RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 361 - Testo della Trasmissione di sabato 27 dicembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il cordoglio di Giovanni Paolo II per le vittime del devastante terremoto in Iran.

 

“Nel mondo del terzo millennio lacerato da grandi mali l’imperativo della pace costruita da Dio e dagli uomini di buona volontà”: il ripetuto appello del Papa in questi giorni di festa. Riflessione di Giuseppe Lorizio.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Cresce di ora in ora il tragico bilancio del sisma, che ha colpito la città iraniana di Bam: almeno 20 mila i morti e 30 mila i feriti. Il mondo si mobilita per portare aiuto alla popolazione colpita: con noi Roberto Toscano, Paolo Beccegato e Luca Malagnini.

 

Primo Rapporto sulla droga in Marocco, curato dal governo di Rabat in collaborazione con l’Onu: intervista con Antonio Maria Costa.

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’Abbé Pierre lancia un nuovo appello contro la mancanza di un alloggio dignitoso e altre forme di indigenza nel mondo.

 

Confermato, in Cina, un sospetto caso di Sars. Si tratta di un uomo di 32 anni della Provincia  Meridionale del Guangdong.

 

Guatemala e Bielorussia si uniscono agli oltre 30 Paesi che hanno deciso di sospendere l’importazione di carne bovina dagli Stati Uniti dopo il primo caso di mucca pazza nel Paese americano.

 

Missione su Marte: il veicolo spaziale ‘Beagle 2’ continua a tacere, ma l’Agenzia spaziale europea non perde la speranza di ritrovarlo.

 

Attesi in Bangladesh oltre tre milioni di fedeli musulmani per i festeggiamenti del pellegrinaggio islamico ‘Biswa Ijtema’.

 

Le comunità indigene del Guatemala chiedono la restituzione delle terre al futuro presidente del Paese, che uscirà dal ballottaggio di domani.

 

La provincia di Perugia ha censito oltre 200 siti monumentali in un libro dedicato ai Santuari presenti nel territorio.

 

24 ORE NEL MONDO:

Caso Parmalat in Italia: deliberato lo stato di insolvenza.

 

La Corea del Nord accetta una seconda tornata di colloqui sul programma nucleare.

 

Elezioni domani in Serbia per il Parlamento e in Guatemala per il presidente.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 dicembre 2003

 

 

IL CORDOGLIO DEL PAPA PER LE VITTIME DEL TERREMOTO IN IRAN.

 

La comunità internazionale “manifesti concretamente il suo sostegno e la sua solidarietà verso quanti sono stati colpiti da questo dramma”. E’ la vibrante esortazione di Giovanni Paolo II contenuta in un telegramma di cordoglio per le vittime del devastante terremoto nell’Iran sudorientale che - secondo un ultimo bilancio - ha provocato 20 mila morti e 30 mila feriti. Nel messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, il Papa esprime la sua “vicinanza spirituale alle persone afflitte da questa terribile tragedia”, raccomandando “i defunti alla misericordia dell’Onnipotente” e assicurando “la sua viva compassione a tutti i sopravvissuti e ai loro familiari”. Nell’estendere le sue condoglianze alle autorità iraniane – si legge nel telegramma – il Pontefice “non dimentica coloro che coraggiosamente prendono parte alle operazioni di salvataggio”.

 

 

NEL MONDO DEL TERZO MILLENNIO LACERATO DA “GRANDI MALI”

L’IMPERATIVO DELLA PACE COSTRUITA DA DIO E DAGLI UOMINI DI BUONA VOLONTA’:

IL RIPETUTO APPELLO DEL PAPA IN QUESTI GIORNI DI FESTA

- Intervista con il prof. Giuseppe Lorizio -

 

Minacce di attentati terroristici, il Medio Oriente che non conosce tregua, scene sconvolgenti di un terremoto che annienta in pochi istanti decine di migliaia di persone. Tra i tanti avvenimenti che stanno seminando nel mondo sensazioni di incertezza e di paura, spiccano le parole in controtendenza di Giovanni Paolo II. “Salvaci dai grandi mali che lacerano l’umanità” è stata l’invocazione del Papa nel giorno di Natale. Né guerre, né terrorismo, né persecuzioni causate dalla fede – ha affermato il Pontefice nelle grandi celebrazioni tra il 24 e il 26 dicembre – devono scoraggiare gli uomini “nell’affrontare i cammini della pace, difficili sì, ma possibili e perciò doverosi”. Un richiamo netto alla responsabilità, quello del Papa, che nasce da un cuore abituato a parlare di pace ad ogni popolo e ad ogni latitudine. Il prof. Giuseppe Lorizio, docente di teologia fondamentale all’Università Lateranense offre una riflessione in merito al microfono di Alessandro De Carolis:

 

