RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 358 - Testo della Trasmissione di mercoledì 24 dicembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

A mezzanotte, la solenne Messa di Natale celebrata dal Papa. Domani alle 12.00 la Benedizione Urbi et orbi. Circa 80 le tv di 50 Paesi collegate per i due eventi: nostra intervista a padre Cantalamessa sul mistero del Natale.

 

Oggi pomeriggio alle 17.00 l’inaugurazione del presepe in Piazza San Pietro: ai nostri microfoni il cardinale Edmund Szoka.

 

Nessuno resti indifferente di fronte al dramma dei migranti: questo l’appello lanciato ieri dal Papa nel messaggio per la Giornata Mondiale del migrante: il commento del cardinale Giovanni Cheli.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Ancora violenza in Iraq: uccisi 3 soldati Usa a Samarra. 4 morti in un attentato kamikaze ad Arbil. La minoranza cristiana si appresta a celebrare il Natale in un clima di grande insicurezza: ce ne parla il nunzio apostolico mons. Filoni.

 

Vigilia di Natale di sangue anche in Terra Santa: Kofi Annan condanna il raid israeliano nella Striscia di Gaza in cui sono morti 9 palestinesi.

 

Storia di una ragazza albanese convertita al cattolicesimo.

 

Nel segno della tradizione, si rinnova l’appuntamento romano con la mostra dei cento presepi: intervista con Maria Carla Menaglia.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nuove speranze di pace in Myanmar: governo e ribelli karen disponibili alla ripresa delle trattative per la riconciliazione.

 

“Nella semplicità del pellegrinaggio della nostra vita, lasciamoci condurre dalla luce di Cristo che ci ama personalmente”: questo l’invito dei vescovi brasiliani in occasione del Natale.

 

Con l’obiettivo di far riscoprire l’autentico senso della festa del Natale prosegue, in Perù, la campagna di solidarietà del movimento di vita cristiana in favore di oltre 50 mila bambini di Lima.

 

Sant’Egidio festeggia il Natale con i carcerati del penitenziario della Guinea Conakry offrendo ai detenuti la cena della Vigilia ed una serata di canti e preghiere.

 

Negli Emirati Arabi i bambini cristiani della scuola di Saint Mary hanno allestito, per la prima volta nella storia del Paese, una recita natalizia.

 

“Adotta un papà del Sud del mondo per una settimana": questo il titolo dell’iniziativa di solidarietà promossa dal Comitato di collegamento di cattolici per una civiltà dell’amore.

 

24 ORE NEL MONDO:

Primo caso di mucca pazza negli Stati Uniti: molti Paesi bloccano l’importazione di carne americana.

 

In Italia aumentano gli indagati per il caso Parmalat.

 

Mosca è impegnata in un’operazione durissima contro i ribelli  ceceni in Daghestan.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

24 dicembre 2003

 

 

A MEZZANOTTE, LA SOLENNE MESSA DI NATALE CELEBRATA DAL PAPA.

DOMANI MATTINA, LA BENEDIZIONE URBI ET ORBI.

UNA RIFLESSIONE DI PADRE RANIERO CANTALAMESSA

SUL SENSO DEL NATALE COME TEMPO DI PACE

 

Giovanni Paolo II presiederà a partire da mezzanotte la Santa Messa di Natale nella Basilica Vaticana. Domani mattina, poi, il Papa rivolgerà, alle ore 12, il suo messaggio natalizio al mondo e impartirà la Benedizione “Urbi et Orbi”. E’ previsto che circa 80 televisioni di 50 diversi Paesi si colleghino per seguire i due solenni riti. Tempo della gioia, il Natale rinnova l’invito ad impegnarsi nella promozione della pace tra gli uomini. Un richiamo quanto mai attuale in un mondo segnato, purtroppo, da guerre e violenze che non risparmiano la Terra Santa. Ascoltiamo la riflessione di padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, raccolta da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Per capire il Natale, credo che San Luca ci abbia dato la chiave con quell’Inno che viene cantato nella notte di Natale dagli angeli: ‘Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà’. In questo annuncio c’è la gioia del Natale, c’è la pace. Questa pace che trascende quella degli uomini, però la include, non la esclude. Al tempo di Gesù, c’erano altri che parlavano di pace. Augusto pure diceva di avere stabilito la pace universale, solo che la sua pace era ottenuta con vittorie sui nemici. La pace che porta Gesù è diversa. Consiste nel distruggere non i nemici, ma l’inimicizia, cioè nel riconciliarsi. Credo che oggi abbiamo bisogno estremo di questa pace che viene annunciata nel giorno di Natale.

 

D. – Umiltà, silenzio, stupore, gioia: sono queste – ha detto il Papa all’Angelus di domenica scorsa – parole chiave del mistero della nascita di Gesù. Come viverle concretamente?

 

R. – Bisogna cominciare a trovare almeno in qualche momento uno spazio di silenzio, uno spazio riservato, come la notte di Natale. Immagino che Giuseppe dovette fare un po’ di spazio in quella stalla per far posto al bambino, scansando, magari, la paglia o altre cose … Così dovremmo anche noi creare uno spazio dentro di noi, di silenzio, dove può avvenire il vero Natale. C’è una massima che hanno ripetuto i Padri della Chiesa da Agostino a Bernardo, perfino Lutero: ‘Che giova a me che Gesù sia nato una volta a Betlemme da Maria, se non nasce di nuovo, per fede, nel mio cuore’. Credo quindi che il Papa nell’Angelus ci abbia dato delle indicazioni preziose: silenzio, umiltà … umiltà che poi significa verità, prendere coscienza di chi siamo noi, del bisogno che abbiamo – immenso! – di essere salvati, di essere salvati da qualcuno che viene dall’alto, non dalle nostre forze …

 

D. – Nelle società industrializzate questo momento di festa è anche caratterizzato dalla corsa ai regali. Come evitare che il consumismo adombri il significato profondo del Natale?

