RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 353 - Testo della
Trasmissione di venerdì 19 dicembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il calendario
delle celebrazioni liturgiche natalizie presiedute dal Pontefice.
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Un
Natale all’insegna della solidarietà per i rifugiati del Burundi
Michael Jackson, ieri formalmente incriminato di
molestie sessuali, si è convertito all’islam
Il futuro dell’Iraq passa
per il Palazzo di Vetro: il 15 gennaio riunione per il futuro politico del
Paese. Nuovi attentati questa mattina
Il presidente della Repubblica italiana Carlo
Azeglio Ciampi incontra il corpo diplomatico e passa in rassegna le principali
questioni internazionali.
19
dicembre 2003
L’INCONTRO
GIOIOSO DEL PAPA STAMANE CON I RAGAZZI DELL’AZIONE CATTOLICA
E CON
I GIURISTI, CHE HANNO CURATO IL LIBRO PRESENTATO OGGI ALLA STAMPA
DAL
TITOLO “GIOVANNI PAOLO II – LE VIE DELLA GIUSTIZIA”
-
Servizio di Roberta Gisotti -
**********
Una mattina allietata da una
visita attesa a pochi giorni dal Natale: 50 ragazzi e ragazze dell’Azione
cattolica, si sono stretti gioiosamente anche quest’ano attorno a Giovanni Paolo
II, nella Sala Clementina. Siate messaggeri di quella pace che Gesù porta in
dono e non dimenticatevi di pregare per me, ha raccomandato loro il Papa. Poco
prima un’altra udienza nell’ambito delle celebrazioni per il 25mo di
Pontificato. Il Santo Padre ha accolto una delegazione del Comitato di giuristi
che ha curato il volume “Giovanni Paolo II - Le vie della giustizia”, offrendone
una copia al Santo Padre. Una raccolta di riflessioni e commenti di eminenti
cultori del diritto, 420 studiosi di tutto il mondo, fra cui alcuni di
religione ebraica e musulmana, che prendono spunto dagli insegnamenti del Papa.
“Vi accomuna tutti la convinzione che per tutelare
l’uomo e la sua dignità, come pure per perseguire il bene comune e l’intesa tra
i popoli, l’unica strada da percorrere è di far valere la ‘forza’ dello ius,
nel doveroso rispetto di ogni persona, a qualunque cultura, lingua e religione
appartenga”.
E da qui “l’importanza e l’urgenza” – ha sottolineato il
Papa – “di educare alla pace”, auspicando altresì che questo libro possa
“evidenziare il fondamentale dovere della tutela dei diritti umani, i pregi ma
anche i limiti della globalizzazione, il valore dell’integrazione europea e
della pace”.
**********
E diamo ora la parola a Marco Cardinali, che ha seguito la
presentazione alla stampa del libro “Giovanni Paolo II - Le vie della
Giustizia. Itinerari per i giuristi del Terzo Millennio”. L’Incontro è stato
ospitato nella tarda mattinata nella Libera Università SS. Maria Ausiliatrice,
Lumsa, a Roma:
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Un volume monumentale, ben 1148 pagine, curato dal prof.
Aldo Loiodice, dell’Università di Bari, e dal prof. Massimo Vari, vice
presidente emerito della Corte Costituzionale, pubblicato in coedizione dalla
Libreria Editrice Vaticana e dalla Casa Editrice Bardi.
Una raccolta di riflessioni che prendono il via dagli
insegnamenti di Giovanni Paolo II in materia giuridica, tratti dai discorsi
pronunciati durante i tanti viaggi apostolici del Successore di Pietro. Un
omaggio al Papa, in occasione dei suoi 25 anni di Pontificato. Un mosaico di
considerazioni con contributi in più lingue, anche in cinese, con la
partecipazione di illustri studiosi di religione ebraica e musulmana, tutti
uniti a far risaltare la forza dello ius, del diritto, per tutelare
l’Uomo al di là di qualunque steccato di religione, di razza, di lingua.
Il dialogo e il bene comune rimangono, in questo nuovo
millennio, ancora sfide grandi, in cui giocare il vivere comune e pacifico
dell’intero consorzio umano. Il volume diviso in 25 sezioni affronta argomenti
quali la democrazia, i diritti umani, con un’attenzione tutta particolare al
diritto alla vita, la biogenetica, il diritto del matrimonio e della famiglia,
della libertà. Il volume diventa uno strumento di lavoro utile per tutti gli esperti
nel campo, proprio come percorsi di ricerca etica sulla base dell’insegnamento
di Giovanni Paolo II, i cui pronunciamenti magisteriali si sono sempre espressi
in favore della persona umana.
