RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 355 - Testo della Trasmissione di domenica 21 dicembre 2003

 

Sommario

                                                            

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Predisporre l’animo a vivere intensamente il grande mistero del Natale: e’ l’invito del Papa, espresso all’Angelus nell’ultima domenica di avvento. Umilta’, silenzio, stupore e gioia sono le parole chiave dell’attesa

 

 La nascita di Cristo anche quest’anno trova il mondo nella sofferenza di tensioni internazionali: la riflessione del cardinale Francis Arinze, Prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Ai 50 anni della Santa Sede è stato dedicato questa mattina un incontro-dibattito presso la sede dell’Unione Stampa Cattolica Italiana

 

Crisi politica ad Haiti: ce ne parlano Dominique Levanty e mon. Luigi Bonazzi

 

 “Islam – aspetti e immagini del mondo musulmano oggi“ in un volume, padre Justo Lacunza propone un viaggio nel complesso pianeta Islam anche affrontando temi come l’integralismo e il fondamentalismo. Intervista con l’autore

 

 “Le antiche Olimpiadi” è il titolo del volume che ripercorre la storia della competizione agonistica. Con noi Mario Pescante

 

 “Duccio. Alle origini della pittura senese”: e’ il titolo della mostra con cui Siena rende omaggio a uno dei massimi esponenti dell’arte italiana. Ai nostri microfoni Luciano Bollosi.  

 

CHIESA E SOCIETA’:

Potrebbero essere 200 i morti nelle filippine, travolti dalle frane causate dal  maltempo

 

Continua l’embargo  di armi verso la Cina deciso dal Parlamento Europeo

Prima edizione domani dell’Oscar della musica cristiana

 

 Il museo di Arte Sacra nella Chiesa di San Giovanni de’ Fiorentini visitato ieri dal cardinale Ruini 

 

24 ORE NEL MONDO:

       Elezioni presidenziali a Conakry, nella Guinea occidentale. L’opposizione diserta il voto, dicendosi certa dello svolgimento irregolare

 

 In Iraq, attacchi a due oleodotti e a una pattuglia Usa.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 dicembre 2003

 

 

 

PREDISPORRE L’ANIMO A VIVERE INTENSAMENTE IL GRANDE MISTERO DEL NATALE

SENZA LASCIARSI CONDIZIONARE DA CHIASSO E CONFUSIONE: E’ L’INVITO DEL PAPA, ESPRESSO  ALL’ANGELUS NELL’ULTIMA DOMENICA DI AVVENTO.

 UMILTA’, SILENZIO, STUPORE, GIOIA

SONO LE PAROLE CHIAVE PER QUESTO TEMPO DI ATTESA

 

 

 “Occorre predisporre l’animo a vivere intensamente il grande mistero del Natale”, ormai vicino, mentre si è intenti a dare “gli ultimi ritocchi al presepe e all’albero”. E’ l’invito che il Papa ha rivolto all’Angelus nell’ultima domenica di Avvento. Il servizio di Fausta Speranza

 

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Il Papa ha sottolineato come, negli ultimi giorni in preparazione al Natale, la Liturgia dia particolare risalto alla figura di Maria. Dal suo “eccomi pieno di fede”, che ha pronunciato in risposta alla divina chiamata, - ha ribadito Giovanni Paolo II - “ha preso inizio il mistero dell’incarnazione”.

 

“Se vogliamo comprendere il significato autentico del Natale, è dunque a lei che dobbiamo guardare, è lei che dobbiamo invocare”

 

Proprio Maria aiuta a comprendere le  parole-chiave del mistero della nascita di Gesù: umiltà,  silenzio, stupore, gioia.  L’umiltà – ha spiegato il Papa – è necessaria per il nostro cuore.

 

“Perché Dio possa trovare spazio nel nostro cuore, non oscurato dall’orgoglio e dalla superbia”

 

Il silenzio è per predisporci al messaggio di Gesù senza rimanere frastornati dal chiasso e dalla confusione. E, poi, se sapremo sostare con intimo stupore davanti al Presepe, potremo “assaporare la gioia semplice  e pura che il Bambino Gesù reca all’umanità”. Invitando ognuno a fare propri i sentimenti di Maria, il Papa ha richiamato alla memoria le parole dell’Antifona al magnificat per proclamare che l’Astro sorgente, “splendore della luce eterna, sole di giustizia verrà a illuminare chi giace nelle tenebre e nell’ombra della morte”.             

 

 

 

 

 

 

Dopo l’Angelus, Giovanni Paolo II ha salutato i pellegrini di lingua italiana e, in particolare, l’Associazione “Per una speranza in più” di Verona. Le loro iniziative – ha sottolineato – ben si intonano allo “spirito del Natale perché Gesù viene a donare speranza ad ogni uomo e all’intera famiglia umana”.