 

R. – Questa è opera di ognuno: il credente dovrebbe reagire a questo. C’è spazio per i regali, per i doni, specie se sono autentici, se sono espressione di genuino affetto, di apprezzamento. Però, ad un certo momento, dovremmo distinguere “il regalo” dai regali: il regalo è quello che Dio fa a noi dandoci Suo Figlio; guai se i regali dovessero offuscare o far dimenticare il regalo che tutti riceviamo!

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Ricordiamo che la nostra emittente seguirà in radiocronaca diretta la Santa Messa di questa notte in San Pietro, a partire dalle ore 23.50, con commenti in italiano, francese, tedesco, cinese, spagnolo e portoghese sulle consuete frequenze in modulazione di frequenza, onda media e onda corta. Domani mattina, a partire dalle ore 11.50, sempre sulle consuete frequenze, radiocronaca diretta per il Messaggio natalizio e la benedizione “Urbi et Orbi” di Giovanni Paolo II, con commento in italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo e portoghese.

 

 

L’INAUGURAZIONE, IN PIAZZA SAN PIETRO, DEL PRESEPE MONUMENTALE.

IL CARDINALE SZOKA: E’ UN SIMBOLO DI PACE RISPETTATO ANCHE DAI NON CREDENTI

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Un fronte di 20 metri per un’altezza di 9, e 450 metri quadri di superficie occupata, 50 in più dello scorso anno. Sono le “coordinate” del grande presepe che oggi pomeriggio, alle 17, verrà inaugurato in Piazza San Pietro, alla presenza del cardinale Edmund Szoka, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. Nove delle 17 grandi statue che lo ornano, provengono dal presepe che San Vincenzo Pallotti allestì nel 1842 nella chiesa romana di Sant’Andrea della Valle. Tra storia e significato spirituale, ripercorriamo la tradizione del presepe  con questo servizio di Alessandro De Carolis:

 

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(musica)      

 

Settecentottant’anni. E’ un anniversario che non sente il peso dell’anagrafe, quello del presepe. Quando S. Francesco nel 1223 ebbe l’idea di mettere in “scena” la nascita di Gesù a Greccio, regalando a quel piccolo borgo reatino sperduto tra la querce e i lecci una fama immortale, non poteva sospettare che il suo presepe vivente avrebbe avviato una lunghissima tradizione di emulazioni. Legno, terracotta, pietra, metallo, cartone, plastica, leghe futuribili: la scena della stalla di Betlemme tiene il passo della tecnologia ma continua a incantare e a commuovere chi la osserva. Nel segno di una tradizione che si rinnova è anche il presepio monumentale che ogni anno riporta a una notte di duemila anni fa i marmi di Piazza San Pietro. Quello che verrà inaugurato oggi pomeriggio colpisce non solo per le sue misure imponenti, ma per l’insolita struttura circolare, che permette una visione della scena della Natività da ogni lato della piazza. Una novità architettonica per un messaggio di pace che ritorna intatto ogni anno, tra i rumori del mondo che sfumano davanti al silenzio della grotta. Il cardinale Edmund Szoka, al microfono di Giovanni Peduto:

 

R. – Il messaggio non è solo la nascita di un bambino, ma la nascita del nostro Redentore, perché Dio è entrato nel mondo per la nostra salvezza. Questo è il messaggio del Presepe.

 

D. – Cosa dice il presepe anche a chi non crede? C’è un messaggio anche per i non credenti?

 

R. – E’ difficile rispondere a questo. Per alcuni estremisti forse è un simbolo che fa rabbia. Ma penso che per la stragrande maggioranza dei popoli, anche se non credono, il presepe sia un bel simbolo religioso che rispettano.

 

Di monumentale non c’è solo il presepio, in Piazza San Pietro. Con i suoi 27 metri, l’abete donato quest’anno dal Valle d’Aosta sorveglia la piazza con le sue luci e i suoi addobbi. Un doppio spettacolo per riflettere con stupore e gioia e silenzio sul mistero di un Bambino che illumina con l’innocenza i chiaroscuri dell’umanità.

 

(musica)

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NESSUNO RESTI INDIFFERENTE DI FRONTE AL DRAMMA DEI MIGRANTI:

QUESTO L’APPELLO LANCIATO IERI DAL PAPA

NEL MESSAGGIO PER LA GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO

- Intervista con il cardinale Giovanni Cheli -

 

L’accoglienza dei migranti e dei rifugiati e il riconoscimento dei loro diritti come via per la pace nel mondo. Questo l’appello lanciato ieri dal Papa nel messaggio per la  Giornata Mondiale del Migrante che sarà celebrata il 6 gennaio prossimo. Un invito che cade proprio in questi giorni di festa: nessuno resti indifferente – ha detto Giovanni Paolo II – di fronte al “ peregrinare sconsolato degli sfollati” e alla “fuga  disperata dei rifugiati”. Nel mondo oggi sono più di 200 milioni le persone che hanno lasciato il proprio Paese d’origine, spesso costrette dalla miseria, dalle persecuzioni o dalle guerre. Ma ascoltiamo  la riflessione del cardinale Giovanni Cheli, per tanti anni presidente del Pontificio Consiglio per i migranti, intervistato da Giovanni Peduto.

 

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R. – Natale, anche se non è la festa più importante dell’anno liturgico – è la Pasqua, lo sappiamo – è tuttavia la festa che – direi – è più vicina al cuore delle famiglie, perché si ama in questi giorni trovarsi assieme con i nostri cari. E ai nostri fratelli che hanno lasciato il loro Paese per cercare un futuro migliore, io vorrei ricordare che anche Gesù ha conosciuto il loro dramma: la Sacra Famiglia ha sperimentato ciò che vuol dire recarsi in un Paese straniero di cui si ignora la lingua e dove c’è l’incertezza di trovare un lavoro. Gesù e la Sacra Famiglia hanno sperimentato la pena di chi ha lasciato dietro di sé parenti, amici, usi e tradizioni care.

