RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 57 - Testo della Trasmissione mercoledì 26 febbraio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Ancora un appello del Papa ad allontanare lo spettro della guerra, all’udienza generale in Vaticano. L’invito a purificare la musica e il canto nella liturgia, al centro della catechesi biblica sul Salmo 150 che chiama ogni vivente a lodare il Signore

 

Il cordoglio di Giovanni Paolo II per la morte di Alberto Sordi, in un telegramma alla sorella Aurelia

 

 Il Pontefice mercoledì 5 marzo nella Basilica di Santa Sabina per il tradizionale rito delle ceneri, che avvia il tempo liturgico della Quaresima

 

 Si chiude oggi pomeriggio l’assemblea della Pontificia Accademia per la Vita, dedicata alla ricerca biomedica: con noi, il prof. Juan de Dios Vial Correa.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Presentato a Vienna il Rapporto annuale del Comitato internazionale per il controllo degli stupefacenti

 

Il movimento dei Paesi non allineati nell’attuale crisi internazionale: ai nostri microfoni, il ministro degli Esteri di Timor Est, José Ramos Horta

 

 L’eco dell’azione diplomatica della Santa Sede per la pace, nel mondo arabo e musulmano: intervista con l’arcivescovo greco melkita mons. Jean Clément Jeanbart.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Testimoniare il Vangelo anche agli immigrati: così il cardinale Camillo Ruini, nella prolusione al Convegno nazionale della Cei sulle migrazioni.

 

In Kenya il neo presidente Kibaki ha commutato la condanna a morte di 195 carcerati nella pena all’ergastolo. Decretata la liberazione di altri 29 carcerati, detenuti nel braccio della morte.

 

L’Unesco ha dichiarato la Basilica romanica di Santa Maria di Collemaggio “Monumento mondiale messaggero di pace”.

 

Formata in Sierra Leone una Commissione per favorire il reinserimento sociale dei bambini vittime della guerra.

 

L’organismo umanitario ‘Medici senza frontiere’ ha avviato progetti di assistenza medica nella Repubblica Centrafricana.

 

24 ORE NEL MONDO:

Si discute all’Onu il testo della seconda risoluzione sul disarmo iracheno presentata da Usa, Gran Bretagna e Spagna

 

Si ridimensiona la crisi sul nucleare tra Stati Uniti e Corea del Sud

 

Forse già domani la presentazione del nuovo governo israeliano guidato da Ariel Sharon

 

Paura terrorismo in Venezuela dopo i recenti attentati a Caracas.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 febbraio 2003

 

 

PREGATE CON IL ROSARIO LA VERGINE DELLA PACE PERCHE’ PRESENTI A DIO

IL GRIDO DEL MONDO ANELANTE ALLA PACE E CONDUCA  GLI UOMINI

PER SENTIERI DI DIALOGO E PERDONO RECIPROCO.

COSI’ IL PAPA OGGI ALL’UDIENZA GENERALE IN AULA PAOLO VI

 

- Servizio di Paolo Ondarza -

 

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“Che lo spettro della  guerra, che porta la morte, lasci posto alla gioiosa lode al Signore della vita'': così Giovanni Paolo II oggi nel corso dell’udienza generale in Aula Paolo VI  alla presenza di circa 10 mila persone. Tra questi un gruppo di 700 polacchi giunti a Roma dalla regione di Podhale per il loro annuale ritiro spirituale. A tutti, con uno sguardo al prossimo 5 marzo, giornata di preghiera e digiuno per la pace, il Pontefice ha rivolto l’invito a prendere in mano la corona del Rosario:

 

“Questa preghiera porti a tutti tante grazie. La Vergine della Pace presenti a Dio il grido del mondo che anela alla pace e conduca gli uomini per i sentieri del dialogo e del perdono reciproco”.

 

(musica)

 

Il tema della preghiera è al centro del salmo 150, sul quale si è sviluppata l’odierna catechesi: si tratta di “un inno festoso, un alleluia ritmato dalla musica”, “l’ideale sigillo dell’intero Salterio, libro della lode, del canto, della liturgia d’Israele”. Commentandone i versetti il Pontefice ha detto che non c’è musica più alta di quella che sale dai cuori dei fedeli. Il componimento di “mirabile semplicità e trasparenza”, invita insistentemente alla lode di Dio, “presentato in due aspetti fondamentali del suo mistero”: Egli è “trascendente, misterioso, inaccessibile all’uomo” e nel contempo “presente nel suo santuario” e attivo “nella storia attraverso i suoi prodigi”. “Tra cielo e terra – ha  spiegato il Pontefice – si stabilisce un canale della comunicazione in cui si incontrano l’azione del Signore e il canto di lode dei fedeli”.

 

“La Liturgia unisce i due santuari, il tempio terreno e il cielo infinito, Dio e l’uomo, il tempo e l’eternità. Durante la preghiera noi compiamo una sorta di ascesa verso la luce divina e insieme sperimentiamo una discesa di Dio che si adatta al nostro limite per ascoltarci e parlarci, per incontrarci e salvarci”.

 

“Nella lode divina  è coinvolta la creatura umana con tutto il suo essere e con lei vengono convocate tutte le creature in cui c’è alito di vita perché – come fece san Francesco d’Assisi nel Cantico di frate sole - levino il loro inno di gratitudine al Creatore per il dono dell’esistenza”. Importante “pregare Dio in modo bello e dignitoso, scoprire e vivere la bellezza della preghiera e della liturgia”: “Lodatelo con squilli di tromba – recita il salmo – lodatelo con arpa e cetra, con timpani e danze, con cembali sonori e squillanti”. A tale proposito il Pontefice ha richiamato la comunità cristiana ad un esame di coscienza “affinché nella liturgia possa ritornare la bellezza della musica e del canto”.