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LA NASCITA DI CRISTO ANCHE QUEST’ANNO TROVA IL MONDO

NELLA SOFFERENZA DI TENSIONI INTERNAZIONALI:

LA RIFLESSIONE DEL CARDINALE FRANCIS ARINZE

 

 

Pochi giorni ormai ci separano, dunque, dal Natale e anche quest’anno la festa della nascita di Gesù  cade in un momento di grandi tensioni internazionali. Quale messaggio viene dal Natale al mondo di oggi? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti.

 

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R. - Il messaggio di Gesù Cristo, figlio di Dio che prende la natura umana e viene per la salvezza di tutta l’umanità, viene a riconciliarci con Dio e a portare l’unità tra di noi, famiglie, popoli e nazioni. E’ un messaggio di giustizia e di pace, un invito a  ricreare le relazioni laddove sono state danneggiate a tutti i livelli.

 

D. – Pensiamo al Natale vissuto talvolta in difficoltà dai cristiani in Paesi dove la fede è tollerata o anche perseguitata …

 

R. – Purtroppo ci sono Paesi dove esiste l’estremismo, dove si insiste su una religione che si vuole imporre a tutti e questo non va bene perché il diritto alla libertà religiosa viene da Dio creatore, non dagli uomini, non dai governi, nemmeno dalle religioni. La libertà religiosa va rispettata. Solo così avremo l’armonia nel mondo.

 

D. – Il Papa, nel suo messaggio per la prossima Giornata  mondiale per la Pace, ha ribadito la necessità del perdono anche a livello internazionale. Come è accolto questo messaggio dalle altre religioni?

 

R. – Speriamo che accolgano questo invito. Il Santo Padre ci dà l’esempio. Il mondo non ha dimenticato il 12 marzo del 2000, quando  Giovanni Paolo II ha chiesto perdono a Dio per tutte le offese commesse dai cristiani nel corso della storia. Il perdono, la riconciliazione sono una necessità di oggi e tutte le religioni devono capirlo. Infatti, se una religione non insegna il perdono, quella religione manca di una dimensione fondamentale.

 

D. – I cristiani, a suo avviso, lo vivono davvero il perdono?

 

R. – Chi più, chi meno, perché il Vangelo di Gesù, che non è facile, è una sfida per tutti i tempi.

 

D. – La secolarizzazione sta portando alcuni Paesi di origine cristiana ad abbandonare i segni della fede. Quali le conseguenze?

 

R. – Quando un popolo dimentica il suo passato, allora rovina anche il suo presente e compromette il suo futuro.

 

D. – Come può un cristiano testimoniare in modo autentico il Natale?

 

R. – Certo, c’è l’aspetto familiare e anche la dimensione sociale di questa solennità. C’è lo scambio di doni – speriamo che siano doni  utili… e poi c’è anche il riposo. Però il cuore del Natale è Gesù Cristo, il Figlio di Dio, diventato uomo. E vivere veramente il Natale significa  perdonare coloro che ci hanno offeso e promuovere dovunque la pace, la pace di Gesù, che ci si trovi in famiglia o in parlamento.

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 dicembre 2003

 

 

AI 50 ANNI DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

E’ STATO DEDICATO QUESTA MATTINA

UN INCONTRO-DIBATTITO PRESSO LA SEDE

DELL’UNIONE STAMPA CATTOLICA

 

 

Al centro della tradizionale celebrazione del “Natale del giornalista”, organizzata dall’Unione Cattolica della Stampa Italiana, c’è stata la commemorazione dei  50 anni della nascita della Sala Stampa della Santa Sede. Presenti il cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione dei Vescovi; Joaquin Navarro Valls, direttore della Sala Stampa vaticana; padre Pasquale Borgomeo, direttore generale della nostra emittente. Ha seguito per noi l’incontro, che si è tenuto  presso la sede dell’UCSI a Roma, Ignazio Ingrao.

 

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La relazione del vaticanista Giancarlo Zizola, che ha aperto i lavori della tavola rotonda organizzata dall’Ucsi, ha ripercorso la storia dei rapporti tra la Santa Sede e il mondo dei media nel corso del XX secolo. Una storia segnata da relazioni non sempre facili, fino all’avvento del pontificato di Giovanni Paolo II che ha segnato una decisa trasformazione. Il Pontefice - ha commentato Navarro Valls - “non ha mai avuto un atteggiamento strumentale nei confronti dei mass media”. Si è impegnato, al contrario, a “conoscere la dinamica dei media. Si è reso disponibile a partecipare a questa dialettica, ha adoperato il linguaggio della comunicazione, scegliendo segni che affascinano”. “Il messaggio cristiano – ha osservato il direttore della Sala stampa vaticana – va integrato nella cultura della comunicazione di massa che è profondamente cambiata”.