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R. - Ascoltando il Papa, ho ricevuto anzitutto l’impressione di un grande accoramento, ma anche di una grande determinazione nel lanciare questo messaggio di pace. Il Santo Padre ci dà una serie di coordinate per poterci orientare in questo mondo. Oltre che delle guerre e dei conflitti armati e di tutte le altre forme di violenza, Giovanni Paolo II parla in particolare della piaga del terrorismo, come di una forma ancor più subdola della guerra: direi che elemento decisivo è quando invoca il Signore perché ci salvi dallo scoraggiamento. In effetti, quanto continuamente ci viene proposto dai media riguardo alle minacce di attentati terroristici verso l’Occidente, potrebbe effettivamente indurci ad uno scoraggiamento totale. Il Papa, facendo suo il messaggio del Natale - che è un messaggio di vita, come ha detto nell’omelia della Messa di mezzanotte - chiede anche al Signore la forza per tutti noi, perché non ci scoraggiamo.

 

D. – Quindi, si potrebbe dire che nelle parole del Papa è possibile cogliere quasi una volontà di voler bilanciare quelle tante notizie che stanno tenendo in ansia in queste ore il pianeta…

 

R. – Sì, è determinante nei messaggi di Giovanni Paolo II questo continuo riferimento alla pace. Cristo non è venuto a portare la pace, ma è venuto a portare un messaggio di pace. Ora, questo messaggio ha bisogno della nostra buona volontà per potersi realizzare. L’annuncio degli angeli suona appunto: “Pace in terra gli uomini di buona volontà”. Questo appello alla volontà degli uomini, cioè a compiere quotidianamente scelte di pace, credo sia decisivo anche per quello che riguarda il nucleo del messaggio della Giornata della pace.

 

D. – Il Papa stesso è il primo a voler dare testimonianza di pace, non solo con le parole che ha pronunciato in questi giorni, ma anche con il fatto di voler riprendere la sua missione di pellegrino di pace in giro per il mondo, nonostante le sue sofferenze fisiche …

 

R. – Sì, c’è questo elemento molto significativo a mio parere, in questa fase del Pontificato, che mi fa sempre venire in mente quelle parole di San Paolo, quando dice che il messaggio che è “così grande e così prezioso è racchiuso in vasi di creta”, cioè in persone che hanno a che fare con la loro fragilità. Il non rinunciare a portare il messaggio, nonostante si sperimenti anche la propria debolezza, credo sia a sua volta una testimonianza importante del messaggio stesso.

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RINUNCE E NOMINE

 

Il Santo Padre ha accettato stamane la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Tampico in Messico, presentata da mons. Rafael Gallardo García, per raggiunti limiti di età; allo stesso incarico ha nominato mons. José Luis Dibildox Martínez, finora vescovo di Tarahumara.

 

Il Papa ha inoltre nominato vescovo di Mallorca, in Spagna, mons. Jesús Murgui Soriano, finora vescovo titolare di Lete ed ausiliare di Valencia, e vescovo di Toluca, in Messico, mons. Francisco Javier Chavolla Ramos, finora vescovo di Matamoros.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina la biblica invocazione di Giovanni Paolo II nel Messaggio "Urbi et Orbi" per il Natale 2003: un triplice, vibrante "Salvaci" dai grandi mali che lacerano l'umanità, dalle guerre, dalla piaga del terrorismo, dallo scoraggiamento nell'affrontare gli urgenti cammini della pace.

 

Nelle vaticane, nella Santa Messa della Notte di Natale Giovanni Paolo II ha auspicato che il fulgore della nascita di Gesù illumini la notte del mondo. 

All'Angelus recitato nella festa di Santo Stefano Protomartire, il Papa ha ricordato in modo speciale le comunità cristiane che subiscono persecuzione e tutti i fedeli che soffrono per la fede.

 

Nelle estere, in rilievo il terrificante terremoto in Iran; il telegramma di cordoglio del Santo Padre.

In Medio Oriente nuovi disordini minano gli sforzi di rilanciare il dialogo.  

 

Nella pagina culturale, un contributo di Marco Testi riguardo alla riedizione di un classico della critica letteraria, "La linea Svevo-Pirandello" di Renato Barilli.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della giustizia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 dicembre 2003

 

 

CON IL PASSARE DELLE ORE CRESCE IL TRAGICO BILANCIO DEL SISMA IN IRAN:

ALMENO 20 MILA I MORTI E 30 MILA I FERITI. IL MONDO SI MOBILITA

PER PORTARE AIUTO ALLA POPOLAZIONE COLPITA

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Con il passare delle ore, il bilancio del sisma cha ha colpito l’Iran assume purtroppo i contorni di un’ecatombe: almeno 20 mila i morti e 30 mila i feriti. Completamente rasa al suolo la città di Bam come devastati sono numerosi villaggi della regione di Kerman. C’è poi tristezza per i danni immani al patrimonio archeologico: è stata infatti distrutta l’antica cittadella di Bam, di età preislamica e patrimonio dell’Unesco. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

