RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 1 - Testo della
Trasmissione di mercoledì 1 gennaio 2003
Ieri sera, i primi vespri della solennità mariana e il canto del
Te Deum in San Pietro.
Il 2003 proclamato dall’Onu “Anno
internazionale dell’acqua”. Con noi il prof. Giampiero Maracchi.
I vescovi del Costa Rica
indicano in un documento le esigenze più immediate delle loro comunità.
A Nuova Delhi un seminario su
Ghandhi, l’apostolo della non violenza.
150 giovani a Camaldoli per un fine d’anno diverso dal solito organizzato dalla comunità monastica
1
gennaio 2003
PROMUOVERE NEL MONDO CONCRETI GESTI DI PACE,
TRA INDIVIDUI E POPOLAZIONI, CHE RIPORTINO
SPERANZA SULLA TERRA,
IN APPRENSIONE DINANZI AGLI EVENTI CHE LA
SCONVOLGONO.
COSI’ IL PAPA NELLA MESSA E ALL’ANGELUS DEL PRIMO
GIORNO DELL’ANNO,
SOLENNITA DELLA MADRE DI DIO E GIORNATA MONDIALE
DELLA PACE
-
Servizio di Alessandro De
Carolis -
**********
Il mondo ha bisogno di
“gesti di pace”. Ne ha bisogno il cuore dell’uomo, le famiglie, le comunità
civili. Ne hanno urgenza i popoli che si combattono. C’è necessità di “mezzi
pacifici” che riportino dove ci si confronta armi in pugno un clima di “serena
e solidale convivenza”. Un esempio su tutti: la Terra Santa. Una pace che si
costruisce con il coraggio della buona volontà, ma più ancora affidandosi a
Cristo che di essa è principe, e alla Madonna, da invocare con l’arma incruenta
ma non meno potente del Rosario. Nella Basilica di S. Pietro - gremita da
migliaia di fedeli per la solenne Messa in onore della Santissima Madre di Dio
- Giovanni Paolo II ha inaugurato il 2003, sullo sfondo della 36.ma Giornata mondiale
della pace, richiamando le coscienze di tutti gli uomini al valore supremo che
solo “può ridare speranza all’umanità”
di fronte agli “eventi che sconvolgono il pianeta”.
(musica)
Come
annunciato, il Papa ha presieduto i riti iniziali della Santa Messa, la
liturgia della Parola e i riti conclusivi della cerimonia, affiancato, tra gli
altri, in veste di concelebrante, dal cardinale segretario di Stato, Angelo
Sodano. L’omelia del Pontefice è stata, allo stesso tempo, preghiera a Dio,
esortazione di fede, appello ai governanti del mondo. Davanti ai loro
ambasciatori accreditati presso della Santa Sede, schierati nelle prime fine
all’interno della Basilica, Giovanni Paolo II ha ricordato ancora una volta la
sorgente ispiratrice del suo Messaggio di quest’anno: l’enciclica Pacem in
terris pubblicata 40 anni fa da Giovanni XXIII. Anche allora sullo
scacchiere internazionale si profilavano “nubi minaciose”, l’incubo atomico, la
paura di una distruzione planetaria. Contro e al di là di ogni profezia di
sventura, Papa Roncalli ebbe il coraggio di parlare di verità, giustizia,
amore, libertà. Di diritti dei singoli e dei popoli. “Il suo insegnamento – ha
soggiunto il Papa – rimane attuale”:
“Oggi come
allora, malgrado gravi e ripetuti attentati alla serena e solidale convivenza
dei popoli, la pace è possibile e doverosa. Anzi, la pace è il bene più
prezioso da invocare da Dio e da costruire con ogni sforzo, mediante gesti
concreti di pace, da parte di ogni uomo e ogni donna di buona volontà”.
Pace possibile e
doverosa. Un auspicio beneagurante soprattutto per quei luoghi dove la pace di
Cristo fu cantata per la prima volta a Betlemme duemila anni fa, ma che oggi
brillano soprattutto per la violenta desolazione che li caratterizza.
“La
drammatica e perdurante tensione, nella quale questa regione del Medio Oriente
si trova, rende più urgente la ricerca di una soluzione positiva del conflitto
fratricida e insensato, che da troppo tempo la sta insanguinando”.
