RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 355 - Testo della
Trasmissione di domenica 21 dicembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Crisi politica ad Haiti: ce ne
parlano Dominique Levanty e mon. Luigi Bonazzi
CHIESA E SOCIETA’:
Potrebbero essere 200 i morti
nelle filippine, travolti dalle frane causate dal maltempo
Continua l’embargo di armi verso la Cina deciso dal Parlamento
Europeo
Prima edizione domani
dell’Oscar della musica cristiana
Il museo di Arte Sacra nella Chiesa di San Giovanni de’ Fiorentini
visitato ieri dal cardinale Ruini
Elezioni presidenziali a Conakry, nella Guinea occidentale.
L’opposizione diserta il voto, dicendosi certa dello svolgimento irregolare
In Iraq, attacchi a due oleodotti e a una pattuglia Usa.
21
dicembre 2003
PREDISPORRE L’ANIMO A VIVERE
INTENSAMENTE IL GRANDE MISTERO DEL NATALE
SENZA LASCIARSI CONDIZIONARE DA
CHIASSO E CONFUSIONE: E’ L’INVITO DEL PAPA, ESPRESSO ALL’ANGELUS NELL’ULTIMA DOMENICA DI AVVENTO.
UMILTA’, SILENZIO, STUPORE, GIOIA
SONO LE PAROLE CHIAVE PER QUESTO
TEMPO DI ATTESA
“Occorre predisporre l’animo a vivere
intensamente il grande mistero del Natale”, ormai vicino, mentre si è intenti a
dare “gli ultimi ritocchi al presepe e all’albero”. E’ l’invito che il Papa ha
rivolto all’Angelus nell’ultima domenica di Avvento. Il servizio di Fausta Speranza
**********
Il
Papa ha sottolineato come, negli ultimi giorni in preparazione al Natale, la
Liturgia dia particolare risalto alla figura di Maria. Dal suo “eccomi pieno di
fede”, che ha pronunciato in risposta alla divina chiamata, - ha ribadito
Giovanni Paolo II - “ha preso inizio il mistero dell’incarnazione”.
“Se
vogliamo comprendere il significato autentico del Natale, è dunque a lei che
dobbiamo guardare, è lei che dobbiamo invocare”
Proprio
Maria aiuta a comprendere le
parole-chiave del mistero della nascita di Gesù: umiltà, silenzio, stupore, gioia. L’umiltà – ha spiegato il Papa – è necessaria
per il nostro cuore.
“Perché
Dio possa trovare spazio nel nostro cuore, non oscurato dall’orgoglio e dalla
superbia”
Il
silenzio è per predisporci al messaggio di Gesù senza rimanere frastornati dal
chiasso e dalla confusione. E, poi, se sapremo sostare con intimo stupore
davanti al Presepe, potremo “assaporare la gioia semplice e pura che il Bambino Gesù reca
all’umanità”. Invitando ognuno a fare propri i sentimenti di Maria, il Papa ha
richiamato alla memoria le parole dell’Antifona al magnificat per proclamare
che l’Astro sorgente, “splendore della luce eterna, sole di giustizia verrà a
illuminare chi giace nelle tenebre e nell’ombra della morte”.
Dopo l’Angelus, Giovanni Paolo II ha salutato i pellegrini
di lingua italiana e, in particolare, l’Associazione “Per una speranza in più”
di Verona. Le loro iniziative – ha sottolineato – ben si intonano allo “spirito
del Natale perché Gesù viene a donare speranza ad ogni uomo e all’intera
famiglia umana”.
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LA NASCITA DI CRISTO ANCHE
QUEST’ANNO TROVA IL MONDO
NELLA SOFFERENZA DI TENSIONI
INTERNAZIONALI:
LA
RIFLESSIONE DEL CARDINALE FRANCIS ARINZE
Pochi giorni ormai ci separano, dunque, dal Natale e anche
quest’anno la festa della nascita di Gesù
cade in un momento di grandi tensioni internazionali. Quale messaggio
viene dal Natale al mondo di oggi? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale
Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto divino e la
disciplina dei sacramenti.
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R. - Il messaggio di Gesù Cristo, figlio di Dio che prende
la natura umana e viene per la salvezza di tutta l’umanità, viene a riconciliarci
con Dio e a portare l’unità tra di noi, famiglie, popoli e nazioni. E’ un
messaggio di giustizia e di pace, un invito a
ricreare le relazioni laddove sono state danneggiate a tutti i livelli.
D. – Pensiamo al Natale vissuto talvolta in difficoltà dai
cristiani in Paesi dove la fede è tollerata o anche perseguitata …
R. – Purtroppo ci sono Paesi dove esiste l’estremismo,
dove si insiste su una religione che si vuole imporre a tutti e questo non va
bene perché il diritto alla libertà religiosa viene da Dio creatore, non dagli
uomini, non dai governi, nemmeno dalle religioni. La libertà religiosa va
rispettata. Solo così avremo l’armonia nel mondo.
