segnata dalla violenza dei
gruppi paramilitari di destra e della guerriglia di sinistra. Una vita, la sua,
spesa a favore degli ultimi. Sempre in Sud America c’è Alberto Neri Fernandez,
uruguayano, medico, focolarino laico, ucciso in Brasile per una rapina: aveva
dato un passaggio in macchina a due militari che confesseranno poi la sua
uccisione, compiuta per non essere riconosciuti. Alberto era da tempo impegnato
come medico nella lotta alla elevata mortalità infantile in Camerun,
nell’ospedale del Movimento. E ancora nella lista figura padre Boniface ucciso,
poco prima della Messa, in seguito allo scoppio di due bombe, a Goma nella
Repubblica democratica del Congo. Tra le donne, suor Cecilia, monaca caldea,
ammazzata ad agosto in Iraq e suor Martha Ines Velez Serna, uccisa in Colombia.
Anche nei recenti scontri in Nigeria è morto un sacerdote, padre James Iyere,
in seguito alle ferite e alle ustioni riportate. Questi sono solo alcuni nomi
dei 25 testimoni di Cristo uccisi nel
2002. Ma cosa dice a noi la loro testimonianza? Sentiamo il cardinale
Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei
popoli:
“Sono
come tante stelle in questa costellazione, che illuminano le tenebre e la notte
dell’odio, della violenza, del rancore, e nello stesso tempo costituiscono
anche un punto di riferimento, una testimonianza viva, di ciò che significa
amare Cristo fino a dare la vita per Lui. Quante comunità, ancora oggi,
all’inizio dell’evangelizzazione, si trovano ad affrontare difficoltà enormi
per annunciare con libertà e con generosità il messaggio del Signore. Ma siamo
sicuri che da questo seme la Chiesa si radica a beneficio di tutti”.
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LA LOTTA AL TERRORISMO CHIAVE DI LETTURA DELLA POLITICA
INTERNAZIONALE
NEL 2002. UN BILANCIO SUGLI AVVENIMENTI CHE
HANNO SEGNATO
IL
PRIMO ANNO POST-11 SETTEMBRE
- Ai
nostri microfoni Guido Santevecchi -
Riflettere
sugli avvenimenti che hanno scandito l’agenda internazionale del 2002 implica
necessariamente fare un passo indietro e rivolgere lo sguardo all’11 settembre
del 2001. Un evento che ha proiettato il mondo in uno scenario dai contorni non
definiti la cui prima conseguenza - ben visibile nell’anno appena trascorso - è
stata la nascita di nuove inedite alleanze, impensabili fino ad un decennio
prima. La storia scritta nel 2002 è allora soprattutto la storia degli uomini e
degli Stati che, da fronti contrapposti, si confrontano con la nuova emergenza
planetaria: il terrorismo. Il servizio di Fausta Speranza:
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Le poliedriche realtà dei diversi continenti e le parole
di quotidiani radio, tv o giornali web: sono i termini della scommessa che
l’informazione gioca quotidianamente. Come e cosa raccontare di tanti
accadimenti, fatti, scelte socio-politiche o economiche? Per il 2002, abbiamo
sentito Guido Santevecchi, responsabile delle pagine estere del Corriere
della Sera:
R. – L’evento principe dell’anno è avvenuto a gennaio:
l’arrivo dell’euro nelle nostre tasche. Quelli che avevano previsto
l’implosione dell’Europa sono stati smentiti. Un altro grande avvenimento che
adesso è un po’ dimenticato: a febbraio è incominciato il processo a Slobodan
Milosevic; ancora due anni fa, Milosevic combatteva la sua battaglia di
retroguardia a Belgrado. Pure con tutte le sue contraddizioni che stanno
emergendo nel processo, le complicità internazionali, le colpe dell’Occidente e
della Comunità internazionale che per dieci anni hanno permesso a Milosevic di
inseguire il suo sogno di una Grande Serbia versando fiumi di sangue e
riportando l’orrore dei lager nel cuore dell’Europa. Poi, però,
assistiamo ad una primavera che ‘non finisce più’ e si
trascina ancora adesso con attentati terroristici e di
crisi. Penso a marzo, nei giorni in cui noi aspettavamo la Pasqua cristiana e
gli ebrei festeggiavano la Pasqua ebraica, quell’attentato orribile a Netanya.
