RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 363 - Testo della
Trasmissione di lunedì 29 dicembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Ucciso
in Camerun un missionario claretiano tedesco: padre Anton Probst
Quello
che inizierà fra tre giorni sarà per le nazioni unite l’Anno internazionale del
riso
Il superiore dei passionisti
della Campania, padre Antonio Rungi, ha chiesto ai fedeli di devolvere
in
beneficenza i soldi destinati ai fuochi d’artificio.
Attesa
in Cina per il risultato del test sul sospetto caso di Sars.
Elezioni in Serbia:
trionfano i radicali ultranazionalisti
Vittoria del conservatore Oscar Berger al
ballottaggio presidenziale in Guatemala
Saddam Hussein sembra
collaborare con le forze angloamericane mentre tre presunti terroristi sono
rimasti uccisi in Iraq
Si complica la
situazione per l’ex patron della Parmalat, Tanzi, mentre si allarga il buco dei
bilanci
In Russia
l’inaugurazione oggi della nuova Duma, in cui Putin controlla i due terzi dei
voti.
29
dicembre 2003
IL
PAPA DONERA’ UN CONTRIBUTO AL POPOLO IRANIANO,
DOPO
IL DEVASTANTE TERREMOTO CHE HA DISTRUTTO LA CITTA’ DI BAM.
L’ANNUNCIO
DATO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO COR UNUM
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Anche
la solidarietà del Papa è pronta ad intervenire per portare soccorso alla popolazione
iraniana di Bam, colpita dal violentissimo sisma di venerdì scorso. Il
Pontificio Consiglio Cor Unum ha reso noto oggi che Giovanni Paolo II ha
deciso di destinare un contributo al “popolo dell’Iran”, dopo l’appello levato
dallo stesso Pontefice ieri all’Angelus. “Con questo gesto – si legge nel
comunicato del dicastero pontificio - Sua Santità desidera sostenere ed
incoraggiare, attraverso le strutture cattoliche presenti in quella Nazione,
l’opera di soccorso per quanti soffrono a causa delle conseguenze del catastrofico
sisma”.
Dopo la preghiera mariana di
mezzogiorno, il Papa aveva invitato ieri “le organizzazioni internazionali, e
specialmente quelle caritative cattoliche a venire incontro con generosità ai
nostri fratelli e sorelle iraniani colpiti da così grave catastrofe. La
solidarietà del mondo intero – aveva concluso - particolarmente sentita nel
clima natalizio, renda meno drammatica la situazione dei terremotati”.
MANCANO 2 GIORNI ALLA FINE DEL 2003:
UN
BILANCIO DEI FATTI INTERNAZIONALI ED ECCLESIALI
DELL’ANNO
CHE SI STA PER CHIUDERE NEL COMMENTO DEL CARDINALE POUPARD
Mancano
appena due giorni alla fine del 2003 e anche la Chiesa si appresta a vivere la
chiusura dell’anno civile e l’inizio del nuovo: il 31 dicembre Giovanni Paolo
II presiederà alle 18,00 nella Basilica Vaticana i primi vespri della solennità
di Maria SS.ma Madre di Dio con la recita del Te Deum di ringraziamento. Il giorno
dopo,il 1° gennaio, il Papa celebrerà alle 10,00, sempre in San Pietro, la messa
per la solennità mariana e in occasione della 37a Giornata Mondiale della Pace. E’ dunque tempo di bilanci: noi abbiamo
chiesto un commento sui fatti internazionali ed ecclesiali dell’anno che si sta
per chiudere al cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio
della Cultura. L’intervista è di Giovanni Peduto.
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R. – E’ stato un anno di grande confusione. Iniziamo con
l’Afghanistan dove dopo le operazioni
militari che conosciamo la situazione è molto più che confusa. Per fare un solo
esempio pensiamo alla produzione della droga, che sta avendo nel Paese una
ripresa senza precedenti. Non parliamo dell’Iraq, dove c’è stato un errore di
partenza drammatico: ora quelli che volevano essere dei liberatori sono
trattati come occupanti. Di fronte a tutto ciò ringraziamo il Signore per
quanto ha detto il Santo Padre. Ho potuto verificare, anche in occasione di
incontri che hanno visto la partecipazione di numerosi Paesi musulmani
dell’area mediterranea, l’enorme impatto delle parole del Papa il quale, possiamo
dire, ha salvato la situazione quando ha affermato che non ci troviamo di
fronte a crociate, a guerre di religione. Il terrorismo e la guerra fatti in
nome di Dio sono un insulto all’uomo e una bestemmia contro Dio. Per quanto riguarda
l’Europa farei un sola riflessione,
senza entrare nel merito della questione della Costituzione europea: constatiamo
la forza effettiva, reale di una minoranza organizzata che non permette il riconoscimento
di una verità palese: quella delle radici cristiane dell’Europa. Tutto questo
ci deve far riflettere.
D. – Tante preoccupazioni, incertezze per l’umanità, ma
quali sono le speranze?