D. – Il Papa, nel suo messaggio per la prossima
Giornata mondiale per la Pace, ha
ribadito la necessità del perdono anche a livello internazionale. Come è accolto
questo messaggio dalle altre religioni?
R. – Speriamo che accolgano questo invito. Il Santo Padre
ci dà l’esempio. Il mondo non ha dimenticato il 12 marzo del 2000, quando Giovanni Paolo II ha chiesto perdono a Dio
per tutte le offese commesse dai cristiani nel corso della storia. Il perdono,
la riconciliazione sono una necessità di oggi e tutte le religioni devono
capirlo. Infatti, se una religione non insegna il perdono, quella religione manca
di una dimensione fondamentale.
D. – I cristiani, a suo avviso, lo vivono davvero il
perdono?
R. – Chi più, chi meno, perché il Vangelo di Gesù, che non
è facile, è una sfida per tutti i tempi.
D. – La secolarizzazione sta portando alcuni Paesi di origine
cristiana ad abbandonare i segni della fede. Quali le conseguenze?
R. – Quando un popolo dimentica il suo passato, allora
rovina anche il suo presente e compromette il suo futuro.
D. – Come può un cristiano testimoniare in modo autentico
il Natale?
R. – Certo, c’è l’aspetto familiare e anche la dimensione
sociale di questa solennità. C’è lo scambio di doni – speriamo che siano
doni utili… e poi c’è anche il riposo.
Però il cuore del Natale è Gesù Cristo, il Figlio di Dio, diventato uomo. E vivere
veramente il Natale significa perdonare
coloro che ci hanno offeso e promuovere dovunque la pace, la pace di Gesù, che
ci si trovi in famiglia o in parlamento.
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21
dicembre 2003
AI 50
ANNI DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE
E’
STATO DEDICATO QUESTA MATTINA
UN
INCONTRO-DIBATTITO PRESSO LA SEDE
DELL’UNIONE
STAMPA CATTOLICA
Al
centro della tradizionale celebrazione del “Natale del giornalista”, organizzata
dall’Unione Cattolica della Stampa Italiana, c’è stata la commemorazione
dei 50 anni della nascita della Sala
Stampa della Santa Sede. Presenti il cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto
della Congregazione dei Vescovi; Joaquin Navarro Valls, direttore della Sala Stampa
vaticana; padre Pasquale Borgomeo, direttore generale della nostra emittente.
Ha seguito per noi l’incontro, che si è tenuto
presso la sede dell’UCSI a Roma, Ignazio Ingrao.
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La
relazione del vaticanista Giancarlo Zizola, che ha aperto i lavori della tavola
rotonda organizzata dall’Ucsi, ha ripercorso la storia dei rapporti tra la
Santa Sede e il mondo dei media nel corso del XX secolo. Una storia segnata da
relazioni non sempre facili, fino all’avvento del pontificato di Giovanni Paolo
II che ha segnato una decisa trasformazione. Il Pontefice - ha commentato
Navarro Valls - “non ha mai avuto un atteggiamento strumentale nei confronti
dei mass media”. Si è impegnato, al contrario, a “conoscere la dinamica dei
media. Si è reso disponibile a partecipare a questa dialettica, ha adoperato il
linguaggio della comunicazione, scegliendo segni che affascinano”. “Il
messaggio cristiano – ha osservato il direttore della Sala stampa vaticana – va
integrato nella cultura della comunicazione di massa che è profondamente
cambiata”.
Il
giudizio di Navarro sull’informazione religiosa oggi è complessivamente
positivo: “Nel corso di questo pontificato – ha proseguito - è cambiato
l’interesse dei media sui temi religiosi e morali. Ciò non significa che i
media siano sempre d’accordo con il Papa, ma dal punto di vista informativo non
c’è più giornale che possa permettersi di ignorare le informazioni che lo
riguardano”. Per il futuro, Navarro
Valls ha annunciato che la Sala Stampa della Santa Sede proseguirà nello sforzo
di offrire ai giornalisti accreditati mezzi tecnologici sempre più avanzati:
“Grazie ad Internet abbiamo creato una sala stampa virtuale – ha spiegato il direttore
– alla quale si può accedere da qualsiasi parte del mondo. E, unico caso al mondo,
offriamo ai giornalisti collegati attraverso Internet, con embargo, tutti i documenti
e gli interventi del papa anche con 24 ore di anticipo. Ora, grazie ad un
accordo con la Tim, i giornalisti muniti del Blackberry, possono ricevere il bollettino,
le dichiarazioni e le comunicazioni anche fuori orario, ovunque si trovino e
senza bisogno di connettersi”.
Riflettendo sull’importanza del servizio svolto dai mass
media, il cardinale Giovanni Battista Re si è rivolto ai numerosi giornalisti
presenti: “L’attività del giornalista è fucina di parole, di immagini e
sensazioni da trasmettere all’opinione pubblica. E’ certamente un compito
difficile, ma un giornalista deve sempre cercare la verità e comunicare la
verità. Questo è il vero fondamento etico della vostra professione, che mai
deve essere asservita ad altri fini”. Non dimenticate - ha proseguito il cardinale - che “l’opinione
pubblica è influenzata profondamente non solo dalle notizie ma anche dal modo
con il quale esse sono presentate. Perciò l’ideale deve essere servire i valori
che fanno crescere la famiglia umana”.
