RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 360 - Testo della Trasmissione di venerdì 26 dicembre 2003

 

Sommario

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nell’odierna festa di Santo Stefano, il pensiero del Papa all’Angelus rivolto a quanti ancora oggi nel mondo soffrono persecuzioni a causa della loro fede in Cristo

 

 La coraggiosa testimonianza di Santo Stefano, diacono e primo martire della Chiesa, esempio di fortezza d’animo per i cristiani di oggi: intervista con don Rino Rossi.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Economia solidale: una via per orientare i mercati internazionali all’equità. Con noi Luis Razeto

 

Aumentano i poveri accanto a noi. La provincia di Roma con la Caritas diocesana varano un progetto pilota per sostenere le famiglie indigenti: ai nostri microfoni don Guerino Di Tora

 

Mostra sull’arte di Giorgione nella Galleria dell’Accademia a Venezia: ce ne parla Giovanna Nepi Scirè.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Celebrare la nascita di Gesù per guardare senza paura nel nostro presente e migliorare i nostri cuori: così gli arcivescovi di Milano e di Firenze durante la Messa di Natale

 

Maltempo in Turchia: almeno cinque persone hanno perso la vita per le inondazioni che si sono abbattute sulla regione turistica di Antalya

 

Un Natale di gioia e di carità in tutte le diocesi della Corea del Sud

 

Nato a Tomè Acu, in Brasile, il primo gruppo di infanzia missionaria

 

La Spagna all’opera per tendere una mano alla Liberia, prostrata dall’ultima guerra civile

 

Ancora silenzio dallo spazio: possibile fallimento della missione della sonda europea Beagle 2, il cui arrivo su Marte era previsto ieri.

 

Sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema dell’infibulazione: è l’obiettivo che si propone la mostra “Smiling Eyes”, inaugurata nei giorni scorsi a Vicenza

 

24 ORE NEL MONDO:

Violento sisma nella città di Bam, nel sud-est dell’Iran: almeno 2 mila le vittime

 

Natale di sangue in Terra Santa

 

Torna a colpire la guerriglia in Iraq

 

Identificati in Pakistan i kamikaze responsabili del fallito attentato al presidente Musharraf.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 dicembre 2003

 

 

NELL’ODIERNA FESTA DI SANTO STEFANO, IL PENSIERO DEL PAPA ALL’ANGELUS

RIVOLTO A QUANTI ANCORA OGGI NEL MONDO

SOFFRONO PERSECUZIONI A CAUSA DELLA LORO FEDE IN CRISTO

-Servizio di Roberta Gisotti -

 

Il Papa quest’oggi - Festa di Santo Stefano, primo martire cristiano - ha espresso particolare vicinanza a quanti in ogni parte della Terra sono perseguitati a causa della loro fede in Cristo. Migliaia di pellegrini si sono raccolti anche stamane in Piazza San Pietro, festosamente addobbata con l’Albero natalizio ed il Presepe, per ascoltare la parola di Giovanni Paolo II, che è apparso in buona forma. Un cielo terso ed assolato ha fatto da splendida cornice all’incontro del vescovo di Roma con i fedeli giunti da tutto il mondo e con milioni di persone collegate attraverso la televisione e la radio.

 

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Il profondo significato cristiano del martirio, nelle parole del Papa all’Angelus dedicate alla coraggiosa figura di Santo Stefano, di cui ricorre oggi la memoria liturgica. Tra i “primi diaconi della Chiesa”, “fu il primo discepolo di Cristo a versare il suo sangue per Lui”, e “venne lapidato per false accuse simili a quelle rivolte contro Gesù stesso e, come il Maestro morì perdonando i suoi uccisori”. E se la Chiesa  - ha spiegato il Santo Padre – “chiama il giorno del martirio dies natalis” è perché si tratta di “una nascita al Cielo, in forza della morte e risurrezione di Cristo”. Da qui l’importanza di celebrare il primo Martire nel giorno dopo Natale, perché Gesù “ha dato la vita per noi, affinché noi pure, rinati ‘dall’alto’ per la fede e il Battesimo, fossimo disposti a sacrificare la nostra per amore dei fratelli”

 

Quindi il pensiero di Giovanni Paolo II è andato a quanti patiscono in nome di Cristo.

 

“Desidero oggi ricordare in modo speciale le comunità cristiane che subiscono persecuzione, e tutti i fedeli che soffrono per la fede. Il Signore dia loro la forza della perseveranza e la capacità di amare anche coloro che li fanno soffrire.”

 

Infine l’invocazione a “Maria, Madre e discepola” di Gesù.

 

“Ci aiuti Lei, la Regina dei Martiri, ad essere anche noi “martiri”, cioè in ogni occasione testimoni dell’amore di Cristo...Buon Natale a tutti, tanti auguri”.