I gesti di pace sono
possibili soprattutto a chi crede in Dio. Coloro i quali, ha affermato il Papa,
sono “consapevoli che l’autentica religiosità, lungi dal porre gli individui e
i popoli in conflitto tra loro, li spinge piuttosto a costruire un mondo di
pace”. Religiosità, ha spiegato il Pontefice, sta per “apertura a Dio”, “insegnamento
di una fratellanza universale”, per “promozione di una cultura di solidarietà”.
“Di
fronte agli odierni conflitti ed alle minacciose tensioni del momento, ancora
una volta invito a pregare affinché siano ricercati "mezzi pacifici"
di composizione ispirati da una "volontà di intesa leale e
costruttiva", in armonia con i principi del diritto internazionale”.
Per i cristiani, inoltre,
costruire la pace significa rivolgersi senza sosta a Gesù e a sua Madre. A lei,
il Papa ha rivolto le parole conclusive dell’omelia. E lo ha fatto ricordando
l’Anno del Rosario, proclamato lo scorso ottobre. “Il Rosario – ha ricordato,
citando la lettera apostolica scritta per l’occasione – è preghiera orientata
per sua natura alla pace, per il fatto stesso che consiste nella contemplazione
di Cristo, 'Principe della pace'”.
(musica)
Dalle volte della
Basilica vaticana illuminate a giorno al sole limpido che ha incorniciato
Piazza San Pietro nel primo giorno dell’anno. Riversatasi in piazza, e
incrementata dall’arrivo di altri pellegrini, la folla dei fedeli si è stretta
festosamente attorno a Giovanni Paolo II per ascoltarne il saluto e recitare
l’Angelus. Ricordando la solennità liturgica del primo gennaio, il Pontefice ha
ulteriormente ribadito l’imperativo della pace e le “scelte generose di comprensione
reciproca, di riconciliazione, di perdono” che essa richiede. A partire dagli
ambienti primari della società:
“Sono necessari concreti "gesti di pace" nelle
famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle comunità, nell'insieme della vita civile,
nei consessi sociali nazionali e internazionali. Non bisogna soprattutto mai
smettere di pregare per la pace”.
Nell’augurare
il a tutti un 2003 “di crescita nella concordia, nella fraternità e nel bene”,
Giovanni Paolo II ha concluso ringraziando in sette lingue le persone presenti,
a partire dal presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, che
nel suo messaggio di fine anno alla nazione, ieri sera, aveva affettuosamente
rivolto gli auguri al Pontefice. Un saluto particolare, il Papa lo ha dedicato
ai partecipanti alla marcia indetta dalla Comunità di Sant’Egidio (“il motto di
questa iniziativa - ha esclamato - sia l’impegno di tutti i credenti) e ai
giovani dell’Opera Don Orione, protagonisti, la scorsa notte e come ogni anno,
di una veglia di preghiera in Piazza S. Pietro.
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“IL FULGORE DELLA TUA PRESENZA, SIGNORE, CHE CON
LA TUA LUCE HAI IRRADIATO IL CAMMINO DEGLI UOMINI, CI CONFORTA COSTANTEMENTE”.
QIUESTA LA PREGHIERA DI GIOVANNI PAOLO II,
IERI AI PRIMI VESPRI E AL TE DEUM,CELEBRATI NELLA
BASILICA VATICANA
- Servizio di Barbara Castelli -
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Un
invito a guardare al futuro con ottimismo e ad abbandonarsi docilmente alla
volontà di Dio, il cui amore infinito acquista “volto” visibile e tangibile nel
mistero di Betlemme. Questi, in sintesi, i binari entro i quali si è dipanata
ieri sera l’omelia di Giovanni Paolo II per la celebrazione dei primi Vespri e
del Te Deum di ringraziamento di fine d’anno, nella Basilica Vaticana.
Presenti, tra gli altri, per l’ultima celebrazione liturgica dell’anno, il
cardinale vicario, Camillo Ruini, e il sindaco di Roma, Walter Veltroni – che,
secondo tradizione, ha fatto dono al Papa di un calice - accompagnato dai
membri della Giunta e del Consiglio comunale. Nella sera in cui la “liturgia fa
coincidere la solennità di Maria Santissima Madre di Dio con la fine e l’inizio
dell’anno - ha detto il Papa - innalziamo al Signore il canto della nostra
gratitudine per il compiersi del 2002, mentre si affaccia all’orizzonte della
storia il 2003”.
