RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 3 - Testo della Trasmissione di venerdì 3 gennaio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In udienza dal Papa in Vaticano il presidente del Parlamento Europeo, Pat Cox: comunicato della Sala Stampa della Santa Sede.

 

Dal rinnovato invito di Giovanni Paolo II a “suscitare gesti di pace”, il 1° gennaio del 2003, una riflessione con Attilio Tamburrini, dell’Opera “Aiuto alla Chiesa che Soffre”.

 

Morto a Roma il religioso irlandese padre Patrick Casserly, del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, responsabile dei collegamenti satellitari per le dirette televisive delle cerimonie liturgiche pontificie.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

I martiri del 2002, coraggiosi servitori del Vangelo e dell’uomo, secondo il bilancio annuale dell’Agenzia Fides: con noi, il cardinale Crescenzio Sepe.

 

La lotta al terrorismo, chiave di lettura della politica internazionale nell’anno appena concluso: un bilancio con il giornalista Guido Santevecchi.

 

Il 2003, Anno europeo delle persone disabili: intervista con il presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap, Pietro Barbieri.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Con il primo gennaio è entrata in vigore l'unione doganale tra i sei Paesi del Golfo.

 

Finalmente partiti i soccorsi per le tre isole nell’arcipelago Salomone investite quasi una settimana fa dal ciclone Zoe.

 

Dalle coste della Spagna, la “marea nera” della petroliera “Prestige” ha raggiunto le spiagge della Francia.

 

Novità per l’arcidiocesi pugliese di Manfredonia-Vieste, che aggiunge il titolo di San Giovanni Rotondo.

 

Lanciata dalla Chiesa in Indonesia una campagna di informazione sui “misteri della luce”, introdotti del Papa nella preghiera del Rosario.

 

24 ORE NEL MONDO: 

La Corea del Nord pronta al dialogo sulla questione del nucleare.

 

Gli Usa sperano di evitare la guerra all’Iraq, ma – ha detto Bush – tutto dipende da Saddam Hussein.

 

Il ministro degli esteri francese in Costa d’Avorio per tentare di aprire il dialogo tra governo di Abidjan e golpisti.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 gennaio 2003

 

 

IN UDIENZA DAL PAPA IL PRESIDENTE DELL’EUROPARLAMENTO, PAT COX

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

“Un’occasione propizia per uno scambio di vedute sull’Europa”. Con queste parole il direttore della Sala Stampa della Santa sede, Navarro-Valls, ha definito l’udienza concessa questa mattina da Giovanni Paolo II al presidente del Parlamento Europeo, Pat Cox, ricevuto insieme alla moglie e ad un seguito di 12 persone. Nel corso de colloqui con il Pontefice e con il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano - informa la nota del portavoce vaticano - oltre al tema dell’ingresso dei nuovi Paesi nell’Unione, considerato “un arricchimento per gli europei e una speranza per gli altri popoli”, si è parlato anche “del progetto del futuro trattato costituzionale” e dell’interesse da parte dei cattolici europei, che sono in maggioranza negli Stati del continente, “di vedere rispettati la loro identità ed il contributo specifico che offrono alla vita della società, nonché lo statuto di cui beneficiano in virtù delle legislazioni nazionali”. La Santa Sede, conclude la nota, “ ha sottolineato come con ciò non si ricerca in alcun modo uno statuto giuridico privilegiato, ma piuttosto la salvaguardia dell’effettivo esercizio della libertà religiosa, nel pieno rispetto della laicità delle istituzioni civili e comunitarie, come pure delle organizzazioni non confessionali”.

 

Irlandese, 50 anni, padre di sei figli, un passato da giornalista e da presentatore televisivo nel suo Paese, dal 15 gennaio 2002 Cox presiede il Parlamento europeo, istituzione della quale fa parte sin dal 1989. Dal 1999 è stato anche rieletto all’unanimità presidente del Gruppo dei Liberali democratici europei, terzo per importanza all’interno dell’Europarlamento. Cox è il primo liberale, da un ventennio a questa parte, ad occupare la prima carica del Parlamento comunitario di Strasburgo: carica che dal 1979 in poi è stata ininterrottamente appannaggio dei rappresentati dei Popolari e dei Socialisti europei. Dopo una votazione di sette ore, Cox si è imposto con 298 voti al terzo turno dello scrutinio sul candidato britannico David Martin e sul danese Jens Peter Bonde.

 

Da ricordare la visita che il Pontefice compì, nell’ottobre del 1988, a Strasburgo e l’importante discorso da lui tenuto davanti ai rappresentanti del Parlamento europeo.

 

 

ALTRE UDIENZE E PROVVISTA DI CHIESA NEGLI USA

 

Sempre nel corso della mattinata, in successive udienze, il Papa ha ricevuto l’arcivescovo Salvatore Pennacchio, nunzio apostolico in Rwanda, e il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

Negli Stati Uniti, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Jackson, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo William Russel Houck. Al suo posto, Giovanni Paolo II ha nominato il sacerdote Joseph Latino, del clero della diocesi di Houma-Thibodaux, dal 1987 ad oggi vicario generale della medesima diocesi e parroco della Cattedrale di “Saint Francis de Sales” in Houma. Originario di New Orleans, nello Stato della Louisiana, il 65.enne presule è stato più volte parroco ed è prelato d’Onore dal 1983.