Un fatto, credo, che ha davvero segnato politicamente la crisi mediorientale,
perché da allora Arafat è stato ripetutamente assediato nel suo palazzo di
Ramallah e soprattutto è diventato irrilevante ormai, direi, nel negoziato.
Dopo la primavera, a giugno c’è stato il G8, quasi un
auto-esilio sui monti del Canada dopo i fatti di Genova dell’anno precedente;
poi, l’importante appuntamento a Pratica di Mare per l’allargamento della Nato,
l’alleanza militare che adesso diventa anche politica. Ma che dire dell’estate?
R. – L’estate è stata dominata dalla grande crisi che ci
portiamo ancora avanti nel 2003: il conflitto strisciante e annunciato contro
l’Iraq. In estate il presidente degli Stati Uniti ha cominciato a dire con
estrema chiarezza che l’obiettivo è quello di disarmare Saddam Hussein e
l’obiettivo è quello di porre fine al regime di Saddam Hussein. Direi che una
data sicuramente da non dimenticare è quella del 12 settembre, il giorno dopo
il primo anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle e al Pentagono. Bush è
andato sulla tribuna delle Nazioni Unite e ha pronunciato un discorso che
davvero è una pietra miliare perché ha posto alle Nazioni Unite il dilemma:
durezza con Saddam Hussein fino alle estreme conseguenze, arrivare al disarmo
dell’Iraq, altri-menti gli Stati Uniti sono disposti ad andare avanti da soli e
a questo punto il Consiglio di Sicurezza e le Nazioni Unite stesse
diventerebbero irrilevanti.
Tutti ricordiamo i terribili fatti di terrorismo di
ottobre: prima la strage di turisti a Bali, poi la tragedia al Teatro di Mosca
assediato dai guerriglieri ceceni. Poi, a novembre, il disastro ambientale
della petroliera “Prestige” che, con tonnellate di petrolio, rovina le coste
della Galizia e minaccia le coste francesi: una petroliera a doppio scafo come
tante, condannate alla rottamazione dall’Unione Europea ma solo entro l’assurdo
e colpevole termine di dieci anni. Ma a proposito di Unione Europea, è di
assoluto e positivo rilievo il Vertice di Copenaghen a dicembre che ridisegna
una comunità a 25 Paesi. In ogni caso, dopo l’11 settembre del 2001, è stato
detto che il mondo non sarebbe stato più lo stesso. Ancora la valutazione di
Guido Santevecchi:
R. – Il mondo è entrato in una nuova fase. Qualche
commentatore britannico di studi strategici non ha dubbi nell’individuare
questa fase e nel denominarla “una nuova guerra fredda” perché le alleanze si
stanno ridisegnando. Per esempio, c’è stato un grande riavvicinamento della
Russia agli Stati Uniti con obiettivi di lotta comune al terrorismo pure se su
fronti diversi; noi potremmo vedere ridistribuzioni di alleanze ancora in corso
sicuramente per i prossimi anni, tutte dettate dall’obiettivo di condurre la
lotta al terrorismo.
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L’ANNO EUROPEO DEI DISABILI, OCCASIONE PER PROMUOVERE
I
DIRITTI DELLE PERSONE CON HANDICAP
-
Intervista con Pietro Barbieri -
Il Consiglio dell’Unione Europea ha proclamato il 2003
“Anno europeo dei disabili”. Un’occasione per sensibilizzare le istituzioni e
la società civile sul diritto dei disabili alla tutela dalla discriminazione e
al godimento di pieni e pari diritti. Tra gli obiettivi principali che
s’intendono raggiungere in Italia , spiccano la realizzazione di un testo unico
sulla disabilità, mediante la realizzazione della normativa esistente;
l’incentivazione della cooperazione tra gli enti pubblici e privati che si
occupano delle persone disabili sul territorio e la diffusione delle
innovazioni tecnologiche per i portatori di handicap. Il servizio di Dorotea
Gambardella.
