RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 363 - Testo della Trasmissione di lunedì 29 dicembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa dona un contributo al popolo iraniano, dopo il devastante terremoto che ha distrutto la città di Bam. L’annuncio dato dal Pontificio Consiglio Cor Unum

 

Mancano due giorni alla fine dell’anno: un bilancio dei fatti internazionali ed ecclesiali del 2003 nel commento del cardinale Paul Poupard.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il terremoto in Iran: forse 30.000 i morti. Giunti a Bam, la città più colpita, il presidente Khatami e l’Ayatollah Khamenei: intervista con il nunzio apostolico, mons. Angelo Mottola

 

Migliaia di giovani da oggi ad Amburgo per l’incontro europeo organizzato dalla Comunità ecumenica di Taizè: con noi frère Marek

 

Convegno sulla pace a Termoli, in Molise, ad un anno dal terremoto: ce ne parlano mons. Tommaso Valentinetti e don Tonio dell’Olio

 

CHIESA E SOCIETA’:

Ucciso in Camerun un missionario claretiano tedesco: padre Anton Probst

 

Quello che inizierà fra tre giorni sarà per le nazioni unite l’Anno internazionale del riso

 

Si aggrava il bilancio dell’esplosione del giacimento di gas nella Cina sud-orientale: sono 233 i morti

 

Il superiore dei passionisti della Campania, padre Antonio Rungi, ha chiesto ai fedeli di devolvere

in beneficenza i soldi destinati ai fuochi d’artificio.

 

Attesa in Cina per il risultato del test sul sospetto caso di Sars.

 

24 ORE NEL MONDO:

Elezioni in Serbia: trionfano i radicali ultranazionalisti

 

Vittoria del conservatore Oscar Berger al ballottaggio presidenziale in Guatemala

 

Saddam Hussein sembra collaborare con le forze angloamericane mentre tre presunti terroristi sono rimasti uccisi in Iraq

 

Si complica la situazione per l’ex patron della Parmalat, Tanzi, mentre si allarga il buco dei bilanci

 

In Russia l’inaugurazione oggi della nuova Duma, in cui Putin controlla i due terzi dei voti.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

29 dicembre 2003

 

IL PAPA DONERA’ UN CONTRIBUTO AL POPOLO IRANIANO,

DOPO IL DEVASTANTE TERREMOTO CHE HA DISTRUTTO LA CITTA’ DI BAM.

L’ANNUNCIO DATO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO COR UNUM

 

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Anche la solidarietà del Papa è pronta ad intervenire per portare soccorso alla popolazione iraniana di Bam, colpita dal violentissimo sisma di venerdì scorso. Il Pontificio Consiglio Cor Unum ha reso noto oggi che Giovanni Paolo II ha deciso di destinare un contributo al “popolo dell’Iran”, dopo l’appello levato dallo stesso Pontefice ieri all’Angelus. “Con questo gesto – si legge nel comunicato del dicastero pontificio - Sua Santità desidera sostenere ed incoraggiare, attraverso le strutture cattoliche presenti in quella Nazione, l’opera di soccorso per quanti soffrono a causa delle conseguenze del catastrofico sisma”.

 

         Dopo la preghiera mariana di mezzogiorno, il Papa aveva invitato ieri “le organizzazioni internazionali, e specialmente quelle caritative cattoliche a venire incontro con generosità ai nostri fratelli e sorelle iraniani colpiti da così grave catastrofe. La solidarietà del mondo intero – aveva concluso - particolarmente sentita nel clima natalizio, renda meno drammatica la situazione dei terremotati”.

 

 

MANCANO 2 GIORNI ALLA FINE DEL 2003:

UN BILANCIO DEI FATTI INTERNAZIONALI ED ECCLESIALI

DELL’ANNO CHE SI STA PER CHIUDERE NEL COMMENTO DEL CARDINALE POUPARD

 

Mancano appena due giorni alla fine del 2003 e anche la Chiesa si appresta a vivere la chiusura dell’anno civile e l’inizio del nuovo: il 31 dicembre Giovanni Paolo II presiederà alle 18,00 nella Basilica Vaticana i primi vespri della solennità di Maria SS.ma Madre di Dio con la recita del Te Deum di ringraziamento. Il giorno dopo,il 1° gennaio, il Papa celebrerà alle 10,00, sempre in San Pietro, la messa per la solennità mariana e in occasione della 37a Giornata Mondiale della Pace.  E’ dunque tempo di bilanci: noi abbiamo chiesto un commento sui fatti internazionali ed ecclesiali dell’anno che si sta per chiudere al cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. L’intervista è di Giovanni Peduto.

