RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 358 - Testo della
Trasmissione di mercoledì 24 dicembre 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Storia
di una ragazza albanese convertita al cattolicesimo.
CHIESA E SOCIETA’:
Primo caso di mucca pazza negli Stati Uniti: molti
Paesi bloccano l’importazione di carne americana.
In Italia aumentano gli indagati
per il caso Parmalat.
Mosca è impegnata in
un’operazione durissima contro i ribelli
ceceni in Daghestan.
24 dicembre 2003
A MEZZANOTTE, LA SOLENNE MESSA
DI NATALE CELEBRATA DAL PAPA.
DOMANI
MATTINA, LA BENEDIZIONE URBI ET ORBI.
UNA
RIFLESSIONE DI PADRE RANIERO CANTALAMESSA
SUL
SENSO DEL NATALE COME TEMPO DI PACE
Giovanni
Paolo II presiederà a partire da mezzanotte la Santa Messa di Natale nella
Basilica Vaticana. Domani mattina, poi, il Papa rivolgerà, alle ore 12, il suo
messaggio natalizio al mondo e impartirà la Benedizione “Urbi et Orbi”. E’ previsto
che circa 80 televisioni di 50 diversi Paesi si colleghino per seguire i due
solenni riti. Tempo della gioia, il Natale rinnova l’invito ad impegnarsi nella
promozione della pace tra gli uomini. Un richiamo quanto mai attuale in un
mondo segnato, purtroppo, da guerre e violenze che non risparmiano la Terra Santa.
Ascoltiamo la riflessione di padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa
Pontificia, raccolta da Alessandro Gisotti:
**********
R. – Per capire il Natale, credo che San Luca ci abbia
dato la chiave con quell’Inno che viene cantato nella notte di Natale dagli
angeli: ‘Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona
volontà’. In questo annuncio c’è la gioia del Natale, c’è la pace. Questa pace
che trascende quella degli uomini, però la include, non la esclude. Al tempo di
Gesù, c’erano altri che parlavano di pace. Augusto pure diceva di avere stabilito
la pace universale, solo che la sua pace era ottenuta con vittorie sui nemici.
La pace che porta Gesù è diversa. Consiste nel distruggere non i nemici, ma
l’inimicizia, cioè nel riconciliarsi. Credo che oggi abbiamo bisogno estremo di
questa pace che viene annunciata nel giorno di Natale.
D. – Umiltà, silenzio, stupore, gioia: sono queste – ha
detto il Papa all’Angelus di domenica scorsa – parole chiave del mistero della
nascita di Gesù. Come viverle concretamente?
R. – Bisogna cominciare a trovare almeno in qualche
momento uno spazio di silenzio, uno spazio riservato, come la notte di Natale.
Immagino che Giuseppe dovette fare un po’ di spazio in quella stalla per far
posto al bambino, scansando, magari, la paglia o altre cose … Così dovremmo
anche noi creare uno spazio dentro di noi, di silenzio, dove può avvenire il
vero Natale. C’è una massima che hanno ripetuto i Padri della Chiesa da
Agostino a Bernardo, perfino Lutero: ‘Che giova a me che Gesù sia nato una
volta a Betlemme da Maria, se non nasce di nuovo, per fede, nel mio cuore’.
Credo quindi che il Papa nell’Angelus ci abbia dato delle indicazioni preziose:
silenzio, umiltà … umiltà che poi significa verità, prendere coscienza di chi
siamo noi, del bisogno che abbiamo – immenso! – di essere salvati, di essere
salvati da qualcuno che viene dall’alto, non dalle nostre forze …
D. – Nelle società industrializzate questo momento di
festa è anche caratterizzato dalla corsa ai regali. Come evitare che il
consumismo adombri il significato profondo del Natale?
R. – Questa è opera di ognuno: il credente dovrebbe
reagire a questo. C’è spazio per i regali, per i doni, specie se sono
autentici, se sono espressione di genuino affetto, di apprezzamento. Però, ad
un certo momento, dovremmo distinguere “il regalo” dai regali: il regalo è
quello che Dio fa a noi dandoci Suo Figlio; guai se i regali dovessero
offuscare o far dimenticare il regalo che tutti riceviamo!
**********
Ricordiamo
che la nostra emittente seguirà in radiocronaca diretta la Santa Messa di
questa notte in San Pietro, a partire dalle ore 23.50, con commenti in
italiano, francese, tedesco, cinese, spagnolo e portoghese sulle consuete frequenze
in modulazione di frequenza, onda media e onda corta. Domani mattina, a partire
dalle ore 11.50, sempre sulle consuete frequenze, radiocronaca diretta per il
Messaggio natalizio e la benedizione “Urbi et Orbi” di Giovanni Paolo II, con
commento in italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo e portoghese.
L’INAUGURAZIONE, IN PIAZZA SAN PIETRO, DEL
PRESEPE MONUMENTALE.