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LA CORAGGIOSA TESTIMONIANZA DI SANTO STEFANO, DIACONO E PRIMO MARTIRE

DELLA CHIESA, ESEMPIO DI FORTEZZA D’ANIMO PER I CRISTIANI DI OGGI

 

Oggi la Chiesa ricorda,dunque, la figura di Santo Stefano, diacono protomartire, primo testimone fino alla morte della Resurrezione di Cristo. Quale significato particolare assume la sua vigorosa testimonianza nel mondo odierno? Paolo Ondarza lo ha chiesto a don Rino Rossi, che ha vissuto per anni a Medellin, in Colombia, a stretto contatto con situazioni umane disperate. 

 

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R. - Santo Stefano che ci viene presentato negli Atti degli Apostoli quando si parla della istituzione dei sette diaconi, viene presentato come l’icona di Gesù Cristo. Una icona, anche oggi, molto attuale. Una cosa che lo caratterizza, come ci dicono gli Atti degli Apostoli, è che era pieno di forza e di Spirito Santo, di grazia e di fortezza che lo portano a dare una testimonianza fino al martirio.

 

D. – Lo Spirito Santo, che dà quel coraggio necessario per affrontare la missione, quel coraggio che ancora oggi è necessario specie in quelle parti del mondo dove il cristianesimo è ancora osteggiato. Lei, nella sua esperienza è stato ex-rettore nel Seminario di Medellin.

 

R. – Ho potuto toccare con mano situazioni molto dolorose, perché oltre ad esercitare il mio ministero nel Seminario ho dovuto anche portare avanti un ministero all’interno di un carcere con circa sei mila detenuti. Ho imparato una cosa molto importante che ritrovo anche in Santo Stefano, che quando viene lapidato dice “Signore, non imputare loro questo peccato”. Mi sono sentito, in quell’ambiente di situazioni terribili, ascoltando esperienze molto dure, di non imputare loro di ciò che hanno fatto. Non si può veramente giudicare, come dice Gesù Cristo.

 

D. – Don Rino, chi sono i martiri di oggi?

 

R. – C’è una forma di martirio che è la testimonianza cristiana. Essere cristiani, oggi, vuol dire andare contro corrente.

 

D. – Stefano era un diacono. Chi sono i diaconi oggi e quale il loro ruolo nella Chiesa?

 

R. – Noi veniamo da una Chiesa dove molto era accentrato nei presbiteri, nei sacerdoti, ed oggi, con la visione del Concilio, si comincia a riscoprire il ruolo anche dei laici e tra questi anche il carisma del diacono che è il servitore per eccellenza, cioè colui che fa presente Gesù Cristo che serve; ed è interessante che in Santo Stefano si evidenzia maggiormente questo aspetto di servizio della Parola. Noi non siamo abituati, nella stessa Chiesa, ad ascoltare laici, o anche diaconi che predicano. Se ne parla tanto, però direi che si realizza poco, perché oggi quasi ci si vergogna di essere cristiani. Gesù che è risorto dalla morte, questo è ciò che i diaconi devono annunciare in questa generazione.

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 dicembre 2003

 

 

 

LA SOLIDARIETA’ APPLICATA ALL’ECONOMIA,

UNA VIA PER ORIENTARE I MERCATI INTERNAZIONALE ALL’EQUITA’

- Intervista con il prof. Luis Razeto -

 

E’ possibile associare all’economia il concetto morale della solidarietà? A prima vista, sembrerebbe solo un paradosso, o una provocazione, inserire l’idea di un’impresa solidale negli spazi angusti della contabilità, piegati alle esigenze di bilanci, del profitto, degli investimenti. Eppure, in alcuni economisti, soprattutto del sud del mondo, sta facendosi strada la convinzione che sia necessario integrare la solidarietà con l’economia. Uno di questi, è il prof. Luis Razeto, vicepresidente dell’Università bolivariana di Santiago del Cile e autore del libro “Le dieci strade dell’economia di solidarietà”. La strada dell’economia popolare, la strada dell’ecologia o dei popoli indigeni, la strada dello spirito sono alcune delle vie indicate da Razeto per delineare le forme di un’economia alternativa. Ascoltiamolo, nell’intervista di Alessandro De Carolis.

 

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R. – Produrre la solidarietà significa fare della solidarietà una forza produttiva, che venga introdotta nei processi di creazione di imprese di un nuovo tipo. Imprese che si creano inizialmente non come un investimento di capitali, che si fa con lo scopo di riprodurre in modo accresciuto quel capitale investito, ma che si creano attraverso un atto sociale, con la costituzione di un gruppo umano e con un’idea di un’impresa attorno alla quale tutti i partecipanti apportano la forza lavoro, le conoscenze tecnologiche, le capacità organizzative e di gestione e anche le risorse finanziarie necessarie per realizzare quel progetto e portare avanti quella impresa.

 

D. – I profitti dell’economia di solidarietà a cosa servono, come vengono impiegati?

 

R. – La domanda è interessante, perché nel modo in cui noi intendiamo l’economia di solidarietà parliamo appunto di profitti. Lo dico perché ci sono altri modi di fare economia sociale, nei quali si parla esplicitamente di no profit. L’economia di solidarietà è solidale però è sempre economia, cioè agisce con efficienza e cerca di produrre dei profitti. L’importante poi è che tali profitti vengano distribuiti con giustizia, ovvero ad ognuno secondo il lavoro fatto e i contributi versati. Questo è importante perché crea una differenza sostanziale con altri modi di fare economia, come quello capitalista, nei quali i profitti non vengono distribuiti ad ognuno secondo la partecipazione e la creazione del valore, ma concentrano i capitali nelle mani di coloro che hanno fatto l’investimento.

