RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 48 - Testo della Trasmissione lunedì 17 febbraio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Siate “instancabili testimoni di speranza”, nella vostra missione educativa e caritativa: così il Papa alle suore Figlie di Maria Santissima dell’Orto, ricevute in occasione del Capitolo generale.

 

La pace è ancora possibile in Iraq e per l’Iraq: con questa dichiarazione, il cardinale Roger Etchegaray ha concluso la missione nel Paese mediorientale: con noi, l’arcivescovo Jean Benjamin Sleiman e il giornalista Alberto Negri.

 

Venerdì mattina in Sala Stampa vaticana, la presentazione del Messaggio pontificio per la Giornata Missionaria Mondiale.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Sempre più navigatori internet, nei siti cattolici: ai nostri microfoni, Francesco Diani.

 

“Ecoturismo, pace tra uomo e creato”, tema di un convegno pastorale a Milano.

 

Le radici cristiane dell’Europa animano il dibattito sulla nuova Costituzione dell’Unione Europea: intervista con il prof. Alberto Quadrio Curzio.

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’Uganda ha ringraziato per la beatificazione dei suoi martiri attraverso una celebrazione avvenuta ieri a Gulu, nel nord del Paese.

 

La Corte Suprema conferma la sentenza di condanna a 30 anni di reclusione per i quattro autori dell’omicidio di mons. Juan Gerardi Corsero, avvenuta tra il 26 e il 27 aprile del 1998.

 

Un mercantile con 8 persone a bordo è affondato nel tratto di mare tra Sicilia e Malta. Proseguono le ricerche dei dispersi.

 

Il cardinal Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, ha presieduto ieri la concelebrazione in ricordo del compianto cardinale Agostino Casaroli.

 

Iniziativa comune della Caritas e della Conferenza delle Chiese d’Europa per combattere lo sfruttamento della prostituzione.

 

24 ORE NEL MONDO :

“E’ possibile costruire una posizione comune dell’Unione europea”: lo ha detto il responsabile della politica Estera Ue, Solana, riguardo all’odierno vertice dei Quindici sulla crisi irachena.

 

Dopo l’Italia, anche l’Olanda concede il passaggio sul proprio territorio di mezzi militari statunitensi.

 

E’ Tassos Papadopoulos il nuovo presidente greco di Cipro.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

17 febbraio 2003

 

 

RICEVUTE IN UDIENZA DAL PAPA LE FIGLIE DI MARIA SANTISSIMA DELL’ORTO,

CONVENUTE A ROMA PER IL XVII CAPITOLO GENERALE DEL LORO ISTITUTO

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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Giovanni Paolo II ha ricevuto questa mattina nella Sala Clementina 40 suore “capitolari” dell’Istituto delle Figlie di Maria Santissima dell’Orto, fondato nel 1829 da Sant’Antonio Maria Gianelli. Le religiose della Congregazione, conosciute ancora oggi con il nome di suore Gianelline e presenti prevalentemente in America Latina, sono convenute a Roma per partecipare al XVII Capitolo Generale sul tema “Consacrate e inviate al servizio del Regno”.

 

Il Papa ha indirizzato alle suore capitolari, guidate dalla madre generale Maria Antonietta Cappelli, un discorso di incoraggiamento invitando le religiose a proseguire il loro impegno nelle opere pastorali e nelle attività formative. Il Santo Padre ha ricordato l’orientamento al servizio della persona e gli insegnamenti del fondatore dell’Istituto, San’Antonio Maria Gianelli, canonizzato da Pio XII nel 1951. “Tutta la sua azione - ha ricordato Giovanni Paolo II - era animata dall’ardente anelito di appartenere a Cristo. Bramava servire il Signore nel povero, nel malato e nella persona senza istruzione”.

 

Le suore, che il Pontefice ha esortato ad unire la povertà con lo spirito di sacrificio per essere “instancabili testimoni di speranza”, hanno partecipato all’incontro - come riferisce la madre generale - con profonda commozione. “La povertà - ha osservato il Papa - assunta volentieri e con gioia, è una condizione che facilita e rende più feconda la vostra testimonianza”.

 

Alla base di tutte le loro attività, Giovanni Paolo II ha riproposto quell’amore sempre raccomandato dal fondatore come “principio pedagogico fondamentale”. “La grande confidenza in Dio” - ha concluso il Papa - “vi permetterà di non lasciarvi turbare dagli apparenti insuccessi, ma anzi, vi renderà capaci di sostenere le persone angosciate e disorientate”.

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ALTRE UDIENZE: RICEVUTI DAL PAPA I VESCOVI DELL’ALGERIA IN VISITA “AD LIMINA”

 

Il Papa ha ricevuto in udienza stamani l’arcivescovo Augustine Kasujja, nunzio apostolico in Algeria e Tunisia.

 

Sempre questa mattina, il Santo Padre ha ricevuto l’arcivescovo di Algeri, mons. Henri Teissier, ed i vescovi delle altre tre diocesi dell’Algeria, Laghouat, Constantine e Oran, in visita “ad Limina”. L’arcivescovo Teissier è anche il presidente della Conferenza episcopale regionale dell’Africa del Nord.

 

 

CONCLUSA A BAGHDAD LA MISSIONE DELL’INVIATO DEL PAPA, IL CARDINALE ROGER ETCHEGARAY.

