RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 50 - Testo della Trasmissione mercoledì 19 febbraio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il celebre cantico dei tre giovinetti nella fornace ardente, preghiera di lode fiduciosa a Dio in tempo di persecuzione: così il Papa nella catechesi biblica all’udienza generale

 

 La lotta alla fame nel mondo nel Messaggio del Santo Padre per il 25.mo anniversario dell’Ifad, il Fondo Onu per lo sviluppo agricolo

 

 Il dolore del Pontefice per le numerose vittime del tragico incendio nella metropolitana di Taegu, in Corea del Sud

 

 L’auspicio di trovare ancora soluzioni giuste ed efficaci alla crisi irachena espresso da Giovanni Paolo II e dal segretario generale dell’Onu Kofi Annan, ricevuto ieri pomeriggio in Vaticano

 

 Crisi irachena e Convenzione europea in primo piano alla cerimonia per l’anniversario della Revisione del Concordato tra la Santa Sede e lo Stato italiano.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il cardinale Bernardin Gantin in visita di solidarietà nella Costa d’Avorio avviata verso la pacificazione: il porporato africano ai nostri microfoni

 

La difficile opera dell’associazione “Papa Giovanni XXIII” per la situazione umanitaria nei Territori palestinesi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

I dispersi a causa dei conflitti armati e della violenza interna: tema di una Conferenza della Croce Rossa Internazionale, in corso da oggi a Ginevra.

 

Amnesty International ha chiesto ieri al nuovo governo del Kenya di rispettare  e appoggiare i diritti umani fondamentali.

 

Sul fenomeno dell’immigrazione, un Convegno della Chiesa italiana a Castel Gandolfo, dal 25 febbraio.

 

Gruppi thailandesi hanno avviato un’azione di pressione sul governo di Bangkok per contrastare l’importazione di rifiuti tossici e radioattivi.

 

La manifestazione per la pace che si è svolta a Roma sabato scorso, ha vista la partecipazione di 300 missionari e missionarie.

 

24 ORE NEL MONDO :

Il presidente Bush ribadisce la linea dura contro Saddam Hussein

 

 Nuove violenze nei Territori: raid israeliani provocano almeno 14 morti

 

 Distensione in Venezuela: governo e opposizione firmano una dichiarazione comune contro la violenza, per la pace e per la democrazia.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 febbraio 2003

 

IL CELEBRE CANTICO DEI TRE GIOVANI EBREI TRA LE FIAMME DELLA FORNACE ARDENTE, PREGHIERA DI LODE FIDUCIOSA A DIO IN TEMPO DI PERSECUZIONE,

 NELLA CATECHESI BIBLICA DEL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE

 

- A cura di Giovanni Peduto -

 

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Il testo biblico sul quale il Pontefice ha intessuto la catechesi è il Cantico dei tre giovinetti che benedicono Dio nella fornace ardente, tratto dal libro del profeta Daniele: sono i testimoni coraggiosi della fede che non hanno voluto piegarsi all’idolatria e hanno preferito affrontare il martirio, ma Dio li salva nel pericolo estremo, premiando la loro fede nel Signore del cosmo e della storia che non li abbandonerà alla morte e al nulla. Il Pontefice ha rilevato che l’autore biblico evoca questo eroico evento per stimolare i suoi contemporanei - alcuni secoli dopo i fatti accaduti intorno al 586 a.C. - a tenere alto il vessillo della fede durante le persecuzioni dei Re siro-ellenistici del secondo secolo avanti Cristo…

 

“Il Cantico tradizionalmente chiamato dei tre giovani è simile ad una fiaccola che rischiara l’oscurità del tempo dell’oppressione e della persecuzione, un tempo che spesso si è ripetuto nella storia di Israele e nella stessa storia del cristianesimo. E noi sappiamo che il persecutore non assume sempre io volto violento e macabro dell’oppressore, ma spesso si compiace di isolare il giusto, con la beffa e l’ironia, chiedendogli con sarcasmo: dov’è il tuo Dio?”.

 

Questo Cantico dei tre giovinetti risalta la presenza gloriosa del Signore, trascendente eppure vicina: un Dio al di sopra di noi, capace di salvarci con la sua potenza; ma anche un Dio vicino al suo popolo, che rivelerà in pienezza il suo amore nel mandare in mezzo a noi il Figlio - ha detto il Papa - a condividere in tutto, fuorché nel peccato, la nostra condizione segnata da prove, oppressioni, solitudine e morte. La lode dei tre giovani al Dio salvatore - ha concluso il Papa - continua nella Chiesa. Come di consueto Giovanni Paolo II ha salutato in diverse lingue i pellegrini presenti all’udienza e, in particolare, i giovani, i malati e gli sposi novelli…

 

“Pensando alla festa della Cattedra di San Pietro, che celebreremo sabato prossimo, invito voi, cari giovani, ad essere ovunque apostoli di fedeltà alla Chiesa; esorto voi, cari malati, ad offrire al Signore le vostre sofferenze per l’unità di quanti credono in Cristo; ed incoraggio voi, cari sposi novelli, a nutrire la vostra famiglia di quella fede, fondata sulla testimonianza di Pietro e degli altri Apostoli”.

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COMBATTERE LA POVERTA’ E LA FAME NEL MONDO

CON STRATEGIE CHE MIRINO A DIFENDERE LA DIGNITA’ UMANA

E NON SIANO SOGGETTE AD INTERESSI ED EGOISMI DI PARTE.

