RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 364 - Testo della Trasmissione di martedì 30 dicembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Dolore e costernazione in tutta la Chiesa per l’uccisione ieri in Burundi del nunzio apostolico mons. Michael Courtney: il Papa si raccoglie in preghiera e invita tutti i burundesi a rifiutare la violenza, cammino senza avvenire, per costruire una pace fondata sulla giustizia. Con la morte del nunzio salgono a 29 i martiri della Chiesa cattolica nel 2003: interviste a padre Benedettini, padre Marano e mons. Kirby.

 

“Guardate gli altri con tenerezza e misericordia come faceva Gesù”: così il Papa alle migliaia di giovani che hanno iniziato ieri ad Amburgo l’incontro europeo promosso dalla Comunità ecumenica di Taizé.

 

Domani, ultimo giorno dell’anno, il Papa presiederà alle 18.00 nella Basilica di San Pietro il Te Deum di ringraziamento.

 

10 anni fa la firma dello storico accordo tra Santa Sede ed Israele. I nodi da sciogliere per un’intesa definitiva, nell’intervista al padre David Jaeger.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Presidenza dell’Unione Europea: finisce domani il semestre italiano, inizia quello irlandese. Con noi, Adriana Cerretelli.

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Comunità di Sant’Egidio, in occasione della Giornata Mondiale della pace, promuove per il primo gennaio 2004 una serie di iniziative in numerose città.

 

Celebrato a Taiwan il 75.mo anniversario di fondazione di due Congregazioni religiose con l’ordinazione sacerdotale di 18 presbiteri di origine vietnamita.

 

La parrocchia in primo piano al prossimo Convegno del Centro nazionale vocazioni della Cei. L’incontro si terrà a Roma, dal 2 al 4 gennaio prossimo, alla Domus Mariae.

 

Oltre cento morti in India a causa del freddo: particolarmente colpiti gli Stati indiani del Nord e dell’Est.

 

Grave denuncia di un’Organizzazione umanitaria dell’Honduras: quest’anno almeno mille minori sono stati uccisi in quanto appartenenti a bande giovanili.

 

Un calendario fotografico con il pensiero a chi soffre: è l’iniziativa promossa dall’Opam, l’opera per l’alfabetizzazione nel mondo, fondata nel 1972 dal compianto mons. Carlo Muratore.

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iran: 50 mila i morti per il terremoto. Estratti vivi dalle macerie due bambini.

 

Fallito attentato al presidente del Banca Centrale Europea Trichet.

 

In Lituania si aggrava la posizione del presidente della Repubblica accusato di collusione con la mafia russa.

 

Nella vicenda Parmalat Calisto Tanzi ammette il passaggio di mille miliardi dal gruppo alla sua famiglia o altre società.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

30 dicembre 2003

 

 

DOLORE E COSTERNAZIONE PER L’UCCISIONE IERI IN BURUNDI

DELL’ARCIVESCOVO MICHAEL COURTNEY, NUNZIO APOSTOLICO A BUJUMBURA:

IL PAPA SI RACCOGLIE IN PREGHIERA E INVITA I BURUNDESI A RIFIUTARE

LA VIOLENZA, CAMMINO SENZA AVVENIRE,

PER COSTRUIRE UNA PACE FONDATA SULLA GIUSTIZIA

 

Grande il dolore del Papa per l’uccisione del nunzio apostolico in Burundi mons. Michael Courtney. L’arcivescovo, 58 anni irlandese, è stato assassinato ieri pomeriggio a colpi d’arma da fuoco mentre viaggiava in auto nei pressi della capitale burundese Bujumbura. Ma sulle reazioni in Vaticano ascoltiamo il vice-direttore della sala stampa della Santa Sede padre Ciro Benedettini, intervistato da Sergio Centofanti.

 

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R. – Certamente ha lasciato tutti profondamente addolorati, anzi scioccati, questa notizia. E certamente il più addolorato è il Papa. Il nunzio, in fondo, è un rappresentante personale del Papa. Nel telegramma al presidente della Conferenza episcopale del Burundi, il Papa dice che è profondamente commosso dalla notizia di questa morte violenta e definisce mons. Courtney come colui che per tre anni ha manifestato la sollecitudine quotidiana del successore di Pietro a tutti i burundesi. Il Santo Padre si è raccolto in preghiera appena ricevuta questa notizia.

 

D. – Quando ci saranno i funerali?

 

R. – Si stanno organizzando, in contatto ovviamente con i familiari che vogliono essere presenti - si tratta di fratelli e sorelle, perché i genitori non li ha più - e si svolgeranno certamente a Bujumbura, probabilmente domani. La salma invece verrà poi riportata in patria, in Irlanda, dove verrà tumulata nella tomba di famiglia.

 

D. – Tra l’altro mons. Courtney era appena stato nominato nunzio a Cuba …

 

R. – Sì, era stato designato dal Santo Padre come nunzio apostolico a Cuba. Quindi, doveva presto lasciare il Burundi. Si attendeva soltanto il momento, il giorno più indicato, per comunicarlo alla stampa.

 

D. – Ma è la prima volta che viene assassinato un nunzio apostolico?

 

R. – Certamente nell’epoca moderna è la prima volta che viene assassinato un nunzio apostolico nell’adempimento della sua missione, una missione, come quella di mons. Courtney in Burundi, certamente difficile, perché il Burundi da più di 10 anni vive una guerra civile e più della metà della popolazione è sotto la soglia della povertà.

 

D. – Il pensiero del Papa è andato anche alla pace in Burundi …

 

R. – In effetti, nel telegramma al presidente della Conferenza episcopale del Burundi, invita tutti i burundesi ad impegnarsi giorno dopo giorno alla sequela di Cristo a rifiutare la violenza che è un cammino senza avvenire ed a costruire una pace  duratura fondata sulla giustizia, il rispetto delle persone e la sicurezza di tutti.