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Nella zona colpita, si continua incessantemente a rimuovere le macerie, attività a cui segue quella del mesto ufficio delle inumazioni, ma con difficoltà sempre crescenti a causa del numero elevatissimo delle vittime. Al dramma umano di aggiunge la triste certezza della distruzione della città di Bam, gioiello architettonico costruito in mattoni di fango e argilla, di cui rimangono ora soltanto resti irriconoscibili. Nella mancanza assoluta di energia elettrica, i faticosi soccorsi d’urgenza - cioè quelli per trovare il numero più alto possibile di persone in vita sotto le rovine - sono partiti all'alba di ieri, sono andati avanti per tutta la scorsa notte e proseguono anche ora nella paura che altre scosse, dopo quelle di ieri, di 6,3 e 5,4 gradi sulla scala Richter, possano tornare a colpire la zona. Anche la macchina degli aiuti è in moto. Assistenza è stata assicurata praticamente da tutta la comunità internazionale. L’Onu ha messo a disposizione dell'Iran un primo fondo di emergenza di 90 mila dollari. Il segretario generale, Kofi Annan, nell’esprimere il suo dolore per le vittime e i danni, ha confermato pure l’invio di una squadra per coordinare i soccorsi. Anche la Croce rossa internazionale sta per lanciare un appello di raccolta fondi per 6,4 milioni di euro. Le autorità di Teheran, dal loro canto, hanno annunciato di accettare tutti gli aiuti provenienti dall’estero, ad eccezione di quelli di Israele, Paese non riconosciuto dall’Iran, ma che ha inviato comunque messaggi ufficiali di cordoglio.

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Tutto l’Iran è dunque sotto shock, mentre prosegue la lotta contro il tempo per salvare i superstiti ancora sotto le macerie. Sulle reazioni del popolo iraniano il giorno dopo l’ecatombe di Bam, Giancarlo La Vella ha sentito l’ambasciatore italiano a Teheran, Roberto Toscano:

 

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R. - E’ un impatto veramente terribile per due motivi. Il primo, naturalmente, è quello della perdita di vite umane, però c’è anche una ferita alla cultura di questo Paese perché è risultata distrutta la rocca di Bam, che era uno dei monumenti più importanti ed interessanti del Paese.

 

D. – Come mai, in luoghi come l’Iran questa genere di catastrofi naturali provoca un numero così alto di vittime?

 

R. – Questa volta c’è stata la fatalità di avere un terremoto alle cinque del mattino. Quando i terremoti avvengono di giorno, parte della popolazione non solo è in strada, ma alle prime avvisaglie può anche uscire dalle case. Alle 5 del mattino erano tutti in casa e gli edifici sono crollati. Devo dire però che deve essere stato un terremoto molto particolare perché questa rocca di Bam è lì da migliaia di anni e la zona è stata in passato colpita da altri terremoti, è tutta una zona sismica, eppure si era mantenuta in piedi.

 

D. – C’è la possibilità di ricostruire in qualche modo questo bene dell’umanità?

 

R. – Io non so darle una risposta tecnica, però so che noi italiani siamo esperti nella ricostruzione anche di luoghi archeologicamente importanti e quindi senza dubbio faremo questa offerta di collaborazione che, naturalmente, sarà per una seconda fase. La cosa più immediata sono le persone e le loro esigenze.

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Appena diffusasi la notizia del sisma, si è messa in moto in tutto il mondo la macchina della solidarietà. Tre ore fa è atterrato a Kerman, a circa 150 chilometri da Bam, il C-130 dell'Aeronautica militare italiana inviato dal Dipartimento della protezione civile. Il team di soccorso è giunto da poco a Bam. Ma ascoltiamo ora Paolo Beccegato, responsabile per l’area internazionale della Caritas italiana, organismo in prima linea sul fronte degli aiuti all’Iran:

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R. - Certamente c’è da sostenere la città di Bam, ma poi ci sono anche tutti i villaggi circostanti che, l’esperienza ci insegna, spesso non vengono adeguatamente seguiti sia dal circuito mediatico sia dalla possibilità di essere raggiunti con gli aiuti.

 

D. – Come vi state muovendo per portare aiuto alle popolazioni colpite dal terremoto?

 

R. – Noi abbiamo l’esperienza del terremoto del 1990, quello per intenderci che causò 40 mila morti e 100 mila feriti, che ci permise di entrare un po’ nella realtà iraniana, come Caritas italiana, di essere appunto in stretto collegamento anche con le autorità pubbliche locali. Allora fu colpito il nord del Paese, il Kurdistan iracheno. In quel caso il centro del discorso fu la ricostruzione. La nostra attenzione prioritaria non è solo nel momento dell’emergenza, nel fornire aiuti umanitari, ricordiamo soprattutto l’emergenza freddo in questo momento, ma poi ricostruire le abitazioni e riavviare anche le attività socio-economiche del Paese.