 

“Occorre purificare il culto da sbavature di stile, da forme trasandate di espressione, da musiche e testi sciatti, e poco consoni alla grandezza dell’atto che si celebra”.

 

Citando le Esposizioni sui Salmi di sant’Agostino, il Papa ha ricordato come il vescovo di Ippona abbia visto negli strumenti musicali i santi che lodano Dio: “Voce di canto a Dio è ogni spirito che loda il Signore”. In chiusura tra i saluti, anche quello ai vescovi della Romania giunti a Roma per la loro visita  ad limina. Il Papa ha rievocato il viaggio apostolico compiuto nella loro terra quattro anni fa ed ha assicurato loro il ricordo nella preghiera.

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IL CORDOGLIO DEL PAPA PER LA SCOMPARSA DELL’ATTORE ALBERTO SORDI

IN UN TELEGRAMMA ALLA SORELLA AURELIA

 

- A cura di Paolo Ondarza -

 

Il Papa ha inviato oggi alla sorella di Alberto Sordi, signora Aurelia, un telegramma di cordoglio per la scomparsa dell’attore, “valido protagonista del mondo dello spettacolo”.

 

“Appresa la mesta notizia della scomparsa del suo amato fratello – si legge nel messaggio a firma del cardinale Angelo Sodano – il Sommo Pontefice desidera far pervenire a lei e ai famigliari l’espressione della sua viva partecipazione al dolore per il grave lutto. Nel ricordare il valido protagonista del mondo dello spettacolo – prosegue il testo – Sua Santità eleva per lui preghiere di suffragio e invoca dalla Divina Bontà pace eterna per la sua anima mentre in parte a lei e a quanti ne piangono la dipartita confortatrice benedizione apostolica”.

 

Continua copioso intanto l'afflusso dei romani nell'aula Giulio Cesare del Campidoglio per l'ultimo saluto ad Alberto Sordi, i cui funerali saranno celebrati domani mattina alle ore 10 nella Basilica di San Giovanni in Laterano alla presenza, tra gli altri, del capo dello stato italiano Carlo Azeglio Ciampi. Il rito sarà presieduto dal cardinale vicario Camillo Ruini.

 

 

UDIENZA AL CARDINALE RUINI E PROVVISTA DI CHIESA IN SPAGNA

 

Il Papa ha ricevuto in udienza questa mattina il cardinale Camillo Ruini, vicario generale per la diocesi di Roma e presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Come riferiamo in altra parte del “giornale”, il cardinale Ruini ha svolto ieri pomeriggio a Castel Gandolfo la prolusione al Convegno nazionale della Cei sulle migrazioni.

 

In Spagna, il Santo Padre ha nominato vescovo di Ciudad Rodrigo il presule mons. Atilano Rodrìguez Martìnez, finora ausiliare di Oviedo.

 

 

IL RITO DELLE CENERI PRESIEDUTO DAL PAPA NELLA BASILICA DI SANTA SABINA,

MERCOLEDI’ 5 MARZO

 

Il Papa presiederà mercoledì 5 marzo, nella Basilica romana di Santa Sabina, la Liturgia della Parola e, dopo l’omelia, il tradizionale rito di benedizione e di imposizione delle ceneri. Lo ha reso noto stamani in un comunicato l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie. L’annuale celebrazione avrà inizio alle ore 17 nella chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino, con un momento di preghiera, cui farà seguito la processione penitenziale verso la Basilica di Santa Sabina.

 

Alla processione prenderanno parte i cardinali i cardinali, gli arcivescovi, i vescovi, i monaci Benedettini di San’Anselmo, i padri Domenicani di Santa Sabina e alcuni fedeli. Al termine della processione, il Papa, come si è detto, presiederà il rito delle ceneri, che avvia il periodo liturgico quaresimale. La Liturgia  Eucaristica sarà celebrata dal cardinale Jozef Tomko, del titolo di Santa Sabina. Per il 5 marzo, come è noto, Giovanni Paolo II ha indetto una giornata di preghiera e digiuno per la pace.

 

 

SI CONCLUDONO QUESTO POMERIGGIO I LAVORI DELLA IX ASSEMBLEA GENERALE

DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA:

CON NOI, IL PRESIDENTE JUAN DE DIOS VIAL CORREA

 

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

Con uno sguardo alle attuali frontiere della ricerca biomedica nei settori della genetica, della biologia molecolare, della neurologia e della trapiantologia, i relatori hanno analizzato da lunedì scorso fino a tutta questa mattina gli orientamenti della ricerca biomedica, la sperimentazione nei suoi metodi e criteri di validità, l’etica della sperimentazione e i comitati di ricerca. La domanda era: quale dev’essere l’impegno dei ricercatori e dei politici credenti perché gli obiettivi della ricerca rimangano centrati sul bene dell’uomo? La riflessione di questa IX Assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita si è dunque focalizzata su questo punto nevralgico non soltanto per la Chiesa, ma per tutta la società nel suo insieme, come ora ci spiega il suo presidente, il prof. Juan de Dios Vial Correa:

 

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La grande spinta delle scienze biomediche ha fatto sì che abbiano acquistato un potere, una forza, una potenza molto grande, e che grandi speranze l’umanità possa riporre nel progresso delle scienze biomediche. E’ necessario ricordare che le scienze biomediche lavorano per l’uomo e con l’uomo: non soltanto per il bene dell’uomo, ma a volte utilizzando l’uomo come oggetto di studio. In questo, si deve sempre tenere a mente l’importanza trascendentale della persona umana, il rispetto per l’uomo, il rispetto dei suoi diritti e del suo significato trascendente: l’uomo è un figlio di Dio e dev’essere trattato come tale. L’opinione pubblica sa che le scienze biomediche comportano anche una serie di questioni aperte, come quella degli embrioni, quella dell’eutanasia, della cura degli ammalati, dei problemi economici riguardo alla distribuzione dei fondi a diversi gruppi sociali in diverse nazioni per la salute pubblica, che devono essere analizzati, innanzitutto da un punto di vista etico-morale: qual è l’atteggiamento che maggiormente è rivolto al bene dell’uomo e alla gloria di Dio?