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Soffermiamoci ora per qualche istante alla cronaca della tragedia, che ha strappato alla Chiesa e ad uno Stato un pastore votato alla delicata causa della pace. I dettagli, nel servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Alcune scariche di arma da fuoco che tagliano in due la strada, l’auto colpita che procede, altre scariche che crivellano – per errore o per calcolo - quel bersaglio mobile, all’interno del quale un membro eccellente della Chiesa cattolica giace ormai agonizzante. Si consumano così, nella brutalità cieca di un’azione di guerriglia, gli ultimi istanti dell’arcivescovo Michael Courtney, nunzio apostolico in Burundi. A nulla serve la corsa in una clinica di Bujumbura, capitale dello Stato africano, né l’intervento d’urgenza dei medici. Le ferite e le emorragie causate dai proiettili che lo hanno colpito – tre o forse più, uno dei quali alla testa – appaiono subito gravi e poco dopo fatali.

 

La ricostruzione dell’accaduto è al momento vaga, tanto quanto è mutevole lo scenario di conflitto tra l’esercito regolare del Burundi e le forze ribelli nella zona dell’omicidio. Sono le 15.55 del pomeriggio di ieri, quando l’agenzia Misna lancia per prima la notizia. Mons. Courtney sta tornando a Bujumbura dalla località di Bururi, dove aveva officiato le esequie di un religioso. Sull’auto, oltre all’autista, vi sono un sacerdote e una terza persona. All’altezza di Minago, 40 km a sud della capitale, partono le raffiche che feriscono a morte il presule: forse esplose da una collinetta, forse da bordo strada. Un agguato pianificato? Il transito dell’auto al momento sbagliato, durante uno scontro a fuoco tra forze nemiche? Quel che è certo è che subito sia il governo burundese che i ribelli dell’Fnl si affrettano a rigettare ogni responsabilità. “E’ stato un agguato”, asserisce apparendo in tv il presidente Domitien Ndayzeze, che promette di assicurare alla giustizia i colpevoli.

 

Intanto, oltre al cordoglio del Papa e della Santa Sede, molte voci autorevoli si levano prontamente per condannare l’assassinio di mons. Courtney e per ricordarne la figura. Kofi Annan, segretario generale dell’Onu, scrive di averne apprezzato il “modo discreto ed efficace con cui contribuiva al processo di pace”. La Comunità di Sant’Egidio, addolorata dalla morte del presule, fa eco alle parole del Papa sulle tante guerre del continente: “La morte violenta di mons. Courtney, un uomo che amava la pace e la gente del Burundi – si legge in un comunicato - riporta tristemente l'attenzione su questa regione d'Africa afflitta da numerosi conflitti”. Ma era davvero il nunzio apostolico in Burundi il bersaglio da colpire? Da Bujumbura, ecco l’opinione di padre Claudio Marano, missionario saveriano da anni in Burundi, raggiunto telefonicamente da Francesca Sabatinelli:

 

R. – Tutto è possibile. Non si riesce a capire come mai su cinque pallottole tre gli sono arrivate direttamente in corpo. La macchina normalmente viaggia sempre con la bandiera, quindi dovevano senz’altro sapere chi c’era dentro. Non si sa, si può immaginare di tutto. In un Paese in guerra non si sa mai niente.

 

D. – Quindi la macchina era riconoscibile?

 

R. – La macchina era riconoscibile. Tre pallottole su cinque sono finite su di lui.

 

D. – Padre Marano, come è stata accolta la notizia lì da voi?

 

R. – Io sono qui al Centro giovani e la notizia è stata accolta con molto raccapriccio. Il nunzio, è sempre stato un uomo di punta e un uomo di dialogo. Ha sempre lavorato per la pace, la riconciliazione. Spesso era venuto anche qui nel Centro. Ci aiutava spesso. Era un uomo che credeva veramente alla pace, credeva veramente al lavoro che stava facendo. E stava smuovendo a livello politico, a livello di ambasciate, la situazione per riuscire ad intervenire per far cadere il Paese nella pace.

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Mons. Michael Courtney era nato 58 anni fa a Nenagh in Irlanda. Ordinato sacerdote a 23 anni era entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1980 prestando il suo servizio in Africa Meridionale, Senegal, India, Jugoslavia, Cuba ed Egitto. Nel 1995 era stato nominato inviato speciale con funzioni di osservatore permanente presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo. Nel 2000 il Papa gli aveva affidato l’incarico di nunzio apostolico in Burundi, elevandolo alla sede arcivescovile di Eanach Dùin. Il dolore per la morte di mons. Courtney è particolarmente forte nella diocesi irlandese di Clonfert, da dove il nunzio proveniva. Il vescovo della diocesi mons. John Kirby, suo amico, ci ha rilasciato questa breve testimonianza:

 

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R. – I’M VERY SCHOCKED AT THE NEWS…

Sono molto scioccato dalla notizia della morte dell’arcivescovo Courtney. Era un mio amico. Appena quattro settimane fa ero andato a visitarlo nella nunziatura apostolica di Bujumbura. Sono appena tornato con la sensazione del pericolo che si vive in Burundi. Anche lui se ne rendeva conto, ma lo viveva con serenità. Sentiva di avere un lavoro da svolgere per le Chiese e per il Vaticano ed era preparato a rimanere lì per compierlo.

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Ostilità e conflitti armati hanno percorso l’intera storia del Burundi, da quando questo piccolo Paese del centro Africa, 6 milioni e mezzo di abitanti, grande poco più della Sicilia - già protettorato tedesco poi affidato al Belgio - ha conquistato l’indipendenza nel 1962. Ascoltiamo una scheda di Roberta Gisotti.

 

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Già nel ‘66 il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica, deposto il re Ntaré, l’etnia minoritaria dei Tutsi va al potere; rappresenta solo il 15 per cento della popolazione, ma rimane salda alla guida del Paese per oltre 25 anni, creando forti tensioni e sanguinosi scontri tribali con l’etnia maggioritaria degli Hutu: centinaia di migliaia le vittime e i profughi.

