RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 57 - Testo della
Trasmissione mercoledì 26 febbraio 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Si discute all’Onu il
testo della seconda risoluzione sul disarmo iracheno presentata da Usa, Gran
Bretagna e Spagna
Si ridimensiona la crisi
sul nucleare tra Stati Uniti e Corea del Sud
Forse già domani la
presentazione del nuovo governo israeliano guidato da Ariel Sharon
Paura terrorismo in Venezuela
dopo i recenti attentati a Caracas.
26
febbraio 2003
PREGATE CON IL ROSARIO LA VERGINE DELLA PACE PERCHE’
PRESENTI A DIO
IL GRIDO
DEL MONDO ANELANTE ALLA PACE E CONDUCA
GLI UOMINI
PER
SENTIERI DI DIALOGO E PERDONO RECIPROCO.
COSI’ IL
PAPA OGGI ALL’UDIENZA GENERALE IN AULA PAOLO VI
- Servizio
di Paolo Ondarza -
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“Che lo
spettro della guerra, che porta la
morte, lasci posto alla gioiosa lode al Signore della vita'': così Giovanni
Paolo II oggi nel corso dell’udienza generale in Aula Paolo VI alla presenza di circa 10 mila persone. Tra
questi un gruppo di 700 polacchi giunti a Roma dalla regione di Podhale per il
loro annuale ritiro spirituale. A tutti, con uno sguardo al prossimo 5 marzo,
giornata di preghiera e digiuno per la pace, il Pontefice ha rivolto l’invito a
prendere in mano la corona del Rosario:
“Questa
preghiera porti a tutti tante grazie. La Vergine della Pace presenti a Dio il
grido del mondo che anela alla pace e conduca gli uomini per i sentieri del dialogo
e del perdono reciproco”.
(musica)
Il tema
della preghiera è al centro del salmo 150, sul quale si è sviluppata l’odierna
catechesi: si tratta di “un inno festoso, un alleluia ritmato dalla musica”,
“l’ideale sigillo dell’intero Salterio, libro della lode, del canto, della
liturgia d’Israele”. Commentandone i versetti il Pontefice ha detto che non c’è
musica più alta di quella che sale dai cuori dei fedeli. Il componimento di
“mirabile semplicità e trasparenza”, invita insistentemente alla lode di Dio,
“presentato in due aspetti fondamentali del suo mistero”: Egli è “trascendente,
misterioso, inaccessibile all’uomo” e nel contempo “presente nel suo santuario”
e attivo “nella storia attraverso i suoi prodigi”. “Tra cielo e terra – ha spiegato il Pontefice – si stabilisce un
canale della comunicazione in cui si incontrano l’azione del Signore e il canto
di lode dei fedeli”.
“La Liturgia unisce i due santuari, il tempio terreno e il
cielo infinito, Dio e l’uomo, il tempo e l’eternità. Durante la preghiera noi
compiamo una sorta di ascesa verso la luce divina e insieme sperimentiamo una
discesa di Dio che si adatta al nostro limite per ascoltarci e parlarci, per
incontrarci e salvarci”.
“Nella lode divina
è coinvolta la creatura umana con tutto il suo essere e con lei vengono
convocate tutte le creature in cui c’è alito di vita perché – come fece san
Francesco d’Assisi nel Cantico di frate sole - levino il loro inno di
gratitudine al Creatore per il dono dell’esistenza”. Importante “pregare Dio in
modo bello e dignitoso, scoprire e vivere la bellezza della preghiera e della
liturgia”: “Lodatelo con squilli di tromba – recita il salmo – lodatelo con
arpa e cetra, con timpani e danze, con cembali sonori e squillanti”. A tale
proposito il Pontefice ha richiamato la comunità cristiana ad un esame di
coscienza “affinché nella liturgia possa ritornare la bellezza della musica e
del canto”.
“Occorre
purificare il culto da sbavature di stile, da forme trasandate di espressione,
da musiche e testi sciatti, e poco consoni alla grandezza dell’atto che si
celebra”.
Citando
le Esposizioni sui Salmi di sant’Agostino, il Papa ha ricordato come il
vescovo di Ippona abbia visto negli strumenti musicali i santi che lodano Dio:
“Voce di canto a Dio è ogni spirito che loda il Signore”. In chiusura tra i
saluti, anche quello ai vescovi della Romania giunti a Roma per la loro
visita ad limina. Il Papa ha
rievocato il viaggio apostolico compiuto nella loro terra quattro anni fa ed ha
assicurato loro il ricordo nella preghiera.
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IL CORDOGLIO DEL PAPA PER LA SCOMPARSA DELL’ATTORE
ALBERTO SORDI
IN UN
TELEGRAMMA ALLA SORELLA AURELIA
- A
cura di Paolo Ondarza -
Il Papa ha inviato oggi alla sorella di Alberto Sordi,
signora Aurelia, un telegramma di cordoglio per la scomparsa dell’attore,
“valido protagonista del mondo dello spettacolo”.
“Appresa la mesta notizia della scomparsa del suo amato
fratello – si legge nel messaggio a firma del cardinale Angelo Sodano – il
Sommo Pontefice desidera far pervenire a lei e ai famigliari l’espressione
della sua viva partecipazione al dolore per il grave lutto. Nel ricordare il
valido protagonista del mondo dello spettacolo – prosegue il testo – Sua
Santità eleva per lui preghiere di suffragio e invoca dalla Divina Bontà pace
eterna per la sua anima mentre in parte a lei e a quanti ne piangono la
dipartita confortatrice benedizione apostolica”.