IL
CARDINALE SZOKA: E’ UN SIMBOLO DI PACE RISPETTATO ANCHE DAI NON CREDENTI
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
Un fronte di 20 metri per un’altezza di 9, e 450 metri
quadri di superficie occupata, 50 in più dello scorso anno. Sono le
“coordinate” del grande presepe che oggi pomeriggio, alle 17, verrà inaugurato
in Piazza San Pietro, alla presenza del cardinale Edmund Szoka, presidente
della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. Nove delle
17 grandi statue che lo ornano, provengono dal presepe che San Vincenzo
Pallotti allestì nel 1842 nella chiesa romana di Sant’Andrea della Valle. Tra
storia e significato spirituale, ripercorriamo la tradizione del presepe con questo servizio di Alessandro De
Carolis:
**********
(musica)
Settecentottant’anni. E’ un anniversario che non sente il
peso dell’anagrafe, quello del presepe. Quando S. Francesco nel 1223 ebbe
l’idea di mettere in “scena” la nascita di Gesù a Greccio, regalando a quel
piccolo borgo reatino sperduto tra la querce e i lecci una fama immortale, non
poteva sospettare che il suo presepe vivente avrebbe avviato una lunghissima
tradizione di emulazioni. Legno, terracotta, pietra, metallo, cartone,
plastica, leghe futuribili: la scena della stalla di Betlemme tiene il passo
della tecnologia ma continua a incantare e a commuovere chi la osserva. Nel
segno di una tradizione che si rinnova è anche il presepio monumentale che ogni
anno riporta a una notte di duemila anni fa i marmi di Piazza San Pietro.
Quello che verrà inaugurato oggi pomeriggio colpisce non solo per le sue misure
imponenti, ma per l’insolita struttura circolare, che permette una visione
della scena della Natività da ogni lato della piazza. Una novità architettonica
per un messaggio di pace che ritorna intatto ogni anno, tra i rumori del mondo
che sfumano davanti al silenzio della grotta. Il cardinale Edmund Szoka, al
microfono di Giovanni Peduto:
R. – Il
messaggio non è solo la nascita di un bambino, ma la nascita del nostro
Redentore, perché Dio è entrato nel mondo per la nostra salvezza. Questo è il
messaggio del Presepe.
D. – Cosa dice il presepe anche a chi non crede? C’è un
messaggio anche per i non credenti?
R. – E’ difficile rispondere a questo. Per alcuni
estremisti forse è un simbolo che fa rabbia. Ma penso che per la stragrande
maggioranza dei popoli, anche se non credono, il presepe sia un bel simbolo
religioso che rispettano.
Di
monumentale non c’è solo il presepio, in Piazza San Pietro. Con i suoi 27 metri,
l’abete donato quest’anno dal Valle d’Aosta sorveglia la piazza con le sue luci
e i suoi addobbi. Un doppio spettacolo per riflettere con stupore e gioia e silenzio
sul mistero di un Bambino che illumina con l’innocenza i chiaroscuri
dell’umanità.
(musica)
**********
NESSUNO RESTI INDIFFERENTE DI FRONTE AL
DRAMMA DEI MIGRANTI:
QUESTO
L’APPELLO LANCIATO IERI DAL PAPA
NEL
MESSAGGIO PER LA GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO
-
Intervista con il cardinale Giovanni Cheli -
L’accoglienza
dei migranti e dei rifugiati e il riconoscimento dei loro diritti come via per
la pace nel mondo. Questo l’appello lanciato ieri dal Papa nel messaggio per
la Giornata Mondiale del Migrante che
sarà celebrata il 6 gennaio prossimo. Un invito che cade proprio in questi
giorni di festa: nessuno resti indifferente – ha detto Giovanni Paolo II – di
fronte al “ peregrinare sconsolato degli sfollati” e alla “fuga disperata dei rifugiati”. Nel mondo oggi
sono più di 200 milioni le persone che hanno lasciato il proprio Paese
d’origine, spesso costrette dalla miseria, dalle persecuzioni o dalle guerre.
Ma ascoltiamo la riflessione del
cardinale Giovanni Cheli, per tanti anni presidente del Pontificio Consiglio
per i migranti, intervistato da Giovanni Peduto.
**********
R. – Natale, anche se non è la festa più importante
dell’anno liturgico – è la Pasqua, lo sappiamo – è tuttavia la festa che –
direi – è più vicina al cuore delle famiglie, perché si ama in questi giorni
trovarsi assieme con i nostri cari. E ai nostri fratelli che hanno lasciato il
loro Paese per cercare un futuro migliore, io vorrei ricordare che anche Gesù
ha conosciuto il loro dramma: la Sacra Famiglia ha sperimentato ciò che vuol
dire recarsi in un Paese straniero di cui si ignora la lingua e dove c’è
l’incertezza di trovare un lavoro. Gesù e la Sacra Famiglia hanno sperimentato
la pena di chi ha lasciato dietro di sé parenti, amici, usi e tradizioni care.
D. – Il mondo, oggi, rischia di sbattere la porta in
faccia ai migranti, come più di duemila anni fa ha fatto con la Sacra Famiglia?
R. – Questo è vero! C’è molta prevenzione contro coloro
che migrano, si fa un po’ di ogni erba un fascio. Gesù ci ha insegnato a vedere
in ogni donna, in ogni uomo, in ogni bambino, se stesso; ci ha insegnato che
tutto quello che facciamo ai nostri fratelli che hanno bisogno di aiuto, lo
facciamo a lui. E infine, vorrei ancora dire ai nostri amici migranti, che noi
tutti siamo migranti, perché questa non è la nostra patria vera: la patria non
è di questo mondo, ma è in cielo, e il ritorno a questa patria dobbiamo
guadagnarcelo amando Dio e il prossimo come noi stessi.
**********
NOMINE
Nella Repubblica Ceca, Giovanni Paolo II ha accettato la
rinuncia al governo pastorale della diocesi di Litoměřice, presentata
per raggiunti limiti di età dal vescovo Josef Koukl. Al suo posto, il Papa ha
nominato il sacerdote Pavel Posád, della diocesi di Brno, finora direttore
spirituale del Seminario di Olomouc, elevandolo alla dignità di vescovo. Il nuovo
presule, 50 anni, è stato ordinato sacerdote nel 1977 ed ha svolto il ministero
di parroco in diverse località fino al ’93, anno in cui ha assunto la carica
ricoperta finora nel Seminario di Olomuc.