 

D. – Quali sono le principali difficoltà che pensate di trovare sul terreno?

 

R. – La vastità dell’area colpita è una delle difficoltà ricorrenti, per cui raggiungere tutti i bisognosi. Il secondo problema è di carattere burocratico, cioè riuscire ad entrare nel Paese, rispettare tutte le norme anche questo non è semplice in una realtà come quella iraniana.

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Dal 1990 ad oggi l'Iran è stato colpito da un migliaio di terremoti. L'ultimo di grave entità risale al 22 giugno 2002, quando un sisma di 6,3 gradi Richter nel  nord del Paese causò la morte di 235 persone. Sulle cause di questa incessante attività tellurica in Iran, ecco l’analisi del sismologo Luca Malagnini, dell’Istituto di Geofisica di Roma:

 

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Il motivo principale è la collisione tra le placche euroasiatica e africana e c’è poi questa terza placca arabica, che convergono. Nel caso della placca arabica questa si muove verso nord rispetto alla placca europea di circa 2,5 centimetri l’anno; provoca l’espulsione verso ovest dell’Anatolia e verso est dell’Iran. Queste faglie corrono lungo le catene montuose ed hanno un andamento da nord-ovest a sud-est nella parte meridionale dell’Iran, oppure est-ovest nella parte settentrionale del Paese.

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PRIMO RAPPORTO SULLA DROGA IN MAROCCO, CURATO DAL GOVERNO DI RABAT

 IN COLLABORAZIONE CON L’ONU

-Intervista con Antonio Maria Costa -

 

Presentata dalle Nazioni Unite la prima inchiesta 2003 sulla cannabis nella regione del Rif marocchino, condotta dal governo di Rabat e dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga ed il Crimine. Un’indagine conoscitiva che disegna un quadro generale della difficile situazione in cui vivono i contadini dell’area, fino alla produzione di hashish, allo smercio, ai contatti con le criminalità organizzate europee e alle rotte seguite dai corrieri internazionali di droghe. Salvatore Sabatino ha raggiunto telefonicamente Antonio Maria Costa, vice-segretario generale dell’Onu. A lui ha chiesto di commentare i risultati principali emersi dall’inchiesta:

 

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R. – Un’estensione della produzione che credo fosse inferiore a quella prevista, comunque anticipata dagli organi di stampa negli anni scorsi. Si parlava erroneamente di oltre 200 mila ettari di coltivazione: noi li abbiamo misurati attraverso i satelliti, e verificato anche sul campo: sono 134 mila ettari. Una produzione di circa 4.000/4.500 potenziali tonnellate di hashish.

 

D. – Per quanto riguarda la popolazione di quella regione del Marocco, ci sono delle percentuali di coinvolgimento in questo mercato?

 

R. – Nella produzione, nella coltivazione, senz’altro; noi abbiamo stimato il numero di famiglie coinvolte nella coltivazione a quasi 100 mila.

 

D. – Quanta di questa droga arriva poi sul mercato europeo?

 

R. – Quasi la totalità. Senz’altro dall’80 al 90 per cento. Noi abbiamo cifre molto precise sui volumi di confisca e perciò della quantità che viene individuata e intercettata dalle autorità di Polizia, ma riteniamo che la quasi totalità del prodotto venga venduta sui mercati europei; parte – devo dire – transita attraverso le zone orientali dell’Africa del Nord: l’Algeria, la Tunisia ed anche la Libia, in parte, per un consumo locale, ma in parte raggiunge l’Italia dalle coste del Mediterraneo meridionale, che sono più vicine.

 

D. – Le informazioni contenute in questa inchiesta saranno poi, naturalmente, di supporto alla pianificazione di concreti programmi di intervento. In cosa consisteranno?

 

R. – Bisogna indubbiamente mantenere un atteggiamento fermo di opposizione e contrasto allo scambio, al commercio. Ma le due misure più importanti sono a monte e a valle dello scambio: a monte nel senso che bisogna aiutare i contadini nella parte settentrionale del Marocco, a coinvolgersi in altre attività, in attività legali. Perciò, qui c’era effettivamente un problema di mancato sviluppo che invece deve realizzarsi nel contesto della legalità. E poi, e soprattutto, ritengo che a valle dello scambio e del traffico sia importante una più forte operazione di prevenzione: aiutando i giovani a comprendere la pericolosità di un uso prolungato di queste sostanze.

