RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 362 - Testo della
Trasmissione di domenica 28 dicembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA
E SOCIETA’:
Si è aperto ieri ad Assisi il 58.mo Convegno dei giovani
Marcia della pace a fine anno in Uganda
Nuova aggressione contro
religiosi in Congo: rapinate e malmenate tre suore
In Cina l’uomo colpito da
Sars è in condizioni stabili
Evacuate 40 mila perosne
nella zona attorno al giacimento di gas, esploso in Cina marted’ scorso.
Elezioni
cruciali in Serbia: candidato anche Milosevic in carcere all’Aja. Si teme la
vittoria dei radicali nazionalisti -
Si
vota pure in Guatemala per il ballottaggio presidenziale: favorito il candidato
della destra contro quello appoggiato dagli indios maya -
Si
segue la pista anarchica per il pacco bomba recapitato a Prodi: illeso il
presidente della commissione europea -
Interrogato
in carcere a San Vittore Calisto Tanzi, fondatore della Parmalat: è accusato di
associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta
28 dicembre 2003
IL PAPA ALL’ANGELUS LANCIA UN
APPELLO ALLA SOLIDARIETA’ PER I TERREMOTATI IN IRAN E NEL GIORNO DELLA SANTA FAMIGLIA
INVITA I CRISTIANI A PROCLAMARE CON
CORAGGIO IL VANGELO DELLA FAMIGLIA BASATA SUL MATRIMONIO,
BENE FONDAMENTALE DELLA SOCIETA’
Il Papa all’Angelus, oggi in piazza San Pietro, ha rivolto
il suo pensiero e la sua preghiera ai terremotati in Iran, invitando tutti, in
particolare i cattolici, a manifestare concretamente la propria solidarietà con
quanti sono stati colpiti da questa catastrofe. Quindi, nel giorno dedicato
alla Santa Famiglia, ha esortato a proclamare con coraggio il Vangelo della
famiglia basata sul matrimonio, bene fondamentale della società. Il servizio di
Sergio Centofanti.
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Il Papa all’Angelus prega per le
vittime del terremoto in Iran, in particolare
per gli abitanti di Bam, affidando alla misericordia di Dio “le migliaia di persone che hanno perso la
vita, come pure i feriti e i superstiti rimasti senza casa e bisognosi di
aiuto”. Quindi ha lanciato il suo appello alla solidarietà:
“Invito le Organizzazioni internazionali, e
specialmente quelle caritative cattoliche, a venire incontro con generosità ai
nostri fratelli e sorelle iraniani colpiti da così grave catastrofe. La
solidarietà del mondo intero particolarmente sentita nel clima natalizio, renda
meno drammatica la situazione dei terremotati”.
Sempre durante l’Angelus
Giovanni Paolo II non ha mancato di ricordare l’odierna festa della Santa
Famiglia. “Alla scuola di Nazareth – ha detto - ogni famiglia impara ad essere
fucina di amore, di unità e di apertura alla vita. Ma “nel nostro tempo – ha
aggiunto - un mal inteso senso dei
diritti viene talvolta a turbare la natura stessa dell’istituto familiare e del
vincolo coniugale”:
“Occorre che a tutti i livelli si congiungano gli
sforzi di quanti credono nell’importanza della famiglia basata sul matrimonio.
Si tratta di una realtà umana e divina che va difesa e promossa come bene
fondamentale della società”.
Sulla
scorta del Concilio Vaticano II il Papa ha esortato i cristiani ad essere “attenti
ai segni dei tempi” adoperandosi “per sviluppare diligentemente i valori del matrimonio e della famiglia” tanto “con la testimonianza della propria
vita, quanto con un’azione concorde con gli uomini di buona volontà”.
“Occorre
proclamare con gioia e coraggio il Vangelo della famiglia. Eleviamo a tal fine
la nostra comune preghiera a Gesù, Maria e Giuseppe per tutte le famiglie, in
particolare per quelle in difficoltà materiali e spirituali”.
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28 dicembre 2003
AIUTI
DA TUTTO IL MONDO ALL’IRAN COLPITO DAL TERREMOTO.
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Intervista con Luca Spoletini -
Gravissima la situazione in Iran dopo il sisma che
venerdì ha colpito la zona
sud-orientale del Paese e che ha cancellato l’antica città di Bam. Più di
20mila i morti accertati, secondo il Ministro degli Interni iraniano. Non si
ferma la macchina della solidarietà internazionale, giunta in soccorso dei
migliaia di sfollati e dei feriti che affollano gli ospedali iraniani. In prima
linea gli Stati Uniti e l’Europa. Secco rifiuto da parte del governo di Teheran
all’invio di aiuti da parte di Israele. Il servizio di Benedetta Capelli.
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Oltre 20mila i
morti15mila già sepolti , questo il bilancio secondo il ministro degli interni
Abdolva’hed Moussavi-Lari, ma si teme
che le vittime siano 40mila. L’Iran da
venerdì è un Paese sotto shock, difficili i soccorsi anche se la solidarietà
internazionale non si ferma. Si scava ancora tra le macerie e stamattina 200
persone sono state tratte in salvo, grazie all’intervento delle unità cinofile.