 

D. – Visto così, un sistema fondato sull’economia di solidarietà sembrerebbe perfetto per i Paesi del sud del mondo. Ma in che modo l’economia di solidarietà si rapporta con il sistema globalizzato del capitalismo?

 

R. – In realtà, questa economia di solidarietà noi la stiamo portando avanti con molta forza e in maniera progressiva nei Paesi dell’America latina. Possiamo individuare qualche centinaio di migliaia di imprese di economia di solidarietà nell’insieme dei Paesi dell’America Latina. Questa economia di solidarietà è una risposta a degli effetti che producono questi processi di globalizzazione. Noi crediamo di avere individuato in questo modo di fare economia con solidarietà, un modo molto efficiente di fare economia: non soltanto è una modalità in grado di reinserire nei mercati i Paesi poveri, ma è un modo di fare economia efficiente che può essere scelto anche da professionisti, da investitori di capitali, da chiunque voglia fare economia in modo giusto e solidale.

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AUMENTANO I NUOVI POVERI ACCANTO A NOI.

 L’INIZIATIVA DELLA PROVINCIA DI ROMA CON LA CARITAS DIOCESANA,

PROGETTO PILOTA IN ITALIA, PER UN NATALE DI SOLIDARIETÀ

- Intervista con don Guerino Di Tora -

 

Oltre 7 milioni di italiani vivono sotto la soglia di povertà, fissata in 800 euro mensili: un fenomeno in aumento, che supera le categorie tradizionali e crea “nuovi poveri” accanto a noi. Per offrire un Natale più sereno e dignitoso anche alle famiglie indigenti, per la prima volta in Italia si segnala l’iniziativa di solidarietà della provincia di Roma, che all’interno del progetto “Provincia Capitale e Solidale” mette loro a disposizione una card di acquisti alimentari, il fondo etico per soggetti non garantiti e lo sportello intercomunale antiusura, in collaborazione con la Fondazione “Salus Populi Romani” e la Caritas diocesana. A.V. ha intervistato il direttore, don Guerino Di Tora.

 

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R. – Oggi facilmente ci si sveglia a Roma sotto la soglia della povertà. Un famiglia dice: “Non arriviamo più alla fine del mese”. Questo comporta non solo un disagio materiale, ma entrare in una logica completamente diversa. Stiamo cercando dei nuovi valori. Per esempio, quanti sono i pretesti bancari, gli assegni rimessi a vuoto, le bollette non pagate. Queste situazioni di nuove povertà portano alla rovina delle famiglie. Oggi ci troviamo non solo con il barbone della porta accanto, che nessuno conosce, gente che muore e nello stesso palazzo nessuno se ne accorge, ma anche con mamme e bambini per strada, famiglie distrutte per problemi di lavoro, per altre situazioni. Bisognerebbe poter dare a queste forme non semplicemente l’emergenza del momento, ma il senso e il rispetto della dignità: poter andare come tutte le altre persone a fare spesa, entrare in un circuito che ti fa sentire una persona uguale agli altri. Il concetto di povertà oggi tende invece a diversificare, a fare entrare in una categoria.

 

D. – La Carta Coop della solidarietà copre un bisogno immediato. Ma ci sono anche altri bisogni e altre risposte da dare…

 

R. – I bisogni sono purtroppo in continuo aumento. Diventiamo più solidali. Cerchiamo. Sono in tanti a voler dare una risposta, a voler fare qualcosa, un’esperienza di volontariato, ma la povertà corre più veloce della nostra solidarietà. Questo è il problema oggi. Allora occorre anche un criterio di prevenzione, di educazione, specialmente nel mondo giovanile. Non si può sperperare tutto quello che si vuole. Non si può vivere soltanto per consumare. Ci vuole una educazione all’uso del denaro, dei beni consumistici, che possa rispecchiare la nostra dignità e farci rientrare in un criterio di vera comunione con gli altri e con il creato. Oggi non serve, come spesso immaginiamo, fare l’elemosina, fare un’offerta per risolvere con la propria coscienza. Occorre essere presenti, accompagnare quella che viene chiamata “la teologia dell’affiancamento”, la teologia dell’essere accanto all’altro, come Dio si è fatto accanto all’uomo nel Natale. Perché il Natale è proprio questa condivisione di Dio con l’uomo. Gesù è venuto a condividere la nostra realtà, a portarci la speranza e l’amore di Dio Padre.