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Sono 37
milioni le persone disabili nell’Unione europea, cioè uno su dieci di noi. Un
numero che non cala, nonostante i tentativi di ignorarlo. Per farci i conti
avremo a disposizione dodici mesi. Il 2003, infatti, è stato proclamato dalla
Unione Europea “Anno dei disabili”. Un’importante occasione per fare il punto
sugli ostacoli e le discriminazioni che ancora incontrano i portatori di
handicap, al fine di lavorare per migliorarne l’esistenza. I disabili sono
lavoratori, consumatori, politici, studenti, familiari, amici, eppure non sono
trattati così. Dovrebbero essere considerati cittadini in grado di parlare per
se stessi e non soggetti per cui provare soltanto pietà. Il 2003 è un’occasione
per cambiare il loro futuro, l’obiettivo è quello di ottenere per loro pari
diritti. L’anno europeo sarà condotto dagli Enti di Coordinamento Nazionali
(ECN), costituiti da esperti sulle disabilità dei ministeri e delle
organizzazioni non governative. Numerosi gli eventi in calendario: uno dei più
significativi s’intitola “salite a bordo”: un autobus speciale, progettato
appositamente per l’Anno europeo, in questo mese attraverserà i 15 Stati
dell’Unione. Ogni tappa del tragitto sarà caratterizzata da iniziative
organizzate da enti e associazioni di ciascun Paese: festival all’aperto, gare,
conferenze, nello spirito del motto caro a molti disabili: “nulla per noi senza
di noi”. Sentiamo in proposito il presidente della Federazione italiana per il
superamento dell’handicap, Pietro Barbieri.
R. - Va sensibilizzata la popolazione sul fatto che le
persone disabili possono essere protagoniste nella società tanto quanto gli
altri, e questo chiama in causa tutta una serie di investimenti che i governi
devono fare per garantire le pari opportunità.
D. - Ma quali sono le difficoltà maggiori per un disabile?
R. - Sono ancora lo stigma che permane nella gran parte
della popolazione. Politiche attive che sono previste dall’Unione Europea
trovano difficoltà a realizzarsi, perché esiste una difficoltà culturale nei
confronti di chi approccia il tema disabilità. Quindi, le norme anche positive
che esistono non vengono rispettate. Basti pensare al parcheggio riservato, che
è molto spesso utilizzato in maniera illegittima da parte dei cittadini non
disabili. E questo a testimonianza del fatto che vi è un paradosso, cioè quello
di considerare, in alcuni sensi, quell’emarginazione addirittura un privilegio.
D. - Tra gli obiettivi che si intendono realizzare
quest’anno c’è il diritto dei bambini portatori di handicap ad un pari
trattamento nell’insegnamento, ad un intensificarsi della cooperazione tra le
parti sociali, ed anche il diritto dei disabili ad essere tutelati dalla
discriminazione …
R. - Su questo tema noi speriamo di ottenere una direttiva
che possa essere uno strumento che il cittadino disabile può utilizzare per
rivolgersi alla magistratura ordinaria, per farsi rimborsare eventuali danni
causati dalla discriminazione ricevuta. Per quanto riguarda tutta
l’integrazione nelle attività scolastiche
delle persone disabili noi siamo il Paese all’avanguardia. Bisogna solo
difendere e migliorare. L’ultima questione è la collaborazione con le
organizzazioni disabili: vi è un buon coinvolgimento delle associazioni, che
però per noi ancora non è soddisfacente. E’ importante che l’Unione Europea
affermi che le politiche di inclusione devono essere fatte di comune accordo.