L’Onu ha affermato che le ricerche dei sopravvissuti si concluderanno stasera,
ed ha invitato la comunità internazionale a non inviare nel Paese iraniano
altre squadre di salvataggio. Continua il lavoro delle equipes sul posto
mandate da 16 Paesi, tra cui gli Stati Uniti che ha spedito in Iran 68
tonnellate di medicinali. Era dal 1979 che Washington e Teheran non avevano più rapporti, interrotti in seguito al sequestro di alcuni ostaggi
nell’ambasciata americana della capitale iraniana. Impegnate nelle operazioni
di salvataggio tutte le organizzazioni umanitarie, dalle Nazioni Unite
all’Unicef, dalla Croce Rossa Internazionale a numerose ong. Sono più di 40 gli
aerei giunti in soccorso della popolazione. In prima fila anche l'Unione Europea,
che ha stanziato oltre 2 milioni di euro per la prima emergenza, e la Conferenza
Episcopale italiana che ha previsto la stessa cifra in favore delle popolazioni
colpite. Da registrare numerosi episodi di sciacallaggio che hanno costretto la
polizia a sparare in aria numerosi colpi per disperdere le persone alla ricerca
di cibo. Teheran ha accettato gli aiuti di tutta la comunità internazionale, ma
ha rifiutato quelli inviati da Israele, considerato un “regime sionista”. Gerusalemme
da parte sua ha fatto giungere parole di cordoglio per la sciagura.
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Ma colleghiamoci ora con la città iraniana di Bam dove gli
aiuti sono arrivati anche dall’
Italia. Ci parla della situazione il
portavoce della Protezione civile italiana Luca Spoletini.
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R. - In questo momento, purtroppo
superate le immediate ore successive a quelle del terremoto, si cominciano a
vedere con maggiore insistenza persone senza casa. Come team italiano della
protezione civile abbiamo operato a Bararat, che è un quartiere della città di
Bam, dove mi trovo anche adesso. Vi dico che non c’è neanche una casa in piedi.
La costruzioni erano tutte in argilla e quindi, chiaramente hanno subito crolli.
L’intervento è complicatissimo. Siamo in una situazione davvero estrema. Si fa
il possibile con grande spirito di sacrificio però la situazione presenta delle
enormi difficoltà per i soccorsi.
D. - La macchina degli aiuti si è mossa in tempo?
R. - Dipende da
quello che intende. Da parte della comunità internazionale siamo arrivati, noi
italiani insieme a tante altre nazioni, con tempestività. Gli aiuti interni
sono ovviamente resi difficoltosi da una situazione assolutamente catastrofica.
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HAITI: CONTINUA LA PROTESTA DELL’
OPPOSIZIONE CHE CHIEDE LE DIMISSIONI DEL PRESIDENTE ARISTIDE
Intervista con Andrea Ped
Prosegue la crisi politica ad
Haiti: l’opposizione ha annunciato che non fermerà le manifestazioni di
protesta fino a quando il presidente Bertrand Aristide non rinuncerà al suo
mandato. Anche ieri migliaia di persone hanno sfilato per le strade di
Port-au-Prince chiedendo le dimissioni del capo di Stato, accusato di aver
portato il Paese sull’orlo della guerra civile e della bancarotta economica. Il servizio di Lucas Duran.
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Sono passati ormai tre anni dalle
ultime elezioni legislative ad Haiti: elezioni contestate dall’opposizione che
ha denunciato un clima di intimidazione e palesi episodi di brogli da parte del
partito al potere, emanazione del presidente Jean-Bertrand Aristide.
Quest’ultimo ha sempre respinto le accuse anche se gli stessi osservatori
internazionali hanno espresso parere negativo sulla legittimità di quelle
elezioni. Da allora ad Haiti si vive una impasse che presto si trasformerà in
vuoto legislativo. Se infatti non si voterà entro gennaio l’intera assemblea nazionale
e due terzi dei membri del Senato vedranno scadere il proprio mandato. Su
questa difficile situazione abbiamo ascoltato Andrea Ped, il coordinatore del
gruppo dei 184, l’associazione apartitica che raggruppa rappresentanti di 13 settori
vitali della società civile, accomunati dalla volontà di proporre
un’impostazione più democratica e un rilancio dell’economia per il futuro di
Haiti. Concretamente cosa proponete?
R. – NOUS AVON FAIT...
Abbiamo fatto molte proposte sia
all’opposizione sia al partito al potere per giungere ad un compromesso. In
particolare noi insistiamo su due punti: primo, un confronto nazionale per la
realizzazione del contratto sociale: in tale senso abbiamo attraversato il Paese
con le nostre carovane della speranza, per mostrare alla gente che esiste
un’intesa comune tra tutti gli strati sociali, per raggiungere i medesimi
obiettivi, considerati essenziali da tutti. Secondo, per uscire dalla crisi il
Gruppo dei 184 ha proposto che la presidenza sia mantenuta, ma che il governo
sia presieduto da un primo ministro neutrale. Tuttavia non possiamo che constatare
che entrambi i punti spaventano il potere, che non vuole rinunciare al dominio
assoluto e lasciare spazio alla società civile.
D. – Come giudica il comportamento della comunità
internazionale?
R. –
LE DRAME...