 

D. – Il mondo, oggi, rischia di sbattere la porta in faccia ai migranti, come più di duemila anni fa ha fatto con la Sacra Famiglia?

 

R. – Questo è vero! C’è molta prevenzione contro coloro che migrano, si fa un po’ di ogni erba un fascio. Gesù ci ha insegnato a vedere in ogni donna, in ogni uomo, in ogni bambino, se stesso; ci ha insegnato che tutto quello che facciamo ai nostri fratelli che hanno bisogno di aiuto, lo facciamo a lui. E infine, vorrei ancora dire ai nostri amici migranti, che noi tutti siamo migranti, perché questa non è la nostra patria vera: la patria non è di questo mondo, ma è in cielo, e il ritorno a questa patria dobbiamo guadagnarcelo amando Dio e il prossimo come noi stessi.

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NOMINE

 

Nella Repubblica Ceca, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Litoměřice, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Josef Koukl. Al suo posto, il Papa ha nominato il sacerdote Pavel Posád, della diocesi di Brno, finora direttore spirituale del Seminario di Olomouc, elevandolo alla dignità di vescovo. Il nuovo presule, 50 anni, è stato ordinato sacerdote nel 1977 ed ha svolto il ministero di parroco in diverse località fino al ’93, anno in cui ha assunto la carica ricoperta finora nel Seminario di Olomuc.

 

In Bangladesh, il Papa ha nominato ausiliare della diocesi di Mymensingh il sacerdote padre Paul Ponen Kubi, della Congregazione della Santa Croce, finora vice-provinciale del suo Istituto. Mons. Ponen Kubi, 47.enne, oltre agli studi in patria ha seguito corsi di aggiornamento negli Stati Uniti e nelle Filippine. Fu ordinato sacerdote nel novembre del 1986 da Giovanni Paolo II, durante il viaggio apostolico in Bangladesh. Prima di divenire viceprovinciale, il neoausiliare ha svolto le mansioni di direttore della casa di formazione pre-noviziato e dello Scolasticato della sua Congregazione.

 

La diocesi di Mymensingh, eretta nel 1987, e situata nella parte settentrionale del Bangladesh, è suffraganea di Dhaka, unica Provincia ecclesiastica del Paese. Ha 14 milioni e 200 mila abitanti, dei quali 65 mila sono cattolici, distribuiti in 10 parrocchie e 8 "sub-parrocchie", con 28 sacerdoti un centinaio di religiose e  347 catechisti. La Diocesi è retta sin dalla sua nascita dal vescovo Francis A. Gomes. 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

"Un vagito di pace" è il titolo che s'impone nella prima pagina, la quale si apre con un articolo di Giorgio Rumi sul "senso forte della Festa". 

In prima si sottolinea che "di fronte al Mistero di Betlemme rinasce la speranza del mondo; la paura si fa serenità, il dolore si trasforma in consolazione; lo smarrimento svanisce nella certezza del Bambino Redentore". 

 

Nelle vaticane, una pagina con contributi incentrati sul valore del Natale.

Una pagina sul tema "Messaggi natalizi dei vescovi italiani". 

 

Nelle estere, Medio Oriente: il segretario generale delle Nazioni Unite condanna l'incursione che ha provocato nove morti a Rafah. 

 

Nella pagina culturale, una pagina dal titolo "Nella grotta di Betlemme il fascino di una regalità nascosta".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la vicenda Parmalat.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

24 dicembre 2003

 

  

TRA VIOLENZA, TENSIONE E DIFFICOLTA’ I CRISTIANI VIVONO L’ATTESA DEL NATALE

IN IRAQ. DA BAGHDAD LA TESTIMONIANZA DI SPERANZA DEL NUNZIO APOSTOLICO, MONS. FERNANDO FILONI

   

In Iraq, in tarda mattinata, per l’esplosione di una bomba hanno perso la vita tre soldati americani. Poche ore prima erano morte 4 persone nell’esplosione nella città curda di Arbil, nel nord del Paese. Un’auto era esplosa fuori dai cancelli dell’edificio del ministero dell'interno nella città, controllata dal Partito democratico del Kurdistan, uccidendo il kamikaze, due poliziotti di guardia e un passante. Prima dell’alba, l'esercito americano aveva condotto una massiccia operazione contro la guerriglia anticoalizione nella  parte sud di Baghdad. Secondo testimoni, tra esplosioni e il rombo di aerei, è stato uno dei combattimenti più duri degli ultimi mesi tra forze Usa e guerriglia.   

 

Il Natale in Iraq, dunque, sarà difficile. Roberto Piermarini ha chiesto al Nunzio Apostolico a Baghdad, mons. Fernando Filoni, di parlarci delle condizioni della popolazione ma, innanzitutto, dello spirito con cui i cristiani vivono la vigilia:

 

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R. - C’è la speranza, ovviamente, per il futuro. Noi viviamo questo Natale un po’ come in passato. Certo le cerimonie liturgiche della notte quest’anno si faranno il pomeriggio, proprio per la mancanza di sicurezza durante la notte. E poi, ognuno celebrerà il Natale in famiglia. Qui si usa molto aspettare questo giorno proprio per incontrarsi. Diciamo che i cristiani festeggeranno come di consueto questo Natale, con qualche piccolo accorgimento rispetto alla sicurezza.

 

D. – Che cosa è cambiato nel Paese dopo la cattura di Saddam Hussein?

 

R. – Forse c’è in questo momento uno stato d’animo un po’ più tranquillo, nel senso che il nome, ovviamente, faceva sempre impressione nella psiche della gente, nel parlare comune. Forse c’è un atteggiamento un po’ più di tranquillità. Questo probabilmente diventa anche occasione per sperare che in un futuro non lontano anche la vita riprenda una sua tranquillità, una certa normalità che, al momento, comunque, manca.