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Una parte centrale del programma svolto in questi giorni è stata dedicata alla relazione tra ricerca biomedica, antropologia ed etica, proprio perché si tratta di ricerca che viene fatta dall’uomo, sull’uomo e per il bene degli uomini. D’altro canto, esiste un valore etico nella stessa ricerca che interpella il credente. Le relazioni più propriamente teologiche hanno richiamato l’attenzione sul riferimento al criterio centrale: la dignità dell’uomo ricercatore e dell’uomo soggetto su cui si compie la sperimentazione.

 

Un capitolo particolare è stato dedicato al contributo specificamente cristiano nell’ambito della ricerca biomedica ed ai soggetti vulnerabili della ricerca su cui l’etica cristiana pone particolare attenzione e protezione. Hanno completato il denso programma le relazioni sull’etica della sperimentazione animale, sulle norme internazionali, sulle politiche della ricerca e sul conflitto di interesse in cui si può trovare il ricercatore.

 

Dall’insieme delle relazioni è emerso il fatto che la ricerca biomedica viene oggi identificata non soltanto come il principale impegno per il progresso della scienza medica e per il miglioramento delle cure della salute, a beneficio di tutta l’organizzazione sanitaria, ma anche come uno dei fattori principali del progresso economico di ciascun Paese. Questo pomeriggio il vice presidente dell’Accademia, il vescovo Elio Sgreccia, trarrà le conclusioni dei lavori e si procederà quindi alla proposta di temi per l’assemblea generale del 2004 che segnerà il decimo anniversario di vita dell’Accademia.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Nella prima pagina, un articolo di Andrea Riccardi dal titolo: “Non sia una Quaresima di guerra”: con Giovanni Paolo II verso il Mercoledì delle Ceneri, giornata di preghiera e di digiuno per la pace.

Riguardo all'Iraq, Baghdad consegna nuovi documenti sul disarmo; secondo Blix, vi sono “elementi positivi che meritano ulteriore esplorazione”. 

 

Nelle pagine vaticane, la catechesi e la cronaca dell’udienza generale.

Nel cammino della Chiesa in Africa, un articolo sull'ingresso del nuovo vescovo di Abomey, in Benin.

 

Nelle pagine estere, Medio Oriente: ucciso un tredicenne palestinese; raggiunto l’accordo in Israele per la formazione del Governo guidato da Sharon.

Interventi dell'organizzazione “Medici senza frontiere” nella Repubblica del Congo.

Terrorismo: in Arabia Saudita sette persone arrestate perché sospettate di avere legami con “Al Qaeda”.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Franco Patruno in ricordo di Alberto Sordi, “l’ultimo grande interprete del cinema italiano”.

Una monografica a cura di Angelo Marchesi dal titolo: “Dall'antropologia alla filosofia della religione: il naturale orizzonte trascendentale dell'uomo”: un recente volume analizza un’interessante convergenza negli itinerari speculativi di San Tommaso, Rahner e Alfaro.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione alla Rai e alla Fiat.

Il tema delle pensioni.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 febbraio 2003

 

 

PRESENTATO STAMANE A VIENNA IL RAPPORTO ANNUALE DEL COMITATO

INTERNAZIONALE PER IL CONTROLLO DEGLI STUPEFACENTI (INCB):

IL NARCOTRAFFICO IMPEDISCE LO SVILUPPO DEI PAESI PIU POVERI,

E RAFFORZA LA CRIMINALITA’ DEI PAESI INDUSTRIALIZZATI,

DOVE CRESCE L’USO DELLE DROGHE SINTETICHE

 

- Dalla capitale austriaca il servizio di Giovanni Maria Del Re -

 

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Cocaina ed eroina, sono queste droghe a restare le più pericolose e devastanti sotto ogni aspetto: stabilità politica, economica e sociale oltre che, ovviamente, per la salute. Su questo il nuovo rapporto Onu sulla droga, appena pubblicato, è molto chiaro. Solo nel 2001 sono stati prodotti oppio e coca, la base delle due droghe per oltre 1 miliardo di dollari. Autentico oro, una volta raffinato, si parla di 80 miliardi di dollari l’anno spesi dai tossicodipendenti solo in Europa occidentale e Stati Uniti, per acquistare cocaina ed eroina. Di questi soldi, avverte inoltre il rapporto, il 99 per cento finisce nelle tasche dei trafficanti, non dunque dei poveri contadini, che cercano di sbarcare il lunario con questa produzione proibita. Basterebbe dunque un incremento minimo di aiuto allo sviluppo, prosegue l’organo Onu per il controllo della droga, per convincere economicamente gli agricoltori dei Paesi produttori a dedicarsi a colture legali.