Continua copioso intanto l'afflusso dei romani nell'aula
Giulio Cesare del Campidoglio per l'ultimo saluto ad Alberto Sordi, i cui
funerali saranno celebrati domani mattina alle ore 10 nella Basilica di San
Giovanni in Laterano alla presenza, tra gli altri, del capo dello stato
italiano Carlo Azeglio Ciampi. Il rito sarà presieduto dal cardinale vicario
Camillo Ruini.
Il Papa
ha ricevuto in udienza questa mattina il cardinale Camillo Ruini, vicario
generale per la diocesi di Roma e presidente della Conferenza Episcopale
Italiana. Come riferiamo in altra parte del “giornale”, il cardinale Ruini ha
svolto ieri pomeriggio a Castel Gandolfo la prolusione al Convegno nazionale
della Cei sulle migrazioni.
In Spagna, il Santo Padre ha nominato vescovo di Ciudad
Rodrigo il presule mons. Atilano Rodrìguez Martìnez, finora ausiliare di
Oviedo.
IL
RITO DELLE CENERI PRESIEDUTO DAL PAPA NELLA BASILICA DI SANTA SABINA,
MERCOLEDI’
5 MARZO
Il Papa
presiederà mercoledì 5 marzo, nella Basilica romana di Santa Sabina, la
Liturgia della Parola e, dopo l’omelia, il tradizionale rito di benedizione e
di imposizione delle ceneri. Lo ha reso noto stamani in un comunicato l’Ufficio
delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie. L’annuale celebrazione avrà inizio
alle ore 17 nella chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino, con un momento di
preghiera, cui farà seguito la processione penitenziale verso la Basilica di
Santa Sabina.
Alla processione prenderanno parte i cardinali i
cardinali, gli arcivescovi, i vescovi, i monaci Benedettini di San’Anselmo, i
padri Domenicani di Santa Sabina e alcuni fedeli. Al termine della processione,
il Papa, come si è detto, presiederà il rito delle ceneri, che avvia il periodo
liturgico quaresimale. La Liturgia
Eucaristica sarà celebrata dal cardinale Jozef Tomko, del titolo di
Santa Sabina. Per il 5 marzo, come è noto, Giovanni Paolo II ha indetto una
giornata di preghiera e digiuno per la pace.
SI CONCLUDONO QUESTO POMERIGGIO I LAVORI DELLA IX
ASSEMBLEA GENERALE
DELLA
PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA:
CON
NOI, IL PRESIDENTE JUAN DE DIOS VIAL CORREA
-
Servizio di Giovanni Peduto -
Con uno sguardo alle attuali frontiere della ricerca biomedica
nei settori della genetica, della biologia molecolare, della neurologia e della
trapiantologia, i relatori hanno analizzato da lunedì scorso fino a tutta
questa mattina gli orientamenti della ricerca biomedica, la sperimentazione nei
suoi metodi e criteri di validità, l’etica della sperimentazione e i comitati
di ricerca. La domanda era: quale dev’essere l’impegno dei ricercatori e dei
politici credenti perché gli obiettivi della ricerca rimangano centrati sul
bene dell’uomo? La riflessione di questa IX Assemblea generale della Pontificia
Accademia per la Vita si è dunque focalizzata su questo punto nevralgico non
soltanto per la Chiesa, ma per tutta la società nel suo insieme, come ora ci
spiega il suo presidente, il prof. Juan de Dios Vial Correa:
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La grande spinta delle scienze biomediche ha fatto sì che
abbiano acquistato un potere, una forza, una potenza molto grande, e che grandi
speranze l’umanità possa riporre nel progresso delle scienze biomediche. E’
necessario ricordare che le scienze biomediche lavorano per l’uomo e con
l’uomo: non soltanto per il bene dell’uomo, ma a volte utilizzando l’uomo come
oggetto di studio. In questo, si deve sempre tenere a mente l’importanza
trascendentale della persona umana, il rispetto per l’uomo, il rispetto dei
suoi diritti e del suo significato trascendente: l’uomo è un figlio di Dio e
dev’essere trattato come tale. L’opinione pubblica sa che le scienze biomediche
comportano anche una serie di questioni aperte, come quella degli embrioni,
quella dell’eutanasia, della cura degli ammalati, dei problemi economici
riguardo alla distribuzione dei fondi a diversi gruppi sociali in diverse
nazioni per la salute pubblica, che devono essere analizzati, innanzitutto da
un punto di vista etico-morale: qual è l’atteggiamento che maggiormente è
rivolto al bene dell’uomo e alla gloria di Dio?
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Una parte centrale del programma svolto in questi giorni è
stata dedicata alla relazione tra ricerca biomedica, antropologia ed etica,
proprio perché si tratta di ricerca che viene fatta dall’uomo, sull’uomo e per
il bene degli uomini. D’altro canto, esiste un valore etico nella stessa
ricerca che interpella il credente. Le relazioni più propriamente teologiche
hanno richiamato l’attenzione sul riferimento al criterio centrale: la dignità
dell’uomo ricercatore e dell’uomo soggetto su cui si compie la sperimentazione.
Un capitolo particolare è stato dedicato al contributo
specificamente cristiano nell’ambito della ricerca biomedica ed ai soggetti
vulnerabili della ricerca su cui l’etica cristiana pone particolare attenzione
e protezione. Hanno completato il denso programma le relazioni sull’etica della
sperimentazione animale, sulle norme internazionali, sulle politiche della
ricerca e sul conflitto di interesse in cui si può trovare il ricercatore.