La diocesi di Mymensingh, eretta
nel 1987, e situata nella parte settentrionale del Bangladesh, è suffraganea di
Dhaka, unica Provincia ecclesiastica del Paese. Ha 14 milioni e 200 mila
abitanti, dei quali 65 mila sono cattolici, distribuiti in 10 parrocchie e 8
"sub-parrocchie", con 28 sacerdoti un centinaio di religiose e 347 catechisti. La Diocesi è retta sin dalla
sua nascita dal vescovo Francis A. Gomes.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
"Un vagito di pace" è
il titolo che s'impone nella prima pagina, la quale si apre
con un articolo di Giorgio Rumi sul "senso forte della Festa".
In prima si sottolinea che
"di fronte al Mistero di Betlemme rinasce la speranza del mondo; la paura
si fa serenità, il dolore si trasforma in consolazione; lo smarrimento svanisce
nella certezza del Bambino Redentore".
Nelle vaticane, una pagina con
contributi incentrati sul valore del Natale.
Una pagina sul tema
"Messaggi natalizi dei vescovi italiani".
Nelle estere, Medio Oriente: il
segretario generale delle Nazioni Unite condanna l'incursione che ha provocato
nove morti a Rafah.
Nella pagina culturale, una
pagina dal titolo "Nella grotta di Betlemme il fascino di una regalità
nascosta".
Nelle pagine italiane, in primo
piano la vicenda Parmalat.
=======ooo=======
24 dicembre 2003
TRA VIOLENZA,
TENSIONE E DIFFICOLTA’ I CRISTIANI VIVONO L’ATTESA DEL NATALE
IN IRAQ. DA BAGHDAD LA TESTIMONIANZA DI SPERANZA
DEL NUNZIO APOSTOLICO, MONS. FERNANDO FILONI
In Iraq, in tarda mattinata, per l’esplosione di una bomba
hanno perso la vita tre soldati americani. Poche ore prima erano morte 4
persone nell’esplosione nella città curda di Arbil, nel nord del Paese. Un’auto
era esplosa fuori dai cancelli dell’edificio del ministero dell'interno nella
città, controllata dal Partito democratico del Kurdistan, uccidendo il
kamikaze, due poliziotti di guardia e un passante. Prima dell’alba, l'esercito
americano aveva condotto una massiccia operazione contro la guerriglia
anticoalizione nella parte sud di
Baghdad. Secondo testimoni, tra esplosioni e il rombo di aerei, è stato uno dei
combattimenti più duri degli ultimi mesi tra forze Usa e guerriglia.
Il Natale in Iraq, dunque, sarà difficile. Roberto
Piermarini ha chiesto al Nunzio Apostolico a Baghdad, mons. Fernando Filoni, di
parlarci delle condizioni della popolazione ma, innanzitutto, dello spirito con
cui i cristiani vivono la vigilia:
**********
R. - C’è la speranza, ovviamente, per il futuro. Noi
viviamo questo Natale un po’ come in passato. Certo le cerimonie liturgiche della
notte quest’anno si faranno il pomeriggio, proprio per la mancanza di sicurezza
durante la notte. E poi, ognuno celebrerà il Natale in famiglia. Qui si usa
molto aspettare questo giorno proprio per incontrarsi. Diciamo che i cristiani
festeggeranno come di consueto questo Natale, con qualche piccolo accorgimento
rispetto alla sicurezza.
D. – Che cosa è cambiato nel
Paese dopo la cattura di Saddam Hussein?
R. – Forse c’è in questo momento
uno stato d’animo un po’ più tranquillo, nel senso che il nome, ovviamente,
faceva sempre impressione nella psiche della gente, nel parlare comune. Forse
c’è un atteggiamento un po’ più di tranquillità. Questo probabilmente diventa
anche occasione per sperare che in un futuro non lontano anche la vita riprenda
una sua tranquillità, una certa normalità che, al momento, comunque, manca.
D. – In questo clima di
insicurezza e anche di tensione la minoranza cattolica si sente minacciata?
R. – Non tanto come minoranza
cattolica, ma si prova l’insicurezza generale dovuta al lavoro che manca, ai
generi che costano molto, al fatto che non si trova il carburante. C’è il
problema non solo dei trasporti ma anche del riscaldamento ora che fa freddo.
Ci sono le condizioni carenti degli ospedali. Tutte queste cose naturalmente
creano incertezza e uno stato di disagio generale. Ma come cristiani, in questo
momento non abbiamo problemi particolari.
D. – Mons. Filoni, che cosa si
augura per l’Iraq in questo Natale?
R. – L’augurio è la speranza,
che credo appartenga alla gente, di vedere che dopo tanti anni, tra problemi e
difficoltà, dittatura e guerre, finalmente si possa ricostruire un Paese nel
quale la gente possa vivere con speranza in ordine all’educazione dei propri
figli, in ordine ad una vita dignitosa, in ordine anche al vivere nel contesto
internazionale come un Paese rispettato.
**********
ANCORA UN NATALE DI GUERRA IN MEDIO
ORIENTE. 9 PALESTINESI
SONO
RIMASTI UCCISI NELLE ULTIME ORE NELLA
STRISCIA DI GAZA.