 

Il giudizio di Navarro sull’informazione religiosa oggi è complessivamente positivo: “Nel corso di questo pontificato – ha proseguito - è cambiato l’interesse dei media sui temi religiosi e morali. Ciò non significa che i media siano sempre d’accordo con il Papa, ma dal punto di vista informativo non c’è più giornale che possa permettersi di ignorare le informazioni che lo riguardano”. Per il futuro,  Navarro Valls ha annunciato che la Sala Stampa della Santa Sede proseguirà nello sforzo di offrire ai giornalisti accreditati mezzi tecnologici sempre più avanzati: “Grazie ad Internet abbiamo creato una sala stampa virtuale – ha spiegato il direttore – alla quale si può accedere da qualsiasi parte del mondo. E, unico caso al mondo, offriamo ai giornalisti collegati attraverso Internet, con embargo, tutti i documenti e gli interventi del papa anche con 24 ore di anticipo. Ora, grazie ad un accordo con la Tim, i giornalisti muniti del Blackberry, possono ricevere il bollettino, le dichiarazioni e le comunicazioni anche fuori orario, ovunque si trovino e senza bisogno di connettersi”.

 

Riflettendo sull’importanza del servizio svolto dai mass media, il cardinale Giovanni Battista Re si è rivolto ai numerosi giornalisti presenti: “L’attività del giornalista è fucina di parole, di immagini e sensazioni da trasmettere all’opinione pubblica. E’ certamente un compito difficile, ma un giornalista deve sempre cercare la verità e comunicare la verità. Questo è il vero fondamento etico della vostra professione, che mai deve essere asservita ad altri fini”. Non dimenticate -  ha proseguito il cardinale - che “l’opinione pubblica è influenzata profondamente non solo dalle notizie ma anche dal modo con il quale esse sono presentate. Perciò l’ideale deve essere servire i valori che fanno crescere la famiglia umana”.

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CRISI POLITICA AD HAITI

Interviste con Dominique Levanty e mons. Luigi Bonazzi

 

 

Mentre gli occhi del mondo sono rivolti verso l’Iraq, l’Afghanistan, il Medio Oriente, dalla parte opposta del globo, la Repubblica di Haiti vive, lontano dai riflettori, un conflitto socio-politico drammatico: il presidente Jean-Bertrand Aristide, rientrato in patria nel 1994 dopo che un colpo di Stato lo aveva rovesciato tre anni prima, vede crescere un movimento di opposizione che abbraccia quasi tutti i settori della società civile. Il servizio di Lucas Duran.

 

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 Le manifestazioni si fanno di giorno in giorno più imponenti, ma altrettanto dura appare la reazione dell’Organizzazione Popolare, considerata vicina agli ambienti governativi. Una situazione al limite dell’insostenibilità, all’alba delle celebrazioni per il bicentenario dell’indipendenza. Ma sentiamo da Dominique Levanty, che dirige l’Agenzia France Press ad Haiti, e che vive in questo Paese da ormai 35 anni. come mai è così difficile parlare di democrazia ad Haiti?

 

(Parole francesi)

R. – L’instaurazione della democrazia ad Haiti è un processo che necessita di tempo. Siamo ancora lontani e, in questo senso, esistono delle ragioni storiche. Le lancette dell’orologio della storia, qui si sono fermate al 1789, all’epoca della Rivoluzione Francese. Un periodo di grande esaltazione rivoluzionaria, ma anche di grande intolleranza politica. Il problema di Haiti è proprio quello dell’intolleranza, della lotta per la conquista del potere, dell’assenza completa di compromesso fra le differenti fazioni.

 

D. - In un recente discorso in commemorazione della battaglia di Vertiers, il presidente Aristide è stato criticato per la terminologia utilizzata e per gli argomenti proposti. Ecco in proposito l’opinione di  mons. Luigi Bonazzi, nunzio apostolico in Haiti:

 

R. – Forse il presidente ha sottolineato troppo l’opposizione del nero e del bianco. Ha lasciato trapelare l’impressione che volesse risuscitare degli antagonismi  razziali che sono fuori luogo.

 

D. – Recentemente, ed anche nel passato, la Conferenza episcopale haitiana ha espresso la possibilità che un presidente si possa anche dimettere per il bene del Paese. E’ un messaggio, questo, diretto al presidente Aristide?

 

R. – Più che un messaggio diretto al presidente Aristide, è un messaggio che vuol essere eco dell’interesse superiore, del bene superiore della nazione. Questo è il punto di riferimento dei vescovi: invitare tutti a mettere al di sopra di interessi contingenti e personali l’interesse della nazione. Si capisce, quindi, cosa intendessero i vescovi affermando che il Paese era come una barca che stava affondando. Per salvare questa barca i vescovi avevano sostenuto che era necessario fare delle riforme in profondità e che poteva rispondere al bene superiore del Paese, in questa situazione politica di tensione e di confusione, che il presidente consideri la possibilità di ridurre il suo mandato o anche di ritirarsi per il bene della nazione. Sono considerazioni fatte con molto rispetto, senza voler imporre niente e che nascono – ripeto – da questa esigenza profonda che  il bene del Paese venga prima del bene delle singole persone.