 

 

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R. – E’ stato un anno di grande confusione. Iniziamo con l’Afghanistan dove  dopo le operazioni militari che conosciamo la situazione è molto più che confusa. Per fare un solo esempio pensiamo alla produzione della droga, che sta avendo nel Paese una ripresa senza precedenti. Non parliamo dell’Iraq, dove c’è stato un errore di partenza drammatico: ora quelli che volevano essere dei liberatori sono trattati come occupanti. Di fronte a tutto ciò ringraziamo il Signore per quanto ha detto il Santo Padre. Ho potuto verificare, anche in occasione di incontri che hanno visto la partecipazione di numerosi Paesi musulmani dell’area mediterranea, l’enorme impatto delle parole del Papa il quale, possiamo dire, ha salvato la situazione quando ha affermato che non ci troviamo di fronte a crociate, a guerre di religione. Il terrorismo e la guerra fatti in nome di Dio sono un insulto all’uomo e una bestemmia contro Dio. Per quanto riguarda l’Europa  farei un sola riflessione, senza entrare nel merito della questione della Costituzione europea: constatiamo la forza effettiva, reale di una minoranza organizzata che non permette il riconoscimento di una verità palese: quella delle radici cristiane dell’Europa. Tutto questo ci deve far riflettere.

 

D. – Tante preoccupazioni, incertezze per l’umanità, ma quali sono le speranze?

 

R. – La speranza, per me, è nelle nuove generazioni. Io vedo che molti giovani non sono stati toccati dalle ideologie, hanno sete di assoluto e vanno contro corrente rispetto alla cultura dominante. Penso che sia stata sempre proprio questa minoranza a trasformare le situazioni.

 

D. – In  questa situazione, cosa possono fare i credenti?

 

R. – Prima di tutto essere credenti e non avere paura di mostrasi come tali. Quindi dare testimonianza della propria fede nell’adempimento dei propri compiti professionali.

 

D. - Un bilancio della vita ecclesiale di quest’anno. Quali sono stati a suo avviso gli eventi più importanti del 2003?

 

R. – Tutte le celebrazioni per il 25.mo di Pontificato di Giovanni Paolo II. Vorrei sottolineare che il Santo Padre ha profuso tutte le sue energie non soltanto per la Chiesa, ma per la società ed il bene comune dell’umanità. Tra le tante cose, citerei la “Ecclesia de Eucharistia”, con la quale il Papa ci ha riportati alla sorgente della vita della Chiesa; e la beatificazione di Madre Teresa, simbolo dell’amore di Cristo per i più poveri.

 

D. – Come vede, Eminenza, la situazione della Chiesa oggi?

 

R. – Ci troviamo di fronte ad un certo appiattimento della fede e alla diffusione dell’indifferenza. Questo è quanto emerge con evidenza. Poi si sta verificando un fenomeno di un altro tipo, di cui non possiamo ancora valutare tutte le conseguenze e cioè un grande cambiamento del volto della Chiesa perché ormai più della metà dei cattolici vive in America. E questo ha enormi conseguenze.

 

D. – Di cosa ha bisogno, oggi, la fede dei cristiani per dare più luce al mondo?

 

R. – Di avere più fede.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina, con accento vibrante, il titolo "Urge la solidarietà del mondo intero per i 'nostri fratelli e sorelle iraniani' ": all'Angelus l'appello di Giovanni Paolo II in favore delle vittime del terremoto.

Sempre in prima, con evidenza, il titolo "Proclamare con coraggio il Vangelo della famiglia", in riferimento all'esortazione del Papa a difendere e promuovere la famiglia basata sul matrimonio. 

 

Nelle vaticane, due pagine dedicate alle celebrazioni svoltesi nelle Diocesi italiane in occasione del Natale. 

 

Nelle estere, l'esaustivo ragguaglio sul sisma in Iran dal titolo "Una tragedia dalle proporzioni catastrofiche".

In Iraq, due bimbi iracheni sono stati uccisi in un attentato dinamitardo a Baghdad.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Irene Iarocci sulla "Natività" di Georges de La Tour

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la vicenda Parmalat.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

29 dicembre 2003

 

 

IL TERREMOTO IN IRAN: FORSE 30.000 I MORTI.

GIUNTI A BAM, LA CITTA’ PIU’ COLPITA,

IL PRESIDENTE KHATAMI E L’AYATOLLAH KHAMENEI

- Intervista con il nunzio apostolico, mons. Angelo Mottola -

 

In Iran si contano le vittime del sisma di venerdì scorso: si teme siano 30.000. “È una tragedia enorme, e tutto quello che potremo fare sarà insufficiente”, ha commentato il presidente Khatami, giunto oggi pomeriggio nella città di Bam, la più colpita. Le operazioni di soccorso agli sfollati proseguono, ma è ormai sempre più difficile trovare superstiti sotto le macerie. Sulla cronaca delle ultime ore, ci riferisce da Bam Barbara Schiavulli:

 