Dall’insieme delle relazioni è emerso il fatto che la
ricerca biomedica viene oggi identificata non soltanto come il principale
impegno per il progresso della scienza medica e per il miglioramento delle cure
della salute, a beneficio di tutta l’organizzazione sanitaria, ma anche come
uno dei fattori principali del progresso economico di ciascun Paese. Questo
pomeriggio il vice presidente dell’Accademia, il vescovo Elio Sgreccia, trarrà
le conclusioni dei lavori e si procederà quindi alla proposta di temi per
l’assemblea generale del 2004 che segnerà il decimo anniversario di vita
dell’Accademia.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Nella
prima pagina, un articolo di Andrea Riccardi dal titolo: “Non sia una Quaresima
di guerra”: con Giovanni Paolo II verso il Mercoledì delle Ceneri, giornata di
preghiera e di digiuno per la pace.
Riguardo all'Iraq, Baghdad
consegna nuovi documenti sul disarmo; secondo Blix, vi sono “elementi
positivi che meritano ulteriore esplorazione”.
Nelle pagine vaticane, la
catechesi e la cronaca dell’udienza generale.
Nel cammino della Chiesa in
Africa, un articolo sull'ingresso del nuovo vescovo di Abomey, in Benin.
Nelle pagine estere, Medio
Oriente: ucciso un tredicenne palestinese; raggiunto l’accordo in Israele per
la formazione del Governo guidato da Sharon.
Interventi dell'organizzazione
“Medici senza frontiere” nella Repubblica del Congo.
Terrorismo: in Arabia Saudita
sette persone arrestate perché sospettate di avere legami con “Al Qaeda”.
Nella pagina culturale, un
contributo di Franco Patruno in ricordo di Alberto Sordi, “l’ultimo grande
interprete del cinema italiano”.
Una monografica a cura di
Angelo Marchesi dal titolo: “Dall'antropologia alla filosofia della religione:
il naturale orizzonte trascendentale dell'uomo”: un recente volume analizza
un’interessante convergenza negli itinerari speculativi di San Tommaso, Rahner
e Alfaro.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la situazione alla Rai e alla Fiat.
Il tema delle pensioni.
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PRESENTATO STAMANE A VIENNA IL RAPPORTO ANNUALE
DEL COMITATO
INTERNAZIONALE
PER IL CONTROLLO DEGLI STUPEFACENTI (INCB):
IL
NARCOTRAFFICO IMPEDISCE LO SVILUPPO DEI PAESI PIU POVERI,
E
RAFFORZA LA CRIMINALITA’ DEI PAESI INDUSTRIALIZZATI,
DOVE
CRESCE L’USO DELLE DROGHE SINTETICHE
-
Dalla capitale austriaca il servizio di Giovanni Maria Del Re -
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Cocaina ed eroina, sono queste droghe a restare le più
pericolose e devastanti sotto ogni aspetto: stabilità politica, economica e
sociale oltre che, ovviamente, per la salute. Su questo il nuovo rapporto Onu
sulla droga, appena pubblicato, è molto chiaro. Solo nel 2001 sono stati
prodotti oppio e coca, la base delle due droghe per oltre 1 miliardo di
dollari. Autentico oro, una volta raffinato, si parla di 80 miliardi di dollari
l’anno spesi dai tossicodipendenti solo in Europa occidentale e Stati Uniti,
per acquistare cocaina ed eroina. Di questi soldi, avverte inoltre il rapporto,
il 99 per cento finisce nelle tasche dei trafficanti, non dunque dei poveri
contadini, che cercano di sbarcare il lunario con questa produzione proibita.
Basterebbe dunque un incremento minimo di aiuto allo sviluppo, prosegue
l’organo Onu per il controllo della droga, per convincere economicamente gli
agricoltori dei Paesi produttori a dedicarsi a colture legali.
L’allarme, dunque, resta molto alto anche per il consumo
in occidente - il principale acquirente di eroina e cocaina - che non cala e
intanto l’Afghanistan ha ripreso a produrre ‘alla grande’ il papavero da oppio
e questo sta avendo un pesante impatto, soprattutto sull’Europa. A pieno ritmo
purtroppo producono anche Paesi come Laos e Miyanmar, l’ex Birmania. Ben il 10
o il 15 per cento del prodotto interno lordo di queste Nazioni è costituito
dalla produzione di oppio e questo ha anche altri aspetti perniciosi: le
Nazioni Unite avvertono del dilagare delle infezioni di Aids proprio lungo le
rotte dei trafficanti. In Myanmar ed in Thailandia metà dei tossicodipendenti è
siero-positivo.
Una piaga che si può combattere davvero solo con l’aiuto
dello sviluppo, - come dicevo - e applicando fino in fondo le varie Convenzioni
internazionali contro la droga. Troppi Paesi, lamenta il rapporto, ancora
applicano politiche a breve termine troppo limitate alla sfera nazionale. Una
scelta miope, prosegue il documento, anche perché statisticamente si vede che i
Paesi che hanno fortemente ridotto o addirittura eliminata la produzione di
droga, come l’Iran o il Pakistan, segnano una forte ripresa dell’economia.