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“ISLAM - ASPETTI E IMMAGINI DEL MONDO MUSULMANO OGGI”:

E’ IL TITOLO DELL’ULTIMO LIBRO-INTERVISTA DI PADRE LACUNZA

- Intervista con l’autore -

 

Un viaggio nel complesso pianeta dell’Islam contemporaneo, anche alla luce dei tragici episodi di violenza che hanno portato alla ribalta della cronaca temi quali l’integralismo e il fondamentalismo di matrice islamica. E’ quanto propone il libro Islam - Aspetti e immagini del mondo musulmano oggi", scritto da padre Justo Lacunza Balda e pubblicato da Edizioni San Paolo. In oltre 140 pagine, l’autore affronta con semplicità e rigore questioni di scottante attualità. Barbara Castelli ha intervistato per noi padre Lacunza, preside del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica.

 

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R. - Il nostro mondo è complesso, non è monolitico: è variopinto, differenziato, diversificato. Con questo libro-intervista ho cercato di aprire tre finestre molto semplici. La prima finestra è quella della conoscenza: vedere quello che c’è dietro la parola “mondo islamico”. Secondo, ho cercato di spiegare dei termini, delle parole molto difficili in un linguaggio molto semplice e lineare. Terzo, ho tentato di inquadrare questo nella situazione attuale.

 

D. - Ritiene che oggi, nel mondo occidentale, ci sia una sorta di “islamfobia”? E se sì, da che cosa è generata?

 

R. - Io penso ci sia sempre la paura del “diverso”, la paura delle altre religioni, la paura delle altre culture. Questo è dovuto principalmente a due motivi: il primo è l’ignoranza, il secondo sono le barriere del pensiero, della lingua, quelle geografiche ed anche quelle economiche e politiche.

 

D. - Accennava prima alla paura del “diverso”. A suo avviso, quale è il limite che impedisce un naturale e sereno confronto?

 

R. – Innanzitutto, bisogna sentirsi molto liberi nella propria cultura, nella propria fede, nella propria civiltà. Secondo, bisogna capire e rispettare l’altro, non perché può essere come me, ma semplicemente perché è diverso e nella diversità io posso imparare qualche cosa. Tutti questi tasselli formano un grande mosaico di culture e religioni, che è il nostro mondo. Penso sia necessario andare oltre la guerra e oltre i conflitti. Non si costruisce la pace, il buon senso, la democrazia e la libertà, dicendo semplicemente: “Io sono contro la guerra”. Bisogna capire e dopo fare dei piccoli passi in modo costruttivo, lasciando il passato alle nostre spalle e cercando di guardare il futuro con occhi nuovi, con occhi diversi. Occorre andare oltre le macerie, oltre il male, oltre gli atti di terrore, perché noi abbiamo nella nostra anima e nella nostra intelligenza gli strumenti per poter costruire un mondo che sia oggi migliore di quello che era ieri.

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IN VISTA DEL 2004, ANNO CHE L’UNIONE EUROPEA DEDICA ALL’EDUCAZIONE

ATTRAVERSO LO SPORT, IN UN VOLUME INTITOLATO “LE ANTICHE OLIMPIADI”

 MARIO PESCANTE, EX PRESIDENTE DEL CONI, RIPERCORRE LA STORIA

DEI VALORI LEGATI ALLA COMPETIZIONE AGONISTICA

- Intervista con l’autore -

 

  

Rileggere lo sport dell’antichità ellenica per trarne motivi di miglioramento dell’attività agonistica e della società attuale è lo scopo del libro “Le antiche olimpiadi”, scritto dall’ex presidente del Coni, l’on. Mario Pescante, e dal giornalista Piero Mei, presentato recentemente a Roma. Secondo Pescante, guardando agli albori della civiltà, è importante recuperare i valori positivi di uno sport che oggi rivela sempre più motivi di crisi. Sentiamo Pescante, intervistato da Giancarlo La Vella.

 

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R. – Questo libro sta a testimoniare l’esistenza di questi valori. Il principale è la tregua olimpica. Il primo atto politico della storia dell’umanità viene da un evento sportivo. Quindi, bisogna riscoprire i valori dello sport nell’antichità, applicarli ad un mondo moderno dove lo sport sembra averli smarriti, diventando solo spettacolo, ricerca esasperata del risultato, commercializzazione, gigantismo e così via. Insomma, dalla storia dello sport dell’antichità possono venire seri ammonimenti per lo sport moderno. Lo sport dell’antichità è l’Olimpiade. E’ durato 11 secoli ed è venuto meno nel momento in cui sono scomparsi i valori. Lo sport moderno ha appena percorso un secolo e, per la verità ha perso per strada parecchi valori. Quindi, il rischio non è l’estinzione dello sport, ma delle idealità dello sport, del suo valore e riferimento educativo.

 

D. – Durante i giochi ellenici ‘sport’ era sinonimo di pace. Può lo sport di oggi aiutare, in quest’epoca purtroppo segnata da dolorosi conflitti, a guardare alla pace in modo più concreto di quanto non si stia facendo?

