RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 353 - Testo della Trasmissione di venerdì 19 dicembre 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’incontro gioioso del Papa stamani con i ragazzi dell’Azione Cattolica e con i giuristi che hanno curato il libro presentato oggi alla stampa dal titolo “Giovanni Paolo II – le vie della giustizia”

 

 L’amore per Gesù e il servizio ai più poveri di Madre Teresa: ne ha parlato padre Raniero Cantalamessa nella terza predica d’Avvento pronunciata in Vaticano alla presenza del Santo Padre

 

Il calendario delle celebrazioni liturgiche natalizie presiedute dal Pontefice.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Le reazioni al discorso del premier israeliano Sharon, che ha annunciato ieri la separazione unilaterale dai palestinesi in caso di fallimento della road map: interviste con Fiamma Nirenstein, padre David Jaeger e Yossi Beilin

 

 Nelle piazze italiane ed europee torna “Rigiocattolo”, l’annuale vendita di giocattoli usati a scopo di solidarietà: ce ne parla Evelina Martelli

 

Nella Chiesa di Santa Lucia, al Gonfalone a Roma, mostra mercato a sostegno dell’Angola: con noi Daniela Ruzzenenti e mons. Angelo Becciu.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Undici componenti del Parlamento di New Delhi hanno manifestato la loro apprensione per gli attacchi ai cristiani compiuti in varie zone dell’India, agli esponenti della Conferenza episcopale indiana

 

Un Natale all’insegna della solidarietà per i rifugiati del  Burundi

 

Michael Jackson, ieri formalmente incriminato di molestie sessuali, si è convertito all’islam

 

New York presenta oggi al mondo il disegno definitivo della “Freedom Tower” il grattacielo più alto del mondo che sorgerà nell’area dove fino all’11 settembre 2001 si trovavano le Torri Gemelle

 

La Chiesa cattolica filippina, l’Esercito della salvezza ed alcune associazioni umanitarie come ogni anno, stanno distribuendo doni ai detenuti di Manila.

 

24 ORE NEL MONDO:

 Il futuro dell’Iraq passa per il Palazzo di Vetro: il 15 gennaio riunione per il futuro politico del Paese. Nuovi attentati questa mattina

 

 Il presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi incontra il corpo diplomatico e passa in rassegna le principali questioni internazionali.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 dicembre 2003

 

 

L’INCONTRO GIOIOSO DEL PAPA STAMANE CON I RAGAZZI DELL’AZIONE CATTOLICA

E CON I GIURISTI, CHE HANNO CURATO IL LIBRO PRESENTATO OGGI ALLA STAMPA

DAL TITOLO “GIOVANNI PAOLO II – LE VIE DELLA GIUSTIZIA”

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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Una mattina allietata da una visita attesa a pochi giorni dal Natale: 50 ragazzi e ragazze dell’Azione cattolica, si sono stretti gioiosamente anche quest’ano attorno a Giovanni Paolo II, nella Sala Clementina. Siate messaggeri di quella pace che Gesù porta in dono e non dimenticatevi di pregare per me, ha raccomandato loro il Papa. Poco prima un’altra udienza nell’ambito delle celebrazioni per il 25mo di Pontificato. Il Santo Padre ha accolto una delegazione del Comitato di giuristi che ha curato il volume “Giovanni Paolo II - Le vie della giustizia”, offrendone una copia al Santo Padre. Una raccolta di riflessioni e commenti di eminenti cultori del diritto, 420 studiosi di tutto il mondo, fra cui alcuni di religione ebraica e musulmana, che prendono spunto dagli insegnamenti del Papa.

 

“Vi accomuna tutti la convinzione che per tutelare l’uomo e la sua dignità, come pure per perseguire il bene comune e l’intesa tra i popoli, l’unica strada da percorrere è di far valere la ‘forza’ dello ius, nel doveroso rispetto di ogni persona, a qualunque cultura, lingua e religione appartenga”.

 

E da qui “l’importanza e l’urgenza” – ha sottolineato il Papa – “di educare alla pace”, auspicando altresì che questo libro possa “evidenziare il fondamentale dovere della tutela dei diritti umani, i pregi ma anche i limiti della globalizzazione, il valore dell’integrazione europea e della pace”.

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E diamo ora la parola a Marco Cardinali, che ha seguito la presentazione alla stampa del libro “Giovanni Paolo II - Le vie della Giustizia. Itinerari per i giuristi del Terzo Millennio”. L’Incontro è stato ospitato nella tarda mattinata nella Libera Università SS. Maria Ausiliatrice, Lumsa, a Roma:

 

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Un volume monumentale, ben 1148 pagine, curato dal prof. Aldo Loiodice, dell’Università di Bari, e dal prof. Massimo Vari, vice presidente emerito della Corte Costituzionale, pubblicato in coedizione dalla Libreria Editrice Vaticana e dalla Casa Editrice Bardi.

 

Una raccolta di riflessioni che prendono il via dagli insegnamenti di Giovanni Paolo II in materia giuridica, tratti dai discorsi pronunciati durante i tanti viaggi apostolici del Successore di Pietro. Un omaggio al Papa, in occasione dei suoi 25 anni di Pontificato. Un mosaico di considerazioni con contributi in più lingue, anche in cinese, con la partecipazione di illustri studiosi di religione ebraica e musulmana, tutti uniti a far risaltare la forza dello ius, del diritto, per tutelare l’Uomo al di là di qualunque steccato di religione, di razza, di lingua.