 

Quindi nel ‘92 la svolta, con un Referendum che porta ad una nuova Costituzione, poi nel ’93 le prime elezioni multipartitiche con la vittoria degli Hutu, che conquistano la maggioranza del Parlamento e la presidenza della Repubblica. Ma da lì a pochi mesi l’assassinio del capo di Stato hutu, Ndadayae, riporta il Paese nel baratro della guerra civile, che lascia sul campo almeno 300 mila morti e provoca 1 milione di nuovi profughi. Nel ’94 l’elezione di un nuovo leader hutu, Ntaryamira, pochi mesi dopo anche lui vittima, insieme al presidente del Rwanda, di un attentato aereo. E ancora nel ‘96 un colpo di Stato dei militari tutsi segna l’ascesa del presidente Buyoya, che promette il ritorno alla normalità costituzionale.

 

Nel ’98 viene nominata un Assemblea nazionale di transizione, ma il cammino per la riconciliazione democratica è pieno d’insidie e la meta resta lontana, nonostante i tentativi di mediazione del Sudafrica e dell’Unione Africana. Proseguono gli scontri a fuoco tra l’Esercito regolare e i ribelli hutu organizzati nelle Forze nazionali di liberazione (Fnl) e nelle Forze di difesa della democrazia (Fdd). Nell’aprile scorso un nuovo presidente hutu, Ndayizeye, raccoglie la sfida di rilanciare  la pace, ricucendo gli equilibri con gli apparati di governo e militari dei Tutsi e convincendo i ribelli a deporre le armi. Il tentativo riesce con le Forze di difesa della democrazia (Fdd): solo un mese fa l’accordo, l’ingresso nel governo e l’assorbimento dei guerriglieri - circa 37 mila - nell’Esercito regolare. Dall’intesa resta però fuori l’altra formazione ribelle il Fronte per la liberazione nazionale (Fnl), che rifiuta ogni patto per la divisione dei poteri.

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SONO 29 I MARTIRI DELLA CHIESA CATTOLICA NEL 2003.

TRA LORO, OLTRE ALL’ARCIVESCOVO MICHAEL COURTNEY,

ANCHE UNA VENTINA DI SACERDOTI E TRE VOLONTARIE LAICHE

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

La scomparsa di mons. Courtney, in Burundi, suggella drammaticamente un anno durante il quale la Chiesa cattolica ha dovuto piangere in più circostanze la morte di suoi appartenenti. Poco fa, l’agenzia Fides ha reso noto, come ogni anno, il dato ufficiale del martirologio del 2003: sono 29 le persone rimaste uccise in modo violento a causa della loro adesione alla causa del Vangelo e del loro servizio pastorale e apostolico. Oltre a mons. Courtney, nell’elenco pubblicato dalla Fides figurano 20 sacerdoti diocesani, tre seminaristi, due volontarie laiche, un religioso e due laici. L’Uganda è il Paese nel quale la Chiesa ha pagato il più alto tributo di sangue, e l’Africa in generale è il continente con il maggiore bilancio di perdite. Pesante anche il computo dei defunti dello Stato colombiano: 5 sacerdoti e una laica.

        

 

GUARDATE GLI ALTRI CON TENEREZZA E MISERICORDIA COME FACEVA GESU’:

COSI’ IL PAPA ALLE MIGLIAIA DI GIOVANI CHE HANNO INIZIATO IERI AD AMBURGO

L’INCONTRO EUROPEO PROMOSSO DALLA COMUNITA’ ECUMENICA DI TAIZE’

- Intervista con frère Marek -

 

Grande festa di fraternità ad Amburgo in Germania dove migliaia di ragazzi e ragazze provenienti da tutta l’Europa hanno iniziato ieri il tradizionale incontro giovanile organizzato dalla comunità ecumenica di Taizè che proseguirà fino al 2 gennaio. Il Papa per l’occasione ha inviato un messaggio in cui esorta i giovani a fare come Gesù che “posava su ogni essere umano uno sguardo fatto di tenerezza, di misericordia e di perdono, uno sguardo che rimette in piedi” e dà speranza. “Non custodite tutto per voi – ha detto ancora Giovanni Paolo II – ma dividete coi poveri che sono i preferiti di Dio”. Ma ascoltiamo il servizio di Francesca Sabatinelli.

 

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Un forte incoraggiamento a riscoprire in fondo ai cuori il desiderio di vita e di felicità, è questo il messaggio del Papa ai giovani di Taizé riuniti ad Amburgo. Alle migliaia di ragazzi e ragazze Giovanni Paolo II chiede di guardare gli altri per cercare in loro il Signore, per creare relazioni fraterne, per dare fiducia a quanti spesso sono i più disprezzati e dimenticati nella società. La vostra missione, è la raccomandazione del Papa, consiste nel fare in modo che tutti gli uomini diventino un popolo di fratelli e sorelle, dove ciascuno sarà riconosciuto non per ciò che ha ma per ciò che è. E alla benedizione del Santo Padre si uniscono i messaggi del segretario generale dell’Onu Kofi Annan, del patriarca Alessio II di Mosca, dell’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams. Da tutti loro arriva l’invito ai ragazzi a far sentire la loro voce. Kofi Annan chiede ai giovani di aiutare le Nazioni Unite nel sostegno ai popoli del mondo afflitti dalle guerre, dalla miseria, dalle malattie. Il patriarca Alessio II li esorta a non adattarsi alle mode del momento ma a dividere la speranza con chi sta al loro fianco. E le preghiere sono assicurate anche dall’arcivescovo Rowan Williams, che invita a riflettere sul significato di una vita al seguito di Gesù: in un mondo che conosce fin troppo povertà, ingiustizia e violenza, non si deve ricercare la sicurezza nel potere e nella posizione sociale, ma porsi liberamente al servizio degli altri.

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Con le parole del Papa e di altre importanti personalità religiose in campo ecumenico ha preso dunque il via il 26.mo Incontro europeo di Taizé. Su primi momenti di questo grande raduno giovanile, ecco da Amburgo la testimonianza di frère Marek, intervistato da Alessandro De Carolis:

 

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R. – Già verso le cinque la Fiera di Amburgo ha iniziato a riempirsi di giovani di tutta Europa e di altri continenti. Alle 19, è cominciata la preghiera. Frère Roger ha partecipato a questa prima preghiera e ha parlato ai giovani, salutando tutti i presenti e ricordando a tutti di essere giunti fin qui per cercare la fiducia in Dio, affinché ci dia la forza di ritrovare la comunione e la gioia.