 

R. – Sì, io faccio spesso riferimento a questa meravigliosa espressione di Sua Santità, quando ha implorato: “Non costruite muri, ma costruite ponti”. Lo sport ha saputo dimostrare nel tempo che, non solo ha costruito ponti, ma ha abbattuto muri di intolleranza, di discriminazione. Quindi, sicuramente può rispondere a questa esigenza. Di episodi di questo tipo ce ne sono molti, come per esempio, le due squadre coreane che sfilano sotto la stessa bandiera alle Olimpiadi di Sidney; il dialogo ripreso anni fa tra Stati Uniti e Cina attorno ad un tavolo, un tavolo da tennis; l’abbattimento di barriere in riferimento alla razza, al sesso. Non dimentichiamo che, per la prima volta, una donna afgana ha partecipato ai mondiali di atletica leggera di Parigi dando un segnale simbolico di straordinaria importanza. Insomma, credo che mai come in questo periodo lo sport sia chiamato a svolgere questo ruolo che trova le sue radici nell’antichità. E’ in questa direzione che bisogna lavorare. E credo che il prossimo anno, il 2004, anno intitolato dall’Unione Europea all’educazione attraverso lo sport, forse potrà contribuire a creare questa coscienza.

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MOSTRA A SIENA SU DUCCIO DA BUONINSEGNA

Intervista con Luciano Bellosi

 

 

“Duccio. Alle origini della pittura senese” è il titolo della mostra con cui la città di Siena rende omaggio a Duccio di Buoninsegna, uno dei massimi esponenti dell’arte italiana di tutti i tempi, tra i capostipiti della pittura toscana tra Duecento e Trecento. Posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, l’esposizione si articola in due sedi distinte, il complesso museale dell'antico Spedale di Santa Maria della Scala e il Museo dell'Opera del Duomo, e resterà aperta al pubblico fino al 14 marzo 2004. Collegati alla mostra ci sono una serie di itinerari didattici in città e in provincia che possono completare la conoscenza dell’arte di Duccio. Maria Di Maggio ha sentito per noi Luciano Bellosi, membro del comitato scientifico della rassegna.

 

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(musica)

 

R. – La mostra è centrata su Duccio, ma comprende anche gli “antefatti” e il “seguito” di Duccio. Ci sono le opere giovanili dei grandi pittori del ‘300 avanzato che si sono educati presso Duccio: Simone Martini, Pietro e Ambrogio Lorenzetti.

 

D. – Come può sintetizzare il repertorio artistico di Duccio di Buoninsegna esposto nella mostra?

 

R. – Sono soggetti religiosi: Madonne con il bambino, Santi, un’infinità di storie cristologiche. Ci sono altaroli con raffigurazioni della Crocifissione, della morte della Vergine, della Madonna con il bambino in trono, di grandi o di piccole dimensioni.

 

D. – Contemporaneo di Cimabue e Giotto, Duccio rielaborò in modo personalissimo le idee di questi grandi dell’arte medievale, distinguendosi per una straordinaria originalità espressiva. Professor Bollosi, a suo avviso, dove ciò è maggiormente evidente?

 

R. – C’è sempre come una sottile malinconia diffusa nelle sue opere, ma sempre accompagnata da questa straordinaria dolcezza. Anche quando raffigura episodi drammatici c’è sempre questa dolcezza, ma insieme anche una straordinaria sensibilità, un patetismo, una forza, un’intensità espressiva assolutamente non comuni.

 

D. – Tra i capolavori dell’artista senese esposti in mostra, quale, a suo avviso, è maggiormente significativo dell’arte di Duccio di Buoninsegna?

 

R. – E’ senz’altro “La grande maestà” per cui Duccio è famoso: la Maestà dipinta per l’altare maggiore del Duomo di Siena. Questa grande tavola dipinta da ambedue i lati, rappresenta sul davanti, nella tavola principale che era volta verso i fedeli, la Maestà stessa, cioè una grande Madonna in trono con il bambino, contornata da angeli e da tre file di Santi. Sul retro, invece, ci sono piccole storie della Passione, raccontate in modo molto particolareggiato. Direi che è di una qualità sublime, in questo fare miniaturistico che c’è spesso nella pittura di Duccio. C’è una straordinaria intensità espressiva. E, poi, direi che con il numero straordinario di storie raccontate, quest’opera è forse la più complessa come dipinto mobile senza pensare, quindi, agli affreschi di tutta la storia dell’arte italiana.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

21 dicembre 2003

 

 

 

NELLE FILIPPINE SI FA PESANTE IL BILANCIO DELLE FRANE DOVUTE AL MALTEMPO

 LA PRESIDENTE GLORIA ARROYO HA DICHIARATO LO STATO

 DI CALAMITA’ NATURALE PER LE ZONE PIU’ DISAGIATE DEL CENTRO

 

MANILA . = Non accenna a diminuire l’ondata di maltempo che ha investito il Paese filippino e che ha causato la morte di molte persone, il cui numero potrebbe salire a 200. Colpita soprattutto la parte centrale del Paese e il sud, in particolare le zone di Mindanao e dell’isola di Leyte, dove i torrenti di fango e le frane hanno travolto le case cogliendo nel sonno la popolazione. Si calcola che, nella sola provincia dell’isola di Leyte, siano disperse 114 persone mentre i morti accertati sono 61. Difficili i soccorsi per l’intensità delle piogge e per la rottura di molti ponti di comunicazione che non permettono il coordinamento degli interventi. La presidente Gloria Arroyo ha autorizzato gli amministratori locali ad accedere ai fondi straordinari per i disastri ambientali. Inoltre, Manila ha inviato 700 militari per prestare soccorso nelle zone disastrate, ma sono molte le difficoltà per raggiungere i luoghi della sciagura. Le avverse condizioni atmosferiche impediscono agli elicotteri di decollare. Secondo i responsabili della protezione civile filippina, i corpi recuperati sono 77 i dispersi 123, ma il numero sembra destinato a salire ancora. (B.C.)