 

 

CREDERE CON FORZA NELLA PACE: L’APPELLO DI GIOVANNI PAOLO II

IL PRIMO GIORNO DELL’ANNO RINNOVA LE SPERANZE

PER UN 2003 ALL’INSEGNA DEL DIALOGO TRA I POPOLI

 

- Con noi Attilio Tamburrini -

 

Il mondo ha bisogno di pace. Il Papa lo ha ribadito all’inizio del nuovo anno. Un appello a scegliere la via del dialogo tra le nazioni che ha richiamato il messaggio per la 36.ma Giornata Mondiale della Pace, incentrata sul tema “Pacem in Terris: impegno permanente”. Giovanni Paolo II prendendo le mosse dalla storica enciclica pubblicata da Giovanni XXIII nel 1963, sottolinea l’importanza del ruolo delle religioni nel “suscitare gesti di pace e nel condividere condizioni di pace”. Su questo aspetto toccato dal documento pontificio, Paolo Ondarza ha sentito Attilio Tamburrini, presidente della sezione italiana  di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, l’Opera di Diritto Pontificio che dal 1998 realizza il Rapporto annuale sulla libertà religiosa nel mondo.

 

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(musica)

 

R. – Il fatto religioso, che è innato nell’uomo, se coltivato adeguatamente, non può produrre altro che gesti di pace, perché dà la nozione della fratellanza umana. I problemi, a mio avviso, cominciano subito dopo, per cui se non ci sono strutture che danno di questa religione l’interpretazione autentica ma sono lasciate un po’ all’interpretazione personale, ogni uomo che vi aderisce la interpreta a modo suo.

 

D. – Per cui si costituiscono tante ideologie che non permettono il dialogo ...

 

R. – ... che diventa quasi un’ideologia, perché si riconosce una visione parziale del mondo. Facciamo un esempio pratico: è tipica del mondo islamico la distinzione tra credente e non credente. Il credente è la persona dotata di tutti i diritti mentre il non credente è tollerato, quindi ha soltanto alcuni diritti che vengono concessi.

 

D. – A proposito del discorso ‘diritti’: il Santo Padre sottolinea la visione precorritrice di Papa Giovanni XXIII, cioè la prospettiva di un’autorità pubblica internazionale al servizio dei diritti umani ...

 

R. – ... che garantisca questi diritti umani. Questo mi pare uno dei passaggi-chiave, perché la libertà religiosa per esempio è un test per il rispetto degli altri diritti umani, cioè non è la ciliegina sulla torta; il fatto che la libertà religiosa ci sia o non ci sia, ci dice se in quel Paese sono rispettati anche gli altri diritti umani o se è solo una finzione.

 

D. – Ecco, il Papa invita anche ad una maggiore consapevolezza dei doveri umani universali ...

 

R. – Un esempio banalissimo: io sono libero di drogarmi; perfetto. Ma il drogarmi corrisponde al mio dovere di essere umano? No, perché quando mi drogo vado a colpire alcune delle caratteristiche principali dell’essere umano, cioè la sua autonomia, la sua capacità di raziocinio ...

 

D. – Giovanni Paolo II invita anche ad una maggiore cura nel dare esecuzione agli impegni assunti verso i poveri ...

 

R. – Credo che l’impegno che non ci si assume sul serio è quello dell’aiutarli allo sviluppo. Il problema non è tanto nella quantità di denaro che si investe in queste cose, ma nell’utilizzo di questo investimento, cioè: è finalizzato a far crescere o è finalizzato di fatto a mantenere in continua e perenne dipendenza? Questo è il punto!

 

(musica)

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E’ MORTO IERI A ROMA IL RELIGIOSO IRLANDESE PADRE PATRICK CASSERLY,

OFFICIALE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI,

PER ANNI RESPONSABILE DEI COLLEGAMENTI SATELLITARI PER LE DIRETTE TELEVISIVE DELLE GRANDI CERIMONIE LITURGICHE DEL PONTEFICE

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Sacerdote e insieme raffinato tecnico delle telecomunicazioni, per lungo tempo coordinatore dei collegamenti satellitari riguardanti le cerimonie in mondovisione del Santo Padre, in occasione del Natale e della Settimana Santa. Padre Patrick Casserly, 59 anni, officiale del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, si è spento ieri, dopo una lunga malattia, al Policlinico romano di Tor Vergata. Irlandese di Kells e religioso della Congregazione marista, padre Casserly rappresentava anche la Santa Sede e l’Unione della Stampa Cattolica Internazionale agli incontri del Consiglio d’Europa per le comunicazioni. Aveva prestato servizio come missionario in Papua Nuova Guinea e nelle Isole Fiji. Era stato consultore del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali prima della nomina ad officiale dello stesso dicastero, avvenuta nel 1992. In riconoscimento al suo lavoro, gli era stata conferita la croce Pro Ecclesia et Pontifice.

