RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 362 - Testo della Trasmissione di domenica 28 dicembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il  Papa all’Angelus lancia un appello alla solidarietà per i terremotati in Iran e nel giorno della Santa Famiglia invita a proclamare con coraggio il Vangelo della famiglia basata sul matrimonio.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

In Iran si  continua a scavare alla ricerca dei superstiti del terremoto: oltre 20 mila i morti: intervista con Luca Spoletini.

 

Prosegue la crisi politica ad Haiti: in migliaia manifestano a Port-au-Prince chiedendo le dimissioni del presidente Aristide. Con noi Andrea Ped.

 

Domani ad Amburgo inizia l’incontro europeo dei giovani organizzato dalla comunità ecumenica di Taizè: ce ne parla frère Marek.

 

Da oggi a Roma un convegno mariano dal titolo: Contemplare Maria attraverso l’immagine: ai nostri microfono padre Ermanno Toniolo

 

Furono gli esseni a Qumran a teorizzare per primi “la salvezza per la sola grazia”. Lo afferma in un libro Emanuela Zurli, docente alla Gregoriana: intervista con l’autrice.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si è aperto ieri ad Assisi il 58.mo Convegno dei giovani

 

Marcia della pace a fine anno in Uganda

 

Nuova aggressione contro religiosi in Congo: rapinate e malmenate tre suore

 

In Cina l’uomo colpito da Sars è in condizioni stabili

 

Evacuate 40 mila perosne nella zona attorno al giacimento di gas, esploso in Cina marted’ scorso.

 

   

24 ORE NEL MONDO:

 

Elezioni cruciali in Serbia: candidato anche Milosevic in carcere all’Aja. Si teme la vittoria dei radicali nazionalisti -

 

Si vota pure in Guatemala per il ballottaggio presidenziale: favorito il candidato della destra contro quello appoggiato dagli indios maya -

 

Si segue la pista anarchica per il pacco bomba recapitato a Prodi: illeso il presidente della commissione europea -

 

Interrogato in carcere a San Vittore Calisto Tanzi, fondatore della Parmalat: è accusato di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

28 dicembre 2003

 

 

IL PAPA ALL’ANGELUS LANCIA UN APPELLO ALLA SOLIDARIETA’ PER I TERREMOTATI IN IRAN E NEL GIORNO DELLA SANTA FAMIGLIA INVITA I CRISTIANI  A PROCLAMARE CON CORAGGIO IL VANGELO DELLA FAMIGLIA BASATA SUL MATRIMONIO,

BENE FONDAMENTALE DELLA SOCIETA’

 

Il Papa all’Angelus, oggi in piazza San Pietro, ha rivolto il suo pensiero e la sua preghiera ai terremotati in Iran, invitando tutti, in particolare i cattolici, a manifestare concretamente la propria solidarietà con quanti sono stati colpiti da questa catastrofe. Quindi, nel giorno dedicato alla Santa Famiglia, ha esortato a proclamare con coraggio il Vangelo della famiglia basata sul matrimonio, bene fondamentale della società. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Il Papa all’Angelus prega per le vittime del terremoto in Iran, in particolare  per gli abitanti di Bam, affidando alla misericordia di Dio  “le migliaia di persone che hanno perso la vita, come pure i feriti e i superstiti rimasti senza casa e bisognosi di aiuto”. Quindi ha lanciato il suo appello alla solidarietà:

 

“Invito le Organizzazioni internazionali, e specialmente quelle caritative cattoliche, a venire incontro con generosità ai nostri fratelli e sorelle iraniani colpiti da così grave catastrofe. La solidarietà del mondo intero particolarmente sentita nel clima natalizio, renda meno drammatica la situazione dei terremotati”.

 

Sempre durante l’Angelus Giovanni Paolo II non ha mancato di ricordare l’odierna festa della Santa Famiglia. “Alla scuola di Nazareth – ha detto - ogni famiglia impara ad essere fucina di amore, di unità e di apertura alla vita. Ma “nel nostro tempo – ha aggiunto -  un mal inteso senso dei diritti viene talvolta a turbare la natura stessa dell’istituto familiare e del vincolo coniugale”:

 

“Occorre che a tutti i livelli si congiungano gli sforzi di quanti credono nell’importanza della famiglia basata sul matrimonio. Si tratta di una realtà umana e divina che va difesa e promossa come bene fondamentale della società”.

 

Sulla scorta del Concilio Vaticano II il Papa ha esortato i cristiani ad essere “attenti ai segni dei tempi” adoperandosi “per sviluppare diligentemente i  valori del matrimonio e della famiglia”  tanto “con la testimonianza della propria vita, quanto con un’azione concorde con gli uomini di buona volontà”.

 

“Occorre proclamare con gioia e coraggio il Vangelo della famiglia. Eleviamo a tal fine la nostra comune preghiera a Gesù, Maria e Giuseppe per tutte le famiglie, in particolare per quelle in difficoltà materiali e spirituali”.

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OGGI IN PRIMO PIANO

28 dicembre 2003

 

 

AIUTI DA TUTTO IL MONDO ALL’IRAN COLPITO DAL TERREMOTO.

