RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 34 - Testo della
Trasmissione di lunedì 3 febbraio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Lettera del Papa
a mons. Lozano Barragan, per la XI
Giornata mondiale del malato.
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E
SOCIETA’:
Israele: il presidente
Katzav avvia le consultazioni; praticamente certo l’incarico a Sharon per
formare un nuovo governo.
Antiterrorismo: gli
alpini in Afghanistan saranno impiegati in combattimento.
Al via ad Addis Abeba,
il primo vertice straordinario dell’Unione africana.
3 febbraio 2003
PROSEGUIRE CON CORAGGIO IL CAMMINO DELLA RICOSTRUZIONE
DOPO GLI ANNI BUI DEL TOTALITARISMO:
COSI’,
GIOVANNI PAOLO II AI MEMBRI DEL SINODO PERMANENTE
DELLA CHIESA CATTOLICA UCRAINA, RICEVUTI
STAMANI IN UDIENZA
- Servizio di Alessandro Gisotti -
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L’Ucraina, “terra di confine”, porta scritta “nella sua
storia e nel sangue di tanti suoi figli la chiamata ad operare con ogni impegno
a servizio della causa dell'unità di tutti i cristiani”. E’ la profonda
riflessione offerta da Giovanni Paolo II ai membri del Sinodo permanente della
Chiesa cattolica ucraina, ricevuti stamani in Vaticano. Il Papa è riandato con
la memoria agli anni bui del totalitarismo comunista. La Chiesa greco-cattolica
ucraina, ha detto, rinata dopo i “tragici eventi del secolo scorso” deve
proseguire “il suo cammino di ricostruzione nella consapevolezza della sua
eredità spirituale”. Ha quindi messo l’accento sulla “feconda testimonianza dei
martiri” ucraini. Una testimonianza, ha rilevato, che non va disgiunta dalla “necessità
di mantenere a tutti i livelli un atteggiamento di dialogo, collaborazione e
comunione”.
Proprio alla sfida dell’ecumenismo, il Papa ha voluto
dedicare la parte centrale del suo discorso. Il Pontefice ha ricordato i
recenti incontri con i vescovi di rito latino che hanno permesso – “alla luce
dell’obbligo della carità e dell’unità” – di considerare le “questioni
pastorali che interessano ambedue le comunità”. Anch’essi, ha detto, “sono
applicazione pratica di quella comunione effettiva ed affettiva che deve
guidare i Pastori del gregge di Cristo”. D’altro canto, ha spiegato, tale
comunione è tanto più necessaria di fronte alle nuove esigenze della nostra
epoca. Dai “bisogni spirituali” della popolazione ai “dilemmi
dell’emigrazione”, dai “disagi dei meno fortunati” all’esigenza di un rinnovato
dialogo ecumenico; ancora ad una maggiore integrazione della ex repubblica
sovietica nella casa comune europea.
L’Ucraina, ha constato il Santo Padre, è “la culla del
cristianesimo nell’Europa orientale”. Un “laboratorio ecclesiale – lo ha
definito – nel quale “coesistono la tradizione cristiana orientale e quella
latina”. Ambedue, ha affermato, “contribuiscono ad abbellire il volto
dell’unica Chiesa di Cristo”. Il Pontefice non ha, infine, mancato di ricordare
la gioia straordinaria che ha caratterizzato l’accoglienza dei fedeli durante
la sua visita in Ucraina, nel giugno del 2001.
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LETTERA DEL PAPA ALL’ARCIVESCOVO LOZANO
BARRAGAN,
PER LA XI GIORNATA MONDIALE DEL MALATO
Giovanni Paolo II esprime il suo grande affetto a la sua
vicinanza ai malati di tutto il mondo, appellandosi all’amore per i sofferenti
di tutti gli uomini di buona volontà: lo fa in una lettera indirizzata al
presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, mons. Javier
Lozano Barragan, con la nomina del presule a suo inviato speciale per la
celebrazione della XI Giornata Mondiale del Malato. L’evento avrà luogo a
Washington il prossimo 11 febbraio, sul tema “La via alla solidarietà:
prospettive della pastorale della salute in America”. Nel documento, redatto in
latino, il Pontefice indica per i malati, le confortanti parole di Cristo
riportate dall’evangelista Matteo: “Venite a me voi tutti che siete affaticati
e oppressi, ed io vi ristorerò”.
ALTRE
UDIENZE
Nel corso della mattinata il
Papa ha ricevuto sei vescovi della Conferenza Episcopale del Brasile, in visita
“ad Limina”.
PRESENTATA QUESTA MATTINA NELLA SALA STAMPA DELLA
SANTA SEDE
UNA
RIFLESSIONE CRISTIANA SUL NEW AGE DAL TITOLO:
“GESU’
CRISTO PORTATORE DELL’ACQUA VIVA”,
A CURA
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA E DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL
DIALOGO INTERRELIGIOSO
-
Servizio di Giovanni Peduto -
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“Il fenomeno del New Age, assieme a tanti altri
nuovi movimenti religiosi – lo afferma il cardinale Paul Poupard – è una delle
sfide più urgenti per la fede cristiana. Si tratta di una sfida religiosa
e allo stesso tempo di una sfida culturale: il New Age propone
teorie e dottrine su Dio, sull’uomo e sul mondo, incompatibili con la fede
cristiana. Inoltre, il New Age è insieme il sintomo di una
cultura in profonda crisi e una risposta sbagliata a questa situazione
di crisi culturale: alle sue inquietudini e domande, alle sue aspirazioni e
speranze ...