L’ATTESA
PER LA MESSA A BETLEMME DEL PATRIARCA LATINO, SABBAH
Ancora
un Natale di guerra in Medio Oriente, il quarto dopo l’inizio della nuova
Intifada. Nove palestinesi sono rimasti uccisi nell’operazione condotta dalle
truppe israeliane dalle prime ore di ieri a Rafah, nella striscia di Gaza, al
confine con l'Egitto. Operazione che il segretario generale dell’Onu, Kofi
Annan, ha deplorato. Inoltre, crea tensione l’annuncio di Israele di accelerare
i lavori di costruzione del cosiddetto muro di sicurezza o di separazione dai
palestinesi in Cisgiordania, per finire entro il 2005. Non può essere serena,
dunque, l’attesa per la Messa che sarà celebrata questa sera a Betlemme dal
patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah. Ieri, insieme con i leader cristiani,
il presule si era recato per gli auguri a Ramallah dal presidente palestinese
Arafat, che anche quest’anno sarà impossibilitato a partecipare alle
celebrazioni. Il servizio di Graziano Motta:
**********
Si è
animata la piazza antistante alla Basilica della Natività per l’arrivo, nel
primo pomeriggio, del patriarca latino Michel Sabbah che non ha trovato certo
ad accoglierlo le fanfare degli scout come in epoca di pace, ma sacerdoti
diocesani e frati francescani disposti per la processione di ingresso nella
chiesa parrocchiale, ove celebrerà la Messa di mezzanotte, e le autorità civili
e politiche di Betlemme della regione, che lo hanno accompagnato fra due ali di
fedeli locali e di pellegrini, un po’ più numerosi dell’anno scorso.
Il
corteo del patriarca, partito qualche ora prima da Gerusalemme, sotto scorta della
polizia israeliana - agenti in automobile prima, quindi a cavallo, e poi per le
vie di Betlemme da quattro poliziotti palestinesi, pure a cavallo – è stato
salutato da tanta gente. Ma è sempre epoca di Intifada. Nessun segno di festa è
stato approntato, qualcuno solo nella piazza antistante alla Basilica. Sui muri
ci sono manifestini con i ritratti dei “martiri”, ovvero coloro che sono morti
nella guerriglia e negli attentati suicidi, contro gli israeliani, e tanti
graffiti di esaltazione della rivolta, che ha registrato nelle ultime ore degli
sviluppi politici negativi. Per protesta contro l’operazione militare
israeliana nel campo di Rafah, alla frontiera tra Gaza ed Egitto, che si è
conclusa questa mattina con un pesante bilancio, nove palestinesi uccisi e 30
feriti, il primo ministro palestinese Abu Ala ha annullato l’incontro che il
suo capo di gabinetto doveva avere oggi con uno stretto collaboratore del primo
ministro Sharon, al fine di preparare un loro vertice. E il ministro
palestinese Saeb Erekat, ricevuto questa mattina da Shimon Peres, capo
dell’opposizione parlamentare israeliana, ha voluto ribadire che le misure
unilaterali annunciate dal governo Sharon – persistendo la stasi del dialogo
politico – comprometterebbero ogni possibilità futura di accordo.
Per
Radio Vaticana, Graziano Motta.
**********
STORIA DI UNA RAGAZZA ALBANESE CONVERTITA AL CATTOLICESIMO
- La
testimonianza di Agnesa -
Nella sua terra, l’Albania, non era stata educata al
cattolicesimo. Trasferitasi in Italia con la sua famiglia, ha cominciato a
frequentare un gruppo di giovani e ha scoperto Cristo. Battezzata, comunicata e
cresimata, Agnesa, vivace ragazza oggi offre una forte testimonianza cristiana
ai compagni di scuola. Con il suo entusiasmo sta coinvolgendo la madre perché
conosca l’esperienza del cristianesimo e il fratello minore perché venga
istruito nella fede cattolica. L’Istituto agostiniano secolare Communio
l’ha scelta per conferirle un riconoscimento. Il servizio di Tiziana Campisi.
**********
Agnesa vive a Forlì ed è di origine albanese. A lei la
Fraternità laicale agostiniana di vita consacrata Communio ha deciso di
conferire il riconoscimento “Nella Mariani”. Il premio viene assegnato ogni
anno per ricordare Nella. E’ stata una madre di 11 figli che è rimasta vedova,
ha educato i suoi bambini trasmettendo loro una fede profonda e non ha smesso
di prodigarsi nella sua parrocchia, dedicandosi al servizio pastorale e
consacrandosi con i voti di povertà, castità ed obbedienza rimanendo laica. Il
riconoscimento a lei dedicato vuole evidenziare testimonianze dei valori
cristiani vissute nella famiglia e nella vita di tutti i giorni e sostenere
concretamente situazioni disagiate. Ascoltiamo.
R. – Sono nata in un Paese comunista e la dittatura ha posto il divieto su tutto e, quindi,
anche sulla religione cattolica. Si poteva praticare la fede solo in modo nascosto. Io non avevo, ovviamente, ricevuto
nessun tipo di sacramento.
D. –
Come hai cominciato a frequentare la Chiesa cattolica?
R. – Quando siamo venuti ad abitare a Forlì, io frequentavo le Superiori
ed avevo conosciuto frequentando l’associazione, Gioventù Studentesca, alcuni ragazzi.
Mi sono trovata vicino a queste persone per le quali Gesù non era soltanto un
personaggio mitico, ma rappresentava un
aspetto molto concreto della vita. Questo modo di vivere ogni cosa
rendendo grazie per i doni di Dio mi ha affascinato molto. Ho quindi cominciato
a seguire il Vangelo a tal punto che quando mi hanno chiesto se volevo ricevere
i Sacramenti ne ero felicissima.
D. – Chi è per te Cristo?
R. – Non è una visione
che ho tutte le sere prima di andare a letto, ma è la concretezza della
realtà. E’ il fatto che mi trovo sempre ad essere chiamata, amata ed
incoraggiata, con tutti i miei dubbi ed i miei difetti. E’ trovare un compagno
di viaggio che si manifesta tramite un volto umano. Il cattolicesimo non è una
interpretazione, è una realtà, è un avvenimento che viene vissuto giorno per
giorno.