Si rafforza, inoltre in Europa e in Nord America, il
consumo delle droghe sintetiche, a cominciare dal famoso extasi: nei
soli Stati Uniti il 25 per cento dei giovani afferma di averlo provato almeno
una volta. L’Europa, quanto a droghe sintetiche, resta purtroppo in testa;
proprio nel Vecchio Continente si registra la più alta produzione delle
micidiali pillole colorate esportate soprattutto nel Nord America.
Giovanni Maria Del Re, Radio Vaticana.
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IL MOVIMENTO DEI PAESI NON ALLINEATI NELL’ATTUALE
CRISI INTERNAZIONALE
-
Intervista con José Ramos Horta -
In occasione del Vertice di Kuala Lumpur, terminato ieri, il movimento
dei Paesi non allineati sembra avere ritrovato un posto di primo piano sulla
scena internazionale. Nel contesto delle crisi dell’Iraq e della Corea del
Nord, questi 116 Paesi costituiscono i due terzi dei Paesi rappresentati
all’Onu. Dopo la loro comune presa di posizione contro una guerra in Iraq,
Florence de Changy ha chiesto a José Ramos Horta, premio Nobel per la pace e
ministro degli esteri di Timor Orientale, di spiegarci il suo punto di vista in
merito a questo raggruppamento di Paesi, di cui Timor Est sarà prossimamente a
sua volta membro ...
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R. – IL Y A DES GENS QUI
PENSENT QUE LE MOUVEMENT DES NON-ALIGNES ...
Alcuni pensano che il movimento dei non allineati abbia
svolto un ruolo nella lotta contro il colonialismo, negli anni
Cinquanta-Sessanta; il movimento, in effetti, ha rivestito a quell’epoca una
grande importanza, ma è vero anche che oggi, con la fine della guerra fredda,
l’indipendenza di tutte le colonie europee in Africa, nei Caraibi e nel
Pacifico, non c’è una vera ragione per continuare. Io penso invece che il
movimento potrebbe continuare a svolgere un ruolo molto importante, soprattutto
in questo contesto di crisi internazionale in seguito sostanzialmente agli
eventi dell’11 settembre: potrebbe continuare a dare dinamismo ad un dialogo
tra le culture e tra le religioni per
allentare un po’ la tensione internazionale attuale.
D. - Non è forse proprio la
tensione attuale che mantiene in vita il movimento dei non allineati? Non è
forse che se non ci fosse la crisi in Iraq, anche il movimento avrebbe meno
importanza?
R. - OUI, BIEN SUR, DANS LE
CONTEXTE DU DIALOGUE NORD-SUD ...
Ovviamente, nel contesto del dialogo Nord-Sud o della
cooperazione Sud-Sud, nei nostri sforzi di collaborazione con i Paesi ricchi al
fine di liberalizzare i loro mercati e per annullare il debito estero dei Paesi
poveri, il movimento – che comprende più di cento membri – può avere un peso
politico e morale di grande rilievo, soprattutto per convincere, per persuadere
i Paesi ricchi a fare di più nella lotta contro la povertà ...
D. - Cosa significa per Timor Est aderire al movimento dei
non allineati?
R. – CE QUI CONCERNE SURTOUT
C’EST PARTICIPER, PARTAGER AVEC EUX ...
Quello che maggiormente ci interessa è partecipare,
condividere la nostra esperienza, partecipare alla mobilitazione delle risorse
internazionali nella lotta alla povertà, ma anche – a mio avviso – per
eliminare le barriere soprattutto nel settore agricolo, dovute alle sovvenzioni
in primo luogo americane ed europee.
D. - Lei crede alla cooperazione
Sud-Sud, come è stata assicurata, piuttosto che insistere sul nuovo discorso,
cioè che è meglio parlare della cooperazione Sud-Sud piuttosto che sperare in
un aiuto dei ricchi ai poveri?
R. – BON, VOUS VOYEZ
AUJOURD’HUI UN NOMBRE DE PAYS DU TIERS MONDE ...
Bè, oggi c’è un certo numero di Paesi del Terzo Mondo che
hanno raggiunto una posizione piuttosto privilegiata. Ad esempio, consideriamo
la Malesia: la Malesia ha avuto un’esperienza di sviluppo straordinaria in
questi ultimi trent’anni; vi sono molti altri Paesi, come ad esempio il
Brasile, il Sud Africa, che sono nella condizione privilegiata – grazie ai
mezzi a disposizione, alla loro esperienza e alle risorse materiali – di poter
aiutare Paesi meno fortunati.
D. - Lei non pensa che sia un
po’ un controsenso trovare, nell’ambito di questo forum – che si autodefinisce
il forum dei deboli – Paesi tanto diversi, come ad esempio Singapore o i Paesi
del Golfo, che sono Paesi molto ricchi?
R. – BON, VOUS SAVEZ,
NOTAMMENT LES PAYS DU GOLFE, LE KUWAIT ...
Bè, vede, i Paesi del Golfo, come il Kuwait, o Singapore
sono Paesi molto ricchi, che però hanno ottimi programmi di aiuto nei riguardi
dei Paesi più poveri. Mi piacerebbe molto vedere tanti altri Paesi ricchi,
produttori di petrolio, adottare atteggiamenti e comportamenti come quelli del
Kuwait: il Kuwait ha dato grandi aiuti ai Paesi poveri!