Per poter rispondere, da parte della Chiesa, alle sfide
poste da questo fenomeno - soggiunge il cardinal Poupard – occorrono chiarezza
e discernimento riguardo alla dottrina cristiana e, allo stesso tempo,
accoglienza delle persone in ricerca di senso. Ma occorre ugualmente una pastorale
rivolta alla cultura specifica delle società moderne e postmoderne, da cui
nasce il fenomeno New Age: esso, infatti, esprime e rispecchia tratti
decisivi di questa cultura, pretende di dare risposte valide alla crisi
culturale e si offre come via di salvezza, inaugu-rando una ‘Nuova Era’ nel
segno dell’Acquario, era di pace, di riconciliazione e di armonia cosmica”.
Il documento, illustrato congiuntamente dal cardinale
presidente del Pontificio Consiglio della cultura, Paul Poupard, e dal
presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso,
l’arcivescovo Michael Fitzgerald, è uno studio, un rapporto provvisorio; è il
frutto della riflessione comune del gruppo di studio sui nuovi movimenti
religiosi, composto da membri dello staff di diversi dicasteri della Santa
Sede: i due Pontifici Consigli appena nominati, nonché la Congregazione per
l’Evangelizzazione dei popoli e il Pontificio Consiglio per la promozione
dell’unità dei cristiani. Con noi, mons. Michael Fitzgerald:
D. – Anzitutto, eccellenza, da quale esigenza è scaturito
questo documento?
R. – Da un’esigenza pastorale. La corrente del New Age
è abbastanza diffusa in vari ambiti e questo documento vuole essere un sussidio
per i pastori, in primo luogo per coloro che accompagnano le persone come guide
spirituali o impegnati nella pastorale, al fine di compiere un’opera di
discernimento. Ci sono aspetti positivi, ma nel contesto il New Age non
è conforme con la vera fede cristiana. In questo senso si cercano di offrire,
in questa breve pubblicazione, le chiavi per comprendere questo fenomeno un po’
nebuloso del New Age e quindi illustrare la differenza tra il New Age,
appunto, e la nostra fede cristiana.
D. – Il documento reca il titolo: “Gesù Cristo, portatore
dell’acqua viva”. Un accenno, eccellenza, al contenuto?
R. – E’ noto che il New Age sta per l’era
dell’Acquario: questo è un concetto astrologico secondo cui l’era dei Pesci,
che era l’era di Cristo, si è evoluta e si è passati ora all’era dell’Acquario,
dove tutto è più scorrevole, non ci sono i rigori del cristianesimo e tutto è
basato sull’armonia, la persona calata nel Creato, nel Cosmo ... La nostra
pubblicazione, fin dal suo titolo, ricorda che è Gesù Cristo il portatore
dell’acqua viva. C’è tutto un capitolo che tratta dell’incontro tra Gesù e la
Samaritana, il capitolo V, in cui si fa una riflessione, una meditazione su
questo episodio del Vangelo in cui la donna si presenta con la sua grande sete
di sapere di più, e Cristo le dice: “Se tu conoscessi il dono di Dio, tu che cerchi
l’acqua: Io sono l’acqua, io sono l’acqua viva”. Questo per ribadire che il
cristiano, il vero cristiano trova la pienezza della sua vita spirituale in
Cristo, senza dovere andare a cercarla altrove ...
D. – Eccellenza, come mai si diffonde oggi il New Age?
Quali carenze si riscontrano anche tra i cattolici?
R. – Il New Age è un fenomeno del post-moderno, una
sorta di sfiducia nelle strutture ... E’ un po’ una nebulosa, una situazione in
cui si può scegliere, ciascuno, gli aspetti che gli si confanno ... C’è la
tendenza a costruirsi ognuno una sorta di propria religione, e questo è un
pericolo dei nostri giorni. Mi sembra – ed è stato rilevato in questo opuscolo
– che pur essendoci una forte insistenza sull’aspetto dell’armonia con tutti,
esiste pur sempre un aspetto individualistico nel New Age, la ricerca
dello sviluppo delle proprie potenzialità: sono ‘io’ che faccio questo, sono
‘io’ che costruisco ... Mentre nel cristianesimo, l’atteggiamento è di ricevere
qualcosa da Dio, di ricevere tramite Cristo la grazia del Signore e questa
grazia che riceviamo ci spinge verso il prossimo, ci spinge a servire il
prossimo. Questa tendenza un po’ individualistica, un po’ egoista, è certamente
da combattere.
Il documento oggi presentato in Sala Stampa, con un ampio
e interessante dibattito, richiama quindi l’attenzione sulla necessità di
conoscere e di comprendere il New Age quale corrente culturale, così
come sulla necessità per i cattolici di una conoscenza dell’autentica dottrina
e spiritualità cattolica per valutare in maniera corretta i temi di questa
corrente. I primi due capitoli presentano il New Age come una tendenza
culturale dai molteplici aspetti e offrono un’analisi dei fondamenti del suo
pensiero. Dal terzo capitolo in poi, vengono offerte indicazioni per una
ricerca su questo movimento in paragone con il messaggio cristiano. Vi sono
anche alcuni suggerimenti di natura pastorale. Chi desidera approfondire lo
studio del New Age troverà riferimenti utili nell’appendice.