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Interviste
con Dominique Levanty e mons. Luigi Bonazzi
Mentre gli occhi del mondo sono rivolti verso l’Iraq,
l’Afghanistan, il Medio Oriente, dalla parte opposta del globo, la Repubblica
di Haiti vive, lontano dai riflettori, un conflitto socio-politico drammatico:
il presidente Jean-Bertrand Aristide, rientrato in patria nel 1994 dopo che un
colpo di Stato lo aveva rovesciato tre anni prima, vede crescere un movimento
di opposizione che abbraccia quasi tutti i settori della società civile. Il
servizio di Lucas Duran.
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Le manifestazioni
si fanno di giorno in giorno più imponenti, ma altrettanto dura appare la
reazione dell’Organizzazione Popolare, considerata vicina agli ambienti
governativi. Una situazione al limite dell’insostenibilità, all’alba delle celebrazioni
per il bicentenario dell’indipendenza. Ma sentiamo da Dominique Levanty, che
dirige l’Agenzia France Press ad Haiti, e che vive in questo Paese da ormai 35
anni. come mai è così difficile parlare di democrazia ad Haiti?
(Parole
francesi)
R. – L’instaurazione della democrazia ad Haiti è un
processo che necessita di tempo. Siamo ancora lontani e, in questo senso,
esistono delle ragioni storiche. Le lancette dell’orologio della storia, qui si
sono fermate al 1789, all’epoca della Rivoluzione Francese. Un periodo di
grande esaltazione rivoluzionaria, ma anche di grande intolleranza politica. Il
problema di Haiti è proprio quello dell’intolleranza, della lotta per la
conquista del potere, dell’assenza completa di compromesso fra le differenti
fazioni.
D. - In
un recente discorso in commemorazione della battaglia di Vertiers, il presidente
Aristide è stato criticato per la terminologia utilizzata e per gli argomenti
proposti. Ecco in proposito l’opinione di
mons. Luigi Bonazzi, nunzio apostolico in Haiti:
R. – Forse il presidente ha
sottolineato troppo l’opposizione del nero e del bianco. Ha lasciato trapelare
l’impressione che volesse risuscitare degli antagonismi razziali che sono fuori luogo.
D. – Recentemente, ed anche nel
passato, la Conferenza episcopale haitiana ha espresso la possibilità che un
presidente si possa anche dimettere per il bene del Paese. E’ un messaggio,
questo, diretto al presidente Aristide?
R. – Più che un messaggio diretto al presidente Aristide,
è un messaggio che vuol essere eco dell’interesse superiore, del bene superiore
della nazione. Questo è il punto di riferimento dei vescovi: invitare tutti a
mettere al di sopra di interessi contingenti e personali l’interesse della
nazione. Si capisce, quindi, cosa intendessero i vescovi affermando che il
Paese era come una barca che stava affondando. Per salvare questa barca i
vescovi avevano sostenuto che era necessario fare delle riforme in profondità e
che poteva rispondere al bene superiore del Paese, in questa situazione
politica di tensione e di confusione, che il presidente consideri la possibilità
di ridurre il suo mandato o anche di ritirarsi per il bene della nazione. Sono
considerazioni fatte con molto rispetto, senza voler imporre niente e che
nascono – ripeto – da questa esigenza profonda che il bene del Paese venga prima del bene delle singole persone.
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“ISLAM - ASPETTI E IMMAGINI DEL MONDO MUSULMANO
OGGI”:
E’ IL TITOLO DELL’ULTIMO LIBRO-INTERVISTA DI PADRE
LACUNZA
- Intervista con l’autore -
Un viaggio nel complesso pianeta
dell’Islam contemporaneo, anche alla luce dei tragici episodi di violenza che
hanno portato alla ribalta della cronaca temi quali l’integralismo e il
fondamentalismo di matrice islamica. E’ quanto propone il libro “Islam
- Aspetti e immagini del mondo musulmano oggi", scritto da padre Justo Lacunza
Balda e pubblicato da Edizioni San Paolo. In oltre 140 pagine, l’autore
affronta con semplicità e rigore questioni di scottante attualità. Barbara
Castelli ha intervistato per noi padre Lacunza, preside del Pontificio Istituto
di Studi Arabi e d’Islamistica.
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R. - Il nostro mondo è complesso, non è monolitico: è
variopinto, differenziato, diversificato. Con questo libro-intervista ho
cercato di aprire tre finestre molto semplici. La prima finestra è quella della
conoscenza: vedere quello che c’è dietro la parola “mondo islamico”. Secondo,
ho cercato di spiegare dei termini, delle parole molto difficili in un
linguaggio molto semplice e lineare. Terzo, ho tentato di inquadrare questo
nella situazione attuale.