IN UNA DICHIARAZIONE, IL PORPORATO SI DICE CONVINTO CHE LA PACE SIA POSSIBILE,

CON L’IMPEGNO DI TUTTA LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE

 

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

“La pace è ancora possibile in Iraq e per l’Iraq”, a patto che la “breve tregua” concessa sia ora utilizzata per far rinascere la “fiducia reciproca” nella comunità internazionale. La frase, aperta alla speranza che la grave crisi internazionale tra lo Stato mediorientale e una parte del mondo occidentale possa ricomporsi, è del cardinale Roger Etchegaray. E’ contenuta in una dichiarazione che il porporato, inviato da Giovanni Paolo II in Iraq, ha rilasciato al momento della sua partenza da Baghdad, avvenuta ieri notte. Il rientro a Roma del cardinale - previsto per questa sera - segue l’intensissimo fine settimana appena trascorso quando - prima con l’incontro tra il Papa e il vicepremier iracheno Tareq Aziz, e quindi con il successivo colloquio tra Saddam Hussein e l’inviato del Pontefice - la causa della pace ha acquisito un nuovo spessore.

 

“Ho appena vissuto in Iraq - afferma nella sua dichiarazione il cardinale Etchegaray - giornate di un'intensità straordinaria, in comunione con colui che mi ha inviato, il Papa Giovanni Paolo II. Raramente ho tanto sentito che non ero solo portatore del suo messaggio di pace, ma che lui stesso era presente”. Del suo principale interlocutore, Saddam Hussein, incontrato per un’ora e mezzo due giorni fa, il porporato francese sottolinea il “lungo e profondo ascolto” prestato ad “una parola viva che viene da Dio e che ogni credente, discendente di Abramo, accoglie come il fermento più sicuro della pace”. Lasciando “questa terra “ingiustamente ferita da altri”, il cardinale parla di “una piccola schiarita” apertasi “fra le grandi nubi che si sono addensate in questi tempi”.

 

Ma che “nessuno abbassi le braccia”, esorta subito dopo: “La nuova e breve tregua che e' stata data, deve essere utilizzata da tutti a tempo pieno e in uno spirito di fiducia reciproca per rispondere alle richieste della comunità internazionale. Il più piccolo passo di questi prossimi giorni - afferma ancora - ha il valore di un grande salto verso la pace. Sì - conclude di slancio l’inviato del Papa - la pace e' ancora possibile in Iraq e per l'Iraq. Riparto per Roma gridandolo più forte che mai”.

 

 

In Iraq, intanto, anche la popolazione sembra condividere l’ottimismo del cardinale Etchegaray. Il rischio della  guerra è sempre presente, ma le speranze che alla fine sarà la pace a prevalere si sono rafforzate. Lo conferma l’arcivescovo di Baghdad dei Latini, Jean Benjamin Sleiman, raggiunto telefonicamente questa mattina nella capitale irachena da Alessandro De Carolis:

 

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R. - L’impressione che ho avuto, e direi anche la gioia che abbiamo vissuto, è stata dovuta, in una certa maniera, al fatto di avvertire qui la presenza stessa del Santo Padre. Il cardinale Etchegaray è stato davvero capace, in questo senso, di rendere presente il Papa che lo ha inviato. Ma c’è anche un altro motivo molto importante per noi. In Iraq, si parla pochissimo di tutto quello che fa il Santo Padre per la pace in questo Paese. I media non dedicano grande spazio a questo argomento. Ma la presenza del cardinale ha reso un grande servizio alle Chiese e a tutto il Paese: ha mostrato alla popolazione - soprattutto a quella che vedeva per la prima volta un cardinale - l’esistenza di Messe per la pace, di celebrazioni per la pace fatte dai cattolici. Dunque, anche a questo livello, la visita del porporato ha reso un servizio che ci rende gioiosi e anche fiduciosi.

 

D. - Che clima si respira tra gli iracheni, soprattutto dopo l’enorme mobilitazione mondiale a favore della pace, dei giorni scorsi?

 

R. - C’è sollievo e non si può non vederlo. Anche se l’angoscia rimane perché, in fondo, molti hanno paura che tutto questo lavoro diplomatico non riesca ad arrestare la macchina di guerra, che è già in cammino. Ma c’è stato sicuramente sollievo, perché l’angoscia che lo ha preceduto era molto forte.

 

D. - Tra i cattolici si è rafforzata la speranza della pace, eccellenza, o resta la paura di una guerra che può scoppiare da un momento all’altro?

 

R. - Il timore c’è ma, malgrado tutto, si respira un’aria di fiducia più grande che nei giorni passati. E noi, come Chiesa locale, vogliamo ringraziare il Signore, il Pontefice e il cardinale Etchegaray, che si è reso disponibile a questa volontà pastorale di pace di Giovanni Paolo II.

 

D. - Cosa hanno detto al cardinale Etchegaray gli abitanti di Mosul, che è un po’ il cuore della cristianità irachena?

 

R. – Hanno espresso, prima di tutto, questo desiderio profondo di pace, e poi anche un desiderio che non sempre sanno esprimere: quello di ritrovare la propria dignità. I lunghissimi anni di guerre interne, esterne, l’embargo hanno stremato questa popolazione. E penso che ciò  abbia segnato soprattutto il senso della loro identità e della loro dignità. Penso che lo abbiano quasi voluto gridare al cardinale, anche perché loro vedono in lui, come nel Santo Padre, colui che li conosce per come sono e che non li giudica. Il grido di pace del cardinale è veramente l’eco del desiderio di pace della gente. La visita del Santo Padre, attraverso il suo inviato, ha reso a questa gente un servizio, perché se egli è venuto a visitarli, vuol dire che vuole il loro bene e li rispetta, e cerca di costruire il loro avvenire.