Il dramma che vive la comunità
internazionale è che solo adesso si sta svegliando. Ha partecipato attivamente
al sostegno di un uomo che effettivamente all’inizio godeva dell’appoggio e
delle speranze della gran parte della gente di Haiti. Oggi, però, che la
situazione è mutata la comunità internazionale è ancora alla ricerca di una
soluzione che le eviti di perdere la faccia. Tuttavia, ogni giorno che passa
senza che sappia assumere una posizione chiara rispetto alla realtà attuale la
renderà sempre meno credibile. Tuttavia anche se si tratta di un risveglio
tardivo noi speriamo che prima o poi questo risveglio arrivi, per permettere
finalmente al nostro popolo di uscire dal dramma in cui vive.
D. – Nonostante tutto lei appare ottimista?
R. – OUI, ABSOLUMENT...
Sì, assolutamente. Nel 1986, alla
caduta del regime di Duvalier, la coscienza civile era debole, perchè il Paese
restava diviso. Una divisione sfruttata dal movimento sociale di Aristide che
ha soffiato sul fuoco della divisione razziale e di classe e che ne ha
garantito fin qui il potere. Il contratto sociale che noi proponiamo
rappresenta invece la chiave di volta per Haiti. Oggi le classi popolari, la
classe media e le elites, dialogano fra loro come non è mai accaduto nella
nostra storia. E’ un segnale di coscienza civile che riscalda il cuore e che
dona speranza a tutte le classi sociali.
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DA DOMANI AD AMBURGO L’INCONTRO
EUROPEO DEI GIOVANI ORGANIZZATO DALLA COMUNITA’ ECUMENICA DI TAIZE’: OCCORRE
RIPARTIRE – SCRIVE FRERE ROGER – DALLE SORGENTI DELLA GIOIA, LA FEDE IN CRISTO
Intervista con frère Marek
Lo scorso anno Parigi, quest’anno sarà Amburgo ad ospitare
l’incontro europeo organizzato dalla comunità ecumenica di Taizé, da domani 29
dicembre al 2 gennaio prossimo. Al Parco delle Esposizioni della città tedesca
i giovani provenienti da tutta Europa pregheranno e rifletteranno insieme. Varie
le tematiche al centro dell’incontro: la costruzione della pace e della
fiducia, la solidarietà con coloro che soffrono, l’unità dei cristiani. Le
meditazioni prenderanno spunto dalla
lettera del fondatore di questo movimento, Frere Roger, intitolata quest’anno,
“Alle sorgenti della gioia”. Sull’incontro di Amburgo Salvatore Sabatino ha intervistato Frère Marek della comunità di
Taizè:
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R. – Il programma dell’incontro è
molto denso. I giovani passeranno la mattinata nelle 280 parrocchie che li
accoglieranno e dove sarà possibile incontrarsi in piccoli gruppi e
conoscere meglio la Chiesa di Amburgo. Poi, a mezzogiorno, tutti si metteranno
in cammino verso il Parco delle
Esposizioni dove faremo una preghiera con tutti i giovani. Poi, il pomeriggio,
una scelta molto variegata di temi su cui riflettere insieme. La sera, ancora
la preghiera comune e poi ciascuno torna al proprio luogo d’accoglienza.
D. – Tutto ruoterà intorno alla
ormai tradizionale Lettera di Frère Roger che quest’anno si intitola ‘Alle
sorgenti della gioia’. Quali sono i temi principali presenti in questa missiva?
R. – Nella Lettera di quest’anno,
Frère Roger inizia con un ricordo che non solo i grandi di questo mondo possono
costruire il futuro, ma anche i più piccoli della terra possono partecipare in
questa costruzione della pace e della fiducia sulla terra. E’ un invito, poi, a
cercare la forza alle sorgenti della fede, nella preghiera, nell’impegno per
gli altri. Ed è anche una riflessione sull’unità dei cristiani, che può
diventare una forza per costruire il futuro dell’umanità.
D. – Ecco, dai conflitti alla
riconciliazione, e dall’inquietudine alla speranza: come andare a trovare
queste sorgenti della gioia?
R. – L’invito di questo incontro è
chiaro: è proprio la fede in Cristo risorto che può essere anche per i giovani
di oggi una strada; tre volte al giorno ci incontreremo qui per pregare
insieme, in silenzio, in un’atmosfera di raccoglimento, per lasciare spazio
allo Spirito Santo, a Dio stesso.
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OPERATORI
PASTORALI DI TUTTA ITALA SI RIUNISCONO A ROMA
DA
OGGI A MARTEDI’ PROSSIMO PER IL 24.MO CONVEGNO MARIANO
-
Intervista con Padre Emrmanno Toniolo -
A partire da oggi si tiene a Roma
presso il Teresianum il Convegno nazionale di fine anno dal titolo: “Contemplare Maria attraverso
l’immagine”. Si tratta del 24.mo Convegno mariano per operatori pastorali.
Giovanni Peduto ha intervistato l’organizzatore, il padre Ermanno Toniolo dei
Servi di Maria.
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D. - Padre Ermanno,
come contemplare Maria attraverso l’immagine?
R. – La cosa più
importante è forse la cosa più facile, perché attraverso le idee, i ragionamenti
e i linguaggi che sono tanto diversi nel mondo non è facile entrare nel mistero
che è Maria, la quale ci introduce nel mistero più alto del Verbo di Dio.