“Penso, in particolare, alla generosa risposta di
tanti giovani alla proposta cristiana; penso alla crescente sensibilità
ecclesiale per i valori della pace, della vita e della salvaguardia del Creato;
penso anche ad alcuni passi significativi nel non facile cammino ecumenico”.
Rivolgendo un pensiero solidale
a quanti si trovano “in situazioni di difficoltà e di disagio”, il Santo Padre
si è poi soffermato sul “cammino della Chiesa di Roma”, “caratterizzato
quest’anno da uno speciale impegno per le vocazioni sacerdotali e religiose”.
“La pastorale vocazionale sia una priorità per le parrocchie - ha detto
Giovanni Paolo II - chiamate ad essere scuole di santità e di preghiera, palestre
di carità e di servizio ai fratelli e specialmente per le famiglie che, quali
cellule vitali, compongono la comunità parrocchiale”.
“Tutti
debbono sentirsi coinvolti in questa vasta azione missionaria e vocazionale. occa
però in primo luogo ai sacerdoti lavorare per le vocazioni,anzitutto vivendo
con gioia il grande dono e mistero che Dio ha posto in loro”.
Esortando, infine, tutte le
famiglie a dedicarsi quotidianamente, nell’Anno del Rosario, alla preghiera
mariana per eccellenza, il Papa ha invitato tutti a chiedere perdono per le
proprie mancanze, certi che Dio, ricco di misericordia, è infinitamente più
grande dei nostri peccati.
“Possa
ogni uomo e ogni donna di buona volontà incontrare e sperimentare la potenza
del tuo amore e della tua pace”.
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INSIEME PER IL DIALOGO E LA SPERANZA.
A ROMA IN OCCASIONE DELL’ODIERNA GIORNATA MONDIALE
DELLA PACE, DUE MARCE PROMOSSE DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO
- Intervista con Mario Giro e Riccardo Moro -
Ad acclamare il Papa in Piazza San Pietro tra i
fedeli c’erano oggi, come detto, anche alcuni esponenti della Comunità di
Sant’Egidio, giunti al termine della loro Marcia della pace, partita stamani da
piazza della Chiesa Nuova in Roma. L’iniziativa è stata promossa in varie
località del mondo, dove la Comunità è presente, per ricordare, in questa
giornata dedicata alla concordia e all’unione, i popoli e le terre che nel Nord
e nel Sud del mondo soffrono le conseguenze della guerra e del terrorismo. La
Marcia della pace rappresenta dunque una testimonianza della volontà di
costruire e difendere una cultura della pace, come spiega nell’intervista di
Fausta Speranza, uno dei responsabili della Comunità di Sant’Egidio, Mario
Giro:
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R. - Il
segreto è quello di aver fiducia nel dialogo, fiducia che quest’anno più volte
è venuta meno. Crediamo nella possibilità che gli uomini si intendano, che
costruiscano insieme un mondo migliore, con il contributo delle istituzioni. E’
molto diffusa la sfiducia su una reale possibilità di convivenza umana. Siamo
persuasi della necessità di rilanciare il messaggio di grande fiducia contenuto
nella Pacem in Terris, un messaggio che parla anche ai non cristiani. E’
assolutamente necessario porsi controcorrente in questo clima diffuso di
sfiducia, di poco dialogo e di scarsa simpatia per il confronto. Solo con il
dialogo è possibile ricostruire il senso del convivere nel nostro mondo.
D. - Che cosa è determinante per
una cultura della pace?
R. - Sono vari gli aspetti determinanti. Innanzitutto, come
dicevo, il senso del convivere. E’
importante rendersi conto che viviamo insieme in questo mondo, che siamo in
tanti e profondamente diversi. E’ necessario ricercare la simpatia, nel senso
originale del termine, e la strada per poter imparare a vivere insieme. D’altra
parte, confidare nella guerra come strumento di risoluzione dei contenziosi e
delle difficoltà, pensare che la guerra sia una soluzione, è un errore.