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E’ una lunga processione, incessante, quella che si vede al cimitero di Bam. Migliaia di morti, donne, uomini e bambini, avvolti nelle lenzuola bianche e sepolti nella fossa comune, un lungo serpentone, dove vengono disposte l’una accanto all’altra, le vittime del terremoto. Da una parte una scavatrice che toglie la terra, dall’altra qualcuno che la rimette sui cadaveri. Sono 25 mila i corpi estratti. Moltissimi devono ancora essere sepolti. Nel frattempo già si pensa alla ricostruzione. “Questa è una prova divina. Sto impazzendo dal dolore” ha detto Ali Khamenei, il leader spirituale dell’Iran, giunto a Bam per visitare la tendopoli che ospita i superstiti. “L’Iran piange con voi. Adesso inizia la vita normale. Bisogna ricostruire al più presto il Paese, una città più forte, capace di resistere ai terremoti”, ha affermato l’Ayatollah. Intanto stanno giungendo in città 80 americani. Ieri erano atterrati sette aerei nel capoluogo provinciale di Kerman, carichi di 60 tonnellate di medicinali, per curare le epidemie che potrebbero scoppiare, causate dal deteriorarsi delle condizioni sanitarie con il rischio del peggioramento della situazione, e per ora sventate grazie alla rigidità del clima.

 

Da Bam, Barbara Schiavulli, per Radio Vaticana.

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Le operazioni di soccorso vengono seguite con grande apprensione anche dalla comunità cristiana presente in Iran. Andrea Sarubbi ha intervistato mons. Angelo Mottola, nunzio apostolico a Teheran:

 

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R. - È una tragedia immane quella che ha colpito il Paese. I lavori di ricerca stanno proseguendo alacremente, e sono arrivati parecchi aiuti dall’estero. Si stanno approntando vari ospedali - uno offerto dalla Francia, un altro gestito da un’associazione umanitaria dell’Italia - ma quello che si richiede di più sono i medicinali. Nelle zone terremotate, infatti, non c’è niente.

 

D. – A proposito di aiuti, c’è da segnalare l’intervento degli Stati Uniti. Secondo lei può preludere ad un riavvicinamento tra Washington e Teheran?

 

R. – Potrebbe darsi. Anche l’aiuto umanitario può essere un mezzo di riavvicinamento. In realtà, nel Paese esiste già una tendenza a volersi riavvicinare all’America: non tutti sono d’accordo - gli estremisti non mancano - ma, in generale, il Paese sarebbe favorevole. Questi aiuti potrebbero davvero aprire una porta ad una eventuale trattativa per riallacciare le relazioni diplomatiche.

 

D. – L’Iran ha invece rifiutato l’aiuto di Israele, definendo lo Stato ebraico “un Paese ostile”. Lei ritiene che esista qualche possibilità di ricomposizione dei rapporti?

 

R. – In questo momento forse no, perché c’è ancora una forte corrente contro Israele. Tutta la zona, compresi gli arabi, sono contro Israele. Certo, può anche darsi che col tempo si riesca a cambiare la situazione, e che quindi anche una collaborazione con Israele possa essere accettata con più facilità.

 

D. – In un Paese islamico come l’Iran, i cristiani sono una minoranza. Come sta partecipando agli aiuti la Chiesa locale?

 

R. – La Chiesa locale è viva, sta già facendo la sua parte. I vescovi hanno già dato un proprio contributo per questi terremotati e stanno raccogliendo fondi nelle parrocchie. Inoltre, stiamo mettendo a punto alcuni progetti con la Caritas internationalis e con le Caritas nazionali dei vari Paesi, in base alle disponibilità. Proprio stamattina, abbiamo avuto l’incontro con la Caritas internationalis, che ha inviato qui un addetto del Secours Catholique di Parigi. I vescovi si stanno muovendo bene, e speriamo di poter dare l’aiuto necessario a queste popolazioni così afflitte.

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AMBURGO TRASFORMATA NELLA “CITTÀ” DI TAIZÉ:

MIGLIAIA DI GIOVANI PRONTI AD INIZIARE STASERA L’ANNUALE INCONTRO EUROPEO

ANIMATO DALLA COMUNITÀ FONDATA DA FRÈRE ROGER

- Intervista con frère Marek -

 

E’ un’ininterrotta carovana, formata da migliaia di ragazzi e ragazze, quella che in queste ore sta invadendo pacificamente Amburgo. La città tedesca è sede del 26.mo incontro europeo dei giovani di Taizé: un appuntamento annuale di riflessione spirituale e di preghiera che ruota attorno alla lettera di Frère Roger, intitolata quest’anno “Alle sorgenti della gioia”. L’incontro, per il quale il Papa ha inviato un suo messaggio, inizierà stasera alle 19.00 e durerà fino al 2 gennaio. Frère Marek, della Comunità di Taizé, descrive, al microfono di Alessandro De Carolis, l’atmosfera che si respira tra i giovani, in questa fase dedicata all’accoglienza:

 

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R. – Sui volti dei giovani si nota la stanchezza - alcuni hanno fatto un viaggio molto lungo: 24 ore, ma anche 30, 36. Tutti però sono gioiosi, felici per essere finalmente giunti ad Amburgo e per l’incontro che inizia.

 

D. – Dal punto di vista geografico, qual è la provenienza più lontana?

 

R. – Penso che i giovani della Russia siano quelli arrivati da più lontano. Ma c’è anche un gruppo consistente dal Portogallo.