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L’ECO DELL’AZIONE DIPLOMATICA DELLA SANTA
SEDE
PER LA
PACE NEL MONDO ARABO E MUSULMANO
-
Intervista con mons. Jean Clément Jeanbart
-
Si sono intensificate in questi
giorni le iniziative diplomatiche della Santa Sede per scongiurare il conflitto
in Iraq, che domani vedranno gli incontri del Papa col premier spagnolo Aznar e
con il vicepresidente del Parlamento iraniano Khatami e la riunione - convocata
dal segretario per i rapporti con gli Stati mons. Jean Louis Tauran - dei 174
ambasciatori presso la Santa Sede. Ma quale eco sta avendo l’iniziativa
diplomatica vaticana nel mondo arabo e musulmano? Birgitta Schmitt lo ha
chiesto all’arcivescovo di Aleppo dei greco-melkiti, in Siria, mons. Jean
Clément Jeanbart:
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R. - Il popolo arabo è veramente felice
di sentire che c’è una voce indipendente, al di sopra degli interessi politici
e finanziari, degli interessi di dominazione, che prende la sua difesa e che
lotta anche per la pace. E che sia la Chiesa è un segno e una testimonianza
profetica. Credo che adesso tante, tante cose stanno cambiando nel modo di vedere
la Chiesa cattolica da parte di tanti musulmani. Questa sua posizione il
Vaticano l’ha indirizzata in questa direzione: di pietà e di salvaguardia
dell’uomo e di questo popolo da una miseria e da una catastrofe umanitaria che
sarebbero terribili. Facendo così, il Vaticano sta anche sensibilizzando tante
persone in Europa e nel mondo intero, sul fatto che la guerra colpisce l’uomo e
porta veramente tanta miseria a milioni di persone.
D. - Il vostro presidente sembra
essere abbastanza ragionevole. Nel caso scoppiasse un conflitto, da quale parte
lei pensa che lui si porrebbe?
R. - Se ci sarà una risoluzione
dell’Onu che autorizza l’intervento militare, credo che si metterà da parte,
non credo che interverrà. In questo momento è contro la guerra perché il danno
sarà sì per il popolo iracheno, ma anche per tutto il Medio Oriente.
D. - Quali sono le iniziative
della Chiesa locale?
R. - Ci siamo sentiti sostenuti ed
anche incoraggiati dalla posizione del Santo Padre ed abbiamo anche noi
manifestato contro la guerra, per la pace. Credo che lottare per la pace sia
anche una missione apostolica, perché si salvano tante vite umane indifese ed
innocenti. Prima di tutto, se questa guerra ci sarà, noi cristiani abbiamo una
grande paura che tantissimi giovani iracheni, ma forse anche siriani e di altri
Paesi arabi, emigreranno, lasceranno la zona e la regione e andranno per sempre
a vivere in Occidente o in America. In secondo luogo: adesso che c’è stato questo
intervento chiaro e coraggioso da parte del Santo Padre, questo cambia un po’
l’atteggiamento di confronto islam-cristianesimo, tra l’Occidente che
rappresenta il cristianesimo e questi Paesi che rappresentano l’islam. Anche
noi uomini di religione - vescovi e preti - in Siria abbiamo manifestato per
dimostrare che non si tratta di una guerra di cristiani contro musulmani.
Ultimamente, abbiamo ricevuto una lettera scritta dal cardinale Bernard Law al
presidente Bush, nella quale egli gli contesta la volontà di imporre cose ai
popoli e di voler cambiare la vita della gente ovunque, creando anche tanta
miseria: l’abbiamo tradotta in arabo e l’abbiamo distribuita tra gli arabi
cristiani nella città di Aleppo, ed è stata persino pubblicata in un quotidiano
di Aleppo che la titola così: “Un saluto al cardinale Bernard Law”, e poi:
“Ringrazio per questa posizione - è un musulmano che ha scritto ciò! -:
dimostra che questo cardinale cattolico ha preso una posizione più chiara, più
forte e più in favore dei musulmani e degli arabi che non i musulmani e gli
arabi stessi”.
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26
febbraio 2003
TESTIMONIARE IL VANGELO
ANCHE AGLI IMMIGRATI. COSI’ IL CARDINALE RUINI ALL’APERTURA DEL CONVEGNO
NAZIONALE DELLA CEI SULLE MIGRAZIONI
- A cura di Sergio Centofanti -
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CASTEL GANDOLFO. = In Italia, ha detto il cardinale
Ruini, “il numero degli stranieri in regola col soggiorno nel 2003 raggiungerà
con ogni probabilità i due milioni e mezzo”: il 30 per cento sono musulmani, il
20 per cento appartengono ad altre confessioni, mentre la metà sono cristiani,
il 15 per cento dei quali cattolici. Il cardinale Ruini precisa che “l’annuncio
della Buona Novella e la solidarietà” non possono essere disgiunti: “l’annuncio
di Gesù” infatti “è il primo atto di carità verso l’uomo al di là di qualsiasi
gesto di pur generosa solidarietà”. E se “la Chiesa esiste per evangelizzare”,
ogni cristiano deve essere sempre pronto a rispondere a chiunque gli domandi
ragione della speranza che è in lui: e le occasioni – nota il porporato – sono
ogni giorno “a portata di mano di tutti”. Gli stessi sacerdoti, anche quando
sono assillati da enormi problemi pratici, non devono dimenticare mai che gli
immigrati hanno bisogno di Dio. Il presidente dei vescovi italiani ha
sottolineato che si tratta di una “proposta” di fede sempre rispettosa “della
libertà delle persone e delle coscienze”, lontana “da qualsiasi intenzione e
metodo di proselitismo” e aperta al “dialogo interculturale”. I cattolici
d’altra parte sono chiamati ad accogliere e aiutare concretamente gli
immigrati, che vivono spesso “condizioni di povertà intollerabile”, e a
contribuire a far superare “sospetti e pregiudizi nei loro confronti”
promuovendo “l’integrazione e la pacifica convivenza”. L’immigrazione – ha
detto il cardinale Ruini – va colta “come una sfida provvidenziale” destinata a
portare “un soffio di primavera nella Chiesa italiana” che è chiamata a
riscoprire la propria “vocazione missionaria” in un ambiente spesso
“scristianizzato”. Il porporato conclude con le parole di Giovanni Paolo II che
invita ad “andare incontro agli uomini di ogni razza, lingua e nazione con
simpatia e amore, condividendone le condizioni con spirito evangelico per
spezzare loro il pane della Verità e della Carità”.