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CHIESA E SOCIETA’

27 dicembre 2003

                                                                                                                        

 

L’ABBÉ PIERRE LANCIA UN NUOVO APPELLO CONTRO LA MANCANZA DI UN ALLOGGIO

DIGNITOSO E ALTRE FORME DI INDIGENZA NEL MONDO

 

PARIGI. = Cinquanta anni dopo il monito per una “insurrezione della bontà” contro la miseria, l’Abbé Pierre lancia sul giornale francese “La Croix” un nuovo appello per sottrarre tre milioni di persone all’angoscia della miseria. “Per vincere il male – si legge nel documento - osiamo aprire gli occhi e combattere. Il mondo è infelice e quelli tra noi che non sono affamati, né senza lavoro, né senza casa sappiano aiutare le persone sofferenti”. L’Abbé Pierre denuncia quindi i mali prodotti dall’inquinamento contro il quale i capi di Stato “non sembrano voler porre un freno”. Gli effetti causati dall’immigrazione, la non equa distribuzione delle risorse, il grave flagello della disoccupazione e il rapporto tra scienza ed etica sono gli altri complessi temi affrontati nel suo appello. (A.L.)

 

 

CONFERMATO, IN CINA, UN SOSPETTO CASO DI SARS. SI TRATTA DI UN UOMO

DI 32 ANNI DELLA PROVINCIA MERIDIONALE DEL GUANGDONG

 

PECHINO. = Il ministero della Sanità cinese ha oggi confermato ufficialmente, un sospetto caso di Sars nella provincia meridionale del Guangdong. Secondo la rete televisiva di Hong Kong “Phenix Tv” il malato, un uomo di 32 anni, è stato ricoverato all’ospedale di Canton. Si tratta, in Cina, del primo caso sospetto di Sars dalla fine della scorsa primavera. L’ultimo paziente era stato infatti dimesso dall’ospedale nel mese di agosto. Lo scorso 17 dicembre il ministro della Sanità di Taiwan aveva inoltre confermato che un ricercatore di 44 anni, rimasto probabilmente contagiato nel laboratorio di un ospedale militare di Taipei, era risultato positivo al test della malattia. Ma la situazione più difficile è quella della Cina che, con oltre 5300 casi confermati e 349 decessi, è stato il Paese maggiormente colpito dall’epidemia di polmonite atipica. (A.L.)

 

 

GUATEMALA E BIELORUSSIA SI UNISCONO AGLI OLTRE 30 PAESI

CHE HANNO DECISO DI SOSPENDERE L’IMPORTAZIONE DI CARNE BOVINA

DAGLI STATI UNITI, DOPO IL PRIMO CASO DI MUCCA PAZZA NEL PAESE AMERICANO

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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WASHINGTON. =  Dopo la recente scoperta del primo caso di mucca pazza negli Stati Uniti, il presidente George Bush fa sapere che continuerà a mangiare carne di manzo americano. Ma il suo tentativo di assicurare i consumatori statunitensi e quelli internazionali non sembra produrre gli effetti sperati. Le prime conseguenze di questa crisi sono infatti state enormi: oltre 30 Stati hanno deciso di sospendere le importazioni di carne bovina dagli Stati Uniti. A questi Paesi, tra i quali i tre principali importatori Giappone, Messico e Canada, si sono aggiunti, ieri, anche il Guatemala e la Bielorussia. Sul fronte interno intanto, il titolo della McDonald, che ha accusato un immediato ribasso mercoledì scorso, è in rialzo e gli sforzi maggiori sono concentrati sulla ricerca della mandria di origine della mucca abbattuta. L’animale, che aveva quattro anni, è stato probabilmente contagiato dal mangime e le autorità agricole hanno intanto messo in quarantena due vitelli dati alla luce dalla mucca malata. Il caso ha fatto scoppiare l’inevitabile polemica sulla carenza di controlli sul bestiame negli Stati Uniti. Dei circa 300 milioni di capi mandati al macello nel Paese negli ultimi nove anni, non più di 30 mila erano infatti stati sottoposti al test per la Bse. (A.L.)

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MISSIONE SU MARTE: IL VEICOLO SPAZIALE ‘BEAGLE 2’ CONTINUA A TACERE

MA L’AGENZIA SPAZIALE EUROPEA NON PERDE LA SPERANZA DI RITROVARLO

 

PARIGI. = Non è ancora pervenuto nessun segnale dal veicolo europeo Beagle 2, il cui atterraggio su Marte era atteso nella mattina di Natale. Ma l’Agenzia spaziale europea (Esa) non sembra preoccupata per l’andamento della prima missione europea di esplorazione di Marte. “Faremo nuovi importanti tentativi per cercare Beagle 2 il prossimo 4 gennaio, quando il nostro satellite Mars Express, le cui manovre procedono regolarmente, si troverà intorno a Marte ed entrerà in comunicazione con la capsula”, ha spiegato Franco Bonacina, portavoce dell’Agenzia. Il commissario Ue per la Ricerca, Philippe Busquin, ha intanto salutato ieri il “fantastico risultato” raggiunto dall’Agenzia spaziale europea con la messa in orbita della sonda Mars Express sul pianeta rosso, minimizzando il mancato contatto con Beagle 2. “Dopo sette mesi e un viaggio di 5,5 milioni di chilometri - ha dichiarato - la sonda spaziale Mars Express è entrata nell’orbita di Marte e questo è il risultato di una proficua collaborazione che ha coinvolto 15 Paesi membri insieme a partner internazionali come Stati Uniti e Russia”. (A.L.)