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Molti, oltre 60, i giornalisti delle testate scritte e
radiotelevisive presenti questa mattina in Sala Stampa, assieme a parecchi
ospiti. L’interesse dei giornalisti si è anzitutto appuntato su una più esatta
definizione della fisionomia del New Age, una sua valutazione quantitativa
e la sua dimensione geografica. Nasce inizialmente in Inghilterra e si diffonde
dapprima in Europa e quindi nel mondo. E’ un fenomeno fluttuante che pure
contiene cose buone. E’ stato infatti chiesto se si può essere cattolici e fare
yoga, per esempio, o amare la natura alla maniera del New Age o
ascoltare musica relax del New Age. Occorre fare discernimento.
L’ecologia è una cosa buona, per esempio, ma non bisogna deificare la natura.
Altra precisazione si è avuta sulla natura stessa del documento, che non è un
testo ufficiale, ma uno studio non definitivo del fenomeno - è stato ribadito –
aperto ad ulteriori sviluppi. Come il New Age è in evoluzione, così non
può esservi per ora una parola dottrinale definitiva sul fenomeno. Il documento
mette tuttavia in guardia dai pericoli connessi all’ideologia o meglio alle
ideologie che sottostanno alle varie forme del New Age, in rapporto alla
fede cristiana.
INIZIA OGGI LA VISITA IN VATICANO
DELLA
DELEGAZIONE DEL PATRIARCATO ORTODOSSO DI SERBIA
NELL’INTENTO
DI FAVORIRE I CONTATTI DIRETTI
ED
ELIMINARE INCOMPRENSIONI E MALINTESI
-
Servizio di Carla Cotignoli -
Si stanno intensificando i rapporti tra la Chiesa
cattolica e le Chiese ortodosse dell’Europa orientale. Inizia oggi la visita di
una delegazione del Patriarcato ortodosso di Serbia, capeggiata dal Metropolita
Amfilohije. “Si situa nell’insieme dei
dialoghi bilaterali che la Santa Sede ha avviato con ciascuna Chiesa
ortodossa”, come informa un comunicato del Pontificio Consiglio per l’unità dei
cristiani che ricorda una visita analoga nel marzo scorso della delegazione
inviata a Roma dal Patriarcato ortodosso di Grecia. Il servizio è di Carla
Cotignoli:
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La
visita della delegazione del Patriarcato ortodosso di Serbia in Vaticano fa
seguito al viaggio compiuto nel maggio scorso dal cardinale Walter Kasper a
Belgrado, dove aveva incontrato il Patriarca serbo Pavle e si era svolto un
intenso programma “a carattere ecumenico, spirituale a contatto con il
Patriarcato ortodosso serbo”. “Nelle conversazioni – informa ancora il
comunicato – era stata sottolineata l’importanza fondamentale di contatti
diretti e reciproci, i soli in grado di approfondire la conoscenza degli uni e
degli altri e di eliminare incomprensioni, malintesi e false interpretazioni”.
E il
denso programma dei giorni prossimi
favorirà la conoscenza diretta della Santa Sede. La delegazione, giovedì
prossimo, sarà ricevuta in udienza privata dal Papa. A partire da oggi sino a
sabato prossimo, numerosi gli appuntamenti con vari dicasteri, come le
Congregazioni per la Dottrina della Fede e l’Educazione Cattolica, i Consigli
per la famiglia, giustizia e pace e dialogo inter-religioso, Accademia per la
Vita e Università pontificie. Particolarmente approfondite le conversazioni con
il Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani.
Non
mancheranno i momenti di preghiera
comune. La visita verrà inaugurata proprio con una preghiera nella Basilica di
San Pietro. Seguirà la visita alle altre Basiliche patriarcali, all’Abbazia
delle Tre Fontane, alla Basilica di Santa Maria in Trastevere, dove saranno
celebrati i Vespri animati dalla Comunità di Sant’Egidio.
“La
visita della delegazione del Patriarcato ortodosso serbo ha l’intento di dare
più solide e regolari basi alle relazioni bilaterali tra la Santa Sede e il
Patriarcato di Serbia”. E’ una ulteriore risposta concreta alla comune
responsabilità nel raggiungimento della piena unità dei cristiani.
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"Gli Stati si diano leggi
fondate su solide basi etiche a tutela della vita umana" è il titolo che
apre la prima pagina: all'Angelus, Giovanni Paolo II si è unito alla Chiesa in
Italia per celebrare la "Giornata per la Vita" ed ha lanciato un
pressante appello a considerare la persona umana soggetto di inviolabili
diritti, di fronte ai quali la libertà deve sapersi fermare.
La preghiera del Papa per le
vittime dell'esplosione della navicella spaziale "Columbia" (La
tragedia consumatasi nello spazio è approfondita sia nelle pagine estere, sia
in quella culturale)
L'appello del Santo Padre per
la riconciliazione in Costa d'Avorio.