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IN KENYA IL NEO PRESIDENTE KIBAKI HA COMMUTATO LA
CONDANNA A MORTE
DI 195 CARCERATI NELLA PENA ALL’ERGASTOLO. IL CAPO
DI STATO
HA ANCHE DECRETATO LA LIBERAZIONE DI ALTRI 29
CARCERATI,
DETENUTI NEL BRACCIO DELLA MORTE
NAIROBI. = La condanna a morte di 195 keniani è
stata ieri commutata nella pena all’ergastolo. La decisione è stata presa dal
neo presidente del Kenya, Mwai Kibaki, che ha decretato la liberazione di altri
29 carcerati, detenuti nel braccio della morte. Lo ha reso noto il ministro
degli Interni Moody Awori in un comunicato stampa diffuso ieri, precisando che
il governo è fortemente preoccupato per il problema del sovraffollamento delle
carceri. "Ci sono persone condannate che restano a marcire nel braccio
della morte per anni perché le loro sentenze non vengono eseguite né
condonate", ha aggiunto Awori. Il ministro degli Interni di Nairobi ha
fatto anche sapere che il governo ha intenzione di fare maggiore chiarezza sul
numero di persone rinchiuse nel braccio della morte. Soltanto la scorsa
settimana Amnesty International aveva inviato al neo capo di Stato keniano un
memorandum nel quale si chiedeva al governo di rispettare e appoggiare i
diritti umani fondamentali, salvaguardando quanto previsto nella costituzione
nazionale. L'organizzazione internazionale per la tutela dei diritti umani
aveva apprezzato le promesse fatte da Kibaki durante la campagna elettorale. In
quell’occasione il neo capo di Stato aveva espresso la propria condanna alla
pena di morte e aveva preannunciato misure nei confronti di tutti coloro che
hanno violato i diritti umani. (A.L.)
LA BASILICA ROMANICA DI SANTA MARIA DI COLLEMAGGIO A
L'AQUILA
E’ STATA DICHIARATA “MONUMENTO MONDIALE MESSAGGERO
DI PACE”.
IL RICONOSCIMENTO DELL’UNESCO SARA’ SANCITO DOMANI
POMERIGGIO
ALLA PRESENZA DELL’ARCIVESCOVO DELLA CITTA’
ABRUZZESE, MONS. MOLINARI
E DELL’AMBASCIATORE DE MISTURA, INVIATO DEL
SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU
L'AQUILA. = La basilica romanica
di Santa Maria di Collemaggio, dove nel 1294 fu incoronato Papa Celestino V, il
pontefice del “gran rifiuto”, diventerà “Monumento mondiale messaggero di
pace”. Il riconoscimento è stato attribuito alla magnifica chiesa aquilana
dall'Unesco, che domani pomeriggio sancirà l'evento in una cerimonia alla
presenza dell’arcivescovo della città, Giuseppe Molinari, del Sindaco Biagio
Tempesta e dell'ambasciatore Staffan De Mistura, inviato dal segretario
generale dell'Onu, Kofi Annan, Nell'occasione verrà installato un leggio di
pietra e bronzo. “L'Unesco - ha spiegato Angelo Tatafiore, presidente del Club
Unesco de L'Aquila - fa proprio e rilancia dal capoluogo abruzzese il messaggio
di papa Celestino V. L'intera città diviene fonte di pace e il futuro
visitatore della basilica coglierà,
nella silenziosa religiosità del tempio, il pregnante messaggio di pace e lo
porterà con sé, nel suo cuore, per sempre”. Intanto l'Unesco ha avviato anche
le pratiche per far diventare il complesso monumentale di Santa Maria di
Collemaggio, patrimonio dell'umanità. La chiesa di Santa Maria di Collemaggio
fu iniziata nel 1287 per volere di Pietroda Morrone, il futuro Celestino V, poi
incoronato nella stessa basilica. (R.G.)
FORMATA IN SIERRA LEONE UNA COMMISSIONE
PER
FAVORIRE IL REISERIMENTO SOCIALE DEI BAMBINI VITTIME DELLA GUERRA
FREETOWN. = “Abbiamo preso una
decisione fondamentale per il futuro del nostro Paese”. Con queste parole il
presidente della Sierra Leone, Ahmed Tejan Kabbah, ha inaugurato ieri la
commissione nazionale per aiutare i bambini vittime della guerra. L’iniziativa
è nata su proposta di Olara Otunnu, il rappresentante speciale del segretario
dell’Onu per l’infanzia e i conflitti armati, che nei giorni scorsi ha visitato
la Sierra Leone. I bambini-soldato sono stati tra i principali combattenti
della guerra civile che per un decennio ha insanguinato il Paese. Si calcola
che più di 5 mila bambini siano stati reclutati da fazioni militari ribelli e
impiegati nei campi di battaglia. Altri 5 mila, invece, sono stati “usati” come
forza-lavoro al seguito dei gruppi armati. Centinaia di migliaia di ragazzi e
bambini hanno trascorso gran parte dell’infanzia e dell’adolescenza come
rifugiati, scappando dalla guerra insieme alle loro famiglie. Nel definire
questa nuova commissione un “simbolo concreto” dello sforzo del governo a
favore delle più piccole vittime della guerra, Kabbah ha sottolineato comunque
la necessità di dotare il nuovo organismo di un’adeguata copertura finanziaria.