 

L’allarme, dunque, resta molto alto anche per il consumo in occidente - il principale acquirente di eroina e cocaina - che non cala e intanto l’Afghanistan ha ripreso a produrre ‘alla grande’ il papavero da oppio e questo sta avendo un pesante impatto, soprattutto sull’Europa. A pieno ritmo purtroppo producono anche Paesi come Laos e Miyanmar, l’ex Birmania. Ben il 10 o il 15 per cento del prodotto interno lordo di queste Nazioni è costituito dalla produzione di oppio e questo ha anche altri aspetti perniciosi: le Nazioni Unite avvertono del dilagare delle infezioni di Aids proprio lungo le rotte dei trafficanti. In Myanmar ed in Thailandia metà dei tossicodipendenti è siero-positivo.

 

Una piaga che si può combattere davvero solo con l’aiuto dello sviluppo, - come dicevo - e applicando fino in fondo le varie Convenzioni internazionali contro la droga. Troppi Paesi, lamenta il rapporto, ancora applicano politiche a breve termine troppo limitate alla sfera nazionale. Una scelta miope, prosegue il documento, anche perché statisticamente si vede che i Paesi che hanno fortemente ridotto o addirittura eliminata la produzione di droga, come l’Iran o il Pakistan, segnano una forte ripresa dell’economia.

 

Si rafforza, inoltre in Europa e in Nord America, il consumo delle droghe sintetiche, a cominciare dal famoso extasi: nei soli Stati Uniti il 25 per cento dei giovani afferma di averlo provato almeno una volta. L’Europa, quanto a droghe sintetiche, resta purtroppo in testa; proprio nel Vecchio Continente si registra la più alta produzione delle micidiali pillole colorate esportate soprattutto nel Nord America.

 

Giovanni Maria Del Re, Radio Vaticana.

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IL MOVIMENTO DEI PAESI NON ALLINEATI NELL’ATTUALE CRISI INTERNAZIONALE

 

- Intervista con José Ramos Horta -

 

In occasione del Vertice di Kuala Lumpur, terminato ieri, il movimento dei Paesi non allineati sembra avere ritrovato un posto di primo piano sulla scena internazionale. Nel contesto delle crisi dell’Iraq e della Corea del Nord, questi 116 Paesi costituiscono i due terzi dei Paesi rappresentati all’Onu. Dopo la loro comune presa di posizione contro una guerra in Iraq, Florence de Changy ha chiesto a José Ramos Horta, premio Nobel per la pace e ministro degli esteri di Timor Orientale, di spiegarci il suo punto di vista in merito a questo raggruppamento di Paesi, di cui Timor Est sarà prossimamente a sua volta membro ...

 

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R. – IL Y A DES GENS QUI PENSENT QUE LE MOUVEMENT DES NON-ALIGNES ...

Alcuni pensano che il movimento dei non allineati abbia svolto un ruolo nella lotta contro il colonialismo, negli anni Cinquanta-Sessanta; il movimento, in effetti, ha rivestito a quell’epoca una grande importanza, ma è vero anche che oggi, con la fine della guerra fredda, l’indipendenza di tutte le colonie europee in Africa, nei Caraibi e nel Pacifico, non c’è una vera ragione per continuare. Io penso invece che il movimento potrebbe continuare a svolgere un ruolo molto importante, soprattutto in questo contesto di crisi internazionale in seguito sostanzialmente agli eventi dell’11 settembre: potrebbe continuare a dare dinamismo ad un dialogo tra le culture e tra le religioni per  allentare un po’ la tensione internazionale attuale.

 

D. - Non è forse proprio la tensione attuale che mantiene in vita il movimento dei non allineati? Non è forse che se non ci fosse la crisi in Iraq, anche il movimento avrebbe meno importanza?

 

R. - OUI, BIEN SUR, DANS LE CONTEXTE DU DIALOGUE NORD-SUD ...

Ovviamente, nel contesto del dialogo Nord-Sud o della cooperazione Sud-Sud, nei nostri sforzi di collaborazione con i Paesi ricchi al fine di liberalizzare i loro mercati e per annullare il debito estero dei Paesi poveri, il movimento – che comprende più di cento membri – può avere un peso politico e morale di grande rilievo, soprattutto per convincere, per persuadere i Paesi ricchi a fare di più nella lotta contro la povertà ...

 

D. - Cosa significa per Timor Est aderire al movimento dei non allineati?

 

R. – CE QUI CONCERNE SURTOUT C’EST PARTICIPER, PARTAGER AVEC EUX ...

Quello che maggiormente ci interessa è partecipare, condividere la nostra esperienza, partecipare alla mobilitazione delle risorse internazionali nella lotta alla povertà, ma anche – a mio avviso – per eliminare le barriere soprattutto nel settore agricolo, dovute alle sovvenzioni in primo luogo americane ed europee.

 

D. - Lei crede alla cooperazione Sud-Sud, come è stata assicurata, piuttosto che insistere sul nuovo discorso, cioè che è meglio parlare della cooperazione Sud-Sud piuttosto che sperare in un aiuto dei ricchi ai poveri?

 

R. – BON, VOUS VOYEZ AUJOURD’HUI UN NOMBRE DE PAYS DU TIERS MONDE ...

Bè, oggi c’è un certo numero di Paesi del Terzo Mondo che hanno raggiunto una posizione piuttosto privilegiata. Ad esempio, consideriamo la Malesia: la Malesia ha avuto un’esperienza di sviluppo straordinaria in questi ultimi trent’anni; vi sono molti altri Paesi, come ad esempio il Brasile, il Sud Africa, che sono nella condizione privilegiata – grazie ai mezzi a disposizione, alla loro esperienza e alle risorse materiali – di poter aiutare Paesi meno fortunati.