Mentre l’immagine ha un suo linguaggio universale: tutti la vedono, tutti la
capiscono, tutti attraverso di essa possono riuscire a conoscere chi è Maria e
attraverso di Lei chi è il Figlio Gesù, e chi è, attraverso di Lui, il Padre
dei Cieli.
D. – Quale
differenza di visione di Maria tra Occidente ed Oriente?
R. – Non è facile
dirlo, perché c’è una simbiosi tra Oriente ed Occidente, da sempre. Tuttavia
c’è una differenza di spiritualità. L’Oriente ama l’immagine come un sacramento,
un sacramentale, quindi la sente come una presenza viva, viva nella celebrazione
liturgica nella Chiesa, viva anche in casa, perché tutte le case orientali
hanno un’icona davanti alla quale sempre lumeggia una lampada. Perciò Maria è
il centro della casa: Gesù e Maria. L’icona, dunque, diventa quasi un
santuario, il punto di incontro di tutti. La spiritualità orientale attraverso
le immagini risale all’incontro con Colui che dell’immagine si è fatto
ministro, Gesù, che ha assunto la carne umana, per portare Dio in mezzo a noi ,
e la Vergine Maria che lo ha dato al mondo. Quindi, l’immagine diventa lo
strumento privilegiato di una comunione con il divino e con il soprannaturale,
in chiesa prima di tutto e anche in casa.
D. – Perché l’arte
è così attratta dalla figura di Maria?
R. – La figura di
Maria è al centro del progetto di Dio, del mistero salvifico di Cristo, in Lei
si riassommano, come dice il Concilio, i massimi dati della fede, per cui
mentre viene onorata, predicata, chiama i credenti al Figlio, al suo
sacrificio, all’amore del Padre. Di conseguenza è nel cuore stesso della fede
professata e della liturgia celebrata e anche della pietà che ciascuno di noi sente verso di Lei per
istinto di Spirito Santo, perchè Maria è la strada regale, che ci accompagna e
ci introduce nel mistero più grande, ripeto, che è quello di Gesù, il mistero
di Dio.
D. – Come pregare
con le icone?
R. – Pregare con le
icone non è difficile, anche perché i silenzi che vengono tanto raccomandati
liturgicamente – e il Papa lo ripete nella sua Lettera sul Santo Rosario – i
silenzi portano realmente a guardare. Uno sguardo che trapassa, diventa icona,
trapassa anche l’immagine che è davanti a noi per collegarsi con la fonte soprannaturale,
cioè la Madre di Dio, la quale, come Madre, ci accompagna al Figlio suo. E non
solo ci accompagna, ma ce ne rivela tutte le angolature, le bellezze, sia
quelle del volto umano che del suo sacrificio consumato sulla croce, al quale
ha partecipato intimamente Lei stessa. Quindi, contemplare ogni tipo di
immagine di Maria è entrare nelle angolature di quell’unico mistero, che
avvolge tutto l’uomo, tutta la storia degli uomini e li proietta, secondo il
progetto del Padre, verso la loro ultima realizzazione, che è diventare Dio nel
Figlio di Dio.
D. – Il Rosario è
una preghiera contemplativa, una preghiera del cuore. Come usare l’immagine,
l’icona, in questa preghiera?
R. – Il Santo Padre
ha molto insistito sul Rosario come contemplazione, non tanto come
vocalizzazione. Di conseguenza, attraverso l’onda del saluto a Maria, si può
entrare con Lei alla scuola di Lei, in compagnia di Lei, in questa bellezza del mistero del Figlio di Dio,
attraverso tutti i misteri. Però, l’immagine che può accompagnare
l’enunciazione del mistero, l’immagine che può fissare la tensione dell’orante
diventa una parte che il Papa ha voluto
sottolineare proprio per dare maggiore spessore alla contemplazione del Santo
Rosario. Quindi, il Rosario diventa ancor più contemplativo, quando davanti ad
un’icona, specialmente delle scene che vengono rappresentate dal Rosario di
volta in volta – l’Annunciazione, la Visitazione, la Natività, fino alla glorificazione
della Vergine in cielo – noi possiamo contemplare, o meglio, assimilare noi
stessi al mistero e far nostro il mistero che contempliamo. Per cui il Rosario
diventa una scala di innalzamento dell’uomo e nello stesso tempo una presenza
così profonda da renderlo trasfigurato nella sublimità soprannaturale che egli
stesso celebra, prega e contempla.
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FURONO GLI ESSENI DI QUMRAN A ELABORARE LA TEORIA DELLA SALVEZZA
PER LA SOLA GRAZIA? RISPONDE AL QUESITO UN LIBRO DI EMANUELA ZURLI,
- Intervista
con l’autrice -
Sarebbe
stata la setta degli Esseni di Qumran, vicino al Mar Morto, ad elaborare per
prima la teoria secondo la quale l’uomo si salva solo per grazia, e non per i
propri meriti. Lo sostiene la dottoressa Emanuela Zurli, docente di filosofia
alla Pontificia Università Gregoriana nel suo libro “La giustificazione solo
per grazia negli scritti di Qumran” pubblicato da Chirico Editore. Una tesi che
si basa soprattutto sul significato che alcuni termini ebraici assumerebbero
nei testi di Qumran. Ma sentiamo la stessa dottoressa Zurli al microfono di Debora
Donnini.