 

 

CONTINUA L’EMBARGO DI ARMI VERSO  LA CINA. LO HA DECISO IL

PARLAMENTO EUROPEO IN SEGUITO ALLA CONTINUA VIOLAZIONE

DEI DIRITTI UMANI E ALLE MINACCE CONTRO TAIWAN

 

STRASBURGO. = L’Assemblea dell’Unione Europea ha rigettato l’istanza presentata dalla Cina ed appoggiata da Francia e Germania, di revocare l’embargo di armi in atto dal 1989, cioè dalla repressione di Tien An Men. Nella motivazione, indirizzata ai 15 stati membri dell’Unione, si legge che “la situazione dei diritti umani nella Repubblica Popolare Cinese è migliorata negli ultimi anni ma rimane insoddisfacente”. Sotto accusa sono il trattamento riservato dal governo di Pechino ai malati di Aids, le violenze sui prigionieri politici, l’elevato numero di condanne a morte e la mancanza di rispetto e protezione delle minoranze del Paese. La Cina, alla notizia della prosecuzione dell’embargo, ha risposto con disappunto.  Secondo il portavoce del Ministero degli Esteri, Liu Jianchao, la risoluzione “non è in linea con l’ottimo momento di sviluppo delle relazioni tra Cina ed Europa”. Inoltre ha affermato di confidare in un possibile ripensamento nel giro di poco tempo. Sulla decisione dell’Unione ha pesato anche un altro fattore: le continue minacce cinesi nei confronti di Taiwan. (B.C.)

 

 

 

 

PRIMA EDIZIONE DEL “GOLDEN GRAAL”, GLI OSCAR DELLA MUSICA CRISTIANA.

VERRANNO ASSEGNATI DOMANI SERA AGLI AUTORI CHE

SI SONO PARTICOLARMENTE DISTINTI NELLA

DIFFUSIONE DEL MESSAGGIO CRISTIANO

 

ROMA. =  Un premio prestigioso rivolto ai musicisti e cantanti che hanno fatto della musica un mezzo per evangelizzare. I “Golden Graal”, patrocinati dall’Ente dello Spettacolo, verranno consegnati nel corso di una serata intitolata “Kristianamente Musika”, domani sera presso il Galoppatoio di Villa Borghese. I premiati lavorano principalmente nel campo della musica, ma saranno consegnati riconoscimenti anche per chi si è distinto nella saggistica, nell’informazione e nella televisione. Lo scopo del premio è anche di stimolare iniziative di solidarietà e di impegno legate alla diffusione del messaggio cristiano. Tra i cantautori premiati, che operano spesso in realtà disagiate come le carceri o gli ospedali, c’è la Suora paolina Cristina Damonte, da sempre impegnata in numerosi concerti; don Giosy Cento, che festeggia quest'anno i suoi venticinque anni di attività artistica; poi  Roberto Bignoli, esponente di spicco della musica cristiana internazionale; don Mimmo Iervolino, detto anche “prete-dance” per la sua particolare attitudine ad unire la musica pop con il messaggio di speranza cristiano. Tra gli altri, anche Michele Paulicelli, autore del famoso musical su San Francesco d’Assisi “Forza Venite Gente”. Evangelizzazione anche attraverso l’informazione: è questa la motivazione del premio assegnato al giornalista Carlo Climati,  autore dei libri "I giovani e l'esoterismo" e "Il popolo della notte"; a Giuseppe De Carli, vaticanista del Tg1. E’ stata premiata anche la rivista diretta dal sen. Giulio Andreotti ,“30 giorni nella Chiesa e nel Mondo”, l’Agenzia Fides e le trasmissioni televisive “A sua immagine” su Rai Uno e “Cristianità” su Rai International. (B.C.)