 

D. – “Tornare alle sorgenti della gioia” è l’invito centrale della lettera di Frère Roger: come si sono preparati i giovani dei vari gruppi a questo incontro di Amburgo?

 

R. – I giovani che arrivano qui si sono preparati nelle loro parrocchie, nelle loro Chiese locali. Tutti sanno che questo incontro è un invito alla ricerca della riconciliazione, della fiducia. Questa fase di preparazione è molto importante, perché dà loro l’occasione di assumere direttamente la responsabilità di questo incontro.

 

D. – Quello compiuto dalla Comunità di Taizé è ormai un cammino molto lungo. Qual è il volto attuale della Comunità?

 

R. – Taizé rimane sempre una piccola comunità. Siamo un centinaio di fratelli, provenienti da 20-25 Paesi diversi. Tra di noi ci sono cattolici, protestanti, ma tutti viviamo la stessa vocazione: cercare la riconciliazione tra i cristiani. Una parte di noi vive sempre a Taizé, un’altra parte nelle piccole comunità sparse nel mondo: in Brasile, in Bangladesh, in Corea, in Senegal.

 

D. – In questo inizio di secolo, così tormentato da guerre, dal terrorismo – un fenomeno sul quale anche il Papa si è spesso soffermato - in che modo la Comunità di Taizé intende dare il suo contributo?

 

R. – Il nostro contributo è sempre quello di cercare di aprire i cuori dei giovani alla realtà di Cristo, alla presenza di Cristo in mezzo all’umanità che soffre. E’ quello di aprire i giovani alla preghiera, che non è fine a se stessa, ma conduce ad assumere un impegno ed una responsabilità per la pace, per la riconciliazione. Non si tratta di una teoria, non è una bella idea: è un impegno molto concreto da mettere in pratica nella comunità locale, nel luogo stesso in cui i giovani vivono ogni giorno.

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CONVEGNO SULLA PACE A TERMOLI, IN MOLISE,

AD UN ANNO DAL TERREMOTO

- Interviste con mons. Tommaso Valentinetti e don Tonio dell’Olio -

 

Al via oggi a Termoli, in Molise, il consueto convegno di fine anno promosso da Pax Christi con la Cei e la Caritas dal titolo “Nell’Arca … sotto il diluvio … Verso l’arcobaleno. Il conflitto come via alla pace”. L’appuntamento, che si tiene quest’anno nella città molisana per manifestare solidarietà alle popolazioni terremotate a un anno dal sisma, si concluderà con la tradizionale marcia per la Pace il 31 dicembre sera. L’incontro approfondirà l’ultimo messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace con particolare riferimento al rispetto del diritto internazionale. Sull’evento Fabio Colagrande ha intervistato il vescovo di Termoli Larino e presidente di Pax Christi mons. Tommaso Valentinetti e il coordinatore nazionale di Pax Christi don Tonio dell’Olio che ci spiega il significato del colorito titolo del convegno:

 

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R. – Abbiamo assunto ad icona della Comunità Internazionale l’Arca di Noè che è uno spazio chiuso, come è oggi il nostro Villaggio Globale, in cui sono costretti, in qualche modo, per salvarsi, a convivere animali di differenti razze, ma devono stare tutti insieme e per noi non è soltanto un motivo di ilarità ma un motivo serio. Queste creature sono costrette a stare insieme e devono normare questa coabitazione, ma ne potrebbe sfociare una lite improduttiva, che significherebbe condannare tutti quanti alla morte, oppure stabilire delle regole per stare bene insieme. In qualche modo, a nostro avviso, è l’immagine di quello che vorremo come diritto internazionale.

 

D. – A chi vuole trascorrere un Capodanno diverso l’invito è a Termoli per la marcia per la pace del 31 dicembre. Un Capodanno che si svolge non in una sala da ballo, non in una sala da banchetti, ma facendo una marcia attraverso le zone terremotate. Mons. Valentinetti, quest’anno è un Capodanno, caratterizzato anche dal digiuno…

 

R. – Un digiuno che poi si trasforma anche in solidarietà, perché ogni marciante è chiamato a digiunare ma anche ad offrire, quello che risparmia col digiuno, un gesto di solidarietà, un gesto di carità. Credo che sia veramente un modo bello ed alternativo per vivere il Capodanno, non frastornati dal troppo rumore, dal troppo chiasso, ma un po’ per andare alla ricerca di una interiorità di cui tutti abbiamo bisogno in questo momento.

 

D. – C’è in qualche modo una intenzione particolare nella marcia di quest’anno, un invito alla popolazione a rimanere …

 

R. – A rimanere in tutti i sensi, perché crediamo molto nella ricostruzione di un tessuto sociale che altrimenti si potrebbe disgregare. Un terremoto, certamente, è sempre faticoso da vivere, e trovare le strade più semplici per poter andare via da dove si è vissuta una tragedia, è la cosa più facile, ma noi vorremmo realmente che si ricostruissero non solo le case ma anche un tessuto sociale, un tessuto morale.

