RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 354 - Testo della Trasmissione di sabato 20 dicembre 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nella promulgazione, oggi, dei decreti della Congregazione per le cause dei Santi, l’annuncio di 4 prossimi nuovi Santi, 7 Beati e 7 Servi di Dio: intervista con Carlo Casini su Gianna Beretta Molla, prossima Santa

 

“L’Italia è davvero la mia seconda patria”, così il Papa nel messaggio per la cerimonia che, ieri sera a Palazzo Madama, ha concluso le iniziative volute dal Ministero degli Esteri italiano per il 25.mo di Pontificato.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Soddisfazione nella comunità internazionale dopo l’annuncio del leader libico Gheddafi di rinunciare ai progetti di sviluppo delle armi di distruzione di massa: intervista con Guido Olimpio

 

Un impegno sempre attuale: educare alla pace è il tema della 36.ma Marcia per la pace presentata oggi nella sede della nostra emittente. Con noi mons. Tommaso Valentinetti e mons. Francesco Montenegro

 

Inaugurato ieri a Roma il presepe dei netturbini che il Papa in 25 anni di Pontificato non ha mai mancato di visitare: con noi Giuseppe Ianni e Mauro Parmeggiani.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Presentato a Roma il libro su Madre Teresa di Calcutta scritto da un suo antico e stretto collaboratore, padre Sebastian Vazhakala

 

In difesa dei “fuori casta” indù di religione cristiana, la denuncia del Consiglio delle Chiese cristiane dell’India

 

Sono tremila i bambini albanesi caduti nella rete dei mercanti di esseri umani

 

Ripresa generalizzata per l’economia degli Stati latino e centroamericani

 

Oltre 400 monaci buddisti, provenienti da diversi Paesi del mondo, hanno preso parte alla Conferenza internazionale del buddismo

 

24 ORE NEL MONDO:

 Negli Stati Uniti torna la minaccia terrorismo dopo le minacce di Al Qaeda

 

Italia: la conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

 

Il processo di pace in Costa d’Avorio al centro dei lavori del Vertice dell’Ecowas ad Accra.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 dicembre 2003

 

 

NELLA PROMULGAZIONE, OGGI, DEI DECRETI DELLA CONGREGAZIONE

PER LE CAUSE DEI SANTI, L’ANNUNCIO DI 4 PROSSIMI NUOVI SANTI,

7 PROSSIMI BEATI E 7 SERVI DI DIO

 

Nella promulgazione, oggi,  dei Decreti della Congregazione per le Cause dei Santi, il prefetto, il  cardinale Josè Saraiva Martins,  ha annunciato 4 prossimi nuovi Santi, 7 prossimi Beati e 7 Servi di Dio, spiegando i miracoli o le virtù eroiche  attribuiti a ciascuno.  Ce ne parla Fausta Speranza:

 

**********

Saranno Santi Giuseppe Manyanet y Vives, il sacerdote che promosse la costruzione della Chiesa della Santa Famiglia a Barcellona su progetto di Antonio Gaudì. Giuseppe Kassab, sacerdote dell’Ordine Libanese Maronita, impegnato nell’insegnamento della teologia nel nascondimento del monastero. Paola Elisabetta Cerioli che trasformò il suo dramma personale per la perdita della famiglia in aiuto ai ragazzi abbandonati. Più nota è Gianna Beretta Molla, la madre di tre figli che ha rifiutato di curare la sua malattia per non compromettere la sua quarta gravidanza, perdendo così la vita.

  

Ci sono poi quanti, già Servi di Dio, si apprestano a  diventare Beati. Augusto Czartoryski, nato in una famiglia di principi polacchi ha scelto di diventare sacerdote salesiano. Maria Guadalupe, che si è dedicata all’assistenza dei malati in Messico, e Ludovica De Angelis, che ha fatto la stessa scelta in Argentina.  Nemesia Valle, della Congregazione di Santa Giovanna Antida Thouret, e Alessandrina Maria da Costa, laica portoghese, hanno in comune l’aver abbracciato molto giovani scelte di fede importanti.  Un  personaggio di rango è Carlo, imperatore d’Austria e re di Ungheria fino al 1922.  Mentre per la sua umiltà compare Eusebia Palomino  Yenes, delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Il segno delle diverse strade che si possono imboccare verso la santità.  Resta da dire che nel gruppo dei futuri Servi di Dio c’è cardinale vescovo di Münster che in Germania negli anni del nazismo si  oppose a Hitler.

 

Attualmente il numero di Santi proclamati da Giovanni Paolo II è di 478 e il numero di Beati è di 1327.

**********

 

Tra i quattro futuri santi, dunque, anche Gianna Beretta Molla, la pediatra milanese, già madre di tre bambini, che non ha esitato a sacrificare la propria vita, rinunciando a curarsi un fibroma all’utero, pur di dare alla luce la sua quarta figlia, Gianna Emanuela. Beatificata nel 1994, Gianna era una donna vitale e gioiosa, che prima di sposarsi, si era prodigata con fervore nell’apostolato, nell’opera di San Vincenzo, nell’Azione Cattolica. Il miracolo attribuitole, che la eleverà agli onori degli altari, è la nascita - avvenuta tre anni e mezzo fa - di una bambina brasiliana dopo una gravidanza gravemente traumatica, il cui esito positivo non ha precedenti in medicina. Ma sulla figura di questa beata, morta nel 1962 all’età di 39 anni, e sul valore del suo gesto, ascoltiamo, al microfono di Dorotea Gambardella, il commento del presidente del “Movimento per la vita”, Carlo Casini.

