RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 361 - Testo della
Trasmissione di sabato 27 dicembre 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Il cordoglio di Giovanni Paolo II per le vittime
del devastante terremoto in Iran.
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Caso Parmalat in Italia: deliberato lo stato di
insolvenza.
La Corea del Nord accetta una seconda tornata di
colloqui sul programma nucleare.
Elezioni domani in Serbia per il Parlamento e in
Guatemala per il presidente.
27 dicembre 2003
IL CORDOGLIO DEL PAPA PER LE VITTIME DEL
TERREMOTO IN IRAN.
La
comunità internazionale “manifesti concretamente il suo sostegno e la sua solidarietà
verso quanti sono stati colpiti da questo dramma”. E’ la vibrante esortazione
di Giovanni Paolo II contenuta in un telegramma di cordoglio per le vittime del
devastante terremoto nell’Iran sudorientale che - secondo un ultimo bilancio -
ha provocato 20 mila morti e 30 mila feriti. Nel messaggio, a firma del
cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, il Papa esprime la sua “vicinanza
spirituale alle persone afflitte da questa terribile tragedia”, raccomandando
“i defunti alla misericordia dell’Onnipotente” e assicurando “la sua viva
compassione a tutti i sopravvissuti e ai loro familiari”. Nell’estendere le sue
condoglianze alle autorità iraniane – si legge nel telegramma – il Pontefice
“non dimentica coloro che coraggiosamente prendono parte alle operazioni di
salvataggio”.
NEL MONDO DEL TERZO MILLENNIO LACERATO DA
“GRANDI MALI”
L’IMPERATIVO
DELLA PACE COSTRUITA DA DIO E DAGLI UOMINI DI BUONA VOLONTA’:
IL
RIPETUTO APPELLO DEL PAPA IN QUESTI GIORNI DI FESTA
-
Intervista con il prof. Giuseppe Lorizio -
Minacce di attentati terroristici, il Medio Oriente che
non conosce tregua, scene sconvolgenti di un terremoto che annienta in pochi
istanti decine di migliaia di persone. Tra i tanti avvenimenti che stanno
seminando nel mondo sensazioni di incertezza e di paura, spiccano le parole in
controtendenza di Giovanni Paolo II. “Salvaci dai grandi mali che lacerano
l’umanità” è stata l’invocazione del Papa nel giorno di Natale. Né guerre, né
terrorismo, né persecuzioni causate dalla fede – ha affermato il Pontefice
nelle grandi celebrazioni tra il 24 e il 26 dicembre – devono scoraggiare gli
uomini “nell’affrontare i cammini della pace, difficili sì, ma possibili e
perciò doverosi”. Un richiamo netto alla responsabilità, quello del Papa, che
nasce da un cuore abituato a parlare di pace ad ogni popolo e ad ogni latitudine.
Il prof. Giuseppe Lorizio, docente di teologia fondamentale all’Università
Lateranense offre una riflessione in merito al microfono di Alessandro De Carolis:
**********
R. - Ascoltando il Papa, ho ricevuto anzitutto
l’impressione di un grande accoramento, ma anche di una grande determinazione
nel lanciare questo messaggio di pace. Il Santo Padre ci dà una serie di
coordinate per poterci orientare in questo mondo. Oltre che delle guerre e dei
conflitti armati e di tutte le altre forme di violenza, Giovanni Paolo II parla
in particolare della piaga del terrorismo, come di una forma ancor più subdola
della guerra: direi che elemento decisivo è quando invoca il Signore perché ci
salvi dallo scoraggiamento. In effetti, quanto continuamente ci viene proposto
dai media riguardo alle minacce di attentati terroristici verso l’Occidente,
potrebbe effettivamente indurci ad uno scoraggiamento totale. Il Papa, facendo
suo il messaggio del Natale - che è un messaggio di vita, come ha detto
nell’omelia della Messa di mezzanotte - chiede anche al Signore la forza per
tutti noi, perché non ci scoraggiamo.
D. – Quindi, si potrebbe dire che nelle parole del Papa è
possibile cogliere quasi una volontà di voler bilanciare quelle tante notizie
che stanno tenendo in ansia in queste ore il pianeta…
R. – Sì, è determinante nei messaggi di Giovanni Paolo II
questo continuo riferimento alla pace. Cristo non è venuto a portare la pace,
ma è venuto a portare un messaggio di pace. Ora, questo messaggio ha bisogno
della nostra buona volontà per potersi realizzare. L’annuncio degli angeli
suona appunto: “Pace in terra gli uomini di buona volontà”. Questo appello alla
volontà degli uomini, cioè a compiere quotidianamente scelte di pace, credo sia
decisivo anche per quello che riguarda il nucleo del messaggio della Giornata della
pace.