R. – La speranza, per me, è nelle nuove generazioni. Io
vedo che molti giovani non sono stati toccati dalle ideologie, hanno sete di
assoluto e vanno contro corrente rispetto alla cultura dominante. Penso che sia
stata sempre proprio questa minoranza a trasformare le situazioni.
D. – In questa
situazione, cosa possono fare i credenti?
R. – Prima di tutto essere credenti e non avere paura di
mostrasi come tali. Quindi dare testimonianza della propria fede nell’adempimento
dei propri compiti professionali.
D. - Un bilancio della vita ecclesiale di quest’anno.
Quali sono stati a suo avviso gli eventi più importanti del 2003?
R. – Tutte le celebrazioni per il 25.mo di Pontificato di
Giovanni Paolo II. Vorrei sottolineare che il Santo Padre ha profuso tutte le
sue energie non soltanto per la Chiesa, ma per la società ed il bene comune
dell’umanità. Tra le tante cose, citerei la “Ecclesia de Eucharistia”, con la
quale il Papa ci ha riportati alla sorgente della vita della Chiesa; e la
beatificazione di Madre Teresa, simbolo dell’amore di Cristo per i più poveri.
D. – Come vede, Eminenza, la situazione della Chiesa oggi?
R. – Ci troviamo di fronte ad un certo appiattimento della
fede e alla diffusione dell’indifferenza. Questo è quanto emerge con evidenza.
Poi si sta verificando un fenomeno di un altro tipo, di cui non possiamo ancora
valutare tutte le conseguenze e cioè un grande cambiamento del volto della
Chiesa perché ormai più della metà dei cattolici vive in America. E questo ha
enormi conseguenze.
D. – Di cosa ha bisogno, oggi, la fede dei cristiani per
dare più luce al mondo?
R. – Di avere più fede.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina, con
accento vibrante, il titolo "Urge la solidarietà del mondo intero per i
'nostri fratelli e sorelle iraniani' ": all'Angelus l'appello di Giovanni
Paolo II in favore delle vittime del terremoto.
Sempre in prima, con evidenza,
il titolo "Proclamare con coraggio il Vangelo della famiglia", in
riferimento all'esortazione del Papa a difendere e promuovere la famiglia
basata sul matrimonio.
Nelle vaticane, due pagine
dedicate alle celebrazioni svoltesi nelle Diocesi italiane in occasione del
Natale.
Nelle estere, l'esaustivo
ragguaglio sul sisma in Iran dal titolo "Una tragedia dalle proporzioni
catastrofiche".
In Iraq, due bimbi iracheni
sono stati uccisi in un attentato dinamitardo a Baghdad.
Nella pagina culturale, un
articolo di Irene Iarocci sulla "Natività" di Georges de La Tour
Nelle pagine italiane, in primo
piano la vicenda Parmalat.
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29
dicembre 2003
IL TERREMOTO IN IRAN: FORSE 30.000 I MORTI.
GIUNTI
A BAM, LA CITTA’ PIU’ COLPITA,
IL
PRESIDENTE KHATAMI E L’AYATOLLAH KHAMENEI
-
Intervista con il nunzio apostolico, mons. Angelo Mottola -
In Iran si contano le
vittime del sisma di venerdì scorso: si teme siano 30.000. “È una tragedia
enorme, e tutto quello che potremo fare sarà insufficiente”, ha commentato il
presidente Khatami, giunto oggi pomeriggio nella città di Bam, la più colpita.
Le operazioni di soccorso agli sfollati proseguono, ma è ormai sempre più
difficile trovare superstiti sotto le macerie. Sulla cronaca delle ultime ore,
ci riferisce da Bam Barbara Schiavulli:
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E’ una lunga processione, incessante, quella che si vede
al cimitero di Bam. Migliaia di morti, donne, uomini e bambini, avvolti nelle
lenzuola bianche e sepolti nella fossa comune, un lungo serpentone, dove vengono
disposte l’una accanto all’altra, le vittime del terremoto. Da una parte una
scavatrice che toglie la terra, dall’altra qualcuno che la rimette sui
cadaveri. Sono 25 mila i corpi estratti. Moltissimi devono ancora essere
sepolti. Nel frattempo già si pensa alla ricostruzione. “Questa è una prova
divina. Sto impazzendo dal dolore” ha detto Ali Khamenei, il leader spirituale dell’Iran, giunto a Bam per
visitare la tendopoli che ospita i superstiti. “L’Iran piange con voi. Adesso
inizia la vita normale. Bisogna ricostruire al più presto il Paese, una città
più forte, capace di resistere ai terremoti”, ha affermato l’Ayatollah. Intanto
stanno giungendo in città 80 americani. Ieri erano atterrati sette aerei nel
capoluogo provinciale di Kerman, carichi di 60 tonnellate di medicinali, per
curare le epidemie che potrebbero scoppiare, causate dal deteriorarsi delle
condizioni sanitarie con il rischio del peggioramento della situazione, e per
ora sventate grazie alla rigidità del clima.