OLTRE 20 MILA I MORTI

- Intervista con Luca Spoletini -

 

Gravissima la situazione in Iran dopo il sisma che venerdì  ha colpito la zona sud-orientale del Paese e che ha cancellato l’antica città di Bam. Più di 20mila i morti accertati, secondo il Ministro degli Interni iraniano. Non si ferma la macchina della solidarietà internazionale, giunta in soccorso dei migliaia di sfollati e dei feriti che affollano gli ospedali iraniani. In prima linea gli Stati Uniti e l’Europa. Secco rifiuto da parte del governo di Teheran all’invio di aiuti da parte di Israele. Il servizio di Benedetta Capelli.

 

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Oltre 20mila i morti15mila già sepolti , questo il bilancio secondo il ministro degli interni Abdolva’hed  Moussavi-Lari, ma si teme che le vittime siano 40mila.  L’Iran da venerdì è un Paese sotto shock, difficili i soccorsi anche se la solidarietà internazionale non si ferma. Si scava ancora tra le macerie e stamattina 200 persone sono state tratte in salvo, grazie all’intervento delle unità cinofile. L’Onu ha affermato che le ricerche dei sopravvissuti si concluderanno stasera, ed ha invitato la comunità internazionale a non inviare nel Paese iraniano altre squadre di salvataggio. Continua il lavoro delle equipes sul posto mandate da 16 Paesi, tra cui gli Stati Uniti che ha spedito in Iran 68 tonnellate di medicinali. Era dal 1979 che Washington e Teheran  non avevano più rapporti, interrotti  in seguito al sequestro di alcuni ostaggi nell’ambasciata americana della capitale iraniana. Impegnate nelle operazioni di salvataggio tutte le organizzazioni umanitarie, dalle Nazioni Unite all’Unicef, dalla Croce Rossa Internazionale a numerose ong. Sono più di 40 gli aerei giunti in soccorso della popolazione. In prima fila anche l'Unione Europea, che ha stanziato oltre 2 milioni di euro per la prima emergenza, e la Conferenza Episcopale italiana che ha previsto la stessa cifra in favore delle popolazioni colpite. Da registrare numerosi episodi di sciacallaggio che hanno costretto la polizia a sparare in aria numerosi colpi per disperdere le persone alla ricerca di cibo. Teheran ha accettato gli aiuti di tutta la comunità internazionale, ma ha rifiutato quelli inviati da Israele, considerato un “regime sionista”. Gerusalemme da parte sua ha fatto giungere parole di cordoglio per la sciagura.

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Ma colleghiamoci ora con la città iraniana di Bam dove gli aiuti  sono arrivati anche dall’ Italia.  Ci parla della situazione il portavoce della Protezione civile italiana Luca Spoletini.

 

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R. - In questo momento, purtroppo superate le immediate ore successive a quelle del terremoto, si cominciano a vedere con maggiore insistenza persone senza casa. Come team italiano della protezione civile abbiamo operato a Bararat, che è un quartiere della città di Bam, dove mi trovo anche adesso. Vi dico che non c’è neanche una casa in piedi. La costruzioni erano tutte in argilla e quindi, chiaramente hanno subito crolli. L’intervento è complicatissimo. Siamo in una situazione davvero estrema. Si fa il possibile con grande spirito di sacrificio però la situazione presenta delle enormi difficoltà per i soccorsi.

 

D. - La macchina degli aiuti si è mossa in tempo?

 

R. - Dipende da quello che intende. Da parte della comunità internazionale siamo arrivati, noi italiani insieme a tante altre nazioni, con tempestività. Gli aiuti interni sono ovviamente resi difficoltosi da una situazione assolutamente catastrofica.

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HAITI: CONTINUA LA PROTESTA DELL’ OPPOSIZIONE CHE CHIEDE LE DIMISSIONI DEL PRESIDENTE ARISTIDE

Intervista con Andrea Ped

 

Prosegue la crisi politica ad Haiti: l’opposizione ha annunciato che non fermerà le manifestazioni di protesta fino a quando il presidente Bertrand Aristide non rinuncerà al suo mandato. Anche ieri migliaia di persone hanno sfilato per le strade di Port-au-Prince chiedendo le dimissioni del capo di Stato, accusato di aver portato il Paese sull’orlo della guerra civile e della bancarotta economica.  Il servizio di Lucas Duran.

 

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Sono passati ormai tre anni dalle ultime elezioni legislative ad Haiti: elezioni contestate dall’opposizione che ha denunciato un clima di intimidazione e palesi episodi di brogli da parte del partito al potere, emanazione del presidente Jean-Bertrand Aristide. Quest’ultimo ha sempre respinto le accuse anche se gli stessi osservatori internazionali hanno espresso parere negativo sulla legittimità di quelle elezioni. Da allora ad Haiti si vive una impasse che presto si trasformerà in vuoto legislativo. Se infatti non si voterà entro gennaio l’intera assemblea nazionale e due terzi dei membri del Senato vedranno scadere il proprio mandato. Su questa difficile situazione abbiamo ascoltato Andrea Ped, il coordinatore del gruppo dei 184, l’associazione apartitica che raggruppa rappresentanti di 13 settori vitali della società civile, accomunati dalla volontà di proporre un’impostazione più democratica e un rilancio dell’economia per il futuro di Haiti. Concretamente cosa proponete?