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MOSTRA SULL’ARTE DI GIORGIONE NELLA GALLERIA DELL’ACCADEMIA A VENEZIA

- Intervista con Giovanna Nepi Scirè -

 

Zorzi da Castelfranco, detto Giorgione, rappresenta una delle personalità più affascinanti e misteriose dell’arte italiana di tutti i tempi. Si propone di gettare nuova luce sull’artista veneto la mostra “Giorgione – Le maraviglie dell’arte”, allestita all’interno delle Gallerie dell’Accademia fino al 22 febbraio 2004. Realizzata alla conclusione del restauro della celebre Pala conservata nel Duomo di Castelfranco, la rassegna presenta nove opere del maestro, tra dipinti conservati in Veneto e lavori provenienti da altre città europee, alcuni dei quali assenti dall’Italia da oltre 50 anni. Maria Di Maggio ha sentito per noi Giovanna Nepi Scirè, Soprintendente Speciale per il Polo Museale Veneziano e curatrice della mostra:

 

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(musica)

 

R. – Giorgione è un grande pittore veneto. Nasce probabilmente a Castelfranco e va a studiare e a lavorare a Venezia. Muore giovanissimo nel 1510, di peste. La figura è misteriosa perché abbiamo pochissimi dati documentari sulla sua vita. Appena morto, nel 1510, già Isabella d’Este cercava di procurarsi un suo quadro, inutilmente. E da allora, il mito è continuato: fiumi di inchiostro sono stati scritti sulle sue opere e sul loro significato, e questo perché la qualità, la modernità dei contenuti delle sue opere sono straordinarie.

 

D. – E quindi, come viene documentato all’interno della mostra il genio artistico di Giorgione?

 

R. – La mostra rispecchia la grandezza del pittore: con poche opere di grande qualità. Opere che sono a dimostrazione che la capacità di Giorgione di trasfigurare i soggetti, di interpretare il paesaggio, il ritratto in maniera assolutamente nuova, e anche la pala d’altare in maniera assolutamente nuova. Le opere esposte sono tutte ormai concordemente attribuite a Giorgione, documentate dalle fonti, e quindi ci rimandano a quella che è effettivamente la figura di Giorgione. Sono le opere delle Gallerie, la Tempesta e la Vecchia, i frammenti di affresco del Fondaco dei Tedeschi e, accanto, eccezionalmente dopo 50 anni per la prima volta, la Laura di Vienna, i Tre Filosofi di Vienna. L’unica opera devozionale rimasta a Venezia è il Cristo portacroce della Scuola di San Rocco e l’eccezionale Pala di Castelfranco, la Madonna tra i Santi Nicasio, probabilmente, anche se più noto come San Liberale, e Francesco.

 

D. – Professoressa Nepi Scirè, tra le opere proposte in mostra, quale a suo avviso particolarmente significativa dell’arte di Giorgione?

 

R. – Sono tutte importanti ed emblematiche. Vorrei parlare dei Tre Filosofi perché sono qui solo temporaneamente, poi ritorneranno a Vienna. Le interpretazioni di questo soggetto misterioso ed enigmatico sono state tantissime. Immediatamente dopo la sua acquisizione da parte del Museo, fu ritenuto che raffigurasse i tre magi; successivamente, si è pensato alle tre generazioni dell’aristotelismo, oppure che fosse allusiva alle tre religioni monoteiste. E questa, forse, è l’interpretazione al momento più accolta, cioè i cosiddetti Filosofi-Astrologi - perché stanno misurando e calcolando evidentemente la natura - rappresenterebbero Mosè, la figura di destra con il capo coperto ed un foglio in mano, la figura centrale vestita alla maniera araba rappresenterebbe Maometto, e quindi l’islam, la figura di sinistra, il cristianesimo. Per cui sembra attualissimo tale argomento in questo momento.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

26 dicembre 2003

 

 

 

LA NASCITA DEL SALVATORE APRE LA STRADA ALLA SPERANZA E ALLA CARITA’.

LO HANNO RICORDATO I CARDINALI DI MILANO E FIRENZE RIVOLGENDOSI AI FEDELI DURANTE LA MESSA DI NATALE. ROMA E PERUGIA HANNO TESO UNA MANO AI POVERI DELLA CITTA’

- A cura di Barbara Castelli -

 

MILANO/ASSISI/FIRENZE. = L’avvento del Messia “ci permette di guardare senza paura al nostro presente e al nostro futuro”. Questo invito alla speranza è stato rivolto ieri dal cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi durante il pontificale in Duomo. “Il nostro è un mondo nel quale ad averla vinta sembrano le prepotenze, le ingiustizie, le violenze, il terrorismo, le guerre, l’emarginazione, la povertà, la mancanza di lavoro - ha insistito il porporato, che ha celebrato la messa di Natale anche nel carcere di San Vittore - eppure, anche oggi, in questo contesto storico, non possiamo, non dobbiamo temere. La speranza ha e continua ad avere fondamenta solide e inoppugnabili”. Parole rassicuranti e di gioia sono risuonate anche nella Basilica inferiore di San Francesco ad Assisi. “I potenti del mondo pensano di ottenere quello che vogliono - ha dichiarato il custode del Sacro Convento, padre Vincenzo Coli, durante l’omelia - ma l’amore dà senso alle piccole cose: Gesù nasce in una casa tra la gente povera, risplende di luce nel buio”. Sull’esempio di San Francesco, Roma e Perugia hanno vissuto un Natale all’insegna del donarsi al prossimo, offrendo ai poveri, ai senza fissa dimora, agli immigrati e ai malati della città un pasto caldo e una tavola a cui ritrovarsi in un giorno di festa, ma soprattutto restituendo loro la dignità che ogni giorno si vedono calpestata. “Cerchiamo Gesù nelle povertà - ha ammonito l’arcivescovo di Firenze, cardinale Ennio Antonelli - perfino dove Dio sembra più assente è possibile incontrarlo”. “Per avere un mondo migliore - ha concluso - occorrono idee, regole e istituzioni adeguate; ma la cosa più necessaria è cominciare a migliorare il nostro cuore e contribuire all’educazione di quello degli altri”.