        

“Padre Casserly era un sacerdote esemplare, devoto e rispettoso”, ha ricordato l’arcivescovo John P. Foley, presidente del Pontifico Consiglio delle Comunicazioni Sociali. “Con la sua profonda conoscenza tecnica ha saputo arricchire il lavoro nel campo delle comunicazioni animato dal desiderio di trasmettere a molti il messaggio del Vangelo di Gesù Cristo”. La sua scomparsa, ha soggiunto il presule, “è una grande perdita”. I funerali del religioso saranno celebrati domani, alle 10.30, nella chiesa romana di Santa Maria del Rosario in via Cernaia, gestita dalla comunità marista nella quale padre Casserly risiedeva.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Il giornale si apre con questo titolo: "Il mondo in bilico tra la speranza di pace e il baratro del conflitto".

In Iraq, bombardamenti angloamericani nella "no-fly zone" del Sud; in Medio Oriente, i segni di una ferocia che non conosce pietà: un anziano israeliano ed un neonato palestinese morti nei Territori.

Sempre in prima, "Una via di preghiera per entrare con il cuore nelle vie di Dio" è il titolo del pensiero di Marco Impagliazzo dedicato all'Anno del Rosario.

 

Nelle pagine vaticane, articoli sulla celebrazione, nelle diocesi italiane, della Giornata Mondiale della Pace.

Nel cammino della Chiesa in Asia, un articolo su un incontro della Conferenza episcopale dell'Indonesia dedicato al rapporto tra opera di annuncio e mezzi di comunicazione di massa.

Un articolo di Juan Pedro de Gandt sull'inaugurazione a Damasco,  in Siria, del primo centro cattolico di livello universitario.

Un articolo su Santa Teresa di Lisieux, cui il "Seraphicum" ha dedicato una giornata di studio.  

 

Nelle pagine estere, la Corea de Nord pronta a dialogare con gli Usa, ma senza condizioni, sul programma di sviluppo delle armi nucleari. 

Partiti i primi soccorsi diretti alle Isole Salomone, dopo le devastazioni provocate dal ciclone Zoe.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Umberto Santarelli dal titolo: "Studi di diritto matrimoniale canonico": una raccolta di saggi del cardinale Mario Francesco Pompedda.

Un contributo di Franco Patruno sull'itinerario artistico di Giorgio Gaber: "Non scetticismo ma semplicemente nostalgia di una realtà aperta alla qualità degli affetti".

 

Nelle pagine italiane, il tema delle riforme. La situazione della Fiat. 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

3 gennaio 2003

 

 

I MARTIRI DEL 2002, AL SERVIZIO DEL VANGELO E DELL’UOMO,

SECONDO IL BILANCIO DELL’AGENZIA FIDES:

CON NOI, IL CARDINALE CRESCENZIO SEPE

 

- Servizio di Debora Donnini -

 

Un vescovo, sacerdoti, religiosi, religiose, laici consacrati. Sono i 25 testimoni della fede e della carità, che figurano nel “martirologio” stilato dall’Agenzia Fides per l’anno 2002. Una lista, necessariamente incompleta, di coloro che hanno dedicato la vita al servizio del Vangelo e dell’uomo, fino all’estremo sacrificio. Uomini e donne, generosi evangelizzatori, promotori di pace e di giustizia, dall’Africa all’America Latina, in terre segnate purtroppo dalla guerra o dalle violenze a sfondo sociale. Tra i luoghi di questo moderno martiro-logio risalta la Colombia, dove nell’anno appena terminato sono rimasti vittime della cieca e insensata violenza un vescovo, sette sacerdoti, una suora e un seminarista. I particolari, nel servizio di Debora Donnini.

 

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La testimonianza della fede fino al martirio continua a caratterizzare, in diversi Paesi del mondo, la vita della Chiesa. 25 persone compaiono nella consueta lista che l’agenzia Fides stila ogni anno. Una lista necessariamente incompleta per difetto. Tra i nomi spicca quello dell’arcivescovo di Calì, in Colombia, mons. Isaias Duarte Cancino, trucidato il 16 marzo, all’uscita di una chiesa di Bogotà, da due sicari; un vescovo  impegnato  da sempre a cercare di portare la pace nella martoriata terra di Colombia segnata dalla violenza dei gruppi paramilitari di destra e della guerriglia di sinistra. Una vita, la sua, spesa a favore degli ultimi. Sempre in Sud America c’è Alberto Neri Fernandez, uruguayano, medico, focolarino laico, ucciso in Brasile per una rapina: aveva dato un passaggio in macchina a due militari che confesseranno poi la sua uccisione, compiuta per non essere riconosciuti. Alberto era da tempo impegnato come medico nella lotta alla elevata mortalità infantile in Camerun, nell’ospedale del Movimento. E ancora nella lista figura padre Boniface ucciso, poco prima della Messa, in seguito allo scoppio di due bombe, a Goma nella Repubblica democratica del Congo. Tra le donne, suor Cecilia, monaca caldea, ammazzata ad agosto in Iraq e suor Martha Ines Velez Serna, uccisa in Colombia. Anche nei recenti scontri in Nigeria è morto un sacerdote, padre James Iyere, in seguito alle ferite e alle ustioni riportate. Questi sono solo alcuni nomi dei 25 testimoni di Cristo uccisi  nel 2002. Ma cosa dice a noi la loro testimonianza? Sentiamo il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli:

 

“Sono come tante stelle in questa costellazione, che illuminano le tenebre e la notte dell’odio, della violenza, del rancore, e nello stesso tempo costituiscono anche un punto di riferimento, una testimonianza viva, di ciò che significa amare Cristo fino a dare la vita per Lui. Quante comunità, ancora oggi, all’inizio dell’evangelizzazione, si trovano ad affrontare difficoltà enormi per annunciare con libertà e con generosità il messaggio del Signore. Ma siamo sicuri che da questo seme la Chiesa si radica a beneficio di tutti”.