 

D. – E’ stata data lettura del messaggio inviato dal Papa?

 

R. – Il messaggio inviato dal Papa è stato distribuito subito all’arrivo dei giovani. Tutti, dunque, hanno ricevuto e potranno meditarlo nella loro lingua. Oggi, poi, in mattinata, i giovani sono stati ricevuti nelle varie parrocchie. Credo che per molti abitanti di Amburgo sia stata una cosa straordinaria, perché quasi tutte le chiese cittadine si sono riempite di ragazzi e ragazze.

 

D. – Ha avuto modo, frère Marek, di ascoltare qualche eco da parte dei giovani arrivati lì ad Amburgo?

 

R. – Sì, e devo dire che la prima impressione è sempre legata alla gioia di ritrovarsi di nuovo insieme. C’è un’atmosfera di pace, di attesa sicuramente, ma di un’attesa molto pacifica, molto tranquilla.

 

D. – Quale sarà il momento centrale dell’incontro di oggi?

 

R. – La preghiera delle 19.00. Per quell’ora, aspettiamo i vescovi delle diverse chiese di Amburgo - insieme all’arcivescovo della città, Werner Thissen – e anche un vescovo della Polonia, uno della Francia ed uno della Bolivia. Saranno tutti insieme, stasera, nel padiglione n° 6, uno dei quattro dove i giovani si incontrano quotidianamente per la preghiera.

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DOMANI, ULTIMO GIORNO DELL’ANNO, IL PAPA PRESIEDERA’ ALLE 18.00

NELLA BASILICA DI SAN PIETRO IL TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO

 

Domani 31 dicembre, festività di San Silvestro, ultimo giorno dell’anno 2003 che cade quest’anno di mercoledì: in questa particolare occasione non avrà luogo al mattino l’udienza generale del Santo Padre. Nel pomeriggio Giovanni Paolo II presiederà, nella Basilica Vaticana alle ore 18, la celebrazione dei Primi Vespri della Solennità di Maria SS.ma Madre di Dio, con la recita del Te Deum di ringraziamento per la fine dell’anno civile. Tutti i fedeli potranno ammirare accanto all’Altare l’icona della Madonna del Divino Amore donata dalla diocesi di Roma al Papa per il XXV di Pontificato. In questo anno trascorso il Santo padre ha incontrato in totale nella sua attività pastorale in Vaticano oltre 2 milioni 600 mila persone tra fedeli ricevuti in 48 udienze generali e altre udienze particolari, oltre che durante le celebrazioni liturgiche e le recite dell’ Angelus.

 

 

10 ANNI FA LA FIRMA DELLO STORICO ACCORDO TRA SANTA SEDE ED ISRAELE.

I NODI DA SCIOGLIERE PER UN’INTESA DEFINITIVA,

NELL’INTERVISTA AL PADRE DAVID JAEGER CHE FA PARTE

DELLA COMMISSIONE VATICANA NELLE TRATTATIVE CON LO STATO EBRAICO

 

Il 30 dicembre di dieci anni fa la Santa Sede ed Israele firmavano “l’Accordo fondamentale” che apriva la strada alle piene relazioni diplomatiche, che sarebbero poi giunte pochi mesi dopo. La firma a Gerusalemme veniva posta dall’allora sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati mons. Claudio Celli e dal vice ministro degli Esteri israeliano del momento Yossi Beilin. Il documento, messo a punto da una commissione bilaterale permanente, definiva i principi e le norme che avrebbero regolato le relazioni tra le parti. All’accordo del ’93 è seguito nel ’97 l’accordo sulla personalità giuridica della Chiesa cattolica in Israele, che ha definito lo status giuridico delle istituzioni ecclesiastiche nello Stato ebraico. Resta ancora aperta la trattativa sull’accordo economico, finalizzato a consolidare l’incerta situazione economica e fiscale delle realtà ecclesiali in Israele. Una trattativa difficile come spiega al microfono di Giancarlo La Vella il padre David Jaeger, portavoce della Custodia di Terra Santa che affianca il capo della delegazione vaticana mons. Pietro Sambi, nelle trattative con Israele.

 

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R. - Il primo accordo integrativo viene firmato soltanto nel ’97, sul riconoscimento civile degli enti ecclesiastici: un accordo tecnico-giuridico. Invece, il secondo accordo, è il più importante di tutti in un certo senso, perché riguarda la capacità della Chiesa di sopravvivere materialmente in Israele, l’accordo che dovrebbe confermare le esenzioni fiscali della Chiesa e le sue proprietà: questo accordo, sul quale i lavori sono iniziati nel ’99, è ancora incompiuto. Le due parti si impegnavano, il 1 luglio, nell’ultima riunione delle delegazioni, a compiere ogni sforzo possibile per completare questo accordo in tempo utile per il decimo anniversario. In questa prospettiva, le delegazioni si erano date otto appuntamenti nel corso del mese di settembre. Se nonché il 28 agosto, il governo di Israele ha fatto sapere che la sua delegazione non sarebbe venuta ad alcuni degli appuntamenti fissati e che non era in condizioni di fissare di comune accordo nuove date. Io non sono al corrente di alcuna prospettiva concreta per il riavvio dei negoziati principali.

 

D. - Padre Jaeger, quali sono le questioni in sospeso affinché la comunità cattolica in Israele veda riconosciuti i propri diritti?

 

R. - Si deve ottenere che lo Stato riconosca, mediante questo nuovo accordo, i diritti acquisiti alla Chiesa in Israele, in Terra Santa, lungo i secoli in forza dei Trattati tra l’allora Impero Ottomano ed i diversi Stati europei; che si devono vedere confermati i principi enunciati dall’Onu nella risoluzione del 29 novembre 1947 che ordinava agli erigendi nuovi Stati in Terra Santa di non alterare le esenzioni fiscali allora esistenti. Tutti questi diritti non sono mai stati formalmente riconosciuti in Israele e nella pratica non sempre osservati. Anzi: ogni tanto ci cono stati e ci sono tentativi per la loro erosione o cancellazione, da parte della burocrazia del fisco.