COSI’ IL PAPA PER IL 25.MO ANNIVERSARIO DELL’IFAD,

IL FONDO ONU PER LO SVILUPPO AGRICOLO RIUNITO A ROMA

 

- Servizi di Alessandro De Carolis e Debora Donnini -

 

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La lotta alla povertà su scala internazionale, alla malnutrizione in particolare, è una complessa alchimia di forze diverse e contrapposte: volontà di portare aiuto, reali possibilità di intervento, gioco di interessi particolari, che talvolta sfociano in “barriere ed egoismi”. Ma “la base sulla quale fondare senza indugi l’azione internazionale” deve rimanere la “centralità della persona umana” con le “sue esigenze primarie”. Nel suo messaggio al presidente dell’Ifad, Lennart Båge, per il 25.mo di vita del Fondo internazionale dell’Onu per lo sviluppo agricolo, Giovanni Paolo II si addentra nel contesto dell’attività dell’organismo di solidarietà, creato nel 1974 con lo scopo dichiarato di “trasformare i lavoratori agricoli in artefici responsabili della loro produzione e del loro progresso”, secondo le parole di Paolo VI che incoraggiò la costituzione dell’Ifad.

 

Anche l’attuale Pontefice celebra l’importante anniversario con un “plauso agli obiettivi raggiunti” e l’incoraggiamento “a proseguire ogni sforzo nella lotta alla povertà ed alla fame” oltre ogni ostacolo. Il Papa loda, nel suo messaggio, “l’approccio positivo” adottato finora dal Fondo: “Non vi è dubbio – scrive Giovanni Paolo II - che l'impegno di solidarietà sin qui profuso dall'Ifad nel combattere la povertà rurale ha individuato un modo concreto per raggiungere la sicurezza alimentare, svincolandola dalle sole considerazioni legate alla disponibilità di derrate finalizzate ai consumi, ma stimolando molteplici risorse, ad iniziare da quelle dei lavoratori e delle comunità rurali. Così considerata - osserva - la sicurezza alimentare può costituire la garanzia necessaria per il rispetto del diritto di ogni persona ad essere libera dalla fame”.

 

Ma lo scenario offerto da quegli angoli di pianeta condizionati dalla penuria di cibo è tale, prosegue il Papa, che - pur “in una realtà mondiale che nel suo insieme vive uno sviluppo ed un progresso senza precedenti nella storia ed è cosciente della disponibilità di risorse a livello globale” - la “contrapposizione tra le possibilità di intervento e la volontà di operare in concreto mette in serio pericolo la sopravvivenza di milioni di persone”. Molte delle quali, elenca il Pontefice, sono “vittime dei conflitti”, di “gravi violazioni dei diritti umani”, o ingrossano le fila dei rifugiati o degli sfollati. Ecco perché gli interventi devono essere ispirati dalla reale attenzione all’uomo. Contro questa tendenza, Giovanni Paolo II stigmatizza gli attuali fenomeni segnati, afferma, dalla “contrapposizione di interessi e il desiderio di prevalere che hanno come conseguenza l'abbandono della trattativa e la spinta all'isolamento”, privando di efficacia gli interventi di solidarietà. “Né si può dimenticare – soggiunge - la triste rassegnazione che sembra aver spento il desiderio di vivere di intere popolazioni che fame e malnutrizione pongono ai margini della Comunità delle nazioni, lontane da condizioni di vita realmente rispettose della dignità umana”. La celebrazione dell'istituzione del Fondo, è l’auspicio conclusivo del Pontefice, “possa essere occasione per confermare un diretto impegno da tradurre in gesti concreti, che facciano sentire ciascuno responsabile non di qualcosa, ma di qualcuno, e cioè dell'uomo che domanda il pane quotidiano”.

 

Questa mattina alle 10, intanto, con l'arrivo del presidente della  Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, si e' aperta a Roma l’Assemblea annuale del Consiglio dei governatori dell'Ifad - 162 gli Stati membri - nel palazzo dei Congressi dell'Eur, alla presenza del segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, e del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, che ha letto il messaggio del Papa. A seguire i lavori dell’Assemblea, c’era per noi Debora Donnini:

 

Sette virgola sette miliardi di dollari per 628 progetti di sviluppo rurale, in 115 Paesi del mondo. Con questi numeri si può sintetizzare l’attività dell’Ifad nei suoi primi 25 anni di vita. Oltre 250 milioni di piccoli contadini e di minoranze indigene sono stati aiutati da questo fondo delle Nazioni Unite, che mira a promuovere lo sviluppo agricolo per combattere la fame delle popolazioni più povere del pianeta. Nel suo discorso il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha affermato che l’attuale crisi internazionale non deve distogliere dalla determinazione a lavorare in tutto il mondo per raggiungere la libertà dalla paura e dal bisogno. E infatti l’obiettivo di questo Summit è quello di discutere le strategie più idonee per consentire maggiore sviluppo alle popolazioni rurali povere, in modo da raggiungere gli obiettivi del vertice del millennio, e cioè dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone che vivono in estrema povertà.

 

“Non vi è oggi maggior problema internazionale, politico, economico, ambientale che non si colleghi con le intense inquietudini dei popoli del Sud del mondo”, ha ricordato nel suo discorso il presidente della Repubblica italiana. Carlo Azeglio Ciampi ha infatti sottolineato che lo sviluppo dei Paesi poveri è diventato la priorità di una politica estera lungimirante dei Paesi avanzati, e che l’Italia è stata fra i primi ad attuare misure di riconversione del debito dei Paesi in via di sviluppo.