 

**********

R. – E’ un esempio per tutte le donne, per tutte le famiglie; fra l’altro, per noi del Movimento per la Vita, il sacrificio di Gianna Beretta Molla è qualcosa che ci tocca da vicino. L’immagine che noi abbiamo di lei è quella di una donna normale, a cui piaceva lo sport e la natura - amava infatti lo sci e l’alpinismo - a cui piaceva vivere e che ha considerato il sacrificio della sua vita per far nascere la figlia come una cosa normale, come una cosa doverosa. Io penso che debba essere additata ad esempio. Qualche tempo fa ho partecipato all’inaugurazione di un giardino pubblico dedicato a lei: che bello che tante mamme possano raccontare e spiegare ai loro bambini la scelta di questa mamma.

 

D. – Si tratta, infatti, di una testimonianza di vita che ha colpito molto le persone, ancor prima che questa donna diventi santa ...

 

R. – Sì, ma la cosa singolare che va sottolineata è questa: nessuno ha mai detto che Gianna è stata una pazza. Lei era medico, quindi si rendeva conto di quello che stava facendo e delle conseguenze che ne sarebbero seguite. Tutti giudicano quello che ha compiuto Gianna, un atto nobile, un atto eroico. Questo vuol dire che il figlio che lei recava in seno ha un valore: è una persona, non è una cosa! Questa è la dimostrazione più piena di quanto siano false le teorie secondo cui un bimbo che deve nascere non è un bimbo. Se così fosse, allora Gianna e con lei altre mamme che hanno compiuto lo stesso gesto, sarebbero delle folli, perché non si possono sacrificare il marito e gli altri figli per un oggetto: si possono sacrificare solo dinanzi a un enorme valore, una figlia in questo caso, che è bambino, che è essere umano, che è persona fin dall’inizio. Questa è la testimonianza straordinaria di Gianna.

**********

 

 

“L’ITALIA E’ DAVVERO LA MIA SECONDA PATRIA”, COSI’ IL PAPA

NEL MESSAGGIO PER LA CERIMONIA CHE,  IERI SERA A PALAZZO MADAMA,

HA CONCLUSO LE INIZIATIVE VOLUTE DAL MINISTERO DEGLI ESTERI ITALIANO

PER IL 25. MO DI PONTIFICATO

 

“L’Italia è diventata davvero la mia seconda patria”: è quanto ha scritto Giovanni Paolo II nel messaggio inviato per la cerimonia di conclusione, ieri sera, dell’iniziativa voluta dal Ministero degli esteri italiano per il 25esimo del Pontificato. 8 manifestazioni-evento e 32 conferenze si sono svolte da maggio scorso in diverse località di diversi continenti, con il sostegno dei locali Istituti Italiani di cultura.  L’Italia – ha scritto il Papa nel testo letto da mons. Sandri, sostituto della Segreteria di Stato – “con la sua ricchezza di genio artistico e spirituale” è stata “protagonista nell’evangelizzazione”.  Ma ascoltiamo Fausta Speranza che ha preso parte alla cerimonia a Villa Madama. Colonna sonora, l’originale “Tema di Karol” di Stelvio Cipriani.

 

**********

(musica)

 

“Possano gli italiani, rimanendo fedeli al patrimonio di valori cristiani, contribuire a realizzare una nuova era di pace”. E’ questo l’auspicio di Giovanni Paolo II nel ringraziare per la manifestazione che ha scelto anche un segno simbolico: honoris causa,  il Diploma di lingua italiana per stranieri riconosciuto a Giovanni Paolo II.  Il Papa che ha portato il Vangelo in tutto il mondo è il Papa che ha parlato all’Italia con la sua lingua e che per l’Italia ha avuto uno sguardo attento – ha spiegato il cardinale Ruini, presidente della CEI. Ha ricordato come Giovanni Paolo II, in questi anni,  abbia chiesto in particolare alla Chiesa della penisola di essere forza sociale e come abbia fortemente voluto lo slancio di una nuova evangelizzazione.  Parlare la lingua del Paese, dunque, - sembra aver voluto spiegare il cardinale Ruini – ha significato comprendere ed esprimere le attese della popolazione.  

 

(musica)

 

Roma, sede del vicario di Cristo e  porta del mondo è l’immagine che sembra aver suggerito il cardinale Sepe, prefetto della Congregazione per l’evangeliz-zazione dei popoli, quando ha ricordato che hanno incontrato il Papa solo nella città eterna almeno 160 milioni di persone, mentre tutti gli italiani sono circa 50 milioni.

 

Dell’incontro generoso con ogni persona anche attraverso la moltiplicazione delle immagini, ha parlato Padre Federico Lombardi, direttore dei nostri programmi e responsabile del Centro Televisivo Vaticano, presentando il video Dona Nobis pacem di 12’30’’ che raccoglie  momenti forti del Pontificato. Padre Lombardi ha sottolineato come il Papa abbia intuito la potenzialità e la forza delle immagini anche al di là delle convenienze: la scelta di non vietare la ripresa del colloquio con Ali Agca, suo attentatore, sembrava sfiorare l’indiscrezione ma oggi quelle immagini restano una testimonianza fortissima del valore del perdono, più delle parole.

 

(musica)

**********

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto  anche il dottor Ibrahim Rugova, presidente delle Istituzioni Provvisorie del Kosovo e il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi.