D. – Il Papa stesso è il primo a voler dare testimonianza
di pace, non solo con le parole che ha pronunciato in questi giorni, ma anche
con il fatto di voler riprendere la sua missione di pellegrino di pace in giro
per il mondo, nonostante le sue sofferenze fisiche …
R. – Sì, c’è questo elemento molto significativo a mio
parere, in questa fase del Pontificato, che mi fa sempre venire in mente quelle
parole di San Paolo, quando dice che il messaggio che è “così grande e così
prezioso è racchiuso in vasi di creta”, cioè in persone che hanno a che fare
con la loro fragilità. Il non rinunciare a portare il messaggio, nonostante si
sperimenti anche la propria debolezza, credo sia a sua volta una testimonianza
importante del messaggio stesso.
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RINUNCE
E NOMINE
Il Santo Padre ha accettato stamane la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Tampico in Messico, presentata da mons. Rafael
Gallardo García, per raggiunti limiti di età; allo stesso incarico ha nominato
mons. José Luis Dibildox Martínez, finora vescovo di Tarahumara.
Il Papa ha inoltre nominato
vescovo di Mallorca, in Spagna, mons. Jesús Murgui Soriano, finora vescovo
titolare di Lete ed ausiliare di Valencia, e vescovo di Toluca, in Messico,
mons. Francisco Javier Chavolla Ramos, finora vescovo di Matamoros.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina la biblica
invocazione di Giovanni Paolo II nel Messaggio "Urbi et Orbi" per il
Natale 2003: un triplice, vibrante "Salvaci" dai grandi mali che
lacerano l'umanità, dalle guerre, dalla piaga del terrorismo, dallo scoraggiamento
nell'affrontare gli urgenti cammini della pace.
Nelle vaticane, nella Santa
Messa della Notte di Natale Giovanni Paolo II ha auspicato che il fulgore
della nascita di Gesù illumini la notte del mondo.
All'Angelus recitato nella
festa di Santo Stefano Protomartire, il Papa ha ricordato in modo speciale le
comunità cristiane che subiscono persecuzione e tutti i fedeli che soffrono per
la fede.
Nelle estere, in rilievo il terrificante
terremoto in Iran; il telegramma di cordoglio del Santo Padre.
In Medio Oriente nuovi
disordini minano gli sforzi di rilanciare il dialogo.
Nella pagina culturale, un
contributo di Marco Testi riguardo alla riedizione di un classico della critica
letteraria, "La linea Svevo-Pirandello" di Renato Barilli.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema della giustizia.
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27 dicembre 2003
CON IL PASSARE DELLE ORE CRESCE IL TRAGICO BILANCIO DEL
SISMA IN IRAN:
ALMENO
20 MILA I MORTI E 30 MILA I FERITI. IL MONDO SI MOBILITA
PER
PORTARE AIUTO ALLA POPOLAZIONE COLPITA
- A
cura di Alessandro Gisotti -
Con il passare delle ore, il bilancio del sisma cha ha
colpito l’Iran assume purtroppo i contorni di un’ecatombe:
almeno 20 mila i morti e 30 mila i feriti. Completamente rasa al suolo la città di Bam come
devastati sono numerosi villaggi della regione di Kerman. C’è poi tristezza per
i danni immani al patrimonio archeologico: è stata infatti distrutta l’antica
cittadella di Bam, di età preislamica e patrimonio dell’Unesco. Il servizio di
Giancarlo La Vella:
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Nella zona colpita, si continua incessantemente a
rimuovere le macerie, attività a cui segue quella del mesto ufficio delle
inumazioni, ma con difficoltà sempre crescenti a causa del numero elevatissimo
delle vittime. Al dramma umano di aggiunge la triste certezza della distruzione
della città di Bam, gioiello architettonico costruito in mattoni di fango e
argilla, di cui rimangono
ora soltanto resti irriconoscibili. Nella mancanza assoluta di energia
elettrica, i faticosi soccorsi d’urgenza - cioè quelli per trovare il numero
più alto possibile di persone in vita sotto le rovine - sono partiti all'alba
di ieri, sono andati avanti per tutta la scorsa notte e proseguono anche ora
nella paura che altre scosse, dopo quelle di ieri, di 6,3 e 5,4 gradi sulla scala Richter, possano
tornare a colpire la zona. Anche la macchina degli aiuti è in moto. Assistenza
è stata assicurata praticamente da tutta la comunità internazionale. L’Onu ha
messo a disposizione dell'Iran un primo fondo di emergenza di 90 mila dollari.
Il segretario generale, Kofi Annan, nell’esprimere il suo dolore per le vittime
e i danni, ha confermato pure l’invio di una squadra per coordinare i soccorsi.