 

Il dialogo e il bene comune rimangono, in questo nuovo millennio, ancora sfide grandi, in cui giocare il vivere comune e pacifico dell’intero consorzio umano. Il volume diviso in 25 sezioni affronta argomenti quali la democrazia, i diritti umani, con un’attenzione tutta particolare al diritto alla vita, la biogenetica, il diritto del matrimonio e della famiglia, della libertà. Il volume diventa uno strumento di lavoro utile per tutti gli esperti nel campo, proprio come percorsi di ricerca etica sulla base dell’insegnamento di Giovanni Paolo II, i cui pronunciamenti magisteriali si sono sempre espressi in favore della persona umana.       

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L’AMORE PER GESU’ E IL SERVIZIO AI PIU’ POVERI NELLA VITA DI MADRE TERESA

 AL CENTRO DELLA TERZA PREDICA D’AVVENTO, Di PADRE RANIERO CANTALAMESSA,

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

La centralità di Gesù nella vita di Madre Teresa di Calcutta: è questo il tema a cui è stata dedicata la terza predica d’Avvento, tenuta stamani - alla presenza di Giovanni Paolo II - da padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, nella cappella Redemptoris Mater in Vaticano. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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         “Il senso di tutta la vita” di Madre Teresa “è una persona: Gesù”. Padre Cantalamessa ha sottolineato come per la Beata di Calcutta, Gesù non fosse “un’astrazione, un insieme di dottrine, di dogmi, o il ricordo di una persona vissuta in altri tempi, ma un Gesù vivo, reale, qualcuno da guardare nel proprio cuore e da cui lasciarsi guardare”:

Alla domanda: “Chi è Gesù per me?”, ella risponde con una ispirata litania di titoli: “Gesù è la parola da pronunciare. È la vita da vivere. È l’amore da amare. È la gioia da condividere… È il sacrificio da offrire. È la pace da portare. È il pane di vita da mangiare...”

         Uno dei detti più noti di Madre Teresa, ha proseguito il predicatore della Casa pontificia, dice: “Il frutto dell’amore è il servizio e il frutto del servizio è la pace”. L’amore per il Signore e il servizio dei più poveri nascono dunque insieme. Per lei, Gesù è presente “nello sconcertante travestimento del povero”. Madre Teresa che si china su un moribondo, ha rilevato, è “proprio l’icona della tenerezza di Dio”:

“Madre Teresa ha saputo dare ai poveri non solo pane, vestiti e medicine, ma quello di cui hanno ancora più bisogno: amore, calore umano, dignità.

Ella ricordava con commozione l’episodio dell’uomo trovato mezzo mangiato dai vermi in una discarica che, portato a casa e curato, disse: “Sorella, ho vissuto sulla strada come un animale, ma ora morirò come un angelo”.

         D’altro canto, ha aggiunto padre Cantalamessa, “Ella ci ha ricordato che la vera grandezza tra gli uomini non si misura dal potere che uno esercita, ma dal servizio che presta”. Un servizio di cui fa parte anche “l’esercizio dell’autorità e il magistero ecclesiastico”. E qui si è soffermato sull’esempio offerto dal Santo Padre:

Sono venticinque anni che sotto i nostri occhi un uomo si consuma nel “servizio dello Spirito”. In Giovanni Paolo II il titolo Servus servorum Dei, Servo dei servi di Dio, introdotto da San Gregorio Magno, non è stato un titolo tra gli altri, ma il riassunto di una vita. Anche questo servizio, come quello di Madre Teresa,  ha avuto la sua sorgente nell’amore per Gesù.

 

         Ha così rivolto il pensiero allo spirito con cui prepararsi al Natale. “Un cuore amante – ha detto – è l’unico presepio dove Cristo ama venire a Natale”. Madre Teresa, ha avvertito, ci ricorda oggi “qual è stata la molla segreta del suo servizio ai poveri e dell’intera sua vita: l’amore per Gesù”. E questo, ha concluso, “è anche il segreto per celebrare un vero Natale”.

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ALTRE UDIENZE, RINUNCE E NOMINE

 

Nel corso della mattinata il Papa ha ricevuto anche un gruppo di presuli della Conferenza episcopale francese in visita “ad Limina”; il signor Fernando Estrada Samano, ambasciatore del Messico, in visita di congedo; e il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli.

 

Il Santo Padre ha inoltre accettato stamane la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Gent, in Belgio, presentata da mons. Arthur Luysterman, in conformità al Codice di diritto canonico, ed ha nominato allo stesso incarico don Lucas Van Looy, finora vicario generale della Società Salesiana di San Giovanni Bosco; ha infine nominato vescovo di Garzón, in Colombia, mons. Rigoberto Corredor Bermudéz, finora vescovo di Buenaventura.

 

 

CELEBRAZIONI LITURGICHE DEL TEMPO DI NATALE,

PRESIEDUTE DAL SANTO PADRE

 

L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Santo Padre ha reso noto il calendario delle celebrazioni natalizie che saranno presiedute dal Papa.

 

Il 24 dicembre, nella Solennità della Natività del Signore, Giovanni Paolo II celebrerà la Santa Messa della Notte nella Basilica Vaticana, alle ore 24.

 

 

Il 25 dicembre,nella Solennità del Natale del Signore, Giovanni Paolo II rivolgerà il Suo messaggio natalizio al mondo e impartirà la Benedizione “Urbi et Orbi”, dalla loggia centrale Basilica Vaticana, alle ore 12.