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L’AMORE PER GESU’ E IL SERVIZIO AI PIU’ POVERI
NELLA VITA DI MADRE TERESA
AL CENTRO DELLA TERZA PREDICA D’AVVENTO, Di
PADRE RANIERO CANTALAMESSA,
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
La
centralità di Gesù nella vita di Madre Teresa di Calcutta: è questo il tema a
cui è stata dedicata la terza predica d’Avvento, tenuta stamani - alla presenza
di Giovanni Paolo II - da padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa
Pontificia, nella cappella Redemptoris Mater in Vaticano. Il servizio di
Alessandro Gisotti:
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“Il senso di tutta la vita” di Madre
Teresa “è una persona: Gesù”. Padre Cantalamessa ha sottolineato come per la
Beata di Calcutta, Gesù non fosse “un’astrazione, un insieme di dottrine, di
dogmi, o il ricordo di una persona vissuta in altri tempi, ma un Gesù vivo,
reale, qualcuno da guardare nel proprio cuore e da cui lasciarsi guardare”:
Alla domanda: “Chi è Gesù per
me?”, ella risponde con una ispirata litania di titoli: “Gesù è la parola da
pronunciare. È la vita da vivere. È l’amore da amare. È la gioia da
condividere… È il sacrificio da offrire. È la pace da portare. È il pane di vita
da mangiare...”
Uno
dei detti più noti di Madre Teresa, ha proseguito il predicatore della Casa
pontificia, dice: “Il frutto dell’amore è il servizio e il frutto del servizio
è la pace”. L’amore per il Signore e il servizio dei più poveri nascono dunque
insieme. Per lei, Gesù è presente “nello sconcertante travestimento del
povero”. Madre Teresa che si china su un moribondo, ha rilevato, è “proprio
l’icona della tenerezza di Dio”:
“Madre Teresa ha saputo dare ai
poveri non solo pane, vestiti e medicine, ma quello di cui hanno ancora più
bisogno: amore, calore umano, dignità.
Ella ricordava con commozione
l’episodio dell’uomo trovato mezzo mangiato dai vermi in una discarica che,
portato a casa e curato, disse: “Sorella, ho vissuto sulla strada come un
animale, ma ora morirò come un angelo”.
D’altro
canto, ha aggiunto padre Cantalamessa, “Ella ci ha ricordato che la vera
grandezza tra gli uomini non si misura dal potere che uno esercita, ma dal
servizio che presta”. Un servizio di cui fa parte anche “l’esercizio
dell’autorità e il magistero ecclesiastico”. E qui si è soffermato sull’esempio
offerto dal Santo Padre:
Sono
venticinque anni che sotto i nostri occhi un uomo si consuma nel “servizio dello
Spirito”. In Giovanni Paolo II il titolo Servus servorum Dei, Servo dei
servi di Dio, introdotto da San Gregorio Magno, non è stato un titolo tra gli
altri, ma il riassunto di una vita. Anche questo servizio, come quello di Madre
Teresa, ha avuto la sua sorgente
nell’amore per Gesù.
Ha così rivolto il pensiero allo
spirito con cui prepararsi al Natale. “Un cuore amante – ha detto – è l’unico
presepio dove Cristo ama venire a Natale”. Madre Teresa, ha avvertito, ci
ricorda oggi “qual è stata la molla segreta del suo servizio ai poveri e
dell’intera sua vita: l’amore per Gesù”. E questo, ha concluso, “è anche il
segreto per celebrare un vero Natale”.
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ALTRE
UDIENZE, RINUNCE E NOMINE
Nel corso della mattinata il Papa ha ricevuto anche un
gruppo di presuli della Conferenza episcopale francese in visita “ad Limina”;
il signor Fernando Estrada Samano, ambasciatore del Messico, in visita di
congedo; e il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per
l’evangelizzazione dei popoli.
Il Santo Padre ha inoltre accettato stamane la rinuncia al
governo pastorale della diocesi di Gent, in Belgio, presentata da mons. Arthur
Luysterman, in conformità al Codice di diritto canonico, ed ha nominato allo
stesso incarico don Lucas Van Looy, finora vicario generale della Società
Salesiana di San Giovanni Bosco; ha infine nominato vescovo di Garzón, in
Colombia, mons. Rigoberto Corredor Bermudéz, finora vescovo di Buenaventura.