 

D. - C’è un appello che vorrebbe lanciare, eccellenza?

 

R. - L’appello che lancerei è quello che il Papa ha lanciato: “La guerra è una disfatta per l’umanità e non è mai una soluzione”. Noi non facciamo gli ingenui: sappiamo che ci sono problemi, anche enormi, ma non è la guerra che può risolverli. Ho un desiderio: vorrei che si sostituisse l’espressione “guerra preventiva” con quella di “diplomazia preventiva”. Vorrei che si parlasse di più di “diplomazia preventiva” piuttosto che di “guerra preventiva”.

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Per gli esperti di questioni internazionali, la missione del cardinale Etchegaray è già oggetto di attente valutazioni. Al microfono di Giada Aquilino, ecco il parere di Alberto Negri, inviato a Baghdad del Sole 24 ore:

        

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R. - La missione ha avuto un grande rilievo, perché il giorno seguente all’incontro tra Saddam Hussein e l’inviato del Papa, l’Iraq Daily, che è il giornale principale di Baghdad, pubblicava a tutta pagina la foto dell’incontro tra i due, con un lungo articolo in cui si spiegava che era stata una missione di successo e che, in qualche modo, si era aperta una nuova prospettiva diplomatica per questo Paese. Direi che l’azione della diplomazia vaticana ha contribuito in maniera molto determinante - oltre al rapporto di Blix di venerdì, che è stato chiaramente favorevole all’Iraq o se vogliamo più sfavorevole alle prove americane portate da Powell - a riportare un certo clima di fiducia in una situazione che ormai sembrava correre verso un attacco inarrestabile.

 

D. - Proprio il cardinale Etchegaray ha appena ripetuto che la pace è ancora possibile in Iraq e per l’Iraq. Che segnali ci sono a Baghdad da parte delle autorità?

 

R. - I segnali più concreti vengono dall’azione degli ispettori dell’Onu, che proseguono nelle loro ispezioni, nel loro lavoro.

 

D. - Ci sono reazioni ufficiali dalle autorità irachene?

 

R. - La reazione più ufficiale è stata quella del presidente Saddam Hussein, che ha mandato in onda sulla rete nazionale una lunga parte dell’incontro con il cardinale Etchegaray - ovviamente i preliminari dell’incontro e del congedo dell’incontro - compresa la cerimonia di consegna di medaglie e del messaggio del Papa.

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IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2003:

VENERDI’ MATTINA LA PRESENTAZIONE IN SALA STAMPA VATICANA

 

Venerdì prossimo 21 febbraio, alle ore 11.30, avrà luogo nella Sala Stampa della Santa Sede la presentazione del Messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata Missionaria Mondiale 2003, che si celebra domenica 19 ottobre. Con il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, interverranno alla Conferenza stampa il segretario del dicastero missionario mons. Robert Sarah, il segretario aggiunto mons. Patapandige Don Albert Malcolm Ranjith e il sottosegretario padre Massimo Cenci, del Pontificio Istituto Missioni Estere.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

"Il futuro Trattato costituzionale dell'Unione Europea riconosca le comuni radici cristiane del Continente" è il titolo che apre la prima pagina: all'Angelus, Giovanni Paolo II ha ricordato la preziosa eredità spirituale e culturale dei santi Cirillo e Metodio, ed ha auspicato che gli europei, fedeli al loro passato, svolgano appieno il loro ruolo per la giustizia e per la pace nel mondo. 

La dichiarazione rilasciata dal cardinale Roger Etchegaray alla partenza da Bagdad: "La pace è ancora possibile in Iraq"; nel frattempo, l'Unione Europea cerca una posizione comune riguardo alla crisi irachena. 

Sempre in prima, si sottolinea la "tragedia quotidiana" che si consuma in Medio Oriente: morti undici palestinesi.

"Un dolce e consolante appuntamento" è il titolo del pensiero di Mario Spinelli dedicato all'Anno del Rosario.

 

Nelle vaticane, nel discorso alle Figlie di Maria Santissima dell'Orto, il Papa ha formulato l'esortazione a proseguire nella testimonianza di vita consacrata e ad operare generosamente nelle varie attività pastorali, scolastiche ed assistenziali.

Una pagina dedicata alle iniziative per la pace.

Una pagina con le Lettere di Vescovi italiani.

 

Nelle pagine estere, Corea del Nord: ancora minacce nucleari da parte di Pyongyang.

Africa: carestia, fame e malattie, "piaghe sempre sanguinanti" del Continente.

Terrorismo: un altro farneticante messaggio attribuito ad Osama Bin Laden.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Agnese Pellegrini dal titolo "La riscoperta di un autore senza luogo e senza tempo": in italiano il trattato "Sullo stile" di Demetrio.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione politica, con riferimento alla grande manifestazione, di sabato, contro la guerra. Riguardo alla mancata diretta Tv pubblica dell'avvenimento, il giornale sottolinea, tra l'altro, quanto segue: "... Eppure ciò avrebbe senz'altro contribuito al dibattito democratico. Inoltre, un pomeriggio di gente che dice di no alla guerra sarebbe stato preferibile ai tanti pomeriggi trasudanti scompostezze e volgarità di ballerine e vallette".