Da Bam, Barbara Schiavulli, per Radio Vaticana.
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Le operazioni di
soccorso vengono seguite con grande apprensione anche dalla comunità cristiana
presente in Iran. Andrea Sarubbi ha intervistato mons. Angelo Mottola, nunzio
apostolico a Teheran:
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R. - È una tragedia
immane quella che ha colpito il Paese. I lavori di ricerca stanno proseguendo
alacremente, e sono arrivati parecchi aiuti dall’estero. Si stanno approntando
vari ospedali - uno offerto dalla Francia, un altro gestito da un’associazione
umanitaria dell’Italia - ma quello che si richiede di più sono i medicinali.
Nelle zone terremotate, infatti, non c’è niente.
D. – A proposito di
aiuti, c’è da segnalare l’intervento degli Stati Uniti. Secondo lei può
preludere ad un riavvicinamento tra Washington e Teheran?
R. – Potrebbe darsi.
Anche l’aiuto umanitario può essere un mezzo di riavvicinamento. In realtà, nel
Paese esiste già una tendenza a volersi riavvicinare all’America: non tutti
sono d’accordo - gli estremisti non mancano - ma, in generale, il Paese sarebbe
favorevole. Questi aiuti potrebbero davvero aprire una porta ad una eventuale
trattativa per riallacciare le relazioni diplomatiche.
D. – L’Iran ha invece
rifiutato l’aiuto di Israele, definendo lo Stato ebraico “un Paese ostile”. Lei
ritiene che esista qualche possibilità di ricomposizione dei rapporti?
R. – In questo momento
forse no, perché c’è ancora una forte corrente contro Israele. Tutta la zona,
compresi gli arabi, sono contro Israele. Certo, può anche darsi che col tempo
si riesca a cambiare la situazione, e che quindi anche una collaborazione con
Israele possa essere accettata con più facilità.
D. – In un Paese
islamico come l’Iran, i cristiani sono una minoranza. Come sta partecipando
agli aiuti la Chiesa locale?
R. – La Chiesa locale è
viva, sta già facendo la sua parte. I vescovi hanno già dato un proprio
contributo per questi terremotati e stanno raccogliendo fondi nelle parrocchie.
Inoltre, stiamo mettendo a punto alcuni progetti con la Caritas
internationalis e con le Caritas nazionali dei vari Paesi, in base alle
disponibilità. Proprio stamattina, abbiamo avuto l’incontro con la Caritas
internationalis, che ha inviato qui un addetto del Secours Catholique
di Parigi. I vescovi si stanno muovendo bene, e speriamo di poter dare l’aiuto
necessario a queste popolazioni così afflitte.
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AMBURGO TRASFORMATA NELLA “CITTÀ” DI TAIZÉ:
MIGLIAIA
DI GIOVANI PRONTI AD INIZIARE STASERA L’ANNUALE INCONTRO EUROPEO
ANIMATO
DALLA COMUNITÀ FONDATA DA FRÈRE ROGER
-
Intervista con frère
Marek -
E’ un’ininterrotta carovana, formata da migliaia di
ragazzi e ragazze, quella che in queste ore sta invadendo pacificamente
Amburgo. La città tedesca è sede del 26.mo incontro europeo dei giovani di
Taizé: un appuntamento annuale di riflessione spirituale e di preghiera che
ruota attorno alla lettera di Frère Roger, intitolata quest’anno “Alle sorgenti
della gioia”. L’incontro, per il quale il Papa ha inviato un suo messaggio,
inizierà stasera alle 19.00 e durerà fino al 2 gennaio. Frère Marek, della Comunità di Taizé,
descrive, al microfono di Alessandro De Carolis, l’atmosfera che si respira tra
i giovani, in questa fase dedicata all’accoglienza:
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R. – Sui volti dei giovani si nota la stanchezza - alcuni
hanno fatto un viaggio molto lungo: 24 ore, ma anche 30, 36. Tutti però sono
gioiosi, felici per essere finalmente giunti ad Amburgo e per l’incontro che
inizia.
D. – Dal punto di vista geografico, qual è la provenienza
più lontana?
R. – Penso che i giovani della Russia siano quelli
arrivati da più lontano. Ma c’è anche un gruppo consistente dal Portogallo.
D. – “Tornare alle sorgenti della gioia” è l’invito
centrale della lettera di Frère Roger: come si sono preparati i giovani dei
vari gruppi a questo incontro di Amburgo?
R. – I giovani che arrivano qui si sono preparati nelle
loro parrocchie, nelle loro Chiese locali. Tutti sanno che questo incontro è un
invito alla ricerca della riconciliazione, della fiducia. Questa fase di
preparazione è molto importante, perché dà loro l’occasione di assumere
direttamente la responsabilità di questo incontro.
D. – Quello compiuto dalla Comunità di Taizé è ormai un
cammino molto lungo. Qual è il volto attuale della Comunità?