 

D. - Lei non pensa che sia un po’ un controsenso trovare, nell’ambito di questo forum – che si autodefinisce il forum dei deboli – Paesi tanto diversi, come ad esempio Singapore o i Paesi del Golfo, che sono Paesi molto ricchi?

 

R. – BON, VOUS SAVEZ, NOTAMMENT LES PAYS DU GOLFE, LE KUWAIT ...

Bè, vede, i Paesi del Golfo, come il Kuwait, o Singapore sono Paesi molto ricchi, che però hanno ottimi programmi di aiuto nei riguardi dei Paesi più poveri. Mi piacerebbe molto vedere tanti altri Paesi ricchi, produttori di petrolio, adottare atteggiamenti e comportamenti come quelli del Kuwait: il Kuwait ha dato grandi aiuti ai Paesi poveri!

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L’ECO DELL’AZIONE DIPLOMATICA DELLA SANTA SEDE

PER LA PACE NEL MONDO ARABO E MUSULMANO

 

- Intervista con mons. Jean Clément Jeanbart -

 

Si sono intensificate in questi giorni le iniziative diplomatiche della Santa Sede per scongiurare il conflitto in Iraq, che domani vedranno gli incontri del Papa col premier spagnolo Aznar e con il vicepresidente del Parlamento iraniano Khatami e la riunione - convocata dal segretario per i rapporti con gli Stati mons. Jean Louis Tauran - dei 174 ambasciatori presso la Santa Sede. Ma quale eco sta avendo l’iniziativa diplomatica vaticana nel mondo arabo e musulmano? Birgitta Schmitt lo ha chiesto all’arcivescovo di Aleppo dei greco-melkiti, in Siria, mons. Jean Clément Jeanbart:

 

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R. - Il popolo arabo è veramente felice di sentire che c’è una voce indipendente, al di sopra degli interessi politici e finanziari, degli interessi di dominazione, che prende la sua difesa e che lotta anche per la pace. E che sia la Chiesa è un segno e una testimonianza profetica. Credo che adesso tante, tante cose stanno cambiando nel modo di vedere la Chiesa cattolica da parte di tanti musulmani. Questa sua posizione il Vaticano l’ha indirizzata in questa direzione: di pietà e di salvaguardia dell’uomo e di questo popolo da una miseria e da una catastrofe umanitaria che sarebbero terribili. Facendo così, il Vaticano sta anche sensibilizzando tante persone in Europa e nel mondo intero, sul fatto che la guerra colpisce l’uomo e porta veramente tanta miseria a milioni di persone.

 

D. - Il vostro presidente sembra essere abbastanza ragionevole. Nel caso scoppiasse un conflitto, da quale parte lei pensa che lui si porrebbe?

 

R. - Se ci sarà una risoluzione dell’Onu che autorizza l’intervento militare, credo che si metterà da parte, non credo che interverrà. In questo momento è contro la guerra perché il danno sarà sì per il popolo iracheno, ma anche per tutto il Medio Oriente.

 

D. - Quali sono le iniziative della Chiesa locale?

 

R. - Ci siamo sentiti sostenuti ed anche incoraggiati dalla posizione del Santo Padre ed abbiamo anche noi manifestato contro la guerra, per la pace. Credo che lottare per la pace sia anche una missione apostolica, perché si salvano tante vite umane indifese ed innocenti. Prima di tutto, se questa guerra ci sarà, noi cristiani abbiamo una grande paura che tantissimi giovani iracheni, ma forse anche siriani e di altri Paesi arabi, emigreranno, lasceranno la zona e la regione e andranno per sempre a vivere in Occidente o in America. In secondo luogo: adesso che c’è stato questo intervento chiaro e coraggioso da parte del Santo Padre, questo cambia un po’ l’atteggiamento di confronto islam-cristianesimo, tra l’Occidente che rappresenta il cristianesimo e questi Paesi che rappresentano l’islam. Anche noi uomini di religione - vescovi e preti - in Siria abbiamo manifestato per dimostrare che non si tratta di una guerra di cristiani contro musulmani. Ultimamente, abbiamo ricevuto una lettera scritta dal cardinale Bernard Law al presidente Bush, nella quale egli gli contesta la volontà di imporre cose ai popoli e di voler cambiare la vita della gente ovunque, creando anche tanta miseria: l’abbiamo tradotta in arabo e l’abbiamo distribuita tra gli arabi cristiani nella città di Aleppo, ed è stata persino pubblicata in un quotidiano di Aleppo che la titola così: “Un saluto al cardinale Bernard Law”, e poi: “Ringrazio per questa posizione - è un musulmano che ha scritto ciò! -: dimostra che questo cardinale cattolico ha preso una posizione più chiara, più forte e più in favore dei musulmani e degli arabi che non i musulmani e gli arabi stessi”.