 

Il Papa  ha nominato oggi  vescovo ausiliare per il vicariato apostolico di Arabia (Penisola Arabica) padre Paul Hinder, definitore generale dell’Ordine dei Cappuccini, assegnandoli la sede titolare vescovile di Macon.

 

Il Santo Padre ha nominato presidente della Corte d'Appello dello Stato della Città del Vaticano mons. Raffaello Funghini.

 

Il Santo Padre ha quindi nominato membri ordinari della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali lo studioso statunitense Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia nel 2001, attualmente docente alla Columbia University, e il professor Yves Quéré, francese,  docente emerito di Fisica all'École polytechnique di Parigi  e Co-Presidente dell’Inter-Academy Panel on International Issues di Trieste.

 

 

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Nella Prima Pagina da segnalare la riflessione di Alberto Migone sul Messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata Mondiale della Pace e la promulgazione dei Decreti da parte della Congregazione delle Cause dei santi. Per la cronaca estera, Medio Oriente: da febbraio la Corte dell’Aja esaminerà gli effetti legati al “muro”; nei Territori manifestazioni dei simpatizzanti di Hamas.

 

Nelle pagine vaticane, le celebrazioni promosse dalle nunziature apostoliche per il XXV di Pontificato di Giovanni Paolo II, l’indirizzo d’omaggio rivolto al Santo Padre dal cardinale José Saraiva Martins e una pagina dedicata ad una giornata di studio tenuta a Foglianise sull’Enciclica “Ecclesia de Eucharistia” di Giovanni Paolo II.

 

Nelle pagine estere, Iraq: rafforzato il contingente statunitense. Continua serrato il dibattito sul processo a Saddam Hussein.

 

Nella pagina culturale, il convegno di studi su Santa Chiara che si è svolto a novembre ad Assisi.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano ancora l’emergenza trasporto pubblico. Per la questione Alitalia i sindacati respingono il piano proposto dal Governo.

 

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

20 dicembre 2003

 

 

 

LA LIBIA AMMETTE IL POSSESSO DI ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA

E ACCETTA I CONTROLLI INTERNAZIONALI

 

- Intervista con Guido Olimpio -

 

Smantellamento immediato di tutte le armi di distruzione di massa. La pace tra la comunità internazionale e la Libia fa registrare concreti e importantissimi passi avanti. Con un annuncio a sorpresa, fatto ieri sera personalmente prima dal premier britannico Blair e poi dal presidente Usa Bush, è stato reso noto l’accordo in base al quale il governo del colonnello Gheddafi ha ammesso di aver avviato in passato programmi per la realizzazione di ordigni nucleari ed ha accettato l’ingresso sul suo territorio di osservatori internazionali. Il servizio di Luciano Ardesi:

 

**********

Con questo accordo il colonnello Gheddafi ha ammesso implicitamente che stava lavorando ad un programma di armi nucleari e chimiche e, secondo fonti dell’amministrazione americana, anche alla costruzione di missili balistici scud in cooperazione con la Corea del Nord. La decisione libica è avvenuta dopo nove mesi di trattative segrete che hanno accompagnato l’ultimo tratto della lunga marcia del colonnello Gheddafi per il ritorno a pieno titolo nella comunità internazionale. La prima tappa di questo percorso è iniziativa con la consegna di due agenti responsabili dell’attentato al Boeing della PanAm distrutto in volo sopra Lockerbie, in Scozia, nel 1988. A seguito di questa disponibilità l’Onu aveva annullato nel settembre scorso le sanzioni nei confronti della Libia e si attende ora una analoga decisione dell’Unione Europea. Si disegna così un nuovo ruolo di Tripoli sulla scena internazionale contrassegnato fino a pochi anni fa da una aggressività nella regione, non solo verbale.

 

Luciano Ardesi, per la Radio Vaticana.

**********

 

Ma quali sono i motivi che hanno convinto il regime di Tripoli a prendere questa decisione? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Guido Olimpio del Corriere della Sera:

 

**********

R. – La possiamo chiamare “la lunga marcia del colonnello”, nel senso che sono ormai tre o quattro anni che Gheddafi sta cercando di rientrare nel consesso internazionale. Ovviamente il primo passo importante è stato il processo di Lockerbie: ha infatti accettato in qualche modo di far giudicare la Libia e di ammettere la responsabilità del Boeing americano nell’88. Adesso, ammettendo di aver costruito e progettato armi di distruzione di massa, Gheddafi cerca di eliminare un altro pericolo: sa bene che dall’altra parte c’è un’amministrazione americana che è decisa ad andare in fondo su questi temi e la situazione irachena lo insegna. Quindi dice: venite qui e guardate; ammetto di aver sbagliato. In questo modo cerca di entrare ulteriormente in quello che è la comunità internazionale.

 

D. – Una scelta quella di Gheddafi importante soprattutto se vista nell’intero quadro che comprende anche l’Iraq?

 

R. – Assolutamente. E’ paradossale ma Gheddafi dà ragione ai neo-conservatori americani, che diranno: vedete, siamo intervenuti con decisione in Iraq ed ora ci sono altri che trasformano le loro case in case di vetro: fanno cioè vedere quello che hanno, denunciano quello che hanno. Il quadro generale è molto interessante, perché a questo punto anche altri Paesi, che si trovano in una situazione un po’ particolare – penso all’Iran, ma penso anche alla Siria – e che sviluppano armi di questo tipo. E’ un bel dilemma ora per questi Paesi.