Anche la Croce rossa internazionale sta per lanciare un appello di raccolta fondi per
6,4 milioni di euro. Le autorità di Teheran, dal loro canto, hanno annunciato di
accettare tutti gli aiuti provenienti dall’estero, ad eccezione di quelli di
Israele, Paese non riconosciuto dall’Iran, ma che ha inviato comunque messaggi
ufficiali di cordoglio.
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Tutto l’Iran è dunque sotto shock, mentre prosegue la
lotta contro il tempo per salvare i superstiti ancora sotto le macerie. Sulle
reazioni del popolo iraniano il giorno dopo l’ecatombe di Bam, Giancarlo La
Vella ha sentito l’ambasciatore italiano a Teheran, Roberto Toscano:
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R. - E’ un impatto veramente terribile per due motivi. Il
primo, naturalmente, è quello della perdita di vite umane, però c’è anche una
ferita alla cultura di questo Paese perché è risultata distrutta la rocca di
Bam, che era uno dei monumenti più importanti ed interessanti del Paese.
D. – Come mai, in luoghi come l’Iran questa genere di
catastrofi naturali provoca un numero così alto di vittime?
R. – Questa volta c’è stata la fatalità di avere un
terremoto alle cinque del mattino. Quando i terremoti avvengono di giorno,
parte della popolazione non solo è in strada, ma alle prime avvisaglie può
anche uscire dalle case. Alle 5 del mattino erano tutti in casa e gli edifici
sono crollati. Devo dire però che deve essere stato un terremoto molto
particolare perché questa rocca di Bam è lì da migliaia di anni e la zona è
stata in passato colpita da altri terremoti, è tutta una zona sismica, eppure
si era mantenuta in piedi.
D. – C’è la possibilità di ricostruire in qualche modo
questo bene dell’umanità?
R. – Io non so darle una risposta tecnica, però so che noi
italiani siamo esperti nella ricostruzione anche di luoghi archeologicamente
importanti e quindi senza dubbio faremo questa offerta di collaborazione che,
naturalmente, sarà per una seconda fase. La cosa più immediata sono le persone
e le loro esigenze.
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Appena diffusasi la notizia del sisma, si è messa in moto
in tutto il mondo la macchina della solidarietà. Tre ore fa è atterrato a
Kerman, a circa 150 chilometri da Bam, il C-130 dell'Aeronautica militare
italiana inviato dal Dipartimento della protezione civile. Il team di soccorso
è giunto da poco a Bam. Ma ascoltiamo ora Paolo Beccegato, responsabile per
l’area internazionale della Caritas italiana, organismo in prima linea sul
fronte degli aiuti all’Iran:
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R. - Certamente c’è da sostenere la città di Bam, ma poi
ci sono anche tutti i villaggi circostanti che, l’esperienza ci insegna, spesso
non vengono adeguatamente seguiti sia dal circuito mediatico sia dalla
possibilità di essere raggiunti con gli aiuti.
D. – Come vi state muovendo per portare aiuto alle
popolazioni colpite dal terremoto?
R. – Noi abbiamo l’esperienza del terremoto del 1990,
quello per intenderci che causò 40 mila morti e 100 mila feriti, che ci permise
di entrare un po’ nella realtà iraniana, come Caritas italiana, di essere
appunto in stretto collegamento anche con le autorità pubbliche locali. Allora
fu colpito il nord del Paese, il Kurdistan iracheno. In quel caso il centro del
discorso fu la ricostruzione. La nostra attenzione prioritaria non è solo nel
momento dell’emergenza, nel fornire aiuti umanitari, ricordiamo soprattutto
l’emergenza freddo in questo momento, ma poi ricostruire le abitazioni e
riavviare anche le attività socio-economiche del Paese.
D. – Quali sono le principali difficoltà che pensate di
trovare sul terreno?
R. – La vastità dell’area colpita è una delle difficoltà
ricorrenti, per cui raggiungere tutti i bisognosi. Il secondo problema è di
carattere burocratico, cioè riuscire ad entrare nel Paese, rispettare tutte le
norme anche questo non è semplice in una realtà come quella iraniana.
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Dal 1990 ad oggi l'Iran è stato colpito da un migliaio di
terremoti. L'ultimo di grave entità risale al 22 giugno 2002, quando un sisma
di 6,3 gradi Richter nel nord del Paese
causò la morte di 235 persone. Sulle cause di questa incessante attività tellurica
in Iran, ecco l’analisi del sismologo Luca Malagnini, dell’Istituto di
Geofisica di Roma:
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Il motivo principale è la collisione tra le placche
euroasiatica e africana e c’è poi questa terza placca arabica, che convergono.
Nel caso della placca arabica questa si muove verso nord rispetto alla placca
europea di circa 2,5 centimetri l’anno; provoca l’espulsione verso ovest
dell’Anatolia e verso est dell’Iran. Queste faglie corrono lungo le catene
montuose ed hanno un andamento da nord-ovest a sud-est nella parte meridionale
dell’Iran, oppure est-ovest nella parte settentrionale del Paese.