 

 

MALTEMPO IN TURCHIA: ALMENO CINQUE PERSONE HANNO PERSO LA VITA PER LE INONDAZIONI CHE SI SONO ABBATTUTTE SULLA REGIONE TURISTICA DI ANTALYA

 

ANKARA. = Inondazioni senza precedenti, causate da diversi giorni di pioggia battente, si sono abbattute su Antalya, la principale regione turistica della Turchia. Secondo quanto hanno riferito stamani le autorità di Ankara, il maltempo avrebbe causato almeno cinque morti, tra i quali un bambino, e diversi dispersi. Le squadre di soccorso sono all’opera e stanno moltiplicando gli sforzi per impedire che il bilancio delle vittime salga drammaticamente. La pioggia e i venti, che hanno raggiunto la velocità di 93 km/h, hanno distrutto quattro piccoli ponti, reso impraticabili diverse abitazioni e inondato diverse piantagioni. Secondo quanto hanno detto i meteorologi, la regione di Antalya, rinomata per i suoi numerosi stabilimenti balneari, ha ricevuto più acqua in un giorno di quanto non sia abituata a riceverne in un mese intero. (B.C.)

 

 

UN NATALE DI GIOIA E DI CARITÀ IN TUTTE LE DIOCESI DELLA COREA DEL SUD.

REALIZZATE NUMEROSE INIZIATIVE DI SOLIDARIETÀ,

ANCHE GRAZIE AL CONTRIBUTO DEI NON CRISTIANI

 

SEUL. = Un Natale all’insegna della solidarietà quello nella comunità cristiana in Corea del Sud. Secondo informazioni raccolte dall’Agenzia Fides nelle diverse diocesi, molti gruppi parrocchiali, movimenti, associazioni, famiglie sono stati impegnati in attività di carità, nelle quali sono stati coinvolti anche molti non cristiani, uniti nello spirito di condivisione e solidarietà tipico del Natale. La società coreana, infatti, risente del divario fra una parte ricca e benestante della popolazione e fasce di disoccupati, emarginati e senza fissa dimora, aumentati dopo la crisi economica del ‘97-‘98. Il Centro Pastorale per i Migranti a Seul ha organizzato una Santa Messa il 24 dicembre, a cui hanno partecipato i cattolici vietnamiti, latinoamericani e filippini. Alcune Suore hanno convinto un non cristiano, proprietario di un piccolo ristorante cinese nel villaggio di Gungpyeong, ad offrire pasti gratuiti ai poveri e ai bisognosi una volta alla settimana. Il Centro di Assistenza “Jinju”, della diocesi di Masan, che offrirà il pranzo a oltre 230 persone, fra senza tetto e immigrati. Molti professionisti poi hanno deciso di offrirsi come volontari nei diversi servizi di loro competenza. Presso gli uffici dell’arcidiocesi di Seul, Maria Park Yong-suk offre consulenza gratuita agli immigrati sui loro problemi legali e sulle situazioni di abusi che essi subiscono. A Deajeon, un team di medici offre assistenza a numerosi malati e disabili nella zona di Nonsan, includendo trattamento sanitario e dentistico gratuito per i poveri. (B.C.)

 

 

NATO A TOME’ ACU, IN BRASILE, IL PRIMO GRUPPO DI INFANZIA MISSIONARIA.

I BAMBINI IMPEGNATI NELLA COSTRUZIONE DI UN MONDO MIGLIORE,

CON UN CUORE UNIVERSALE CHE BATTE ALL’UNISONO, NEL SEGNO DELLA SOLIDARIETA’

 

BRASILIA. = La parrocchia di Santa Maria, nella città di Tomé Açu, a 150 chilometri a sud di Belém, ha da quest’anno il suo primo gruppo d’Infanzia Missionaria (Im). L’Opera, fondata 160 anni fa in Francia e dichiarata “pontificia” nel 1922 da Pio XI, è oggi presente in 110 Paesi. Il fondatore dell’Im ebbe l’intuizione di chiedere ai bambini della Francia di aiutare i bambini della Cina, allora in situazioni catastrofiche. Il Papa aggiornò quel carisma con un triplice impegno: la preghiera, il sacrificio e la solidarietà, con l’intenzione di educare le nuove generazioni ad un’apertura mondiale. Piccole storie di quel ‘triplice impegno’, che fanno ricordare i fioretti di San Francesco, continuano ad arrivare in questi giorni proprio da Tomé Açu, raccontate da suor Marcia Cristina: “è compito nostro darci da fare perché sorga una nuova generazione che abbia un cuore universale, affinché l’umanità sia più felice, senza tanta ingiustizia e tanta violenza. E’ importante che ciascuno di noi si senta responsabile della costruzione di un mondo migliore, affinché la nostra gioia sia condivisa anche dagli altri, specialmente dai poveri. Il meglio di questo lavoro è che non si limita alle feste di Natale, ma avviene tutto l’anno, proprio nell’età in cui si forma la personalità del ragazzo e dell’adolescente”. (B.C.)