CELEBRAZIONI LITURGICHE DEL TEMPO DI
NATALE,
PRESIEDUTE
DAL SANTO PADRE
L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Santo Padre ha
reso noto il calendario delle celebrazioni natalizie che saranno presiedute dal
Papa.
Il 24 dicembre, nella Solennità della Natività del
Signore, Giovanni Paolo II celebrerà la Santa Messa della Notte nella Basilica
Vaticana, alle ore 24.
Il 25 dicembre,nella Solennità
del Natale del Signore,
Giovanni Paolo II rivolgerà il Suo messaggio natalizio al mondo e impartirà la
Benedizione “Urbi et Orbi”, dalla loggia centrale Basilica Vaticana, alle ore 12.
Il 31 dicembre, nella Solennità
di Maria SS. Madre di Dio,
il Santo Padre Giovanni Paolo II presiederà i Primi Vespri, nel corso dei quali
verrà cantato il tradizionale inno “Te Deum”, a conclusione dell'anno civile,
nella Basilica Vaticana, alle ore 18
Il 1 gennaio 2004 il Santo Padre Giovanni Paolo II
presiederà la Celebrazione della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio
nell'ottava di Natale, in occasione della XXXVII Giornata Mondiale della Pace
sul tema «Un impegno sempre attuale: educare alla pace», nella Basilica Vaticana, alle ore 10. La
Liturgia eucaristica sarà concelebrata dal cardinale Angelo Sodano, segretario
di Stato, insieme con il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del
Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, l’arcivescovo Leonardo
Sandri, sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Giovanni Lajolo,
segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, ed il
vescovo Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia
e della Pace.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
“Chiedo a voi, ragazzi, di farvi messaggeri della
pace di Cristo” è il titolo che apre la Prima Pagina in riferimento al discorso
di Giovanni Paolo II al gruppo dell’Azione Cattolica Ragazzi ricevuto in
Udienza nella Sala Clementina. “Questa vostra opera contribuisca ad evidenziare
il fondamentale dovere della tutela dei diritti umani, il valore della
integrazione europea e della pace” è invece il messaggio che il Papa ha rivolto
ad una Delegazione di giuristi del Comitato Promotore degli studi in onore di
Giovanni Paolo II in occasione del XXV di Pontificato. Per la cronaca estera,
Medio Oriente: Sharon annuncia un piano di separazione dai palestinesi; gli
Stati Uniti sono contrari ad iniziative unilaterali alternative alla “Road
Map”. Iraq: esplosione a Baghdad provoca diverse vittime; il Capo di Stato
Maggiore degli Stati Uniti dichiara che dopo Saddam Hussein sarà catturato anche
Osama bin Laden. Sudan: secondo l’Unione Europea ci sono stati progressi nel
processo di pace e di democratizzazione del Paese, ma restano inquietudini per
il Darfur.
Nelle
pagine vaticane, per il cammino della Chiesa in Africa, la testimonianza del
Cardinale Bernardin Gatin, Decano emerito del Collegio Cardinalizio,
dell’esperienza vissuta a Roma per il 25° del Pontificato di Giovanni Paolo II.
Nelle pagine estere, secondo il
Rapporto Oms aumenta il divario tra il Nord e il Sud del mondo. Russia:
continuano massicci i bombardamenti in Daghestan; Putin “scende in campo” per
le presidenziali in diretta televisiva. Nucleare: dopo la firma dell’Iran del
Protocollo aggiuntivo, si apre la strada a più stretti controlli internazionali.
Nella pagina culturale, l’opera di Chesterton al
centro di alcune pubblicazioni
Nelle pagine italiane, in primo piano l’emergenza
trasporti pubblici; Legge Gasparri: Berlusconi pronto a firmare il decreto.
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19
dicembre 2003
LE
REAZIONI AL DISCORSO DEL PREMIER ISRAELIANO ARIEL SHARON,
CHE HA ANNUNCIATO UN PIANO UNILATERALE DI
SEPARAZIONE DAI PALESTINESI,
SE LA ROAD-MAP FALLIRA’
- Interviste con Fiamma Nirenstein, padre David
Jaeger e Yossi Beilin -
Una
dichiarazione che “non può portare ad alcun risultato positivo”. Così il viceministro
degli Esteri russo, Iuri Fedotov, ha commentato l'annuncio fatto ieri dal
premier israeliano Ariel Sharon di un piano unilaterale di separazione dai
palestinesi, da implementare se la Road-map non farà progressi. Critiche
all’intervento di Sharon sono giunte anche dall'Autorità
nazionale palestinese - che ha definito
“inapplicabile” il progetto di disimpegno
unilaterale – e dal movimento Hamas, che ha ribadito l’intenzione “di
proseguire la Jihad fino alla completa liberazione
della terra palestinese”. Ma sui particolari del discorso tenuto dal premier
israeliano a Herzliya, nei pressi di Tel Aviv, ce ne parla Graziano Motta.