 

D. – In questo clima di insicurezza e anche di tensione la minoranza cattolica si sente minacciata?

 

R. – Non tanto come minoranza cattolica, ma si prova l’insicurezza generale dovuta al lavoro che manca, ai generi che costano molto, al fatto che non si trova il carburante. C’è il problema non solo dei trasporti ma anche del riscaldamento ora che fa freddo. Ci sono le condizioni carenti degli ospedali. Tutte queste cose naturalmente creano incertezza e uno stato di disagio generale. Ma come cristiani, in questo momento non abbiamo problemi particolari.

 

D. – Mons. Filoni, che cosa si augura per l’Iraq in questo Natale?

 

R. – L’augurio è la speranza, che credo appartenga alla gente, di vedere che dopo tanti anni, tra problemi e difficoltà, dittatura e guerre, finalmente si possa ricostruire un Paese nel quale la gente possa vivere con speranza in ordine all’educazione dei propri figli, in ordine ad una vita dignitosa, in ordine anche al vivere nel contesto internazionale come un Paese rispettato.

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ANCORA UN NATALE DI GUERRA IN MEDIO ORIENTE. 9 PALESTINESI

SONO RIMASTI UCCISI NELLE ULTIME ORE  NELLA STRISCIA DI GAZA.

L’ATTESA PER LA MESSA A BETLEMME DEL PATRIARCA LATINO, SABBAH

 

Ancora un Natale di guerra in Medio Oriente, il quarto dopo l’inizio della nuova Intifada. Nove palestinesi sono rimasti uccisi nell’operazione condotta dalle truppe israeliane dalle prime ore di ieri a Rafah, nella striscia di Gaza, al confine con l'Egitto. Operazione che il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha deplorato. Inoltre, crea tensione l’annuncio di Israele di accelerare i lavori di costruzione del cosiddetto muro di sicurezza o di separazione dai palestinesi in Cisgiordania, per finire entro il 2005. Non può essere serena, dunque, l’attesa per la Messa che sarà celebrata questa sera a Betlemme dal patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah. Ieri, insieme con i leader cristiani, il presule si era recato per gli auguri a Ramallah dal presidente palestinese Arafat, che anche quest’anno sarà impossibilitato a partecipare alle celebrazioni. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Si è animata la piazza antistante alla Basilica della Natività per l’arrivo, nel primo pomeriggio, del patriarca latino Michel Sabbah che non ha trovato certo ad accoglierlo le fanfare degli scout come in epoca di pace, ma sacerdoti diocesani e frati francescani disposti per la processione di ingresso nella chiesa parrocchiale, ove celebrerà la Messa di mezzanotte, e le autorità civili e politiche di Betlemme della regione, che lo hanno accompagnato fra due ali di fedeli locali e di pellegrini, un po’ più numerosi dell’anno scorso.

 

Il corteo del patriarca, partito qualche ora prima da Gerusalemme, sotto scorta della polizia israeliana - agenti in automobile prima, quindi a cavallo, e poi per le vie di Betlemme da quattro poliziotti palestinesi, pure a cavallo – è stato salutato da tanta gente. Ma è sempre epoca di Intifada. Nessun segno di festa è stato approntato, qualcuno solo nella piazza antistante alla Basilica. Sui muri ci sono manifestini con i ritratti dei “martiri”, ovvero coloro che sono morti nella guerriglia e negli attentati suicidi, contro gli israeliani, e tanti graffiti di esaltazione della rivolta, che ha registrato nelle ultime ore degli sviluppi politici negativi. Per protesta contro l’operazione militare israeliana nel campo di Rafah, alla frontiera tra Gaza ed Egitto, che si è conclusa questa mattina con un pesante bilancio, nove palestinesi uccisi e 30 feriti, il primo ministro palestinese Abu Ala ha annullato l’incontro che il suo capo di gabinetto doveva avere oggi con uno stretto collaboratore del primo ministro Sharon, al fine di preparare un loro vertice. E il ministro palestinese Saeb Erekat, ricevuto questa mattina da Shimon Peres, capo dell’opposizione parlamentare israeliana, ha voluto ribadire che le misure unilaterali annunciate dal governo Sharon – persistendo la stasi del dialogo politico – comprometterebbero ogni possibilità futura di accordo.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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STORIA DI UNA RAGAZZA ALBANESE CONVERTITA AL CATTOLICESIMO

- La testimonianza di Agnesa -

 

Nella sua terra, l’Albania, non era stata educata al cattolicesimo. Trasferitasi in Italia con la sua famiglia, ha cominciato a frequentare un gruppo di giovani e ha scoperto Cristo. Battezzata, comunicata e cresimata, Agnesa, vivace ragazza oggi offre una forte testimonianza cristiana ai compagni di scuola. Con il suo entusiasmo sta coinvolgendo la madre perché conosca l’esperienza del cristianesimo e il fratello minore perché venga istruito nella fede cattolica. L’Istituto agostiniano secolare Communio l’ha scelta per conferirle un riconoscimento. Il servizio di Tiziana Campisi.

 

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Agnesa vive a Forlì ed è di origine albanese. A lei la Fraternità laicale agostiniana di vita consacrata Communio ha deciso di conferire il riconoscimento “Nella Mariani”. Il premio viene assegnato ogni anno per ricordare Nella. E’ stata una madre di 11 figli che è rimasta vedova, ha educato i suoi bambini trasmettendo loro una fede profonda e non ha smesso di prodigarsi nella sua parrocchia, dedicandosi al servizio pastorale e consacrandosi con i voti di povertà, castità ed obbedienza rimanendo laica. Il riconoscimento a lei dedicato vuole evidenziare testimonianze dei valori cristiani vissute nella famiglia e nella vita di tutti i giorni e sostenere concretamente situazioni disagiate. Ascoltiamo.