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LANCIATA DALLA CHIESA IN
INDONESIA UNA VASTA CAMPAGNA DI INFORMAZIONE
SUI NUOVI MISTERI DELLA LUCE DEL ROSARIO, INTRODOTTI
DAL SANTO PADRE
NELLA RECENTE LETTERA APOSTOLICA ROSARIUM VIRGINIS MARIAE
JAKHARTA. = La Commissione per
la Liturgia della Conferenza episcopale indonesiana ha lanciato una vasta
campagna di informazione sui nuovi Misteri della Luce del Rosario introdotti
dal Santo Padre nella recente Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae. Tutte le Commissioni liturgiche diocesane
del Paese sono state esortate a familiarizzare i fedeli con i nuovi Misteri,
che saranno al centro del Mese Nazionale della Liturgia indetto per maggio e
dedicato anche al significato dell’Eucaristia. A tale scopo la Commissione
nazionale per la liturgia sta inviando a tutte le parrocchie del Paese
materiale informativo in lingua indonesiana. Il mese tradizionalmente dedicato
a Maria, spiega il segretario esecutivo della Commissione episcopale padre
Bernard Boli Ujan, quest’anno sarà quindi per i fedeli indonesiani un’occasione
per imparare a conoscere ed apprezzare i nuovi Misteri. (L. Z.)
CON IL PRIMO GENNAIO
E’ ENTRATA IN VIGORE L'UNIONE DOGANALE TRA I SEI PAESI DEL GOLFO: ARABIA
SAUDITA, KUWAIT,
EMIRATI ARABI UNITI, QATAR, BAHREIN E OMAN. L’ACCORDO
PROMUOVE GLI SCAMBI COMMERCIALI
ED UNIFICA
LE TARIFFE SULLE IMPORTAZIONI
DOHA. = E' in vigore dall'inizio
di quest'anno l'unione doganale tra i sei Paesi del Golfo, che prevede
l'armonizzazione dei diritti di dogana. Lo ha stabilito alla fine dello scorso
anno il Consiglio di cooperazione del Golfo, che ha tenuto il suo 23 vertice a
Doha, in Qatar. In questi giorni i dirigenti dei Paesi interessati (Arabia
Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Bahrein e Oman) sono al lavoro per
eliminare tutti gli ostacoli che possono insorgere con l'applicazione
dell'intesa. Secondo il segretario generale del Consiglio, Abdel Rahmane
Al-Attiya, ''con l'entrata in vigore di questa unione, i Paesi del Golfo
costituiscono una sola zona all'interno della quale saranno soppresse le
restrizioni agli scambi commerciali e sarà applicata una tassa doganale unica
del 5% su tutte le importazioni dall'esterno della regione. (R.G.)
FINALMENTE PARTITI I
SOCCORSI PER LE TRE ISOLE NELL’ARCIPELAGO SALOMONE INVESTITE QUASI UNA SETTIMANA
FA DAL CICLONE ZOE: DALLE RICOGNIZIONI AREE SI TEMONO VITTIME TRA I CIRCA 3000
ABITANTI ED INGENTI DANNI
HONIARA. = A quasi una settimana dal ciclone Zoe,
che ha devastato le isole di Tikopia, Anuta e Fataka, nell'arcipelago delle
Salomone, è finalmente partita una nave di soccorsi per i circa 3000 abitanti.
La nave australiana Auki è salpata da Honiara, capitale delle Salomone, per un
viaggio di oltre mille chilometri, e il suo arrivo è previsto non prima di
domani per raggiungere le remote isole investite da venti ad oltre 320 km orari
e da onde alte 11 metri. Nonostante diverse ricognizioni aeree sopra le isole,
non si ha ancora idea di quante persone siano rimaste uccise o ferite. I
funzionari della Protezione civile delle Salomone parlano di 700 persone
scomparse, dopo che le foto aeree hanno rivelato l'annientamento di due
villaggi costieri di Tikopia. Intanto la Caritas Australia ha avvertito che la
probabile devastazione dei raccolti nelle tre isole fa temere un'imminente
crisi alimentare. L'organizzazione ecclesiale, che si è impegnata a ricostruire
le aree più colpite, sta raccogliendo donazioni da tutta l'Australia per le
vittime del disastro.(R.G.)