 

R. – NOUS AVON FAIT...

Abbiamo fatto molte proposte sia all’opposizione sia al partito al potere per giungere ad un compromesso. In particolare noi insistiamo su due punti: primo, un confronto nazionale per la realizzazione del contratto sociale: in tale senso abbiamo attraversato il Paese con le nostre carovane della speranza, per mostrare alla gente che esiste un’intesa comune tra tutti gli strati sociali, per raggiungere i medesimi obiettivi, considerati essenziali da tutti. Secondo, per uscire dalla crisi il Gruppo dei 184 ha proposto che la presidenza sia mantenuta, ma che il governo sia presieduto da un primo ministro neutrale. Tuttavia non possiamo che constatare che entrambi i punti spaventano il potere, che non vuole rinunciare al dominio assoluto e lasciare spazio alla società civile.

 

D. – Come giudica il comportamento della comunità internazionale?

 

R. – LE DRAME...

Il dramma che vive la comunità internazionale è che solo adesso si sta svegliando. Ha partecipato attivamente al sostegno di un uomo che effettivamente all’inizio godeva dell’appoggio e delle speranze della gran parte della gente di Haiti. Oggi, però, che la situazione è mutata la comunità internazionale è ancora alla ricerca di una soluzione che le eviti di perdere la faccia. Tuttavia, ogni giorno che passa senza che sappia assumere una posizione chiara rispetto alla realtà attuale la renderà sempre meno credibile. Tuttavia anche se si tratta di un risveglio tardivo noi speriamo che prima o poi questo risveglio arrivi, per permettere finalmente al nostro popolo di uscire dal dramma in cui vive.

 

D. – Nonostante tutto lei appare ottimista?

 

R. – OUI, ABSOLUMENT...

Sì, assolutamente. Nel 1986, alla caduta del regime di Duvalier, la coscienza civile era debole, perchè il Paese restava diviso. Una divisione sfruttata dal movimento sociale di Aristide che ha soffiato sul fuoco della divisione razziale e di classe e che ne ha garantito fin qui il potere. Il contratto sociale che noi proponiamo rappresenta invece la chiave di volta per Haiti. Oggi le classi popolari, la classe media e le elites, dialogano fra loro come non è mai accaduto nella nostra storia. E’ un segnale di coscienza civile che riscalda il cuore e che dona speranza a tutte le classi sociali.

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DA DOMANI AD AMBURGO L’INCONTRO EUROPEO DEI GIOVANI ORGANIZZATO DALLA COMUNITA’ ECUMENICA DI TAIZE’: OCCORRE RIPARTIRE – SCRIVE FRERE ROGER – DALLE SORGENTI DELLA GIOIA, LA FEDE IN CRISTO

Intervista con frère Marek

 

Lo scorso anno Parigi, quest’anno sarà Amburgo ad ospitare l’incontro europeo organizzato dalla comunità ecumenica di Taizé, da domani 29 dicembre al 2 gennaio prossimo. Al Parco delle Esposizioni della città tedesca i giovani provenienti da tutta Europa pregheranno e rifletteranno insieme. Varie le tematiche al centro dell’incontro: la costruzione della pace e della fiducia, la solidarietà con coloro che soffrono, l’unità dei cristiani. Le meditazioni prenderanno spunto   dalla lettera del fondatore di questo movimento, Frere Roger, intitolata quest’anno, “Alle sorgenti della gioia”. Sull’incontro di Amburgo  Salvatore Sabatino ha intervistato Frère Marek della comunità di Taizè:

 

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R. – Il programma dell’incontro è molto denso. I giovani passeranno la mattinata nelle 280 parrocchie che li accoglieranno e  dove sarà  possibile incontrarsi in piccoli gruppi e conoscere meglio la Chiesa di Amburgo. Poi, a mezzogiorno, tutti si metteranno in cammino verso il Parco delle  Esposizioni dove faremo una preghiera con tutti i giovani. Poi, il pomeriggio, una scelta molto variegata di temi su cui riflettere insieme. La sera, ancora la preghiera comune e poi ciascuno torna al proprio luogo d’accoglienza.

 

D. – Tutto ruoterà intorno alla ormai tradizionale Lettera di Frère Roger che quest’anno si intitola ‘Alle sorgenti della gioia’. Quali sono i temi principali presenti in questa missiva?

 

R. – Nella Lettera di quest’anno, Frère Roger inizia con un ricordo che non solo i grandi di questo mondo possono costruire il futuro, ma anche i più piccoli della terra possono partecipare in questa costruzione della pace e della fiducia sulla terra. E’ un invito, poi, a cercare la forza alle sorgenti della fede, nella preghiera, nell’impegno per gli altri. Ed è anche una riflessione sull’unità dei cristiani, che può diventare una forza per costruire il futuro dell’umanità.

 

D. – Ecco, dai conflitti alla riconciliazione, e dall’inquietudine alla speranza: come andare a trovare queste sorgenti della gioia?

 

R. – L’invito di questo incontro è chiaro: è proprio la fede in Cristo risorto che può essere anche per i giovani di oggi una strada; tre volte al giorno ci incontreremo qui per pregare insieme, in silenzio, in un’atmosfera di raccoglimento, per lasciare spazio allo Spirito Santo, a Dio stesso.