 

 

ATTESI IN BANGLADESH OLTRE TRE MILIONI DI FEDELI MUSULMANI

PER I FESTEGGIAMENTI DEL PELLEGRINAGGIO ISLAMICO ‘BISWA IJTEMA’

 

DHAKA. = Un milione e mezzo di fedeli musulmani hanno raggiunto il Bangladesh per iniziare oggi i festeggiamenti del ‘Biswa Ijtema’, il più grande pellegrinaggio islamico dopo quello a La Mecca, in Arabia Saudita. I pellegrini si sono riuniti lungo le rive del fiume Turag a Tongi, cittadina nella periferia industriale della capitale Dakha. Le celebrazioni continueranno fino a lunedì prossimo, ma il momento culminante è atteso per domani durante la preghiera del ‘Akheri Munajat’ alla quale presumibilmente assisteranno più di tre milioni di musulmani provenienti da tutto il mondo. Il pellegrinaggio ‘Biswa Ijtema’ si svolge ogni anno ed è una tradizione decisamente recente rispetto al più noto e storico viaggio alla Mecca, ma ugualmente molto rispettata: questa festività è stata infatti istituita nel 1960 dall’organizzazione islamica internazionale ‘Tabligh Jammat’ per incoraggiare i musulmani a vivere secondo i precetti della religione. Gli organizzatori hanno reso noto che quest’anno verrà fatta una preghiera speciale per favorire l’unità tra i musulmani e per la convivenza pacifica e armoniosa tra i popoli di tutte le fedi. (A.L.)

 

 

LE COMUNITÀ INDIGENE DEL GUATEMALA CHIEDONO LA RESTITUZIONE DELLE TERRE

AL FUTURO PRESIDENTE DEL PAESE, CHE USCIRÀ DAL BALLOTTAGGIO DI DOMANI

 

CITTA’ DI GUATEMALA. = Le comunità maya guatemalteche sperano che il presidente della Repubblica, che uscirà domani dal ballottaggio tra il favorito Oscar Berger, leader della Grande alleanza nazionale, partito di destra, e Alvaro Colom, candidato dell’Unità nazionale della speranza, formazione di sinistra, compirà “un atto di giustizia storico per ripagare le privazioni sofferte dalle comunità indigene” attraverso la restituzione delle terre. Lo ha dichiarato Amílcar Pop, coordinatore nazionale dell’Organizzazione ‘Difese indigene del Guatemala’, in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa ‘Efe’. Secondo Pop, i guatemaltechi sono “il risultato di una cultura che ideologicamente è stata costruita sul razzismo e sull’esclusione”. Per questa ragione, “ci aspettiamo che il futuro governo abbia l’obiettività e la capacità per affrontare il tema della terra in modo integrale" ha detto il leader maya. (A.L.)

 

 

LA PROVINCIA DI PERUGIA HA CENSITO OLTRE 200 SITI MONUMENTALI

IN UN LIBRO DEDICATO AI SANTUARI PRESENTI NEL TERRITORIO

 

PERUGIA. = “Santuari cristiani d’Italia – committenze e fruizione tra Medioevo ed età moderna”. E’ questo il titolo del volume storico, artistico promosso dalla provincia di Perugia nel quale sono censiti 200 siti monumentali. “E’ giusto e opportuno – ha sottolineato il presidente della provincia di Perugia, Giulio Cozzari - che in aggiunta a quanto già fatto per la conoscenza del patrimonio d’arte e di civiltà offerto dalla rete dei Santuari presenti nel territorio, concorressimo alla pubblicazione, con l’Ecole Francaise di Roma, di questa opera”. Il censimento ha evidenziato 221 siti monumentali classificati come realtà santuariali e una committenza non sempre di tipo clericale, ma anche collettiva e privata. Nel libro sono inoltre riportati documenti relativi a icone, statue lignee medievali nei Santuari della Puglia e sculture sulle chiese della Roma di età moderna. (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

27 dicembre 2003

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

E’ di poco fa la notizia che una ventina di soldati della coalizione sono stati uccisi o feriti in attacchi nel sud dell'Iraq. Già nel corso della mattinata, invece, si è saputo della morte di quattro soldati bulgari e del ferimento di sessanta persone  nelle due  esplosioni che si sono verificate a Kerbala, a poca distanza dall’università. Si tratta degli edifici dove hanno sede il quartier generale della divisione multinazionale della Coalizione, che opera sotto il Comando polacco. Ora si sa anche che sono stati colpiti il Municipio e la Stazione di Polizia'', ma non si sa quanti siano i morti o i feriti'', né se ci siano vittime civili. Inoltre, c’è da riferire che a Mossul militari americani, che erano stati attaccati, hanno ucciso quattro iracheni. Mentre cinque soldati Usa sono stati feriti dall'esplosione di due ordigni nel quartiere  Rassafa, nel centro di Baghdad. A due settimane circa dalla cattura di Saddam Hussein, dunque, gli attacchi antiamericani si intensificano, contrariamente alle speranze della Casa Bianca che vedeva nell’ex rais la guida della guerriglia irachena. Una possibile interpretazione dell’aumento della violenza  nel servizio di Elena Molinari:

 

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Con le vittime di ieri salgono ad oltre 550 i militari della coalizione morti in Iraq. Ora gli Stati Uniti si chiedono chi ci sia dietro la resistenza e gli attacchi, che sembrano sempre meglio coordinati, ora che Saddam è dietro le sbarre. Si sospetta il coinvolgimento di integralisti islamici vicini ad Al Qaeda. Qualcuno al Pentagono la vede come una prova del presunto legame tra il deposto regime iracheno e Osama Bin Laden. Altri sono al contrario convinti che Al Qaeda voglia dimostrare ora la propria indipendenza da Saddam Hussein proprio moltiplicando il numero delle operazioni in Iraq.

 

Comunque sia, sono giornate difficili per i soldati della Coalizione, impegnati, tra l’altro, in una serie di grosse operazioni di rastrellamento a Baghdad.

 

Elena Molinari, per la Radio  Vaticana.

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Nel clima molto teso a livello internazionale per le minacce del terrorismo, c’è stato un falso allarme oggi su un aereo delle American Airlines in rotta da Chicago ad Indianapolis. E’ stato fermato e evacuato a causa di un oggetto sospetto. E di falso allarme parlano anche le autorità francesi in relazione ai voli della Air France diretti a Los Angeles, che sono stati cancellati nei giorni del 24 e 25 dicembre per il rischio di un dirottamento. Secondo le autorità statunitensi, invece, era pianificato un attacco simile a quello dell’11 settembre contro le Torri gemelle di New York.

  

Sul rischio di un attentato contro il Vaticano, ha suscitato scalpore la dichiarazione di Berlusconi, riportata dal quotidiano Libero di oggi, secondo la quale la notte di Natale  c'erano ''notizie precise di un attentato dal cielo su Roma con obiettivo il Vaticano''. Ma in mattinata il premier ha smentito, affermando che “non si può scambiare un veloce scambio di auguri con delle dichiarazioni politiche”. Da parte sua, il portavoce vaticano, che era stato interpellato, aveva affermato in una nota scritta: “Come in ogni caso di presunte o vere informazioni riguardanti temi di sicurezza non ho nessun commento da fare''.

 

In Medio Oriente, un ragazzo palestinese di 18  anni e' stato ucciso da soldati israeliani durante scontri tra militari e palestinesi, che lanciavano pietre nella città cisgiordana di Nablus. Resta, intanto, sempre in vigore il blocco totale dei Territori di Cisgiordania e Gaza decretato giovedì sera da Israele, in seguito all'attentato suicida palestinese vicino a Tel Aviv. 

 

Caso Parmalat in Italia: è stato deliberato lo stato di insolvenza dal Collegio delegato ai fallimenti. Secondo quanto si è appreso da fonti finanziarie, si sta valutando il possibile ingresso di nuovi soci: sarebbero pronti a scommettere sul futuro dell'azienda di Collecchio, contribuendo al salvataggio che il commissario straordinario Enrico Bondi sta predisponendo. Per quanto riguarda l'inchiesta relativa al crac finanziario della Parmalat, è prevista un’accelerazione. Il pm milanese Francesco Greco fa sapere che lunedì prossimo a Parma sono attesi gli  interrogatori di Calisto Tanzi, che per il momento si trova all’estero, e di suo figlio Stefano. Il Tg3 Rai ha diffuso ieri sera la notizia che la Procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio di Giovanni Panebianco, procuratore capo nella città emiliana, da alcuni giorni impegnato proprio nell'inchiesta sulla Parmalat. Panebianco, però, ha sottolineato che la richiesta di rinvio a giudizio ''non ha nulla a che vedere con il caso Parmalat''.

 

La Corea del Nord ha accettato di partecipare a una seconda tornata di colloqui a sei sul suo programma nucleare. Lo ha detto oggi il vice ministro degli esteri cinese Wang Yi, non precisando però alcuna data ma citando solo l'inizio dell'anno prossimo. La prima tornata di colloqui a sei, tra Nord e Sud Corea, Stati Uniti, Giappone, Cina e Russia, che si è svolta ad agosto scorso a Pechino, non aveva permesso di uscire dalla crisi provocata dall'annuncio della ripresa del programma nucleare di Pyongyang nell'ottobre 2002.