 

R. – Sono nata in un Paese  comunista e la dittatura ha posto il divieto su tutto e, quindi, anche sulla religione cattolica. Si poteva praticare la fede solo in modo  nascosto. Io non avevo, ovviamente, ricevuto nessun tipo di sacramento.

 

D. – Come hai cominciato a frequentare la Chiesa cattolica?

 

R. – Quando siamo venuti ad abitare a Forlì, io frequentavo le Superiori ed avevo conosciuto frequentando l’associazione, Gioventù Studentesca, alcuni ragazzi. Mi sono trovata vicino a queste persone per le quali Gesù non era soltanto un personaggio mitico, ma rappresentava un  aspetto molto concreto della vita. Questo modo di vivere ogni cosa rendendo grazie per i doni di Dio mi ha affascinato molto. Ho quindi cominciato a seguire il Vangelo a tal punto che quando mi hanno chiesto se volevo ricevere i  Sacramenti ne ero felicissima.

 

D. – Chi è per te Cristo?

 

R. – Non è una visione  che ho tutte le sere prima di andare a letto, ma è la concretezza della realtà. E’ il fatto che mi trovo sempre ad essere chiamata, amata ed incoraggiata, con tutti i miei dubbi ed i miei difetti. E’ trovare un compagno di viaggio che si manifesta tramite un volto umano. Il cattolicesimo non è una interpretazione, è una realtà, è un avvenimento che viene vissuto giorno per giorno.

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NEL SEGNO DELLA TRADIZIONE, SI RINNOVA L’APPUNTAMENTO

 ROMANO CON LA MOSTRA DEI CENTO PRESEPI

- Servizio di Maria Di Maggio -

 

Come ogni anno, si rinnova a Roma l’appuntamento con la mostra dei “100 Presepi”, la tradizionale esposizione di arte presepiale giunta quest’anno alla sua 28ma edizione. La rassegna, posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e realizzata con il patrocinio della Conferenza Episcopale Italiana, resterà aperta al pubblico nelle sale del Chiostro del Bramante fino al 6 gennaio prossimo. Per i più piccoli, oltre alla visita alla mostra, la possibilità di accedere al laboratorio “Il presepe come gioco”, dove impareranno a costruire i personaggi della Natività che una volta realizzati saranno donati ai piccoli autori. Il servizio è di Maria Di Maggio.

 

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(musica)

 

Tradizione e creatività sono il filo conduttore della 28.ma edizione della mostra “100 Presepi”, che quest’anno propone al pubblico 160 lavori provenienti da 12 regioni d’Italia e da 17 Nazioni estere. Opere realizzate da artisti o da semplici amatori, ma anche da scolaresche, associazioni culturali e cooperative operanti nel sociale che hanno scelto di raccontare il tema della Natività di Nostro Signore attingendo a tecniche e materiali eterogenei. Come conferma ai nostri microfoni Maria Carla Menaglia, curatrice dell’esposizione:

 

R. – La cosa bella di questa iniziativa, secondo me, è la fantasia, cioè questo desiderio di fare il presepe in ogni modo: quest’anno ne abbiamo addirittura uno di sabbia! Poi ci sono quelli fatti con i legumi, con la carta d’argento, ci sono quelli fatti con il polistirolo e quelli fatti con i tappi dello champagne. Poi, ci sono i presepi in terracotta, in cartapesta secondo gli stili delle varie regioni, perché ogni regione italiana ha il suo stile. Questo vale anche per i Paesi esteri: sono veramente interessanti, i presepi che vengono dall’estero perché rappresentano le tradizioni, la cultura, il folklore dei Paesi da cui provengono. Quello del Messico è tutto colorato, quelli svizzeri, tedeschi eccetera invece sono in legno, quindi un po’ più seri … insomma, rappresentano la cultura dei Paesi da cui provengono.

 

D. – Dottoressa Menaglia, tra i presepi esposti in mostra, quale ritiene particolarmente significativo?

 

R. – La Fondazione Villa Maraini per il recupero dei tossicodipendenti tutti gli anni partecipa alla nostra Mostra e quest’anno ha fatto una cosa veramente particolare: è una grande mano con dentro la Natività. Significa che Dio porge sempre la sua mano per aiutarci e soprattutto per aiutare questi ragazzi che sono stati colpiti da tale problema. Loro hanno fede in Dio e quindi hanno voluto esprimere la loro fede con questa mano di Dio che li conduce e li aiuta a superare i momenti difficili.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

24 dicembre 2003

 

 

NUOVE SPERANZE DI PACE IN MYANMAR:

GOVERNO E RIBELLI DISPONIBILI ALLA RIPRESA DELLE TRATTATIVE

PER LA RICONCILIAZIONE

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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YANGOON.= In Myanmar (ex Birmania) sono più vicini i colloqui di pace tra i ribelli e la giunta militare del Paese asiatico. I negoziati potrebbero iniziare già la prossima settimana ma manca ancora l’accordo sul luogo dell’incontro. L’annuncio della possibile ripresa delle trattative è stato dato ieri dal generale Bo Mya, capo militare dei miliziani dell’Unione nazionale Karen (Knu). Il leader dei ribelli ha precisato che il governo del Myanmar ha chiesto di tenere i colloqui nella capitale Yangon mentre i miliziani preferirebbero che si svolgessero a Bangkok, nella confinante Thailandia. Lo scorso 12 dicembre le parti hanno raggiunto “un accordo verbale” per un cessate-il-fuoco in modo da creare un clima favorevole all’avvio di un più stabile processo di pace. I Karen sono un popolo che vive nei territori orientali del Paese asiatico, a ridosso del confine occidentale della Thailandia, e chiede l’autonomia politica. La Birmania, dove nel 1962 è stato instaurato un regime militare con un colpo di Stato, è una ex colonia britannica che nel 1989 prese il nome di Myanmar. Alla schiacciante vittoria dell’opposizione, nel 1990, seguì l’annullamento delle elezioni e l’arresto della leader Aung San Suu Kyi, tuttora agli arresti domiciliari. Nel Paese asiatico, martoriato da 50 anni di conflitti interni per il controllo dei territori al confine con la Thailandia, ricchi di piantagioni d’oppio, sono oltre migliaia le persone morte a causa delle violenze. (A.L.)