 

Il 31 dicembre, nella Solennità di Maria SS. Madre di Dio, il Santo Padre Giovanni Paolo II presiederà i Primi Vespri, nel corso dei quali verrà cantato il tradizionale inno “Te Deum”, a conclusione dell'anno civile, nella Basilica Vaticana, alle ore 18

 

Il 1 gennaio 2004 il Santo Padre Giovanni Paolo II presiederà la Celebrazione della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio nell'ottava di Natale, in occasione della XXXVII Giornata Mondiale della Pace sul tema «Un impegno sempre attuale: educare alla pace», nella Basilica Vaticana, alle ore 10. La Liturgia eucaristica sarà concelebrata dal cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, insieme con il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, l’arcivescovo Leonardo Sandri, sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, ed il vescovo Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

“Chiedo a voi, ragazzi, di farvi messaggeri della pace di Cristo” è il titolo che apre la Prima Pagina in riferimento al discorso di Giovanni Paolo II al gruppo dell’Azione Cattolica Ragazzi ricevuto in Udienza nella Sala Clementina. “Questa vostra opera contribuisca ad evidenziare il fondamentale dovere della tutela dei diritti umani, il valore della integrazione europea e della pace” è invece il messaggio che il Papa ha rivolto ad una Delegazione di giuristi del Comitato Promotore degli studi in onore di Giovanni Paolo II in occasione del XXV di Pontificato. Per la cronaca estera, Medio Oriente: Sharon annuncia un piano di separazione dai palestinesi; gli Stati Uniti sono contrari ad iniziative unilaterali alternative alla “Road Map”. Iraq: esplosione a Baghdad provoca diverse vittime; il Capo di Stato Maggiore degli Stati Uniti dichiara che dopo Saddam Hussein sarà catturato anche Osama bin Laden. Sudan: secondo l’Unione Europea ci sono stati progressi nel processo di pace e di democratizzazione del Paese, ma restano inquietudini per il Darfur.

 

Nelle pagine vaticane, per il cammino della Chiesa in Africa, la testimonianza del Cardinale Bernardin Gatin, Decano emerito del Collegio Cardinalizio, dell’esperienza vissuta a Roma per il 25° del Pontificato di Giovanni Paolo II.

 

Nelle pagine estere, secondo il Rapporto Oms aumenta il divario tra il Nord e il Sud del mondo. Russia: continuano massicci i bombardamenti in Daghestan; Putin “scende in campo” per le presidenziali in diretta televisiva. Nucleare: dopo la firma dell’Iran del Protocollo aggiuntivo, si apre la strada a più stretti controlli internazionali.

 

Nella pagina culturale, l’opera di Chesterton al centro di alcune pubblicazioni

 

Nelle pagine italiane, in primo piano l’emergenza trasporti pubblici; Legge Gasparri: Berlusconi pronto a firmare il decreto.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

19 dicembre 2003

 

 

LE REAZIONI AL DISCORSO DEL PREMIER ISRAELIANO ARIEL SHARON,

CHE HA ANNUNCIATO UN PIANO UNILATERALE DI SEPARAZIONE DAI PALESTINESI,

SE LA ROAD-MAP FALLIRA’

 

- Interviste con Fiamma Nirenstein, padre David Jaeger e Yossi Beilin -

 

Una dichiarazione che “non può portare ad alcun risultato positivo”. Così il viceministro degli Esteri russo, Iuri Fedotov, ha commentato l'annuncio fatto ieri dal premier israeliano Ariel Sharon di un piano unilaterale di separazione dai palestinesi, da implementare se la Road-map non farà progressi. Critiche all’intervento di Sharon sono giunte anche dall'Autorità nazionale palestinese  - che ha definito “inapplicabile” il progetto di disimpegno unilaterale – e dal movimento Hamas, che ha ribadito l’intenzione “di proseguire la Jihad fino alla completa liberazione della terra palestinese”. Ma sui particolari del discorso tenuto dal premier israeliano a Herzliya, nei pressi di Tel Aviv, ce ne parla Graziano Motta.

 

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Nel delineare una svolta nelle relazioni con l’Autorità palestinese, Sharon ha affermato che se nei prossimi mesi questa non avrà smantellato quadri e infrastrutture delle organizzazioni impegnate nella rivolta armata, Israele procederà alla separazione unilaterale tra i due popoli; stabilirà nuove linee di divisioni territoriali, che non saranno comunque definitive. Obiettivo di questa svolta è di assicurare – ha dichiarato – il rafforzamento della sicurezza israeliana attraverso anche un nuovo dispiegamento di unità militari, la rimozione anche forzata di punti di sviluppo illegali degli insediamenti nella Cisgiordania e l’accelerazione dei lavori di costruzione del cosiddetto Muro. Il primo ministro palestinese Abu Ala si è detto deluso dal discorso di Sharon, ed ha assicurato l’impegno di andare avanti sulla Road-map. Esponenti di Hamas e della Jihad islamica pretendono invece un’intensificazione della lotta armata e gli Stati Uniti ribadiscono ancora una volta da un canto l’avversione a misure unilaterali, dall’altro i principi della Road-map invitando le parti alla sua attuazione.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Ma come è stato accolto in Israele l’intervento di Sharon? Lo abbiamo chiesto a Fiamma Nirenstein, corrispondente da Gerusalemme del quotidiano “La Stampa”:

 