 

Sei milioni e mezzo di elettori saranno chiamati domani alle urne in Serbia, per eleggere il parlamento di Belgrado, sciolto in anticipo rispetto alla fine della legislatura. A novembre erano fallite per la terza volta le presidenziali per mancanza del quorum dei votanti, ma la preoccupazione degli osservatori internazionali è dovuta alla presenza nelle liste di diversi accusati di crimini di guerra, tra cui Slobodan Milosevic. Ce ne parla Emiliano Bos:

 

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Sono 18 i partiti in lista per la conquista di 250 seggi. Spiccano alcuni nomi eccellenti: l’ex dittatore, Slobodan Milosevic, da due anni nelle carceri del Tribunale internazionale per l’ex Jugoslavia, che guiderà il partito socialista; il suo compagno di prigione, Vojislav Seselj, leader degli Ultra Nazionalisti di destra, è capolista del Partito Radicale. La legge consente ad entrambi di candidarsi. Ed ancora, gli elettori serbi potranno scegliere anche tra due latitanti ricercati dalla Corte dell’Aja: l’ex capo di Stato Maggiore, Pavkovic, candidato del partito Popolare Socialista; l’ex vice ministro Lukic per il Partito Liberale. Questi ultimi sono accusati di crimini in relazione alla guerra in Kosovo. E’ disgregato e diviso più che mai, invece, il Fronte Democratico, che tre anni fa sconfisse Slobo. Correranno per conto proprio i conservatori dell’ex capo di Stato jugoslavo, Kostunica, i Riformisti del filo occidentale Labus, i Democratici, eredi del compianto premier Ginjic, e anche il gruppo degli studenti da anni in prima fila contro i soprusi del regime di Milosevic. Tutti promettono riforme economiche ed un rapido ingresso in Europa, ma Bruxelles ammonisce: “non è un buon segnale avere candidati sotto processo o ricercati dal Tribunale dell’Aja”. Dalle cancellerie occidentali si guarda con preoccupazione al possibile successo dei Nazionalisti che, secondo tutti i sondaggi della vigilia, sono i favoriti.

 

Per la Radio Vaticana, Emiliano Bos.

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La  Republika Srpska, l’entità serba di Bosnia, ha creato una Commissione formata da sette membri incaricata dell'inchiesta sul massacro dei circa 7000 musulmani commesso a Srebrenica nel 1995 dalle forze serbo-bosniache. La commissione ha tempo fino al prossimo aprile per completare il rapporto, secondo la richiesta indirizzata  dall'alto rappresentante della comunità internazionale in Bosnia, Paddy Ashdown, che ha nominato due rappresentanti nella Commissione.

 

Anche il Guatemala domani è chiamato alle urne per eleggere il nuovo presidente, successore del capo di Stato uscente, Alfonso Portillo Cabrera. A contendersi la più alta carica del Paese due esponenti del mondo economico. Ce ne parla Maurizio Salvi:

 

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Dopo quasi un anno di intensa attività elettorale i guatemaltechi si accingono a pronunciarsi sul candidato che dovrà succedere nella massima carica dello Stato al presidente uscente Alfonso Portillo Cabrera. Si tratta, in definitiva, di un ballottaggio in cui l’imprenditore di centro-destra Oscar Berger, sembra avere acquisito un vantaggio determinante su un altro imprenditore Alvaro Colom, collocato su posizioni di centro. Un dato chiave del voto è, comunque, l’uscita di scena dell’ex presidente de facto Efrain Rios Montt  che nel primo turno si è piazzato solo terzo con il 20 per cento dei voti. Uscito solo nel 1996 da una dolorosissima guerra civile che causò 200 mila morti, il Guatemala è abitato da poverissimi indios Maya ed è uno dei Paesi dell’America Latina dove la ricchezza non è affatto condivisa. Il 2 per cento dei più ricchi controlla, infatti, quasi il 60 per cento dei beni del Paese, mentre praticamente il 90 per cento della gente vive sotto la linea di povertà.

 

La Chiesa cattolica, attraverso il cardinale Rodolfo Quezada Toruño, ha chiesto ai fedeli di recarsi alle urne, esercitare il diritto di voto e rispettare i risultati. Allo stesso tempo, il porporato ha chiesto ai candidati di perseguire il bene della nazione e mantenere le promesse fatte.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Soccorritori sono alla ricerca di almeno sette persone che si ritiene siano rimaste intrappolate da una valanga che si è abbattuta su una zona di Canyon a sud di Salt Lake City, nello Utah, durante una violenta tempesta di neve. Circa 30 mila case nell'area metropolitana di Salt Lake City sono rimaste senza corrente  elettrica e le autorità hanno aperto tre rifugi per coloro che  hanno dovuto lasciare le proprie case divenute troppo fredde. 

 

In Turchia sarebbe stata sgominata l’organizzazione terroristica che lo scorso mese ad Istanbul ha compiuto gli attentati suicidi alle sinagoghe, causando 62 vittime, compresi i 4 kamikaze autori dell’attacco, e centinaia di feriti. Lo ha reso noto ieri il governatore della città, Muammer Guler, sottolineando che “adesso altri attacchi sono impossibili”.

 

 

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