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LA LOTTA AL TERRORISMO CHIAVE DI LETTURA DELLA POLITICA INTERNAZIONALE

 NEL 2002. UN BILANCIO SUGLI AVVENIMENTI CHE HANNO SEGNATO

IL PRIMO ANNO POST-11 SETTEMBRE

 

- Ai nostri microfoni Guido Santevecchi -

 

Riflettere sugli avvenimenti che hanno scandito l’agenda internazionale del 2002 implica necessariamente fare un passo indietro e rivolgere lo sguardo all’11 settembre del 2001. Un evento che ha proiettato il mondo in uno scenario dai contorni non definiti la cui prima conseguenza - ben visibile nell’anno appena trascorso - è stata la nascita di nuove inedite alleanze, impensabili fino ad un decennio prima. La storia scritta nel 2002 è allora soprattutto la storia degli uomini e degli Stati che, da fronti contrapposti, si confrontano con la nuova emergenza planetaria: il terrorismo. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Le poliedriche realtà dei diversi continenti e le parole di quotidiani radio, tv o giornali web: sono i termini della scommessa che l’informazione gioca quotidianamente. Come e cosa raccontare di tanti accadimenti, fatti, scelte socio-politiche o economiche? Per il 2002, abbiamo sentito Guido Santevecchi, responsabile delle pagine estere del Corriere della Sera:

 

R. – L’evento principe dell’anno è avvenuto a gennaio: l’arrivo dell’euro nelle nostre tasche. Quelli che avevano previsto l’implosione dell’Europa sono stati smentiti. Un altro grande avvenimento che adesso è un po’ dimenticato: a febbraio è incominciato il processo a Slobodan Milosevic; ancora due anni fa, Milosevic combatteva la sua battaglia di retroguardia a Belgrado. Pure con tutte le sue contraddizioni che stanno emergendo nel processo, le complicità internazionali, le colpe dell’Occidente e della Comunità internazionale che per dieci anni hanno permesso a Milosevic di inseguire il suo sogno di una Grande Serbia versando fiumi di sangue e riportando l’orrore dei lager nel cuore dell’Europa. Poi, però, assistiamo ad una primavera che ‘non finisce più’ e si

 

trascina ancora adesso con attentati terroristici e di crisi. Penso a marzo, nei giorni in cui noi aspettavamo la Pasqua cristiana e gli ebrei festeggiavano la Pasqua ebraica, quell’attentato orribile a Netanya. Un fatto, credo, che ha davvero segnato politicamente la crisi mediorientale, perché da allora Arafat è stato ripetutamente assediato nel suo palazzo di Ramallah e soprattutto è diventato irrilevante ormai, direi, nel negoziato.

 

Dopo la primavera, a giugno c’è stato il G8, quasi un auto-esilio sui monti del Canada dopo i fatti di Genova dell’anno precedente; poi, l’importante appuntamento a Pratica di Mare per l’allargamento della Nato, l’alleanza militare che adesso diventa anche politica. Ma che dire dell’estate?

 

R. – L’estate è stata dominata dalla grande crisi che ci portiamo ancora avanti nel 2003: il conflitto strisciante e annunciato contro l’Iraq. In estate il presidente degli Stati Uniti ha cominciato a dire con estrema chiarezza che l’obiettivo è quello di disarmare Saddam Hussein e l’obiettivo è quello di porre fine al regime di Saddam Hussein. Direi che una data sicuramente da non dimenticare è quella del 12 settembre, il giorno dopo il primo anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle e al Pentagono. Bush è andato sulla tribuna delle Nazioni Unite e ha pronunciato un discorso che davvero è una pietra miliare perché ha posto alle Nazioni Unite il dilemma: durezza con Saddam Hussein fino alle estreme conseguenze, arrivare al disarmo dell’Iraq, altri-menti gli Stati Uniti sono disposti ad andare avanti da soli e a questo punto il Consiglio di Sicurezza e le Nazioni Unite stesse diventerebbero irrilevanti.

 

Tutti ricordiamo i terribili fatti di terrorismo di ottobre: prima la strage di turisti a Bali, poi la tragedia al Teatro di Mosca assediato dai guerriglieri ceceni. Poi, a novembre, il disastro ambientale della petroliera “Prestige” che, con tonnellate di petrolio, rovina le coste della Galizia e minaccia le coste francesi: una petroliera a doppio scafo come tante, condannate alla rottamazione dall’Unione Europea ma solo entro l’assurdo e colpevole termine di dieci anni. Ma a proposito di Unione Europea, è di assoluto e positivo rilievo il Vertice di Copenaghen a dicembre che ridisegna una comunità a 25 Paesi. In ogni caso, dopo l’11 settembre del 2001, è stato detto che il mondo non sarebbe stato più lo stesso. Ancora la valutazione di Guido Santevecchi:

 

R. – Il mondo è entrato in una nuova fase. Qualche commentatore britannico di studi strategici non ha dubbi nell’individuare questa fase e nel denominarla “una nuova guerra fredda” perché le alleanze si stanno ridisegnando. Per esempio, c’è stato un grande riavvicinamento della Russia agli Stati Uniti con obiettivi di lotta comune al terrorismo pure se su fronti diversi; noi potremmo vedere ridistribuzioni di alleanze ancora in corso sicuramente per i prossimi anni, tutte dettate dall’obiettivo di condurre la lotta al terrorismo.