 

Nell’orizzonte della globalizzazione appare importante non solo investire per sviluppare le popolazioni rurali e povere, ma soprattutto favorire l’accesso al mercato di queste stesse popolazioni, è stato sottolineato dall’Ifad. L’altra sfida è quella di mettere le donne delle comunità rurali in grado di divenire soggetti attivi di trasformazione.

 

Dal Palazzo dei Congressi di Roma, Debora Donnini, Radio Vaticana.

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IL DOLORE DEL PAPA PER LE NUMEROSE VITTIME DELL’INCENDIO

NELLA METROPOLITANA DI TAEGU, IN COREA DEL SUD

 

- A cura di Paolo Salvo -

 

Il Papa ha espresso il suo profondo cordoglio per le numerose vittime del pauroso incendio scatenatosi ieri nella metropolitana di Taegu, la terza città della Corea del Sud, con un terribile bilancio, ancora provvisorio, che secondo gli ultimi dati forniti oggi  dal sindaco è di 124 morti, 144 feriti e più di 300 dispersi. Presunto responsabile della tragedia è un uomo con precedenti ricoveri per malattie mentali, che avrebbe causato il rogo in un vagone, appiccando il fuoco a un contenitore di plastica pieno di liquido infiammabile.

 

In un telegramma indirizzato all’arcivescovo di Taegu, mons. Paul Ri Moun-hi, Giovanni Paolo II si dice “addolorato dalla notizia della grande perdita di vite umane”, pregando il presule di porgere le sue “sentite condoglianze alle autorità civili e alle famiglie in afflizione”. Il Papa “prega per l’eterno riposo delle vittime ed invoca da Dio il dono della forza e del conforto su coloro che sono in lutto”.

 

Messaggi di cordoglio e di solidarietà sono giunti al presidente Kim Dae Jung e alle autorità cittadine da ogni parte del mondo e dai leader di molti paesi. Mentre restano ancora da identificare molti corpi, rimasti purtroppo sfigurati o carbonizzati dalle fiamme, infuriano le polemiche sulla sicurezza della metropolitana.

 

 

ALTRA UDIENZA DI OGGI. NUOVO VESCOVO A LATACUNGA IN ECUADOR

 

Il Papa ha ricevuto stamani in udienza il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

 

In Ecuador, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Latacunga, presentata dal vescovo mons. Raùl Lopez Mayorga, per raggiunti limiti di età. Il Pontefice ha quindi nominato vescovo di Latacunga il sacerdote Victor Naranjo Tovar, di 62 anni, finora vicario generale della stessa diocesi. Il nuovo presule, già alunno del Collegio Pio Latino e della Pontificia Università Gregoriana a Roma, ha svolto a lungo il ministero di parroco.

 

 

L’AUSPICIO DI “TROVARE ANCORA SOLUZIONI GIUSTE ED EFFICACI”

ALLA CRISI IRACHENA ESPRESSO DAL PAPA E DAL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU

KOFI ANNAN RICEVUTO IERI IN VATICANO

 

- A cura di Carla Cotignoli -

 

Nuova importante tappa dell’intensa azione diplomatica della Santa Sede per evitare un nuovo conflitto in Iraq: l’udienza del Papa di ieri pomeriggio al segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. L’auspicio è comune: “trovare ancora soluzioni giuste ed efficaci”. E’ quanto è espresso nella dichiarazione del direttore della Sala Stampa vaticana Navarro Valls. Il colloquio tra Giovanni Paolo II e Kofi Annan, durato mezz’ora, è stato “cordiale e approfondito”. Ha permesso di “esaminare i diversi aspetti dell’attuale critica situazione riguardo all’Iraq”. E’ stato sottolineato “il ruolo essenziale delle Nazioni Unite nell’ora presente” e si è “auspicato che possano essere trovate ancora delle giuste ed efficaci soluzioni alle sfide del momento nel rispetto della legalità internazionale di cui l’organizzazione delle Nazioni Unite è garante. Soluzioni d’altra parte che evitino ulteriori gravi sofferenze a quelle popolazioni, già provate da lunghi anni di embargo”.

 

La crisi in Iraq non è stato l’unico punto affrontato dal Papa e da Kofi Annan: “Si sono anche passate in rassegna altre situazioni di conflitto nel mondo, particolarmente la sempre drammatica situazione in Terra Santa”.

 

Il segretario generale dell’Onu si è incontrato anche con il segretario di Stato cardinale Angelo Sodano, accompagnato dal cardinale Roger Etchegaray. Nei colloqui ieri in Vaticano, Kofi Annan è stato ringraziato “per il suo costante impegno personale per la pace in diverse zone del mondo”.

 

 

LA PACE INTERNAZIONALE E I VALORI RELIGIOSI LEGATI ALLA CONVENZIONE EUROPEA AL CENTRO DELL’ANNIVERSARIO DELLA REVISIONE DEL CONCORDATO,

CELEBRATO IERI NELL’AMBASCIATA ITALIANA PRESSO LA SANTA SEDE

 

- Servizio di Stefano Leszczynski -

 

La crisi irachena è stata in primo piano anche al ricevimento di ieri sera, organizzato dall’ambasciata italiana presso la Santa Sede nell’anniversario della revisione del Concordato. Il segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano, ha sottolineato che molte strade pacifiche sono ancora percorribili. Il servizio di Stefano Leszczynski:

 

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Iraq e Convenzione europea al centro dei colloqui tra lo Stato italiano e la Santa Sede, svoltisi ieri sera alla presenza del presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, del premier Berlusconi e dei presidenti di Camera e Senato. Presente per la Santa Sede il segretario di Stato vaticano, cardinale Angelo Sodano. E proprio quest’ultimo ha riferito, parlando con i giornalisti, che in materia di pace in Iraq c’è pieno accordo sul fatto che molte strade pacifiche siano ancora percorribili e soprattutto tutto è ancora da sperimentare. La guerra – ha detto il cardinale Sodano – non è inevitabile. La diplomazia è al lavoro per tessere una rete di contatti sia con gli Stati Uniti che con la Gran Bretagna. In particolare ha ricordato l’incontro tra Tony Blair e il Papa che avverrà il 22 febbraio prossimo. La Chiesa – ha ripetuto il segretario di Stato – è sempre per una soluzione pacifica delle crisi e promuove la pace.