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PRIMO RAPPORTO SULLA DROGA IN
MAROCCO, CURATO DAL GOVERNO DI RABAT
IN COLLABORAZIONE CON L’ONU
-Intervista con Antonio Maria Costa -
Presentata dalle Nazioni Unite la prima inchiesta 2003
sulla cannabis nella regione del Rif marocchino, condotta dal governo di Rabat
e dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga ed il Crimine. Un’indagine
conoscitiva che disegna un quadro generale della difficile situazione in cui
vivono i contadini dell’area, fino alla produzione di hashish, allo smercio, ai
contatti con le criminalità organizzate europee e alle rotte seguite dai
corrieri internazionali di droghe. Salvatore Sabatino ha raggiunto telefonicamente
Antonio Maria Costa, vice-segretario generale dell’Onu. A lui ha chiesto di
commentare i risultati principali emersi dall’inchiesta:
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R. – Un’estensione della produzione che credo fosse
inferiore a quella prevista, comunque anticipata dagli organi di stampa negli
anni scorsi. Si parlava erroneamente di oltre 200 mila ettari di coltivazione:
noi li abbiamo misurati attraverso i satelliti, e verificato anche sul campo:
sono 134 mila ettari. Una produzione di circa 4.000/4.500 potenziali tonnellate
di hashish.
D. – Per quanto riguarda la popolazione di quella regione
del Marocco, ci sono delle percentuali di coinvolgimento in questo mercato?
R. – Nella produzione, nella coltivazione, senz’altro; noi
abbiamo stimato il numero di famiglie coinvolte nella coltivazione a quasi 100
mila.
D. – Quanta di questa droga arriva poi sul mercato
europeo?
R. – Quasi la totalità. Senz’altro dall’80 al 90 per
cento. Noi abbiamo cifre molto precise sui volumi di confisca e perciò della
quantità che viene individuata e intercettata dalle autorità di Polizia, ma
riteniamo che la quasi totalità del prodotto venga venduta sui mercati europei;
parte – devo dire – transita attraverso le zone orientali dell’Africa del Nord:
l’Algeria, la Tunisia ed anche la Libia, in parte, per un consumo locale, ma in
parte raggiunge l’Italia dalle coste del Mediterraneo meridionale, che sono più
vicine.
D. – Le informazioni contenute in questa inchiesta saranno
poi, naturalmente, di supporto alla pianificazione di concreti programmi di
intervento. In cosa consisteranno?
R. – Bisogna indubbiamente mantenere un atteggiamento
fermo di opposizione e contrasto allo scambio, al commercio. Ma le due misure
più importanti sono a monte e a valle dello scambio: a monte nel senso che
bisogna aiutare i contadini nella parte settentrionale del Marocco, a
coinvolgersi in altre attività, in attività legali. Perciò, qui c’era
effettivamente un problema di mancato sviluppo che invece deve realizzarsi nel
contesto della legalità. E poi, e soprattutto, ritengo che a valle dello
scambio e del traffico sia importante una più forte operazione di prevenzione:
aiutando i giovani a comprendere la pericolosità di un uso prolungato di queste
sostanze.
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27 dicembre 2003
L’ABBÉ PIERRE LANCIA UN NUOVO APPELLO CONTRO LA
MANCANZA DI UN ALLOGGIO
DIGNITOSO
E ALTRE FORME DI INDIGENZA NEL MONDO
PARIGI. = Cinquanta
anni dopo il monito per una “insurrezione della bontà” contro la miseria,
l’Abbé Pierre lancia sul giornale francese “La Croix” un nuovo appello per
sottrarre tre milioni di persone all’angoscia della miseria. “Per vincere il
male – si legge nel documento - osiamo aprire gli occhi e combattere. Il mondo
è infelice e quelli tra noi che non sono affamati, né senza lavoro, né senza
casa sappiano aiutare le persone sofferenti”. L’Abbé Pierre denuncia quindi i
mali prodotti dall’inquinamento contro il quale i capi di Stato “non sembrano
voler porre un freno”. Gli effetti causati dall’immigrazione, la non equa distribuzione
delle risorse, il grave flagello della disoccupazione e il rapporto tra scienza
ed etica sono gli altri complessi temi affrontati nel suo appello. (A.L.)