D. - Ritiene che oggi, nel mondo occidentale, ci sia una
sorta di “islamfobia”? E se sì, da che cosa è generata?
R. - Io penso ci sia sempre la paura del “diverso”, la
paura delle altre religioni, la paura delle altre culture. Questo è dovuto
principalmente a due motivi: il primo è l’ignoranza, il secondo sono le
barriere del pensiero, della lingua, quelle geografiche ed anche quelle
economiche e politiche.
D. - Accennava prima alla paura del “diverso”. A suo
avviso, quale è il limite che impedisce un naturale e sereno confronto?
R. – Innanzitutto, bisogna sentirsi molto liberi nella
propria cultura, nella propria fede, nella propria civiltà. Secondo, bisogna
capire e rispettare l’altro, non perché può essere come me, ma semplicemente
perché è diverso e nella diversità io posso imparare qualche cosa. Tutti questi
tasselli formano un grande mosaico di culture e religioni, che è il nostro
mondo. Penso sia necessario andare oltre la guerra e oltre i conflitti. Non si
costruisce la pace, il buon senso, la democrazia e la libertà, dicendo
semplicemente: “Io sono contro la guerra”. Bisogna capire e dopo fare dei
piccoli passi in modo costruttivo, lasciando il passato alle nostre spalle e
cercando di guardare il futuro con occhi nuovi, con occhi diversi. Occorre
andare oltre le macerie, oltre il male, oltre gli atti di terrore, perché noi
abbiamo nella nostra anima e nella nostra intelligenza gli strumenti per poter
costruire un mondo che sia oggi migliore di quello che era ieri.
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IN
VISTA DEL 2004, ANNO CHE L’UNIONE EUROPEA DEDICA ALL’EDUCAZIONE
ATTRAVERSO
LO SPORT, IN UN VOLUME INTITOLATO “LE ANTICHE OLIMPIADI”
MARIO PESCANTE, EX PRESIDENTE DEL CONI,
RIPERCORRE LA STORIA
DEI
VALORI LEGATI ALLA COMPETIZIONE AGONISTICA
-
Intervista con l’autore -
Rileggere lo sport dell’antichità ellenica per trarne
motivi di miglioramento dell’attività agonistica e della società attuale è lo
scopo del libro “Le antiche olimpiadi”, scritto dall’ex presidente del Coni,
l’on. Mario Pescante, e dal giornalista Piero Mei, presentato recentemente a
Roma. Secondo Pescante, guardando agli albori della civiltà, è importante
recuperare i valori positivi di uno sport che oggi rivela sempre più motivi di
crisi. Sentiamo Pescante, intervistato da Giancarlo La Vella.
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R. – Questo libro sta a testimoniare l’esistenza di questi
valori. Il principale è la tregua olimpica. Il primo atto politico della storia
dell’umanità viene da un evento sportivo. Quindi, bisogna riscoprire i valori
dello sport nell’antichità, applicarli ad un mondo moderno dove lo sport sembra
averli smarriti, diventando solo spettacolo, ricerca esasperata del risultato,
commercializzazione, gigantismo e così via. Insomma, dalla storia dello sport
dell’antichità possono venire seri ammonimenti per lo sport moderno. Lo sport
dell’antichità è l’Olimpiade. E’ durato 11 secoli ed è venuto meno nel momento
in cui sono scomparsi i valori. Lo sport moderno ha appena percorso un secolo
e, per la verità ha perso per strada parecchi valori. Quindi, il rischio non è
l’estinzione dello sport, ma delle idealità dello sport, del suo valore e
riferimento educativo.
D. – Durante i giochi ellenici ‘sport’ era sinonimo di
pace. Può lo sport di oggi aiutare, in quest’epoca purtroppo segnata da
dolorosi conflitti, a guardare alla pace in modo più concreto di quanto non si
stia facendo?
R. – Sì, io faccio spesso riferimento a questa meravigliosa
espressione di Sua Santità, quando ha implorato: “Non costruite muri, ma
costruite ponti”. Lo sport ha saputo dimostrare nel tempo che, non solo ha
costruito ponti, ma ha abbattuto muri di intolleranza, di discriminazione.
Quindi, sicuramente può rispondere a questa esigenza. Di episodi di questo tipo
ce ne sono molti, come per esempio, le due squadre coreane che sfilano sotto la
stessa bandiera alle Olimpiadi di Sidney; il dialogo ripreso anni fa tra Stati
Uniti e Cina attorno ad un tavolo, un tavolo da tennis; l’abbattimento di
barriere in riferimento alla razza, al sesso. Non dimentichiamo che, per la
prima volta, una donna afgana ha partecipato ai mondiali di atletica leggera di
Parigi dando un segnale simbolico di straordinaria importanza. Insomma, credo
che mai come in questo periodo lo sport sia chiamato a svolgere questo ruolo
che trova le sue radici nell’antichità. E’ in questa direzione che bisogna lavorare.