AD UN MESE E MEZZO DAL
NAUFRAGIO DELLA PRESTIGE AL LARGO DELLA COSTE SPAGNOLE LA MAREA NERA
FUORIUSCITA
DALLO SCAFO DELLA PETROLIERA HA RAGGIUNTO LE SPIAGGE
DELLA FRANCIA, DOVE SONO AL LAVORO POMPIERI
E VOLONTARI, MENTRE IL GOVERNO DI PARIGI HA APERTO
UN’INCHIESTA PER CONDANNARE I
RESPONSABILI
- A cura di Marie Lafaye -
BORDEAUX. = Lacaneau, Le Porge,
L’île d’Oléron sono solo alcuni nomi: queste località francesi sono ormai
insudiciate dal petrolio della Prestige, milioni di bollicine
polverizzate dal vento che cominciano a posarsi sulle spiagge, si incrostano
nella sabbia ed asfissiano gli uccelli. 170 ne sono già stati ritrovati morti.
Per pompieri e volontari è iniziato un lavoro da formichina: le micro-bollicine
si incrostano ovunque nella sabbia bagnata; questo fine settimana saranno
sperimentati micro-crivellatori e macchinari a maglia stretta, ma tutti gli
sforzi rischiano di essere vanificati se il vento conserverà la sua attuale
intensità. Altre chiazze di petrolio, ancora più grandi, raggiungeranno le
coste francesi entro domenica. Al di là della lotta contro il tempo per la
pulizia, lo Stato francese ha deciso di sporgere denuncia al fine di
individuare chiaramente il responsabile di tanto inquinamento: che sia nella
persona del capitano, del proprietario del natante o del noleggiatore, i
criminali del mare – come li ha definiti Jacques Chirac – dovranno pagare.
Mentre la catastrofe è ben lungi dall’essere terminata, la Prestige
continua a perdere centinaia di tonnellate di petrolio al giorno.
NOVITA’ PER
L’ARCIDIOCESI PUGLIESE DI MANFREDONIA-VIESTE,
CHE AGGIUNGE
IL TITOLO DI SAN GIOVANNI ROTONDO: PROVVEDIMENTO DECISO PER VOLONTA’
DEL PAPA AL
FINE DI SOSTENERE LA DEVOZIONE VERSO SAN PIO DA PIETRELCINA
SAN GIOVANNI ROTONDO. = L’arcivescovo di
Foggia-Bovino, mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, ha preannunciato a San Giovanni
Rotondo che l’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste, di cui egli è amministratore
apostolico, ha aggiunto il titolo di San Giovanni Rotondo. Il presule ha letto,
ieri giovedì, il relativo decreto della Congregazione per i Vescovi durante la
celebrazione vespertina della Santa Messa nel Santuario di Santa Maria delle
Grazie a San Giovanni Rotondo. “Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II - è
scritto nel decreto - per sostenere la
devozione verso San Pio da Pietrelcina, desiderando manifestare un segno della sua
particolare benevolenza verso la città di San Giovanni Rotondo, ha deliberato
di cambiare il nome dell’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste e di unire a questa
nobile Chiesa il titolo di San Giovanni Rotondo”. Il documento, annunciato a
sorpresa, è stato consegnato, nella settimana scorsa, a mons. D’Ambrosio dal
nunzio apostolico in Italia, mons. Paolo Romeo. “E’ una decisione personale del
Papa, una sua scelta”, ha voluto precisare l’arcivescovo di Foggia, ricordando
che la si deve alla presenza a San Giovanni Rotondo di San Pio da Pietrelcina.
“E’ grazie a lui che state per ricevere questo dono”, ha detto mons. D’Ambrosio
rivolto ai fedeli. Il provvedimento, preannunciato ieri, ha altri due
precedenti in Europa, quelli di Lourdes e di Fatima, espressioni di fede e mete
di imponenti pellegrinaggi. Il titolo di Lourdes venne associato a quello della
diocesi di Tarbes, nel 20 di aprile del 1912, mentre quello di Fatima venne
associato a quello della diocesi portoghese di Leiria, nel 13 di maggio del
1984. (A. M.)
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- A cura
di Giancarlo La Vella -
Non si è
fatta attendere la replica della Corea del Nord agli Stati Uniti sulla
questione del riarmo nucleare di Pyongyang. Ieri il presidente Bush aveva ribadito che la crisi in corso con il Paese
asiatico è un problema diplomatico e non militare, aggiungendo che Pyongyang ha
violato le intese riprendendo i programmi nucleari. A queste affermazioni il
Paese comunista ha risposto in maniera più possibilista di quanto si pensasse.