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L’ANNO EUROPEO DEI DISABILI, OCCASIONE PER PROMUOVERE

I DIRITTI DELLE PERSONE CON HANDICAP

 

- Intervista con Pietro Barbieri -

 

Il Consiglio dell’Unione Europea ha proclamato il 2003 “Anno europeo dei disabili”. Un’occasione per sensibilizzare le istituzioni e la società civile sul diritto dei disabili alla tutela dalla discriminazione e al godimento di pieni e pari diritti. Tra gli obiettivi principali che s’intendono raggiungere in Italia , spiccano la realizzazione di un testo unico sulla disabilità, mediante la realizzazione della normativa esistente; l’incentivazione della cooperazione tra gli enti pubblici e privati che si occupano delle persone disabili sul territorio e la diffusione delle innovazioni tecnologiche per i portatori di handicap. Il servizio di Dorotea Gambardella.

 

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Sono 37 milioni le persone disabili nell’Unione europea, cioè uno su dieci di noi. Un numero che non cala, nonostante i tentativi di ignorarlo. Per farci i conti avremo a disposizione dodici mesi. Il 2003, infatti, è stato proclamato dalla Unione Europea “Anno dei disabili”. Un’importante occasione per fare il punto sugli ostacoli e le discriminazioni che ancora incontrano i portatori di handicap, al fine di lavorare per migliorarne l’esistenza. I disabili sono lavoratori, consumatori, politici, studenti, familiari, amici, eppure non sono trattati così. Dovrebbero essere considerati cittadini in grado di parlare per se stessi e non soggetti per cui provare soltanto pietà. Il 2003 è un’occasione per cambiare il loro futuro, l’obiettivo è quello di ottenere per loro pari diritti. L’anno europeo sarà condotto dagli Enti di Coordinamento Nazionali (ECN), costituiti da esperti sulle disabilità dei ministeri e delle organizzazioni non governative. Numerosi gli eventi in calendario: uno dei più significativi s’intitola “salite a bordo”: un autobus speciale, progettato appositamente per l’Anno europeo, in questo mese attraverserà i 15 Stati dell’Unione. Ogni tappa del tragitto sarà caratterizzata da iniziative organizzate da enti e associazioni di ciascun Paese: festival all’aperto, gare, conferenze, nello spirito del motto caro a molti disabili: “nulla per noi senza di noi”. Sentiamo in proposito il presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap, Pietro Barbieri.

 

R. - Va sensibilizzata la popolazione sul fatto che le persone disabili possono essere protagoniste nella società tanto quanto gli altri, e questo chiama in causa tutta una serie di investimenti che i governi devono fare per garantire le pari opportunità.

 

D. - Ma quali sono le difficoltà maggiori per un disabile?

 

R. - Sono ancora lo stigma che permane nella gran parte della popolazione. Politiche attive che sono previste dall’Unione Europea trovano difficoltà a realizzarsi, perché esiste una difficoltà culturale nei confronti di chi approccia il tema disabilità. Quindi, le norme anche positive che esistono non vengono rispettate. Basti pensare al parcheggio riservato, che è molto spesso utilizzato in maniera illegittima da parte dei cittadini non disabili. E questo a testimonianza del fatto che vi è un paradosso, cioè quello di considerare, in alcuni sensi, quell’emarginazione addirittura un privilegio.

 

D. - Tra gli obiettivi che si intendono realizzare quest’anno c’è il diritto dei bambini portatori di handicap ad un pari trattamento nell’insegnamento, ad un intensificarsi della cooperazione tra le parti sociali, ed anche il diritto dei disabili ad essere tutelati dalla discriminazione …

 

R. - Su questo tema noi speriamo di ottenere una direttiva che possa essere uno strumento che il cittadino disabile può utilizzare per rivolgersi alla magistratura ordinaria, per farsi rimborsare eventuali danni causati dalla discriminazione ricevuta. Per quanto riguarda tutta l’integrazione nelle attività scolastiche  delle persone disabili noi siamo il Paese all’avanguardia. Bisogna solo difendere e migliorare. L’ultima questione è la collaborazione con le organizzazioni disabili: vi è un buon coinvolgimento delle associazioni, che però per noi ancora non è soddisfacente. E’ importante che l’Unione Europea affermi che le politiche di inclusione devono essere fatte di comune accordo.