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

17 febbraio 2003

 

 

IN AUMENTO I NAVIGATORI WEB

NEI SITI CATTOLICI

 

- Intervista con Francesco Diani -

 

Italiani popolo di cattonavigatori, cioè di visitatori di siti cattolici, che nel Belpaese sono ben settemila. In particolare è grazie all’esortazione di Giovanni Paolo II, che nel messaggio per la “Giornata delle Comunicazioni Sociali” esortava all’evangelizzazione on line, se si è registrato un incremento della presenza ecclesiastica nel Web. Incremento che si attesta intorno al 35 per cento per i portali delle Università e dei centri culturali e sul 14 per cento per le Diocesi e gli Uffici Pastorali. Il servizio di Dorotea Gambardella.

 

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Internet, un modo per essere Chiesa nel terzo millennio e per diffondere meglio la parola di Dio. Lo diceva Giovanni Paolo II il 24 gennaio del 2002, nell’annunciare il messaggio per la “Giornata delle Comunicazioni Sociali”, e oggi, dopo oltre un anno in cui si è parlato e riflettuto molto di Chiesa in rete, possiamo verificare come l’esortazione pontificia non sia caduta nel vuoto. Sono infatti 1586 i siti cattolici sorti da allora ad oggi e, di questi, più di 500 soltanto negli ultimi tre mesi. Un trend di crescita del 22,8 per cento che dimostra come la presenza della Chiesa stia diventando sempre più capillare.

 

Ma questi dati vanno letti con cautela per non generare malintesi e rischiare facili illusioni. Aprire un sito, infatti, è molto semplice; ma per comunicare che cosa? E chi ne fruisce? Interrogativi complessi che abbiamo posto a Francesco Diani, della Redazione www.Siticattolici.it.

 

R. – I visitatori sono tutti del mondo ecclesiale, operatori pastorali, sacerdoti e quanti cercano all’interno della lista i Siticattolici, i siti per servizi di cui devono fruire. I contenuti sono proprio dipendenti da questo. I siti che sono più visitati sono poi i siti che offrono sussidi, incontri di preghiera, materiale pastorale, indicazioni omeletiche, immagini, canti.

 

D. – Qual è il messaggio che questi siti trasmettono?

 

R. – Nel ’95 - ’96, faceva i suoi albori in Italia, una chiesa che stava un pò alla finestra a guardare, però già allora, la stessa Santa Sede decise di mettere la benedizione Urbi et Orbi, che veniva mandata tramite internet in tutte le lingue. Non c’è nulla di nuovo in internet che non ci sia anche nel reale. Là dove c’è una comunità viva, che ha una propria attività, che è dinamica, cioè dove si vede che la comunità rappresenta ciò che testimonia, allora anche in internet questo viene reso evidente. Là dove invece c’è solo un’immagine da voler trasmettere, quasi un sito vetrina, purtroppo, anche in questo caso internet ce lo rende molto evidente.

 

D. – Ma secondo lei, questa sorta di evangelizzazione via internet, sortisce qualche effetto?

 

R. – Proprio recentemente tre delle persone che contribuivano al sito dei giovani comboniani, hanno poi deciso di approfondire dal punto di vista vocazionale, due sono entrati nel postulato maschile dei comboniani, uno invece nel cammino come religiosa comboniana.

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“ECOTURISMO: PACE TRA UOMO E CREATO”.

TEMA DI UN CONVEGNO ORGANIZZATO DALLA CEI A MILANO,

IN COLLABORAZIONE CON LA DIOCESI AMBROSIANA

 E COL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PASTORALE DEI MIGRANTI

 

- Servizio di Fabio Brenna -

 

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L’ecoturismo è la chiave dello sviluppo sostenibile. E’ la tesi espressa da mons. Jordi Gayà, segretario del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti. mons. Gayà, illustrando il messaggio del Papa per la prossima Giornata mondiale del turismo, ha evidenziato con precisi riferimenti biblici, l’esigenza di un incontro tra le culture che sia rispettoso del creato. Di più, Giovanni Paolo II chiede al movimento turistico che ha come meta i paesi poveri o in via di sviluppo di farsi promotore di crescita per quei popoli che devono però essere preservati nella loro diversità.

 

Di fronte a flussi turistici che si muovono dentro uno squilibrio di natura ed umanità, la Chiesa si preoccupa di stimolare i responsabili del turismo, ha aggiunto mons. Gayà, per incrementare la conoscenza delle questioni suscitate dal rapporto Tursimo-Creato-Ambiente e cultura.

 

Mons. Carlo Mazza, responsabile della pastorale del tempo libero per la Cei, ha suggerito alcune forme di ecoturismo ambientale, etnografico, culturale, religioso e ha sottolineato come siano in crescita le forme di ecoturismo dell’anima, espressione del bisogno di vero e di pace che l’uomo d’oggi sente in maniera crescente.

 

 

A testimonianza della concretezza dell’ecoturismo sono state presentate le esperienze del Fai - Fondo per l’ambiente italiano - che punta ad incrementare un turismo responsabile ed informato nel settore artistico e culturale. Un'altra testimonianza di ecoturismo è rappresentato dall’agriturismo, forma che sa coniugare un rapporto sereno fra ospite, operatore ed ambiente.

 

Nel corso del convegno è stata presentata anche l’attività dell’Osservatorio internazionale del turismo religioso, modalità di viaggio che da sempre incarna i valori dell’ecoturismo.