Il servizio di Giada Aquilino:
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La Corea
del Nord si dice pronta a dialogare con gli Stati Uniti, ma senza condizioni
preliminari. Lo ha dichiarato l'ambasciatore di Pyongyang, Choe Jin Su, durante
una conferenza stampa a Pechino, nella quale ha mostrato una certa apertura anche
verso l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica. Una mossa, questa, che va
interpretata attentamente dalla comunità internazionale che proprio in questi
giorni sta intensificando gli sforzi diplomatici per spingere la Corea del Nord
a rinunciare al proprio programma di sviluppo di armi atomiche. Nella crisi è
intervenuta anche la Corea del Sud: Seul intende proporsi nel ruolo di
mediatore fra Washington e Pyongyang. Lo ha affermato Lim Chae Jung, portavoce
del neopresidente sudcoreano Roh Moo Hyun, il quale ha riferito che si sta lavorando
intorno a un progetto in tal senso, che verrà poi sottoposto all'approvazione
di Bush e dei leader nordcoreani. L’obiettivo degli Stati Uniti, impegnati in
primis a gestire la crisi irachena, rimane quello di frenare la corsa al riarmo
nucleare ed evitare che nascano ulteriori motivi di tensione nel panorama
internazionale. A questo scopo Washington continua a lavorare con gli alleati,
affinché la penisola coreana rimanga zona denuclearizzata: una meta –
assicurano gli americani – che verrà raggiunta pacificamente.
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Si sono concluse le nuove
ispezioni dell’Onu in Iraq, in una fabbrica di missili a 15 km a nord di
Baghdad ed in un sito ad est della capitale. Mentre proseguiranno nei prossimi
giorni le verifiche, risuonano forti le parole del presidente americano Bush il
quale ha chiesto a Saddam Hussein di disarmare volontariamente. “Spero di
evitare la guerra - ha detto il capo della Casa Bianca - ma la decisione spetta
a lui e finora i segnali non sono stati positivi”. Un giornale iraniano ha scritto
ieri che la Russia lavora con gli Stati Uniti allo scopo di favorire l’esilio
del leader iracheno. Il servizio da New York:
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Bush ha
dichiarato di essere preoccupato per l’economia che, secondo lui, potrebbe
crollare se ci fosse un attacco da parte di Saddam. E, quindi, ha annunciato
che la settimana prossima presenterà un nuovo pacchetto di stimoli per circa
300 miliardi di dollari. Alle parole del presidente americano ha fatto eco il
vice premier iracheno, Tarek Aziz, che ha accusato Washington di volere
comunque la guerra, nonostante i risultati delle ispezioni Onu sul disarmo,
allo scopo di controllare il petrolio della regione. La prova, tra l’altro,
sarebbe nell’ordine appena dato ad un’intera divisione di fanteria affinché si
trasferisca nel Golfo Persico. Nonostante queste tensioni, gli inviati del
Palazzo di Vetro continuano i loro controlli e presto dovrebbero cominciare ad
usare anche gli elicotteri per ricognizioni in volo. Dopo la metà di gennaio,
lo stesso capo degli ispettori, Hans Blix, andrà in Iraq in vista del primo
rapporto complessivo previsto per il 27 del mese.
Da New
York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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C'e' un ponte lanciato tra gli Stati Uniti ed il
Medio Oriente che si fonda su ''tre pilastri'': riforme economiche, progetti
per la società civile e istruzione. Lo ha illustrato il segretario di Stato
americano, Colin Powell, in un’intervista pubblicata oggi, proprio mentre non
si ferma la spirale di violenza che insanguina dall’inizio dell’anno la
Striscia di Gaza e la Cisgiordania. Truppe israeliane hanno compiuto stanotte
un'incursione nel campo profughi di Al Amari, nella zona autonoma urbana di
Ramallah. Reparti del genio militare hanno poi demolito la scorsa notte a
Hebron l'abitazione di Muhammed Ismail Barwish, esponente di spicco della Jihad
islamica, accusato da Israele di aver organizzato ripetuti attentati e di aver
arruolato aspiranti kamikaze. Da parte palestinese giunge notizia che la bozza
della Costituzione dello Stato autonomo è stata ultimata e verrà presentata al
Consiglio centrale palestinese convocato per il 9 gennaio a Ramallah, in
Cisgiordania.