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CHIESA E SOCIETA’

26 febbraio 2003

 

 

TESTIMONIARE IL VANGELO ANCHE AGLI IMMIGRATI. COSI’ IL CARDINALE RUINI ALL’APERTURA DEL CONVEGNO NAZIONALE DELLA CEI SULLE MIGRAZIONI

- A cura di Sergio Centofanti -

 

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CASTEL GANDOLFO. = In Italia, ha detto il cardinale Ruini, “il numero degli stranieri in regola col soggiorno nel 2003 raggiungerà con ogni probabilità i due milioni e mezzo”: il 30 per cento sono musulmani, il 20 per cento appartengono ad altre confessioni, mentre la metà sono cristiani, il 15 per cento dei quali cattolici. Il cardinale Ruini precisa che “l’annuncio della Buona Novella e la solidarietà” non possono essere disgiunti: “l’annuncio di Gesù” infatti “è il primo atto di carità verso l’uomo al di là di qualsiasi gesto di pur generosa solidarietà”. E se “la Chiesa esiste per evangelizzare”, ogni cristiano deve essere sempre pronto a rispondere a chiunque gli domandi ragione della speranza che è in lui: e le occasioni – nota il porporato – sono ogni giorno “a portata di mano di tutti”. Gli stessi sacerdoti, anche quando sono assillati da enormi problemi pratici, non devono dimenticare mai che gli immigrati hanno bisogno di Dio. Il presidente dei vescovi italiani ha sottolineato che si tratta di una “proposta” di fede sempre rispettosa “della libertà delle persone e delle coscienze”, lontana “da qualsiasi intenzione e metodo di proselitismo” e aperta al “dialogo interculturale”. I cattolici d’altra parte sono chiamati ad accogliere e aiutare concretamente gli immigrati, che vivono spesso “condizioni di povertà intollerabile”, e a contribuire a far superare “sospetti e pregiudizi nei loro confronti” promuovendo “l’integrazione e la pacifica convivenza”. L’immigrazione – ha detto il cardinale Ruini – va colta “come una sfida provvidenziale” destinata a portare “un soffio di primavera nella Chiesa italiana” che è chiamata a riscoprire la propria “vocazione missionaria” in un ambiente spesso “scristianizzato”. Il porporato conclude con le parole di Giovanni Paolo II che invita ad “andare incontro agli uomini di ogni razza, lingua e nazione con simpatia e amore, condividendone le condizioni con spirito evangelico per spezzare loro il pane della Verità e della Carità”.

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IN KENYA IL NEO PRESIDENTE KIBAKI HA COMMUTATO LA CONDANNA A MORTE

DI 195 CARCERATI NELLA PENA ALL’ERGASTOLO. IL CAPO DI STATO

HA ANCHE DECRETATO LA LIBERAZIONE DI ALTRI 29 CARCERATI,

DETENUTI NEL BRACCIO DELLA MORTE

 

NAIROBI. = La condanna a morte di 195 keniani è stata ieri commutata nella pena all’ergastolo. La decisione è stata presa dal neo presidente del Kenya, Mwai Kibaki, che ha decretato la liberazione di altri 29 carcerati, detenuti nel braccio della morte. Lo ha reso noto il ministro degli Interni Moody Awori in un comunicato stampa diffuso ieri, precisando che il governo è fortemente preoccupato per il problema del sovraffollamento delle carceri. "Ci sono persone condannate che restano a marcire nel braccio della morte per anni perché le loro sentenze non vengono eseguite né condonate", ha aggiunto Awori. Il ministro degli Interni di Nairobi ha fatto anche sapere che il governo ha intenzione di fare maggiore chiarezza sul numero di persone rinchiuse nel braccio della morte. Soltanto la scorsa settimana Amnesty International aveva inviato al neo capo di Stato keniano un memorandum nel quale si chiedeva al governo di rispettare e appoggiare i diritti umani fondamentali, salvaguardando quanto previsto nella costituzione nazionale. L'organizzazione internazionale per la tutela dei diritti umani aveva apprezzato le promesse fatte da Kibaki durante la campagna elettorale. In quell’occasione il neo capo di Stato aveva espresso la propria condanna alla pena di morte e aveva preannunciato misure nei confronti di tutti coloro che hanno violato i diritti umani. (A.L.)

 

 

LA BASILICA ROMANICA DI SANTA MARIA DI COLLEMAGGIO A L'AQUILA

E’ STATA DICHIARATA “MONUMENTO MONDIALE MESSAGGERO DI PACE”.

IL RICONOSCIMENTO DELL’UNESCO SARA’ SANCITO DOMANI POMERIGGIO

ALLA PRESENZA DELL’ARCIVESCOVO DELLA CITTA’ ABRUZZESE, MONS. MOLINARI

E DELL’AMBASCIATORE DE MISTURA, INVIATO DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU

 

L'AQUILA. = La basilica romanica di Santa Maria di Collemaggio, dove nel 1294 fu incoronato Papa Celestino V, il pontefice del “gran rifiuto”, diventerà “Monumento mondiale messaggero di pace”. Il riconoscimento è stato attribuito alla magnifica chiesa aquilana dall'Unesco, che domani pomeriggio sancirà l'evento in una cerimonia alla presenza dell’arcivescovo della città, Giuseppe Molinari, del Sindaco Biagio Tempesta e dell'ambasciatore Staffan De Mistura, inviato dal segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, Nell'occasione verrà installato un leggio di pietra e bronzo. “L'Unesco - ha spiegato Angelo Tatafiore, presidente del Club Unesco de L'Aquila - fa proprio e rilancia dal capoluogo abruzzese il messaggio di papa Celestino V. L'intera città diviene fonte di pace e il futuro visitatore della   basilica coglierà, nella silenziosa religiosità del tempio, il pregnante messaggio di pace e lo porterà con sé, nel suo cuore, per sempre”. Intanto l'Unesco ha avviato anche le pratiche per far diventare il complesso monumentale di Santa Maria di Collemaggio, patrimonio dell'umanità. La chiesa di Santa Maria di Collemaggio fu iniziata nel 1287 per volere di Pietroda Morrone, il futuro Celestino V, poi incoronato nella stessa basilica. (R.G.)        