 

 

LA SPAGNA ALL’OPERA PER TENDERE UNA MANO ALLA LIBERIA,

PROSTRATA DALL’ULTIMA GUERRA CIVILE

 

VALENCIA. = Le Suore ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù stanno raccogliendo a Valencia aiuti per gli oltre 4000 sfollati di Monrovia, vittime dell’ultima guerra civile liberiana. La campagna di solidarietà si prolungherà fino al prossimo anno e verrà promossa in tutte le scuole, le parrocchie e le associazioni della diocesi. Il ricavato di “Solidarietà con la Liberia”, iniziativa in corso in più Paesi, servirà a realizzare una scuola per cinquecento ragazzi, un pozzo per l’acqua potabile e un Centro dove si terranno corsi di educazione sanitaria nella periferia della capitale. Parte del denaro verrà, inoltre, investito per riattivare il “Centro Benito Menni” di Monrovia, il presidio intitolato al fondatore della Congregazione delle Ospedaliere che comprende un ambulatorio capace di rispondere alle esigenze di una comunità di 20 mila abitanti, un Centro di riabilitazione per bambini handicappati ed un reparto di ortopedia. (D.D.)

 

 

ANCORA SILENZIO DALLO SPAZIO:

POSSIBILE FALLIMENTO DELLA MISSIONE DELLA SONDA EUROPEA BEAGLE 2,

 IL CUI ARRIVO SU MARTE ERA PREVISTO IERI

 

SYDNEY. = Ancora nessuna notizia dal veicolo Europeo Beagle 2, sganciato il 19 dicembre dalla sonda dell’Agenzia Spaziale europea (ESA) Mars Express ed il cui arrivo  sulla superficie di Marte era atteso nella mattinata di ieri. Dopo il nulla di fatto della prima possibilità di ricezione del segnale da parte della sonda Americana Mars Odissey ieri mattina, non è arrivato nessun aggiornamento neppure dopo la seconda finestra utile per la ricezione del segnale da parte del radiotelescopio Jodrell Bank, in Gran Bretagna. La prossima possibilità, con la sonda Mars Odissey, è attesa per questa sera. (B.C)

 

 

SENSIBILIZZARE L’OPINIONE PUBBLICA SUL PROBLEMA DELL’INFIBULAZIONE:

E’ L’OBIETTIVO CHE SI PROPONE LA MOSTRA “SMILING EYES”,

INAUGURATA NEI GIORNI SCORSI A VICENZA

 

VICENZA. = “Smiling Eyes”: è lo slogan che accompagna la mostra fotografica contro l’infibulazione, inaugurata nei giorni scorsi presso il Salone degli Zavatteri della Basilica Palladiana, a Vicenza. “L’esposizione - ha spiegato l’assessore alle pari opportunità, Francesca Brennan - rappresenta un’occasione per ribadire un ‘no’ deciso ad una pratica mutilante, causa di terribili infezioni, oltre che di umiliazione e prostrazione psicologica”. La rassegna si apre alla vigilia dell’anno in cui l’Unicef ha scelto di battersi per la scolarizzazione della bambine, il che significa soprattutto maggiore consapevolezza dei propri diritti. Secondo quanto riferiscono i dati presentati in occasione della mostra, l’infibulazione è una pratica compiuta su bambine fra i 4 ed i 12 anni, con una frequenza di 6000 casi al giorno, per un totale di 130 milioni di donne mutilate nel mondo. Di queste, 2,2 milioni subiscono tale pratica in Medio Oriente e in Africa, mentre 40.000 proprio in Italia e senza che il padre si opponga. La mostra fotografica  rimarrà in Italia fino all’11 gennaio 2004, per poi spostarsi negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Canada e negli Emirati Arabi. (B.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

26 dicembre 2003

 

 

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

Duemila vittime accertate. Secondo le autorità provinciali, tante sono le persone che hanno perso la vita nel violentissimo sisma che questa mattina ha devastato la città storica di Bam, nel sud-est dell’Iran. I particolari nel nostro servizio.