 

In materia di Convenzione europea il cardinale Sodano ha riferito il consenso della Santa Sede affinché l’Italia si adoperi per ispirare la futura Convenzione inserendo i riferimenti ai grandi valori religiosi e spirituali per garantire le libertà della Chiesa e delle confessioni religiose come nella tradizione di libertà dell’Europa. Il modello italiano di rapporti tra Chiesa e Stato – ha detto il cardinale Sodano – è da imitare in ambito di Convenzione europea.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

"Con audacia sui sentieri della pace" è il titolo che apre la prima pagina: in riferimento all'Iraq, si rileva che è in corso un'intensa attività diplomatica per scongiurare il rischio di una guerra.

L'udienza del Papa al segretario generale dell'Onu.

Sempre in prima, si sottolinea con forza che, in Medio Oriente, "si uccide senza pietà": oltre 40 carri armati utilizzati dall'esercito durante il raid che ha causato numerosi morti a Gaza.

Il telegramma di cordoglio del Santo Padre per la tragedia consumatasi in Corea del Sud.

"Nella luce suprema di Dio, il senso del dolore, del gaudio e della gloria" è il titolo del pensiero di Mario Gabriele Giordano dedicato all'Anno del Rosario.

 

Nelle pagine vaticane, la catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

Il Messaggio del Papa in occasione dell'Assemblea annuale del Consiglio dei Governatori del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo "Ifad".

Nel cammino della Chiesa in America, il Messaggio della Conferenza Episcopale di Panama: per costruire la pace è necessario costruire una democrazia partecipativa.

 

Nelle pagine estere, avviato il ritiro delle truppe siriane dal Libano del Nord.

Bolivia: l'Esecutivo si dimette dopo le gravi violenze.

Le devastanti conseguenze del maltempo negli Usa.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Danilo Veneruso dal titolo "Apporti metodologici di notevole valore": un volume a più voci sulle teologie politiche dall'antichità all'età contemporanea. 

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la crisi irachena con riferimento al dibattito parlamentare.

In rilievo anche i temi del fisco, del lavoro e della scuola.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

19 febbraio 2003

 

 

 

IL CARDINALE BERNARDIN GANTIN

IN VISITA DI SOLIDARIETA’ IN COSTA D’AVORIO,

ALLE PRESE CON LA NORMALIZZAZIONE DOPO IL CONFLITTO INTERNO

 

- Intervista con il porporato -

 

La Costa d’Avorio ha avviato nei giorni scorsi il suo delicato processo di transizione. Nelle trattative per la formazione del nuovo governo, l’esercito si è detto disponibile ad un ingresso dei ribelli nell’esecutivo, ma non nei ministeri chiave della Difesa e dell’Interno. Gli ex golpisti sono partiti per Parigi, dove domani è in programma il vertice franco-africano: minacciano di tornare a marciare su Abidjan, se riceveranno garanzie di veder soddisfatte le loro richieste. Intanto, dal Benin dove risiede, è giunto nel Paese il cardinale Bernardin Gantin, accompagnato dal presidente della Conferenza episcopale del Benin, l’arcivescovo di Cotonou, Nestor Assogba. Questa sera, il porporato presiederà una Messa per la pace ad Abidjan insieme a tutti i vescovi ivoriani. Il responsabile del nostro programma Francese-Africa, padre Joseph Ballong, gli ha chiesto se questa sua visita abbia un carattere personale o sia stata dettata dalla difficile situazione della Costa d’Avorio:

 

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R.- La visita non poteva essere separata, disgiunta da una crisi che dura già da più di cinque mesi e che crea problemi, sofferenze, la fuga di tanti da una regione all’altra. Di questo ne parlano ogni giorno i giornali, la radio, la televisione. Noi, per via dei legami storici, religiosi, cristiani e umani che ci uniscono alla Costa d’Avorio, non potevamo venire qui in visita personale senza esprimere anche la nostra compassione e solidarietà agli ivoriani. Non potevamo non pregare con loro, come faremo stasera durante la Santa Messa, alla quale parteciperanno quasi tutti i vescovi, molti sacerdoti, religiosi, religiose e missionari. Vogliamo manifestare la nostra solidarietà, anche quella della Chiesa universale, incoraggiando chi vuol continuare a donarsi a servizio della pace in questo Paese tanto caro al Papa, alla Chiesa e a noi.

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IL DRAMMA DELLA POPOLAZIONE PALESTINESE NEI TERRITORI OCCUPATI,

DOVE OPERA L’ASSOCIAZIONE “PAPA GIOVANNI XXIII”

- Servizio di Francesca Sabatinelli -

 

L’attuale situazione umanitaria e sociale nei Territori occupati palestinesi sta scoraggiando gli operatori dell’associazione ‘Papa Giovanni XXIII’, che da oltre un anno sono impegnati sul territorio in progetti condotti con le Organizzazioni non governative palestinesi e israeliane. “Le notizie che arrivano da qui parlano di attentati e ritorsioni, ma mai di come realmente vive la popolazione civile palestinese”, è il loro richiamo. Questa la testimonianza di una ragazza dell’associazione, che per ragioni di sicurezza preferisce mantenere l’anonimato, raggiunta telefonicamente da Francesca Sabatinelli nella Striscia di Gaza, teatro la scorsa notte, come già detto, di una violenta e sanguinosa battaglia con 11 palestinesi uccisi.