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OPERATORI PASTORALI DI TUTTA ITALA SI RIUNISCONO A ROMA

DA OGGI A MARTEDI’ PROSSIMO PER IL 24.MO CONVEGNO MARIANO

 

- Intervista con Padre Emrmanno Toniolo  -

 

A partire da oggi si tiene a Roma presso il Teresianum il Convegno nazionale di fine anno  dal titolo: “Contemplare Maria attraverso l’immagine”. Si tratta del 24.mo Convegno mariano per operatori pastorali. Giovanni Peduto ha intervistato l’organizzatore, il padre Ermanno Toniolo dei Servi di Maria.

 

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D. - Padre Ermanno, come contemplare Maria attraverso l’immagine?

 

R. – La cosa più importante è forse la cosa più facile, perché attraverso le idee, i ragionamenti e i linguaggi che sono tanto diversi nel mondo non è facile entrare nel mistero che è Maria, la quale ci introduce nel mistero più alto del Verbo di Dio. Mentre l’immagine ha un suo linguaggio universale: tutti la vedono, tutti la capiscono, tutti attraverso di essa possono riuscire a conoscere chi è Maria e attraverso di Lei chi è il Figlio Gesù, e chi è, attraverso di Lui, il Padre dei Cieli.

 

D. – Quale differenza di visione di Maria tra Occidente ed Oriente?

 

R. – Non è facile dirlo, perché c’è una simbiosi tra Oriente ed Occidente, da sempre. Tuttavia c’è una differenza di spiritualità. L’Oriente ama l’immagine come un sacramento, un sacramentale, quindi la sente come una presenza viva, viva nella celebrazione liturgica nella Chiesa, viva anche in casa, perché tutte le case orientali hanno un’icona davanti alla quale sempre lumeggia una lampada. Perciò Maria è il centro della casa: Gesù e Maria. L’icona, dunque, diventa quasi un santuario, il punto di incontro di tutti. La spiritualità orientale attraverso le immagini risale all’incontro con Colui che dell’immagine si è fatto ministro, Gesù, che ha assunto la carne umana, per portare Dio in mezzo a noi , e la Vergine Maria che lo ha dato al mondo. Quindi, l’immagine diventa lo strumento privilegiato di una comunione con il divino e con il soprannaturale, in chiesa prima di tutto e anche in casa.

 

D. – Perché l’arte è così attratta dalla figura di Maria?

 

R. – La figura di Maria è al centro del progetto di Dio, del mistero salvifico di Cristo, in Lei si riassommano, come dice il Concilio, i massimi dati della fede, per cui mentre viene onorata, predicata, chiama i credenti al Figlio, al suo sacrificio, all’amore del Padre. Di conseguenza è nel cuore stesso della fede professata e della liturgia celebrata e anche della pietà  che ciascuno di noi sente verso di Lei per istinto di Spirito Santo, perchè Maria è la strada regale, che ci accompagna e ci introduce nel mistero più grande, ripeto, che è quello di Gesù, il mistero di Dio.

 

D. – Come pregare con le icone?

 

R. – Pregare con le icone non è difficile, anche perché i silenzi che vengono tanto raccomandati liturgicamente – e il Papa lo ripete nella sua Lettera sul Santo Rosario – i silenzi portano realmente a guardare. Uno sguardo che trapassa, diventa icona, trapassa anche l’immagine che è davanti a noi per collegarsi con la fonte soprannaturale, cioè la Madre di Dio, la quale, come Madre, ci accompagna al Figlio suo. E non solo ci accompagna, ma ce ne rivela tutte le angolature, le bellezze, sia quelle del volto umano che del suo sacrificio consumato sulla croce, al quale ha partecipato intimamente Lei stessa. Quindi, contemplare ogni tipo di immagine di Maria è entrare nelle angolature di quell’unico mistero, che avvolge tutto l’uomo, tutta la storia degli uomini e li proietta, secondo il progetto del Padre, verso la loro ultima realizzazione, che è diventare Dio nel Figlio di Dio.   

 

D. – Il Rosario è una preghiera contemplativa, una preghiera del cuore. Come usare l’immagine, l’icona, in questa preghiera?

 

R. – Il Santo Padre ha molto insistito sul Rosario come contemplazione, non tanto come vocalizzazione. Di conseguenza, attraverso l’onda del saluto a Maria, si può entrare con Lei alla scuola di Lei, in compagnia di Lei, in questa  bellezza del mistero del Figlio di Dio, attraverso tutti i misteri. Però, l’immagine che può accompagnare l’enunciazione del mistero, l’immagine che può fissare la tensione dell’orante diventa una parte  che il Papa ha voluto sottolineare proprio per dare maggiore spessore alla contemplazione del Santo Rosario. Quindi, il Rosario diventa ancor più contemplativo, quando davanti ad un’icona, specialmente delle scene che vengono rappresentate dal Rosario di volta in volta – l’Annunciazione, la Visitazione, la Natività, fino alla glorificazione della Vergine in cielo – noi possiamo contemplare, o meglio, assimilare noi stessi al mistero e far nostro il mistero che contempliamo. Per cui il Rosario diventa una scala di innalzamento dell’uomo e nello stesso tempo una presenza così profonda da renderlo trasfigurato nella sublimità soprannaturale che egli stesso celebra, prega e contempla.