 

 

FORMATA IN SIERRA LEONE UNA COMMISSIONE

PER FAVORIRE IL REISERIMENTO SOCIALE DEI BAMBINI VITTIME DELLA GUERRA

 

FREETOWN. = “Abbiamo preso una decisione fondamentale per il futuro del nostro Paese”. Con queste parole il presidente della Sierra Leone, Ahmed Tejan Kabbah, ha inaugurato ieri la commissione nazionale per aiutare i bambini vittime della guerra. L’iniziativa è nata su proposta di Olara Otunnu, il rappresentante speciale del segretario dell’Onu per l’infanzia e i conflitti armati, che nei giorni scorsi ha visitato la Sierra Leone. I bambini-soldato sono stati tra i principali combattenti della guerra civile che per un decennio ha insanguinato il Paese. Si calcola che più di 5 mila bambini siano stati reclutati da fazioni militari ribelli e impiegati nei campi di battaglia. Altri 5 mila, invece, sono stati “usati” come forza-lavoro al seguito dei gruppi armati. Centinaia di migliaia di ragazzi e bambini hanno trascorso gran parte dell’infanzia e dell’adolescenza come rifugiati, scappando dalla guerra insieme alle loro famiglie. Nel definire questa nuova commissione un “simbolo concreto” dello sforzo del governo a favore delle più piccole vittime della guerra, Kabbah ha sottolineato comunque la necessità di dotare il nuovo organismo di un’adeguata copertura finanziaria. In Sierra Leone, al momento, è presente la più grande missione di “peace-building” delle Nazioni Unite. Negli ultimi anni, sono stati infatti avviati numerosi progetti per facilitare il recupero dei bambini-soldato. (A.L.)

 

 

NEL NORD DELLA REPUBBLICA CENTRAFRICANA L’ORGANISMO UMANITARIO

MEDICI SENZA FRONTIERE HA AVVIATO UN PROGRAMMA DI ASSITENZA MEDICA

PER LA POPOLAZIONE MARTORIATA DALLA GUERRA

 

BANGUI. = L'organismo umanitario Medici senza frontiere (Msf) ha avviato progetti di assistenza medica nella Repubblica Centrafricana, Paese duramente colpito dal dramma della guerra. Lo scorso 25 ottobre, dopo il tentativo di colpo di stato del generale Francois Bozizé, il Nord del Paese è rimasto completamente isolato e non ha più ricevuto l'aiuto delle organizzazioni umanitarie. Dopo diverse missioni esplorative condotte nel mese di gennaio, Msf è oggi l'unica organizzazione internazionale a lavorare nella Repubblica Centrafricana. L'obiettivo dell’organizzazione è quello di offrire assistenza medica agli abitanti di questa regione colpita dal conflitto. Equipe mobili di Msf effettueranno visite presso le strutture sanitarie già esistenti in ogni città, realizzando un sistema di vigilanza epidemiologica. Inoltre verrà valutata la possibilità di avviare attività di chirurgia d'urgenza. Dall'inizio del conflitto, aree del Paese densamente abitate sono state private dei servizi di assistenza sanitaria. “In alcune città come Bossembelé e Damara - afferma Raquel Ayora, una delle responsabili di Msf nella Repubblica Centrafricana - le persone hanno paura e sono deboli. Temiamo un deterioramento rapido delle loro condizioni di salute”. Durante la fase più acuta del conflitto, l’organizzazione ha fornito assistenza medica d'urgenza alle vittime civili. A Bangui, dove è in funzione un centro di Msf per le donne vittime di violenze sessuali perpetrate in questi ultimi mesi, circa 300 donne provenienti da diverse città del Paese hanno ricevuto cure mediche. (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

26 febbraio 2003

 

 

 

- A cura di Giancarlo La Vella -

 

 

L’Iraq non è in possesso di  missili vietati dalle disposizioni dell’Onu. Questa, in un’intervista alla Cbs, la risposta di Saddam Hussein a chi accusa Baghdad di avere armamenti non consentiti. Ma, nonostante le continue dichiarazioni irachene in tal senso, la linea degli Stati Uniti non cambia. “Solo il pieno disarmo di Saddam Hussein può evitare la guerra” - ha detto il presidente Bush, proprio mentre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite discute il testo della seconda risoluzione sull’Iraq, presentata da Washington, Londra e Madrid. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Il Capo della Casa Bianca, che non ha escluso Saddam Hussein dagli obiettivi legittimi dell’eventuale conflitto, sta partecipando attivamente alla campagna per ottenere nuovi voti in favore del nuovo testo di risoluzione al Palazzo di vetro. Gli Stati Uniti, secondo il giornale “Washington Post”, stanno dicendo ai membri del Consiglio di Sicurezza che la guerra ormai è inevitabile, perciò hanno avvertito la Francia che un eventuale veto di Parigi verrebbe interpretato come un grande gesto di inimicizia. Il premier britannico, Tony Blair, ha rafforzato questa posizione, definendo assurdo il piano di Francia, Germania e Russia favorevole al prolungamento delle ispezioni, perché le armi non verranno mai trovate senza la collaborazione di Baghdad. Proprio ieri, però, il capo degli ispettori, Hans Blix, ha elogiato la cooperazione irachena, rivelando di avere ricevuto nuove informazioni sulla distruzione di armi e bombe mai ritrovate dopo la guerra del ’91. Blix sta aspettando anche una risposta ufficiale alla richiesta di distruggere i missili Al Samoud 2. In merito Saddam Hussein ha dichiarato che questi armamenti sono legali e che non intende eliminarli.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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La Turchia, intanto, dopo l’assenso del governo di Ankara, si prepara ad accogliere, per un periodo di sei mesi, 62 mila soldati statunitensi, oltre a 255 aerei e 65 elicotteri militari di Washington. Previsto, inoltre, l’invio dell’esercito turco nel nord dell’Iraq. Si attende a breve il voto del Parlamento di Ankara sull’appoggio agli Stati Uniti. Anche l'Arabia Saudita ha concesso agli Stati Uniti l'uso delle basi aeree sul suo territorio, inclusa quella di Prince Sultan, per una eventuale guerra contro Baghdad. Lo ha reso noto il “Washington Post”, citando fonti militari e diplomatiche americane. Intanto, continua instancabile l’attività diplomatica della Santa Sede per evitare la guerra, sulla scorta di quanto detto in questi giorni dal Papa. Domani il segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Jean-Louis Tauran, riceverà i rappresentanti, tra cui molti ambasciatori, dei 174 Paesi con cui la Santa Sede ha rapporti diplomatici.