**********
NEL SEGNO DELLA TRADIZIONE, SI RINNOVA L’APPUNTAMENTO
ROMANO CON LA MOSTRA DEI CENTO PRESEPI
-
Servizio di Maria Di Maggio -
Come ogni anno, si rinnova a Roma l’appuntamento con la mostra
dei “100 Presepi”, la tradizionale esposizione di arte presepiale giunta
quest’anno alla sua 28ma edizione. La rassegna, posta sotto l’Alto Patronato
del Presidente della Repubblica e realizzata con il patrocinio della Conferenza
Episcopale Italiana, resterà aperta al pubblico nelle sale del Chiostro del
Bramante fino al 6 gennaio prossimo. Per i più piccoli, oltre alla visita alla
mostra, la possibilità di accedere al laboratorio “Il presepe come gioco”, dove
impareranno a costruire i personaggi della Natività che una volta realizzati
saranno donati ai piccoli autori. Il servizio è di Maria Di Maggio.
**********
(musica)
Tradizione e creatività sono il filo conduttore della
28.ma edizione della mostra “100 Presepi”, che quest’anno propone al pubblico
160 lavori provenienti da 12 regioni d’Italia e da 17 Nazioni estere. Opere
realizzate da artisti o da semplici amatori, ma anche da scolaresche,
associazioni culturali e cooperative operanti nel sociale che hanno scelto di
raccontare il tema della Natività di Nostro Signore attingendo a tecniche e
materiali eterogenei. Come conferma ai nostri microfoni Maria Carla Menaglia,
curatrice dell’esposizione:
R. – La cosa bella di questa iniziativa, secondo me, è la
fantasia, cioè questo desiderio di fare il presepe in ogni modo: quest’anno ne
abbiamo addirittura uno di sabbia! Poi ci sono quelli fatti con i legumi, con
la carta d’argento, ci sono quelli fatti con il polistirolo e quelli fatti con
i tappi dello champagne. Poi, ci sono i presepi in terracotta, in cartapesta
secondo gli stili delle varie regioni, perché ogni regione italiana ha il suo
stile. Questo vale anche per i Paesi esteri: sono veramente interessanti, i
presepi che vengono dall’estero perché rappresentano le tradizioni, la cultura,
il folklore dei Paesi da cui provengono. Quello del Messico è tutto colorato,
quelli svizzeri, tedeschi eccetera invece sono in legno, quindi un po’ più seri
… insomma, rappresentano la cultura dei Paesi da cui provengono.
D. – Dottoressa Menaglia, tra i presepi esposti in mostra,
quale ritiene particolarmente significativo?
R. – La Fondazione Villa Maraini per il recupero dei tossicodipendenti
tutti gli anni partecipa alla nostra Mostra e quest’anno ha fatto una cosa
veramente particolare: è una grande mano con dentro la Natività. Significa che
Dio porge sempre la sua mano per aiutarci e soprattutto per aiutare questi
ragazzi che sono stati colpiti da tale problema. Loro hanno fede in Dio e
quindi hanno voluto esprimere la loro fede con questa mano di Dio che li
conduce e li aiuta a superare i momenti difficili.
(musica)
**********
=======ooo========
24 dicembre 2003
NUOVE SPERANZE DI PACE IN MYANMAR:
GOVERNO
E RIBELLI DISPONIBILI ALLA RIPRESA DELLE TRATTATIVE
PER LA
RICONCILIAZIONE
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
**********
YANGOON.= In Myanmar (ex Birmania) sono più vicini
i colloqui di pace tra i ribelli e la giunta militare del Paese asiatico. I
negoziati potrebbero iniziare già la prossima settimana ma manca ancora
l’accordo sul luogo dell’incontro. L’annuncio della possibile ripresa delle
trattative è stato dato ieri dal generale Bo Mya, capo militare dei miliziani
dell’Unione nazionale Karen (Knu). Il leader dei ribelli ha precisato che il
governo del Myanmar ha chiesto di tenere i colloqui nella capitale Yangon
mentre i miliziani preferirebbero che si svolgessero a Bangkok, nella
confinante Thailandia. Lo scorso 12 dicembre le parti hanno raggiunto “un
accordo verbale” per un cessate-il-fuoco in modo da creare un clima favorevole
all’avvio di un più stabile processo di pace. I Karen sono un popolo che vive
nei territori orientali del Paese asiatico, a ridosso del confine occidentale
della Thailandia, e chiede l’autonomia politica. La Birmania, dove nel 1962 è
stato instaurato un regime militare con un colpo di Stato, è una ex colonia
britannica che nel 1989 prese il nome di Myanmar. Alla schiacciante vittoria
dell’opposizione, nel 1990, seguì l’annullamento delle elezioni e l’arresto
della leader Aung San Suu Kyi, tuttora agli arresti domiciliari. Nel Paese
asiatico, martoriato da 50 anni di conflitti interni per il controllo dei
territori al confine con la Thailandia, ricchi di piantagioni d’oppio, sono
oltre migliaia le persone morte a causa delle violenze. (A.L.)
**********
“NELLA SEMPLICITÀ DEL PELLEGRINAGGIO DELLA
NOSTRA VITA,
LASCIAMOCI
CONDURRE DALLA LUCE DI CRISTO CHE CI AMA PERSONALMENTE”.