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R. – Il nocciolo della tesi è che si può sostenere che negli scritti
ritrovati a Qumran, i cosiddetti “Rotoli del Mar Morto”, è presente – già un
centinaio di anni prima di San Paolo – la concezione della giustificazione
‘solo per grazia’. Questa concezione, appunto, è attribuita a Paolo, anche se
senza il ‘solo’, perché il ‘solo’ fu aggiunto da Lutero nella sua rilettura
della Lettera ai Romani; questo ‘solo’ si può ritrovare a Qumran. Ora, ovviamente
c’è da fare una premessa: affermare che negli Scritti di Qumran si può
rinvenire la giustificazione ‘solo per grazia’ non vuol dire togliere
l’originalità del pensiero di Paolo, perché l’originalità di Paolo è nell’aver
affermato che questa iniziativa del dono della grazia da parte di Dio si compie
nella risposta della fede in Cristo. Ora, ovviamente, a Qumran non si pone il
problema della fede in Cristo.
D. – Pietre basilari del suo lavoro sono alcune parole ebraiche che
secondo lei, nei testi di Qumran, possono assumere un particolare significato …
R. – I termini ebraici interessati
si traducono correntemente con ‘giustizia’ e ‘giudizio’. Il punto è dimostrare che nei rotoli di Qumran, in
certi scritti particolari, soprattutto l’inno finale della regola della
comunità, questi termini possono significare ‘giustificazione’ e non soltanto
‘giustizia’ o ‘giudizio’: è quello che io ho cercato di fare.
D. – Quale novità rappresenta nel campo degli studi asserire che già
gli esseni parlavano di una ‘giustificazione per grazia’?
R. – Rispetto alla Bibbia ebraica, si tratterebbe di uno sviluppo nella
concezione della salvezza; il cristianesimo, poi, ha la giustificazione ‘solo
per grazia di Dio’, cioè la risposta della fede in Cristo. Abbiamo detto che
questo a Qumran ovviamente non c’è, però
mostrare che l’idea della giustificazione ‘solo per grazia’ era già
presente a Qumran vuol dire mostrare quanto determinate concezioni cristiane
nascessero in questo contesto ebraico.
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28 dicembre 2003
“UNICI, DIVERSI, SPIRITUALI” E’ IL TITOLO DEL 58°
CONVEGNO DEI GIOVANI CHE SI E’ APERTO IERI AD ASSISI. UN INCONTRO PER DISCUTERE
SULL’IDENTITA’ GIOVANILE, ORGANIZZATO DALLA CITTADELLA DI ASSISI CON LA
COLLABORAZIONE DI PAX CHRISTI
ASSISI.= Fino a martedì oltre 500 partecipanti,
accorsi ad Assisi, discuteranno dell’universo giovanile. La cultura e la
spiritualità nella prospettiva di un “futuro globale e solidale”, come hanno
sottolineato gli organizzatori, saranno il centro del convegno: “Unici, diversi, spirituali”, organizzato dalla
Cittadella di Assisi con la collaborazione di Pax Christi. Il primo a salire
sul palco è stato ieri sera don Antonio Mazzi, fondatore della Comunità Exodus,
oggi è il turno dello psichiatra Vittorino Andreoli, esperto di tematiche
giovanili ed il sociologo Franco Garelli. Dopo la proiezione di un documentario
realizzato dai giornalisti Dario Barezzi e Renzo Salvi, i due studiosi si
confronteranno sul tema “Le sirene dell’omologazione”. Tra gli altri
interventi, previsti nel programma, c’è un incontro sul tema “Diversi e diversità”;
fra gli ospiti, Sara Onagro, antropologa, il giornalista africano Filomeno
Lopes, il presidente dei giovani musulmani in Italia, Khalid Chaouki e Daniele
Regolo, portatore di handicap. “Storia responsabilità e libertà” è il titolo
della tavola rotonda con lo storico Antonio Gambino e la teologa Cettina
Militello. Nella giornata di martedì il filosofo del diritto Pietro Barcellona
e il fondatore di Pax Christi, Gianni Novello, proporranno una lettura
delle sfide universali che oggi si pongono al mondo dei giovani. (B.C.)
IN UGANDA, FINE ANNO ALL’INSEGNA DELLA MARCIA DELLA
PACE. UN’OCCASIONE PER SPINGERE IL SEDICENTE ESERCITO DI RESISTENZA DEL SIGNORE,
CHE MARTORIZZA IL PAESE AFRICANO, A DEPORRE LE ARMI
GULU.= Dal 1998, l’Uganda celebra il 31 dicembre con
la marcia della pace. Le vie di Gulu, capoluogo dell’omonimo distretto
settentrionale ugandese, saranno attraversate da un lungo corteo che, compatto,
chiede a gran voce la fine delle violenze da parte del sedicente Esercito di resistenza
del Signore. L’iniziativa, “Tra tutti pace per tutti” , è organizzata
dall’Arpli, Acholi religious leader’s peace iniziative, il cartello
interreligioso impegnato da anni a mediare tra ribelli e governo.