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Il discorso di Sharon in Israele suscita prima di tutto la furia dei coloni, perché in realtà la cosa che si profila all’orizzonte è soprattutto uno sgombero di insediamenti e di territori. Questo nel concreto è il significato delle parole di Sharon. Oggi come oggi che cosa fa Sharon? Oggi come oggi cerca di risolvere il nodo strategico che c’è stato sempre da quando Israele e palestinesi hanno discusso terra contro pace. Questo terra contro pace non ha funzionato. Non c’è stata terra e non c’è stata pace. Sharon dice: se non si può fare farò come fece Barak in Libano, mi ritirerò unilateralmente. Questo suscita una serie di grandi paure e di preoccupazioni sia da parte degli insedianti, sia da parte dei palestinesi che vorrebbero trattare, giustamente, le loro linee. Sembra che, sul piano politico, questo abbia dato effettivamente un buon risultato perché i palestinesi oggi dicono: potremmo, prima di quanto voi credete, tornare al tavolo delle trattative.

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Secondo padre David Jaeger, portavoce della Custodia di Terra Santa, il piano reso noto da Ariel Sharon ripercorre il progetto Alone, elaborato dagli israeliani dopo la guerra del ’67. Proprio padre Jaeger ne ha parlato con Giada Aquilino:

 

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R. - Nella versione attuale il premier vorrebbe circondare i centri popolati della Cisgiordania da un muro, isolando così la stragrande maggioranza dei palestinesi.

 

D. - Questo cosa comporterebbe per i palestinesi?

 

R. – Comporterebbe la perdita di più della metà del proprio territorio, condizioni di affollamento senza accesso alle terre e forse anche alle risorse idriche. Conseguenze quindi da un punto di vista economico, sociale, politico ed umanitario.

 

D. – Uno dei presupposti per la pace in Israele è la fine del terrorismo palestinese. Quanto è possibile?

 

R. – Secondo i palestinesi per poter reprimere i gruppi armati che compiono anche azioni terroristiche ci vorrebbe prima una chiara prospettiva di soluzione politica.

 

D. – Si avvicina Natale: qual è l’auspicio della Chiesa di Terra Santa per il futuro del Medio Oriente?

 

R. – La Chiesa si immedesima con la stragrande maggioranza delle popolazioni israeliana e palestinese nell’auspicare finalmente la pace, la serenità e lo sviluppo per le due nazioni.

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E nello stesso giorno in cui il primo ministro dello Stato ebraico ha tenuto il suo attesissimo discorso, a Roma veniva lanciato un appello per la riconciliazione in Medio Oriente. “Il mondo intero ci aiuti a raggiungere la pace”. Hanno invocato ieri l’ex ministro della Giustizia israeliano, Yossi Beilin, e l’ex titolare della Cultura palestinese, Jasser Abed Rabbo, promotori dell’accordo di Ginevra per una soluzione pacifica del conflitto mediorientale. Il servizio è di Dorotea Gambardella:

 

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Nella conferenza stampa svoltasi in Campidoglio, Yossi Beilin ha dichiarato che la differenza con i precedenti negoziati, da Oslo alla Road Map, consiste nel fatto che il piano firmato a Ginevra il 1 dicembre scorso non si basa su questioni di principio, ma sui dettagli. “E' da questi – ha detto Beilin - che viene la chiarezza necessaria per sostenere i principi di pace”. Tra le varie misure previste dall’accordo vi è anche la ripartizione di Gerusalemme tra israeliani e palestinesi. Ma la suddivisione di quella che è una città simbolo per le tre maggiori religioni monoteiste non rischia di creare ulteriori problemi in Medio Oriente? Lo abbiamo chiesto allo stesso Beilin:

 

The biggest problem ...

Il problema più grande è che la gente continua a soffrire e ad essere uccisa e che finora nessuna soluzione è stata trovata per impedire questo. E poi Gerusalemme non è mai stata una città unita, la divisione tra ebrei e musulmani è una questione atavica…

 

A sostenere il vostro piano sono in larga parte esponenti della sinistra, e quindi laici:

 

This is wrong.....

Non è vero. A firmare l’accordo sono stati esponenti del Likud – il partito del premier Sharon -, membri dell’esercito. Insomma molti di coloro che ci appoggiano sono di destra e di centro, soltanto una minima parte appartiene agli schieramenti di sinistra.

 

Quale sarà dunque la vostra prima mossa per attuare nel concreto quest’iniziativa?

 

         What is important right now ...

Adesso ciò che è fondamentale per noi è convincere l’opinione pubblica dell’efficacia del nostro accordo. Fino ad ora a favore della nostra iniziativa sono il 40 per cento dei palestinesi e il 40 per cento degli israeliani, ma per convincere i due governi ad avviare un negoziato per una soluzione pacifica del conflitto abbiamo bisogno che sia la maggioranza di entrambe le popolazioni a sostenerci.  

 

Dal canto suo, l’esponente palestinese Yasser Rabbo, ha rilanciato l’appello alla comunità internazionale per schierarsi contro il progetto del governo di Ariel Sharon di costruire un muro di difesa che invada i territori palestinesi. Questo muro vuole “creare una separazione tra noi e la pace – ha dichiarato con forza - coloro che sostengono la pace devono opporvisi”.