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FURONO GLI ESSENI DI QUMRAN A ELABORARE LA TEORIA DELLA SALVEZZA

PER LA SOLA GRAZIA? RISPONDE AL QUESITO UN LIBRO DI EMANUELA ZURLI,

DOCENTE ALLA GREGORIANA

 

- Intervista con l’autrice -

 

Sarebbe stata la setta degli Esseni di Qumran, vicino al Mar Morto, ad elaborare per prima la teoria secondo la quale l’uomo si salva solo per grazia, e non per i propri meriti. Lo sostiene la dottoressa Emanuela Zurli, docente di filosofia alla Pontificia Università Gregoriana nel suo libro “La giustificazione solo per grazia negli scritti di Qumran” pubblicato da Chirico Editore. Una tesi che si basa soprattutto sul significato che alcuni termini ebraici assumerebbero nei testi di Qumran. Ma sentiamo la stessa dottoressa Zurli al microfono di Debora Donnini.

 

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R. – Il nocciolo della tesi è che si può sostenere che negli scritti ritrovati a Qumran, i cosiddetti “Rotoli del Mar Morto”, è presente – già un centinaio di anni prima di San Paolo – la concezione della giustificazione ‘solo per grazia’. Questa concezione, appunto, è attribuita a Paolo, anche se senza il ‘solo’, perché il ‘solo’ fu aggiunto da Lutero nella sua rilettura della Lettera ai Romani; questo ‘solo’ si può ritrovare a Qumran. Ora, ovviamente c’è da fare una premessa: affermare che negli Scritti di Qumran si può rinvenire la giustificazione ‘solo per grazia’ non vuol dire togliere l’originalità del pensiero di Paolo, perché l’originalità di Paolo è nell’aver affermato che questa iniziativa del dono della grazia da parte di Dio si compie nella risposta della fede in Cristo. Ora, ovviamente, a Qumran non si pone il problema della fede in Cristo.

 

D. – Pietre basilari del suo lavoro sono alcune parole ebraiche che secondo lei, nei testi di Qumran, possono assumere un particolare significato …

 

R. – I termini ebraici interessati  si traducono correntemente con ‘giustizia’ e  ‘giudizio’. Il punto è dimostrare che nei rotoli di Qumran, in certi scritti particolari, soprattutto l’inno finale della regola della comunità, questi termini possono significare ‘giustificazione’ e non soltanto ‘giustizia’ o ‘giudizio’: è quello che io ho cercato di fare.

 

D. – Quale novità rappresenta nel campo degli studi asserire che già gli esseni parlavano di una ‘giustificazione per grazia’?

 

R. – Rispetto alla Bibbia ebraica, si tratterebbe di uno sviluppo nella concezione della salvezza; il cristianesimo, poi, ha la giustificazione ‘solo per grazia di Dio’, cioè la risposta della fede in Cristo. Abbiamo detto che questo a Qumran ovviamente non c’è, però  mostrare che l’idea della giustificazione ‘solo per grazia’ era già presente a Qumran vuol dire mostrare quanto determinate concezioni cristiane nascessero in questo contesto ebraico.

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CHIESA E SOCIETA’

28 dicembre 2003

 

 

“UNICI, DIVERSI, SPIRITUALI” E’ IL TITOLO DEL 58° CONVEGNO DEI GIOVANI CHE SI E’ APERTO IERI AD ASSISI. UN INCONTRO PER DISCUTERE SULL’IDENTITA’ GIOVANILE, ORGANIZZATO DALLA CITTADELLA DI ASSISI CON LA COLLABORAZIONE DI PAX CHRISTI

 

ASSISI.= Fino a martedì oltre 500 partecipanti, accorsi ad Assisi, discuteranno dell’universo giovanile. La cultura e la spiritualità nella prospettiva di un “futuro globale e solidale”, come hanno sottolineato gli organizzatori, saranno il centro del  convegno: “Unici, diversi, spirituali”, organizzato dalla Cittadella di Assisi con la collaborazione di Pax Christi. Il primo a salire sul palco è stato ieri sera don Antonio Mazzi, fondatore della Comunità Exodus, oggi è il turno dello psichiatra Vittorino Andreoli, esperto di tematiche giovanili ed il sociologo Franco Garelli. Dopo la proiezione di un documentario realizzato dai giornalisti Dario Barezzi e Renzo Salvi, i due studiosi si confronteranno sul tema “Le sirene dell’omologazione”. Tra gli altri interventi, previsti nel programma, c’è un incontro sul tema “Diversi e diversità”; fra gli ospiti, Sara Onagro, antropologa, il giornalista africano Filomeno Lopes, il presidente dei giovani musulmani in Italia, Khalid Chaouki e Daniele Regolo, portatore di handicap. “Storia responsabilità e libertà” è il titolo della tavola rotonda con lo storico Antonio Gambino e la teologa Cettina Militello. Nella giornata di martedì il filosofo del diritto Pietro Barcellona e il fondatore di Pax Christi, Gianni Novello, proporranno una lettura delle sfide universali che oggi si pongono al mondo dei giovani. (B.C.)