E’ QUESTO
L’INVITO DEI VESCOVI BRASILIANI IN OCCASIONE DEL NATALE
BRASILIA. = “La stella di Betlemme continui a
risplendere in mezzo alle difficoltà e alle apprensioni, alle violenze e alle
sfide, affinché si costruisca una nuova umanità e un Brasile più giusto e
solidale”. E’ l’auspicio rivolto dai vescovi brasiliani per il Natale. “Come
pastori – osservano i presuli – siamo chiamati a comprendere il cammino che
conduce alla grotta di Betlemme”. Facendo eco alle parole di Giovanni Paolo II,
i vescovi brasiliani rilevano, inoltre,
come il Papa ci faccia percepire i segnali della luce di Betlemme: “Dio sta
preparando una grande primavera cristiana, di cui già si intravede l’inizio.
Oggi infatti si manifesta una nuova convergenza dei popoli per i valori evangelici,
quali il rifiuto della guerra, il rispetto della persona umana e la tendenza al
superamento di tutte le forme di razzismo”. (A.M.)
CON L’OBIETTIVO DI FAR RISCOPRIRE L’AUTENTICO SENSO
DELLA FESTA DEL NATALE PROSEGUE, IN PERÙ, LA CAMPAGNA DI SOLIDARIETÀ
DEL
MOVIMENTO DI VITA CRISTIANA IN FAVORE DI OLTRE 50 MILA BAMBINI DI LIMA
LIMA. =
“Il Natale è Gesù. Accendi una speranza per 50 mila bambini”. E’ questo il tema
della campagna di solidarietà promossa, a Lima, dal Movimento per la vita
cristiana (Mvc). L’iniziativa, nata nel 1985 in risposta alla grave situazione
di povertà in cui vivono migliaia di famiglie peruviane, intende “porre
l’accento sul vero significato dell’arrivo del Signore e chiamare i fedeli alla
solidarietà”. Uno tra i centinaia di volontari che serviranno pasti e
distribuiranno doni ai più piccoli, lo
studente Carlos Eduardo Zamalloa, sottolinea il valore di questa campagna: “Per
noi è molto importante che nelle nostre Università nascano istituzioni capaci
di sensibilizzare gli studenti affinché non vivano senza aprirsi al prossimo”. Il Mvc, presente in diversi Paesi
dell’America Latina, negli Stati Uniti e in Europa, è un movimento ecclesiale
internazionale il cui impegno fondamentale è quello di promuovere una rinnovata
evangelizzazione e riconciliazione. (A.L.)
SANT’EGIDIO FESTEGGIA IL NATALE CON I
CARCERATI DEL PENITENZIARIO
DELLA
GUINEA CONAKRY OFFRENDO AI DETENUTI LA CENA DELLA VIGILIA
ED UNA
SERATA DI CANTI E PREGHIERE
CONAKRY. = Decine di membri della Comunità di Sant’Egidio
trascorreranno la notte di Natale con i detenuti della prigione centrale di
Conakry, capitale della Guinea. “Eccezionalmente tutti i prigionieri
scenderanno nel cortile centrale e divideranno con noi la cena della vigilia”
ha detto all’Agenzia Misna un responsabile locale della Comunità, movimento di
laici a cui aderiscono oltre 40.000 persone, nato a Roma nel 1968 e impegnato
in più di 60 Paesi. “Abbiamo preparato – ha aggiunto – 200 chili di riso da
distribuire tra circa 900 reclusi, e anche piccoli regali, come saponette o
oggetti personali; consegneremo loro anche vestiti che ci sono stati inviati
dalla nostra comunità in Belgio”. Le autorità della Guinea – dove si sono
tenute da poco elezioni presidenziali contestate e boicottate dall’opposizione
– non hanno concesso a Sant’Egidio l’autorizzazione per filmare o scattare foto
dei festeggiamenti all’interno del carcere. I responsabili locali hanno specificato
che si tratterà di una serata di canti e preghiere. (A.L.)
NEGLI EMIRATI ARABI I BAMBINI CRISTIANI
DELLA SCUOLA DI SAINT MARY
HANNO
ALLESTITO, PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA DEL PAESE,
UNA
RECITA NATALIZIA
FUJAIRAH. = Negli Emirati Arabi si è tenuta, per la
prima volta, una rappresentazione della Natività: l’hanno recitata i bambini
della scuola cattolica di Saint Mary. “E’ stato un grande evento per i piccoli
e per le loro famiglie – racconta all’Agenzia Misna la missionaria, suor Fosca
Berardi – che ha suscitato molta commozione e favorito il diffondersi di un
sincero clima natalizio nella comunità cristiana di Fujairah, in buona parte
composta da famiglie cristiane”. “Abbiamo fondato la nostra parrocchia di Saint
Mary meno di due anni fa – spiega la missionaria – e la celebrazione del Natale
era praticamente ignota. Ma lentamente anche le famiglie islamiche, che mandano
i loro figli alla nostra scuola, iniziano a conoscere le nostre tradizioni
religiose, e con grande gentilezza e cordialità vengono a farci gli auguri”. E
tra i doni più belli che la missionaria sottolinea di avere ricevuto ci sono le
tante domande incuriosite dei cittadini di religione islamica che le chiedono
cosa sia il Natale. “Rispondo loro nel modo universale che il cristianesimo ci
ha insegnato: è il giorno che ci ricorda che Dio ci ama”, conclude suor Fosca.
(A.L.)
“ADOTTA UN PAPÀ DEL SUD DEL MONDO PER UNA
SETTIMANA".