L’appuntamento è previsto per le 10 del mattino presso il Peace Stadium di
Gulu, e attraverserà le maggiori arterie della città, fino alla Saint Monica’s
Tailoring School, dove sarà letto un messaggio per la pace e ci si potrà
raccogliere in preghiera. Per tutto il mese di dicembre, sono state organizzate
diverse iniziative a favore della pace come una serie di incontri,letture
pubbliche di poesia ed un concorso per giovani scrittori. Manifestazioni come
la marcia della pace, saranno replicate in altre città come Kitgum e Pader.
Gran parte dell’Uganda vuole testimoniare così la sua ferma intenzione di isolare
i ribelli di Joseph Kony, che dal 1986 hanno seminato morte e terrore. Si
calcola, infatti, che il sedicente Esercito del Signore abbia ucciso e
torturato decine di migliaia di persone, causato la morte di100mila persone e
rapito più di 20mila bambini ridotti in schiavitù ed arruolati nelle milizia di
Kony. (B.C.)
IN
CINA L’UOMO COLPITO DA SARS E’ IN CONDIZIONI STABILI. MESSE IN QUARANTENA LE
PERSONE VENUTE A CONTATTO CON LUI, NEL
PAESE ASIATICO CRESCE INTANTO
PECHINO.= E’ sotto controllo il trentaduenne produttore
televisivo, sospettato di aver contratto la sindrome acuta respiratoria. Il
caso ha però riacceso la paura di nuovi contagi e nel paese orientale come in
Europa sono ripresi i controlli soprattutto
negli aeroporti. La Cina è il paese più colpito dalla Sars, dal novembre del
2002 all’agosto 2003, i morti sono
stati 349 e 5300 i casi registrati. Il ministero della sanita' cinese, che emana
un bollettino quotidiano sulla malattia, ha subito precisato che nessun altro
caso, sospetto o confermato, di
sindrome respiratoria acuta e' stato segnalato nel territorio nazionale.
Comunque gli ospedali delle principali citta' cinesi, come del resto
dell'Estremo oriente, sono in preallarme. Secondo l’agenzia ufficiale Xinhua,
l’ultimo caso sospetto, il primo dall’estate scorsa, è anche il primo ad essere
non legato ad incidenti di laboratorio.
Gli ultimi contagi, infatti, erano di un ricercatore che prestava la sua opera
all’ospedale militare di Taipei e di un
tecnico di laboratorio che stava lavorando al vaccino anti sars. (B.C.)
ANCORA
UN EPISODIO DI VIOLENZA CONTRO RELIGIOSI IN CONGO.
AGGREDITE A SCOPO DI RAPINA TRE SUORE NELLA
DIOCESI DI LUEBO
KANAGA.=
Colpite più volte con il calcio dei fucili,
così sono state aggredite due suore ed una novizia della congregazione
del Cuore Immacolato di Maria, fondata nel 1960 da Monsignor Bernard Meatz.
L’episodio è avvenuto nel convento di Fhatfhikumba, a otto chilometri di Kanaga
nel Kasai Occidentale. Le tre donne sono state rapinate da alcuni uomini in
uniforme, che hanno fatto irruzione nel monastero. La superiora Vittorina
Bulele e la suora Hortense Madjilu sono
state ricoverate all’ospedale locale e sono fuori pericolo. La novizia, di cui
non si conosce l’identità, è stata portata al nosocomio neurologico per le
ferite al capo e per lo stato di shock ma le sue condizioni non destano
preoccupazioni. Gli aggressori non sono stati ancora identificati. Secondo
alcune fonti della Misna, l’episodio è un atto di violenza a scopo di rapina:
dal convento, infatti, sono stati prelevati denaro ed oggetti di ogni tipo.
(B.C.)
EVACUATE
40MILA PERSONE NELLA ZONA ATTORNO AL GIACIMENTO DI GAS, ESPLOSO IN CINA MARTEDI
SCORSO. COMINCIATI I LAVORI DI COPERTURA DELL’IMBOCCATURA
PECHINO.=
I villaggi intorno al giacimento di gas naturale nella regione del Chongqing,
nel sudovest della Cina , teatro dell’esplosione di martedì scorso, sono stati
evacuati. Secondo l’ultimo bollettino, i morti accertati sono 198, persone per
lo più colpite nel sonno, circa 9000 sono ricoverate negli ospedali locali e 40
mila quelle evacuate che potranno ritornare nelle loro case solo dopo un
periodo di osservazione. Intanto, sono iniziati i lavori di copertura
dell’imboccatura del giacimento da cui è fuoriuscita la nube tossica, alta una
trentina di metri e contenente una miscela letale di gas naturale e idrogeno
solforato. 80 tecnici stanno versando centinaia di metri cubi di cemento per coprire l’apertura, secondo Xinhua,
agenzia di stampa ufficiale cinese, la copertura del giacimento sarà portata a
termine in breve tempo. Sul fronte indagini, si lavora senza sosta per capire
le cause dell’incidente, che è il secondo per gravità nell’arco di tre anni,
durante le feste natalizie. Nel 2000 infatti, 309 persone, tra cui numerosi
giovani, avevano perso la vita in un incendio divampato in un centro
commerciale nella citta' di Luoyang. (B.C.)
28 dicembre 2003
- A cura di Dorotea Gambardella -
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Ancora sangue in
Iraq. Sale a 18 il bilancio delle vittime del triplice attentato di ieri contro
la cittadella universitaria di Kerbala. Sul terreno, in un attentato
dinamitardo compiuto oggi a Baghdad, sono morti anche due bambini e un soldato
americano. I particolari nel nostro servizio.