In Sierra Leone, al momento, è presente la più grande missione di “peace-building” delle Nazioni Unite.
Negli ultimi anni, sono stati infatti avviati numerosi progetti per facilitare
il recupero dei bambini-soldato. (A.L.)
NEL NORD DELLA
REPUBBLICA CENTRAFRICANA L’ORGANISMO UMANITARIO
MEDICI SENZA FRONTIERE HA AVVIATO UN PROGRAMMA DI
ASSITENZA MEDICA
PER LA POPOLAZIONE MARTORIATA DALLA GUERRA
BANGUI. = L'organismo umanitario Medici senza
frontiere (Msf) ha avviato progetti di assistenza medica nella Repubblica
Centrafricana, Paese duramente colpito dal dramma della guerra. Lo scorso 25
ottobre, dopo il tentativo di colpo di stato del generale Francois Bozizé, il
Nord del Paese è rimasto completamente isolato e non ha più ricevuto l'aiuto
delle organizzazioni umanitarie. Dopo diverse missioni esplorative condotte nel
mese di gennaio, Msf è oggi l'unica organizzazione internazionale a lavorare
nella Repubblica Centrafricana. L'obiettivo dell’organizzazione è quello di
offrire assistenza medica agli abitanti di questa regione colpita dal
conflitto. Equipe mobili di Msf
effettueranno visite presso le strutture sanitarie già esistenti in ogni città,
realizzando un sistema di vigilanza epidemiologica. Inoltre verrà valutata la
possibilità di avviare attività di chirurgia d'urgenza. Dall'inizio del
conflitto, aree del Paese densamente abitate sono state private dei servizi di
assistenza sanitaria. “In alcune città come Bossembelé e Damara - afferma
Raquel Ayora, una delle responsabili di Msf nella Repubblica Centrafricana - le
persone hanno paura e sono deboli. Temiamo un deterioramento rapido delle loro
condizioni di salute”. Durante la fase più acuta del conflitto,
l’organizzazione ha fornito assistenza medica d'urgenza alle vittime civili. A
Bangui, dove è in funzione un centro di Msf per le donne vittime di violenze sessuali
perpetrate in questi ultimi mesi, circa 300 donne provenienti da diverse città
del Paese hanno ricevuto cure mediche. (A.L.)
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26 febbraio 2003
- A
cura di Giancarlo La Vella -
L’Iraq
non è in possesso di missili vietati
dalle disposizioni dell’Onu. Questa, in un’intervista alla Cbs, la risposta di
Saddam Hussein a chi accusa Baghdad di avere armamenti non consentiti. Ma,
nonostante le continue dichiarazioni irachene in tal senso, la linea degli
Stati Uniti non cambia. “Solo il pieno disarmo di Saddam Hussein può evitare la
guerra” - ha detto il presidente Bush, proprio mentre il Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite discute il testo della seconda risoluzione sull’Iraq,
presentata da Washington, Londra e Madrid. Il servizio di Paolo Mastrolilli:
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Il
Capo della Casa Bianca, che non ha escluso Saddam Hussein dagli obiettivi
legittimi dell’eventuale conflitto, sta partecipando attivamente alla campagna
per ottenere nuovi voti in favore del nuovo testo di risoluzione al Palazzo di
vetro. Gli Stati Uniti, secondo il giornale “Washington Post”, stanno dicendo
ai membri del Consiglio di Sicurezza che la guerra ormai è inevitabile, perciò
hanno avvertito la Francia che un eventuale veto di Parigi verrebbe
interpretato come un grande gesto di inimicizia. Il premier britannico, Tony
Blair, ha rafforzato questa posizione, definendo assurdo il piano di Francia,
Germania e Russia favorevole al prolungamento delle ispezioni, perché le armi
non verranno mai trovate senza la collaborazione di Baghdad. Proprio ieri,
però, il capo degli ispettori, Hans Blix, ha elogiato la cooperazione irachena,
rivelando di avere ricevuto nuove informazioni sulla distruzione di armi e
bombe mai ritrovate dopo la guerra del ’91. Blix sta aspettando anche una
risposta ufficiale alla richiesta di distruggere i missili Al Samoud 2. In
merito Saddam Hussein ha dichiarato che questi armamenti sono legali e che non
intende eliminarli.
Da New
York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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La
Turchia, intanto, dopo l’assenso del governo di Ankara, si prepara ad
accogliere, per un periodo di sei mesi, 62 mila soldati statunitensi, oltre a
255 aerei e 65 elicotteri militari di Washington. Previsto, inoltre, l’invio
dell’esercito turco nel nord dell’Iraq. Si attende a breve il voto del
Parlamento di Ankara sull’appoggio agli Stati Uniti. Anche l'Arabia Saudita ha
concesso agli Stati Uniti l'uso delle basi aeree sul suo territorio, inclusa
quella di Prince Sultan, per una eventuale guerra contro Baghdad. Lo ha reso
noto il “Washington Post”, citando fonti militari e diplomatiche americane.