R. – Taizé rimane sempre una piccola comunità. Siamo un
centinaio di fratelli, provenienti da 20-25 Paesi diversi. Tra di noi ci sono
cattolici, protestanti, ma tutti viviamo la stessa vocazione: cercare la
riconciliazione tra i cristiani. Una parte di noi vive sempre a Taizé, un’altra
parte nelle piccole comunità sparse nel mondo: in Brasile, in Bangladesh, in
Corea, in Senegal.
D. – In questo inizio di secolo, così tormentato da
guerre, dal terrorismo – un fenomeno sul quale anche il Papa si è spesso
soffermato - in che modo la Comunità di Taizé intende dare il suo contributo?
R. – Il nostro contributo è sempre quello di cercare di
aprire i cuori dei giovani alla realtà di Cristo, alla presenza di Cristo in
mezzo all’umanità che soffre. E’ quello di aprire i giovani alla preghiera, che
non è fine a se stessa, ma conduce ad assumere un impegno ed una responsabilità
per la pace, per la riconciliazione. Non si tratta di una teoria, non è una
bella idea: è un impegno molto concreto da mettere in pratica nella comunità
locale, nel luogo stesso in cui i giovani vivono ogni giorno.
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CONVEGNO
SULLA PACE A TERMOLI, IN MOLISE,
AD UN
ANNO DAL TERREMOTO
-
Interviste con mons. Tommaso Valentinetti e don Tonio dell’Olio -
Al via
oggi a Termoli, in Molise, il consueto convegno di fine anno promosso da Pax
Christi con la Cei e la Caritas dal titolo “Nell’Arca … sotto il diluvio …
Verso l’arcobaleno. Il conflitto come via alla pace”. L’appuntamento, che si
tiene quest’anno nella città molisana per manifestare solidarietà alle
popolazioni terremotate a un anno dal sisma, si concluderà con la tradizionale
marcia per la Pace il 31 dicembre sera. L’incontro approfondirà l’ultimo
messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace con particolare
riferimento al rispetto del diritto internazionale. Sull’evento Fabio
Colagrande ha intervistato il vescovo di Termoli Larino e presidente di Pax
Christi mons. Tommaso Valentinetti e il coordinatore nazionale di Pax Christi
don Tonio dell’Olio che ci spiega il significato del colorito titolo del
convegno:
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R. – Abbiamo assunto ad icona della Comunità
Internazionale l’Arca di Noè che è uno spazio chiuso, come è oggi il nostro
Villaggio Globale, in cui sono costretti, in qualche modo, per salvarsi, a convivere
animali di differenti razze, ma devono stare tutti insieme e per noi non è
soltanto un motivo di ilarità ma un motivo serio. Queste creature sono
costrette a stare insieme e devono normare questa coabitazione, ma ne potrebbe
sfociare una lite improduttiva, che significherebbe condannare tutti quanti
alla morte, oppure stabilire delle regole per stare bene insieme. In qualche
modo, a nostro avviso, è l’immagine di quello che vorremo come diritto
internazionale.
D. – A chi vuole trascorrere un Capodanno diverso l’invito
è a Termoli per la marcia per la pace del 31 dicembre. Un Capodanno che si
svolge non in una sala da ballo, non in una sala da banchetti, ma facendo una
marcia attraverso le zone terremotate. Mons. Valentinetti, quest’anno è un Capodanno,
caratterizzato anche dal digiuno…
R. – Un
digiuno che poi si trasforma anche in solidarietà, perché ogni marciante è
chiamato a digiunare ma anche ad offrire, quello che risparmia col digiuno, un
gesto di solidarietà, un gesto di carità. Credo che sia veramente un modo bello
ed alternativo per vivere il Capodanno, non frastornati dal troppo rumore, dal
troppo chiasso, ma un po’ per andare alla ricerca di una interiorità di cui
tutti abbiamo bisogno in questo momento.
D. – C’è in qualche modo una intenzione particolare nella
marcia di quest’anno, un invito alla popolazione a rimanere …
R. – A rimanere in tutti i sensi, perché crediamo molto
nella ricostruzione di un tessuto sociale che altrimenti si potrebbe
disgregare. Un terremoto, certamente, è sempre faticoso da vivere, e trovare le
strade più semplici per poter andare via da dove si è vissuta una tragedia, è
la cosa più facile, ma noi vorremmo realmente che si ricostruissero non solo le
case ma anche un tessuto sociale, un tessuto morale.
D. – Qual è la situazione a più di un anno da questo
sisma?
R. – I problemi materiali sono senza dubbio tutti quelli
legati alla ricostruzione. La protezione civile ha fatto un buon lavoro di prima
emergenza, ma adesso si tratta di mettere in atto i progetti dei programmi di
ricostruzione e la macchina si è avviata, ma come sappiamo è una macchina molto
lenta e molto faticosa. Noi confidiamo che si possano accelerare alcuni tempi,
ma soprattutto che si possano reperire anche altri fondi da mettere a disposizione
della ricostruzione.