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NELLE PIAZZE ITALIANE ED EUROPEE TORNA “RIGIOCATTOLO”,

L’ANNUALE VENDITA DI GIOCATTOLI USATI A SCOPO DI SOLIDARIETÀ

 

- Intervista con Evelina Martelli -

 

   E’ tornato in questi giorni di Avvento nelle piazze italiane ed europee, il “Rigiocattolo”. Si tratta dell’annuale vendita di giocattoli usati che la Comunità di Sant’Egidio organizza per sostenere attività di solidarietà in Africa. Grande affluenza c’è stata già lo scorso week-end a Roma, in Piazza San Lorenzo in Lucina, con circa 6mila bambini. Sono andati a ruba i giochi per i più piccoli e i pezzi da collezione, 15 mila vendite, il cui ricavato servirà a curare i bambini malati di Aids in Mozambico.

 

Chi vuole partecipare può ancora farlo. Come e dove lo spiega Evelina Martelli, della Comunità di Sant’Egidio, al microfono di Gabriella Ceraso.

 

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R. – Si può venire a portare i propri giocattoli sabato 20 e domenica 21 a Piazza Mignanelli a Roma e poi vedere se c’è un gioco, una candela o un calendario che si desidera regalare a qualche amico.

 

(musica)

 

D. – Cosa troveremo in piazza?

 

R. – Tantissimi giochi, bambole, peluche, giochi da tavola, macchinine, dei bellissimi calendari dedicati alla pace e realizzati dai bambini rom del Paese dell’Arcobaleno, e poi tante candele per fare delle decorazioni natalizie.

 

D. – Come reagiscono i bambini alla vostra proposta?

 

R. – Devo dire che c’è una bella reazione da parte dei bambini, a cui piace il discorso della solidarietà e di poter, senza privarsi di una cosa necessaria, aiutare gli altri. Ci piace coinvolgere i bambini per spiegare il discorso dell’impossibilità di curarsi dei bambini in Africa, l’ingiustizia in questo, e, quindi, come ciascuno possa contribuire, per quanto sia piccolo, per quanto sia anche in difficoltà economiche, ad aiutare dei bambini che stanno peggio di lui.

 

D. – Ma perché scegliete proprio i bambini per finalità così impegnative?

 

R. – Perché costruire con i più giovani un mondo attento ai più deboli, significa garantire un futuro migliore per tutti, da una parte. Dall’altra parte i bambini sono molto sensibili a questo e tante volte, più degli adulti, sono capaci di scandalizzarsi e di indignarsi per le ingiustizie che vedono nel mondo.

 

D. – La vostra campagna contro l’Aids è iniziata già l’anno scorso. Quali sono stati i maggiori risultati?

 

R. – C’è questa bellissima notizia che già 200 bambini, da madri sieropositive, sono nati sani. Sono stati, inoltre, curati più di 3 mila 500 bambini. Con il ricavato di quest’anno desideriamo continuare a pagare le cure mediche per loro, ma allargare anche ad altri bambini queste cure.

 

D. – Per molti sarà un Natale diverso?

 

R. – Prima di tutto per i bambini africani e poi per noi stessi, perché è bello riempire il Natale di solidarietà. Ed è un Natale diverso per tutti quei bambini che si divertiranno con noi nelle piazze d’Italia.

 

(musica)

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NELLA CHIESA DI SANTA LUCIA, AL GONFALONE A ROMA,

MOSTRA MERCATO A SOSTEGNO DELL’ANGOLA

 

- Intervista con Daniela Ruzzenenti e mons. Angelo Becciu -

 

Sostenere l’Angola, con questo spirito è stata organizzata nella Chiesa di Santa Lucia al Gonfalone a Roma, una piccola Mostra mercato: si aprirà domani e la vendita degli oggetti esposti sosterrà i progetti avviati dall’associazione onlus “Amigos de Angola”, che opera nel Paese africano dal1999. Grazie al sostegno di molti, tra cui i dipendenti dei Musei Vaticani, la missione continua, in quattro anni  25 mila abitanti hanno usufruito dei vantaggi di questa presenza. Ce ne parla Benedetta Capelli:

 

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Due padiglioni di 40 posti letto, un laboratorio di analisi e un consultorio. Sono solo alcuni degli obiettivi raggiunti dall’Associazione Amigos de Angola. Serve ancora molto per ovviare alle necessità dei 48 villaggi della zona. C’è bisogno di piccoli passi e la vendita di alcuni oggetti di artigianato è già una cosa. Ma quale scopo ha la Mostra-mercato allestita nella Chiesa di Santa Lucia al Gonfalone, a Roma? Risponde il presidente di Amigos de Angola, Daniela Ruzzenenti:

 

“Abbiamo finalizzato questa vendita per cercare di acquistare una jeep che ci sarebbe fondamentale, sarebbe indispensabile per il medico per poter fare vaccinazioni nei posti più lontani”.

 

L’Angola è un Paese ricco di risorse, ma estremamente povero. La popolazione, provata dal conflitto conclusosi due anni fa, deve combattere contro il pericolo delle mine antiuomo e il contagio dell’Aids, che stando agli ultimi dati conta nel Paese africano 500 mila malati. Ma quali sono le emergenze? La testimonianza del nunzio apostolico in Angola, mons. Angelo Becciu:

 

“La miseria, la povertà massima. Il Paese è molto ricco però purtroppo chi gode di questa ricchezza è una minima percentuale. E allora l’emergenza è data dalla povertà, dalla mortalità infantile. Si calcola che solo un bambino su 5 arrivi ai 5 anni. Meno male c’è la Chiesa. E’ l’unica organizzazione che si occupa delle persone più infelici e sfortunate, pur nella sua pochezza riesce ad arrivare ai vari settori delle popolazioni più sfortunate. In ogni angolo dove arriva il missionario, dove arriva la suora missionaria con la presentazione della parola di Dio, presenta la sua carità verso questi poveri infelici, costruisce un centro medico, costruisce una scuola seppure scarsa nella sua organizzazione, però pronta a dare i primi rudimenti dell’istruzione. E’ un  segnale di speranza. Davanti a tante promesse non mantenute la Chiesa riesce a mandare le sue piccole opere che danno un segno di ottimismo per il futuro”.