L'augurio di pace
formulato dal Papa per quanti hanno celebrato il capodanno lunare: tra
questi, cinesi, vietnamiti, coreani.
Nelle pagine vaticane, omelia
del Papa e cronaca della Concelebrazione Eucaristica in occasione della Festa
della Presentazione del Signore.
Nel discorso ai membri del
Sinodo permanente della Chiesa greco-cattolica ucraina, il Papa ha sottolineato
che l'Ucraina porta scritta nella sua storia e nel sangue dei martiri la
chiamata ad operare a servizio della causa dell'unità dei cristiani.
Due contributi, per l'Anno
del Rosario, delle Clarisse del Protomonastero di Santa Chiara, in Assisi e a
Roma, dal titolo "Quella Corona che è via privilegiata di
contemplazione nella vita consacrata".
Un articolo di Robert Spaemann
sulla nota della Congregazione per la Dottrina della Fede sui cattolici
nella vita politica.
Nelle pagine estere, Iraq:
l'Unione Europea tenta una mediazione per scongiurare il rischio di un
conflitto.
Costa D'Avorio: Parigi chiede
il rispetto dell'accordo di pace".
Nella pagina culturale, un
contributo di Umberto Santarelli dal titolo "Un Codice da
contestualizzare": vent'anni di esperienza canonica.
Nelle pagine italiane, in primo
piano i temi della giustizia e del lavoro.
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IL GRANDE DOLORE PER LE VITE PERDUTE
NELLA
TRAGEDIA DELLO SHUTTLE COLUMBIA
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Intervista con Franco Malerba -
Si comincia a fare progressi nelle indagini per capire
perché i sette dell'equipaggio del Columbia sono morti. E’ quanto ha riferito
Ron Dittemore, responsabile del programma delle navette. Parlando in conferenza
stampa da Houston ha affermato che, due minuti prima di perdere i contatti con
la navetta spaziale, il centro di controllo della missione si era reso conto
che lo shuttle aveva problemi d'assetto, ma che non c’è stato allarme, né a
bordo né a terra, perché “tutto sembrava nei limiti delle possibilità di
correzione”. Intanto la Nasa fa sapere che sono stati ritrovati resti di alcuni dei sette astronauti. Si
rinnova, in un certo senso, il dolore per la perdita delle loro vite, un dolore
che l’astro-nauta italiano Franco
Malerba esprime nell’intervista di Fausta Speranza:
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R. - Giornate terribili, con la voglia di sapere nomi a me
familiari. E’ una cosa molto dolorosa. Non nascondo che ci sono anche le
preoccupazioni nel capire come e perché questa navetta non è tornata a terra
come doveva e cosa si ha da fare per rimettere il programma spaziale in piedi.
D. - Quindi, in qualche modo,
questa disgrazia rimanda a qualche responsabilità più generale di questi ultimi
anni, forse?
R. - Il programma spaziale è fatto di tanti programmi che
non hanno una diretta dipendenza con questo incidente. Ahimè, gli ultimi tempi
sono stati particolarmente negativi, c’è stato anche un Arianna che non
ha funzionato correttamente, un satellite perduto … Non stiamo vivendo un
momento particolarmente felice. Qualcuno potrebbe anche osservare che negli
ultimi tempi sono stati investiti meno denari, ma non credo che questo sia il
caso del programma Shuttle. Conosco il direttore del programma Ron Dittemore,
che era il mio flight director all’epoca della mia missione nello spazio. Uomo
assolutamente prudente, pignolo. Credo, veramente, scopriremo che qualcosa di
anomalo è successo durante la missione che, in qualche modo, attraverso una
catena viziosa di avvenimenti, ha prodotto l’incidente.
D. - Franco Malerba, quali frutti l’umanità ha già
raccolto da questi anni di impegno nello spazio?
R. - Sul livello della conoscenza, perché abbiamo imparato
a conoscere l’ambiente che ci circonda, ci siamo tolti i paraocchi uscendo
dall’atmosfera. Abbiamo imparato nuove tecnologie, abbiamo migliorato le
telecomunicazioni, con competenze diffuse nei più diversi settori industriali e
commerciali, dagli studi sui materiali e sulle tecnologie spaziali. Quindi, c’è
un grande ritorno da questo investimento di frontiera.
D. - Secondo lei avrebbe senso tentare di vedere dallo
spazio tutte le questioni aperte, che in questo momento ci fanno parlare di
guerra sul nostro pianeta?
R. - In effetti, questo è un pensiero profondo che gli
astronauti credo abbiano tutti in fondo al cuore, o nel profondo dei loro
occhi. La vista del pianeta da lassù è un palcoscenico straordinario per
pensare ad un destino comune del pianeta. Mi viene in mente quando
identifichiamo questo santuario del governo del pianeta nelle Nazioni Unione, e
quindi in un ambiente che, in qualche modo, rappresenta tutto il pianeta. Forse
la stazione spaziale internazionale, questo oggetto che vola lassù, e che
guarda in momenti diversi a tutti i punti del pianeta Terra, potrebbe essere
davvero il simbolo di un luogo privilegiato, dove ricercare la pace e la
comunicazione fra tutti i popoli.