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29
dicembre 2003
UCCISO
IN CAMERUN UN MISSIONARIO CLARETIANO TEDESCO: PADRE ANTON PROBST
E’
STATO TROVATO ESANIME VICINO ALLA SUA STANZA DEL NOVIZIATO
DI AKONO A 60 CHILOMETRI DALLA CAPITALE
YAOUNDE’
YAOUNDE’.=
Ucciso nella notte di Natale: è la tragica vicenda di padre Anton Probst, missionario
claretiano tedesco, che è stato rinvenuto morto vicino alla sua stanza nel
noviziato di Akono, circa 60 chilometri a sud della capitale camerunese
Yaoundé. Lo riferisce all’agenzia Misna la sua congregazione, precisando che il
corpo del missionario era a terra con le mani e i piedi legati e un bavaglio
sulla bocca. Il religioso aveva appena finito di partecipare alla Messa di
Natale e presumibilmente si è imbattuto in alcuni rapinatori che stavano
frugando nella sua stanza. Gli aggressori lo avrebbero colpito violentemente
sulla testa, lasciandolo a terra esanime, prima di dileguarsi portando via
alcuni oggetti di scarso valore. Al momento non si conoscono altri particolari
sull’accaduto. I funerali di padre Probst si terranno il 7 gennaio per
consentire al superiore provinciale della Germania, attualmente in visita in
Congo, e a padre Josef Adâ, superiore maggiore della confederazione delle
missioni dell’Africa francofona, di poter partecipare alle esequie. Padre Probst
era nato il 20 marzo 1935 a Messhofen, in Germania, ed era stato ordinato
sacerdote nel 1967. Era ad Akono da 11 anni, dopo averne trascorsi 24 nella
Repubblica democratica del Congo. (A.G.)
UN’
OPPORTUNITA’ PER RAFFORZARE LA LOTTA CONTRO LA FAME:
CON QUESTO SPIRITO, LE NAZIONI UNITE SI
APPRESTANO A CELEBRARE
IL 2004, ANNO INTERNAZIONALE DEL RISO
- A
cura di Alessandro Gisotti -
NEW YORK.= Quello che inizierà
fra tre giorni sarà per le Nazioni Unite l’Anno
Internazionale del Riso. Un’occasione per la comunità mondiale di centrare
l’attenzione sul perseguimento di uno degli Obiettivi di Sviluppo del
Millennio: eliminare la povertà estrema e la fame. L’Anno del riso è stato
proclamato il 16 dicembre del 2002 dall’Assemblea generale dell’Onu su iniziativa
delle Filippine e di altri 43 Paesi. Il Direttore Generale della Fao, Jacques
Diouf - a cui spetta l’organizzazione dell’evento - ha dichiarato che il riso è
“simbolo di identità culturale ed unità globale” e che l’Anno Internazionale deve fungere da catalizzatore dei
programmi nazionali sul riso messi in atto in tutto il mondo. Il riso è, in
primo luogo, sinonimo di cibo. Esso fornisce, infatti, il 20 per cento del
fabbisogno energetico mondiale ed è la coltivazione principale destinata
all’alimentazione in 17 Stati dell’Asia e del Pacifico ed in 9 dell’America
settentrionale e meridionale. D’altro canto, il riso non è solo legato alla
sfera della nutrizione, ma riveste anche una dimensione economica di grande
rilevanza. Alla fine degli anni ‘90, la produzione ha raggiunto 400 milioni di
tonnellate. I Paesi in via di sviluppo,
tra cui Thailandia, Cina, India e Vietnam, contano il 95 per cento del totale
di questa produzione. La rapida crescita della produzione di riso ha
contribuito dunque a far fronte al problema della sicurezza alimentare.
Tuttavia, ci sono ancora oltre 800
milioni di persone che soffrono la fame, la maggior parte delle quali risiede
proprio nelle aree dipendenti dalla produzione di tale cereale per
alimentazione, reddito e impiego. La centralità del riso per molti popoli
della Terra si riflette nel tema scelto per l’Anno - “Il riso è vita” – con il quale si intende anche sottolineare
il ruolo della risicoltura per la riduzione della povertà e il miglioramento
delle condizioni di vita.
SI
AGGRAVA IL BILANCIO DELL’ESPLOSIONE DEL GIACIMENTO DI GAS
NELLA
CINA SUD-ORIENTALE: SONO 233 I MORTI, MENTRE PROSEGUE IL LAVORO
DELLE
SQUADRE DI SOCCORSO
PECHINO.= E’ salito purtroppo a 233 il numero
delle vittime dell’esplosione del giacimento di gas naturale verificatasi
martedì scorso nel distretto di Kai, nel sud est della Cina. Altre vittime -
dopo le 198 che erano state contate subito dopo il disastro - sono state
trovate nelle ultime ore dalle squadre di soccorritori che stanno controllando
i villaggi vicini all’area del pozzo esploso. Questi sono stati, infatti,
colpiti dalla nube tossica fuoriuscita dal giacimento, che è stata la causa
della maggior parte dei decessi. Sono oltre novemila le persone che hanno
subito trattamenti medici dopo essere rimaste intossicate. (A.G.)