E credo che il prossimo anno, il 2004, anno intitolato dall’Unione Europea
all’educazione attraverso lo sport, forse potrà contribuire a creare questa
coscienza.
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MOSTRA A SIENA SU DUCCIO DA
BUONINSEGNA
Intervista con Luciano Bellosi
“Duccio.
Alle origini della pittura senese” è il titolo della mostra con cui la città di
Siena rende omaggio a Duccio di Buoninsegna, uno dei massimi esponenti
dell’arte italiana di tutti i tempi, tra i capostipiti della pittura toscana
tra Duecento e Trecento. Posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della
Repubblica, l’esposizione si articola in due sedi distinte, il complesso
museale dell'antico Spedale di Santa Maria della Scala e il Museo dell'Opera
del Duomo, e resterà aperta al pubblico fino al 14 marzo 2004. Collegati alla
mostra ci sono una serie di itinerari didattici in città e in provincia che
possono completare la conoscenza dell’arte di Duccio. Maria Di Maggio ha
sentito per noi Luciano Bellosi, membro del comitato scientifico della
rassegna.
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(musica)
R. – La mostra è centrata su Duccio, ma comprende anche
gli “antefatti” e il “seguito” di Duccio. Ci sono le opere giovanili dei grandi
pittori del ‘300 avanzato che si sono educati presso Duccio: Simone Martini,
Pietro e Ambrogio Lorenzetti.
D. – Come può sintetizzare il repertorio artistico di
Duccio di Buoninsegna esposto nella mostra?
R. – Sono soggetti religiosi: Madonne con il bambino,
Santi, un’infinità di storie cristologiche. Ci sono altaroli con raffigurazioni
della Crocifissione, della morte della Vergine, della Madonna con il bambino in
trono, di grandi o di piccole dimensioni.
D. – Contemporaneo di Cimabue e Giotto, Duccio rielaborò
in modo personalissimo le idee di questi grandi dell’arte medievale,
distinguendosi per una straordinaria originalità espressiva. Professor Bollosi,
a suo avviso, dove ciò è maggiormente evidente?
R. – C’è sempre come una sottile malinconia diffusa nelle
sue opere, ma sempre accompagnata da questa straordinaria dolcezza. Anche
quando raffigura episodi drammatici c’è sempre questa dolcezza, ma insieme
anche una straordinaria sensibilità, un patetismo, una forza, un’intensità
espressiva assolutamente non comuni.
D. – Tra i capolavori dell’artista senese esposti in
mostra, quale, a suo avviso, è maggiormente significativo dell’arte di Duccio
di Buoninsegna?
R. – E’ senz’altro “La grande maestà” per cui Duccio è
famoso: la Maestà dipinta per l’altare maggiore del Duomo di Siena. Questa
grande tavola dipinta da ambedue i lati, rappresenta sul davanti, nella tavola
principale che era volta verso i fedeli, la Maestà stessa, cioè una grande
Madonna in trono con il bambino, contornata da angeli e da tre file di Santi.
Sul retro, invece, ci sono piccole storie della Passione, raccontate in modo
molto particolareggiato. Direi che è di una qualità sublime, in questo fare
miniaturistico che c’è spesso nella pittura di Duccio. C’è una straordinaria
intensità espressiva. E, poi, direi che con il numero straordinario di storie
raccontate, quest’opera è forse la più complessa come dipinto mobile senza
pensare, quindi, agli affreschi di tutta la storia dell’arte italiana.
(musica)
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21
dicembre 2003
NELLE
FILIPPINE SI FA PESANTE IL BILANCIO DELLE FRANE DOVUTE AL MALTEMPO
LA PRESIDENTE GLORIA ARROYO HA DICHIARATO LO
STATO
DI CALAMITA’ NATURALE PER LE ZONE PIU’
DISAGIATE DEL CENTRO
MANILA
. = Non accenna a diminuire l’ondata di maltempo che ha investito il Paese
filippino e che ha causato la morte di molte persone, il cui numero potrebbe
salire a 200. Colpita soprattutto la parte centrale del Paese e il sud, in
particolare le zone di Mindanao e dell’isola di Leyte, dove i torrenti di fango
e le frane hanno travolto le case cogliendo nel sonno la popolazione. Si
calcola che, nella sola provincia dell’isola di Leyte, siano disperse 114
persone mentre i morti accertati sono 61. Difficili i soccorsi per l’intensità
delle piogge e per la rottura di molti ponti di comunicazione che non
permettono il coordinamento degli interventi. La presidente Gloria Arroyo ha
autorizzato gli amministratori locali ad accedere ai fondi straordinari per i
disastri ambientali. Inoltre, Manila ha inviato 700 militari per prestare
soccorso nelle zone disastrate, ma sono molte le difficoltà per raggiungere i
luoghi della sciagura. Le avverse condizioni atmosferiche impediscono agli
elicotteri di decollare. Secondo i responsabili della protezione civile filippina,
i corpi recuperati sono 77 i dispersi 123, ma il numero sembra destinato a
salire ancora. (B.C.)