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3 febbraio 2003
LA CHIESA AFRICANA SI INTERROGA SU
COME PROMUOVERE LA SANTITA’
E
COSTRUIRE UN CONTINENTE UNITO E PACIFICATO:
DA
OGGI AL 10 FEBBRAIO RIUNITI A BAMAKO, NEL MALI,
CIRCA
60 VESCOVI DELL’AFRICA FRANCOFONA DELL’OVEST,
INSIEME
A DELEGATI DELLE ALTRE CONFERENZE EPISCOPALI AFRICANE
- A
cura di padre Joseph Ballong -
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BAMAKO (Mali). = “Pianifichiamo la santità, qui, adesso,
in Africa”: è il tema di riflessione e di scambi che affronteranno durante una
settimana da oggi al 10 febbraio a Bamako, nel Mali, una sessantina di vescovi
di undici Paesi membri della Conferenza episcopale regionale dell’Africa
dell’Ovest francofona, la Cerao. Prenderanno ugualmente parte a queste assise
delegati rappresentanti delle Conferenze episcopali regionali dell’Africa del
Nord, dell’Africa dell’Ovest anglofona, dell’Africa centrale, del Simposio
delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam) e il segretario
della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Il tema scelto per
questo incontro - “Pianificare o programmare la santità” - fa parte di un piano
triennale lanciato nell’anno 2000 in occasione della 14.ma Assemblea plenaria
di Conakry, in Guinea. Si tratta di riflettere sulle vie ed i mezzi da mettere
in piedi per affrontare le grandi sfide dell’Africa, per condurre il continente
verso la santità, per promuovere la santità degli africani. Per i vescovi della
Cerao, come ha spiegato questa mattina in una conferenza stampa mons. Jean-Gabriel
Diarra, vescovo di San e presidente della Conferenza episcopale del Mali, “la
santità non è uno stato puro, ma uno sforzo sostenuto di appartenenza dell’uomo
a Dio che è amore”. Si tratta di costruire un’Africa unita, pacificata e
desiderosa di uno sviluppo armonioso. La Chiesa in Africa, attraverso le sue diverse
strutture, deve organizzarsi e pianificare le sue attività per avvicinare
l’uomo a Dio; santificare l’uomo e la donna a cui sono destinate le sue diverse
attività. Dunque, i vescovi e gli esperti di questa 15.ma plenaria si
interrogheranno sulle strutture attuali delle loro associazioni regionali e
continentali per meglio adattarle agli obiettivi definiti per lavorare in modo
più collegiale, più metodico e più efficace.
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“POPOLAZIONE, AMBIENTE E SVILUPPO”: NUOVO
RAPPORTO DELL’ONU PONE
IN
EVIDENZA LA NECESSITA’ DI RALLENTARE ED ACCOMPAGNARE LA CRESCITA
DEGLI ABITANTI DEL PIANETA, CON STRATEGIE DI
SVILUPPO RISPETTOSE
DEGLI
AMBIENTI NATURALI. NEL 2030 LA TERRA SARA’ POPOLATA
DA 8
MILIARDI DI PERSONE: 3 SU 5 ABITERANNO NELLE CITTA’
GINEVRA. = Il ventesimo è stato un secolo senza precedenti
per la crescita della popolazione, ma anche per lo sviluppo economico mondiale
e la modifica dell'ambiente. Dal 1990 al 2000 gli abitanti della Terra sono
passati da 1,6 a 6,1 miliardi e circa l' 85% dell' aumento si è verificato in
Asia, Africa e America Latina. Sebbene il ritmo di crescita della popolazione
stia rallentando, le proiezioni dell'Onu sull'andamento demografico indicano
che nel 2030 verranno toccati gli 8 miliardi di persone. Dal 2000 al 2030 si
prevede una crescita del 2% nelle regioni
più sviluppate, mentre sarà del 45% in quelle meno sviluppate. Questi i numeri
contenuti nel rapporto ''Popolazione, ambiente e sviluppo'' realizzato dal Dipartimento
degli affari economici e sociali dell'Onu. Nel 1900 circa l' 86% della popolazione
mondiale viveva nelle campagne, mentre solo il 14% nelle città. Nel 2000 la
popolazione rurale è scesa al 53%, mentre gli abitanti delle città sono il 47%
del totale. Nel 2030, oltre i tre quinti della popolazione mondiale vivranno in
città. Praticamente tutto l'aumento della popolazione che ci si attende tra il
2000 ed il 2030 sarà concentrato nelle aree urbane. La crescita rapida e non
equilibrata della popolazione e lo sviluppo economico sono accompagnati dal
degrado dell'ambiente fisico terrestre: la perdita dello strato fertile del
suolo nel ventesimo secolo è stata paragonabile a quella dei 1.000 anni
precedenti; l' uso dell'energia nel secolo scorso è stato pari a 10 volte
quello dei 1.000 anni precedenti; la produzione alimentare mondiale è aumentata
ad un tasso superiore a quello della popolazione, ma la crescente scarsità ed
il degrado delle risorse agricole e ambientali gettano seri dubbi su quanto a
lungo la produzione alimentare potrà superare l'incremento demografico; in
tutto il mondo sono poi a rischio molti ecosistemi fragili e biologicamente
unici, così come le specie animali e vegetali che essi contengono; le aree
forestali stanno diminuendo, specie nelle zone tropicali; l'inquinamento industriale
e gli scarichi dannosi delle produzioni agricole minacciano la qualità di aria
ed acqua. Globalmente, l'irrigazione usa più del 70% dell'acqua dolce prelevata
da laghi, fiumi e fonti sotterranee. Infine, il rapporto evidenzia il degrado
ambientale provocato dall' urbanizzazione. I grandi centri sono particolarmente
vulnerabili agli effetti negativi delle emissioni dei veicoli. (R.G.)