 

D. – Qual è la situazione a più di un anno da questo sisma? 

 

R. – I problemi materiali sono senza dubbio tutti quelli legati alla ricostruzione. La protezione civile ha fatto un buon lavoro di prima emergenza, ma adesso si tratta di mettere in atto i progetti dei programmi di ricostruzione e la macchina si è avviata, ma come sappiamo è una macchina molto lenta e molto faticosa. Noi confidiamo che si possano accelerare alcuni tempi, ma soprattutto che si possano reperire anche altri fondi da mettere a disposizione della ricostruzione.

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CHIESA E SOCIETA’

29 dicembre 2003

 

 

UCCISO IN CAMERUN UN MISSIONARIO CLARETIANO TEDESCO: PADRE ANTON PROBST

E’ STATO TROVATO ESANIME VICINO ALLA SUA STANZA DEL NOVIZIATO

 DI AKONO A 60 CHILOMETRI DALLA CAPITALE YAOUNDE’

 

YAOUNDE’.= Ucciso nella notte di Natale: è la tragica vicenda di padre Anton Probst, missionario claretiano tedesco, che è stato rinvenuto morto vicino alla sua stanza nel noviziato di Akono, circa 60 chilometri a sud della capitale camerunese Yaoundé. Lo riferisce all’agenzia Misna la sua congregazione, precisando che il corpo del missionario era a terra con le mani e i piedi legati e un bavaglio sulla bocca. Il religioso aveva appena finito di partecipare alla Messa di Natale e presumibilmente si è imbattuto in alcuni rapinatori che stavano frugando nella sua stanza. Gli aggressori lo avrebbero colpito violentemente sulla testa, lasciandolo a terra esanime, prima di dileguarsi portando via alcuni oggetti di scarso valore. Al momento non si conoscono altri particolari sull’accaduto. I funerali di padre Probst si terranno il 7 gennaio per consentire al superiore provinciale della Germania, attualmente in visita in Congo, e a padre Josef Adâ, superiore maggiore della confederazione delle missioni dell’Africa francofona, di poter partecipare alle esequie. Padre Probst era nato il 20 marzo 1935 a Messhofen, in Germania, ed era stato ordinato sacerdote nel 1967. Era ad Akono da 11 anni, dopo averne trascorsi 24 nella Repubblica democratica del Congo. (A.G.)

 

 

UN’ OPPORTUNITA’ PER RAFFORZARE LA LOTTA CONTRO LA FAME:

 CON QUESTO SPIRITO, LE NAZIONI UNITE SI APPRESTANO A CELEBRARE

 IL 2004, ANNO INTERNAZIONALE DEL RISO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

NEW YORK.= Quello che inizierà fra tre giorni sarà per le Nazioni Unite l’Anno Internazionale del Riso. Un’occasione per la comunità mondiale di centrare l’attenzione sul perseguimento di uno degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio: eliminare la povertà estrema e la fame. L’Anno del riso è stato proclamato il 16 dicembre del 2002 dall’Assemblea generale dell’Onu su iniziativa delle Filippine e di altri 43 Paesi. Il Direttore Generale della Fao, Jacques Diouf - a cui spetta l’organizzazione dell’evento - ha dichiarato che il riso è “simbolo di identità culturale ed unità globale” e che l’Anno Internazionale deve fungere da catalizzatore dei programmi nazionali sul riso messi in atto in tutto il mondo. Il riso è, in primo luogo, sinonimo di cibo. Esso fornisce, infatti, il 20 per cento del fabbisogno energetico mondiale ed è la coltivazione principale destinata all’alimentazione in 17 Stati dell’Asia e del Pacifico ed in 9 dell’America settentrionale e meridionale. D’altro canto, il riso non è solo legato alla sfera della nutrizione, ma riveste anche una dimensione economica di grande rilevanza. Alla fine degli anni ‘90, la produzione ha raggiunto 400 milioni di tonnellate. I  Paesi in via di sviluppo, tra cui Thailandia, Cina, India e Vietnam, contano il 95 per cento del totale di questa produzione. La rapida crescita della produzione di riso ha contribuito dunque a far fronte al problema della sicurezza alimentare. Tuttavia, ci sono ancora  oltre 800 milioni di persone che soffrono la fame, la maggior parte delle quali risiede proprio nelle aree dipendenti dalla produzione di tale cereale per alimentazione, reddito e impiego. La centralità del riso per molti popoli della Terra si riflette nel tema scelto per l’Anno  - “Il riso è vita” – con il quale si intende anche sottolineare il ruolo della risicoltura per la riduzione della povertà e il miglioramento delle condizioni di vita.