CONFERMATO, IN CINA, UN SOSPETTO CASO DI SARS. SI TRATTA DI
UN UOMO
DI 32
ANNI DELLA PROVINCIA MERIDIONALE DEL GUANGDONG
PECHINO. = Il ministero
della Sanità cinese ha oggi confermato ufficialmente, un sospetto caso di Sars
nella provincia meridionale del Guangdong. Secondo la rete televisiva di Hong
Kong “Phenix Tv” il malato, un uomo di 32 anni, è stato ricoverato all’ospedale
di Canton. Si tratta, in Cina, del primo caso sospetto di Sars dalla fine della
scorsa primavera. L’ultimo paziente era stato
infatti dimesso dall’ospedale nel mese di agosto. Lo
scorso 17 dicembre il ministro della Sanità di Taiwan aveva inoltre confermato
che un ricercatore di 44 anni, rimasto probabilmente contagiato nel laboratorio
di un ospedale militare di Taipei, era risultato positivo al test della
malattia. Ma la situazione più difficile è quella della Cina che, con oltre
5300 casi confermati e 349 decessi, è stato il Paese maggiormente colpito
dall’epidemia di polmonite atipica. (A.L.)
GUATEMALA E BIELORUSSIA SI UNISCONO AGLI OLTRE 30 PAESI
CHE
HANNO DECISO DI SOSPENDERE L’IMPORTAZIONE DI CARNE BOVINA
DAGLI
STATI UNITI, DOPO IL PRIMO CASO DI MUCCA PAZZA NEL PAESE AMERICANO
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
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WASHINGTON. =
Dopo la recente scoperta del primo caso di mucca pazza negli Stati
Uniti, il presidente George Bush fa sapere che continuerà a mangiare carne di
manzo americano. Ma il suo tentativo di assicurare i consumatori statunitensi e
quelli internazionali non sembra produrre gli effetti sperati. Le prime
conseguenze di questa crisi sono infatti state enormi: oltre 30 Stati hanno
deciso di sospendere le importazioni di carne bovina dagli Stati Uniti. A
questi Paesi, tra i quali i tre principali importatori Giappone, Messico e
Canada, si sono aggiunti, ieri, anche il Guatemala e la Bielorussia. Sul fronte
interno intanto, il titolo della McDonald, che ha accusato un immediato ribasso
mercoledì scorso, è in rialzo e gli sforzi maggiori sono concentrati sulla ricerca
della mandria di origine della mucca abbattuta. L’animale, che aveva quattro
anni, è stato probabilmente contagiato dal mangime e le autorità agricole hanno
intanto messo in quarantena due vitelli dati alla luce dalla mucca malata. Il
caso ha fatto scoppiare l’inevitabile polemica sulla carenza di controlli sul
bestiame negli Stati Uniti. Dei circa 300 milioni di capi mandati al macello
nel Paese negli ultimi nove anni, non più di 30 mila erano infatti stati
sottoposti al test per la Bse. (A.L.)
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MISSIONE SU MARTE: IL VEICOLO SPAZIALE ‘BEAGLE 2’ CONTINUA
A TACERE
MA
L’AGENZIA SPAZIALE EUROPEA NON PERDE LA SPERANZA DI RITROVARLO
PARIGI. = Non è ancora
pervenuto nessun segnale dal veicolo europeo Beagle 2, il cui atterraggio su
Marte era atteso nella mattina di Natale. Ma l’Agenzia spaziale europea (Esa)
non sembra preoccupata per l’andamento della prima missione europea di
esplorazione di Marte. “Faremo nuovi importanti tentativi per cercare Beagle 2
il prossimo 4 gennaio, quando il nostro satellite Mars Express, le cui manovre
procedono regolarmente, si troverà intorno a Marte ed entrerà in comunicazione
con la capsula”, ha spiegato Franco Bonacina, portavoce dell’Agenzia. Il
commissario Ue per la Ricerca, Philippe Busquin, ha intanto salutato ieri il
“fantastico risultato” raggiunto dall’Agenzia spaziale europea con la messa in
orbita della sonda Mars Express sul pianeta rosso, minimizzando il mancato
contatto con Beagle 2. “Dopo sette mesi e un viaggio di 5,5 milioni di
chilometri - ha dichiarato - la sonda spaziale Mars Express è entrata
nell’orbita di Marte e questo è il risultato di una proficua collaborazione che
ha coinvolto 15 Paesi membri insieme a partner internazionali come Stati Uniti
e Russia”. (A.L.)