UN
CAPODANNO SENZA PETARDI ALL’INSEGNA DELLA SOLIDARIETA’:
E’ L’APPELLO DEL SUPERIORE DEI PASSIONISTI
DELLA CAMPANIA,
PADRE ANTONIO RUNGI, CHE HA CHIESTO AI FEDELI
DI DEVOLVERE
IN
BENEFICIENZA I SOLDI DESTINATI AI FUOCHI D’ARTIFICIO
NAPOLI.= “Con i soldi destinati all’acquisto dei
fuochi d’artificio ‘adottate’ invece una persona povera del vostro quartiere,
della vostra città o di un Paese lontano”. E’ questo l'appello che il teologo
Antonio Rungi, superiore provinciale dei passionisti della Campania e del Basso
Lazio, lancia ai cittadini campani. Negli ultimi due anni già migliaia di
famiglie hanno destinato a bambini poveri, sia italiani che stranieri, i soldi
che avevano deciso di spendere per acquistare i petardi. “Queste famiglie hanno
sperimentato con successo la solidarietà - spiega padre Rungi - come via
alternativa allo spreco di Capodanno. E così certamente hanno anche fatto in
modo che fosse meno grave il bilancio dei feriti di fine anno”. Per il religioso,
quest’anno la rinuncia ai petardi assumerebbe un ulteriore significato: “Dopo
tanti avvenimenti tristi che hanno
segnato il 2003 - come la guerra in Iraq e in ultimo il devastante terremoto in
Iran - credo che anche un pò di silenzio potrebbe essere una esigenza di tutti
noi per accogliere il nuovo anno nel segno della pace e della serenità. Confido
molto sul senso di responsabilità degli italiani ed in particolar modo dei
campani”. Purtroppo, nonostante gli appelli lanciati e le campagne di sensibilizzazione
avviate nelle scuole, il bilancio dei feriti per lo scoppio dei petardi è già
pesante in Campania. Tre ragazzi - di nove, undici e quattordici anni - sono
rimasti feriti. Il più grave è Vincenzo, 14 anni, di Lusciano. Ha perso
l’occhio sinistro ed ha la mandibola fratturata a causa dell'esplosione di un
grosso petardo. (A.G.)
ATTESA
IN CINA PER IL RISULTATO DEL TEST SUL SOSPETTO CASO DI SARS.
PER ORA, L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA
SANITA’ NON HA LANCIATO
AVVISI
AI VIAGGIATORI. INTANTO E’ GUARITO IL RICERCATORE
DI
TAIWAN CHE AVEVA CONTRATTO IL VIRUS
PECHINO.=
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) spera che il risultato del test
condotto sul paziente sospettato di aver contratto il virus della Sars venga
reso noto tra pochi giorni e fino ad allora non intende lanciare alcun avviso
ai viaggiatori. Lo ha detto un portavoce dell’Oms a Pechino, dove è arrivato un
esperto dell'Organizzazione mondiale della sanità. Sabato scorso è stato
scoperto un caso sospetto di sindrome respiratoria acuta nel Guangdong, nel sud
della Cina. L’ospedale di Canton dove il paziente di 32 anni è stato ricoverato
il 20 dicembre scorso, dopo il manifestarsi di sintomi simili a quelli della
Sars, ha indotto a mettere sotto controllo medico un gruppo di persone - tutte
appartenenti alla stessa struttura sanitaria - entrate in contatto con il
malato. Secondo il giornale China Daily finora nessuna di esse ha
mostrato sintomi da possibile contagio. “In questo momento, l'Oms non intende
lanciare alcun allarme” ha detto Julie Hall, portavoce dell'agenzia Onu a
Pechino. Uno specialista della Sars dell’Oms è arrivato a Pechino
dall'Australia e con un gruppo di esperti cinesi ha raggiunto la provincia del
Guangdong dove collaborerà ad analizzare il risultato del test compiuto sul
caso sospetto. Finora le autorità sanitarie cinesi non sono state in grado di
capire come e dove il paziente avrebbe contratto il virus. Intanto, il
ricercatore di Taiwan, che ha contratto il virus della Sars nel corso di un
esperimento in laboratorio, è completamente guarito. Lo ha dichiarato oggi un
responsabile medico. (A.G.)
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29
dicembre 2003
- A cura di Fausta Speranza -
Saddam Hussein sembra
collaborare con le forze angloamericane che lo tengono prigioniero dal 13
dicembre. Lo sostiene un membro del Consiglio di governo transitorio iracheno,
Iyad Allaoui, secondo il quale l’ex dittatore avrebbe rivelato di aver nascosto
denaro in Svizzera, Giappone, Germania ed in altri Paesi, attraverso società
fittizie. Intanto in Iraq la tensione resta alta. A Kirkuk la polizia ha arrestato 4 persone, accusate
di progettare atti di sabotaggio contro i pozzi di petrolio.