 

D. – Questa decisione di Gheddafi è il primo passo verso lo smantellamento del cosiddetto asse del male, di cui secondo gli Stati Uniti la Libia faceva parte?

 

R. – Non c’è dubbio che se Gheddafi manterrà fede a queste promesse e se ci saranno veramente queste ispezioni, indubbiamente la Libia potrà uscire dall’asse del male, tenendo conto che già sul terrorismo ha fatto un mea culpa, lo fa ora anche su questo tipo di armi molto pericolose. C’è tra l’altro da ricordare che soltanto un paio di mesi fa era stata sequestrata una nave carica di missili scud che erano partiti dalla Corea del Nord e che si è detto erano stati ordinati dallo Yemen. Si è scoperto che invece erano della Libia, ma gli americani erano stati zitti su questo e quindi è probabile che già allora fosse in corso una specie di trattativa in questo senso.

**********

 

 

UN IMPEGNO SEMPRE ATTUALE: EDUCARE ALLA PACE

E’ IL TEMA DELLA 36.MA MARCIA PER LA PACE PRESENTATA OGGI

NELLA SEDE DELLA NOSTRA EMITTENTE

 

- Servizio di Paolo Ondarza -

 

“Guardare a chi soffre nel volontariato vuol dire contribuire come Chiesa al diritto internazionale”. E’ quanto sottolineato oggi nel corso della conferenza stampa di presentazione della 36.ma marcia della Pace, nella sala Marconi della nostra emittente. Il servizio è di Paolo Ondarza.

 

**********

Sarà la diocesi di Termoli Larino la meta dei passi di pace quest’anno della 36.ma marcia promossa da Pax Christi per il prossimo 31 dicembre e a cui aderiranno circa 7 mila persone. Termoli Larino: un luogo duramente segnato un anno fa, il 31 ottobre del 2002, da un violentissimo sisma. La marcia, vigilia di preghiera e testimonianza alla Giornata mondiale della pace del 1° gennaio, è stata presentata oggi nella Sala Marconi, nella sede della nostra emittente da  mons. Giancarlo Bregantini, presidente della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei, mons. Tommaso Valentinetti, vescovo di Termoli Larino e mons. Francesco Montenegro, presidente della Caritas italiana.

 

 “Un impegno sempre attuale: educare alla pace”: il tema. Da sempre infatti, come ricordato da monsignor Valentinetti, in qualità di presidente di Pax Christi Italia, citando le parole del Papa, il popolo dei marcianti “ribadisce la necessità che la via della pace venga imboccata rafforzando la garanzia di un diritto internazionale chiamato ad essere sempre più diritto della pace”.

 

“Un diritto alla pace, un diritto della pace che chiaramente si deve affermare sempre di più e alla cui costruzione nessuno è escluso: non sono escluse assolutamente le comunità dei credenti, a qualunque tipo di  confessione cristiana esse appartengano, non sono escluse le autorità”.

 

“Impegnarsi per la pace è annunciare Cristo che è giustizia – insiste Giovanni Paolo II nel suo messaggio per il 1 gennaio”. Lo ha ricordato anche  mons. Francesco Montenegro.

 

“Il Papa richiama anche l’Onu. Lui dice: “occorre che l’Organizzazione delle Nazioni Unite alzi un po’ il tenore del suo essere; che da struttura-istituzione amministrativa diventi centro morale in cui tutte le nazioni del mondo si sentano a casa loro, perché si arrivi finalmente ad una famiglia di nazioni”.

 

Il programma prevede due possibilità di partecipazione a seconda della disponibilità dei partecipanti e degli orari di arrivo: alle 15:30 dalla Chiesa di Santa Maria degli Angeli sul litorale, alcuni autobus accompagneranno i marcianti nelle zone terremotate per incontrare gli abitanti e rendersi conto delle condizioni di vita, dei programmi di ricostruzione, dei progetti. La sera, alle 20 dalla stessa chiesa, partirà la marcia che attraverserà il centro storico di Termoli, con una sosta nella Cattedrale e l’arrivo nella chiesa di san Francesco dove sarà celebrata l’Eucaristia.

 

Al termine del cammino per salutare l’arrivo del nuovo anno seguirà un momento conviviale. Un Capodanno sicuramente diverso dal solito quello vissuto dai partecipanti: anche quest’anno l’evento si riproporrà come alternativa al cenone consumista di san Silvestro. I partecipanti sono invitati a digiunare e a devolvere il corrispettivo del pasto alle popolazioni in guerra. Ma il programma non si esaurisce con la notte del 31. Il 1° mattina è prevista la lettura del messaggio del Papa per la 37 giornata della Pace e una serie di testimonianze da alcuni Paesi in conflitto con la proposta di racconti di vita vissuta nelle zone terremotate.

 

Alla marcia è legato il convegno nazionale promosso da Pax Christi  dal titolo “Nell’Arca… Sotto il diluvio… verso l’arcobaleno. Il conflitto come via alla pace”. Un occasione di approfondimento della figura di Noè, metafora e chiave di lettura dell’attuale realtà sociale, politica e relazionale.

**********

 

 

INAUGURATO A ROMA IL PRESEPE DEI NETTURBINI

 

- Intervista con Giuseppe Ianni e mons. Mauro Parmeggiani -

 

E’ stato inaugurato ieri presso la sede dell’Azienda Municipale Ambiente di Roma il “Presepe dei Netturbini”, giunto quest’anno alla sua 32.ma edizione. La cerimonia, a cui hanno preso parte diverse autorità politiche e civili della Capitale, è stata presieduta da mons. Mauro Parmeggiani, segretario generale del Vicariato di Roma. Il presepe potrà essere visitato tutti i giorni, compresi i festivi, con ingresso gratuito. Il servizio è di Maria Di Maggio.