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CHIESA E SOCIETA’

19 dicembre 2003

 

 

CAMPAGNA DI ODIO CONTRO I CRISTIANI. UNDICI PARLAMENTARI DI NEW DELHI

ESPRIMONO LA LORO PREOCCUPAZIONE AI VESCOVI

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE INDIANA

 

 

NEW DELHI.= Undici componenti del Parlamento di New Delhi hanno manifestato la loro apprensione per gli attacchi ai cristiani compiuti in varie zone dell’India, agli esponenti della Conferenza episcopale indiana (Cbci), guidati da monsignor Vincent Concessao, aricivescovo di New Delhi. I parlamentari hanno assicurato che porteranno la questione in sede di governo, nel tentativo di far adottare le giuste soluzioni. La campagna di odio si starebbe rinvigorendo in seguito alle recenti elezioni nei cinque Stati che hanno visto la vittoria del Bjp (Bharata Janatha Party), partito filo-induista. (D.G.)

 

 

 

UN NATALE ALL’INSEGNA DELLA SOLIDARIETÀ PER I RIFUGIATI DEL BURUNDI:

 OLTRE UN MILIONE DI PROFUGHI STANNO FACENDO RITORNO ALLE LORO TERRE,

GRAZIE AL RECENTE ACCORDO DI PACE SIGLATO DAL GOVERNO

CON IL PRINCIPALE GRUPPO RIBELLE ARMATO

 

 

BUJUMBURA.= Oltre un milione di profughi burundesi stanno facendo ritorno alle loro terre, in seguito all’accordo di pace firmato dal governo e dal principale gruppo ribelle, le Forze per la Difesa della Democrazia (Fdd), che ha messo fine ad un’annosa guerra civile. “Il governo ha allestito un campo per accogliere queste persone, che non hanno più da tempo una casa” ha detto un sacerdote burundese della diocesi di Bururi all’agenzia Fides, che per motivi di sicurezza ne ha omesso il nome. Nella zona è attivo un altro gruppo ribelle, le Forze Nazionali di Liberazione (FNL). “Proprio questa notte in diverse zone della diocesi, vi sono stati attacchi e sparatorie da parte dei ribelli – ha dichiarato il sacerdote -. Ma la speranza della pace, però, non è venuta mai meno. Lo stesso ritorno dei profughi è un atto di speranza nella pace. I sacerdoti, i religiosi e i catechisti, proprio in occasione del Natale, hanno intensificato la loro opera educativa alla pace, spostandosi di parrocchia in parrocchia, di villaggio in villaggio, per parlare con la gente e cercando di convincere tutti che il dialogo e l’unica via per risolvere i problemi del paese”. L’accordo tra governo e FDD è stato firmato il 16 novembre scorso a Dar es Salaam, capitale della Tanzania e in base a questa intesa, il 23 novembre, il presidente burundese Domitien Ndayizeye ha nominato quattro nuovi ministri appartenenti al Fdd. (D.G.)

 

 

 

MICHAEL JACKSON,  E’ STATO IERI FORMALMENTE INCRIMINATO, NELLO STATO

DELLA CALIFORNIA, DI MOLESTIE SESSUALI. LA NOTA POPSTAR,

SECONDO LA STAMPA AMERICANA SI SAREBBE CONVERTITA ALL’ISLAMISMO

 

 

LOS ANGELES.= Michael Jackson è stato ieri formalmente incriminato di sette reati di molestie sessuali nei confronti di un minorenne e di altri due reati di somministrazione di sostanze alcoliche al ragazzo “al fine di atti di libidine”. Se verrà riconosciuto colpevole di tutte le accuse, il cantante rischia fino a 24 anni di carcere. Il caso è stato aggiornato al 16 gennaio. Intanto, secondo la stampa americana, Jackson, che continua a proclamarsi innocente, si sarebbe convertito all'Islam aderendo al movimento “Nazione islamica”. L'associazione, guidata dal controverso leader Louis Farrakhan, pone i principi islamici alla base della lotta per la riaffermazione dei diritti degli afro-americani. Ad introdurre il cantante nel movimento creato da Malcolm X, sarebbe stato il fratello Jermaine, convertitosi fin dal 1989. (D.G.)