 

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Si teme che il numero dei morti sia molto più elevato, perché migliaia di persone si troverebbero ancora sotto le macerie. L'emittente americana Cnn, citando fonti ufficiali del governo di Teheran, ha affermato che sarebbero almeno 20 mila le vittime, un deputato iraniano della provincia di Kernan, dove si trova la città di Bam, parla di 10mila morti, mentre l'agenzia russa Itar Tass si spinge addirittura ad affermare che potrebbero essere 40 mila. Difficile avere notizie certe, perché sono saltate le comunicazioni telefoniche. Intanto almeno 500 corpi sono già stati sepolti. Lo ha annunciato la Tv di Stato iraniana. La scossa di terremoto, dell’entità di 6.3 gradi della scala Richter, ha danneggiato anche numerosissime abitazioni. Quello di oggi è il sisma più significativo nella regione dal 1998. Il quartiere storico di Bam, nota meta turistica, è antichissimo, risale a qualche secolo prima di Cristo. Andato distrutto nel 1700 e 1800 per le invasioni degli afghani, è stato ricostruito a partire dagli anni Cinquanta, ma il processo è ancora in corso. La città nuova, dove la scossa ha fatto molte vittime, è stata invece edificata nel 1850. Vi risiedono circa 200 mila abitanti.

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Medio Oriente. L’Esercito israeliano non adotterà una nuova politica contro le organizzazioni palestinesi, che perseguono la lotta armata contro lo Stato ebraico. Confermato inoltre l’isolamento della Cisgiordania e di Gaza. La decisione è stata presa oggi, al termine di una serie di consultazioni, che il ministro della Difesa Shaul Moffaz ha avuto con alti ufficiali delle Forze armate e dei Servizi segreti, all’indomani dell’attentato suicida avvenuto a Tel Aviv, in cui sono state uccise altre quattro persone. Il servizio è di Graziano Motta.

 

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Il nuovo attentato terroristico suicida in territorio israeliano, il primo dopo due mesi, è avvenuto non appena le autorità militari avevano allentato per Natale i controlli ai posti di blocco con i territori palestinesi, ragion per cui hanno ripristinato subito le misure severe preesistenti. Nell’impresa compiuta a Tel Aviv da un diciottenne di Furik, villaggio nella zona di Nablus, quattro israeliani sono rimasti uccisi e 15 feriti. L’abitazione del ragazzo, questa mattina è stata demolita per rappresaglia. Il ministro della Difesa Moffaz ha riunito questa mamtina lo Stato Maggiore e i vertici dei Servizi di sicurezza per fronteggiare la nuova emergenza, in quanto il Fronte popolare, che ha rivendicato la strage di Tel Aviv, ha preannunciato altre gesta terroristiche, così come la Jihad islamica, che così intende vendicarsi dell’uccisione, ieri pomeriggio a Gaza, del capo di un suo gruppo combattente e di due sue guardie del corpo. I tre erano su un’automobile che percorreva il quartiere Sheik Radwan di Gaza città, raggiunta dai missili di un elicottero, che però hanno causato pure la morte di due passanti e il ferimento di decine di altri, nuove vittime innocenti di questo conflitto, definito disumano dal patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, nell’omelia della Messa di mezzanotte a Betlemme. Il patriarca ha auspicato che se i capi dei due popoli volessero veramente servirli, dovrebbero avere il coraggio di prendere decisioni di pace, anche se queste decisioni potrebbero condurli al martirio.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Torna a colpire la guerriglia in Iraq. Due soldati polacchi sono rimasti feriti durante un agguato vicino alla base militare di Babilonia, 120 km a sud di Bagdad. Lo ha riferito un portavoce dello Stato maggiore polacco. Altri due militari americani oggi hanno trovato la morte a nord della capitale irachena, dopo che due loro commilitoni erano rimasti uccisi ieri sera in un attacco contro la base statunitense di Baquba. Intanto, cinque sospettati di aver partecipato agli attacchi di ieri contro il quartier generale Usa a Bagdad, sono stati arrestati. Lo hanno annunciato fonti dell'esercito Usa, precisando che la guerriglia aveva lanciato diversi razzi nel centro della capitale irachena. Ma come è stato vissuto dalla comunità cristiana il primo Natale in Iraq dopo la fine della dittatura di Saddam Hussein? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto a Lorenzo Cremonesi, inviato in Iraq per il Corriere della Sera.

 

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R. - La comunità cristiana l’ha vissuto in due modi. Primo, c’è un sentimento di speranza per il dopo Saddam, un sentimento che quindi il Paese possa riprendersi nel modo più veloce possibile, che si torni ad un certo tipo di normalità; e poi c’è preoccupazione, perché nessuno tra i leaders delle comunità cristiane locali nasconde la preoccupazione che la crescita del fondamentalismo sciita possa davvero rendere più difficile e precaria l’esistenza della piccola comunità cristiana.

 

D. – Si è sottolineato che i contingenti militari, anche quelli italiani, abbiano vissuto un Natale all’ombra dei carri armati?

 

R. – E’ vero che il Natale è stato vissuto all’ombra dei blindati e con preoccupazione, ma questa ormai è una situazione normale da oltre un mese. Io ho trovato un’atmosfera abbastanza rilassata tra i nostri militari italiani. Naturalmente c’è allarme e c’è l’impressione che i gruppi terroristici, la guerriglia, intendano alzare il tiro nel contesto, in contemporanea alle feste, perché vorrebbe dire attirare l’attenzione e dimostrare ancora una volta che, nonostante tutto, il Paese è nel caos e che la guerriglia continua anche dopo la cattura di Saddam Hussein.