 

 

SI AGGRAVA IL BILANCIO DELL’ESPLOSIONE DEL GIACIMENTO DI GAS

NELLA CINA SUD-ORIENTALE: SONO 233 I MORTI, MENTRE PROSEGUE IL LAVORO

DELLE SQUADRE DI SOCCORSO

 

PECHINO.= E’ salito purtroppo a 233 il numero delle vittime dell’esplosione del giacimento di gas naturale verificatasi martedì scorso nel distretto di Kai, nel sud est della Cina. Altre vittime - dopo le 198 che erano state contate subito dopo il disastro - sono state trovate nelle ultime ore dalle squadre di soccorritori che stanno controllando i villaggi vicini all’area del pozzo esploso. Questi sono stati, infatti, colpiti dalla nube tossica fuoriuscita dal giacimento, che è stata la causa della maggior parte dei decessi. Sono oltre novemila le persone che hanno subito trattamenti medici dopo essere rimaste intossicate. (A.G.)

 

 

UN CAPODANNO SENZA PETARDI ALL’INSEGNA DELLA SOLIDARIETA’:

 E’ L’APPELLO DEL SUPERIORE DEI PASSIONISTI DELLA CAMPANIA,

 PADRE ANTONIO RUNGI, CHE HA CHIESTO AI FEDELI DI DEVOLVERE

IN BENEFICIENZA I SOLDI DESTINATI AI FUOCHI D’ARTIFICIO

 

NAPOLI.=  “Con i soldi destinati all’acquisto dei fuochi d’artificio ‘adottate’ invece una persona povera del vostro quartiere, della vostra città o di un Paese lontano”. E’ questo l'appello che il teologo Antonio Rungi, superiore provinciale dei passionisti della Campania e del Basso Lazio, lancia ai cittadini campani. Negli ultimi due anni già migliaia di famiglie hanno destinato a bambini poveri, sia italiani che stranieri, i soldi che avevano deciso di spendere per acquistare i petardi. “Queste famiglie hanno sperimentato con successo la solidarietà - spiega padre Rungi - come via alternativa allo spreco di Capodanno. E così certamente hanno anche fatto in modo che fosse meno grave il bilancio dei feriti di fine anno”. Per il religioso, quest’anno la rinuncia ai petardi assumerebbe un ulteriore significato: “Dopo tanti  avvenimenti tristi che hanno segnato il 2003 - come la guerra in Iraq e in ultimo il devastante terremoto in Iran - credo che anche un pò di silenzio potrebbe essere una esigenza di tutti noi per accogliere il nuovo anno nel segno della pace e della serenità. Confido molto sul senso di responsabilità degli italiani ed in particolar modo dei campani”. Purtroppo, nonostante gli appelli lanciati e le campagne di sensibilizzazione avviate nelle scuole, il bilancio dei feriti per lo scoppio dei petardi è già pesante in Campania. Tre ragazzi - di nove, undici e quattordici anni - sono rimasti feriti. Il più grave è Vincenzo, 14 anni, di Lusciano. Ha perso l’occhio sinistro ed ha la mandibola fratturata a causa dell'esplosione di un grosso petardo. (A.G.)

 

 

ATTESA IN CINA PER IL RISULTATO DEL TEST SUL SOSPETTO CASO DI SARS.

 PER ORA, L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’ NON HA LANCIATO

AVVISI AI VIAGGIATORI. INTANTO E’ GUARITO IL RICERCATORE

DI TAIWAN CHE AVEVA CONTRATTO IL VIRUS

 

PECHINO.= L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) spera che il risultato del test condotto sul paziente sospettato di aver contratto il virus della Sars venga reso noto tra pochi giorni e fino ad allora non intende lanciare alcun avviso ai viaggiatori. Lo ha detto un portavoce dell’Oms a Pechino, dove è arrivato un esperto dell'Organizzazione mondiale della sanità. Sabato scorso è stato scoperto un caso sospetto di sindrome respiratoria acuta nel Guangdong, nel sud della Cina. L’ospedale di Canton dove il paziente di 32 anni è stato ricoverato il 20 dicembre scorso, dopo il manifestarsi di sintomi simili a quelli della Sars, ha indotto a mettere sotto controllo medico un gruppo di persone - tutte appartenenti alla stessa struttura sanitaria - entrate in contatto con il malato. Secondo il giornale China Daily finora nessuna di esse ha mostrato sintomi da possibile contagio. “In questo momento, l'Oms non intende lanciare alcun allarme” ha detto Julie Hall, portavoce dell'agenzia Onu a Pechino. Uno specialista della Sars dell’Oms è arrivato a Pechino dall'Australia e con un gruppo di esperti cinesi ha raggiunto la provincia del Guangdong dove collaborerà ad analizzare il risultato del test compiuto sul caso sospetto. Finora le autorità sanitarie cinesi non sono state in grado di capire come e dove il paziente avrebbe contratto il virus. Intanto, il ricercatore di Taiwan, che ha contratto il virus della Sars nel corso di un esperimento in laboratorio, è completamente guarito. Lo ha dichiarato oggi un responsabile medico. (A.G.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

29 dicembre 2003

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Saddam Hussein sembra collaborare con le forze angloamericane che lo tengono prigioniero dal 13 dicembre. Lo sostiene un membro del Consiglio di governo transitorio iracheno, Iyad Allaoui, secondo il quale l’ex dittatore avrebbe rivelato di aver nascosto denaro in Svizzera, Giappone, Germania ed in altri Paesi, attraverso società fittizie. Intanto in Iraq la tensione resta alta. A Kirkuk  la polizia ha arrestato 4 persone, accusate di progettare atti di sabotaggio contro i pozzi di petrolio.