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E ieri
sera, nelle ultime ore del 2002, circa 4 mila persone provenienti da tutta
Italia, hanno aderito alla 35.ma marcia per la Pace promossa dalla Conferenza
episcopale italiana e da Pax Christi. Il tema scelto quest’anno è stato lo
stesso dell’odierna Giornata mondiale della pace: “Pacem in Terris, un impegno
permanente”. Tra i partecipanti, il segretario generale della Cisl, Savino
Pezzotta, il missionario comboniano, padre Alex Zanotelli, e il direttore della
Fondazione Giustizia e solidarietà, Riccardo Moro. Ascoltiamo quest’ultimo,
nell’intervista di Fausta Speranza:
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R. - Una
marcia è un modo per dire che noi non ci rassegniamo alla logica della
violenza, che un mondo diverso costruito sul rispetto reciproco, sui pari
diritti, è possibile anche in un momento in cui la speranza sembra un po’ più
debole. Ma non è mai stato detto né scritto che fosse facile costruire la pace.
D. - Ragionando su pace e suo rapporto con l’economia, quali nodi
restano irrisolti?
R. -
L’accesso alle risorse e le pari opportunità. Intendo dire che oggi anche le
risorse naturali sono monopolizzate da un gruppo ristretto di membri della
famiglia umana. Abbiamo pochi privilegiati che cercano di garantirsi i diritti
acquisiti e tanti svantaggiati, vulnerabili, che non hanno modo di vedere
soddisfatti i diritti fondamentali.
D. -
Rispetto a questo tipo di impegno a livello internazionale c’è una logica della
guerra che va in senso inverso...
R. - A me sembra che i venti di
guerra che sentiamo in questi giorni siano sbagliati non solo sul piano etico,
ma anche tragicamente e clamorosamente stupidi. Non servono. Perché una volta
destituito il dittatore, si impongono
-perché la guerra impone, non crea o suscita - condizioni politiche
diverse, senza il consenso della popolazione interessata. Se non c’è parallelamente
una revisione delle regole del commercio, del mercato finanziario, e di quelle
regole che tutelano l’accesso alle risorse e il concetto di dignità umana,
qualunque tipo di cambiamento imposto militarmente diviene generatore di
ulteriore differenza, ulteriore baratro, tra il Nord e il Sud del mondo. Siamo
soliti chiamare le aree povere del globo come zone di emarginazione, ma è
ridicolo, visto che queste rappresentano la maggioranza della popolazione. In
realtà, siamo noi marginali dal punto di vista quantitativo, ma il potere e la
maggior facilità che abbiamo nell’accedere alle risorse ci permettono di
imporci attraverso la guerra.
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IL CORAGGIO DI COSTRUIRE LA PACE SENZA TIMORE,
NELLA CERTEZZA DELL’AIUTO DI DIO.
QUESTO IL MESSAGGIO DI FRERE ROGER AI GIOVANI,
A CONCLUSIONE DELL’INCONTRO DI PARIGI ORGANIZZATO
DALLA COMUNITA’ DI TAIZE’
- Servizio di Giuseppe Lanzi -
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“Succede spesso che domandiamo a Dio: ‘Dio di
misericordia, quale è la chiamata che mi fai per la vita?’ Dio si aspetta da
ciascuno di noi che cerchiamo, con un cuore umile, di essere per tutta la vita
dei portatori di gioia e di pace, per tutta la vita portatori di una profonda
compassione per gli altri. Di fronte ad una tale chiamata, possono rimanere in
noi dei momenti di esitazione, nei quali diciamo: ‘Ci sono in me delle
fragilità, riuscirò a resistere lungo tutta la vita?’ Allora non dimentichiamo
che anche nei momenti di oscurità, Dio ci ripete sempre: ‘Che il vostro cuore
non abbia timore. Attraverso lo spirito santo io sono con voi!’”.
Questa
l’esortazione di frère Roger, fondatore della Comunità di Taizé, fatta agli 80
mila giovani partecipanti alla 25.ma tappa del Pellegrinaggio di Fiducia sulla
terra, in corso a Parigi. Una vera e propria chiamata all’assunzione di
responsabilità per la costruzione di una società più giusta e più equa. Durante
questi giorni di preghiera e riflessione, i giovani pellegrini, provenienti da
tutti i Paesi d’Europa, hanno fatto un cammino alla scoperta della vocazione
personale di ciascuno. Nelle parrocchie che li hanno accolti, come nei
workshops tenutisi in diversi luoghi della capitale francese, la diversità
delle lingue e delle culture si è confrontata con la comune chiamata all’essere
cristiano e con la specifica modalità di ciascuno di vivere la propria fede
nella realtà ove si è chiamati a vivere.