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CHIESA E SOCIETA’

3 gennaio 2003

 

 

LANCIATA DALLA CHIESA IN INDONESIA UNA VASTA CAMPAGNA DI INFORMAZIONE

SUI NUOVI MISTERI DELLA LUCE DEL ROSARIO, INTRODOTTI DAL SANTO PADRE

NELLA RECENTE LETTERA APOSTOLICA ROSARIUM VIRGINIS MARIAE

 

JAKHARTA. = La Commissione per la Liturgia della Conferenza episcopale indonesiana ha lanciato una vasta campagna di informazione sui nuovi Misteri della Luce del Rosario introdotti dal Santo Padre nella recente Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae. Tutte le Commissioni liturgiche diocesane del Paese sono state esortate a familiarizzare i fedeli con i nuovi Misteri, che saranno al centro del Mese Nazionale della Liturgia indetto per maggio e dedicato anche al significato dell’Eucaristia. A tale scopo la Commissione nazionale per la liturgia sta inviando a tutte le parrocchie del Paese materiale informativo in lingua indonesiana. Il mese tradizionalmente dedicato a Maria, spiega il segretario esecutivo della Commissione episcopale padre Bernard Boli Ujan, quest’anno sarà quindi per i fedeli indonesiani un’occasione per imparare a conoscere ed apprezzare i nuovi Misteri. (L. Z.)

 

 

CON IL PRIMO GENNAIO E’ ENTRATA IN VIGORE L'UNIONE DOGANALE TRA I SEI PAESI DEL GOLFO: ARABIA SAUDITA, KUWAIT,

EMIRATI ARABI UNITI, QATAR, BAHREIN E OMAN. L’ACCORDO PROMUOVE GLI SCAMBI COMMERCIALI

 ED UNIFICA LE TARIFFE SULLE IMPORTAZIONI

 

DOHA. = E' in vigore dall'inizio di quest'anno l'unione doganale tra i sei Paesi del Golfo, che prevede l'armonizzazione dei diritti di dogana. Lo ha stabilito alla fine dello scorso anno il Consiglio di cooperazione del Golfo, che ha tenuto il suo 23 vertice a Doha, in Qatar. In questi giorni i dirigenti dei Paesi interessati (Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Bahrein e Oman) sono al lavoro per eliminare tutti gli ostacoli che possono insorgere con l'applicazione dell'intesa. Secondo il segretario generale del Consiglio, Abdel Rahmane Al-Attiya, ''con l'entrata in vigore di questa unione, i Paesi del Golfo costituiscono una sola zona all'interno della quale saranno soppresse le restrizioni agli scambi commerciali e sarà applicata una tassa doganale unica del 5% su tutte le importazioni dall'esterno della regione. (R.G.)

 

 

FINALMENTE PARTITI I SOCCORSI PER LE TRE ISOLE NELL’ARCIPELAGO SALOMONE INVESTITE QUASI UNA SETTIMANA FA DAL CICLONE ZOE: DALLE RICOGNIZIONI AREE SI TEMONO VITTIME TRA I CIRCA 3000 ABITANTI ED INGENTI DANNI

 

HONIARA. = A quasi una settimana dal ciclone Zoe, che ha devastato le isole di Tikopia, Anuta e Fataka, nell'arcipelago delle Salomone, è finalmente partita una nave di soccorsi per i circa 3000 abitanti. La nave australiana Auki è salpata da Honiara, capitale delle Salomone, per un viaggio di oltre mille chilometri, e il suo arrivo è previsto non prima di domani per raggiungere le remote isole investite da venti ad oltre 320 km orari e da onde alte 11 metri. Nonostante diverse ricognizioni aeree sopra le isole, non si ha ancora idea di quante persone siano rimaste uccise o ferite. I funzionari della Protezione civile delle Salomone parlano di 700 persone scomparse, dopo che le foto aeree hanno rivelato l'annientamento di due villaggi costieri di Tikopia. Intanto la Caritas Australia ha avvertito che la probabile devastazione dei raccolti nelle tre isole fa temere un'imminente crisi alimentare. L'organizzazione ecclesiale, che si è impegnata a ricostruire le aree più colpite, sta raccogliendo donazioni da tutta l'Australia per le vittime del disastro.(R.G.)

 

 

AD UN MESE E MEZZO DAL NAUFRAGIO DELLA PRESTIGE AL LARGO DELLA COSTE SPAGNOLE LA MAREA NERA FUORIUSCITA

DALLO SCAFO DELLA PETROLIERA HA RAGGIUNTO LE SPIAGGE DELLA FRANCIA, DOVE SONO AL LAVORO POMPIERI

E VOLONTARI, MENTRE IL GOVERNO DI PARIGI HA APERTO UN’INCHIESTA  PER CONDANNARE I RESPONSABILI

 

- A cura di Marie Lafaye -

 

BORDEAUX. = Lacaneau, Le Porge, L’île d’Oléron sono solo alcuni nomi: queste località francesi sono ormai insudiciate dal petrolio della Prestige, milioni di bollicine polverizzate dal vento che cominciano a posarsi sulle spiagge, si incrostano nella sabbia ed asfissiano gli uccelli. 170 ne sono già stati ritrovati morti. Per pompieri e volontari è iniziato un lavoro da formichina: le micro-bollicine si incrostano ovunque nella sabbia bagnata; questo fine settimana saranno sperimentati micro-crivellatori e macchinari a maglia stretta, ma tutti gli sforzi rischiano di essere vanificati se il vento conserverà la sua attuale intensità. Altre chiazze di petrolio, ancora più grandi, raggiungeranno le coste francesi entro domenica. Al di là della lotta contro il tempo per la pulizia, lo Stato francese ha deciso di sporgere denuncia al fine di individuare chiaramente il responsabile di tanto inquinamento: che sia nella persona del capitano, del proprietario del natante o del noleggiatore, i criminali del mare – come li ha definiti Jacques Chirac – dovranno pagare. Mentre la catastrofe è ben lungi dall’essere terminata, la Prestige continua a perdere centinaia di tonnellate di petrolio al giorno.