 

In Serbia è forte l’affermazione degli ultranazionalisti del Partito radicale (Srs) alle elezioni legislative di ieri. Con oltre l'85% dei voti scrutinati, il primo partito del paese è quello che fa capo a Vojsilav Seselj che da febbraio è detenuto nelle carceri del Tribunale penale internazionale dell'Aja. Segue a distanza il partito dell’ex presidente serbo Kostunica e il Partito del defunto premier Djindjic.  Dello scenario politico che si apre nel  Paese che ha anche eletto deputato un altro detenuto eccellente del Tribunale dell’Aja, Slobodan Milosevic, ci riferisce Emiliano Bos.

 

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Con quasi il 90 per cento delle schede scrutinate si conferma la clamorosa vittoria degli ultranazionalisti che da oggi sono il primo partito politico della Serbia. “Nulla potrà più essere deciso senza di noi”, ha dichiarato Tomislav Nikolic, presidente del partito radicale che con il 28 per cento dei consensi potrà contare su 81 dei 250 seggi del nuovo Parlamento di Belgrado. Eletto anche Vosjilav Seselj, l’ex paramilitare e leader radicale che a febbraio si era consegnato ai giudici del Tribunale dell’Aja perché accusato dei crimini in Bosnia ed in Croazia. Ottiene un posto nella nuova Assemblea anche l’ex dittatore Slobodan Milosevic, che è rinchiuso da due anni nella prigione dell’Aja ma è stato  eletto deputato a capo del partito socialista. La coalizione democratica, che tre anni fa rovesciò Slobo, dilaniata da litigi e scontri interni, ha racimolato in totale un 42 per cento che non le consentirà di governare. Il secondo partito del Paese è comunque quello dell’ex-presidente jugoslavo Kostunica che, con il 18 per cento dei voti, è staccato però di ben 10 punti percentuali dai radicali. Seguono le altre due forze moderate. Poco più del 12 per cento va ai democratici dell’ex premier federale Djindjic, assassinato a marzo scorso proprio dalla frange estremiste e dalla criminalità, e l’11,5 per cento ai riformisti dell’ex vice premier federale Labus. Sono escluse dal Parlamento quasi tutte le altre liste che non hanno superato lo sbarramento del 5 per cento. Numeri alla mano, formare un’alleanza di governo sembra ora quasi impossibile. La Serbia dovrà inventare una nuova alleanza politica per non perdere il treno per l’Europa.

 

Per la Radio Vaticana, Emiliano Bos.

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Prossimo presidente del Guatemala sarà Oscar Berger. Il candidato della Grande alleanza nazionale ha vinto il ballottaggio delle presidenziali che si è svolto ieri e succederà al presidente uscente Portillo il 14 gennaio. Sull’andamento del voto, il servizio di Maurizio Salvi.

 

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Al temine di una giornata senza sorprese e con una bassa affluenza, il candidato di centro-destra Oscar Berger è stato designato quale presidente del Guatemala. La sua vittoria era stata anticipata dagli Istituti di sondaggio e a nulla è servito l’entusiasmo dello sfidante nel ballottaggio, Álvaro Colom, che ha riscosso durante la campagna elettorale l’adesione di vari movimenti di centro-sinistra. A sorpresa, per Colom si era espresso, ieri, anche l’ex-presidente de facto guatemalteco Efraim Rios Montt, che era giunto soltanto terzo nel primo turno del 9 novembre scorso. La vittoria di Berger è stata annunciata in nottata dal presidente del Tribunale Supremo Elettorale, Oscar Bolano, dopo lo scrutinio del 70 per cento delle schede con una tendenza definita netta ed immutabile. Da parte sua, il responsabile degli osservatori internazionali dell’Unione Europea, Yannis Sachellariu, ha confermato la sostanziale regolarità del voto. Si è anche rallegrato con il popolo del Guatemala affermando che si è fatto carico delle sue responsabilità eleggendo il nuovo capo dello Stato che il 14 gennaio prenderà il posto del presidente uscente, Alfonso Portillo. Emozionato per la vittoria, Berger ha ringraziato i suoi sostenitori promettendo di voler lavorare senza sosta per il bene del Paese.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Si terrà alle 16, nel carcere milanese di San Vittore, l'udienza di convalida del fermo di Calisto Tanzi, ex patron della Parmalat. I Pm di Parma gli contestano l'associazione a delinquere con altre otto persone, oltre alla responsabilità della bancarotta. L'ordine di custodia cautelare emesso dai pm di Milano, che gli è stato notificato ieri dopo un  interrogatorio di più di sei ore, parla di aggiotaggio e false comunicazioni ai revisori. Il servizio di Fausta Speranza.