 

**********

Si rinnova come ogni Natale l’appuntamento con il “Presepe dei Netturbini”, che da 32 anni accoglie nel suo caldo abbraccio centinaia di visitatori italiani e stranieri. Realizzato interamente in muratura, utilizzando tufo romano, calce e pietre, il “Presepe dei Netturbini” si arricchisce ogni anno di particolari provenienti da ogni angolo del mondo, confermandosi così un simbolo di pace e di comunione tra i popoli. Ci racconta le novità di quest’anno Giuseppe Ianni, autore del presepe.

 

“Ogni anno, c’è sempre qualcosa di nuovo. Quest’anno, ci sono le pietre portate da San Giovanni Rotondo, con cui abbiamo fatto le strade ed i gradini. Poi, abbiamo la porta della Natività del nostro presepe fatta con il legno di ulivo di Betlemme, e me l’ha portato il Custode della Natività, padre Ibrahim”.

 

Lunga è la lista di personalità religiose, civili e politiche che in questi anni hanno reso omaggio al “Presepe dei Netturbini”. Ma il visitatore più assiduo resta Giovanni Paolo II che dall’inizio del suo pontificato non è mai mancato all’appuntamento natalizio con gli addetti dell’Ama. Ascoltiamo in proposito mons. Mauro Parmeggiani, Segretario Generale del Vicariato di Roma.

 

“Fin dall’inizio del suo pontificato, lui è sempre sceso – intorno all’Epifania – a visitare questo presepio, e lo scorso anno, non riuscendo a scendere, ha voluto che i netturbini salissero in visita da lui, nella sua casa. Io credo però che il Papa, che è un grande innamorato dell’uomo, veda nel presepio quel mistero dell’uomo, di Dio che si fa uomo e che redime l’uomo, che è il mistero più grande e più centrale che ci possa essere per una persona che vive sulla terra e che ha bisogno di sentire la compagnia di Dio. Il Papa è un artista e quindi probabilmente vede la poesia del presepe, si ferma a contemplare questa poesia della nascita di Gesù e di questo mondo che intorno a questa nascita prodigiosa quasi si ferma, incantato, ad ammirare. Credo poi che con i netturbini ci sia un particolare rapporto; il Santo Padre ha riconosciuto ufficialmente la Madonna della Strada come patrona presso Dio dei Netturbini romani. Questo credo che sia un ulteriore segno di attenzione, di vicinanza, di affetto che il Papa nutre per queste persone, forse anche perché una volta, gli spazzini – adesso si dice ‘netturbini’ o ‘operatori dell’ambiente’ – erano considerati tra le persone più umili, più semplici e forse anche più vicine alla realtà. Forse anche per questo il Papa ha una predilezione per loro”.

**********                       

 

 

=======ooo=======

 

 

 

CHIESA E SOCIETA’

20 dicembre 2003

 

 

 

PRESENTATO A ROMA IL LIBRO SU MADRE TERESA DI CALCUTTA

SCRITTO DA UN SUO ANTICO E STRETTO COLLABORATORE,

PADRE SEBASTIAN VAZHAKALA, SUPERIORE GENERALE DEL RAMO CONTEMPLATIVO

DEI MISSIONARI DELLA CARITA’

 

ROMA. = Giustizia e solidarietà, parole d’ordine per il Natale dei senzatetto, di coloro che vivono ai margini delle metropoli, come Roma o Calcutta: il popolo dei derelitti, prediletto da Madre Teresa. Ad affermarlo è stato questa mattina il cardinale José  Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per la Cause dei Santi, durante una Messa celebrata, alla presenza del senatore Giulio Andreotti, presso il centro di accoglienza Casa Serena al Borghetto Prenestino, gestito dai Fratelli missionari della Carità. L'occasione è stata offerta dalla presentazione del libro “Vita con Madre Teresa”, scritto da padre Sebastian Vazhakala, indiano, originario del Kerala, per 30 anni stretto collaboratore della suora beatificata dal Papa due mesi fa. Padre Vezhakala - che attualmente dirige nella periferia romana la Casa Serena per una settantina di indigenti, ed è superiore generale del secondo ramo maschile dell’Ordine, i  Missionari Contemplativi - conobbe Madre Teresa nel 1966 ed entrò l’anno dopo nel primo gruppo di fratelli che diedero vita al primo ramo maschile dei Missionari della Carità. “E' il primo libro scritto da qualcuno veramente dentro l'Ordine, a diretto contatto con la Madre”, ha spiegato la curatrice, Maria Giuseppina Scanziani, che ha tradotto dall'inglese quello che in origine era una “sorta di diario contenente confessioni e lettere inedite” scritte dalla Beata a padre Sebastian. Ricordando la figura di Madre Teresa e la sua “proposta forte di santità”, il cardinale Saraiva ha invitato a considerare quest'ultima come strada maestra per “annunciare e testimoniare Cristo” e a chiedere a Dio, per intercessione di Madre Teresa, di “aiutarci a scorgere Cristo nei poveri”. (A.D.C.)