 

 

IN UGANDA, FINE ANNO ALL’INSEGNA DELLA MARCIA DELLA PACE. UN’OCCASIONE PER SPINGERE IL SEDICENTE ESERCITO DI RESISTENZA DEL SIGNORE, CHE MARTORIZZA IL PAESE AFRICANO, A DEPORRE LE ARMI

 

GULU.= Dal 1998, l’Uganda celebra il 31 dicembre con la marcia della pace. Le vie di Gulu, capoluogo dell’omonimo distretto settentrionale ugandese, saranno attraversate da un lungo corteo che, compatto, chiede a gran voce la fine delle violenze da parte del sedicente Esercito di resistenza del Signore. L’iniziativa, “Tra tutti pace per tutti” , è organizzata dall’Arpli, Acholi religious leader’s peace iniziative, il cartello interreligioso impegnato da anni a mediare tra ribelli e governo. L’appuntamento è previsto per le 10 del mattino presso il Peace Stadium di Gulu, e attraverserà le maggiori arterie della città, fino alla Saint Monica’s Tailoring School, dove sarà letto un messaggio per la pace e ci si potrà raccogliere in preghiera. Per tutto il mese di dicembre, sono state organizzate diverse iniziative a favore della pace come una serie di incontri,letture pubbliche di poesia ed un concorso per giovani scrittori. Manifestazioni come la marcia della pace, saranno replicate in altre città come Kitgum e Pader. Gran parte dell’Uganda vuole testimoniare così la sua ferma intenzione di isolare i ribelli di Joseph Kony, che dal 1986 hanno seminato morte e terrore. Si calcola, infatti, che il sedicente Esercito del Signore abbia ucciso e torturato decine di migliaia di persone, causato la morte di100mila persone e rapito più di 20mila bambini ridotti in schiavitù ed arruolati nelle milizia di Kony.  (B.C.)

 

 

IN CINA L’UOMO COLPITO DA SARS E’ IN CONDIZIONI STABILI. MESSE IN QUARANTENA LE PERSONE VENUTE A  CONTATTO CON LUI, NEL PAESE ASIATICO CRESCE INTANTO

  LA PAURA DI NUOVI CASI

 

PECHINO.= E’ sotto controllo il trentaduenne produttore televisivo, sospettato di aver contratto la sindrome acuta respiratoria. Il caso ha però riacceso la paura di nuovi contagi e nel paese orientale come in Europa  sono ripresi i controlli soprattutto negli aeroporti. La Cina è il paese più colpito dalla Sars, dal novembre del 2002 all’agosto  2003, i morti sono stati 349 e 5300 i casi  registrati.  Il ministero della sanita' cinese, che emana un bollettino quotidiano sulla malattia, ha subito precisato che nessun altro caso, sospetto o  confermato, di sindrome respiratoria acuta e' stato segnalato nel territorio nazionale. Comunque gli ospedali delle principali citta' cinesi, come del resto dell'Estremo oriente, sono in preallarme. Secondo l’agenzia ufficiale Xinhua, l’ultimo caso sospetto, il primo dall’estate scorsa,  è anche il primo ad essere  non  legato ad incidenti di laboratorio. Gli ultimi contagi, infatti, erano di un ricercatore che prestava la sua opera all’ospedale militare di Taipei  e di un tecnico di laboratorio che stava lavorando al vaccino anti sars. (B.C.)

 

 

ANCORA UN EPISODIO DI VIOLENZA CONTRO RELIGIOSI IN CONGO.

 AGGREDITE A SCOPO DI RAPINA TRE SUORE NELLA DIOCESI DI LUEBO

 

KANAGA.= Colpite più volte con il calcio dei fucili,  così sono state aggredite due suore ed una novizia della congregazione del Cuore Immacolato di Maria, fondata nel 1960 da Monsignor Bernard Meatz. L’episodio è avvenuto nel convento di Fhatfhikumba, a otto chilometri di Kanaga nel Kasai Occidentale. Le tre donne sono state rapinate da alcuni uomini in uniforme, che hanno fatto irruzione nel monastero. La superiora Vittorina Bulele e la suora  Hortense Madjilu sono state ricoverate all’ospedale locale e sono fuori pericolo. La novizia, di cui non si conosce l’identità, è stata portata al nosocomio neurologico per le ferite al capo e per lo stato di shock ma le sue condizioni non destano preoccupazioni. Gli aggressori non sono stati ancora identificati. Secondo alcune fonti della Misna, l’episodio è un atto di violenza a scopo di rapina: dal convento, infatti, sono stati prelevati denaro ed oggetti di ogni tipo. (B.C.)

 

EVACUATE 40MILA PERSONE NELLA ZONA ATTORNO AL GIACIMENTO DI GAS, ESPLOSO IN CINA MARTEDI SCORSO. COMINCIATI I LAVORI DI COPERTURA DELL’IMBOCCATURA

 

 

PECHINO.= I villaggi intorno al giacimento di gas naturale nella regione del Chongqing, nel sudovest della Cina , teatro dell’esplosione di martedì scorso, sono stati evacuati. Secondo l’ultimo bollettino, i morti accertati sono 198, persone per lo più colpite nel sonno, circa 9000 sono ricoverate negli ospedali locali e 40 mila quelle evacuate che potranno ritornare nelle loro case solo dopo un periodo di osservazione. Intanto, sono iniziati i lavori di copertura dell’imboccatura del giacimento da cui è fuoriuscita la nube tossica, alta una trentina di metri e contenente una miscela letale di gas naturale e idrogeno solforato. 80 tecnici stanno versando centinaia di metri cubi di cemento  per coprire l’apertura, secondo Xinhua, agenzia di stampa ufficiale cinese, la copertura del giacimento sarà portata a termine in breve tempo. Sul fronte indagini, si lavora senza sosta per capire le cause dell’incidente, che è il secondo per gravità nell’arco di tre anni, durante le feste natalizie. Nel 2000 infatti, 309 persone, tra cui numerosi giovani, avevano perso la vita in un incendio divampato in un centro commerciale nella citta' di Luoyang. (B.C.)