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Almeno 111 vittime. Questo il bilancio, ancora provvisorio, del disastro del Boeing 727 precipitato in mare vicino la capitale del Benin, Cotonou. A renderlo noto, il ministero della Sanità del Paese dell'Africa Occidentale, precisando che i sopravvissuti, accertati al momento, sono 18. Inizialmente erano 22, ma quattro delle persone soccorse sono morte in ospedale. La ricerca nel luogo del disastro è andata avanti per tutta la notte, con l'ausilio di luci potenti. I soccorritori hanno tentato di liberare alcuni corpi imprigionati all'interno del velivolo. Sul Boeing, noleggiato dalla compagnia charter libanese Uta e diretto a Beirut, viaggiavano circa 150 passeggeri.

 

Dovrebbe essere riportata sotto controllo entro oggi la situazione nella Cina sud-occidentale, dove l’esplosione in un pozzo di gas naturale, nella contea di Kaixian, ha provocato oltre 190 vittime e centinaia di feriti. Lo ha dichiarato il responsabile del giacimento. La deflagrazione è avvenuta martedì scorso, ma l'agenzia Nuova  Cina, ne ha dato notizia soltanto ieri. Il servizio è di Bernardo Cervellera.

 

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Gruppi di soccorso stanno controllando palmo a palmo la zona in cerca di superstiti, mentre si è dato fuoco al gas per ridurre la velenosità dei fumi. Il gas conteneva un’alta percentuale di acido solfidrico. Bambini e vecchi sono tra i più colpiti dall’intossicazione. Si teme che il bilancio delle vittime possa  salire ancora di più. Intanto, 41 mila persone sono sfollate in un raggio di circa 6 km dal disastro e dormono all’aperto. Almeno 800 persone sono state ricoverate in ospedali, con segni di soffocamento e 10 mila con infiammazione e congiuntivite agli occhi. Le autorità governative hanno chiesto a tutti i responsabili di operare per salvare la popolazione. La tragedia accade proprio nei giorni in cui si celebrano i 110 anni dalla nascita di Mao Tse Tung, primo presidente della Repubblica popolare cinese. Incidenti come quello di Chongging sono piuttosto frequenti in Cina. L’accelerata industrializzazione e la poca manutenzione producono ogni anno milioni di vittime per incidenti legati al lavoro.

 

Per la Radio Vaticana, Bernardo Cervellera.

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Natale in stato di allerta negli Stati Uniti per il ventilato pericolo di attentati terroristici. Ma la Francia ha fatto sapere, oggi, di non avere trovato riscontri all'allarme lanciato dagli Usa, che ha portato all'annullamento di sei voli tra Parigi e Los Angeles previsti per ieri e oggi. Un portavoce della Air France, la compagnia di bandiera francese, ha annunciato quindi che i collegamenti domani saranno riattivati. Secondo fonti del Ministero americano per la sicurezza interna, nella lista dei passeggeri prenotati  per i sei voli, vi sarebbe stato almeno un membro di Al Qaida pronto a compiere un clamoroso attentato suicida una volta che l’aereo, decollato da Parigi, avesse raggiunto i cieli della California.

 

Sono stati identificati dai servizi di sicurezza pakistani i corpi dei kamikaze che ieri hanno tentato di uccidere il presidente Pervez Musharraf, in un attacco che ha causato 14 morti e 46 feriti. Lo ha annunciato oggi il ministro degli Interni, Faisal Saleh Hayat. Si tratta del secondo attentato a cui Musharraf è scampato in 11 giorni, mentre si trovava a passare con un convoglio di automobili per una strada nella città di Rawalpindi, poco distante da Islamabad. Dalla ricostruzione fatta dalla Polizia, l'attacco è stato condotto da due attentatori suicidi, che a bordo di altrettante vetture si sono fatti saltare al passaggio del convoglio. Musharraf ieri ha dichiarato che gli autori potrebbero essere “terroristi ed estremisti”, ostili al ruolo giocato dal Pakistan nella lotta degli Stati Uniti al terrorismo internazionale.

 

Otto persone, tra cui una ragazzina, sono state uccise questa mattina dall'esplosione di una mina a Singhpora, un villaggio del Kashmir indiano. E' il primo grave episodio avvenuto nella regione contesa da India e Pakistan da quando, un mese fa, i governi di Nuova Delhi e Islamabad hanno raggiunto un accordo per il cessate il fuoco.

 

Tre feriti è il bilancio di un nuovo attentato a Grozny, capitale della Cecenia, contro una stazione della Polizia. Secondo le prime informazioni sarebbe esplosa una mina telecomandata. La deflagrazione è avvenuta in una strada molto trafficata.

 

E' stata sgominata l'organizzazione terroristica che, lo scorso mese ad Istanbul, ha compiuto gli attentati suicidi contro due sinagoghe. Lo ha reso noto oggi il governatore della città, Muammer Guler, sottolineando che “adesso altri attacchi sono impossibili”.

 

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