 

 

IN DIFESA DEI “FUORI CASTA” INDU’ DI RELIGIONE CRISTIANA,

LA DENUNCIA DEL CONSIGLIO DELLE CHIESE CRISTIANE DELL’INDIA,

CHE CHIEDE PER I DALIT  CONVERTITI GLI STESSI BENEFIT SOCIALI

PREVISTI PER I FUORI CASTA CHE PROFESSANO ALTRI CREDI

 

NEW DEHLI. = Il Consiglio delle chiese cristiane dell’India All India Christian Council (Aicc), ha fermamente protestato per il tentativo condotto nel parlamento di New Delhi di ostacolare l’integrazione dei dalit (indiani di basso ceto sociale, i cosiddetti “fuori casta”) di religione cristiana. L’Aicc ha condannato il discorso tenuto giovedì scorso dal ministro degli Affari sociali, Satya Narain Jatiya, alla Lok Sabha, la Camera bassa del Parlamento. Durante l’intervento, il ministro avrebbe riferito di presunte preoccupazioni della comunità internazionale circa l’inclusione dei dalit di religione cristiana nella lista delle caste che hanno diritto alle misure preferenziali, come già accade per i dalit indu, musulmani, sikh e buddisti. Si tratta di strumenti di integrazione come benefit sull’istruzione e quote riservate per l’accesso agli impieghi nel settore pubblico. Il presidente del Consiglio delle Chiese cristiane, Joseph Souza, e il segretario generale John Dayal, hanno obiettato che, contrariamente a quanto sostenuto dal ministro, la questione dei diritti dei “fuori casta” raccoglie invece un vasto consenso internazionale, come già provato durante la conferenza delle Nazioni Unite contro il razzismo tenutasi due anni fa a Durban (Sudafrica). Lo scorso 17 novembre, nel ricevere in udienza i vescovi indiani del Tamil Nadu, anche Giovanni Paolo II si era soffermato sulla situazione dei dalit e sulle discriminazioni prodotte dal sistema sociale indiano. “I costumi che perpetuano o rafforzano la divisione in caste – aveva sostenuto - dovrebbero essere sensibilmente riformati”. L’Aicc ha sottolineato che la Commissione nazionale per le minoranze ha ripetutamente sollecitato il governo indiano a stabilire un’uguaglianza di trattamento tra gli appartenenti di ‘caste inferiori’ di tutte le religioni. In passato un disegno di legge di questo indirizzo presentato dall’allora ministro degli Affari sociali, Sitaram Kesri, non era riuscito ad approdare in Parlamento. (A.D.C.)

 

 

SONO TREMILA I BAMBINI ALBANESI CADUTI NELLA RETE DEI MERCANTI

DI ESSERI UMANI. IL DATO RESO NOTO DAL “VOLONTARIATO INTERNAZIONALE

PER LO SVILUPPO”, UNA ONG PRESENTE IN ALBANIA DA DODICI ANNI

 

TIRANA. = Sarebbero tremila i minori albanesi vittime della tratta degli esseri umani. Lo stima il Vis, il Volontariato internazionale per lo sviluppo, una ong presente in Albania dal 1991 per progetti di sviluppo. Per il Vis - che in questi giorni ha organizzato a Roma un seminario su una piaga dai contorni sempre più drammatici ed estesi  - questo “traffico illecito è un fenomeno che riguarda molto da vicino l'Italia per l'elevato numero di bambini e ragazzi che finisce nel nostro Paese e per l'impiego che ne fa la criminalità organizzata obbligandoli alla prostituzione, all'accattonaggio, ai piccoli furti, e a volte finiscono nel giro dell'adozione illegale”.  “La tratta dei minori nel mondo – ha affermato il presidente del Vis, Antonio Raimondi, in un comunicato - è un business di oltre un miliardo di dollari e si stima che ogni anno coinvolga 2 milioni di bambini e adolescenti. E' necessario – ha aggiunto - promuovere degli incontri tra i governanti dei diversi Paesi coinvolti dal fenomeno, così da avviare, in sinergia, tutti gli interventi e le attività svolte alla lotta al traffico, sia nei contesti di origine che in quelli di azione diretta delle reti criminali coinvolte”. “L’impegno – ha osservato ancora Raimondi - è di rendere possibile il trasferimento di know how dell'esperienza italiana associativa e di assistenza, che da diversi anni si propone la tutela dei diritti dei minori stranieri presenti sul territorio italiano, ponendo a servizio di altri soggetti coinvolti, il proprio bagaglio di esperienze e allo stesso tempo rendendosi disponibili ad un accrescimento e arricchimento attraverso il confronto con l'altro”. (A.D.C)

 

 

RIPRESA GENERALIZZATA PER L’ECONOMIA DEGLI STATI LATINO E CENTROAMERICANI.

DOPO 50 ANNI DI SALDI IN “ROSSO”, IL 2003 CHIUDE CON UNO STORICO ATTIVO

 