 

 

 

24 ORE NEL MONDO

28 dicembre 2003

 

 

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

         Ancora sangue in Iraq. Sale a 18 il bilancio delle vittime del triplice attentato di ieri contro la cittadella universitaria di Kerbala. Sul terreno, in un attentato dinamitardo compiuto oggi a Baghdad, sono morti anche due bambini e un soldato americano. I particolari nel nostro servizio.

 

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Si aggrava ulteriormente il bilancio delle vittime degli attacchi di ieri a Kerbala, nel sud dell’Iraq, che da 13 sale a 18. Lo riferiscono fonti dell’esercito statunitense. In particolare, negli attentati, condotti con automezzi carichi di esplosivo, mortai e mitra, sono morti quattro soldati bulgari, due tailandesi e dodici civili iracheni. Ottanta i feriti. Con i caduti di ieri, salgono a 560 i militari della coalizione caduti nel Paese mediorientale. Pesante anche il bilancio dell’esplosione avvenuta oggi nel centro di Baghdad, nel quale sono morti due bambini iracheni, un soldato americano e altri cinque sono rimasti feriti. A renderlo noto, fonti militari Usa. Alla lista, si aggiunge il ferimento del vice responsabile della sicurezza del Partito democratico del Kurdistan (Pdk) e l’uccisione di tre sue guardie, in un agguato con armi automatiche ad Erbil, una città curda nell'Iraq settentrionale. Dure critiche alle forze della coalizione per l’incapacità di garantire la sicurezza nel Paese, sono state mosse dal capo della delegazione della Lega Araba in visita in Iraq. Intanto, le autorità militari Usa hanno annunciato di avere posto una taglia di un milione di dollari su ciascuno dei 14 esponenti dell'ex regime di Saddam Hussein tutt’ora latitanti. Circa le sorti dell’ex dittatore, secondo il procuratore del Tribunale penale internazionale, Carla del Ponte, “ai fini di un processo equo, sarebbe meglio che Hussein fosse giudicato da un tribunale internazionale”. E nel suo messaggio natalizio alle truppe, il premier britannico, Tony Blair, ha annunciato che l'Iraq survey group (ISG) ha scoperto “prove massicce di un vasto sistema di laboratori clandestini, che Saddam avrebbe tentato di nascondere”. L’amministratore provvisorio americano in Iraq, Paul Bremer, ha prima smentito quanto detto da Blair, ma, una volta conosciuta la fonte delle informazioni, ha fatto marcia indietro.

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●Si segue la pista anarco-insurrezionalista per il pacco-bomba esploso ieri pomeriggio, per fortuna senza conseguenze, nell’abitazione bolognese del presidente della Commissione Europea Romano Prodi. Ferma la condanna di tutto il mondo politico italiano. Solidarietà anche dai premier europei. In Italia, resta alto l’allarme anche sul terrorismo internazionale. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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                  Non è certo uno scherzo. Le parole di ieri sera del presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, dopo la visita di solidarietà a Romano Prodi riassumono bene le preoccupazioni per il nuovo inquietante episodio che ha come bersaglio il presidente della Commissione Europea. Il pacco, consegnato alcuni giorni fa, ma aperto solo ieri, conteneva un libro con polvere pirica che ha preso fuoco nelle mani di Prodi, fortunatamente senza provocare feriti. Gli investigatori stanno accertando se il pacco sia stato confezionato lo stesso giorno in cui sono esplosi i due cassonetti dei rifiuti sotto l’abitazione dello stesso Prodi, domenica scorsa. Un’azione, in quel caso, subito rivendicata da gruppi anarco-insurrezionalisti, sui quali si concentrano in queste ore le indagini degli inquirenti.

 

         Numerose le perquisizioni nel bolognese. Tra le varie ipotesi di reato anche quella di attentato con finalità terroristiche. Ferma la condanna di tutto il mondo politico. Immediate le telefonate di solidarietà a Prodi del capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, del presidente del Senato, Marcello Pera, e del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

 

Ma in Italia ad allarmare è anche il terrorismo internazionale. Sempre ieri, c’è stata polemica per l’intervista di Berlusconi al quotidiano Libero, intervista peraltro smentita da Palazzo Chigi, in cui il premier avrebbe parlato di minacce  in questo momento altissime, aggiungendo di aver avuto notizia di un possibile attacco aereo sul Vaticano, la notte di Natale. Il centro-sinistra ha accusato Berlusconi di alimentare un clima di paura e di insicurezza. Non c’è alcun allarme specifico, fa sapere la Commissione parlamentare di controllo sui servizi segreti.