 

 

A ROMA IL  MUSEO DI ARTE SACRA NELLA CHIESA SAN GIOVANNI DE’ FIORENTINI

 HA ACCOLTO IERI IL CARDINALE CAVILLO RUINI

LA COLLEZIONE, APPARTENUTA ALL’OMONIMA CONFRATERNITA, HA DUE BUSTI

 DEL BERNINI E IL SAN GIOVANNINO ATTRIBUITO A MICHELANGELO GIOVANE

 

 

ROMA.  = Aperto nel giugno del 2002 il Museo d’arte sacra nella Chiesa di San Giovanni de’Fiorentini, ha accolto ieri  il cardinale vicario di Roma, Camillo Ruini in occasione della sua visita pastorale nella parrocchia della città. L’esposizione raccolta nella chiesa de’ Fiorentini ha il pregio di avere tra i suoi tesori due busti di Gian Lorenzo Bernini e il san Giovannino di Michelangelo, anche se ancora ci sono dispute intorno all’attribuzione. Il museo, realizzato da Lydia Saraca Colonnelli e Rosanna Thau, è, secondo le sue curatrici “non solo un contenitore di opere d’arte ma si ispira al principio dei poli museali quale luogo di tutela di conservazione, ma anche e soprattutto di studio e ricerca, aperto ad un dialogo con la città”. La collezione, appartenente alla confraternita di San Giovanni de ’Fiorentini proviene in alcuni casi da edifici abbattuti in passato, come ad esempio l’ospedale da cui derivano le sculture del Bernini. Ci sono ancora discussioni  sull’attribuzione del San Giovannino, dell’ultimo decennio del Quattrocento. In

 

base alla ricostruzione storica, si pensa che la scultura sia stata commissionata al padre di Michelangelo, Pietro , ma poi realizzata dal figlio. Tra le altre opere esposte, c’è un Crocifisso bronzo-dorato del 1665 attribuito ad Antonio Raggi, allievo del Bernini; una tela con la Predicazione del Battista del Raffaelino, pittore che lavorava per la famiglia dei marchesi Sacchetti. Da non dimenticare, una serie di reliquiari studiati da Rosanna Thau che documentano il gusto delle diverse epoche. (B. C.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

21 dicembre 2003

 

 

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

Torna a colpire la guerriglia irachena. Due attacchi sono stati compiuti contro gli oleodotti, che collegano i campi di petrolio del nord e del sud dell'Iraq alle raffinerie nella parte centrale del Paese. Lo ha reso noto oggi un responsabile del Ministero del Petrolio. Un comunicato del comando americano ha riferito, inoltre, di un attentato contro una loro pattuglia, che non ha provocato né vittime né danni. I particolari nel servizio di Dorotea Gambardella.

 

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Secondo fonti ministeriali irachene, venerdì sera tre razzi anticarro sono stati  lanciati contro l'oleodotto proveniente dal sud, provocando la  fuoriuscita di ingenti quantità di greggio. Contemporaneamente, l'esplosione di un ordigno ha danneggiato l'oleodotto che veniva da nord, nella regione di  Machada, a una cinquantina di chilometri da Baghdad. Dopo questo nuovo attentato, le raffinerie irachene lavorano a meno del 50% della loro capacità. In un comunicato del comando americano si rende noto, inoltre, che  l'attacco contro le truppe statunitensi è avvenuto nella regione di Ramadi, ad ovest della capitale, nel triangolo sunnita, spesso teatro di azioni simili. Secondo testimoni oculari si sono intensificati gli attacchi contro i guerriglieri da parte delle truppe americane, nella parte centrale del paese, in seguito alla cattura dell’ex dittatore iracheno Saddam Hussein, avvenuta il 13 dicembre. Per il secondo giorno consecutivo, i soldati statunitensi starebbero effettuando perquisizioni dettagliate a Rawah, vicino alla frontiera con la Siria, e numerosi arresti nelle città di Falluja, Samarra e Mossul. E a proposito del deposto leader iracheno, “disagio” per le immagini della sua cattura, diffuse in tutto il mondo, è stato espresso dal nunzio a Baghdad, mons. Fernando Filoni. Sul fronte dei negoziati, il consiglio di governo transitorio iracheno - ha fatto sapere un suo portavoce - è favorevole ad una riunione a tre con l'Onu e gli Usa, al fine di esaminare il ruolo delle Nazioni Unite in  Iraq. Il vertice potrebbe essere programmato per il 15 gennaio.

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 Escalation di violenza in Medio Oriente. Un soldato israeliano ha ucciso un bimbo palestinese di cinque anni, ai margini del campo profughi di Balata, vicino a Nablus. Sempre a Nablus, in Cisgiordania, l’esercito israeliano ha arrestato un esponente di spicco del movimento di Hamas. Sette case sono state demolite nella striscia  di Gaza, la notte scorsa, nel corso di un'operazione delle truppe a Rafah, a  ridosso della frontiera con l'Egitto. A riferirlo, fonti della polizia palestinese, secondo cui i soldati hanno fatto uso di bulldozer e di mezzi blindati. Ieri, inoltre, un palestinese sospettato di essere un collaborazionista di Israele è stato ucciso da uomini mascherati, nel nord della Cisgiordania. Intanto, secondo il quotidiano israeliano Yediot Ahronot, il presidente George W. Bush avrebbe dichiarato che “bisogna sbarazzarsi di Arafat” e avrebbe chiesto azioni concrete al premier dello stato ebraico, Ariel Sharon.

 

Urne aperte a Conakry, nell’area occidentale della Guinea, dove gli elettori voteranno oggi per scegliere il nuovo presidente. Polemiche sono state sollevate dai partiti d’opposizione, che hanno deciso di disertare la votazione, perchè convinti che non si svolgerà in modo regolare. Il servizio di Giulio Albanese.