EMERGENZA IMMIGRATI AL CONFINE
TRA INDIA E BANGLADESH. UN CENTINAIO
DI
PERSONE E’ BLOCCATO NELLA “TERRA DI NESSUNO” TRA I DUE PAESI ASIATICI,
CHE SI
RIFIUTANO DI APRIRE LE FRONTIERE
NEW DELHI. = Immigrati
clandestini, secondo il governo di New Delhi. Cittadini indiani di lingua
bengalese, secondo quello di Dhaka. Un centinaio di persone sono senza riparo
né cibo nella ‘terra di nessuno’ che divide India e Bangladesh e, almeno per
ora, non sembra aprirsi nessuna delle due frontiere. Durante le passate due
settimane centinaia di persone sono state fermate dalla polizia indiana lungo
il confine con il Bangladesh. Almeno 300 sono state trattenute in centri di
permanenza e altre sono state respinte oltre la frontiera. Lo scorso mese,
l’India aveva annunciato una campagna per ostacolare l’immigrazione clandestina
dal Bangladesh considerata un rischio per la sua sicurezza interna. Proprio
l’emergenza immigrazione ha raffreddato i rapporti tra i due Paesi asiatici. Secondo
le autorità di New Delhi, nel Paese sarebbero presenti illegalmente venti
milioni di bengalesi. La polizia di frontiera indiana, dal canto suo, ha più
volte accusato l’esercito del Bangladesh di aiutare i clandestini ad
attraversare i 4000 chilometri di linea di confine che separano le due nazioni.
Affermazioni sempre smentite dal governo di Dhaka secondo cui, in realtà, gli
espulsi non sarebbero suoi cittadini, ma piuttosto in maggioranza indiani di
lingua bengalese e religione musulmana. (A.G.)
I COMBONIANI CHIEDONO LA
SENSIBILIZZAZIONE DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE PER LA REPUBBLICA CENTRAFRICANA,
SCONVOLTA
DALL’ENNESIMO RAID CONTRO LE MISSIONI CATTOLICHE.
“LA CAPITALE BANGUI - INFORMANO I RELIGIOSI -
RISCHIA DI RIMANERE ISOLATA
E NON
AVERE PIU’ IL NECESSARIO PER VIVERE”
DEKOA.
= “Le Condizioni della popolazione in Centrafrica stanno diventando sempre più
tragiche; per questo motivo sollecitiamo un intervento delle Nazioni Unite”,
così si è espresso oggi attraverso l’agenzia missionaria Misna, padre Venanzio
Milani, vicario generale dei comboniani, dando notizia dell’ennesimo raid
contro le missioni cattoliche avvenuto nella Repubblica Centrafricana. L’ultimo
assalto, che i missionari hanno potuto comunicare solo oggi alla casa
generalizia di Roma, è avvenuto dieci giorni fa ed è stato diretto contro le
strutture dei comboniani a Dekoa, cittadina situata 260 chilometri a nord dalla
capitale Bangui. I miliziani hanno fatto irruzione nelle comunità dei
comboniani e delle suore della stessa congregazione attive nell’assistenza ai
malati dell’ospedale. Trafugati una vettura ed altri oggetti. Le condizioni dei
religiosi sono buone, ma le suore hanno lasciato temporaneamente la missione
riparando in alcuni villaggi ubicati nella foresta nel timore di nuovi
attacchi. Quella di Dekoa è solo l’ultima di una lunga serie di incursioni che
hanno sconvolto quasi tutte le missioni del Centrafrica, colpito dalla pesante
crisi seguita al colpo di stato dello scorso 25 ottobre. Gli attacchi che
stanno mettendo in ginocchio il paese, vengono ricondotti alla mente dell’ex
generale golpista Bozizè. Padre Milani ha comunicato che, insieme ad altri
istituti e congregazioni, si sta cercando di sensibilizzare ad un intervento la
comunità internazionale: “Invitiamo anche i mass-media - ha detto il religioso
- ad accendere i riflettori su ciò che accade nel nostro paese, dove tra
l’altro, la capitale Bangui rischia di rimanere isolata e di non avere più il
necessario per vivere” (P.O.)
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3 febbraio 2003
- A cura di Giada Aquilino -
Un aumento di temperatura,
forse un errore nell’angolazione del Columbia. Sono alcune delle ipotesi che si
portano avanti riguardo alla tragedia dello Shuttle, esploso sabato in fase di rientro da una
missione nello spazio, provocando la morte di 7 astronauti. Gli Stati
Uniti, intanto, hanno avviato tre inchieste parallele, ad opera della Nasa, del
Congresso e di una commissione indipendente, mentre la stessa Nasa avrebbe
rimosso dai loro incarichi cinque dei nove esperti della Commissione sicurezza
che avevano evidenziato nei giorni scorsi i rischi della missione Shuttle. Il
servizio di Paolo Mastrolilli:
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La Nasa ha
sospeso tutti i voli. Ha nominato l’ex ammiraglio Harold Gehman per guidare la
commissione d’inchiesta indipendente che dovrà appurare le cause del disastro.