Sembrano
avere le idee chiare questi giovani, che non si nascondono le difficoltà e
prendono coscienza dei loro limiti. In una delle catechesi proposte, un
fratello della comunità diceva: “Il dono di Dio è talmente più grande e più
forte di quello che siamo noi, che ci fa prendere coscienza dei nostri limiti
umani. Non è quindi sorprendente se non ci sentiamo all’altezza del dono di
Dio, se a volte esitiamo o non comprendiamo. Possiamo addirittura dire che è un
buon segno, a patto che non ci si fermi a quel punto, paralizzati dalla
constatazione della propria incapacità”. Alla preghiera di ieri sera, oltre a
diversi vescovi e responsabili di chiese evangeliche, era presente alla
preghiera l’anziano filosofo Paul Ricoer.
I grandi padiglioni della fiera
di Parigi accoglieranno ancora oggi due momenti di preghiera comune mentre il
nuovo anno sarà salutato dai pellegrini nelle parrocchie che li hanno accolti.
E’ ormai una bella tradizione dell’incontro quella di cominciare il nuovo anno
con un momento di preghiera per la pace. Dalle 23 alle 24, in tutte le chiese
della regione che hanno accolto i giovani, risuoneranno un’altra volta e in
tutte le lingue i canti di Taizé, sapendo che la preghiera è una azione
concreta contro i pericoli di una guerra che sembra essere considerata da molti
inevitabile.
Domani la grande macchina
organizzativa si rimetterà in moto per permettere, dopo la celebrazione
dell’eucarestia nelle parrocchie, la partenza delle migliaia di bus con
destinazione tutti i paesi europei. Molto quello che si è seminato in questi
cinque giorni a Parigi: da domani, questi stessi giovani, cercheranno di fare
germogliare ovunque i semi di speranza che sono stati seminati.
Da Parigi, per la Radio
Vaticana, Giuseppe Lanzi
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PROMUOVERE L’UTILIZZO SOSTENIBILE DELLE RISORSE
IDRICHE:
E’ L’IMPEGNO PRESO DALL’ONU PER IL 2003,
PROCLAMATO DALL’ASSEMBLEA GENERALE, ANNO
INTERNAZIONALE DELL’ACQUA
- Intervista con Giampiero Maracchi -
Un bene imprescindibile per la vita dell’umanità ma
sempre meno disponibile sul nostro pianeta. Riconoscendo la fondamentale
importanza delle risorse idriche, l’Assemblea generale dell’Onu ha proclamato
il 2003 “Anno Internazionale dell’Acqua”. Un’iniziativa volta, in particolare,
a puntare l’attenzione sull’emergenza idrica nei Paesi in via di sviluppo. Ogni
giorno, nel Sud del mondo, 6 mila bambini muoiono per malattie causate
dall’acqua inquinata. Proprio l’assenza di impianti igienici adeguati e di
acqua potabile è, d’altro canto, la causa dell’80 per cento delle malattie che
affliggono il Terzo Mondo. Un’emergenza a dimensione planetaria, come conferma
il miliardo e cento milioni di essere umani che non ha accesso ad acqua sicura.
Nel Vertice del Millennio delle Nazioni Unite, i leader mondiali hanno fissato
l’obiettivo di dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone che non
dispone delle necessarie risorse idriche. Impegno ribadito al Vertice di
Johannesburg sullo sviluppo sostenibile dello scorso settembre. Tuttavia, la
comunità internazionale non sta facendo abbastanza: ne è convinto il prof.
Giampiero Maracchi, direttore dell’Istituto di Biometeorologia del Consiglio
Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Firenze, intervistato da Alessandro Gisotti:
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R. - Non si sta facendo tutto ciò che si potrebbe fare. Va compreso
che il problema dell’acqua è uno dei più grossi problemi che l’umanità deve
affrontare. Forse veramente più grande di quello del petrolio, perché mentre
l’acqua è assolutamente indispensabile per gli usi primari, il petrolio fa
parte invece di una civiltà, di una tecnologia, che a sua volta crea tutta una
serie di problemi per il pianeta.
D. - Le Nazioni Unite esortano a gestire le risorse idriche in modo
sostenibile modificando, se necessario, comportamenti nell’impiego dell’acqua.
Da dove iniziare? E’ possibile davvero un cambio di mentalità?