 

                  Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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●Si vota oggi per il rinnovo del Parlamento in Serbia, dove 6 milioni e mezzo di elettori sono chiamati alle prime consultazioni politiche dalla caduta del regime di Slobodan Milosevic, sconfitto alla fine del 2000 da una coalizione di partiti. Servizio di Emiliano  Bos:

 

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         A due ore dall’apertura dei seggi, l’affluenza era intorno al 4 per cento, in lieve rialzo rispetto a quella delle presidenziali dello scorso novembre, fallite per il mancato quorum. Questa volta non ci sarà bisogno di raggiungere la metà dei voti e sarà valida, comunque, una consultazione in cui i fantasmi del passato e del nazionalismo non hanno mai fatto così paura. In lizza, tra i 19 partiti e coalizioni che si disputano i 250 seggi, ci sono infatti personaggi del vecchio regime, a partire proprio dall’ex presidente Milosevic. Nonostante sia dal 2001 nel carcere del tribunale internazionale dell’Aja per crimini nell’ex Jugoslavia, guida la lista del partito socialista. E non è l’unico detenuto. Voislav Seselj, il leader degli estremisti di destra consegnatosi mesi fa alla Corte in Olanda, è capolista del partito radicale.

 

         Sono proprio i radicali a spaventare l’Europa. Secondo i sondaggi della vigilia, i nazionalisti potrebbero emergere come il primo partito politico della Serbia. Si è sciolto invece il Fronte democratico, che tre anni fa sconfisse Slobo. Correranno da soli i democratici del defunto premier Djndjic, assassinato a marzo di quest’anno, e poi i conservatori dell’ex presidente jugoslavo, Kostunica, e i filo occidentali del riformista Labus, in corsa per un seggio. Ci sono persino due latitanti del Tribunale internazionale dell’Aia, un generale a riposo e un ex vice-ministro entrambi accusati per i crimini durante la guerra in Kosovo. Tutti promettono l’ingresso in Europa e riforme economiche, ma difficilmente dalle urne di oggi potrà uscire una maggioranza stabile per il futuro della Serbia.

 

         Per la Radio vaticana, Emiliano Bos.

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●Urne aperte oggi anche in Guatemala per il ballottaggio presidenziale: favorito il conservatore Oscar Berger. Ma non demorde il candidato di centro-sinistra Alvaro Colom, appoggiato dagli indios maya. Questi ultimi sperano che il nuovo presidente, chiunque egli sia, possa compiere “un atto di giustizia storico per ripagare le privazioni sofferte dalle comunità indigene”. Ce ne parla Maurizio Salvi.

 

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                  Nel primo turno del 9 novembre scorso, in cui è stato messo fuori gioco l’ex presidente de facto Efraim Rios Montt, Berger ha ottenuto la maggioranza relativa dei suffragi. Tutti i sondaggi della vigilia indicano ora in lui il probabile successore a partire dal 14 gennaio del capo dello Stato uscente Alfonso Portillo. Colom, che è appoggiato da varie organizzazioni degli indios Maya, ha detto di non credere in questi sondaggi ed ha avvertito che un eventuale successo di Berger significherà la vittoria dei ricchi.

 

I massimi esponenti politici, religiosi e sociali hanno invitato i guatemaltechi a recarsi massicciamente alle urne, ripetendo la grande partecipazione dimostrata al primo turno. In particolare, il Premio Nobel per la pace, Rigoberta Menchu, ha ricordato che il voto è un atto di dignità che deve essere espresso con coscienza.

 

Secondo gli analisti, comunque, chiunque sia il vincitore dovrà prima di tutto attaccare la gravissima povertà, soprattutto degli indios Maya, che costituiscono la metà della popolazione del Paese.

 

Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.

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● Italia. È in corso nel carcere di San Vittore, davanti ai pm di Parma, Antonella Ioffredi e Silvia Cavallari, l'interrogatorio di Calisto Tanzi, fondatore della Parmalat, fermato ieri sera a Milano. L’imprenditore, accusato di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta e falso in bilancio, è stato arrestato, nel centro del capoluogo lombardo, da tre ufficiali della Guardia di Finanza milanesi, che agivano in accordo con i loro colleghi di Bologna e Parma. La richiesta di convalida del fermo sarà presentata domani da parte della magistratura di Milano.

 

●Si terranno a gennaio i colloqui a sei sull'attività nucleare in Corea del Nord. La conferma arriva da Pyongyang, tramite l'agenzia ufficiale nordcoreana Kcna. Agli incontri, che si svolgeranno a Pechino, parteciperanno delegazioni di Usa, Cina, Russia, Giappone e delle due Coree. La disponibilità ad avviare nuovi negoziati era stata resa nota ieri, nel corso di un’intervista, dal viceministro degli Affari Esteri cinese, Wang Yi.

 

●Un morto e un disperso è il bilancio del naufragio di una nave britannica, causato dal vento molto forte. L’imbarcazione di 12 metri, ha preso terra a Paracou, vicino a Sables D'Olonne. Nella notte, le raffiche di vento sono arrivate a 130 km orari.

 

●Arrestate dai servizi di sicurezza pakistani trenta persone plausibilmente coinvolte nell'attentato contro il presidente Pervez Musharraf, avvenuto il 25 dicembre. A darne notizia, una fonte della polizia locale e il giornale saudita Al-Watan.

 

●Sono stati liberati i tre turisti occidentali, due tedeschi e un irlandese, rapiti il 2 dicembre scorso, nella zona sud-orientale dell'Iran, mentre percorrevano il Paese in bicicletta. Lo ha comunicato oggi il ministero degli Interni iraniano.

 

●Forte scossa di terremoto, di magnitudo 6,3 Richter, in Indonesia, sull'isola di Sulawesi. Al momento non si ha notizia di morti o danni. L'epicentro del sisma è stato localizzato in mare, a 136 chilometri da Kotamobagu, a nord dell'isola.

 

 

 

 

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