CONTINUA
L’EMBARGO DI ARMI VERSO LA CINA. LO HA
DECISO IL
PARLAMENTO
EUROPEO IN SEGUITO ALLA CONTINUA VIOLAZIONE
DEI
DIRITTI UMANI E ALLE MINACCE CONTRO TAIWAN
STRASBURGO.
= L’Assemblea dell’Unione Europea ha rigettato l’istanza presentata dalla Cina
ed appoggiata da Francia e Germania, di revocare l’embargo di armi in atto dal
1989, cioè dalla repressione di Tien An Men. Nella motivazione, indirizzata ai
15 stati membri dell’Unione, si legge che “la situazione dei diritti umani
nella Repubblica Popolare Cinese è migliorata negli ultimi anni ma rimane
insoddisfacente”. Sotto accusa sono il trattamento riservato dal governo di Pechino
ai malati di Aids, le violenze sui prigionieri politici, l’elevato numero di condanne
a morte e la mancanza di rispetto e protezione delle minoranze del Paese. La
Cina, alla notizia della prosecuzione dell’embargo, ha risposto con
disappunto. Secondo il portavoce del
Ministero degli Esteri, Liu Jianchao, la risoluzione “non è in linea con
l’ottimo momento di sviluppo delle relazioni tra Cina ed Europa”. Inoltre ha
affermato di confidare in un possibile ripensamento nel giro di poco tempo.
Sulla decisione dell’Unione ha pesato anche un altro fattore: le continue
minacce cinesi nei confronti di Taiwan. (B.C.)
PRIMA EDIZIONE DEL “GOLDEN GRAAL”, GLI OSCAR DELLA
MUSICA CRISTIANA.
VERRANNO
ASSEGNATI DOMANI SERA AGLI AUTORI CHE
SI
SONO PARTICOLARMENTE DISTINTI NELLA
DIFFUSIONE
DEL MESSAGGIO CRISTIANO
ROMA.
= Un premio prestigioso rivolto ai
musicisti e cantanti che hanno fatto della musica un mezzo per evangelizzare. I
“Golden Graal”, patrocinati dall’Ente dello Spettacolo, verranno consegnati nel
corso di una serata intitolata “Kristianamente Musika”, domani sera presso il
Galoppatoio di Villa Borghese. I premiati lavorano principalmente nel campo
della musica, ma saranno consegnati riconoscimenti anche per chi si è distinto
nella saggistica, nell’informazione e nella televisione. Lo scopo del premio è
anche di stimolare iniziative di solidarietà e di impegno legate alla
diffusione del messaggio cristiano. Tra i cantautori premiati, che operano
spesso in realtà disagiate come le carceri o gli ospedali, c’è la Suora paolina
Cristina Damonte, da sempre impegnata in numerosi concerti; don
Giosy Cento, che festeggia quest'anno i suoi venticinque anni di attività
artistica; poi Roberto Bignoli,
esponente di spicco della musica cristiana internazionale; don Mimmo Iervolino,
detto anche “prete-dance” per la sua particolare attitudine ad unire la musica
pop con il messaggio di speranza cristiano. Tra gli altri, anche Michele
Paulicelli, autore del famoso musical su San Francesco d’Assisi “Forza Venite
Gente”. Evangelizzazione anche attraverso l’informazione: è questa la motivazione
del premio assegnato al giornalista Carlo Climati, autore dei libri "I giovani e
l'esoterismo" e "Il popolo della notte"; a Giuseppe De Carli,
vaticanista del Tg1. E’ stata premiata anche la rivista diretta dal sen. Giulio
Andreotti ,“30 giorni nella Chiesa e nel Mondo”, l’Agenzia Fides e le
trasmissioni televisive “A sua immagine” su Rai Uno e “Cristianità” su Rai International.
(B.C.)