SANTIAGO DEL CILE. = Per la prima volta in mezzo secolo, il sistema economico America Latina-Caraibi ha chiuso l’anno con uno “storico” attivo, crescendo dell’1,5 per cento rispetto al 2002 e, secondo alcune previsioni, si accinge a crescere ulteriormente nel 2004, a un tasso del 3,5%: i dati sono contenuti in un bilancio della Commissione economica dell’Onu per l’America Latina e i Caraibi (Cepal/Eclac), diffuso a Santiago del Cile. L’organismo, dal 10 dicembre, ha come segretario esecutivo l’economista argentino José Luis Ma Chinea, che ha preso il posto di José Antonio Ocampo. In testa all’inversione di marcia figura l’Argentina, passata da un saldo negativo del 10,8% nel 2002 a uno positivo di oltre il 7%. A seguire, il Perù (+4%), Colombia (+3,4%) Cile (più 3,2%). Ancora in positivo, ma meno esaltante, la prestazione di grandi economie come quella messicana (+1,2%) e del Brasile (appena +0,1%). Particolare la posizione del Venezuela che, a causa delle sue vicende interne, chiude l’anno con un meno 9,5%, ma viene accreditato di un tasso di crescita superiore al 7% per l’anno prossimo. Perfino Cuba, nonostante l’embargo statunitense, ha visto la sua economia crescere del 2,6% (+1,2% nel 2002), grazie certamente agli introiti dell’industria turistica, ma anche di settori meno dinamici come quelli minerario e agricolo-zootecnico. Ad avere effetti positivi sulla ripresa generalizzata delle principali economie latino-americane e caraibiche sono state soprattutto la domanda asiatica e quella statunitense riguardante in particolare alimentari, minerali e petrolio. La regione ha anche ricevuto fondi compensativi per circa 22 miliardi di dollari, la metà dei quali versati dal Fondo monetario internazionale (Fmi). L’inflazione, infine, che è tornata a scendere, mentre il tasso medio per la maggior parte dei Paesi è risultato attorno all’8,5%. (A.D.C.)

 

 

DIFFONDERE UN MESSAGGIO DI PACE, CON LA SPERANZA DI MIGLIORARE IL DIALOGO INTERRELIGIOSO: E’ L’AUSPICIO DELLA CONFERENZA INTERNAZIONALE DEL BUDDISMO, IN CORSO IN INDONESIA, ALLA QUALE PARTECIPANO 430 MONACI

 DA TUTTO IL MONDO

 

JAKARTA. = Religioni e dialogo per la pace. Un binomio e un obiettivo ormai di dimensioni planetarie, che incontra una crescente sensibilità ad ogni latitudine. Ne hanno parlato anche gli oltre 400 monaci buddisti, provenienti da diversi Paesi del mondo, che hanno preso parte alla Conferenza Internazionale del Buddismo, svoltasi nel suggestivo tempio di Borobudur, a Magelang, provincia di Java Centrale. La Conferenza – riferisce l’agenzia AsiaNews- è stata organizzata dal Consiglio Mondiale della Comunità Buddista (World Buddhist Sangha Council, WBSC),  si è aperta giovedì scorso e continuerà fino al 21 dicembre. Secondo Sri Pannyavasa Maha Thera, presidente del WBSC, la conferenza ha riscosso un grande successo. Era atteso l’arrivo di circa 300 monaci mentre ne sono giunti  433, non solo da vicini Stati asiatici ma anche da Bangladesh, Canada, Stati Uniti e Australia. Partecipano alla conferenza anche rappresentanti di altre religioni. Lo scopo della conferenza, ha ribadito lo stesso Thera, è diffondere un messaggio di pace a tutto il mondo, con la speranza di migliorare il dialogo tra i capi delle diverse religioni mondiali. (A.D.C.)

 

 

 

=======ooo========

 
 

24 ORE NEL MONDO

20 dicembre 2003

 

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Dall’Iraq, Paese dove stamani è giunto il premier spagnolo Josè Maria Aznar per una visita a sorpresa al contingente spagnolo, giungono nuovi particolari sulla cattura del deposto presidente Saddam Hussein. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:

 

**********

“L’uomo che ha consegnato l’ex rais alle forze americane è stato il suo braccio destro durante gli otto mesi che hanno seguito la caduta del regime”. Lo ha dichiarato un ufficiale americano, Stan Murphy, escludendo che l’informatore, la cui identità non sarà rivelata, ottenga la ricompensa di 25 milioni di dollari. Uno tra i giudici più accreditati a presiedere la corte penale speciale per Saddam Hussein, il magistrato Abdul Latif, ha inoltre affermato che “il processo all’ex presidente iracheno si svolgerà non in tempi brevi nel Paese arabo”, dove purtroppo non si arresta la catena di violenze. Nella notte tre agenti di polizia iracheni sono stati uccisi per errore da soldati americani nei pressi di Kirkuk e questa mattina una ex funzionaria del disciolto partito Baath iracheno, Damiyah Abbas, è stata uccisa insieme al figlio di cinque anni a Najaf. Negli Stati Uniti cresce, intanto, l’allarme terrorismo per possibili attentati contro New York e altre città americane, fra le quali Los Angeles e Washington. Ed in questo complesso scenario si deve infine registrare il recente messaggio attribuito al numero due dell’organizzazione terroristica di Al Qaida, Ayman Al Zawahri, nel quale il medico egiziano minaccia l’America e parla del tentativo di omicidio, in Iraq, del vice ministro della Difesa statunitense, Paul Wolfowitz.

**********

 

In Medio Oriente proseguono gli sforzi per la pace. Don Weisglass, capo dell’ufficio di gabinetto del premier israeliano incontrerà la prossima settimana il suo collega palestinese, Abu Libda, per tentare di concordare un faccia a faccia tra Ariel Sharon e Abu Ala. Lo rende noto oggi il sito del quotidiano israeliano “Haaretz”.