R. - Intanto, è possibile nei Paesi industrializzati perché il consumo
dell’acqua è passato da cifre dell’ordine di 25-30 litri per persona al giorno,
per esempio, a 500-600 litri al giorno, la media della Comunità è intorno a
1200 litri al giorno. Negli Stati Uniti addirittura si arriva a 2.500 litri al
giorno. Ovviamente, in questa quantità sono compresi anche gli usi industriali
e gli altri impieghi. Se si pensa che due vasche da bagno o tre lavatrici
impiegano qualcosa come un metro cubo e mezzo d’acqua, si capisce subito come
si fa ad utilizzare 1500 litri. Certo l’igiene personale é evidentemente un
successo dello sviluppo, però l’esagerazione non va bene. Probabilmente si può
ridurre l’uso dell’acqua, risparmiarla, economizzarla ...
D. - In molte aree del mondo la scarsità dell’acqua rischia di essere,
in un prossimo futuro, causa di disastrosi conflitti. Cosa fare per
disinnescare quella che sembra essere una bomba ad orologeria?
R. - Per molti aspetti bisognerebbe anche recuperare una serie di
tradizioni. Per esempio, nel bacino del Mediterraneo siamo stati abituati da
millenni ad utilizzare con grande parsimonia l’acqua, ad usare tecniche e
sistemi che permettevano con poca acqua - quella stagionale - di sopperire a
tutti i bisogni. Allora, intanto, vanno recuperate queste tecniche. Inoltre,
abbiamo ora tecnologie che permettono di raccogliere l’acqua, di distribuirla
con maggiore efficienza che nel passato. L’insieme della tradizione e delle tecnologie
innovative permette in qualche modo di ottimizzare molto il consumo di questo
grande bene.
D. - Se il pianeta ha sempre più sete, l’Onu rivela che nell’ultimo
decennio le inondazioni hanno interessato più del 75 per cento di tutte le
persone colpite dai disastri naturali. Quali le cause di questa apparente
contraddizione?
R. - I cambiamenti climatici che sono in atto. C’è un aumento degli
eventi estremi e anche delle regioni dove, come la nostra, tali eventi sono in
aumento. A maggior ragione, in aree come il Bangladesh, o in alcune aree
dell’America Latina in cui gli uragani e i tifoni sono comuni, le inondazioni
aumentano sempre di più.
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LOTTA AL
TERRORISMO, CRISI MEDIORIENTALE, CONDANNA DELL’USO DISTORTO DEL PROGRESSO
SCIENTIFICO E INVITO ALL’UNITA’ E ALLA COESIONE. QUESTI I TEMI AL CENTRO DEI
MESSAGGI AUGURALI PRONUNCIATI DAI PRINCIPALI RAPPRESENTANTI DEI PAESI EUROPEI
IN OCCASIONE DELL’INIZIO DEL 2003.
ROMA. = Comune ai messaggi augurali per il nuovo anno,
pronunciati dai vari capi di Stato e di governo europei è stata la preoccupazione
per la minaccia del terrorismo e della guerra. Il presidente francese, Jacques
Chirac, ha augurato buon anno alla sua nazione parlando dei venti di guerra in
Iraq, del rischio terrorismo internazionale e, in un riferimento indiretto alla
clonazione, dei pericoli insiti nell’uso distorto del progresso scientifico.
''Viviamo in un mondo incerto e pericoloso - ha detto Chirac nel suo ottavo
messaggio televisivo di fine d’anno - in cui le minacce di guerra si sommano al pericolo del
terrorismo, un mondo in cui un uso
distorto del progresso scientifico mette in
gioco la dignità stessa degli esseri umani''. Da parte sua, il primo
ministro britannico Tony Blair ha ricordato come “la minaccia di una guerra, la
possibilità di attentati terroristici e l’incertezza economica” pongano il Regno Unito di fronte a tempi
“difficili e pericolosi”. Il premier inglese non ha mancato di insistere sulla necessità di un disarmo del
presidente iracheno Saddam Hussein. Il mancato ottenimento di un tale
obbiettivo, ha osservato, “farebbe del mondo un luogo molto pericoloso”.