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Si aggrava ulteriormente il
bilancio delle vittime degli attacchi di ieri a Kerbala, nel sud dell’Iraq, che
da 13 sale a 18. Lo riferiscono fonti dell’esercito statunitense. In
particolare, negli attentati, condotti con automezzi carichi di esplosivo,
mortai e mitra, sono morti quattro soldati bulgari, due tailandesi e dodici
civili iracheni. Ottanta i feriti. Con i caduti di ieri, salgono a 560 i
militari della coalizione caduti nel Paese mediorientale. Pesante anche il
bilancio dell’esplosione avvenuta oggi nel centro di Baghdad, nel quale sono
morti due bambini iracheni, un soldato americano e altri cinque sono rimasti
feriti. A renderlo noto, fonti militari Usa. Alla lista, si aggiunge il
ferimento del vice responsabile della sicurezza del Partito democratico del
Kurdistan (Pdk) e l’uccisione di tre sue guardie, in un agguato con armi
automatiche ad Erbil, una città curda nell'Iraq settentrionale. Dure critiche
alle forze della coalizione per l’incapacità di garantire la sicurezza nel
Paese, sono state mosse dal capo della delegazione della Lega Araba in visita
in Iraq. Intanto, le autorità militari Usa hanno annunciato di avere posto una
taglia di un milione di dollari su ciascuno dei 14 esponenti dell'ex regime di
Saddam Hussein tutt’ora latitanti. Circa le sorti dell’ex dittatore, secondo il
procuratore del Tribunale penale internazionale, Carla del Ponte, “ai fini di
un processo equo, sarebbe meglio che Hussein fosse giudicato da un tribunale
internazionale”. E nel suo messaggio natalizio alle truppe, il premier
britannico, Tony Blair, ha annunciato che l'Iraq survey group (ISG) ha scoperto
“prove massicce di un vasto sistema di laboratori clandestini, che Saddam
avrebbe tentato di nascondere”. L’amministratore provvisorio americano in Iraq,
Paul Bremer, ha prima smentito quanto detto da Blair, ma, una volta conosciuta
la fonte delle informazioni, ha fatto marcia indietro.
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●Si segue la pista
anarco-insurrezionalista per il pacco-bomba esploso ieri pomeriggio, per
fortuna senza conseguenze, nell’abitazione bolognese del presidente della
Commissione Europea Romano Prodi. Ferma la condanna di tutto il mondo politico
italiano. Solidarietà anche dai premier europei. In Italia, resta alto
l’allarme anche sul terrorismo internazionale. Il servizio di Giampiero
Guadagni:
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Non è certo uno scherzo. Le parole di
ieri sera del presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, dopo la visita
di solidarietà a Romano Prodi riassumono bene le preoccupazioni per il nuovo
inquietante episodio che ha come bersaglio il presidente della Commissione
Europea. Il pacco, consegnato alcuni giorni fa, ma aperto solo ieri, conteneva
un libro con polvere pirica che ha preso fuoco nelle mani di Prodi,
fortunatamente senza provocare feriti. Gli investigatori stanno accertando se
il pacco sia stato confezionato lo stesso giorno in cui sono esplosi i due
cassonetti dei rifiuti sotto l’abitazione dello stesso Prodi, domenica scorsa.
Un’azione, in quel caso, subito rivendicata da gruppi anarco-insurrezionalisti,
sui quali si concentrano in queste ore le indagini degli inquirenti.
Numerose le perquisizioni nel
bolognese. Tra le varie ipotesi di reato anche quella di attentato con finalità
terroristiche. Ferma la condanna di tutto il mondo politico. Immediate le
telefonate di solidarietà a Prodi del capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi,
del presidente del Senato, Marcello Pera, e del presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi.
Ma in Italia ad
allarmare è anche il terrorismo internazionale. Sempre ieri, c’è stata polemica
per l’intervista di Berlusconi al quotidiano Libero, intervista peraltro
smentita da Palazzo Chigi, in cui il premier avrebbe parlato di minacce in questo momento altissime, aggiungendo di
aver avuto notizia di un possibile attacco aereo sul Vaticano, la notte di
Natale. Il centro-sinistra ha accusato Berlusconi di alimentare un clima di
paura e di insicurezza. Non c’è alcun allarme specifico, fa sapere la
Commissione parlamentare di controllo sui servizi segreti.
Per
la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
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●Si vota oggi per il rinnovo del Parlamento in
Serbia, dove 6 milioni e mezzo di elettori sono chiamati alle prime
consultazioni politiche dalla caduta del regime di Slobodan Milosevic,
sconfitto alla fine del 2000 da una coalizione di partiti. Servizio di Emiliano Bos:
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A
due ore dall’apertura dei seggi, l’affluenza era intorno al 4 per cento, in
lieve rialzo rispetto a quella delle presidenziali dello scorso novembre,
fallite per il mancato quorum. Questa volta non ci sarà bisogno di raggiungere
la metà dei voti e sarà valida, comunque, una consultazione in cui i fantasmi
del passato e del nazionalismo non hanno mai fatto così paura. In lizza, tra i
19 partiti e coalizioni che si disputano i 250 seggi, ci sono infatti
personaggi del vecchio regime, a partire proprio dall’ex presidente Milosevic.