ATTESI IN BANGLADESH OLTRE TRE MILIONI DI FEDELI MUSULMANI
PER I
FESTEGGIAMENTI DEL PELLEGRINAGGIO ISLAMICO ‘BISWA IJTEMA’
DHAKA. = Un milione e
mezzo di fedeli musulmani hanno raggiunto il Bangladesh per iniziare oggi i
festeggiamenti del ‘Biswa Ijtema’, il più grande pellegrinaggio islamico dopo
quello a La Mecca, in Arabia Saudita. I pellegrini si sono riuniti lungo le
rive del fiume Turag a Tongi, cittadina nella periferia industriale della capitale
Dakha. Le celebrazioni continueranno fino a lunedì prossimo, ma il momento
culminante è atteso per domani durante la preghiera del ‘Akheri Munajat’ alla
quale presumibilmente assisteranno più di tre milioni di musulmani provenienti
da tutto il mondo. Il pellegrinaggio ‘Biswa Ijtema’ si svolge ogni anno ed è
una tradizione decisamente recente rispetto al più noto e storico viaggio alla
Mecca, ma ugualmente molto rispettata: questa festività è stata infatti istituita
nel 1960 dall’organizzazione islamica internazionale ‘Tabligh Jammat’ per
incoraggiare i musulmani a vivere secondo i precetti della religione. Gli
organizzatori hanno reso noto che quest’anno verrà fatta una preghiera speciale
per favorire l’unità tra i musulmani e per la convivenza pacifica e armoniosa
tra i popoli di tutte le fedi. (A.L.)
LE COMUNITÀ INDIGENE DEL GUATEMALA CHIEDONO LA RESTITUZIONE
DELLE TERRE
AL
FUTURO PRESIDENTE DEL PAESE, CHE USCIRÀ DAL BALLOTTAGGIO DI DOMANI
CITTA’ DI GUATEMALA. =
Le comunità maya guatemalteche sperano che il presidente della Repubblica, che
uscirà domani dal ballottaggio tra il favorito Oscar Berger, leader della
Grande alleanza nazionale, partito di destra, e Alvaro Colom, candidato
dell’Unità nazionale della speranza, formazione di sinistra, compirà “un atto
di giustizia storico per ripagare le privazioni sofferte dalle comunità indigene”
attraverso la restituzione delle terre. Lo ha dichiarato Amílcar Pop, coordinatore
nazionale dell’Organizzazione ‘Difese indigene del Guatemala’, in un’intervista
rilasciata all’agenzia di stampa ‘Efe’. Secondo Pop, i guatemaltechi sono “il
risultato di una cultura che ideologicamente è stata costruita sul razzismo e
sull’esclusione”. Per questa ragione, “ci aspettiamo che il futuro governo
abbia l’obiettività e la capacità per affrontare il tema della terra in modo
integrale" ha detto il leader maya. (A.L.)
LA PROVINCIA DI PERUGIA HA CENSITO OLTRE 200 SITI MONUMENTALI
IN UN
LIBRO DEDICATO AI SANTUARI PRESENTI NEL TERRITORIO
PERUGIA. = “Santuari cristiani
d’Italia – committenze e fruizione tra Medioevo ed età moderna”. E’ questo il
titolo del volume storico, artistico promosso dalla provincia di Perugia nel
quale sono censiti 200 siti monumentali. “E’ giusto e opportuno – ha
sottolineato il presidente della provincia di Perugia, Giulio Cozzari - che in
aggiunta a quanto già fatto per la conoscenza del patrimonio d’arte e di
civiltà offerto dalla rete dei Santuari presenti nel territorio, concorressimo
alla pubblicazione, con l’Ecole Francaise di Roma, di questa opera”. Il
censimento ha evidenziato 221 siti monumentali classificati come realtà
santuariali e una committenza non sempre di tipo clericale, ma anche collettiva
e privata. Nel libro sono inoltre riportati documenti relativi a icone, statue
lignee medievali nei Santuari della Puglia e sculture sulle chiese della Roma
di età moderna. (A.L.)
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27 dicembre 2003
- A cura di Fausta Speranza -
E’ di poco fa la notizia che una ventina di soldati della
coalizione sono stati uccisi o feriti in attacchi nel sud dell'Iraq. Già nel
corso della mattinata, invece, si è saputo della morte di quattro soldati bulgari
e del ferimento di sessanta persone
nelle due esplosioni che si sono
verificate a Kerbala, a poca distanza dall’università. Si tratta degli edifici
dove hanno sede il quartier generale della divisione multinazionale della
Coalizione, che opera sotto il Comando polacco. Ora si sa anche che sono stati
colpiti il Municipio e la Stazione di Polizia'', ma non si sa quanti siano i
morti o i feriti'', né se ci siano vittime civili. Inoltre, c’è da riferire che
a Mossul militari americani, che erano stati attaccati, hanno ucciso quattro
iracheni. Mentre cinque soldati Usa sono stati feriti dall'esplosione di due ordigni
nel quartiere Rassafa, nel centro di
Baghdad. A due settimane circa dalla cattura di Saddam Hussein, dunque, gli
attacchi antiamericani si intensificano, contrariamente alle speranze della
Casa Bianca che vedeva nell’ex rais la guida della guerriglia irachena. Una
possibile interpretazione dell’aumento della violenza nel servizio di Elena Molinari:
*********
Con le vittime di ieri salgono ad oltre 550 i militari
della coalizione morti in Iraq. Ora gli Stati Uniti si chiedono chi ci sia
dietro la resistenza e gli attacchi, che sembrano sempre meglio coordinati, ora
che Saddam è dietro le sbarre. Si sospetta il coinvolgimento di integralisti
islamici vicini ad Al Qaeda. Qualcuno al Pentagono la vede come una prova del
presunto legame tra il deposto regime iracheno e Osama Bin Laden. Altri sono al
contrario convinti che Al Qaeda voglia dimostrare ora la propria indipendenza
da Saddam Hussein proprio moltiplicando il numero delle operazioni in Iraq.