A ROMA IL
MUSEO DI ARTE SACRA NELLA CHIESA SAN GIOVANNI DE’ FIORENTINI
HA ACCOLTO
IERI IL CARDINALE CAVILLO RUINI
LA COLLEZIONE, APPARTENUTA ALL’OMONIMA
CONFRATERNITA, HA DUE BUSTI
DEL
BERNINI E IL SAN GIOVANNINO ATTRIBUITO A MICHELANGELO GIOVANE
ROMA. = Aperto nel
giugno del 2002 il Museo d’arte sacra nella Chiesa di San Giovanni
de’Fiorentini, ha accolto ieri il
cardinale vicario di Roma, Camillo Ruini in occasione della sua visita
pastorale nella parrocchia della città. L’esposizione raccolta nella chiesa de’
Fiorentini ha il pregio di avere tra i suoi tesori due busti di Gian Lorenzo
Bernini e il san Giovannino di Michelangelo, anche se ancora ci sono dispute
intorno all’attribuzione. Il museo, realizzato da Lydia Saraca Colonnelli e
Rosanna Thau, è, secondo le sue curatrici “non solo un contenitore di opere
d’arte ma si ispira al principio dei poli museali quale luogo di tutela di
conservazione, ma anche e soprattutto di studio e ricerca, aperto ad un dialogo
con la città”. La collezione, appartenente alla confraternita di San Giovanni
de ’Fiorentini proviene in alcuni casi da edifici abbattuti in passato, come ad
esempio l’ospedale da cui derivano le sculture del Bernini. Ci sono ancora discussioni sull’attribuzione del San Giovannino,
dell’ultimo decennio del Quattrocento. In
base alla ricostruzione storica, si pensa che la scultura
sia stata commissionata al padre di Michelangelo, Pietro , ma poi realizzata dal
figlio. Tra le altre opere esposte, c’è un Crocifisso bronzo-dorato del 1665
attribuito ad Antonio Raggi, allievo del Bernini; una tela con la Predicazione
del Battista del Raffaelino, pittore che lavorava per la famiglia dei marchesi
Sacchetti. Da non dimenticare, una serie di reliquiari studiati da Rosanna Thau
che documentano il gusto delle diverse epoche. (B. C.)
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21
dicembre 2003
- A cura di Dorotea Gambardella -
Torna a
colpire la guerriglia irachena. Due attacchi sono stati compiuti contro gli
oleodotti, che collegano i campi di petrolio del nord e del sud dell'Iraq alle
raffinerie nella parte centrale del Paese. Lo ha reso noto oggi un responsabile
del Ministero del Petrolio. Un comunicato del comando americano ha riferito,
inoltre, di un attentato contro una loro pattuglia, che non ha provocato né
vittime né danni. I particolari nel servizio di Dorotea Gambardella.
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Secondo
fonti ministeriali irachene, venerdì sera tre razzi anticarro sono stati lanciati contro l'oleodotto proveniente dal
sud, provocando la fuoriuscita di
ingenti quantità di greggio. Contemporaneamente, l'esplosione di un ordigno ha
danneggiato l'oleodotto che veniva da nord, nella regione di Machada, a una cinquantina di chilometri da
Baghdad. Dopo questo nuovo attentato, le raffinerie irachene lavorano a meno
del 50% della loro capacità. In un comunicato del comando americano si rende
noto, inoltre, che l'attacco contro le
truppe statunitensi è avvenuto nella regione di Ramadi, ad ovest della
capitale, nel triangolo sunnita, spesso teatro di azioni simili. Secondo testimoni
oculari si sono intensificati gli attacchi contro i guerriglieri da parte delle
truppe americane, nella parte centrale del paese, in seguito alla cattura
dell’ex dittatore iracheno Saddam Hussein, avvenuta il 13 dicembre. Per il
secondo giorno consecutivo, i soldati statunitensi starebbero effettuando
perquisizioni dettagliate a Rawah, vicino alla frontiera con la Siria, e
numerosi arresti nelle città di Falluja, Samarra e Mossul. E a proposito del
deposto leader iracheno, “disagio” per le immagini della sua cattura, diffuse
in tutto il mondo, è stato espresso dal nunzio a Baghdad, mons. Fernando
Filoni. Sul fronte dei negoziati, il consiglio di governo transitorio iracheno
- ha fatto sapere un suo portavoce - è favorevole ad una riunione a tre con
l'Onu e gli Usa, al fine di esaminare il ruolo delle Nazioni Unite in Iraq. Il vertice potrebbe essere programmato
per il 15 gennaio.
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Escalation di violenza in Medio Oriente. Un
soldato israeliano ha ucciso un bimbo palestinese di cinque anni, ai margini
del campo profughi di Balata, vicino a Nablus. Sempre a Nablus, in
Cisgiordania, l’esercito israeliano ha arrestato un esponente di spicco del movimento
di Hamas. Sette case sono state demolite nella striscia di Gaza, la notte scorsa, nel corso di
un'operazione delle truppe a Rafah, a
ridosso della frontiera con l'Egitto. A riferirlo, fonti della polizia
palestinese, secondo cui i soldati hanno fatto uso di bulldozer e di mezzi
blindati. Ieri, inoltre, un palestinese sospettato di essere un
collaborazionista di Israele è stato ucciso da uomini mascherati, nel nord
della Cisgiordania. Intanto, secondo il quotidiano israeliano Yediot Ahronot,
il presidente George W. Bush avrebbe dichiarato che “bisogna sbarazzarsi di
Arafat” e avrebbe chiesto azioni concrete al premier dello stato ebraico, Ariel
Sharon.
Urne aperte a Conakry, nell’area occidentale della Guinea,
dove gli elettori voteranno oggi per scegliere il nuovo presidente. Polemiche
sono state sollevate dai partiti d’opposizione, che hanno deciso di disertare
la votazione, perchè convinti che non si svolgerà in modo regolare. Il servizio
di Giulio Albanese.