Nonostante sia dal 2001 nel carcere del tribunale internazionale dell’Aja per
crimini nell’ex Jugoslavia, guida la lista del partito socialista. E non è
l’unico detenuto. Voislav Seselj, il leader degli estremisti di destra
consegnatosi mesi fa alla Corte in Olanda, è capolista del partito radicale.
Sono
proprio i radicali a spaventare l’Europa. Secondo i sondaggi della vigilia, i
nazionalisti potrebbero emergere come il primo partito politico della Serbia.
Si è sciolto invece il Fronte democratico, che tre anni fa sconfisse Slobo. Correranno
da soli i democratici del defunto premier Djndjic, assassinato a marzo di
quest’anno, e poi i conservatori dell’ex presidente jugoslavo, Kostunica, e i
filo occidentali del riformista Labus, in corsa per un seggio. Ci sono persino
due latitanti del Tribunale internazionale dell’Aia, un generale a riposo e un
ex vice-ministro entrambi accusati per i crimini durante la guerra in Kosovo.
Tutti promettono l’ingresso in Europa e riforme economiche, ma difficilmente
dalle urne di oggi potrà uscire una maggioranza stabile per il futuro della
Serbia.
Per
la Radio vaticana, Emiliano Bos.
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●Urne aperte oggi anche in
Guatemala per il ballottaggio presidenziale: favorito il conservatore Oscar
Berger. Ma non demorde il candidato di centro-sinistra Alvaro Colom, appoggiato
dagli indios maya. Questi ultimi sperano che il nuovo presidente, chiunque egli
sia, possa compiere “un atto di giustizia storico per ripagare le privazioni
sofferte dalle comunità indigene”. Ce ne parla Maurizio Salvi.
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Nel primo turno del 9 novembre scorso,
in cui è stato messo fuori gioco l’ex presidente de facto Efraim Rios Montt,
Berger ha ottenuto la maggioranza relativa dei suffragi. Tutti i sondaggi della
vigilia indicano ora in lui il probabile successore a partire dal 14 gennaio
del capo dello Stato uscente Alfonso Portillo. Colom, che è appoggiato da varie
organizzazioni degli indios Maya, ha detto di non credere in questi sondaggi ed
ha avvertito che un eventuale successo di Berger significherà la vittoria dei
ricchi.
I massimi esponenti
politici, religiosi e sociali hanno invitato i guatemaltechi a recarsi
massicciamente alle urne, ripetendo la grande partecipazione dimostrata al
primo turno. In particolare, il Premio Nobel per la pace, Rigoberta Menchu, ha
ricordato che il voto è un atto di dignità che deve essere espresso con
coscienza.
Secondo gli
analisti, comunque, chiunque sia il vincitore dovrà prima di tutto attaccare la
gravissima povertà, soprattutto degli indios Maya, che costituiscono la metà
della popolazione del Paese.
Maurizio Salvi per
la Radio Vaticana.
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● Italia. È in corso nel carcere di San Vittore,
davanti ai pm di Parma, Antonella Ioffredi e Silvia Cavallari, l'interrogatorio
di Calisto Tanzi, fondatore della Parmalat, fermato ieri sera a Milano.
L’imprenditore, accusato di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta
e falso in bilancio, è stato arrestato, nel centro del capoluogo lombardo, da
tre ufficiali della Guardia di Finanza milanesi, che agivano in accordo con i
loro colleghi di Bologna e Parma. La richiesta di convalida del fermo sarà presentata
domani da parte della magistratura di Milano.
●Si terranno a gennaio i
colloqui a sei sull'attività nucleare in Corea del Nord. La conferma arriva da
Pyongyang, tramite l'agenzia ufficiale nordcoreana Kcna. Agli incontri, che si
svolgeranno a Pechino, parteciperanno delegazioni di Usa, Cina, Russia, Giappone
e delle due Coree. La disponibilità ad avviare nuovi negoziati era stata resa
nota ieri, nel corso di un’intervista, dal viceministro degli Affari Esteri
cinese, Wang Yi.
●Un morto e un disperso è il
bilancio del naufragio di una nave britannica, causato dal vento molto forte.
L’imbarcazione di 12 metri, ha preso terra a Paracou, vicino a Sables D'Olonne.
Nella notte, le raffiche di vento sono arrivate a 130 km orari.
●Arrestate dai servizi di
sicurezza pakistani trenta persone plausibilmente coinvolte nell'attentato
contro il presidente Pervez Musharraf, avvenuto il 25 dicembre. A darne
notizia, una fonte della polizia locale e il giornale saudita Al-Watan.
●Sono stati liberati i tre turisti occidentali, due
tedeschi e un irlandese, rapiti il 2 dicembre scorso, nella zona sud-orientale
dell'Iran, mentre percorrevano il Paese in bicicletta. Lo ha comunicato oggi il
ministero degli Interni iraniano.
●Forte scossa di terremoto, di magnitudo 6,3
Richter, in Indonesia, sull'isola di Sulawesi. Al momento non si ha notizia di
morti o danni. L'epicentro del sisma è stato localizzato in mare, a 136
chilometri da Kotamobagu, a nord dell'isola.
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