Infine, ad un anno dall'entrata in vigore dell'euro, il premier britannico ha
dichiarato che per il Regno Unito il problema dell'adesione alla moneta unica
europea resta la decisione più importante. Il cancelliere tedesco Gerhard
Schroeder ha evidenziato invece il dovere che la Germania ha - per la sua
tragica esperienza storica - di sottolineare e favorire le alternative alla
guerra. Alludendo alla parentesi buia del nazismo ha aggiunto: ''Noi tedeschi
sappiamo per nostra propria esperienza che a volte i dittatori si possono
fermare solo con la forza; ma sappiamo anche ciò che significano per la gente
le bombe, le distruzioni e la perdita della propria patria''. Per questi motivi
Schroeder ha indicato come obiettivo della politica del governo tedesco,
“l'applicazione della risoluzione dell'Onu senza il ricorso alla guerra”. Agli
italiani, il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha invece rivolto
un appello alla coesione e all’unità. “Un'Italia concorde - ha detto -
affronterà con fiducia ogni prova che il futuro possa riserbarci".
L'Italia ripudia la guerra come mezzo
di risoluzione delle controversie internazionali ma - ha continuato il
presidente - non ignora ''i crimini e le minacce del terrorismo
internazionale e i pericoli che
derivano dalla diffusione delle armi di
sterminio''. (P.O.)
IN RIFERIMENTO ALLE ELEZIONI DI DOMENICA PROSSIMA,
I VESCOVI DEL COSTA RICA HANNO PUBBLICATO UN DOCUMENTO INTITOLATO “AGENDA
CITTADINA”. NEL TESTO, I PRESULI INDICANO AI PARTITI POLITICI LE ESIGENZE PIU’
IMMEDIATE DELLA COMUNITA’,ALLA LUCE DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA.
SAN
JOSE’. = In vista delle elezioni di domenica prossima, i vescovi del Costa Rica
hanno presentato alla stampa un documento intitolato “Agenda cittadina”, nel
quale vengono indicate ai partiti politici le esigenze più immediate della
comunità ed alcuni suggerimenti, direttamente ispirati alla Dottrina sociale
della Chiesa, per centrare obiettivi importanti per lo sviluppo nazionale. Già
a settembre dello scorso anno i presuli avevano pubblicato il loro tradizionale
“Messaggio agli elettori”, insistendo sulla morale e sul diritto alla vita, dal
concepimento alla morte naturale. Nel documento, venivano indicati altri
criteri da prendere in considerazione in fase di espressione di voto. Tra
questi, il sostegno alle politiche familiari, la giustizia, la sicurezza,
l’occupazione e la lotta alla corruzione. L’Agenda cittadina è composta da due
distinte sezioni: la prima rappresenta una elencazione dei risultati dei
diversi incontri promossi nelle grandi città, mentre la seconda propone linee
guida per la costruzione di uno Stato benefattore, secondo i principi
cristiani. I vescovi hanno inoltre reso noto che, al termine della tornata
elettorale, verranno organizzati dall’Istituto di studi etici dell’Università
cattolica del Costa Rica dei corsi aperti a tutta la comunità. (D.D./ P.O.)
COME OGNI ANNO I FUOCHI D’ARTIFICIO HANNO
REGISTRATO NUMEROSE VITTIME IN VARIE LOCALITA’ DEL MONDO. L’EPISODIO PIU’
DRAMMATICO SI E’ VERIFICATO IN UN MERCATO DEL PORTO MESSICANO DI VERACRUZ,
DOVE UNA ESPLOSIONE HA PROVOCATO 18 MORTI E 35
FERITI
VERACRUZ.= Come ogni anno, anche le prime ore del 2003, oltre che da momenti di festa e allegria,
sono state caratterizzate in varie località del mondo da incidenti legati ai
fuochi d’artificio. Sono stati almeno 18 i morti e 35 i feriti nella forte
esplosione verificatasi questa notte nel porto messicano di Veracruz, causata
probabilmente dal cattivo uso di polvere nera. A comunicarlo è stato il sindaco
della città , Jose Gutierrez, che ha informato anche di un incendio causato
dalla deflagrazione e domato dai vigili
del fuoco. L’incidente è avvenuto in un mercatino dove si vendevano fuochi d'artificio
per l’ultimo dell’anno. Numerose emergenze si sono verificate anche in numerosi
ospedali italiani: il bilancio di fine anno delle vittime dei fuochi d'artificio, tracciato dal
Dipartimento di Pubblica sicurezza e'
di un morto e 24 feriti gravi, oltre a 544 feriti lievi. Si conferma, secondo la Polizia italiana, il
trend iniziato l'anno scorso e che ha portato ad una diminuzione delle vittime
dei botti. Già nel 2002, il bilancio era stato di un morto, 29 feriti gravi e
515 feriti lievi, contro i 4 decessi,
37 feriti gravi e 769 feriti lievi del 2001. Alla diminuzione delle
vittime ha contribuito l'attività di prevenzione coordinata dal Dipartimento di
Pubblica sicurezza, sia attraverso una capillare campagna di informazione nelle
scuole per sensibilizzare i giovani contro l'uso di fuochi d'artificio
impropri, sia con i consistenti sequestri messi in atto dalle Forze di polizia.