Il
ministro degli Esteri francese, Dominique de Villepin, si trova oggi e domani
in Costa d’Avorio per colloqui con il presidente Laurent Gbagbo ed i rappresentanti
dei ribelli. La via diplomatica sembra ora l’unica possibile per risolvere una
crisi che va avanti da settembre, quando la guerriglia tentò un colpo di Stato,
nonostante la tregua firmata ad ottobre. Ieri, gli ex golpisti hanno aggirato
il contingente francese e si stanno ora dirigendo verso il porto di San Pedro,
centro di smistamento del cacao. A padre Emmanuel Ezoua, sacerdote ivoriano ad
Abidjan, abbiamo chiesto notizie sulla provenienza dei ribelli:
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R. -
Secondo il governo sono mercenari liberiani e appoggiano i ribelli dell’altro
fronte ovest. La loro procedura è proprio quella di inviare questi mercenari a
devastare i villaggi e le città che incontrano. Prendono tutto e poi dicono che
è loro.
D. –
Anche il governo però è sotto accusa per il bombardamento di Mena Crock, che il
31 dicembre ha provocato 12 morti, tutti civili. Come si giustifica?
R. –
L’unica cosa che dice il governo è che la televisione francese è arrivata in Liberia
e ha mostrato i civili che sono morti. Ma loro dicono che non è successo,
perché i ribelli lavorano per la popolazione civile, danno loro le armi, e non
tutti sono vestiti da militari.
D. –
Oggi arriva in Costa d’Avorio il ministro degli Esteri francese. Che ruolo può
giocare la Francia per risolvere questa crisi?
R. –
Grande, per il modo in cui si è arrivati a questa guerra, per l’atteggiamento
iniziale, sia militare che diplomatico. E poi un conflitto così in Costa
d’Avorio, non sarebbe potuto succedere all’insaputa della Francia. Questa è
l’opinione comune.
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E’ ufficiale: l’ex leader dell’opposizione in Kenya
Mwai Kibaki ha vinto le elezioni presidenziali del 27 dicembre, ottenendo il
62,2% dei voti. Lo ha comunicato la Commissione nazionale elettorale,
annunciando che lo sconfitto, Uhuru Kenyatta, delfino del presidente uscente
Daniel Arap Moi e figlio dell’artefice dell’indipendenza kenyota, Jomo
Kenyatta, ha raccolto il 31,3% delle preferenze.
Governo sudanese e forze ribelli si sono scambiate
reciproche accuse per le gravi violazioni del cessate il fuoco firmato lo
scorso ottobre avvenute nei giorni scorsi nella zona della città di Tamp, il
cuore petrolifero del Paese. Le tensioni avvengono alla vigilia della ripresa
dei colloqui di pace, che si svolgono in Kenya, sotto l'egida dell'Igad,
l’organizzazione che raggruppa i Paesi dell'Africa orientale, e grazie al
supporto di Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia. La tregua ha interrotto la
guerra civile in Sudan che dal 1983 ha causato finora almeno due milioni di morti.
Arriveranno domani nelle Isole Salomone i soccorsi
per la popolazione colpita dal ciclone che nei giorni scorsi ha devastato le
isole di Tikopia e Anuta. La nave australiana Auki è partita da Honiara,
capitale dell’arcipelago, per un viaggio di oltre mille chilometri che
consentirà di aiutare oltre 3700 persone. Anche la Nuova Zelanda ha deciso di
partecipare all'operazione di aiuto e oggi farà partire una seconda nave. Le
Isole Salomone attualmente si trovano in grave crisi economica e dipendono
totalmente dagli interventi internazionali.
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