In Serbia è forte l’affermazione
degli ultranazionalisti del Partito radicale (Srs) alle elezioni legislative di
ieri. Con oltre l'85% dei voti scrutinati, il primo partito del paese è quello
che fa capo a Vojsilav Seselj che da febbraio è detenuto nelle carceri del
Tribunale penale internazionale dell'Aja. Segue a distanza il partito dell’ex
presidente serbo Kostunica e il Partito del defunto premier Djindjic. Dello scenario politico che si apre nel Paese che ha anche eletto deputato un altro
detenuto eccellente del Tribunale dell’Aja, Slobodan Milosevic, ci riferisce Emiliano
Bos.
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Con quasi il 90 per cento delle schede scrutinate si
conferma la clamorosa vittoria degli ultranazionalisti che da oggi sono il
primo partito politico della Serbia. “Nulla potrà più essere deciso senza di
noi”, ha dichiarato Tomislav Nikolic, presidente del
partito radicale che con il 28 per cento dei consensi potrà contare su 81 dei
250 seggi del nuovo Parlamento di Belgrado. Eletto anche Vosjilav Seselj, l’ex paramilitare
e leader radicale che a febbraio si era consegnato ai giudici del Tribunale
dell’Aja perché accusato dei crimini in Bosnia ed in Croazia. Ottiene un posto
nella nuova Assemblea anche l’ex dittatore Slobodan Milosevic, che è rinchiuso
da due anni nella prigione dell’Aja ma è stato
eletto deputato a capo del partito socialista. La coalizione democratica,
che tre anni fa rovesciò Slobo, dilaniata da litigi e scontri interni, ha racimolato
in totale un 42 per cento che non le consentirà di governare. Il secondo
partito del Paese è comunque quello dell’ex-presidente jugoslavo Kostunica che,
con il 18 per cento dei voti, è staccato però di ben 10 punti percentuali dai
radicali. Seguono le altre due forze moderate. Poco più del 12 per cento va ai
democratici dell’ex premier federale Djindjic, assassinato a marzo scorso
proprio dalla frange estremiste e dalla criminalità, e l’11,5 per cento ai
riformisti dell’ex vice premier federale Labus. Sono escluse dal Parlamento quasi tutte le altre liste che
non hanno superato lo sbarramento del 5 per cento. Numeri alla mano, formare
un’alleanza di governo sembra ora quasi impossibile. La Serbia dovrà inventare
una nuova alleanza politica per non perdere il treno per l’Europa.
Per la Radio Vaticana, Emiliano Bos.
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Prossimo presidente del
Guatemala sarà Oscar Berger. Il candidato della Grande alleanza nazionale ha
vinto il ballottaggio delle presidenziali che si è svolto ieri e succederà al
presidente uscente Portillo il 14 gennaio. Sull’andamento del voto, il servizio
di Maurizio Salvi.
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Al temine di una giornata senza
sorprese e con una bassa affluenza, il candidato di centro-destra Oscar Berger è stato designato
quale presidente del Guatemala. La sua vittoria era stata anticipata dagli
Istituti di sondaggio e a nulla è servito l’entusiasmo dello sfidante nel
ballottaggio, Álvaro Colom, che ha riscosso durante la campagna elettorale
l’adesione di vari movimenti di centro-sinistra. A sorpresa, per Colom si era
espresso, ieri, anche l’ex-presidente de facto guatemalteco Efraim Rios Montt, che era giunto
soltanto terzo nel primo turno del 9 novembre scorso. La vittoria di Berger è
stata annunciata in nottata dal presidente del Tribunale Supremo Elettorale, Oscar Bolano, dopo lo scrutinio del 70
per cento delle schede con una tendenza definita netta ed immutabile. Da parte
sua, il responsabile degli osservatori internazionali dell’Unione Europea, Yannis Sachellariu, ha confermato la
sostanziale regolarità del voto. Si è anche rallegrato con il popolo del
Guatemala affermando che si è fatto carico delle sue responsabilità eleggendo
il nuovo capo dello Stato che il 14 gennaio prenderà il posto del presidente
uscente, Alfonso Portillo. Emozionato per la vittoria, Berger ha ringraziato i
suoi sostenitori promettendo di voler lavorare senza sosta per il bene del
Paese.
Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.
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Si terrà alle 16, nel carcere
milanese di San Vittore, l'udienza di convalida del fermo di Calisto Tanzi, ex
patron della Parmalat. I Pm di Parma gli contestano l'associazione a delinquere
con altre otto persone, oltre alla responsabilità della bancarotta. L'ordine di
custodia cautelare emesso dai pm di Milano, che gli è stato notificato ieri
dopo un interrogatorio di più di sei
ore, parla di aggiotaggio e false comunicazioni ai revisori. Il servizio di Fausta
Speranza.