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“NELLA SEMPLICITÀ DEL PELLEGRINAGGIO DELLA NOSTRA VITA,

LASCIAMOCI CONDURRE DALLA LUCE DI CRISTO CHE CI AMA PERSONALMENTE”.

E’ QUESTO L’INVITO DEI VESCOVI BRASILIANI IN OCCASIONE DEL NATALE

 

BRASILIA. = “La stella di Betlemme continui a risplendere in mezzo alle difficoltà e alle apprensioni, alle violenze e alle sfide, affinché si costruisca una nuova umanità e un Brasile più giusto e solidale”. E’ l’auspicio rivolto dai vescovi brasiliani per il Natale. “Come pastori – osservano i presuli – siamo chiamati a comprendere il cammino che conduce alla grotta di Betlemme”. Facendo eco alle parole di Giovanni Paolo II, i vescovi brasiliani  rilevano, inoltre, come il Papa ci faccia percepire i segnali della luce di Betlemme: “Dio sta preparando una grande primavera cristiana, di cui già si intravede l’inizio. Oggi infatti si manifesta una nuova convergenza dei popoli per i valori evangelici, quali il rifiuto della guerra, il rispetto della persona umana e la tendenza al superamento di tutte le forme di razzismo”. (A.M.)

 

 

CON L’OBIETTIVO DI FAR RISCOPRIRE L’AUTENTICO SENSO DELLA FESTA DEL NATALE PROSEGUE, IN PERÙ, LA CAMPAGNA DI SOLIDARIETÀ

DEL MOVIMENTO DI VITA CRISTIANA IN FAVORE DI OLTRE 50 MILA BAMBINI DI LIMA

 

LIMA. = “Il Natale è Gesù. Accendi una speranza per 50 mila bambini”. E’ questo il tema della campagna di solidarietà promossa, a Lima, dal Movimento per la vita cristiana (Mvc). L’iniziativa, nata nel 1985 in risposta alla grave situazione di povertà in cui vivono migliaia di famiglie peruviane, intende “porre l’accento sul vero significato dell’arrivo del Signore e chiamare i fedeli alla solidarietà”. Uno tra i centinaia di volontari che serviranno pasti e distribuiranno doni ai più piccoli,  lo studente Carlos Eduardo Zamalloa, sottolinea il valore di questa campagna: “Per noi è molto importante che nelle nostre Università nascano istituzioni capaci di sensibilizzare gli studenti affinché non vivano senza aprirsi al prossimo”. Il Mvc, presente in diversi Paesi dell’America Latina, negli Stati Uniti e in Europa, è un movimento ecclesiale internazionale il cui impegno fondamentale è quello di promuovere una rinnovata evangelizzazione e riconciliazione. (A.L.)

 

 

SANT’EGIDIO FESTEGGIA IL NATALE CON I CARCERATI DEL PENITENZIARIO

DELLA GUINEA CONAKRY OFFRENDO AI DETENUTI LA CENA DELLA VIGILIA

ED UNA SERATA DI CANTI E PREGHIERE

 

CONAKRY. = Decine di membri della Comunità di Sant’Egidio trascorreranno la notte di Natale con i detenuti della prigione centrale di Conakry, capitale della Guinea. “Eccezionalmente tutti i prigionieri scenderanno nel cortile centrale e divideranno con noi la cena della vigilia” ha detto all’Agenzia Misna un responsabile locale della Comunità, movimento di laici a cui aderiscono oltre 40.000 persone, nato a Roma nel 1968 e impegnato in più di 60 Paesi. “Abbiamo preparato – ha aggiunto – 200 chili di riso da distribuire tra circa 900 reclusi, e anche piccoli regali, come saponette o oggetti personali; consegneremo loro anche vestiti che ci sono stati inviati dalla nostra comunità in Belgio”. Le autorità della Guinea – dove si sono tenute da poco elezioni presidenziali contestate e boicottate dall’opposizione – non hanno concesso a Sant’Egidio l’autorizzazione per filmare o scattare foto dei festeggiamenti all’interno del carcere. I responsabili locali hanno specificato che si tratterà di una serata di canti e preghiere. (A.L.)

 

 

NEGLI EMIRATI ARABI I BAMBINI CRISTIANI DELLA SCUOLA DI SAINT MARY

HANNO ALLESTITO, PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA DEL PAESE,

UNA RECITA NATALIZIA

 

FUJAIRAH. = Negli Emirati Arabi si è tenuta, per la prima volta, una rappresentazione della Natività: l’hanno recitata i bambini della scuola cattolica di Saint Mary. “E’ stato un grande evento per i piccoli e per le loro famiglie – racconta all’Agenzia Misna la missionaria, suor Fosca Berardi – che ha suscitato molta commozione e favorito il diffondersi di un sincero clima natalizio nella comunità cristiana di Fujairah, in buona parte composta da famiglie cristiane”. “Abbiamo fondato la nostra parrocchia di Saint Mary meno di due anni fa – spiega la missionaria – e la celebrazione del Natale era praticamente ignota. Ma lentamente anche le famiglie islamiche, che mandano i loro figli alla nostra scuola, iniziano a conoscere le nostre tradizioni religiose, e con grande gentilezza e cordialità vengono a farci gli auguri”. E tra i doni più belli che la missionaria sottolinea di avere ricevuto ci sono le tante domande incuriosite dei cittadini di religione islamica che le chiedono cosa sia il Natale. “Rispondo loro nel modo universale che il cristianesimo ci ha insegnato: è il giorno che ci ricorda che Dio ci ama”, conclude suor Fosca. (A.L.)