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Nel delineare una svolta nelle relazioni con l’Autorità
palestinese, Sharon ha affermato che se nei prossimi mesi questa non avrà
smantellato quadri e infrastrutture delle organizzazioni impegnate nella
rivolta armata, Israele procederà alla separazione unilaterale tra i due
popoli; stabilirà nuove linee di divisioni territoriali, che non saranno
comunque definitive. Obiettivo di questa svolta è di assicurare – ha dichiarato
– il rafforzamento della sicurezza israeliana attraverso anche un nuovo
dispiegamento di unità militari, la rimozione anche forzata di punti di
sviluppo illegali degli insediamenti nella Cisgiordania e l’accelerazione dei
lavori di costruzione del cosiddetto Muro. Il primo ministro palestinese Abu
Ala si è detto deluso dal discorso di Sharon, ed ha assicurato l’impegno di
andare avanti sulla Road-map. Esponenti di Hamas e della Jihad islamica
pretendono invece un’intensificazione della lotta armata e gli Stati Uniti
ribadiscono ancora una volta da un canto l’avversione a misure unilaterali,
dall’altro i principi della Road-map invitando le parti alla sua
attuazione.
Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Ma come è stato accolto in
Israele l’intervento di Sharon? Lo abbiamo chiesto a Fiamma Nirenstein,
corrispondente da Gerusalemme del quotidiano “La Stampa”:
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Il
discorso di Sharon in Israele suscita prima di tutto la furia dei coloni,
perché in realtà la cosa che si profila all’orizzonte è soprattutto uno sgombero
di insediamenti e di territori. Questo nel concreto è il significato delle
parole di Sharon. Oggi come oggi che cosa fa Sharon? Oggi come oggi cerca di
risolvere il nodo strategico che c’è stato sempre da quando Israele e
palestinesi hanno discusso terra contro pace. Questo terra contro pace non ha
funzionato. Non c’è stata terra e non c’è stata pace. Sharon dice: se non si
può fare farò come fece Barak in Libano, mi ritirerò unilateralmente. Questo
suscita una serie di grandi paure e di preoccupazioni sia da parte degli
insedianti, sia da parte dei palestinesi che vorrebbero trattare, giustamente,
le loro linee. Sembra che, sul piano politico, questo abbia dato effettivamente
un buon risultato perché i palestinesi oggi dicono: potremmo, prima di quanto
voi credete, tornare al tavolo delle trattative.
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Secondo padre David Jaeger, portavoce della Custodia di
Terra Santa, il piano reso noto da Ariel Sharon ripercorre il progetto Alone,
elaborato dagli israeliani dopo la guerra del ’67. Proprio padre Jaeger ne ha
parlato con Giada Aquilino:
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R. -
Nella versione attuale il premier vorrebbe circondare i centri popolati della
Cisgiordania da un muro, isolando così la stragrande maggioranza dei palestinesi.
D. - Questo cosa comporterebbe
per i palestinesi?
R. –
Comporterebbe la perdita di più della metà del proprio territorio, condizioni
di affollamento senza accesso alle terre e forse anche alle risorse idriche.
Conseguenze quindi da un punto di vista economico, sociale, politico ed
umanitario.
D. –
Uno dei presupposti per la pace in Israele è la fine del terrorismo
palestinese. Quanto è possibile?
R. –
Secondo i palestinesi per poter reprimere i gruppi armati che compiono anche
azioni terroristiche ci vorrebbe prima una chiara prospettiva di soluzione
politica.
D. –
Si avvicina Natale: qual è l’auspicio della Chiesa di Terra Santa per il futuro
del Medio Oriente?
R. – La Chiesa si immedesima con
la stragrande maggioranza delle popolazioni israeliana e palestinese
nell’auspicare finalmente la pace, la serenità e lo sviluppo per le due
nazioni.