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LE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA, RICHIAMATE DA GIOVANNI PAOLO II

 ALL’ANGELUS DI IERI, ANIMANO IL DIBATTITO POLITICO SULLA

 NUOVA CARTA COSTITUZIONALE DELL’UNIONE EUROPEA

 

- Intervista con il professor Alberto Quadrio Curzio -

 

Nel futuro Trattato Costituzionale dell’Unione europea, non manchi il riferimento alle “comuni radici cristiane”. Così, ieri all’Angelus domenicale, Giovanni Paolo II è tornato a richiamare i leader politici - impegnati nella costruzione della nuova Europa - a non dimenticare l’essenza delle fondamenta del Vecchio Continente. Uniti sui valori e “memori del proprio passato”, ha detto il Pontefice, i popoli europei potranno svolgere appieno il loro ruolo di “promozione della giustizia e della pace nel mondo intero”. Le parole del Papa giungono a pochi giorni dalla presentazione della prima bozza della Costituzione europea, avvenuta lo scorso 6 febbraio. Un testo nel quale non compare alcun riferimento alle radici cristiane del Continente. Dal canto suo, il Partito popolare europeo presenta oggi una serie di emendamenti alla bozza di trattato costituzionale, affinché venga inserito un riferimento specifico alla libertà religiosa e allo stato giuridico delle Chiese, come per altro già previsto dall’allegato numero 11 del trattato di Amsterdam. Sul richiamo del Papa che sta animando il confronto politico sulle radici e il futuro dell’Europa, ascoltiamo la riflessione del prof. Alberto Quadrio Curzio, preside della facoltà di Scienze Politiche dell’Università Cattolica di Milano, intervistato da Alessandro Gisotti.

 

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R. - Il Papa nel riproporre questo tema di grandissima rilevanza, si riferisce sempre con grandissimo garbo alle comuni radici cristiane dell’Europa. Radici che hanno impregnato la storia e le istituzioni senza delle forme impositive, ma attraverso una graduale conquista di consapevolezza della rilevanza di queste radici da parte dei cristiani, ma anche da parte dei non cristiani.

 

D. – Ecco, in sede europea - a Bruxelles come a Strasburgo - la classe politica e intellettuale sta mostrando la dovuta attenzione per questo nodo cruciale della nuova carta fondamentale dell’Europa..

 

R. – Per taluni aspetti credo di sì. Certamente in evidenza da parte di talune personalità. Vorrei citare un evento recente: l’insediamento da parte del presidente della Commissione europea Prodi, di tre Commissioni di riflessione su 3 temi. Uno è quello dei valori dell’Europa, una seconda commissione insediata da Prodi è quella attinente ai sistemi sociali europei ed una terza ai rapporti tra Mediterraneo ed Europa. Sono tre grandi temi, tra cui quello sui valori cristiani, Commissione nella quale sono anch’io è certamente la più importante.

 

D. – Giovanni Paolo II ha ribadito che il riferimento alle radici cristiane dell’Europa, non attenta alla laicità delle istituzioni politiche. Quali allora le paure di chi non vuole il riconoscimento di un patrimonio, quello cristiano, comune a tutto il vecchio Continente?

 

R. – E’ difficile capire quale sia l’elemento ostativo, per impedire un tale riferimento, perché Giovanni Paolo II è sempre stato molto chiaro nell’evidenziare come la laicità delle strutture politiche non viene e non deve, non può essere toccata da un riferimento ai valori comuni dell’Europa e alle radici cristiane dell’Europa. Poi, vorrei rilevare che anche diversi economisti, molti anni fa, indicavano come la tradizione cristiana europea era un elemento caratterizzante dell’Europa stessa.

 

D. – Il Papa ha sottolineato come il radicamento cristiano dell’Europa, aiuti a preservarla dal duplice rischio del laicismo ideologico e dell’integralismo settario. Quale la sua riflessione a riguardo?

 

R. – I due rischi sono certamente grandissimi, perché l’uno e l’altro portano a delle forme di opposizione al sentire di un bene comune europeo. Il bene comune europeo si basa, a sua volta, sulla condivisione di una serie di valori dei quali due a me paiono particolarmente importanti, anche per i loro riflessi operativi, che sono rispettivamente la solidarietà e la sussidiarietà. Questi due valori sono anche espressione del pensiero sociale cattolico, il quale a sua volta si rifà alle comuni radici cristiane, ma sono anche valori tipici di altre culture. Due valori di incontro. Valori che, invece, laddove si estremizzi - nel laicismo ideologico o nell’integralismo settario - non possono certamente essere né apprezzati, né condivisi.

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CHIESA E SOCIETA’

17 febbraio 2003

 

 

SI E’ SVOLTA A GULU, NEL NORD DELL’UGANDA LA CELEBRAZIONE NAZIONALE DI RINGRAZIAMENTO

PER LA BEATIFICAZIONE DEI MARTIRI DI PAIMOL, DAUDI OKELO E JILDO IRWA,

 AVVENUTA IL 20 OTTOBRE SCORSO IN VATICANO

 