 

 

 

CON UNA CERIMONIA NELLA FEDERAL HALL, NEW YORK PRESENTA OGGI AL MONDO

 IL DISEGNO DEFINITIVO DELLA “FREEDOM TOWER” IL GRATTACIELO PIU’ ALTO

DEL MONDO CHE SORGERA’ NELL’AREA DOVE FINO ALL’11 SETTEMBRE 2001

 SI TROVAVANO LE TORRI GEMELLE

 

 

NEW YORK. = La Freedom Tower, la nuova torre trasparente che verrà costruita nell'area dove sorgeva il World Trade Center, a New York, è destinata ad essere ancora più alta dei 540 metri previsti dal progetto ufficiale. Il sindaco Michael Bloomberg e il governatore George Pataki sveleranno oggi, durante una cerimonia nella Federal Hall, il disegno definitivo di quello che sarà l’edificio più alto del mondo, realizzato dopo una lunga fase conflittuale da due architetti di fama internazionale, Daniel Libeskind e David Childs. L'ultima versione del progetto dell'architetto Daniel Libeskind prevede un ulteriore innalzamento della gigantesca antenna in cima alla torre, fino a raggiungere un'altezza di oltre 600 metri. Il suo progetto è stato scelto tra oltre 400 e milioni di persone che hanno visitato i siti che ospitavano le proposte e i modelli. Il nuovo World trade center rilancerà l'immagine, ma soprattutto l'economia, di New York. I lavori inizieranno nel 2005; gran parte del denaro dovrebbe venire dai premi assicurativi delle polizze sulle Twin Towers, il resto da finanziamenti pubblici. (M.A.)

 

 

 

LA CHIESA CATTOLICA FILIPPINA, L’ESERCITO DELLA SALVEZZA ED ALCUNE

 ASSOCIAZIONI UMANITARIE COME OGNI ANNO STANNO ORGANIZZANDO

LA DISTRIBUZIONE DI DONI AI DETENUTI DI MANILA,

CHE VIVONO SPESSO CONDIZIONI DI SOVRAFFOLLAMENTO,

DI DEGRADO E SOPRAFFAZIONE

 

 

MANILA.= Anche quest’anno, dai primi di dicembre fino a Natale, la Chiesa cattolica filippina ed alcune associazioni umanitarie stanno organizzando la distribuzione di doni ai detenuti di Manila. Fra i volontari più impegnati nell’iniziativa è Al De Ocampo, un missionario che ha scelto di lavorare nella pastorale carceraria, vivendo a stretto contatto con i detenuti, da circa 30 anni. Come documenta un servizio dell’agenzia Asia News le mura della prigione di Manila racchiudono infinite storie di ingiustizia e le sopraffazioni abbondano. Persone che già hanno vissuto la realtà di famiglie sfasciate, di ambienti promiscui ed insalubri, di ignoranza, di disoccupazione e - assai spesso - di chiari atti d'ingiustizia e sfruttamento sono nelle carceri di Manila in condizioni disastrose. Le guardie e i funzionari sono poco motivati a causa della scarsa preparazione e degli stipendi esigui. La giustizia è assai carente, e di conseguenza anche il modo in cui i criminali vengono trattati. De Ocampo svolge anche assistenza legale per chi è stato imprigionato in modo ingiusto e non ha possibilità di ricorrere in appello. La sua opera è sostenuta dalla Caritas di Manila e dall’Ufficio Francescano di Giustizia e Pace. Per mancanza di fondi il sistema giudiziario del paese è molto lento e i giudici sono troppo pochi. E così - secondo la testimonianza del missionario - molti passano il Natale in prigione ingiustamente. (M.A.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

19 dicembre 2003

 

 

 

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

Si terrà il prossimo 15 gennaio, nel Palazzo di Vetro di New York, la riunione sul futuro dell’Iraq a cui parteciperanno Onu, Stati Uniti-Gran Bretagna e Consiglio provvisorio iracheno. A convocarla è stato il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. In Iraq, invece, Saddam Hussein continua ad essere sotto interrogatorio, mentre si moltiplicano gli allarmi per possibili nuovi attentati. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Nell’area di Baghdad, proseguono gli interrogatori di Saddam Hussein e secondo le indiscrezioni avrebbe detto che se si tenessero le elezioni presidenziali, lui le vincerebbe ‘a valanga’. L’ex rais ha negato di avere usato le armi chimiche contro i curdi, accusando invece gli iraniani della strage di Al Halabja. Le autorità americane temono una nuova ondata di attentati ed hanno passato l’allarme anche a Roma perché credono che l’Italia potrebbe essere obiettivo di attacchi durante il periodo natalizio. Il Dipartimento di Stato ha sollecitato i cittadini americani a lasciare l’Arabia Saudita nel timore di nuove esplosioni di violenza.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Timori di nuovi attacchi anche sul fronte interno iracheno, dunque, trasformatisi purtroppo in realtà. La cronaca degli ultimi fatti da Giancarlo La Vella:

 

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Due nuovi attentati stamani. Un'esplosione ha sventrato a Baghdad un edificio appartenente al gruppo politico sciita Sciri, dove ha sede il Consiglio supremo per la rivoluzione islamica in Iraq, provocando la morte di almeno una persona e il ferimento di altre due. Inoltre, alla periferia della capitale un camion cisterna dell’esercito è saltato in aria, uccidendo due soldati americani. Intanto, il capo dell’autorità civile provvisoria americana in Iraq, Paul Bremer, ha confermato di essere sfuggito ai primi di dicembre ad un tentativo di omicidio. La notizia era stata anticipata ieri dalla rete televisiva americana “Nbc”. E, per far fronte alle crescenti tensioni, il Pentagono ha deciso di inviare altri duemila soldati in Iraq e di prolungare la missione di altri 3500 uomini. Lo riferisce una fonte della Difesa americana, citata sui siti internazionali. Nella comunità internazionale è sempre in corso, intanto, il dibattito internazionale sulla ricostruzione dell’Iraq, da cui Washington ha escluso i Paesi che non hanno appoggiato la guerra: tra essi Francia, Germania, Russia e Canada. E proprio oggi il viceministro degli Esteri russo, Fedotov, ha ribadito che per Mosca la questione della riduzione del debito estero iracheno e quella dei contratti per la ricostruzione postbellica sono legate. Fedotov, ha sottolineato che la questione dipende dalla misura in cui saranno presi in considerazione gli interessi economici della Russia in Iraq.