Nelle ultime giornate, sono state 447 le tonnellate di materiale pirotecnico
sequestrate e 397 le persone denunciate perché in possesso di materiale
esplosivo illegale. (P.O.)
“GHANDI, APOSTOLO DI PACE E
NON VIOLENZA”: SU QUESTO TEMA SI E’ SVOLTONEI GIORNI SCORSI, A NUOVA DELHI, UN
SEMINARIO INTERRELIGIOSO
ALLO SCOPO DI PROPORRE LA
COSTRUZIONE DI UNA SOCIETA’ PACIFICA
NEW DELHI. = Un seminario interreligioso sul Mahatma
Mohandas K. Gandhi, apostolo di pace e non violenza, si è tenuto martedì scorso
presso la Cattedrale del Sacro Cuore di New Delhi. L’incontro, organizzato
dalla Commissione Giustizia e Pace dell’Arcidiocesi di Delhi, si è svolto alla
vigilia del giorno in cui ricorre l’anniversario del martirio del Padre della
Nazione (30 gennaio 1948). Tema del seminario era: "Gandhi, apostolo di
pace e non violenza: verso la costruzione di una società pacifica basata su
giustizia e perdono". Leader religiosi e seguaci del Mahatma hanno
preso la parola per sottolineare come gli insegnamenti di Gandhi possano
aiutare i popoli e le nazioni a superare le proprie diversità attraverso la
comprensione reciproca. Hanno poi affermato che, seguendo la strada del
dialogo, si può sconfiggere il terrorismo. Hanno infine espresso la propria
preoccupazione per l’incredibile dispendio di risorse impiegate da India e
Pakistan nel settore della difesa, mentre "assolutamente niente" va
ai poveri ed agli emarginati. Anche l’arcivescovo di Delhi, monsignor Vincent
Concessao, è intervenuto con un discorso intitolato "Il concetto cristiano
di perdono per la costruzione di una società giusta e in armonia". Ricordando
che il perdono è caratteristica unica e preminente del cristianesimo, il
presule ha detto che questo sentimento trae origine dall’amore. Ha quindi
invitato le persone di diverse fedi religiose a vivere in pace, perdonandosi
l’un l’altra e contribuendo a fondare una società dove i poveri ed i diseredati
possano finalmente vivere come tutti gli altri. (P.O.)
CON UNA VEGLIA DI PREGHIERA PER LA PACE SI E’
CONCLUSO QUESTA NOTTE A CAMALDOLI UN
CONVEGNO GIOVANILE ORGANIZZATO DALLA
COMUNITA’ MONASTICA LOCALE SUL TEMA “RICONOSCERSI NEL DUBBIO DI UNA
SCELTA: IL RIFLESSO DI NARCISO”.
CAMALDOLI. = Circa 150 giovani si sono incontrati negli
ultimi giorni del 2002, dal 27 al 31 dicembre scorso a Camaldoli, per il 32.mo
convegno giovanile sul tema “Riconoscersi nel dubbio di una scelta: il riflesso
di Narciso”. Il simposio è stato pensato come il primo di una serie di tre,
centrati sulle tre parole chiave “dubbio – scelta – vocazione” . Nelle tre
giornate di lavori, studiosi ed esperti di materia vocazionale hanno fornito ai
presenti numerosi spunti utili al confronto ed alla riflessione. I giovani
hanno alternato i momenti di studio con la partecipazione ai ritmi della vita e
della preghiera monastica. Inoltre, per loro, ogni sera sono stati organizzati
spazi di animazione con eventi culturali e ricreativi. Tra i relatori del
congresso, conclusosi la notte scorsa con una veglia di preghiera per la pace,
la biblista Rosanna Virgili, docente di Sacra Scrittura, la storica Laura
Artioli, formatrice di docenti medi ed il saggista, giornalista e poeta Marco
Guzzi che con una relazione-testimonianza ha concluso ieri la tre giorni di studio
camaldolese. (P.O.)
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