 

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R. - Al di là delle violenze, al di là di quello di cui i media parlano, c’è una situazione della popolazione civile palestinese che si sta completamente deteriorando, l’assedio di Israele ha degli effetti sui civili palestinesi spaventosi. I palestinesi sono impossibilitati a muoversi: coprifuochi continui sulle città palestinesi, blocco in tutte le città palestinesi. Io ero a Hebron la settimana scorsa e vi dico che è impossibile camminare per la città, perché tutte le strade sono bloccate. Confische di terre, distruzione e demolizioni di case, attacchi notturni con elicotteri, con tanks che entrano dentro le città. Umiliazioni ripetute ai check point. Anche se si trattasse di una vera e propria caccia al terrorismo, queste hanno l’aria di punizioni collettive.

 

D. - Tu hai l’impressione che queste azioni condotte dall’esercito israeliano siano effettivamente comandate dall’alto, o siano dettate più che altro a volte dalla paura che prende questi giovani militari?

 

R. - Sicuramente i giovani militari hanno paura. Il ragazzo di venti anni, che si incontra al check point, è una persona assolutamente spaventata, perché in questa situazione chi non lo sarebbe? Però, sicuramente, c’è anche una strategia che vuole la paura per gli israeliani, perché vuole che poi reagiscano in questo modo. Questo tipo di strategia sta facendo il male degli israeliani e dei palestinesi.

 

D. - Chiaramente in questa situazione i ragazzi non vanno a scuola, gli adulti non lavorano. C’è un panorama di forte miseria..

 

R. - Assolutamente. Quello dell’educazione è un problema fortissimo, infatti adesso, tra le altre cose, la rete delle Organizzazioni non governative palestinesi vuole lanciare questa campagna sull’educazione, proprio per chiedere, a volontari internazionali, di venire qui a funzione di monitoraggio, testimonianza e di accompagnamento fisico dei bambini a scuola, per permettere a questi bambini di poter ricevere una educazione. Poi la situazione della disoccupazione, soprattutto nella Striscia di Gaza è paurosa. Nella Striscia di Gaza ci sono famiglie che attualmente riescono a mangiare soltanto per la distribuzione di cibo fatta dall’agenzia delle Nazioni Unite, o da altre agenzie umanitarie.

 

D. - Tu hai parlato di Hebron la scorsa settimana in Cisgiordania, mentre in questi giorni sei nella Striscia di Gaza, c’è una differenza tra le due parti?

 

R. - Si, c’è una differenza. La Cisgiordania è una realtà di occupazione. L’esercito israeliano occupa fisicamente le città della Cisgiordania. La Striscia di Gaza, all’interno, è anche tra virgolette “libera” e comunque sotto autonomia palestinese, però, per certi versi, la situazione è anche più terribile, perché è completamente circondata. Nel 42 per cento vivono 4 mila coloni difesi da 8 mila soldati, nella restante percentuale, 1 milione e 250 mila palestinesi. C’è il campo profughi di Jabalia che è l’area a più alta densità di popolazione del mondo.

 

D. - Voi siete comunque in contatto e collaborate anche con i pacifisti israeliani?

 

R. - Ce ne sono e stanno anche crescendo lentamente. Fare il pacifista in Italia è molto più semplice che farlo in Israele. Io ho molti amici che rifiutano di fare il servizio militare e pagano sulla propria pelle, perché vanno in prigione. Sono scelte difficili, insomma, perché in Israele, chiaramente anche l’obiezione di coscienza non è un diritto riconosciuto. Non si può obiettare in Israele. Sono, dunque, delle scelte difficili. Non sono tantissimi, ma stanno aumentando pur avendo, chiaramente, le loro difficoltà.

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CHIESA E SOCIETA’

19 febbraio 2003

 

 

 

“I DISPERSI A CAUSA DEI CONFLITTI ARMATI E DELLA VIOLENZA INTERNA”.

 E’ QUESTO IL TEMA DELLA CONFERENZA INTERNAZIONALE,

PROMOSSA DALLA CROCE ROSSA, CHE SI SVOLGERÀ A GINEVRA

A PARTIRE DA OGGI FINO AL 21 FEBBRAIO

 

GINEVRA. = A partire da oggi e fino al 21 febbraio si terrà a Ginevra, in Svizzera,  la Conferenza internazionale sul tema “I dispersi a causa dei conflitti armati e della violenza interna”. All’incontro, organizzato dal Comitato internazionale della Croce Rossa, prenderanno parte responsabili delle Nazioni Unite, esperti di circa 90 Paesi ed associazioni delle famiglie dei dispersi. Obiettivo dell’appuntamento è quello di richiamare l’attenzione sulle sofferenze di migliaia di persone che ignorano la sorte di uno o più familiari. Saranno proposte misure concrete volte a prevenire la scomparsa di civili e sarà richiesto  maggiore rispetto per il diritto internazionale che tutela le persone in caso di conflitti armati o di violenze interne. La conferenza costituisce un’importante occasione per sollevare ai governi e alla comunità internazionale un problema difficilmente quantificabile. La dimensione dei dispersi, infatti, sfugge ad una rilevazione statistica precisa: nella sola ex Jugoslavia, per esempio, mancano all’appello oltre 22 mila persone mentre in Rwanda i dispersi sarebbero più di 100 mila. Tra le recenti iniziative del Comitato internazionale della Croce Rossa, è da segnalare la campagna lanciata recentemente in Liberia per il ritrovamento di oltre 1000 bambini rifugiati nei Paesi vicini. (A.L.)