GULU. = L’Uganda ha ringraziato per la beatificazione dei martiri di Paimol, Daudi Okelo e Jildo Irwa, attraverso una celebrazione avvenuta ieri a Gulu, nel nord del Paese. La manifestazione, in precedenza prevista a Paimol per domenica 15 dicembre, era stata poi rinviata per ragioni di sicurezza. La zona, infatti, è infestata dalla guerriglia. Alla solenne eucaristia domenicale - durata oltre tre ore nel piazzale antistante la cattedrale di Gulu - hanno concelebrato 16 vescovi. Massiccia la presenza popolare: 2 mila fedeli, molti dei quali giunti a piedi da zone rurali nelle quali sono frequenti le imboscate da parte dei ribelli dell’Esercito di resistenza del Signore. Nel corso della sua omelia, l’arcivescovo di Gulu, monsignor John Baptist Odama, ha invitato i ribelli a deporre le armi, lanciando un ennesimo accorato appello alla pace, in favore della stremata popolazione d’etnia acholi. Purtroppo, nonostante si trattasse di una celebrazione a carattere nazionale, nessuna autorità governativa è giunta da Kampala per partecipare al rito religioso. “La presenza dei vescovi ugandesi, guidati dal cardinale Emmanuel Wamala, arcivescovo di Kampala, è stata accolta con gioia dall’intera arcidiocesi di Gulu”, ha commentato padre Rodriguez Soto alla Misna, sottolineando che “la Santa Messa è stata un’occasione per condividere di fronte al Signore il dramma di una guerra dimenticata dai mezzi d’informazione internazionali”. “Basti pensare - ha proseguito il religioso - che ogni notte sono almeno 6 mila i bambini che pernottano, molti dei quali all’addiaccio, nel centro urbano di Gulu e all’ospedale missionario di Lachor per paura dei ribelli”. (S.S.)

 

 

CONFERMATA, DA PARTE DELLA CORTE SUPREMA, LA SENTENZA DI CONDANNA

A 30 ANNI DI RECLUSIONE PER I QUATTRO AUTORI DELL’OMICIDIO DI MONS. JUAN GERARDI CORSERO,

 AVVENUTO NELLA NOTTE TRA IL 26 ED IL 27 APRILE DEL 1998

 

CITTA’ DEL GUATEMALA. = I quattro autori dell’efferata uccisione di mons. Juan Gerardi Corsero dovranno scontare 30 anni di reclusione. La condanna è stata confermata dai giudici della Corte Suprema. Soddisfazione è stata espressa dal successore di mons. Gerardi all’Ufficio diocesano per i diritti umani, Nery Rodenas, che ha dichiarato: “La via legale è stata ristabilita. Annullando la decisione del primo grado, il Tribunale d’appello aveva commesso una vera e propria violazione di legge”. I condannati sono l’ex colonnello Disrael Lima, suo figlio - il capitano Byron Lima - e il sergente Obdulio Villanueva, trovato morto a seguito di una rivolta cartaria. L’altra condanna, 20 anni di reclusione,  è stata inflitta al sacerdote Mario Orantes, segretario del presule ucciso. Mons. Gerardi, ausiliare dell’arcidiocesi di Guatemala e presidente dell’Ufficio per i diritti umani, venne assassinato nel quartiere di San Sebastiano mentre stava rientrando nel proprio appartamento, nella notte tra il 26 e il 27 di aprile del 1998. Due giorni prima in cattedrale era stato divulgato un documento della commissione Remhi, per il recupero della memoria storica. Il documento, che raccoglieva 6500 testimonianze indicava l’esercito del Guatemala come il principale violatore dei diritti umani nei 36 anni della guerra civile, chiusasi nel 1996. I testimoni attribuivano all’esercito la responsabilità dei massacri e dei genocidi. (S.S.)

 

 

UN MERCANTILE CON 8 PERSONE A BORDO E’ AFFONDATO NEL TRATTO DI MARE TRA LA SICILIA E MALTA.

ALLA BASE DELL’INCIDENTE PROBABILMENTE IL CARICO DI LEGNO TRASPORTATO DALL’IMBARCAZIONE,

SPOSTATOSI IMPROVVISAMENTE A CAUSA DELLE CATTIVE CONDIZIONI DEL MARE.

NELLA ZONA PROSEGUONO LE RICERCHE

 

SIRACUSA. = Nuova tragedia del mare. Il mercantile ''Tor 1'' battente bandiera di Tonga è affondato all' alba di oggi nel tratto di mare tra la Sicilia e Malta. 8 i membri dell' equipaggio dispersi. Ieri sera dalla nave era partito l'Sos, perché sul punto di affondare a causa del mare forza 8. La richiesta di aiuto raccolta dal centro radio di Palermo, è stata immediatamente girata alla centrale operativa delle Capitanerie di Porto che sta coordinando le operazioni di soccorso insieme alla Capitaneria di Porto di Catania. Il comandante del mercantile ha detto in un primo momento di trovarsi a 80 miglia a sud-est di capo Passero; un successivo rilevamento ha indicato invece che la nave si trovava a 180 miglia dalle coste siciliane, una zona che ricade sotto il controllo di Malta. Le ricerche dei dispersi sono attualmente coordinate dalla capitaneria di porto de La Valletta, con il supporto della direzione centrale delle capitanerie di Porto di Roma. Nella zona dove sarebbe affondato il ''Tor 1'' vi sono al momento 5 navi, che erano state richiamate dall’Sos, una corvetta della marina militare statunitense ed un aereo della guardia costiera italiana, un Atr 42 partito dalla base di Pescara. Tutto fa temere il peggio, visto anche il ritrovamento di una scialuppa di salvataggio vuota. Il mercantile, lungo 75 metri, di proprietà di un armatore turco, è stato costruito nel 1972 e trasportava centinaia di tonnellate di tronchi d'albero. Tra le cause dell' affondamento potrebbe esserci stato lo spostamento del carico all' interno della nave per il mare  agitato. (S.S.)

 

 

IL DIALOGO E’ L’UNICA VIA PERCORRIBILE PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE.