 

15 capi di Stato e di governo sono riuniti da ieri ad Accra, in Ghana, per il Vertice annuale dell’Ecowas, la Conferenza degli Stati dell’Africa occidentale. Al centro dei lavori, il processo di pace in Costa d’Avorio, dove governo e ribelli hanno iniziato da pochi giorni il disarmo. Ma sul terreno, i segnali di pacificazione non sono ancora evidenti, come ci riferisce padre Luciano Ragazzo, missionario nella città settentrionale di Korogò, intervistato da Andrea Sarubbi:

**********

R. – Per quanto riguarda il disarmo, ci siamo accorti che almeno qui, a Korogò, diventa difficile poter dire se ci sia stato, o meno, un disarmo. Ci sono ancora, certamente, militari che occupano la città ma meno posti di blocco all’interno della città e questo è un segnale positivo.

 

D. – Il presidente ivoriano Gbagbo ha detto: “La pace sarà il mio regalo di Natale alla popolazione ivoriana”. Secondo lei è un regalo possibile?

 

R. – Questa è la prospettiva di Gbagbo, e qui dobbiamo calarci nella mentalità secondo cui i ribelli, da quest’altra parte, dicono: “Siamo noi che facciamo il regalo, non Gbagbo”. Quindi, Gbagbo può decidere per quanto riguarda la parte meridionale della Costa d’Avorio ma  non ha autorità – anche se è il presidente del Paese – di fare dei regali alla Costa d’Avorio del Nord, dove noi ci troviamo.

 

D. – L’impressione, comunque, è che sia il governo sia l’esercito siano ormai piuttosto stanchi di questa guerra ...

 

R. – Anche i ribelli sono stanchi, quindi tutti vogliono la pace. Ognuno, però, ha delle prospettive individuali, personali della pace. Psicologicamente, i ribelli non sono d’accordo sul calendario di Gbagbo. Io credo che la pace arriverà, le prospettive ci sono e anche l’accordo di riaprire le scuole, che è l’ultima notizia, proprio di questa settimana conferma questa mia speranza. Il vero problema è che i due calendari non coincidono.

 

D. – La popolazione come sta vivendo questo momento di incertezza?

 

R. – La popolazione è stanca e vede in un accordo l’unica soluzione possibile; il problema è come trovare un accordo che sia poi solido in grado di portare a nuove elezioni.

**********

 

Italia. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha tenuto oggi a Roma la consueta conferenza stampa di fine anno difendendo l’operato del suo governo. Il premier ha invitato le famiglie italiane all’ottimismo, ha accusato l’opposizione di non aver voluto risolvere a suo tempo il conflitto d’interessi, ha annunciato che firmerà un decreto sulla TV il 23 dicembre prossimo: chiudere Rete 4 – ha detto – non è pluralismo. Sulle riforme ha poi affermato che basterà una sola Camera per approvare le leggi. Sul piano internazionale Berlusconi ha detto di considerare positivamente il semestre italiano alla presidenza dell’Unione Europea e ha annunciato che si candiderà alle prossime elezioni dell’UE: quindi ha detto che è doveroso che le truppe italiane restino in Iraq e che le democrazie devono gradualmente eliminare gli Stati illiberali. Ascoltiamo questo passo del suo intervento.

 

**********

Credo che l’ordine mondiale nuovo consenta ai Paesi dell’Occidente di assumere la responsabilità affinché si possa sconfiggere, vincere la guerra contro il terrorismo ed eliminare la possibilità di attacchi nucleari. In che modo? Esportando la democrazia, con l’informazione, con la propaganda, con la cultura, con interventi economici ... Infine, ove ci fossero pericoli precisi, ma come ultimo, ultimo mezzo e strumento, anche con interventi militari come è stato per esempio per quanto riguarda l’Iraq.

**********

 

In Cecenia duemila uomini delle forze armate russe sono stati concentrati sulle montagne del Daghestan per bloccare la ritirata di alcune decine di guerriglieri che lunedì scorso hanno ucciso una decina di guardie di frontiera al confine con la Georgia. Lo ha reso noto il comandante delle forze russe nel Caucaso del Nord affermando che il contingente di miliziani è stato accerchiato e quasi completamente eliminato con l’ausilio dell’aviazione e dell’artiglieria.

 

Nelle Filippine ameno 100 persone sono morte ed oltre 80 risultano disperse a causa di una serie di frane che, dopo sei giorni di pesanti piogge, hanno devastato l’isola di Leyte. Gli abitanti delle città meridionali di Liloam e Maasin sono stati sorpresi nel sonno e si teme che il drammatico bilancio delle vittime possa ancora salire.

 

Il Programma Alimentare Mondiale (Pam) ridurrà gli aiuti alimentari alla Corea del Nord per il netto calo di donazioni. Lo ha reso noto il direttore dell’agenzia delle Nazioni Unite, James Morris, nel corso di una conferenza stampa a Pechino precisando che il Pam ha ricevuto, finora, soltanto il 60 per cento delle forniture previste per i bisogni di oltre sei milioni di nordcoreani.

 

In Marocco cinque presunti terroristi, di cui quattro marocchini e un britannico, sono stati condannati in contumacia a 20 anni di prigione nel quadro dell’inchiesta sugli attentati avvenuti lo scorso 16 maggio a Casablanca scorso e  costati la vita a 45 persone.

 

Domani la Guinea Conakry si reca alle urne per eleggere il presidente. Scontata la riconferma di Lansana Contè dopo che le opposizioni hanno annunciato che boicotteranno il voto a causa di brogli riscontrati a loro avviso già in fase di allestimento della macchina elettorale.

 

E’ salito a 12 morti e 37 feriti il drammatico bilancio del grave incidente che ha coinvolto un autobus tedesco alla frontiera tra Belgio e Francia, sull'autostrada Bruxelles-Parigi.

 

 

 

=======ooo=======