 

 

“TUTTI I KENIANI HANNO DIRITTO A VIVERE IN UNA SOCIETÀ

IN CUI SI RISPETTINO I DIRITTI DELL’UOMO”.

COSÌ AMNESTY INTERNATIONAL HA CHIESTO IERI AL NUOVO GOVERNO

DI NAIROBI DI RISPETTARE I DIRITTI FONDAMENTALI

 

NAIROBI. = Amnesty International ha chiesto ieri al nuovo governo del Kenya di rispettare e appoggiare i diritti umani fondamentali, salvaguardando quanto previsto nella costituzione nazionale e nei trattati internazionali ratificati da Nairobi. In un memorandum inviato al neo capo di Stato, Mwai Kibaki, uscito vincitore dalle elezioni presidenziali del 27 dicembre scorso, Amnesty International si è congratulata per i primi positivi segnali dati dal nuovo esecutivo in materia di diritti umani. L'organizzazione ha apprezzato soprattutto le promesse di abolizione della pena di morte e della persecuzione di tutti coloro che saranno ritenuti responsabili della pratica della tortura. Amnesty International ha giudicato positivamente anche il fatto che il presidente Kibaki abbia annunciato di voler lanciare una nuova politica di assistenza nei confronti dei bambini di strada e dei profughi accolti nei campi presenti nel Paese. “In linea con tali promesse, il governo keniano deve agire rapidamente in queste aree mediante l’introduzione di una legislazione adeguata in Parlamento e attraverso altre misure amministrative”, si legge nella nota dell’organizzazione. “Tutti i keniani hanno diritto a vivere in una società in cui si rispettino i diritti fondamentali dell’uomo”, conclude l’organizzazione umanitaria. (A.L.)

 

 

SUL TEMA DELL’IMMIGRAZIONE SI TERRÀ A CASTEL GANDOLFO

DAL 25 AL 28 FEBBRAIO IL CONVEGNO DELLA CHIESA ITALIANA DAL TITOLO:

“TUTTE LE GENTI VERRANNO A TE. LA MISSIONE AD GENTES NELLE NOSTRE TERRE”

ROMA. = Come annunciare il Vangelo agli immigrati? Su questo tema si svolgerà a Castel Gandolfo dal 25 al 28 febbraio il convegno nazionale “Tutte le genti verranno a Te. La missione ad gentes nelle nostre terre”. All’incontro, promosso dalla Fondazione Migrantes, dall’Ufficio catechistico nazionale e dall’Ufficio nazionale per la cooperazione tra le Chiese, interverranno oltre cinquecento partecipanti provenienti dalle diocesi di tutta Italia. “Con questo convegno - spiega mons. Luigi Petris, direttore della Migrantes - la Chiesa italiana fa prendere coscienza del compito primario dell’evangelizzazione, un impegno assolto fin dal primo manifestarsi dell’immigrazione come fenomeno di massa”. “Si vuole favorire - aggiunge don Walter Ruspi, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale - l’inserimento degli immigrati cristiani nella comunità ecclesiale locale”. Per mons. Giuseppe Andreozzi, direttore dell’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese, “sarà un momento importante per riflettere sulla missio ad gentes”. Il convegno prende lo spunto dagli Orientamenti pastorali per il primo decennio del 2000, nei quali si evidenzia come “ormai la nostra società si configuri sempre di più come multietnica e multireligiosa”. Interverranno, tra gli altri, il cardinale Camillo Ruini, con una prolusione sul tema "I migranti: occasione per la Chiesa italiana dell’annuncio del Regno", mons. Alfredo Garsia, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni ed il sociologo Dario Nicoli. (A.L.)

 

 

20 TONNELLATE DI RIFIUTI TOSSICI SONO STATI IMMAGAZZINATI

 LA SCORSA SETTIMANA A BANGKOK. IN TAHILANDIA CRESCE LA PREOCCUPAZIONE

 DEI GRUPPI ECOLOGISTI PER IMPORTAZIONE DI MATERIALE INQUINANTE NEL PAESE

 

BANGKOK. = Gruppi ambientalisti thailandesi hanno avviato un’azione di pressione sul governo di Bangkok affinché contrasti l’importazione di rifiuti tossici e radioattivi nel Paese indocinese. Con un rapporto ai mass media gli ecologisti hanno denunciato l’arrivo in Thailandia, la scorsa settimana, di 20 tonnellate di rifiuti tossici, tra cui hard-disk, batterie, materiale ospedaliero e un migliaio di pneumatici. Gli ambientalisti hanno chiesto che venga ratificato con urgenza l’accordo di Basilea (1989) ed in particolare l’emendamento del 1995. Il trattato, formulato dal Programma delle Nazioni unite per l’ambiente, ha come scopo il controllo sulla circolazione internazionale di materiale nocivo per l’ambiente. In particolare il “Basel ban amendamnet” del 1995 vieta il trasferimento di materiali inquinanti dai Paesi ricchi a quelli in via di sviluppo. Per poter entrare in vigore, la clausola alla convenzione di Basilea, ha bisogno della sottoscrizione di 62 governi, ma oggi, a 8 anni dalla sua stesura, sono state depositate solo 35 ratifiche. Il primo ministro Thakisn Shinawrata ha promesso che il governo si impegnerà a riformare le leggi in modo che vengano colmate tutte le lacune legali che attualmente permettono questo commercio. L’Asia sta infatti diventando il nuovo scenario di questo commercio perché le nazioni più ricche approfittano delle larghe maglie nella legislazione dei Paesi del Sud del mondo per “esportare” i loro rifiuti. Nel 1991 la Thailandia soffrì la prima catastrofe ambientale causata dai rifiuti tossici quando alcuni contenitori con materiale chimico non meglio identificato, che erano stati immagazzinati per anni nel porto di Kolng Toey, presero fuoco ed esplosero. In quella circostanza una consistente nube tossica si diffuse nell’aria e raggiunse gli abitanti del circondario causando diversi morti e l’intossicazione di molte  persone. (A.L.)