L’Agenzia spaziale americana ha pure promesso di rivelare tutte le informazioni
disponibili. Ma intanto iniziano a montare anche le polemiche, perché nei mesi
scorsi diversi esperti avevano avvisato la Casa Bianca sui rischi per la
sicurezza degli Shuttle. L’ipotesi più accreditata al momento è che l’impatto
tra dei detriti e l’ala sinistra, avvenuto in fase di decollo, abbia
danneggiato alcune delle tegole necessarie a proteggere la navicella dal calore
in fase di rientro. La conferma verrebbe anche dall’improvviso incremento della
temperatura registrato dalla strumentazione. Gli investigatori stanno cercando
di recuperare tutte le parti del Columbia, precipitate a terra, sopra un’area
che va dal Texas alla Louisiana. Il Paese ora si interroga su come gestire la
Stazione orbitante internazionale, che dipende dagli Shuttle per restare
operativa. Ieri, comunque, la Russia ha lanciato un cargo senza equipaggio, per
portare rifornimenti ai tre astronauti rimasti a bordo.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Lo
Stato ebraico è in lutto per la morte di uno degli astronauti dello Shuttle, di
nazionalità israeliana. Il premier Sharon ha detto che la partecipazione del
Paese al programma spaziale continuerà. Intanto il presidente israeliano Moshe
Katzav ha cominciato stamani le consultazioni con le delegazioni dei partiti
prima di affidare l’incarico della formazione del nuovo governo. La prima
delegazione ad essere ricevuta è stata quella del Likud, il partito di destra
del premier Sharon che ha conquistato alle ultime elezioni la maggioranza
relativa. Praticamente certo l’incarico a Sharon, il quale ha ricevuto stamani
il leader laburista Mitzna nel tentativo di convincerlo ad aderire a un governo
di unità nazionale.
Il 5 febbraio la Casa Bianca mostrerà le prove che
Saddam Hussein nasconde armi di distruzione di massa. A ribadirlo è il
segretario di Stato americano Colin Powell, in un commento pubblicato dal Wall
Street Journal e a due giorni dalla sua audizione al Palazzo di Vetro. Intanto,
per l’evoluzione della crisi irachena, questa settimana si attende l’esito
degli incontri bilaterali, oggi a Mosca tra il presidente russo Putin e il
premier italiano Berlusconi e domani in Francia tra il presidente Chirac e il
premier britannico Blair. Nella fine settimana poi i capi ispettori dell’Onu,
Blix ed El Baradei, torneranno a Baghdad.
In vista di un possibile prossimo attacco a Baghdad,
intanto, la Turchia ha rinforzato la sua presenza militare al confine con
l’Iraq. Da tempo gli Stati Uniti chiedono ad Ankara di poter usare il
territorio turco come base di partenza per una eventuale invasione dell'Iraq
settentrionale. E proprio questa settimana il governo turco sottoporrà al
Parlamento la questione irachena. Lo ha dichiarato il premier Abdullah Gul, in
una conferenza stampa. La Costituzione turca prevede che sia il Parlamento ad
approvare l'ingresso di truppe straniere sul territorio nazionale o l'invio
all'estero di propri contingenti militari.
Gli alpini italiani sono in Afghanistan per combattere e
non semplicemente per una missione di peacekeeping. Lo ha chiarito il
colonnello Roger King, portavoce del comando statunitense di Enduring Freedom
nella base di Bagram, 50 chilometri a nord-est di Kabul. Gli alpini tra poche
settimane saranno operativi nell'area di Khost, ai confini con il Pakistan, con
compiti di antiterrorismo.
Ancora altissima la tensione
in Costa d’Avorio. Violente proteste, che hanno provocato un morto tra i
manifestanti, si sono svolte ieri ad Abidjan, dopo la scoperta del corpo senza
vita di uno dei leader dell’opposizione. La Francia ha chiesto solennemente al
presidente Gbagbo di applicare gli accordi di Parigi ed i ribelli hanno
minacciato un ultimatum, se non si formerà in tempi brevi il governo di
riconciliazione nazionale. Il servizio di Giulio Albanese:
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Gli scontri con
la polizia sono avvenuti dopo che centinaia di persone avevano inscenato
manifestazioni di protesta per l’uccisione di Camar H, attore e membro
dell’ufficio politico del principale partito di opposizione dell’ex primo
ministro Alassane Ouattara. Il corpo senza vita dell’artista è stato rinvenuto
ieri. Freddato con almeno un colpo d’arma da fuoco, l’attore era stato
prelevato sabato sera da uomini in uniforme. Intanto, un collaboratore
personale del presidente ivoriano Laurent Gbagbo ha dichiarato che l’intesa
sponsorizzata dalla Francia va rinegoziata. Secondo un collaboratore del
presidente, il ministro degli Esteri francese Dominique de Villepin deve avere
il coraggio di riconoscere il fallimento dell’accordo di Parigi e rilanciare
così il processo negoziale, eliminando le clausole che hanno scioccato il popolo
ivoriano. Nell’accordo di Parigi sono stati dati ai ribelli due ministeri
chiave.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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Costituire un Consiglio di pace e sicurezza
all’interno dell’Unione africana. E’ l’auspicio con cui il presidente dello
stesso organismo panafricano, il sudafricano Thabo Mbeki, ha aperto stamani ad
Addis Abeba il primo vertice straordinario dei capi di Stato e di governo
dell’Unione africana, istituita ufficialmente nel luglio scorso sulle ceneri
dell'Organizzazione dell'Unità africana. All'ordine del giorno della riunione,
ci sono alcuni aggiustamenti alla Costituzione comunitaria, ma soprattutto i
conflitti continentali in Costa d'Avorio, Congo, Repubblica Centrafricana,
Sudan e Somalia. Sulla possibile guerra in Iraq, poi, Mbeki punta ad elaborare
un documento in cui si chieda più tempo per gli ispettori dell'Onu.