 

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Si è complicata la posizione di Calisto Tanzi per il quale ricorrono tutte e tre le esigenze che giustificano la detenzione: il pericolo di fuga, per il suo peregrinare all'estero prima del ritorno in Italia; la reiterazione del reato e l’inquinamento delle prove. Sembra di Calisto Tanzi, infatti, la scelta di distruggere molta  documentazione. Meno opinabile, invece, il dato che compare nella relazione di Enrico Bondi, commissario straordinario: i debiti della Parmalat al 31 dicembre 2002 ammontavano già a 8,2 miliardi di euro. La cifra va commentata  aggiungendo che sono dell’ultimo anno i buchi di bilancio più gravi che stanno facendo impallidire la vicenda Enron degli Stati Uniti. Prossimo passo per il salvataggio tentato da Bondi è il piano di risanamento e di riequilibrio finanziario del gruppo. Intanto, il leader leghista e ministro per le Riforme, Umberto Bossi, apre il versante politico della frana finanziaria, paventando anche una crisi di governo se non verranno tenute in conto le proteste degli allevatori che da  mesi non ricevono stipendio. Tra le ripercussioni della vicenda c’è anche la sorte della società di calcio, Parma, che è al 98,7% della Parmalat  e che ha un buco di 77 milioni di euro. Il direttore generale Nebiolo parla di una  conversione di crediti in conto capitale. Di facile da capire c’è che sarebbe un'operazione senza esborso di denaro, mentre la spiegazione delle modalità è una faccenda per tecnici. 

 

Fausta Speranza Radio Vaticana

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Sempre in Italia, in relazione al pacco bomba recapitato a Romano Prodi il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, ha fatto sapere che riferirà in Aula al Senato alla ripresa dei lavori  parlamentari.  Il pacco bomba, che Prodi ha aperto senza conseguenze nel tardo pomeriggio di sabato, e gli altri attentati avvenuti precedentemente nel capoluogo emiliano vengono attribuiti alla stessa area anarco-insurrezionalista.

Continuano i segnali positivi da parte della Libia nei confronti della comunità internazionale. Tripoli ha informato l’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che a partire da oggi agirà come se avesse firmato il protocollo addizionale al Trattato di non proliferazione nucleare. Inoltre, al terzo giorno della visita della squadra dell’Aiea guidata dal presidente El Baradei, agli ispettori sono state mostrate anche attrezzature per l’arricchimento dell’uranio, acquistate sul mercato nero.

 

L'uccisione di tre palestinesi armati nel corso di un incidente avvenuto la scorsa notte presso la colonia ebraica di Netzarim, a Gaza, è stata confermata da fonti della sicurezza palestinese. I tre erano stati colpiti dal fuoco di un carro armato mentre stavano per lanciare un attacco contro la colonia. Intanto, il governo israeliano ha  annunciato lo smantellamento in Cisgiordania di quattro insediamenti.

 

Il presidente russo Vladimir Putin ha preso parte all'inaugurazione della nuova Duma, la Camera bassa del parlamento, dove può contare su una schiacciante maggioranza. Alle elezioni del 7 dicembre il suo partito Russia Unita ha ottenuto, infatti, oltre i due terzi dei seggi.  Del clima e delle prospettive ci riferisce Giuseppe D’Amato.

 

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Prima sessione della quarta Duma post-comunista. Alle 12 in punto tutti in Aula. La cerimonia di inaugurazione è stata aperta dal deputato più anziano, Valentin Varennikov, e  dopo l’inno russo la parola è passata al capo della Commissione elettorale Lisnikov che ha letto i risultati ufficiali delle elezioni del 7 dicembre: 447 su 450 sono i deputati eletti; in tre circoscrizioni si voterà il 14 marzo in concomitanza con le presidenziali. Il partito del Cremlino, Russia Unita, potrà contare su circa 300 seggi, i comunisti 53, il blocco nazional-socialista su 37, mentre gli ultra nazionalisti di Djirinovski su 36. Le forze riformiste liberali che non hanno superato la barriera del 5 per cento delle preferenze del proporzionale dispongono solo di sei deputati vincitori al maggioritario. Il presidente Vladimir Putin ha quindi elencato alcune delle priorità che i deputati dovranno affrontare nei prossimi quattro anni. “Da voi” ha detto il capo del Cremlino “dipenderà il progresso del Paese. Serve un salto in avanti in economia per garantire un miglior standard di vita alla popolazione”. Dopo anni di crisi, la Russia vive un ottimo periodo congiunturale. Putin, contento per il rafforzamento del sistema democratico nel Paese, si attende ora risultati concreti dalla Duma.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Nuovo massimo storico della moneta unica europea che questa mattina  ha sfiorato il livello di 1,25 dollari, arrivando a 1,2494. Il precedente record dell' euro era stato segnato il 24 novembre, a quota 1,2470 dollari. Per il Financial Times, la Bce, Banca centrale Europea, potrebbe rivedere la propria politica in seguito all'apprezzamento dell'euro e ai suoi effetti sull'economia europea. 

 

 

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