 

 

ERANO IN 300 I MISSIONARI E LE MISSIONARIE CHE SABATO SCORSO

HANNO PARTECIPATO A ROMA ALLA MANIFESTAZIONE PER LA PACE.

SECONDO I RELIGIOSI “ESISTONO TERRITORI VOLUTAMENTE MANTENUTI IN COSTANTE GUERRIGLIA PER TRAFFICARE LIBERAMENTE IN ARMI, DROGA ED ESSERI UMANI”

 

ROMA. = La marcia per la pace che sabato scorso si è svolta a Roma ha visto anche la partecipazione di 300 missionari e missionarie, che hanno parlato dei conflitti dimenticati. “Siamo testimoni - ha detto suor Patrizia Pasini, responsabile della Commissione giustizia e pace delle Missionarie della consolata - di come questo sistema economico sostenuto dall’Organizzazione mondiale del commercio abbia lo scopo di promuovere una economia basata esclusivamente sul profitto di pochi e sullo sfruttamento di molti”. “Sappiamo - ha continuato la religiosa - che le guerre e le guerriglie nel sud del mondo come in Liberia, Somalia, Repubblica democratica del Congo, Costa d’Avorio e molte altre aree sono tollerate e spesso alimentate dai desideri avidi e dominatori di chi cerca oro, diamanti, petrolio a bassi costi e con modalità illecite”. Secondo la missionaria “esistono territori volutamente mantenuti in costante guerriglia, zone franche, come per esempio la Somalia, per trafficare liberamente in armi, droga ed esseri umani”. “Certamente - ha concluso suor Pasini - qualcuno si sarà meravigliato e scandalizzato per la nostra presenza, ma come missionari e missionarie crediamo che un altro mondo sia possibile” (M.A.)

 


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24 ORE NEL MONDO

19 febbraio 2003

 

 

 

- A cura di Giancarlo La Vella -

 

Guardiamo agli sviluppi della crisi irachena. “Non abbiamo bisogno di una seconda risoluzione, perché Saddam Hussein ha già violato la prima. Comunque, stiamo lavorando per vedere se possiamo ottenerla”. Così il presidente degli Stati Uniti, Bush, ha ribadito la linea dura della Casa Bianca nei confronti dell’Iraq. Ed alla richiesta di Baghdad all’Onu, di tenere in conto l’alto numero di manifestanti di tutto il mondo per la pace, Bush ha risposto che le proteste non lo fermeranno. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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“La democrazia - ha spiegato Bush - è una bella cosa, perché le persone possono esprimere le loro opinioni, ma io sono in disaccordo con chi non considera Saddam Hussein un pericolo. Orientarsi in base alle manifestazioni pacifiste sarebbe come prendere le decisioni  a seconda dei risultati dei sondaggi dei Focus Group”. Il presidente americano, dunque, ha confermato l’intenzione di presentare una seconda risoluzione, che per diverse fonti diplomatiche è già scritta e asserisce che l’Iraq ha violato quella precedente. Il testo potrebbe finire sul tavolo del Consiglio di sicurezza nelle prossime ore, alla fine del dibattito in corso all’Onu tra i Paesi non membri del massimo organismo, oppure la settimana prossima; ma il “Washington Post” ha scritto che Bush non intende, comunque, dare più di due settimane agli ultimi tentativi della diplomazia, mentre il Pentagono ha mobilitato altri 28 mila uomini se la Francia bloccasse la risoluzione usando il veto. Quindi la Casa Bianca è pronta a decidere l’attacco con i Paesi disponibili ad appoggiarla. Da questo gruppo, però, si è allontanata la Turchia, che ha rimesso in discussione il via libera ai militari americani per l’utilizzo delle sue basi e del suo territorio.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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E se a Baghdad intanto Saddam Hussein avrebbe posto agli arresti domiciliari il proprio ministro della Difesa, generale Hashim Ahmad al-Jabburi Tai, nel tentativo di prevenire un golpe circostanza peraltro smentita dal regime - continua a ritmo serrato l’impegno della comunità internazionale per cercare una soluzione pacifica alla crisi irachena. Il presidente egiziano, Mubarak è oggi in trasferta a Parigi. Il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, si è recato invece in missione a Mosca, dove ha incontrato il presidente russo Putin. Il premier britannico Blair sarà venerdì a Roma, per poi essere ricevuto sabato in Vaticano da Giovanni Paolo II.