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A tenere banco negli ambienti diplomatici è soprattutto la delicata questione della ricostruzione dell’Iraq. Si apre, infatti, oggi a Washington la Conferenza organizzata dal Pentagono per lanciare i bandi di gara per oltre 2 mila progetti previsti nel campo dei trasporti, della comunicazione, dei sistemi elettrico, idrico, di sicurezza ed energetico. 63 i Paesi ritenuti idonei a partecipare agli appalti. Ma un appello, affinché tutti gli Stati che riconoscono il governo provvisorio di Baghdad partecipino alla ricostruzione in Iraq, è stato lanciato dal presidente dello stesso esecutivo ad interim, Abdel Aziz Hakim.

 

E intanto prosegue la lotta al terrorismo in tutto il mondo. Il presunto cervello degli attentati dell’11 settembre, Osama Bin Laden, “conoscerà la stessa sorte dell’ex dittatore iracheno Saddam Hussein”. Ad affermarlo ieri il generale americano Richard Myers, durante una sua visita in Afghanistan.

 

In Turchia, invece, proseguono le indagini per far luce sugli attentati di Istanbul. Un uomo è stato fermato dalle autorità locali. Si tratta di Adnan Ersoz, sospettato di aver ricevuto direttamente da Osama Bin Laden l'ordine di compiere attacchi contro interessi americani in Turchia. Si è poi appreso che sono stati diretti contro obiettivi civili, a causa delle eccezionali misure di sicurezza che circondavano i bersagli prescelti.

 

Intervento a tutto tondo sulla politica internazionale da parte del presidente della Repubblica italiano Carlo Azeglio Ciampi, che ha ricevuto oggi al Quirinale il corpo diplomatico per il tradizionale scambio di auguri di Natale. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

 

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Il capo dello Stato ha parlato della difficile situazione in Medio Oriente; i popoli israeliano e palestinesi si sono inoltrati – ha detto – “nel vicolo cieco della violenza”, e “vanno aiutati a ritrovare le ragioni della convivenza e della collaborazione”. Passata, poi, in rassegna la questione irachena, per cui ha auspicato un rapido passaggio di consegne: “anche le Nazioni Unite – ha detto - dovranno avere modo di assumere le proprie responsabilità in Iraq. Confermeranno così di essere oggi più che mai indispensabili per conferire all'azione internazionale la legittimazione di cui ha bisogno per essere veramente efficace”. Non poteva, poi, mancare un riferimento all’Unione Europea, esortando a rimediare subito al passo falso della mancata approvazione del nuovo Trattato costituzionale dell’Unione.  Ed infine un riferimento alla piaga del terrorismo, che va “non solo contrastato, ma sradicato”.

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Soddisfazione della comunità internazionale per la firma da parte dell’Iran del protocollo aggiuntivo al trattato di non proliferazione nucleare. L’intesa, siglata ieri a Vienna, giunge dopo un lungo braccio di ferro tra Teheran e l’Agenzia dell'Onu per l'energia atomica (Aiea). Ce ne parla Riccardo Cascioli:

 

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L’Agenzia atomica internazionale potrà controllare più da vicino i siti nucleari sospetti, la cui attività era stata tenuta nascosta dall’Iran. Restano escluse vere e proprie ispezioni a tappeto, come in passato fu chiesto all’Iraq, ma in questo caso la disponibilità a collaborare dimostrata dal governo di Teheran fa superare per ora la diffidenza. La firma di Vienna, comunque, non risolve tutto: non a caso, gli Stati Uniti – esprimendo soddisfazione – hanno sottolineato che si tratta di un primo passo. Essenzialmente perché il programma nucleare iraniano contestato riguarda il processo di arricchimento di uranio. Teheran sostiene che lo scopo è solo quello di alimentare il proprio reattore nucleare per uso civile, ma l’Occidente è preoccupato perché una volta che un Paese è in grado di arricchire l’uranio, diventa semplice arricchirne più del necessario per poi dotarsi di armi nucleari. L’Iran ha, per ora, sospeso il programma ma intende riprenderlo. L’Occidente vorrebbe invece che importasse l’uranio arricchito, magari dalla stessa Russia che vi ha costruito un reattore.

 

Per la Radio Vaticana, Riccardo Cascioli.

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Islamabad è pronta ad accantonare la sua richiesta di un referendum per quanto riguarda la questione Kashmir. L’annuncio a sorpresa è stato dato ieri dal presidente pachistano Pervez Musharraf in prossimità del summit tra i leader dei paesi dell’Asia del Sud, che avrà luogo il mese prossimo ad Islamabad. Nessuna reazione ufficiale da parte indiana.

 

Sono oltre 500 i ribelli separatisti indiani arresisi all’esercito del Bhutan. E’ avvenuto mentre era in corso un’offensiva tesa a smantellare le loro basi nella regione. La notizia è stata confermata da un alto responsabile indiano.

 

Sarà aperto oggi ad Accra, in Ghana, il summit dei capi di Stato della Cedeao, la Comunità Economica degli Stati dell’Africa dell’ovest. Principale tema dell’incontro: la crisi in Costa d’Avorio, ma anche gli altri conflitti regionali in Sierra Leone e Liberia.

 

 

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