E’ IL
TITOLO DELL’INIZIATIVA DI SOLIDARIETÀ PROMOSSA
DAL COMITATO
DI COLLEGAMENTO DI CATTOLICI PER UNA CIVILTÀ DELL’AMORE
ROMA. =
“Quest’anno abbiamo promosso il progetto ‘Adotta un papà nel Sud del mondo’ per
sostenere le famiglie dei Paesi più poveri”. Con queste parole il segretario
generale del Comitato Collegamento di Cattolici per una Civiltà dell’Amore, Michele
Rotunno, ha illustrato all’Agenzia Sir la campagna, basata sull’offerta di 25
euro, per offrire una settimana di lavoro ad un padre di famiglia di un Paese
in via di sviluppo. Sono decine le famiglie religiose maschili e femminili che
presentano al Comitato Cattolici i loro progetti e questo impegno produce
ottimi risultati per le comunità locali. “Fare un regalo ad una famiglia povera
– spiega Rotunno - è uno sforzo sopportabile per una famiglia italiana ed è un
regalo che aiuta a riflettere”. “Questo stile basato sul rapporto diretto tra
l’offerente e il beneficiario – ha concluso - ci ha permesso di attivare, dal
1986 ad oggi, oltre 22 mila micro-progetti. Di questo dobbiamo dire grazie alla
generosità di quanti hanno preso a cuore la causa della civiltà dell’amore”.
(A.L.)
=======ooo=======
24 dicembre 2003
- A cura di Fausta Speranza -
Un
primo caso di mucca pazza è stato registrato negli Stati Uniti. Il bovino, affetto
dalla sindrome Bse, è stato subito inviato per accertamenti in Gran Bretagna,
ma intanto la notizia ha provocato le immediate reazioni nel settore delle
esportazioni di carne bovina statunitense. Dopo Giappone e Corea del sud anche
Taiwan, Singapore e Malaysia hanno già
annunciato il blocco delle importazioni di carne americana, mentre l’Europa non
inasprirà le misure che sono già in atto. La scoperta avrà ripercussioni
sull’economia internazionale, come conferma Enrico Moriconi, esperto del morbo
Bse, intervistato da Andrea Sarubbi:
**********
R. – Ci saranno grosse
ripercussioni perché ormai quando si verificano problemi sanitari, questi
vengono utilizzati per giustificare l’applicazione di barriere commerciali.
Quando in Italia c’è stata l’afta, l’America ha vietato l’importazione di grana
e di prosciutto crudo, ad esempio. Noi, in Europa, non abbiamo un grosso scambio
di carni, perché gli ormoni negli Stati Uniti sono ammessi e in Italia no.
Però, eventuali misure contro la carne statunitense, in altre parti del mondo,
apriranno degli scenari incredibili. Almeno nel breve periodo, ad esempio, ci
sarà una corrente di esportazione dall’Europa verso mercati dove prima non
riuscivamo ad andare.
D. – E’ stato sollevato il
problema fast-food. Secondo lei, per esempio i fast-food italiani sono a
rischio?
R. – I fast-food si servono
sempre della carne locale. Ad esempio in Italia, Cremonini fornisce i bovini e
la carne per i fast-food di tutta Italia.
D. – E invece cosa c’è da temere
per la salute dell’uomo? Si leggeva di scoperte anche in questo campo…
R. – Il problema che viene
spesso, purtroppo, trascurato è l’altra notizia, uscita pochi giorni fa del
primo contagio, che sembra dimostrato, da trasfusione di sangue da uomo a uomo.
Questo dovrebbe ribaltare o per lo meno sconvolgere tutte le previsioni fatte,
perché noi partiamo dall’idea che solo il cervello sia infettivo. Se anche il
sangue può essere pericoloso si apre tutto un capitolo non ancora esplorato sul
problema legato al consumo dei muscoli e del latte. Perché il sangue va ovunque
e quindi anche i muscoli e il latte potrebbero avere dei problemi.
**********
Il governo italiano interviene per salvare la
Parmalat, la più grande azienda casearia d’Europa. Diventa operativo da oggi il
decreto messo appunto ieri dal governo
per le grandi imprese, quelle superiori ai 1000 dipendenti e con debiti per
oltre un miliardo di euro in crisi di insolvenza. E’ stimato intorno ai 7 miliardi di euro il buco nei conti della
Parmalat. La Procura di Parma, che sembra aver aggiunto altri nomi tra gli
indagati, ha disposto una perquisizione in casa di Calisto Tanzi, fondatore ed
ex presidente del gruppo, che risulta scomparso all’Estero. Si cercano
riscontri a quanto affermato da Tonna, ex direttore finanziario di Parmalat e
Silingardi, ex presidente di Cariparma ed ex membro del Consiglio
d’amministrazione della Parmalat. Le implicazioni della vicenda sono internazionali,
visto ad esempio i legami con banche come la Bank of America. Ma anche sul
decreto l’Europa vuole vederci chiaro. Il servizio di Giampiero Guadagni.