Intanto, continua instancabile l’attività diplomatica della Santa Sede per
evitare la guerra, sulla scorta di quanto detto in questi giorni dal Papa.
Domani il segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, l’arcivescovo
Jean-Louis Tauran, riceverà i rappresentanti, tra cui molti ambasciatori, dei
174 Paesi con cui la Santa Sede ha rapporti diplomatici.
Si ridimensiona la crisi tra
Stati Uniti e Corea del Nord, aggravatasi dopo l’esperimento missilistico
eseguito nei giorni scorsi da Pyongyang. Ieri il segretario di Stato americano
Powell, a Seul per l’investitura del neopresidente sudcoreano Roh Moo Hyun, ha
ammorbidito i toni, annunciando l’invio di aiuti, ma ribadendo la richiesta che
la Corea del Nord blocchi qualsiasi attività nucleare. Ce ne parla Chiaretta
Zucconi:
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La
necessità di giungere in tempi brevi ad una soluzione della crisi tra
Washington e Pyongyang ha convinto le parti a ridimensionare la vicenda: Così,
da Seul, il segretario di Stato americano, Colin Powell, ha definito il lancio
del missile completamente innocuo e non una sorpresa, dal momento che la Corea
del Nord aveva già annunciato la possibilità di un test missilistico qualche
giorno fa. Con queste premesse, non è stata una sorpresa nemmeno la decisione
della Casa Bianca di inviare subito nel Paese asiatico 40 mila tonnellate di aiuti
alimentari e altre 60 mila successivamente in risposta agli appelli del
Programma Alimentare Mondiale (Pam) dell’Onu. Ma Powell ha comunque ribadito
fermamente la posizione di Washington: “Pyongyang deve congelare subito le sue
centrali nucleari – ha detto - e accettare un dialogo multilaterale, e non
soltanto con gli Stati Uniti, sulla crisi atomica. Non ci sono eserciti in
marcia e non abbiamo alcuna intenzione di invadere la Corea del Nord” - ha
detto ancora Powell, riferendosi all’annuncio fatto lunedì da parte americana,
di tenere in marzo esercitazioni militari con gli alleati sudcoreani. Un
annuncio, questo, che ha molto irritato Pyongyang.
Per la
Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.
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Il
premier israeliano, Ariel Sharon, si accinge a presentare, molto probabilmente
già domani in parlamento, il suo nuovo governo di coalizione. Questa notte il
Likud, il partito di destra del primo ministro, ha siglato un accordo con
L’Unione nazionale, la fazione politica di estrema destra. Del nuovo esecutivo
faranno parte, inoltre, i centristi laici dello Shinui ed il Partito nazionale
religioso. In tutto il governo godrà di una maggioranza di 68 deputati sui 120
della Knesset.
Il leader cubano Fidel Castro
è arrivato oggi a Pechino per una visita ufficiale di quattro giorni, su invito
del presidente cinese Jiang Zemin. Castro, che concluderà il proprio viaggio
asiatico in Giappone, è arrivato venerdì scorso in Vietnam. Ieri è intervenuto
al vertice dei Paesi non allineati a Kuala Lumpur, in Malaysia, Nel suo
discorso, Castro ha criticato gli Stati Uniti, definendo quasi certa e
sicuramente inutile la guerra contro l'Iraq.
C’è tensione tra Venezuela e
Colombia. Dopo gli attentati di ieri notte, all'ambasciata di Spagna a Caracas
e al consolato della Colombia, il governo di Bogotà ha fatto precise richieste
al presidente venezuelano Chavez, chiedendo immediate azioni contro il
terrorismo. Il servizio di Maurizio Salvi:
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Il
governo di Bogotà ha diramato un comunicato in cui sottolinea l’importanza che
la lotta al terrorismo si espanda a tutta le regione. Nel documento, che prende
comunque atto della condanna immediata pronunciata dal governo del presidente
venezuelano Chavéz, si chiede che il governo di Caracas assuma un atteggiamento
più rigido nei confronti della guerriglia delle Farc, le Forze armate
rivoluzionarie colombiane, e dell’Eln, l’Esercito di liberazione nazionale,
che, secondo i colombiani, trovano rifugio in territorio venezuelano. Il
presidente colombiano. Alvaro Uribe, ha avviato nelle ultime settimane un
processo di internazionaliz-zazione del conflitto interno convinto che solo un
coinvolgimento dei Paesi confinanti possa permettere un salto di qualità nella
lotta alle azioni violente, ma il Capo dello Stato ed i suoi ministri chiave
ritengono anche che nessun risultato positivo potrà essere ottenuto senza un
aumento della pressione da parte di Washington sulla guerriglia ed in questa
direzione la Casa Bianca ha risposto positivamente.
Maurizio
Salvi, per la Radio Vaticana.
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Ancora violenza in Algeria,
dove 11 persone sono state assassinate ad un falso posto di blocco istituito da
presunti estremisti islamici ad un'ottantina di chilometri a ovest di Algeri.
Intanto il Paese è rimasto ieri paralizzato da uno sciopero generale
organizzato dal sindacato Unione generale dei lavoratori. La protesta di massa
è stata indetta per dire no al processo di privatizzazione delle imprese
pubbliche e la perdita di potere d'acquisto dei salari.
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