 

 

NOVITA’ PER L’ARCIDIOCESI PUGLIESE DI MANFREDONIA-VIESTE,

 CHE AGGIUNGE IL TITOLO DI SAN GIOVANNI ROTONDO: PROVVEDIMENTO DECISO PER VOLONTA’

 DEL PAPA AL FINE DI SOSTENERE LA DEVOZIONE VERSO SAN PIO DA PIETRELCINA

 

SAN GIOVANNI ROTONDO. = L’arcivescovo di Foggia-Bovino, mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, ha preannunciato a San Giovanni Rotondo che l’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste, di cui egli è amministratore apostolico, ha aggiunto il titolo di San Giovanni Rotondo. Il presule ha letto, ieri giovedì, il relativo decreto della Congregazione per i Vescovi durante la celebrazione vespertina della Santa Messa nel Santuario di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo. “Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II - è scritto  nel decreto - per sostenere la devozione verso San Pio da Pietrelcina, desiderando manifestare un segno della sua particolare benevolenza verso la città di San Giovanni Rotondo, ha deliberato di cambiare il nome dell’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste e di unire a questa nobile Chiesa il titolo di San Giovanni Rotondo”. Il documento, annunciato a sorpresa, è stato consegnato, nella settimana scorsa, a mons. D’Ambrosio dal nunzio apostolico in Italia, mons. Paolo Romeo. “E’ una decisione personale del Papa, una sua scelta”, ha voluto precisare l’arcivescovo di Foggia, ricordando che la si deve alla presenza a San Giovanni Rotondo di San Pio da Pietrelcina. “E’ grazie a lui che state per ricevere questo dono”, ha detto mons. D’Ambrosio rivolto ai fedeli. Il provvedimento, preannunciato ieri, ha altri due precedenti in Europa, quelli di Lourdes e di Fatima, espressioni di fede e mete di imponenti pellegrinaggi. Il titolo di Lourdes venne associato a quello della diocesi di Tarbes, nel 20 di aprile del 1912, mentre quello di Fatima venne associato a quello della diocesi portoghese di Leiria, nel 13 di maggio del 1984. (A. M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

3 gennaio 2003

 

 

- A cura di Giancarlo La Vella -

 

Non si è fatta attendere la replica della Corea del Nord agli Stati Uniti sulla questione del riarmo nucleare di Pyongyang. Ieri il presidente Bush aveva ribadito che la crisi in corso con il Paese asiatico è un problema diplomatico e non militare, aggiungendo che Pyongyang ha violato le intese riprendendo i programmi nucleari. A queste affermazioni il Paese comunista ha risposto in maniera più possibilista di quanto si pensasse. Il servizio di Giada Aquilino:

 

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La Corea del Nord si dice pronta a dialogare con gli Stati Uniti, ma senza condizioni preliminari. Lo ha dichiarato l'ambasciatore di Pyongyang, Choe Jin Su, durante una conferenza stampa a Pechino, nella quale ha mostrato una certa apertura anche verso l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica. Una mossa, questa, che va interpretata attentamente dalla comunità internazionale che proprio in questi giorni sta intensificando gli sforzi diplomatici per spingere la Corea del Nord a rinunciare al proprio programma di sviluppo di armi atomiche. Nella crisi è intervenuta anche la Corea del Sud: Seul intende proporsi nel ruolo di mediatore fra Washington e Pyongyang. Lo ha affermato Lim Chae Jung, portavoce del neopresidente sudcoreano Roh Moo Hyun, il quale ha riferito che si sta lavorando intorno a un progetto in tal senso, che verrà poi sottoposto all'approvazione di Bush e dei leader nordcoreani. L’obiettivo degli Stati Uniti, impegnati in primis a gestire la crisi irachena, rimane quello di frenare la corsa al riarmo nucleare ed evitare che nascano ulteriori motivi di tensione nel panorama internazionale. A questo scopo Washington continua a lavorare con gli alleati, affinché la penisola coreana rimanga zona denuclearizzata: una meta – assicurano gli americani – che verrà raggiunta pacificamente.

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Si sono concluse le nuove ispezioni dell’Onu in Iraq, in una fabbrica di missili a 15 km a nord di Baghdad ed in un sito ad est della capitale. Mentre proseguiranno nei prossimi giorni le verifiche, risuonano forti le parole del presidente americano Bush il quale ha chiesto a Saddam Hussein di disarmare volontariamente. “Spero di evitare la guerra - ha detto il capo della Casa Bianca - ma la decisione spetta a lui e finora i segnali non sono stati positivi”. Un giornale iraniano ha scritto ieri che la Russia lavora con gli Stati Uniti allo scopo di favorire l’esilio del leader iracheno. Il servizio da New York:

 