**********
Sarà dunque un Commissario straordinario, l’attuale
presidente Enrico Bondi, a gestire la crisi Parmalat. E’ l’effetto del Decreto
del governo che entra in vigore oggi e riguarda tutte le grandi imprese
insolventi e poco fa la Parmalat ha presentato istanza di adesione. “Obiettivo
principale del Decreto”, ha spiegato ieri il ministro delle attività
produttive, Marzano, “è salvaguardare i lavoratori dell’Azienda ed i
risparmiatori”. Dopo le festività natalizie il governo adotterà provvedimenti
mirati al riordino del controllo del risparmio e all’allineamento al regime
europeo delle sanzioni. Il Commissario europeo alla concorrenza, Mario Monti,
ha invitato il governo italiano ad informare Bruxelles sulle esatte modalità di
funzionamento del Decreto varato ieri e soprattutto se siano previsti vantaggi
fiscali per la Parmalat. Sul fronte dell’inchiesta continuano, anche oggi, gli
interrogatori dei dirigenti. C’è stato un vertice tra le procure di Milano e
Parma da cui sono emerse alcune certezze. Il buco di circa 7 miliardi di euro
si è aperto da molti anni, forse già dal 1988, e, secondo l’ex-direttore
finanziario, Fausto Tonna, la famiglia Tanzi, finora proprietaria del gruppo
agro-alimentare, era a conoscenza dei falsi in bilancio. Per effetto della
crisi della Parmalat il governo di Roma ha deciso di chiedere alla Commissione
europea di riconoscere lo stato di crisi del settore lattiero caseario in
Italia. In particolare Bruxelles ha chiesto di attivare le misure comunitarie
di sostegno per la deroga a regime ordinario degli aiuti di Stato, per aiutare
le imprese degli allevatori ad uscire da una situazione di grande difficoltà.
Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
**********
C’è poi l’altro decreto che ha stabilito la proroga
per le trasmissioni di Rete4 e Rai3 che altrimenti avrebbero dovuto
rispettivamente, l’una passare su satellite e l’altra rinunciare alla
pubblicità, in ottemperanza a quanto previsto dalla legge Maccanico del 1997.
Il decreto prevede che l'Autorità per le comunicazioni, guidata da Cheli,
presenti entro il 30 aprile una relazione al governo e, poi, dopo altri 30
giorni prenda una decisione finale.
E sempre in Italia, si è dichiarata militante rivoluzionaria del partito Comunista
Combattente, Diana Blefari Melazzi, l'affittuaria del covo delle Br trovato in
via Montecuccoli a Roma, che si trova
agli arresti. La donna si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Secondo
gli inquirenti, però la sua sembra una militanza rivoluzionaria non stabilmente
inserita nella struttura delle Br.
Il leader separatista ceceno, Shamil Basaiev, ha
rivendicato i due attentati suicidi che hanno colpito in dicembre il sud della
Russia e Mosca, preannunciando altri attacchi terroristici da parte delle forze
indipendentiste. Intanto, la Russia è impegnata in una durissima operazione al
confine tra Daghestan e Georgia per snidare un folto gruppo di ribelli ceceni.
Il servizio di Giancarlo La Vella:
**********
Sono oltre duemila i soldati e i
poliziotti russi che stanno assediando da dieci giorni circa settanta
guerriglieri ceceni che avevano fatto irruzione in Daghestan, uccidendo dieci
guardie di frontiera. Un’operazione che si sta rivelando più difficile del
previsto. Sembra che i guerriglieri si siano divisi in gruppi più piccoli, sfruttando
la conoscenza del territorio. Intanto Mosca, che sta utilizzando aviazione e
artiglieria, annuncia che, entro un paio di giorni, avrà ragione di quelli che
ritiene essere dei terroristi. Probabilmente un gruppo cospicuo di miliziani si
trova anche in Georgia. E il Cremlino è tornato a tuonare contro Tbilisi. Il
consigliere per la Cecenia, Sergei Yastrezhembsky, ha accusato l’ex repubblica
sovietica del Caucaso di essere la porta di ingresso per il terrorismo
internazionale islamico diretto in Cecenia. E lo ha fatto proprio nel giorno in
cui è arrivata a Mosca la Presidente ad interim georgiana, Nino Burdhanadze.
Nel corso di una conferenza stampa, Yastrezhembsky ha mostrato i passaporti
ritrovati sui corpi di 17 ribelli uccisi dalle forze militari russe lo scorso
novembre nella regione cecena di Chali. Fra loro vi sono tre turchi, un tedesco
e un algerino, arrivati illegalmente in Russia per aderire alla ribellione
cecena. Avevano tutti un visto georgiano.
**********
L'ex premier del Madagascar Tantely Andrianarivo è stato
condannato a 12 anni di lavori forzati e a 42 miliardi di franchi malgasci di
danni e interessi. In carcere dall’ottobre 2002, l’ultimo premier dell’ex
presidente Didier Ratsiraka è stato accusato di storno di fondi pubblici,
usurpazione di funzione e attentato alla
sicurezza dello stato. Ratsiraka aveva lasciato il Madagascar nel luglio 2002
per rifugiarsi in Francia, lasciando il
potere al suo successore Marc Ravalomanana, in seguito alla crisi politica nata
dalla contestazione dei risultati del
primo turno delle elezioni
presidenziali del 16 dicembre 2001. Andrianarivo è il più alto membro
del governo di Ratsiraka a comparire in tribunale nel processo che si è aperto
lunedì scorso e sul quale Amnesty International ha espresso dubbi in quanto alla correttezza.
In Afghanistan sono stati rilasciati i due tecnici indiani
rapiti da sospetti talebani il 6 dicembre scorso. Non è chiaro se il governo
abbia fatto qualche tipo di concessione ai rapitori per giungere alla
liberazione. Lunedì, i ribelli avevano chiesto il rilascio di 55 guerriglieri
in cambio dei due tecnici, rapiti mentre erano impegnati nei lavori di
rifacimento della strada tra Kabul e Kandahar, la principale arteria del Paese.
La Corte d’Appello di Santiago, secondo organo giudiziario
del Cile, ha accettato di esaminare una nuova istanza mirante a privare l'ex
dittatore Augusto Pinochet dell'immunità e a farlo processare per crimini
relativi a violazioni dei diritti umani. La Corte ha dunque accolto la
raccomandazione di uno dei suoi membri,
il giudice Juan Guzmán, di
considerare un’istanza degli avvocati
delle famiglie di 9 desaparecidos.
=======ooo=======