Una persona è morta in una potente esplosione a
Karachi, in Pakistan, in un parcheggio vicino all'edificio della compagnia
petrolifera statale Pakistan State Oil. Secondo la polizia l'esplosione è stata
causata da una bomba piazzata su una motocicletta parcheggiata all'esterno del
palazzo. Dai primi accertamenti, si tratterebbe di un atto terroristico.
Sconfitta senza precedenti per il cancelliere
tedesco Schröder, nelle elezioni regionali di ieri in Assia e Bassa
Sassonia. Nel primo test dopo le legislative del 22 settembre, gli elettori
hanno largamente premiato l’opposizione cristiano-democratica. Ed il capogruppo
dei liberali al Bundestag, la Camera bassa, non ha escluso una mozione di
sfiducia nei confronti del governo. Il servizio di Giovanni Maria Del Re:
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Particolarmente clamoroso il risultato in Bassa
Sassonia. Proprio questa roccaforte rossa, governata dal ’90 al ’98 dallo
stesso Schröder, passa dalla maggioranza assoluta social democratica a quasi
l’opposto. La Cdu, infatti, ha circa il 48 per cento dei voti. E in Assia, fino
al ’99 in mano social democratica, la Cdu del potente ministro presidente
Roland Koch ottiene la maggioranza assoluta dei seggi, rafforzandolo nelle sue
intenzioni ambiziose di possibile futuro sfidante di Schröder. Risultati senza
precedenti, motivati anche dalla grande delusione degli elettori per le troppe
promesse non mantenute da Schröder dopo la sua vittoria alle politiche del
settembre scorso. Inoltre, il centro destra ha ora definitivamente consolidato la
sua maggioranza in seno alla Camera delle regioni e sarà in grado di bloccare
molte delle leggi approvate dalla maggioranza rosso-verde al Bundestag. La
posizione del cancelliere Schröder si fa ora davvero molto difficile.
Da Berlino, Giovanni Maria Del
Re, Radio Vaticana.
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Il
presidente della Repubblica Ceca Vaclav Havel ha lasciato ieri la guida dello
Stato. Poiché un successore non è stato ancora nominato - il 14 ed il 25
gennaio scorsi nessun candidato ha raggiunto il quorum in Parlamento - la
cerimonia di passaggio delle consegne ha avuto luogo ieri a Praga tra Havel ed
i presidenti del Consiglio dei ministri e della Camera dei deputati che da
domani si divideranno gran parte dei poteri presidenziali. Il drammaturgo di
fama internazionale ed ex dissidente era diventato capo dello Stato per la
prima volta nel 1989, poco dopo la ‘rivoluzione di velluto’ di Praga che
defenestrò in maniera incruenta i comunisti al potere da 40 anni in
Cecoslovacchia. Ma Vaclav Havel è stato davvero un drammaturgo prestato alla
politica come hanno scritto alcuni politologi? Roberto Piermarini lo ha chiesto
al collega Luigi Geninazzi corrispondente di “Avvenire”:
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R. - Havel è stato sempre un
‘anti-politico’. Già nel suo libro “Il potere dei senza potere”, quando era un
dissidente e andava avanti e indietro dalle carceri comuniste, ha sempre
professato la sua profonda convinzione che la verità e la dignità dell’uomo
devono essere alla base di ogni azione. Però, ovviamente, da questo punto di
vista possiamo definirlo un politico di tipo diverso il quale giustamente,
sull’onda della rivoluzione di Velluto del 1989, è riuscito ad arrivare al
posto più alto del potere, alla presidenza della Repubblica e a rimanerci per
ben 13 anni.
D. - Quanto ha pesato nella
sua presidenza la scissione dalla Slovacchia?
R. - Havel si era battuto in
tutti i modi nel 1992 perché il Paese rimanesse unito. Invece Havel non è stato
in grado di respingere gli attacchi concentrici sia di un ultra nazionalista
slovacco come Meciar, sia di un ultra liberista ceco come Klaus. Gli può essere
di consolazione che tutti e due sono praticamente spariti dalla scena politica.
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