 

 

“ADOTTA UN PAPÀ DEL SUD DEL MONDO PER UNA SETTIMANA".

E’ IL TITOLO DELL’INIZIATIVA DI SOLIDARIETÀ PROMOSSA

DAL COMITATO DI COLLEGAMENTO DI CATTOLICI PER UNA CIVILTÀ DELL’AMORE

 

ROMA. = “Quest’anno abbiamo promosso il progetto ‘Adotta un papà nel Sud del mondo’ per sostenere le famiglie dei Paesi più poveri”. Con queste parole il segretario generale del Comitato Collegamento di Cattolici per una Civiltà dell’Amore, Michele Rotunno, ha illustrato all’Agenzia Sir la campagna, basata sull’offerta di 25 euro, per offrire una settimana di lavoro ad un padre di famiglia di un Paese in via di sviluppo. Sono decine le famiglie religiose maschili e femminili che presentano al Comitato Cattolici i loro progetti e questo impegno produce ottimi risultati per le comunità locali. “Fare un regalo ad una famiglia povera – spiega Rotunno - è uno sforzo sopportabile per una famiglia italiana ed è un regalo che aiuta a riflettere”. “Questo stile basato sul rapporto diretto tra l’offerente e il beneficiario – ha concluso - ci ha permesso di attivare, dal 1986 ad oggi, oltre 22 mila micro-progetti. Di questo dobbiamo dire grazie alla generosità di quanti hanno preso a cuore la causa della civiltà dell’amore”. (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

24 dicembre 2003
 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Un primo caso di mucca pazza è stato registrato negli Stati Uniti. Il bovino, affetto dalla sindrome Bse, è stato subito inviato per accertamenti in Gran Bretagna, ma intanto la notizia ha provocato le immediate reazioni nel settore delle esportazioni di carne bovina statunitense. Dopo Giappone e Corea del sud anche Taiwan, Singapore e Malaysia  hanno già annunciato il blocco delle importazioni di carne americana, mentre l’Europa non inasprirà le misure che sono già in atto. La scoperta avrà ripercussioni sull’economia internazionale, come conferma Enrico Moriconi, esperto del morbo Bse, intervistato da Andrea Sarubbi:

 

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R. – Ci saranno grosse ripercussioni perché ormai quando si verificano problemi sanitari, questi vengono utilizzati per giustificare l’applicazione di barriere commerciali. Quando in Italia c’è stata l’afta, l’America ha vietato l’importazione di grana e di prosciutto crudo, ad esempio. Noi, in Europa, non abbiamo un grosso scambio di carni, perché gli ormoni negli Stati Uniti sono ammessi e in Italia no. Però, eventuali misure contro la carne statunitense, in altre parti del mondo, apriranno degli scenari incredibili. Almeno nel breve periodo, ad esempio, ci sarà una corrente di esportazione dall’Europa verso mercati dove prima non riuscivamo ad andare.

 

D. – E’ stato sollevato il problema fast-food. Secondo lei, per esempio i fast-food italiani sono a rischio?

 

R. – I fast-food si servono sempre della carne locale. Ad esempio in Italia, Cremonini fornisce i bovini e la carne per i fast-food di tutta Italia.

 

D. – E invece cosa c’è da temere per la salute dell’uomo? Si leggeva di scoperte anche in questo campo…

 

R. – Il problema che viene spesso, purtroppo, trascurato è l’altra notizia, uscita pochi giorni fa del primo contagio, che sembra dimostrato, da trasfusione di sangue da uomo a uomo. Questo dovrebbe ribaltare o per lo meno sconvolgere tutte le previsioni fatte, perché noi partiamo dall’idea che solo il cervello sia infettivo. Se anche il sangue può essere pericoloso si apre tutto un capitolo non ancora esplorato sul problema legato al consumo dei muscoli e del latte. Perché il sangue va ovunque e quindi anche i muscoli e il latte potrebbero avere dei problemi.

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Il governo italiano interviene per salvare la Parmalat, la più grande azienda casearia d’Europa. Diventa operativo da oggi il decreto messo  appunto ieri dal governo per le grandi imprese, quelle superiori ai 1000 dipendenti e con debiti per oltre un miliardo di euro in crisi di insolvenza.  E’ stimato intorno ai 7 miliardi di euro il buco nei conti della Parmalat. La Procura di Parma, che sembra aver aggiunto altri nomi tra gli indagati, ha disposto una perquisizione in casa di Calisto Tanzi, fondatore ed ex presidente del gruppo, che risulta scomparso all’Estero. Si cercano riscontri a quanto affermato da Tonna, ex direttore finanziario di Parmalat e Silingardi, ex presidente di Cariparma ed ex membro del Consiglio d’amministrazione della Parmalat. Le implicazioni della vicenda sono internazionali, visto ad esempio i legami con banche come la Bank of America. Ma anche sul decreto l’Europa vuole vederci chiaro. Il servizio di Giampiero Guadagni.