COSI’ IERI IL CARDINALE CARLO MARIA MARTINI, ARCIVESCOVO EMERITO DI MILANO

NEL CORSO DELLA CONCELEBRAZIONE IN RICORDO

 DEL CARDINALE AGOSTINO CASAROLI

 

PIACENZA. = Il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, ha presieduto ieri la concelebrazione in ricordo del cardinal Agostino Casaroli, il segretario di Stato della Santa Sede, scomparso cinque anni fa. Il porporato, nel corso della celebrazione è intervenuto sulla delicata crisi mediorientale, affermando che “non ci sarà pace nel mondo finché non ci sarà pace a Gerusalemme”. L’unica via percorribile per la Terra Santa, ha poi aggiunto, è quella del dialogo che conduce alla pace. Ricordando poi la figura del cardinale Casaroli, il cardinale Martini ne ha esaltato la genuina dedizione verso la Chiesa e l’intera umanità. Al termine della liturgia, svoltasi nella parrocchia di San Giovanni Battista a Castel Sangiovanni, in provincia di Piacenza, sono state raccolte offerte per i cristiani palestinesi. (S.S.)

 

 

CARITAS EUROPA E LA CONFERENZA DELLE CHIESE D’EUROPA HANNO ISTITUITO

 UNA RETE INFORMATIVA PER COMBATTERE LA PROSTITUZIONE.

UN TURPE TRAFFICO CHE OGNI ANNO IN EUROPA RENDE SCHIAVE 500 MILA RAGAZZE

 

BRUXELLES. = L’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) stima che ogni anno, in Europa, circa 500 mila donne - la maggior parte provenienti dall’Europa orientale - divengono vittime della prostituzione. Attirate dalla speranza di una vita migliore, concludono il loro drammatico viaggio sui marciapiedi delle città dell’Europa occidentale. Riconoscendo la gravità del fenomeno, Caritas Europa e la Commissione migranti della Conferenza delle Chiesa d’Europa, con il contributo finanziario dell’Ue, hanno istituito il Cat (Christian Action and networking against trafficking in women), una rete per lo scambio di competenze per intervenire contro questa forma di schiavitù. Oltre 40 organizzazioni di differenti paesi europei (Francia, Grecia, Romania, Italia, Lituania, Russia, Germania, Ucraina, Repubblica Ceca) hanno aderito a questo progetto. Per coordinare questa fitta rete di relazioni è stato creato “Coatnet.org”, (Catholic Organizations Against Trafficking in Women), un portale Internet attraverso il quale avviene lo scambio delle informazioni. “Il lavoro che svolgiamo - ha spiegato la responsabile del progetto, Martina Liebsch - è di permettere lo scambio di esperienze tra le Chiese locali e le realtà da cui provengono le ragazze. L’intento è di organizzare strategie d’intervento in vari campi: reinserimento familiare, cooperazione con la polizia locale, sensibilizzazione nelle scuole e nei centri di aggregazione giovanile”. Coatnet.org ha stabilito delle diramazioni in Svizzera, Germania, Repubblica Ceca, Lituania e Ucraina: una serie di collegamenti che interessa comunità cristiane di confessione cattolica, evangelica ed ortodossa. Il valore ecumenico del progetto è sottolineato dal segretario generale della Commissione migranti della Conferenza delle Chiese d’Europa, Doris Peschhke: “Noi ci inseriamo in un settore nel quale le Chiese e le agenzie locali hanno già fatto molto - ha dichiarato - e come donne e uomini appartenenti alle varie Chiese d’Europa abbiamo il dovere morale di combattere la piaga della prostituzione e dello sfruttamento degli esseri umani. L’affermazione della dignità della persona - ha concluso - non è estranea alla nostra esperienza di fede”. (M.A.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

17 febbraio 2003

 

 

- A cura di Giada Aquilino -

 

“E' possibile costruire una posizione comune dell'Unione europea; un conflitto può essere evitato”. La pensa così l'Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell'Ue, Javier Solana, che oggi a Bruxelles partecipa al vertice dei capi di Stato e di governo dei Quindici, chiamati a pronunciarsi sulla crisi irachena. Se l’Unione europea sta ancora discutendo, la Nato - dopo settimane di trattative - ha trovato ieri sera un accordo sugli aiuti da fornire alla Turchia in caso di conflitto contro l’Iraq. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Il compromesso ha escluso la Francia che continuava ad opporsi, approfittando del fatto che è parte della struttura politica della Nato ma non del Comitato militare. Germania e Belgio hanno rinunciato ad ostruire l’accordo, ma hanno ribadito che continueranno a lavorare per una soluzione pacifica del confronto con l’Iraq a cominciare dal vertice dell’Unione europea di oggi. Ora, però, l’attenzione torna sull’Onu, dove Washington dovrebbe muovere i prossimi passi. Ieri la consigliera per la Sicurezza nazionale, Condoleezza Rice, ha ribadito che il Palazzo di Vetro deve fronteggiare Saddam Hussein, confermando anche la volontà degli Stati Uniti di ottenere una seconda risoluzione. Washington sta lavorando insieme a Londra al nuovo testo, che potrebbe essere presentato in settimana: il documento dovrebbe riconoscere che l’Iraq sta disarmando e quindi fornire una scadenza entro cui Baghdad dovrà dimostrare progressi concreti per evitare l’intervento militare. Il linguaggio della possibile nuova risoluzione ha una importanza cruciale, perché la Francia ha ribadito di essere contraria alla guerra e potrebbe usare il veto per bloccare qualunque testo che dovesse autorizzarla. In questo caso gli Stati Uniti potrebbero attaccare con i Paesi disposti a farlo.