 

D. - Qualche esempio?

 

R. - L’esempio più scottante è l’ospedale cattolico San Giuseppe a Gerusalemme, al quale è stato richiesto il pagamento di tasse sul lavoro che non aveva mai dovuto pagare, con tanto di processi e minacce di confisca dei beni, di conti bancari, eccetera; per esempio, il problema più generale sono le tasse di proprietà municipali che sono molto pesanti, e che nessuna istituzione cattolica sarebbe mai in condizione di pagare. L’esenzione da queste tasse, assicurata dalla risoluzione Onu, come anche da leggi precedenti; eppure, non è riconosciuta legalmente nello Stato d’Israele, il che vuol dire che praticamente tutti i monasteri, conventi eccetera sono debitori per somme che arrivano a decine di milioni di euro, almeno.

Ecco perché questo è importante: Israele, non meno della Santa Sede, voleva arrivare ad un nuovo accordo, riconosciuto da entrambe le parti; ecco perché ci siamo sforzati da anni di arrivarci. Ora, il nuovo accordo in gran parte è pronto; rimangono solo alcuni punti sui quali bisogna accordarsi per poter completare i negoziati.

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NOMINA

 

Il Santo Padre ha accolto la rinuncia presentata, per raggiunti limiti di età, da monsignor Francesco Saverio Salerno all'incarico di segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, e contemporaneamente ha nominato segretario del medesimo Supremo Tribunale il padre scalabriniano Velasio De Paolis, decano della Facoltà di diritto canonico della Pontificia Università Urbaniana, elevandolo in pari tempo alla Sede vescovile tit. di Telepte. Padre Velasio De Paolis è nato a Sonnino (Latina) il 19 settembre 1935. Ordinato sacerdote nel 1961, è stato anche procuratore generale della Congregazione dei Missionari di San Carlo (Scalabriniani). 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina la drammatica notizia dell'assassinio del rappresentante del Papa in Burundi.

Si sottolinea che l'arcivescovo Michael Courtney, in missione da più di tre anni nel tormentato Paese africano, ha sempre manifestato la sollecitudine quotidiana del Successore di Pietro per tutti i burundesi. Si evidenzia, al contempo, che ai missionari e alle missionarie che hanno donato la vita per il Vangelo si aggiunge, per la prima volta, il nome di un Nunzio Apostolico.

Il telegramma di cordoglio del Santo Padre. 

Sempre in prima, la notizia dell'uccisione di un missionario tedesco in Camerun.

 

Nelle vaticane, due pagine dedicate alle Celebrazioni nelle Diocesi italiane in occasione del Natale.

 

Nelle estere, riguardo al terremoto in Iran spicca il titolo "Una vita donata due volte": una bambina di sei mesi salvata grazie al coraggio della madre che muore facendole scudo con il corpo tra le macerie.

Un articolo di Andrea Cordero di Montezemolo da titolo " Dieci anni dalla firma dell''Accordo Fondamentale' fra Santa Sede ed Israele". 

 

Nella pagina culturale, un articolo di Angelo Marchesi dal titolo "Gustavo Bontadini e il pensiero del '900": un convegno a Venezia nel centenario della nascita.

Nell'"Osservatori libri" un approfondito contributo di Danilo Veneruso sulla monografia dello statista Giovanni Giolitti curata da Aldo Alessandro Mola.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la vicenda dei pacchi-bomba.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

30 dicembre 2003

 

 

PRESIDENZA DELL’UNIONE EUROPEA:

FINISCE DOMANI IL SEMESTRE ITALIANO, INIZIA QUELLO IRLANDESE

- Con noi, Adriana Cerretelli -

 

Passaggio di consegne ufficiale alla mezzanotte di domani all’Unione Europea di Bruxelles tra la presidenza di turno uscente, tenuta dal luglio scorso dall’Italia, e quella che si protrarrà fino al 30 giugno 2004, affidata all’Irlanda. Se nei prossimi mesi si assisterà all’ingresso di dieci nuovi Paesi nell’Unione Europea, sul semestre italiano che si va concludendo continua a pesare il mancato varo della Costituzione europea: l’intesa sul testo fondamentale dell’Unione non è stata trovata al vertice europeo del 12 e 13 dicembre scorsi e a seguito del fallimento della Conferenza intergovernativa incaricata di discutere il progetto consegnato il 18 luglio scorso dal presidente della Convenzione Ue, Giscard d'Estaing. Sull’argomento il dibattito è ancora aperto, come spiega Adriana Cerretelli, caporedattore del Sole24Ore a Bruxelles, intervistata da Giada Aquilino:

 

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R. - Per una volta non si può imputare al governo italiano questo fallimento, che ha una responsabilità generalizzata, nel senso che era e resta una partita a 25 di difficilissima soluzione.

 

D. – Il voto a doppia maggioranza nel Consiglio d’Europa rimane uno scoglio. Da una parte c’è il blocco franco-tedesco, dall’altra quello ispano-polacco: perché il disaccordo?

 

R. – C’è stato uno scontro di opposti estremismi. Da un lato la Francia - ancor più della Germania - decisa a far passare il voto a doppia maggioranza secondo la formula del 50 per cento degli Stati e il 60 per cento della popolazione. Dall’altro Spagna e Polonia decise, invece, a mantenere il sistema di Nizza che riconosce loro un peso più o meno analogo a quello dei grandi. Questa opposizione al cambiamento è dovuta al fatto che se si calcola anche il peso della popolazione - avendo Spagna e Polonia la metà degli abitanti della Germania - ovviamente i due Paesi vedrebbero calare il loro peso.

 

D. – Quanto durerà allora il lavoro di preparazione della Costituzione europea? Si approverà entro il semestre irlandese o si dovrà attendere quello successivo, l’olandese?