 

Si ridimensiona la crisi tra Stati Uniti e Corea del Nord, aggravatasi dopo l’esperimento missilistico eseguito nei giorni scorsi da Pyongyang. Ieri il segretario di Stato americano Powell, a Seul per l’investitura del neopresidente sudcoreano Roh Moo Hyun, ha ammorbidito i toni, annunciando l’invio di aiuti, ma ribadendo la richiesta che la Corea del Nord blocchi qualsiasi attività nucleare. Ce ne parla Chiaretta Zucconi:

 

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La necessità di giungere in tempi brevi ad una soluzione della crisi tra Washington e Pyongyang ha convinto le parti a ridimensionare la vicenda: Così, da Seul, il segretario di Stato americano, Colin Powell, ha definito il lancio del missile completamente innocuo e non una sorpresa, dal momento che la Corea del Nord aveva già annunciato la possibilità di un test missilistico qualche giorno fa. Con queste premesse, non è stata una sorpresa nemmeno la decisione della Casa Bianca di inviare subito nel Paese asiatico 40 mila tonnellate di aiuti alimentari e altre 60 mila successivamente in risposta agli appelli del Programma Alimentare Mondiale (Pam) dell’Onu. Ma Powell ha comunque ribadito fermamente la posizione di Washington: “Pyongyang deve congelare subito le sue centrali nucleari – ha detto - e accettare un dialogo multilaterale, e non soltanto con gli Stati Uniti, sulla crisi atomica. Non ci sono eserciti in marcia e non abbiamo alcuna intenzione di invadere la Corea del Nord” - ha detto ancora Powell, riferendosi all’annuncio fatto lunedì da parte americana, di tenere in marzo esercitazioni militari con gli alleati sudcoreani. Un annuncio, questo, che ha molto irritato Pyongyang.

 

Per la Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

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Il premier israeliano, Ariel Sharon, si accinge a presentare, molto probabilmente già domani in parlamento, il suo nuovo governo di coalizione. Questa notte il Likud, il partito di destra del primo ministro, ha siglato un accordo con L’Unione nazionale, la fazione politica di estrema destra. Del nuovo esecutivo faranno parte, inoltre, i centristi laici dello Shinui ed il Partito nazionale religioso. In tutto il governo godrà di una maggioranza di 68 deputati sui 120 della Knesset.

 

Il leader cubano Fidel Castro è arrivato oggi a Pechino per una visita ufficiale di quattro giorni, su invito del presidente cinese Jiang Zemin. Castro, che concluderà il proprio viaggio asiatico in Giappone, è arrivato venerdì scorso in Vietnam. Ieri è intervenuto al vertice dei Paesi non allineati a Kuala Lumpur, in Malaysia, Nel suo discorso, Castro ha criticato gli Stati Uniti, definendo quasi certa e sicuramente inutile la guerra contro l'Iraq.

 

C’è tensione tra Venezuela e Colombia. Dopo gli attentati di ieri notte, all'ambasciata di Spagna a Caracas e al consolato della Colombia, il governo di Bogotà ha fatto precise richieste al presidente venezuelano Chavez, chiedendo immediate azioni contro il terrorismo. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Il governo di Bogotà ha diramato un comunicato in cui sottolinea l’importanza che la lotta al terrorismo si espanda a tutta le regione. Nel documento, che prende comunque atto della condanna immediata pronunciata dal governo del presidente venezuelano Chavéz, si chiede che il governo di Caracas assuma un atteggiamento più rigido nei confronti della guerriglia delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie colombiane, e dell’Eln, l’Esercito di liberazione nazionale, che, secondo i colombiani, trovano rifugio in territorio venezuelano. Il presidente colombiano. Alvaro Uribe, ha avviato nelle ultime settimane un processo di internazionaliz-zazione del conflitto interno convinto che solo un coinvolgimento dei Paesi confinanti possa permettere un salto di qualità nella lotta alle azioni violente, ma il Capo dello Stato ed i suoi ministri chiave ritengono anche che nessun risultato positivo potrà essere ottenuto senza un aumento della pressione da parte di Washington sulla guerriglia ed in questa direzione la Casa Bianca ha risposto positivamente.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Ancora violenza in Algeria, dove 11 persone sono state assassinate ad un falso posto di blocco istituito da presunti estremisti islamici ad un'ottantina di chilometri a ovest di Algeri. Intanto il Paese è rimasto ieri paralizzato da uno sciopero generale organizzato dal sindacato Unione generale dei lavoratori. La protesta di massa è stata indetta per dire no al processo di privatizzazione delle imprese pubbliche e la perdita di potere d'acquisto dei  salari.

 

 

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