Comunque sia, sono giornate difficili per i soldati della
Coalizione, impegnati, tra l’altro, in una serie di grosse operazioni di
rastrellamento a Baghdad.
Elena Molinari, per la Radio Vaticana.
*********
Nel clima molto teso a livello
internazionale per le minacce del terrorismo, c’è stato un falso allarme oggi
su un aereo delle American Airlines in rotta da Chicago ad Indianapolis. E’
stato fermato e evacuato a causa di un oggetto sospetto. E di falso allarme
parlano anche le autorità francesi in relazione ai voli della Air France
diretti a Los Angeles, che sono stati cancellati nei giorni del 24 e 25 dicembre
per il rischio di un dirottamento. Secondo le autorità statunitensi, invece,
era pianificato un attacco simile a quello dell’11 settembre contro le Torri
gemelle di New York.
Sul rischio di un attentato
contro il Vaticano, ha suscitato scalpore la dichiarazione di Berlusconi,
riportata dal quotidiano Libero di oggi, secondo la quale la notte di
Natale c'erano ''notizie precise di un
attentato dal cielo su Roma con obiettivo il Vaticano''. Ma in mattinata il
premier ha smentito, affermando che “non si può scambiare un veloce scambio di
auguri con delle dichiarazioni politiche”. Da parte sua, il portavoce vaticano,
che era stato interpellato, aveva affermato in una nota scritta: “Come in ogni
caso di presunte o vere informazioni riguardanti temi di sicurezza non ho
nessun commento da fare''.
In Medio Oriente, un ragazzo
palestinese di 18 anni e' stato ucciso
da soldati israeliani durante scontri tra militari e palestinesi, che
lanciavano pietre nella città cisgiordana di Nablus. Resta, intanto, sempre in
vigore il blocco totale dei Territori di Cisgiordania e Gaza decretato giovedì
sera da Israele, in seguito all'attentato suicida palestinese vicino a Tel
Aviv.
Caso Parmalat in
Italia: è stato deliberato lo stato di insolvenza dal Collegio delegato ai
fallimenti. Secondo quanto si è appreso da fonti finanziarie, si sta valutando
il possibile ingresso di nuovi soci: sarebbero pronti a scommettere sul futuro
dell'azienda di Collecchio, contribuendo al salvataggio che il commissario
straordinario Enrico Bondi sta predisponendo. Per quanto riguarda l'inchiesta
relativa al crac finanziario della Parmalat, è prevista un’accelerazione. Il pm
milanese Francesco Greco fa sapere che lunedì prossimo a Parma sono attesi
gli interrogatori di Calisto Tanzi, che
per il momento si trova all’estero, e di suo figlio Stefano. Il Tg3 Rai ha
diffuso ieri sera la notizia che la Procura di Firenze ha chiesto il rinvio a
giudizio di Giovanni Panebianco, procuratore capo nella città emiliana, da
alcuni giorni impegnato proprio nell'inchiesta sulla Parmalat. Panebianco,
però, ha sottolineato che la richiesta di rinvio a giudizio ''non ha nulla a
che vedere con il caso Parmalat''.
La Corea del Nord ha accettato
di partecipare a una seconda tornata di colloqui a sei sul suo programma
nucleare. Lo ha detto oggi il vice ministro degli esteri cinese Wang Yi, non
precisando però alcuna data ma citando solo l'inizio dell'anno prossimo. La
prima tornata di colloqui a sei, tra Nord e Sud Corea, Stati Uniti, Giappone,
Cina e Russia, che si è svolta ad agosto scorso a Pechino, non aveva permesso
di uscire dalla crisi provocata dall'annuncio della ripresa del programma
nucleare di Pyongyang nell'ottobre 2002.