 

Da New York per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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La Russia è d’accordo con la proposta francese di una nuova riunione del Consiglio di Sicurezza sull'Iraq il prossimo 14 marzo. Lo ha annunciato il viceministro agli Esteri, Iuri Fedotov.

 

Il governo olandese, rispondendo positivamente ad una richiesta degli Stati Uniti, ha autorizzato il transito nel proprio territorio di truppe e di materiale militare americani in direzione del Golfo. I Paesi Bassi hanno infatti concesso l’uso dell'aeroporto di Amsterdam Schiphol, del porto di Rotterdam e delle linee ferroviarie. Nei giorni scorsi, anche il governo italiano aveva autorizzato il passaggio sul proprio territorio di truppe e mezzi bellici americani. Dall'Austria, invece, era giunta una risposta negativa, in assenza di una nuova risoluzione Onu.

 

Resta alto l’allarme terrorismo in Gran Bretagna. Il capo della polizia metropolitana di Londra, John Stevens, ha confermato ieri che la rete di Al Qaida dispone di una “presenza importante” in Inghilterra e che la minaccia di attentati resta “forte”.

 

E’ ancora critica la situazione in Medio Oriente. Due militanti palestinesi e un dirigente del braccio armato di Hamas sono morti oggi nel corso di un'incursione compiuta da reparti israeliani nel nord della Striscia di Gaza. Sul piano politico, una delegazione palestinese di alto livello è partita per Londra per illustrare il progetto di riforma della Autorità nazionale palestinese e per rendere note ai Paesi del Quartetto (Ue, Usa, Onu e Russia) le necessità più urgenti dell’economia palestinese. In Israele, intanto, il primo ministro incaricato Ariel Sharon, del Likud, incontrerà in giornata il leader del partito laburista Amram Mitzna, per tentare di dar vita ad un nuovo governo di unità nazionale.

 

Il primo ministro greco Costas Simitis si è congratulato col vincitore delle elezioni a Cipro, Tassos Papadopoulos. Leader del partito greco-cipriota, Papadopoulos ha vinto ieri al primo turno le elezioni presidenziali, diventando così il quinto capo di Stato dell’isola, divisa 29 anni fa, dopo un’invasione militare turca. Papadopoulos ha sconfitto l’83.enne presidente uscente Clerides. Il servizio di Cesare Rizzoli:

 

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La Repubblica di Cipro e quindi anche il nuovo presidente hanno già accettato il piano dell’Onu che prevede entro il 28 febbraio il ripristino di uno Stato unico e sovrano non più diviso, la smilitarizzazione, il ritiro dei 40 mila soldati turchi di occupazione, un governo comune di garanzia per i due futuri mini Stati, ognuno con grandi autonomie. Ma la minoranza turco-cipriota rifiuta ancora la riunificazione territoriale: teme infatti di essere fagocitata dalla maggioranza greca. Ma il tempo gioca a favore del nuovo presidente Papadopulos. Anche la Turchia, infatti, chiede ora la fine della divisione di Cipro e potrebbe sacrificare il leader della sua minoranza, Rauf Denktash. Una Cipro riunificata, che diventerà formalmente europea il 16 aprile prossimo, faciliterà il difficile ingresso della Turchia verso la comunità dell’Europa.

 

Per Radio Vaticana, Cesare Rizzoli.

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E' stato prolungato di altre due settimane il coprifuoco notturno imposto da settembre in Costa d'Avorio per i continui scontri tra ribelli e governativi del presidente Gbagbo. La decisione di estendere il coprifuoco è stata presa dalle autorità di Yamoussoukro, in concomitanza con la scadenza di un ultimatum dei ribelli, che chiedevano i posti chiave del nuovo governo e la costituzione di un comitato per l'attuazione degli accordi di pace firmati a Parigi.

 

Bolivia. Dopo i violenti incidenti che la settimana scorsa hanno causato 30 morti ed oltre 100 feriti, il presidente Gonzalo Sanchez de Lozada ha assicurato alla popolazione di aver messo a punto un piano di austerità che prevede anche la riduzione delle spese del governo. Sentiamo Maurizio Salvi:

 

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Il capo dello Stato si è rivolto ai boliviani soltanto alcune ore prima dell’inizio di uno sciopero generale di 48 ore, decretato per oggi e domani dalla centrale sindacale Cob. Con l’azione di forza che tenta di rilanciare il conflitto dei giorni scorsi, il sindacato chiede le dimissioni non solo del capo dello Stato, ma anche del suo vice per manifesta incapacità. Ad essi, indirettamente, Sanchez de Lozada ha risposto proponendo una riduzione nel numero dei ministri, dei vice ministri e dei direttori generali, con un taglio nelle spese per i telefoni cellulari e per le auto di rappresentanza. Ed ha concluso annunciando che questa settimana comincerà un dialogo con i differenti settori della popolazione, per raggiungere un accordo su un bilancio dello Stato compatibile con le possibilità del Paese.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Sono 42 le imprese chiuse in Spagna e in Colombia negli ultimi giorni. Le aziende, legate alla rete dei capi del cartello di Cali, la potente mafia di narco-trafficanti colombiani, erano utilizzate per riciclare il denaro della droga. L’operazione è stata condotta dalla polizia colombiana con l’aiuto di unità speciali americane.

 

 

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