 

R. – In questo momento è molto difficile fare previsioni. Mi sembra piuttosto improbabile che l’Irlanda ce la possa fare, perché durante questo semestre ci saranno a marzo le elezioni in Spagna e poi a giugno le elezioni europee. Si può immaginare quindi un’approvazione sotto la presidenza olandese, cioè alla fine del 2004. Ma c’è anche chi non esclude un ulteriore prolungamento dei tempi.

 

D. – Qual è quindi il bilancio della presidenza italiana?

 

R. – La presidenza italiana ha fatto del suo meglio a proposito delle iniziative sulla crescita europea, ossia sui progetti infrastrutturali. Poi è stata approvata l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere e la lotta all’immigrazione clandestina: ciò dovrebbe favorire una maggiore cooperazione proprio perché, alla luce del terrorismo, i problemi della sicurezza sono diventati drammaticamente impellenti un po’ per tutti.

 

D. – Sotto il semestre irlandese si avrà un’Europa allargata: quanto sarà governabile?

 

R. – Lo sarà secondo le regole di Nizza, che entreranno in vigore dal primo novembre 2004, per quanto riguarda la doppia maggioranza. Bisognerà vedere quanto Nizza potrà funzionare. Ma le strutture istituzionali con cui l’allargamento parte non sono delle più solide.

 

D. – Le altre sfide del prossimo semestre quali saranno?

 

R. – Le riforme strutturali, come pensioni, mercato del lavoro, ulteriori liberalizzazioni che si spera dovrebbero riuscire a far ripartire l’economia europea, la quale invece resta terribilmente torpida e apatica rispetto a quella americana, che è partita alla grande, per non parlare del dinamismo di quella cinese.

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CHIESA E SOCIETA’

30 dicembre 2003

 

 

“PACE IN TUTTE LE TERRE”: PER IL SECONDO ANNO, LA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO PROMUOVE UNA SERIE DI INIZIATIVE IN NUMEROSE CITTA’

IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE, IL PRIMO GENNAIO 2004

 

ROMA. = Il primo gennaio 2004, in occasione della Giornata Mondiale della Pace, la Comunità di Sant'Egidio promuoverà, per il secondo anno, le manifestazioni “Pace in tutte le terre”, in oltre 200 città di 70 Paesi dei diversi continenti. L’intento dei promotori è far giungere “il sostegno alle parole del Papa e alla sua sollecitudine per la pace nel mondo, ancora troppo diviso e segnato da guerre, ingiustizie, povertà e violenze”. Cristiani e credenti di tutte le religioni, “uomini e donne di buona volontà – sottolinea una nota della Comunità di Sant’Egidio – si uniranno per manifestare che la pace è possibile e che la guerra non è inevitabile, per esprimere l’esistenza di una cultura e di una volontà di pace, non rassegnate all'inevitabilità della guerra e perché si chiudano presto i conflitti ancora aperti”. La mattina del primo gennaio, nella piazza romana della Chiesa Nuova, partirà una marcia per la pace e per la fine del terrorismo, per ricordare “tutte le terre che nel nord e nel sud del mondo attendono la fine della guerra, fonte di sofferenza per tanti popoli e 'madre' di tutte le povertà”. La marcia arriverà a Piazza San Pietro per l’Angelus del Papa. (A.G.)

 

 

CELEBRATO A TAIWAN IL 75.MO ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE

DI DUE CONGREGAZIONI RELIGIOSE CON L’ORDINAZIONE SACERDOTALE

DI 18 PRESBITERI DI ORIGINE VIETNAMITA

 

TAICHUNG. = Il 27 dicembre, festa di San Giovanni apostolo, le Congregazioni dei “Piccoli Fratelli di san Giovanni Battista” (Csjb) e delle “Piccole sorelle di santa Teresa di Lisieux” (Cst) hanno celebrato solennemente il 75.mo anniversario della loro fondazione. Nel 1928, infatti, – ricorda l’agenzia Fides – il missionario belga padre Vincent Lebbe, C.M., fondò in Cina queste due congregazioni allo scopo di diffondere il Vangelo tra quelle popolazioni. La Messa giubilare è stata presieduta da mons. Joseph Wang, vescovo di Taichung, diocesi nella quale si sono sviluppate le congregazioni. All’evento giubilare ha preso parte anche il presidente della conferenza episcopale vietnamita, mons. Paul Nguyen Van Hoa, vescovo di Nha Trang. Tra i concelebranti anche un centinaio di sacerdoti di Taiwan, mentre un migliaio di fedeli ha partecipato alla liturgia durante la quale sono stati ordinati sacerdoti 18 diaconi di origine vietnamita, appartenenti alla congregazione dei “Piccoli Fratelli di San Giovanni Battista” impegnati per l’evangelizzazione in Asia. Al termine della celebrazione, l’Incaricato d’affari della rappresentanza pontificia, mons. Ambrose Madtha, ha letto il messaggio augurale inviato dal segretario di Stato, Angelo Sodano, a nome del Papa, esprimendo ringraziamento ed incoraggiamento per l’opera svolta dalle due congregazioni religiose. Quindi ha lanciato un appello ai giovani perché rispondano affermativamente alla chiamata del Signore. (A.G.)

 

 

LA PARROCCHIA IN PRIMO PIANO AL PROSSIMO CONVEGNO

DEL CENTRO NAZIONALE VOCAZIONI DELLA CEI. L’INCONTRO SI TERRA’ A ROMA,

DAL 2 AL 4 GENNAIO PROSSIMO, ALLA DOMUS MARIAE

 

ROMA. = Porre l’attenzione sulla comunità parrocchiale, perché, in un mondo che cambia, riscopra la sua vocazione. Aiutare, così, ogni battezzato a percepire, accogliere e vivere la vocazione personale. E’ questo il significativo obiettivo che si propone il Centro nazionale vocazioni (Cnv) della Conferenza episcopale italiana nel suo prossimo convegno nazionale che si terrà a Roma (Domus Mariae) dal 2 al 4 gennaio 2004. Tema scelto per questa edizione “Il volto vocazionale della parrocchia in un mondo che cambia – Come?”. Ad aprire i lavori saranno il presidente del Centro e della Commissione clero e vita consacrata della Cei, mons. Italo Castellani, arcivescovo coadiutore della diocesi di Lucca e don Luca Bonari, direttore del Centro. Cinque le relazioni in programma che affronteranno il tema della parrocchia nella recente riflessione dei vescovi italiani e nella sua “dimensione vocazionale”. All’incontro sono attesi seminaristi, responsabili dell’animazione vocazionale degli Istituti di vita consacrata, parroci e responsabili regionali e diocesani della pastorale familiare e giovanile. (A.G.)