Sei milioni e mezzo di elettori
saranno chiamati domani alle urne in Serbia, per eleggere il parlamento di
Belgrado, sciolto in anticipo rispetto alla fine della legislatura. A novembre
erano fallite per la terza volta le presidenziali per mancanza del quorum dei
votanti, ma la preoccupazione degli osservatori internazionali è dovuta alla
presenza nelle liste di diversi accusati di crimini di guerra, tra cui Slobodan
Milosevic. Ce ne parla Emiliano Bos:
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Sono 18 i partiti in lista per
la conquista di 250 seggi. Spiccano alcuni nomi eccellenti: l’ex dittatore,
Slobodan Milosevic, da due anni nelle carceri del Tribunale internazionale per
l’ex Jugoslavia, che guiderà il partito socialista; il suo compagno di
prigione, Vojislav Seselj, leader degli Ultra Nazionalisti di destra, è
capolista del Partito Radicale. La legge consente ad entrambi di candidarsi. Ed
ancora, gli elettori serbi potranno scegliere anche tra due latitanti ricercati
dalla Corte dell’Aja: l’ex capo di Stato Maggiore, Pavkovic, candidato del
partito Popolare Socialista; l’ex vice ministro Lukic per il Partito Liberale.
Questi ultimi sono accusati di crimini in relazione alla guerra in Kosovo. E’
disgregato e diviso più che mai, invece, il Fronte Democratico, che tre anni fa
sconfisse Slobo. Correranno per conto proprio i conservatori dell’ex capo di
Stato jugoslavo, Kostunica, i Riformisti del filo occidentale Labus, i
Democratici, eredi del compianto premier Ginjic, e anche il gruppo degli
studenti da anni in prima fila contro i soprusi del regime di Milosevic. Tutti
promettono riforme economiche ed un rapido ingresso in Europa, ma Bruxelles
ammonisce: “non è un buon segnale avere candidati sotto processo o ricercati
dal Tribunale dell’Aja”. Dalle cancellerie occidentali si guarda con
preoccupazione al possibile successo dei Nazionalisti che, secondo tutti i
sondaggi della vigilia, sono i favoriti.
Per la Radio Vaticana, Emiliano
Bos.
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La Republika Srpska, l’entità serba di Bosnia, ha creato una
Commissione formata da sette membri incaricata dell'inchiesta sul massacro dei
circa 7000 musulmani commesso a Srebrenica nel 1995 dalle forze
serbo-bosniache. La commissione ha tempo fino al prossimo aprile per completare
il rapporto, secondo la richiesta indirizzata
dall'alto rappresentante della comunità internazionale in Bosnia, Paddy
Ashdown, che ha nominato due rappresentanti nella Commissione.
Anche il Guatemala domani è
chiamato alle urne per eleggere il nuovo presidente, successore del capo di
Stato uscente, Alfonso Portillo Cabrera. A contendersi la più alta carica del
Paese due esponenti del mondo economico. Ce ne parla Maurizio Salvi:
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Dopo quasi un anno di intensa
attività elettorale i guatemaltechi si accingono a pronunciarsi sul candidato
che dovrà succedere nella massima carica dello Stato al presidente uscente
Alfonso Portillo Cabrera. Si tratta, in definitiva, di un ballottaggio in cui
l’imprenditore di centro-destra Oscar Berger, sembra avere acquisito un
vantaggio determinante su un altro imprenditore Alvaro Colom, collocato su
posizioni di centro. Un dato chiave del voto è, comunque, l’uscita di scena
dell’ex presidente de facto Efrain
Rios Montt che nel primo turno si è
piazzato solo terzo con il 20 per cento dei voti. Uscito solo nel 1996 da una
dolorosissima guerra civile che causò 200 mila morti, il Guatemala è abitato da
poverissimi indios Maya ed è uno dei Paesi dell’America Latina dove la
ricchezza non è affatto condivisa. Il 2 per cento dei più ricchi controlla,
infatti, quasi il 60 per cento dei beni del Paese, mentre praticamente il 90
per cento della gente vive sotto la linea di povertà.
La Chiesa cattolica, attraverso
il cardinale Rodolfo Quezada Toruño, ha chiesto ai fedeli di recarsi alle urne,
esercitare il diritto di voto e rispettare i risultati. Allo stesso tempo, il
porporato ha chiesto ai candidati di perseguire il bene della nazione e
mantenere le promesse fatte.
Maurizio
Salvi, per la Radio Vaticana.
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Soccorritori sono alla ricerca
di almeno sette persone che si ritiene siano rimaste intrappolate da una
valanga che si è abbattuta su una zona di Canyon a sud di Salt Lake City, nello
Utah, durante una violenta tempesta di neve. Circa 30 mila case nell'area
metropolitana di Salt Lake City sono rimaste senza corrente elettrica e le autorità hanno aperto tre
rifugi per coloro che hanno dovuto lasciare
le proprie case divenute troppo fredde.
In Turchia sarebbe stata
sgominata l’organizzazione terroristica che lo scorso mese ad Istanbul ha
compiuto gli attentati suicidi alle sinagoghe, causando 62 vittime, compresi i
4 kamikaze autori dell’attacco, e centinaia di feriti. Lo ha reso noto ieri il
governatore della città, Muammer Guler, sottolineando che “adesso altri
attacchi sono impossibili”.
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