 

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A Conakry la tensione è alta, anche se Conté il longevo capo di Stato uscente che conquistò il potere nel lontano 1984, si è dichiarato sicuro della vittoria e ha anche elogiato gli elettori. La Guinea, ex colonia francese, è un Paese chiave nello scacchiere dell’Africa occidentale e a Conakry non è un mistero per nessuno il feeling che lega Conté ai ribelli liberiani, che hanno costretto l’ex presidente Charles Taylor a fare le valigie e ad abbandonare Monrovia. L’85 per cento della popolazione guineana è di religione musulmana. Il Paese detiene il 30 per cento delle riserve di bauxite a livello mondiale: una ricchezza che paradossalmente non giova ai ceti meno abbienti, che sono la stragrande maggioranza della popolazione.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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In Italia, continua la protesta degli autoferrotranvieri. Questa mattina, sciopero dei trasporti a Milano, Venezia, Padova, Brescia, Firenze e parzialmente a Roma. Per motivi di ordine pubblico, il prefetto del capoluogo lombardo, Bruno Ferrante, ha disposto la precettazione dei lavoratori dell'Azienda di trasporti milanese per i giorni 22, 23 e 24 dicembre. A Roma, il comando dei vigili urbani ha riferito che i metro funzionano, mentre il 50% di tram e autobus è fermo. La protezione civile comunale è stata pre-allertata per affrontare particolari situazioni di emergenza. “I lavoratori vogliono respingere l'accordo al ribasso siglato ieri”: così i sindacati di base, i Cobas dei Trasporti, hanno motivato la protesta odierna.

 

Vicenda Parmalat. La Guardia di Finanza sta esaminando i documenti, sequestrati ieri durante l’ispezione nella sede dell’ufficio di revisione dei conti, Grant Thornton. Si è trattato del primo atto dell’indagine milanese, che procede parallelamente a quella di Parma, riguardante il caso del “buco” di 4 miliardi di euro denunciato venerdì. Nei prossimi giorni, è previsto un incontro tra i pm delle due procure, per fare il punto della situazione sulle inchieste. Col fiato sospeso in

queste ore non è solo Collecchio, dove ha sede la Parmalat, e l'Italia, ma tutti i Paesi in cui la società opera. Dall'Europa agli Stati Uniti, dal Canada all’America Latina, la Parmalat dà lavoro, infatti, ad oltre 36mila persone in tutto il mondo. In Italia, la vicenda è al centro del dibattito tra maggioranza e opposizione.

 

Soddisfazione in Iran per la rinuncia della Libia alle armi di distruzione di massa. Teheran chiede ora che anche Israele intraprenda la stessa strada. Il portavoce del ministero degli Esteri, Hamid Reza Assefi, ha proposto che “il Medioriente diventi una zona libera da armi nucleari”. “Il regime sionista – ha dichiarato - è la principale minaccia per la sicurezza della regione e la comunità internazionale deve premere perché  anche qui si elimino le armi”.

 

Si riaccende la polemica tra il premier italiano, Silvio Berlusconi, e il presidente della Commissione europea, Romano Prodi. Ieri, il Cavaliere ha indicato l’euro come responsabile del caro vita, addossando la colpa sui governi del centrosinistra che “hanno spinto per l'adozione della moneta unica”. Immediata la reazione di Prodi, che ha esortato a “smetterla con le menzogne” e ha accusato l’attuale esecutivo di essere il vero responsabile dell’inflazione per “la mancanza dei controlli”. Controlli che non sono mancati, secondo Prodi, né in Francia, né in Germania, dove i prezzi si sono mantenuti stabili.

 

Una vittima e un ferito è il bilancio dell’esplosione di una bomba a Jalabad, capoluogo della regione centrale dell'Afghanistan. Lo ha riferito un comandante della brigata afgana che ha accusato dell'attentato Al Qaeda,

 

Il presidente cinese, Hu Jintao, ha ribadito a George W. Bush che la proclamazione dell'indipendenza di Taiwan “non sarà tollerata”. All’agenzia cinese Xinhua ha spiegato che “la Cina intende perseguire la riunificazione pacificamente”.

 

Ha provocato quattro ustionati l’incendio di un palazzo di 18 piani, avvenuto la notte scorsa a Parigi. Ancora non sono state accertate le cause del rogo, che si è sviluppato nei piani alti e ha distrutto diversi appartamenti.

 

In Russia, il leader dell'Unione delle Forze di destra (SPS), Boris Nemtsov, ha annunciato che il suo partito, uno dei due schieramenti liberali russi, boicotterà le prossime elezioni presidenziali, previste il 14 marzo 2004. In un comunicato, Nemtsov ha motivato la sua decisione accusando il Cremlino di “manipolazione dell'opinione pubblica, censura e assenza di media indipendenti”, nella campagna elettorale che ha eletto il nuovo Parlamento, il 7 dicembre. Il secondo movimento liberale russo, Yabloko, sta discutendo quale posizione assumere.

 

 

 

 

 

 

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