 

 

OLTRE CENTO MORTI IN INDIA A CAUSA DEL FREDDO:

PARTICOLARMENTE COLPITI GLI STATI INDIANI DEL NORD E DELL’EST

 

NEW DELHI. = Si aggrava il bilancio di morti nel nord e nell’est dell’India, dopo una grande ondata di freddo. In due settimane sono state 122 le vittime del brusco calo della temperatura. Lo riporta l'agenzia di stampa Press trust of India (Pti). Nel nord del Paese, dove sono stati registrati 76 decessi, gli stati più colpiti sono l'Uttar Pradesh, l'Himachal Pradesh e l'Haryana, il Jammu e Kashmir, il Rajasthan e tutta la regione attorno a Nuova Delhi. Ad est, sono 22 i morti nello stato del Bihar. Per affrontare l’emergenza le autorità hanno disposto  ricoveri per i poveri nelle scuole e in altri edifici pubblici. (A.G.)

 

 

GRAVE DENUNCIA DI UN’ORGANIZZAZIONE UMANITARIA DELL’HONDURAS:

 QUEST’ANNO ALMENO MILLE MINORI SONO STATI UCCISI

 IN QUANTO APPARTENENTI A BANDE GIOVANILI

 

TEGUCIGALPA. = Almeno mille giovani di età inferiore ai 25 anni sono stati assassinati in Honduras durante quest’anno. La maggior parte delle vittime sarebbe stata uccisa perché appartenente a bande giovanili. La grave denuncia è stata formulata - nel corso della trasmissione radiofonica ‘Voces contra el Olvido’ - da Berta Oliva, presidente del ‘Comitato dei familiari dei detenuti scomparsi in Honduras’ (Cofadeh). La Oliva ha dichiarato che un numero simile di vittime di omicidi “è davvero scandaloso” e che “equivale a un genocidio, sebbene a molti questa parola dia fastidio”. La presidente del Cofadeh ha criticato la legge anti-bande giovanili approvata nel 2003, che la Oliva ha definito “incostituzionale”. D’altro canto, proprio questa legge è stata considerata dal ministero della Sicurezza del Paese centro-americano uno strumento efficace nella lotta contro la criminalità giovanile. Secondo il governo, infatti, da quando la legge è stata approvata, l’estate scorsa, alla fine dell’anno ben 700 appartenenti a bande giovanili sono stati arrestati dalla polizia. Secondo ‘Casa Alianza’, organizzazione no profit impegnata nella tutela dei diritti dei minori in America centrale, che tiene un conteggio mensile dei bambini e dei giovani assassinati in Honduras, nel Paese sono stati almeno 2.089 i minori di 23 anni uccisi dal 1998 a oggi. (A.G.)

 

 

UN CALENDARIO FOTOGRAFICO CON IL PENSIERO A CHI SOFFRE:

E’ L’INIZIATIVA PROMOSSA DALL’OPAM,

L’OPERA PER L’ALFABETIZZAZIONE NEL MONDO,

FONDATA NEL 1972 DAL COMPIANTO MONS. CARLO MURATORE

 

ROMA. = Un calendario a colori per l’anno 2004 è stato realizzato dall’Opera per la promozione dell’alfabetizzazione nel mondo (Opam). Il calendario è dedicato a tutte le persone che nel nostro presente non possono sorridere. Un lavoro, impreziosito dalle foto di Karl Grobl. Questa Ong fondata nel 1972 da mons. Carlo Muratore, per lunghi anni attivo in Venezuela e scomparso nei giorni scorsi, è presente in diversi Paesi del terzo mondo e fa della promozione di “una scuola per sorridere” una sorta di suo filo conduttore. L'Opam che ha un proprio sito (www.opam.it) punta, con il sostegno di amici e sostenitori, a varare centri scolastici, agrari e artigianali attuati tramite progetti, adozioni scolastiche e gemellaggi tra le scuole. Nel 1982 l'Opam, attualmente presieduta da don Aldo Marini, ha ricevuto una  “menzione d’onore” da parte dell’Unesco. (A.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

30 dicembre 2003

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Il governo iraniano ritiene che il numero delle vittime del devastante terremoto che venerdì ha colpito il sud-est dell'Iran salga a 50.000. E’ quanto ha fatto sapere in mattinata un alto funzionario del ministero dell'interno, sottolineando che 28 mila corpi sono stati già sepolti. Sono, invece, circa 2.000 le persone tratte in salvo dalle macerie. Tra queste ha colpito in particolare il ritrovamento ieri di una neonata di sei mesi e oggi, a ben quattro giorni dal sisma, di due  bambini che sono stati salvati a Bam dal cinguettio dei loro due canarini che ha attirato l'attenzione dei soccorritori. I due bimbi sono gravemente feriti. Intanto, il presidente iraniano Khatami ha promesso che la città di Bam sarà ricostruita entro due anni. Ma proprio da Bam ascoltiamo quanto riferisce Barbara Schiavulli:

 

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La gente si rifugia nelle tende, accende fuochi per riscaldarsi ed accetta un po’ di cibo dagli aiuti umanitari. Per tutto il giorno si sono seppelliti i morti e si continuerà a farlo anche domani e per tutta la settimana. In visita le massime cariche dello Stato iraniano: prima il leader spirituale Khamenei, che ha detto che “tutto l’Iran soffre”, e poi il presidente Khatami. Ufficialmente la fase di emergenza e ricerca è terminata ma si continua a scavare e a disseppellire cadaveri. Ora, la preoccupazione principale è quella di evitare la diffusione delle epidemie. La mancanza d’acqua e di elettricità non aiuta, ma il freddo della notte, gelido per chi non ha più una casa, forse impedirà la diffusione di malattie peggiori.