 

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Sarà dunque un Commissario straordinario, l’attuale presidente Enrico Bondi, a gestire la crisi Parmalat. E’ l’effetto del Decreto del governo che entra in vigore oggi e riguarda tutte le grandi imprese insolventi e poco fa la Parmalat ha presentato istanza di adesione. “Obiettivo principale del Decreto”, ha spiegato ieri il ministro delle attività produttive, Marzano, “è salvaguardare i lavoratori dell’Azienda ed i risparmiatori”. Dopo le festività natalizie il governo adotterà provvedimenti mirati al riordino del controllo del risparmio e all’allineamento al regime europeo delle sanzioni. Il Commissario europeo alla concorrenza, Mario Monti, ha invitato il governo italiano ad informare Bruxelles sulle esatte modalità di funzionamento del Decreto varato ieri e soprattutto se siano previsti vantaggi fiscali per la Parmalat. Sul fronte dell’inchiesta continuano, anche oggi, gli interrogatori dei dirigenti. C’è stato un vertice tra le procure di Milano e Parma da cui sono emerse alcune certezze. Il buco di circa 7 miliardi di euro si è aperto da molti anni, forse già dal 1988, e, secondo l’ex-direttore finanziario, Fausto Tonna, la famiglia Tanzi, finora proprietaria del gruppo agro-alimentare, era a conoscenza dei falsi in bilancio. Per effetto della crisi della Parmalat il governo di Roma ha deciso di chiedere alla Commissione europea di riconoscere lo stato di crisi del settore lattiero caseario in Italia. In particolare Bruxelles ha chiesto di attivare le misure comunitarie di sostegno per la deroga a regime ordinario degli aiuti di Stato, per aiutare le imprese degli allevatori ad uscire da una situazione di grande difficoltà.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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C’è poi l’altro decreto che  ha stabilito la proroga  per le trasmissioni di Rete4 e Rai3 che altrimenti avrebbero dovuto rispettivamente, l’una passare su satellite e l’altra rinunciare alla pubblicità, in ottemperanza a quanto previsto dalla legge Maccanico del 1997. Il decreto prevede che l'Autorità per le comunicazioni, guidata da Cheli, presenti entro il 30 aprile una relazione al governo e, poi, dopo altri 30 giorni prenda una decisione finale. 

 

E sempre in Italia, si è dichiarata militante  rivoluzionaria del partito Comunista Combattente, Diana Blefari Melazzi, l'affittuaria del covo delle Br trovato in via  Montecuccoli a Roma, che si trova agli arresti. La donna si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Secondo gli inquirenti, però la sua sembra una militanza rivoluzionaria non stabilmente inserita nella struttura delle Br.

 

Il leader separatista ceceno, Shamil Basaiev, ha rivendicato i due attentati suicidi che hanno colpito in dicembre il sud della Russia e Mosca, preannunciando altri attacchi terroristici da parte delle forze indipendentiste. Intanto, la Russia è impegnata in una durissima operazione al confine tra Daghestan e Georgia per snidare un folto gruppo di ribelli ceceni. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

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Sono oltre duemila i soldati e i poliziotti russi che stanno assediando da dieci giorni circa settanta guerriglieri ceceni che avevano fatto irruzione in Daghestan, uccidendo dieci guardie di frontiera. Un’operazione che si sta rivelando più difficile del previsto. Sembra che i guerriglieri si siano divisi in gruppi più piccoli, sfruttando la conoscenza del territorio. Intanto Mosca, che sta utilizzando aviazione e artiglieria, annuncia che, entro un paio di giorni, avrà ragione di quelli che ritiene essere dei terroristi. Probabilmente un gruppo cospicuo di miliziani si trova anche in Georgia. E il Cremlino è tornato a tuonare contro Tbilisi. Il consigliere per la Cecenia, Sergei Yastrezhembsky, ha accusato l’ex repubblica sovietica del Caucaso di essere la porta di ingresso per il terrorismo internazionale islamico diretto in Cecenia. E lo ha fatto proprio nel giorno in cui è arrivata a Mosca la Presidente ad interim georgiana, Nino Burdhanadze. Nel corso di una conferenza stampa, Yastrezhembsky ha mostrato i passaporti ritrovati sui corpi di 17 ribelli uccisi dalle forze militari russe lo scorso novembre nella regione cecena di Chali. Fra loro vi sono tre turchi, un tedesco e un algerino, arrivati illegalmente in Russia per aderire alla ribellione cecena. Avevano tutti un visto georgiano. 

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L'ex premier del Madagascar Tantely Andrianarivo è stato condannato a 12 anni di lavori forzati e a 42 miliardi di franchi malgasci di danni e interessi. In carcere dall’ottobre 2002, l’ultimo premier dell’ex presidente Didier Ratsiraka è stato accusato di storno di fondi pubblici, usurpazione di funzione e attentato  alla sicurezza dello stato. Ratsiraka aveva lasciato il Madagascar nel luglio 2002 per  rifugiarsi in Francia, lasciando il potere al suo successore Marc Ravalomanana, in seguito alla crisi politica nata dalla  contestazione dei risultati del primo turno delle elezioni  presidenziali del 16 dicembre 2001. Andrianarivo è il più alto membro del governo di Ratsiraka a comparire in tribunale nel processo che si è aperto lunedì scorso e sul quale Amnesty International ha espresso dubbi  in quanto alla correttezza.

 

In Afghanistan sono stati rilasciati i due tecnici indiani rapiti da sospetti talebani il 6 dicembre scorso. Non è chiaro se il governo abbia fatto qualche tipo di concessione ai rapitori per giungere alla liberazione. Lunedì, i ribelli avevano chiesto il rilascio di 55 guerriglieri in cambio dei due tecnici, rapiti mentre erano impegnati nei lavori di rifacimento della strada tra Kabul e Kandahar, la principale arteria del Paese.

 

La Corte d’Appello di Santiago, secondo organo giudiziario del Cile, ha accettato di esaminare una nuova istanza mirante a privare l'ex dittatore Augusto Pinochet dell'immunità e a farlo processare per crimini relativi a violazioni dei diritti umani. La Corte ha dunque accolto la raccomandazione di uno dei suoi  membri, il giudice Juan Guzmán, di considerare un’istanza degli  avvocati delle famiglie di 9 desaparecidos.

 

 

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