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Si è complicata la posizione di Calisto Tanzi per il quale
ricorrono tutte e tre le esigenze che giustificano la detenzione: il pericolo
di fuga, per il suo peregrinare all'estero prima del ritorno in Italia; la
reiterazione del reato e l’inquinamento delle prove. Sembra di Calisto Tanzi,
infatti, la scelta di distruggere molta
documentazione. Meno opinabile, invece, il dato che compare nella
relazione di Enrico Bondi, commissario straordinario: i debiti della Parmalat
al 31 dicembre 2002 ammontavano già a 8,2 miliardi di euro. La cifra va
commentata aggiungendo che sono
dell’ultimo anno i buchi di bilancio più gravi che stanno facendo impallidire
la vicenda Enron degli Stati Uniti. Prossimo passo per il salvataggio tentato
da Bondi è il piano di risanamento e di riequilibrio finanziario del gruppo.
Intanto, il leader leghista e ministro per le Riforme, Umberto Bossi, apre il
versante politico della frana finanziaria, paventando anche una crisi di
governo se non verranno tenute in conto le proteste degli allevatori che
da mesi non ricevono stipendio. Tra le
ripercussioni della vicenda c’è anche la sorte della società di calcio, Parma,
che è al 98,7% della Parmalat e che ha
un buco di 77 milioni di euro. Il direttore generale Nebiolo parla di una conversione di crediti in conto capitale. Di
facile da capire c’è che sarebbe un'operazione senza esborso di denaro, mentre
la spiegazione delle modalità è una faccenda per tecnici.
Fausta
Speranza Radio Vaticana
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Sempre in Italia, in relazione al pacco bomba recapitato a
Romano Prodi il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, ha fatto sapere che
riferirà in Aula al Senato alla ripresa dei lavori parlamentari. Il pacco
bomba, che Prodi ha aperto senza conseguenze nel tardo pomeriggio di sabato, e
gli altri attentati avvenuti precedentemente nel capoluogo emiliano vengono
attribuiti alla stessa area anarco-insurrezionalista.
Continuano i segnali positivi da
parte della Libia nei confronti della comunità internazionale. Tripoli ha
informato l’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che a partire
da oggi agirà come se avesse firmato il protocollo addizionale al Trattato di
non proliferazione nucleare. Inoltre, al terzo giorno della visita della
squadra dell’Aiea guidata dal presidente El Baradei, agli ispettori sono state
mostrate anche attrezzature per l’arricchimento dell’uranio, acquistate sul
mercato nero.
L'uccisione di tre palestinesi
armati nel corso di un incidente avvenuto la scorsa notte presso la colonia
ebraica di Netzarim, a Gaza, è stata confermata da fonti della sicurezza
palestinese. I tre erano stati colpiti dal fuoco di un carro armato mentre
stavano per lanciare un attacco contro la colonia. Intanto, il governo
israeliano ha annunciato lo
smantellamento in Cisgiordania di quattro insediamenti.
Il presidente russo Vladimir Putin ha preso parte
all'inaugurazione della nuova Duma, la Camera bassa del parlamento, dove può
contare su una schiacciante maggioranza. Alle elezioni del 7 dicembre il suo
partito Russia Unita ha ottenuto, infatti, oltre i due terzi dei seggi. Del clima e delle prospettive ci riferisce
Giuseppe D’Amato.
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Prima sessione della quarta Duma post-comunista. Alle 12
in punto tutti in Aula. La cerimonia di inaugurazione è stata aperta dal
deputato più anziano, Valentin Varennikov, e
dopo l’inno russo la parola è passata al capo della Commissione
elettorale Lisnikov che ha letto i risultati ufficiali delle elezioni del 7
dicembre: 447 su 450 sono i deputati eletti; in tre circoscrizioni si voterà il
14 marzo in concomitanza con le presidenziali. Il partito del Cremlino, Russia
Unita, potrà contare su circa 300 seggi, i comunisti 53, il blocco
nazional-socialista su 37, mentre gli ultra nazionalisti di Djirinovski su 36.
Le forze riformiste liberali che non hanno superato la barriera del 5 per cento
delle preferenze del proporzionale dispongono solo di sei deputati vincitori al
maggioritario. Il presidente Vladimir Putin ha quindi elencato alcune delle
priorità che i deputati dovranno affrontare nei prossimi quattro anni. “Da voi”
ha detto il capo del Cremlino “dipenderà il progresso del Paese. Serve un salto
in avanti in economia per garantire un miglior standard di vita alla
popolazione”. Dopo anni di crisi, la Russia vive un ottimo periodo congiunturale.
Putin, contento per il rafforzamento del sistema democratico nel Paese, si
attende ora risultati concreti dalla Duma.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.
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Nuovo massimo storico della moneta unica europea che
questa mattina ha sfiorato il livello
di 1,25 dollari, arrivando a 1,2494. Il precedente record dell' euro era stato
segnato il 24 novembre, a quota 1,2470 dollari. Per il Financial Times, la Bce,
Banca centrale Europea, potrebbe rivedere la propria politica in seguito
all'apprezzamento dell'euro e ai suoi effetti sull'economia europea.
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