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A Conakry la tensione è alta, anche se Conté il longevo
capo di Stato uscente che conquistò il potere nel lontano 1984, si è dichiarato
sicuro della vittoria e ha anche elogiato gli elettori. La Guinea, ex colonia
francese, è un Paese chiave nello scacchiere dell’Africa occidentale e a
Conakry non è un mistero per nessuno il feeling che lega Conté ai ribelli
liberiani, che hanno costretto l’ex presidente Charles Taylor a fare le valigie
e ad abbandonare Monrovia. L’85 per cento della popolazione guineana è di
religione musulmana. Il Paese detiene il 30 per cento delle riserve di bauxite
a livello mondiale: una ricchezza che paradossalmente non giova ai ceti meno
abbienti, che sono la stragrande maggioranza della popolazione.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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In
Italia, continua la protesta degli autoferrotranvieri. Questa mattina, sciopero
dei trasporti a Milano, Venezia, Padova, Brescia, Firenze e parzialmente a Roma. Per motivi di ordine pubblico,
il prefetto del capoluogo lombardo, Bruno
Ferrante, ha
disposto la precettazione dei lavoratori dell'Azienda di
trasporti milanese per i giorni 22, 23 e 24 dicembre. A Roma, il comando dei vigili
urbani ha riferito che i metro funzionano, mentre il 50% di
tram e autobus è fermo. La protezione civile comunale è stata pre-allertata per affrontare
particolari situazioni di emergenza. “I lavoratori vogliono
respingere l'accordo al ribasso siglato ieri”: così i sindacati di base, i
Cobas dei Trasporti, hanno motivato la protesta odierna.
Vicenda
Parmalat. La Guardia di Finanza sta esaminando i documenti, sequestrati ieri
durante l’ispezione nella sede dell’ufficio di revisione dei conti, Grant
Thornton. Si è trattato del primo atto dell’indagine
milanese, che procede parallelamente a quella di Parma, riguardante il caso del
“buco” di 4 miliardi di euro denunciato venerdì. Nei prossimi giorni, è previsto
un incontro tra i pm delle due procure, per fare il punto della situazione
sulle inchieste. Col fiato sospeso in
queste
ore non è solo Collecchio, dove ha sede la Parmalat, e l'Italia, ma tutti i
Paesi in cui la società opera. Dall'Europa agli Stati Uniti, dal Canada
all’America Latina, la Parmalat dà lavoro, infatti, ad oltre 36mila persone in
tutto il mondo. In Italia, la vicenda è al centro del dibattito tra maggioranza
e opposizione.
Soddisfazione
in Iran per la rinuncia della Libia alle armi di distruzione di massa. Teheran
chiede ora che anche Israele intraprenda la stessa strada. Il portavoce del
ministero degli Esteri, Hamid Reza Assefi, ha proposto che “il Medioriente
diventi una zona libera da armi nucleari”. “Il regime sionista – ha dichiarato
- è la principale minaccia per la sicurezza della regione e la comunità
internazionale deve premere perché
anche qui si elimino le armi”.
Si
riaccende la polemica tra il premier italiano, Silvio Berlusconi, e il presidente
della Commissione europea, Romano Prodi. Ieri, il Cavaliere ha indicato l’euro
come responsabile del caro vita, addossando la colpa sui governi del
centrosinistra che “hanno spinto per l'adozione della moneta unica”. Immediata
la reazione di Prodi, che ha esortato a “smetterla con le menzogne” e ha
accusato l’attuale esecutivo di essere il vero responsabile dell’inflazione per
“la mancanza dei controlli”. Controlli che non sono mancati, secondo Prodi, né
in Francia, né in Germania, dove i prezzi si sono mantenuti stabili.
Una
vittima e un ferito è il bilancio dell’esplosione di una bomba a Jalabad,
capoluogo della regione centrale dell'Afghanistan. Lo ha riferito un comandante
della brigata afgana che ha accusato dell'attentato Al Qaeda,
Il
presidente cinese, Hu Jintao, ha ribadito a George W. Bush che la proclamazione
dell'indipendenza di Taiwan “non sarà tollerata”. All’agenzia cinese Xinhua ha
spiegato che “la Cina intende perseguire la riunificazione pacificamente”.
Ha provocato quattro
ustionati l’incendio di un palazzo di 18 piani, avvenuto la notte scorsa a
Parigi. Ancora non sono state accertate le cause del rogo, che si è sviluppato
nei piani alti e ha distrutto diversi appartamenti.
In Russia, il leader
dell'Unione delle Forze di destra (SPS), Boris Nemtsov, ha annunciato che il
suo partito, uno dei due schieramenti liberali russi, boicotterà le prossime
elezioni presidenziali, previste il 14 marzo 2004. In un comunicato, Nemtsov ha
motivato la sua decisione accusando il Cremlino di “manipolazione dell'opinione
pubblica, censura e assenza di media indipendenti”, nella campagna elettorale
che ha eletto il nuovo Parlamento, il 7 dicembre. Il secondo movimento liberale
russo, Yabloko, sta discutendo quale posizione assumere.
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