 

Barbara Schiavulli, per la Radio Vaticana, da Bam.

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Dopo il presidente della Commissione, Prodi, chi guida la strategia dei  pacchi bomba ha preso di mira ieri altre due istituzioni europee: l'Europol e la Bce. E poco fa l’arrivo di un altro plico esplosivo è stato segnalato alla sede di Eurojust a L’Aja. Il servizio di Fausta Speranza.

 

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Casa editrice Europea, via dei Terribilia a Bologna: sarebbe questo l’indirizzo del mittente del plico bomba recapitato ieri a  Francoforte al presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, e del pacco inviato alla sede, a L'Aja, in Olanda, dell'Europol, l’ente che guida la cooperazione fra le forze di polizia europee per la lotta a terrorismo, traffico di droga e altre forme di criminalità. Ma ancora non c'e' stata comunicazione  ufficiale. Da parte sua, l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue, Javier Solana, ha espresso ferma condanna per tutti gli episodi, dunque anche quelli che hanno colpito nei giorni scorsi il presidente della Commissione Prodi. Un attacco all’Unione europea difficile da accettare e in cui si rintraccia un filo rosso proprio nell’indirizzo di Bologna di cui si parla: è la stessa via, a pochi metri dalla Questura dove, nel luglio del 2001 durante i giorni del G8 di Genova  venne predisposto, senza esito, un dispositivo esplosivo per colpire la polizia. Anche lì la firma era di insurrezionalisti anarchici. Ma c’è anche un altro possibile collegamento, quello tra l’ostilità nei confronti dell’Unione europea e la ribellione di qualche componente della “famiglia” dei cosiddetti no global.

 

Fausta Speranza, Radio Vaticana.

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Prosegue l'interrogatorio, nel carcere di San Vittore, di Calisto Tanzi, ex patron della Parmalat, che ieri ha ammesso “distrazioni” di mille miliardi negli ultimi sette-otto anni dal gruppo Parmalat verso la sua famiglia o società a lui intestate, in particolare nel settore del turismo. Le accuse finora sono di aggiotaggio e concorso in false comunicazioni dei revisori. Mentre la Procura di Parma questa mattina ha avviato l'interrogatorio del figlio Stefano Tanzi, presidente del Parmacalcio. Intanto, arriva una smentita sulla presunta anticipata segnalazione da  parte del Ministero del tesoro alla Banca d'Italia sulla situazione Parmalat. Fonti cosiddette ”monetarie” smentiscono così quanto apparso su alcuni organi di stampa.

 

La Corte costituzionale della Lituania ha stabilito che il presidente della repubblica, Rolandas Paksas ha violato la costituzione, aggravando così la posizione già molto discussa del capo dello Stato. Il servizio di Stefano Leszczynski.

 

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Paksas è andato contro i dettami costituzionali quando ha concesso la  naturalizzazione ad un uomo d'affari russo che lo aveva  sostenuto durante la campagna elettorale. E’ il nuovo colpo dopo l’accusa di legami con  la mafia russa. Contro il presidente della piccola Repubblica baltica, candidata ad entrare nell'Unione Europea e nella Nato nel 2004, è, infatti, già in corso una procedura di impeachment. Ai primi di dicembre, una commissione d'inchiesta ha annunciato di aver raccolto le prove di legami tra alcuni dei suoi uomini e mafiosi russi. Ma lo scandalo, era esploso alla fine dell'estate scorsa. Paksas, un ex pilota d'aerei, continua a negare ogni addebito, rifiutandosi di  lasciare la poltrona malgrado le varie manifestazioni popolari che negli ultimi tempi hanno avuto luogo, per le strade di Vilnius, per chiedere al capo di Stato di ritirarsi.

 

Stefano Leszczynski, Radio Vaticana

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Ha ucciso un iracheno l'esplosione avvenuta a Karrada, nel centro di Baghdad, al passaggio di un convoglio americano. Poco prima, sempre questa mattina, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha condannato gli attentati commessi in Iraq tra cui quelli del 27 dicembre che a Kerbala hanno fatto 19 morti e quasi 200 feriti. ''Il Consiglio esprime la sua condanna nei termini più forti” - ha detto l'ambasciatore bulgaro Tafrov, che riveste la presidenza di turno nel mese di dicembre - “e chiede a tutti i membri di cooperare pienamente per portare i responsabili davanti alla giustizia”. Tra i morti di Kerbala ci sono sette soldati della coalizione: cinque bulgari e due tailandesi. 

 

Il ministero delle finanze russo ha accusato la compagnia petrolifera Yukos, sotto inchiesta  giudiziaria, di avere evaso il fisco per 98 miliardi di rubli, oltre 3 miliardi di dollari. Secondo le autorità fiscali la Yukos avrebbe, attraverso la  costituzione di compagnie create ad hoc, beneficiato di agevolazioni improprie. Il gigante petrolifero privato ha sempre respinto tali accuse per le quali, oltre a quelle di frode, è detenuto dal 25 ottobre il fondatore della Yukos, Mikhail Khodorkovski. 

 

Nuove violenze in Kashmir: quattro persone sono morte in una sparatoria e 33 militari indiani sono rimasti feriti in un attentato dinamitardo. Gli attacchi cadono proprio il giorno dopo l'annuncio da parte delle autorità locali di una diminuzione delle violenze da quando, il mese scorso, India e Pakistan hanno concordato un cessate il fuoco lungo la linea che divide la regione himalayana. L'accordo avrebbe dovuto riportare la normalità in Kashmir, la regione indiana abitata in maggioranza da musulmani dove solo fra ottobre e novembre ci sono stati più di trecento morti a causa degli scontri quotidiani tra separatisti islamici e forze di sicurezza governative. Il Kashmir rappresenta da quasi 50 anni la principale fonte  di attrito fra India e Pakistan.

 

 

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