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Bush ha dichiarato di essere preoccupato per l’economia che, secondo lui, potrebbe crollare se ci fosse un attacco da parte di Saddam. E, quindi, ha annunciato che la settimana prossima presenterà un nuovo pacchetto di stimoli per circa 300 miliardi di dollari. Alle parole del presidente americano ha fatto eco il vice premier iracheno, Tarek Aziz, che ha accusato Washington di volere comunque la guerra, nonostante i risultati delle ispezioni Onu sul disarmo, allo scopo di controllare il petrolio della regione. La prova, tra l’altro, sarebbe nell’ordine appena dato ad un’intera divisione di fanteria affinché si trasferisca nel Golfo Persico. Nonostante queste tensioni, gli inviati del Palazzo di Vetro continuano i loro controlli e presto dovrebbero cominciare ad usare anche gli elicotteri per ricognizioni in volo. Dopo la metà di gennaio, lo stesso capo degli ispettori, Hans Blix, andrà in Iraq in vista del primo rapporto complessivo previsto per il 27 del mese.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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C'e' un ponte lanciato tra gli Stati Uniti ed il Medio Oriente che si fonda su ''tre pilastri'': riforme economiche, progetti per la società civile e istruzione. Lo ha illustrato il segretario di Stato americano, Colin Powell, in un’intervista pubblicata oggi, proprio mentre non si ferma la spirale di violenza che insanguina dall’inizio dell’anno la Striscia di Gaza e la Cisgiordania. Truppe israeliane hanno compiuto stanotte un'incursione nel campo profughi di Al Amari, nella zona autonoma urbana di Ramallah. Reparti del genio militare hanno poi demolito la scorsa notte a Hebron l'abitazione di Muhammed Ismail Barwish, esponente di spicco della Jihad islamica, accusato da Israele di aver organizzato ripetuti attentati e di aver arruolato aspiranti kamikaze. Da parte palestinese giunge notizia che la bozza della Costituzione dello Stato autonomo è stata ultimata e verrà presentata al Consiglio centrale palestinese convocato per il 9 gennaio a Ramallah, in Cisgiordania.

 

Il ministro degli Esteri francese, Dominique de Villepin, si trova oggi e domani in Costa d’Avorio per colloqui con il presidente Laurent Gbagbo ed i rappresentanti dei ribelli. La via diplomatica sembra ora l’unica possibile per risolvere una crisi che va avanti da settembre, quando la guerriglia tentò un colpo di Stato, nonostante la tregua firmata ad ottobre. Ieri, gli ex golpisti hanno aggirato il contingente francese e si stanno ora dirigendo verso il porto di San Pedro, centro di smistamento del cacao. A padre Emmanuel Ezoua, sacerdote ivoriano ad Abidjan, abbiamo chiesto notizie sulla provenienza dei ribelli:

 

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R. - Secondo il governo sono mercenari liberiani e appoggiano i ribelli dell’altro fronte ovest. La loro procedura è proprio quella di inviare questi mercenari a devastare i villaggi e le città che incontrano. Prendono tutto e poi dicono che è loro. 

 

D. – Anche il governo però è sotto accusa per il bombardamento di Mena Crock, che il 31 dicembre ha provocato 12 morti, tutti civili. Come si giustifica?

 

R. – L’unica cosa che dice il governo è che la televisione francese è arrivata in Liberia e ha mostrato i civili che sono morti. Ma loro dicono che non è successo, perché i ribelli lavorano per la popolazione civile, danno loro le armi, e non tutti sono vestiti da militari.

 

D. – Oggi arriva in Costa d’Avorio il ministro degli Esteri francese. Che ruolo può giocare la Francia per risolvere questa crisi?

 

R. – Grande, per il modo in cui si è arrivati a questa guerra, per l’atteggiamento iniziale, sia militare che diplomatico. E poi un conflitto così in Costa d’Avorio, non sarebbe potuto succedere all’insaputa della Francia. Questa è l’opinione comune.

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E’ ufficiale: l’ex leader dell’opposizione in Kenya Mwai Kibaki ha vinto le elezioni presidenziali del 27 dicembre, ottenendo il 62,2% dei voti. Lo ha comunicato la Commissione nazionale elettorale, annunciando che lo sconfitto, Uhuru Kenyatta, delfino del presidente uscente Daniel Arap Moi e figlio dell’artefice dell’indipendenza kenyota, Jomo Kenyatta, ha raccolto il 31,3% delle preferenze.

        

Governo sudanese e forze ribelli si sono scambiate reciproche accuse per le gravi violazioni del cessate il fuoco firmato lo scorso ottobre avvenute nei giorni scorsi nella zona della città di Tamp, il cuore petrolifero del Paese. Le tensioni avvengono alla vigilia della ripresa dei colloqui di pace, che si svolgono in Kenya, sotto l'egida dell'Igad, l’organizzazione che raggruppa i Paesi dell'Africa orientale, e grazie al supporto di Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia. La tregua ha interrotto la guerra civile in Sudan che dal 1983 ha causato finora almeno due milioni di morti. 

 

Arriveranno domani nelle Isole Salomone i soccorsi per la popolazione colpita dal ciclone che nei giorni scorsi ha devastato le isole di Tikopia e Anuta. La nave australiana Auki è partita da Honiara, capitale dell’arcipelago, per un viaggio di oltre mille chilometri che consentirà di aiutare oltre 3700 persone. Anche la Nuova Zelanda ha deciso di partecipare all'operazione di aiuto e oggi farà partire una seconda nave. Le Isole Salomone attualmente si trovano in grave crisi economica e dipendono totalmente dagli interventi internazionali.

 

 

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