 

Oggi anche in Italia è il giorno del dibattito parlamentare sulla crisi irachena. In mattinata il premier Berlusconi ha parlato al Senato. Il servizio di Giada Aquilino:

 

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Il governo italiano ha lavorato e continua a lavorare, con determina-zione e coerenza, per il disarmo dell’Iraq per via pacifica. Gli Usa non resteranno soli nell'impresa di impedire la proliferazione di armi di distru-zione di massa. Questo in sintesi il senso del primo intervento al Senato di Silvio Berlusconi che ribadisce la posizione adottata sinora dall’Italia nella crisi irachena: ovvero centralità del ruolo dell’Onu e vicinanza a Washing-ton, punti sui quali il presidente del consiglio ha chiesto un voto il più ampio possibile. Soprattutto la seconda affermazione ha suscitato le criti-che dell’opposizione. Tra tutti significativo l’intervento di Lamberto Dini, senatore della Margherita, che chiede più chiarezza. “Non abbiamo capito - ha commentato Dini - quelle parole. Forse significano - si è domandato - che l'Italia sosterrà gli Usa anche in caso di intervento unilaterale?”. Dalla sua Berlusconi ha rilanciato l’unità della posizione europea, nonostante la critica agli Stati Uniti espressa recentemente da Francia, Germania e Belgio, e l’unità anche della coalizione mondiale contro il terrorismo. Nella replica al Senato, il premier italiano ha ribadito che, pur considerando le ragioni dell’opposizione, la linea italiana rimarrà coerente alle posizioni europee, al legame atlantico, guardando sempre alle Nazioni Unite come sede primaria per la ricerca di una soluzione pacifica. Nel pomeriggio il premier italiano sarà alla Camera dei deputati dove proseguirà il dibattito sul ruolo italiano nella crisi irachena.

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Tre organizzazioni dell'opposizione sciita irachena si riuniranno separatamente a Teheran lunedì prossimo. La notizia è stata diffusa oggi nella capitale iraniana, mentre si apre nel nord dell'Iraq l'incontro fra gli altri gruppi contrari al regime di Saddam Hussein e appare come una decisa indicazione di divisioni in seno all'opposizione.

 

Il cittadino del Marocco, Mounir El Motassadek, è stato condannato oggi dal tribunale di Amburgo a 15 anni di carcere con l’accusa di complicità negli attentati dell’11 settembre 2001 avvenuti negli Stati Uniti.

 

I colloqui del Quartetto – Stati Uniti, Russia, Unione Europea e Nazioni Unite – in corso a Londra sulla costruzione del futuro Stato palestinese non fer-mano le violenze in Medio Oriente. Almeno 14 i morti palestinesi tra ieri e oggi in seguito a varie incursioni israeliane a Gaza e a Nablus. La cronaca di Graziano Motta:

 

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L’operazione, a cui hanno partecipato una quarantina di carri armati e reparti di fanteria del genio ed elicotteri da combattimento, ha riguardato due quartieri di Gaza città, considerati entrambi bastioni dei movimenti fondamentalista Hamas e Jihad. La resistenza per le strade è stata forte, come dimostra il bilancio delle vittime: 11 i morti e tra di essi un’attivista di Hamas di 21 anni che si è tolta la vita con una cintura esplosiva. L’operazione si è conclusa con il rientro delle unità nelle loro basi, ma queste, ha detto il portavoce militare israeliano, compiranno altre “opera-zioni lampo” analoghe, che non comporteranno quindi i rischi di una occu-pazione prolungata in quartieri densamente popolati e ostili. Ieri il ministro della difesa, Shaul Mofaz, aveva ordinato la revoca del coprifuoco e del blocco dei principali centri abitati dei Territori imposta prima della festa musulmana del sacrificio. Provvedimenti che non avevano, comunque, im-pedito ai soldati di compiere perquisizioni e arresti, come a Betlemme e a Nablus.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Dopo oltre 100 giorni di tensioni, che hanno provocato 8 morti e centinaia di feriti, il governo e l’opposizione venezuelana hanno firmato ieri una Dichiarazione comune contro la violenza, per la pace e la democrazia. Ce ne parla Maurizio Salvi:

 

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L’annuncio è stato fatto dal segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani, Cesar Gaviria, che da dicembre ha animato nella capitale venezuelana il tavolo del dialogo, ma senza voler negare l’impor-tanza del suo ruolo. La strada verso una soluzione della crisi ha cominciato a delinearsi, da una parte, quando ci si è resi conto che lo sciopero gestito dal coordinamento democratico non era riuscito ad estromettere il presidente Ugo Chavez, dall’altra, quando sono scesi in campo l’ex presidente statunitense Jimmy Carter e il gruppo di Paesi amici del Venezuela, fra cui Stati Uniti e Brasile. Ora, sulla base dell’accordo, la violenza sotto tutte le forme viene bandita dal gioco politico nazionale, in attesa che una consultazione elettorale decida se i venezuelani vogliano restare con la rivoluzione bolivariana di Chavez o affidarsi ad un modello socio-economico più vicino agli schemi del capitalismo occidentale.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Trasferiamoci in Bolivia, dove ieri tutti i ministri del governo hanno rassegnato le proprie dimissioni nelle mani del presidente, Gonzalo Sanchez de Lozada. La crisi era stata innescata, la scorsa settimana, quando la proposta dell’esecutivo di aumentare di oltre il 12 per cento le tasse sui salari aveva provocato manifestazioni di protesta e violenti disordini. Negli scontri, lo ricordia-mo, hanno perso la vita oltre 30 persone.

 

Elezioni presidenziali oggi in Armenia. La tornata elettorale, che vede come favorito il presidente uscente Robert Kotcharian, sarà monitorata da circa 6 mila osservatori internazionali. Chiamati alle urne, aperte stamani, oltre 2 milioni di elettori. Secondo la legge armena, nel caso in cui nessuno dei candidati dovesse essere eletto con almeno il 50% più uno dei voti, si andrebbe al ballottaggio tra i due più votati dai cittadini.

 

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