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E nello stesso giorno in cui il primo ministro dello
Stato ebraico ha tenuto il suo attesissimo discorso, a Roma veniva lanciato un
appello per la riconciliazione in Medio Oriente. “Il mondo intero ci aiuti a
raggiungere la pace”. Hanno invocato ieri l’ex ministro della Giustizia
israeliano, Yossi Beilin, e l’ex titolare della Cultura palestinese, Jasser
Abed Rabbo, promotori dell’accordo di Ginevra per una soluzione pacifica del
conflitto mediorientale. Il servizio è di Dorotea Gambardella:
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Nella conferenza stampa svoltasi in Campidoglio,
Yossi Beilin ha dichiarato che la differenza con i precedenti negoziati, da
Oslo alla Road Map, consiste nel fatto che il piano firmato a Ginevra il
1 dicembre scorso non si basa su questioni di principio, ma sui dettagli. “E'
da questi – ha detto Beilin - che viene la chiarezza necessaria per sostenere i
principi di pace”. Tra le varie misure previste dall’accordo vi è anche la
ripartizione di Gerusalemme tra israeliani e palestinesi. Ma la suddivisione di
quella che è una città simbolo per le tre maggiori religioni monoteiste non
rischia di creare ulteriori problemi in Medio Oriente? Lo abbiamo chiesto allo
stesso Beilin:
The biggest problem
...
Il problema più grande è che la gente continua a
soffrire e ad essere uccisa e che finora nessuna soluzione è stata trovata per
impedire questo. E poi Gerusalemme non è mai stata una città unita, la
divisione tra ebrei e musulmani è una questione atavica…
A sostenere il vostro piano sono in larga parte
esponenti della sinistra, e quindi laici:
This is wrong.....
Non è vero. A firmare l’accordo sono stati esponenti
del Likud – il partito del premier Sharon -, membri dell’esercito. Insomma
molti di coloro che ci appoggiano sono di destra e di centro, soltanto una
minima parte appartiene agli schieramenti di sinistra.
Quale
sarà dunque la vostra prima mossa per attuare nel concreto quest’iniziativa?
What is important right now ...
Adesso ciò che è fondamentale per noi è convincere
l’opinione pubblica dell’efficacia del nostro accordo. Fino ad ora a favore
della nostra iniziativa sono il 40 per cento dei palestinesi e il 40 per cento
degli israeliani, ma per convincere i due governi ad avviare un negoziato per
una soluzione pacifica del conflitto abbiamo bisogno che sia la maggioranza di
entrambe le popolazioni a sostenerci.
Dal canto suo, l’esponente
palestinese Yasser Rabbo, ha rilanciato l’appello alla comunità internazionale
per schierarsi contro il progetto del governo di Ariel Sharon di costruire un
muro di difesa che invada i territori palestinesi. Questo muro vuole “creare
una separazione tra noi e la pace – ha dichiarato con forza - coloro che
sostengono la pace devono opporvisi”.
**********
NELLE PIAZZE ITALIANE ED
EUROPEE TORNA “RIGIOCATTOLO”,
L’ANNUALE VENDITA DI GIOCATTOLI USATI A SCOPO DI
SOLIDARIETÀ
- Intervista con Evelina Martelli -
E’ tornato in questi giorni di Avvento nelle piazze italiane ed
europee, il “Rigiocattolo”. Si tratta dell’annuale vendita di giocattoli usati
che la Comunità di Sant’Egidio organizza per sostenere attività di solidarietà
in Africa. Grande affluenza c’è stata già lo scorso week-end a Roma, in Piazza
San Lorenzo in Lucina, con circa 6mila bambini. Sono andati a ruba i giochi per
i più piccoli e i pezzi da collezione, 15 mila vendite, il cui ricavato servirà
a curare i bambini malati di Aids in Mozambico.
Chi vuole partecipare può ancora
farlo. Come e dove lo spiega Evelina Martelli, della Comunità di Sant’Egidio,
al microfono di Gabriella Ceraso.
**********
R. – Si può venire a portare i
propri giocattoli sabato 20 e domenica 21 a Piazza Mignanelli a Roma e poi vedere
se c’è un gioco, una candela o un calendario che si desidera regalare a qualche
amico.
(musica)
D. – Cosa troveremo in piazza?
R. – Tantissimi giochi, bambole,
peluche, giochi da tavola, macchinine, dei bellissimi calendari dedicati alla
pace e realizzati dai bambini rom del Paese dell’Arcobaleno, e poi tante
candele per fare delle decorazioni natalizie.
D. – Come reagiscono i bambini
alla vostra proposta?
R. – Devo dire che c’è una bella
reazione da parte dei bambini, a cui piace il discorso della solidarietà e di
poter, senza privarsi di una cosa necessaria, aiutare gli altri. Ci piace
coinvolgere i bambini per spiegare il discorso dell’impossibilità di curarsi
dei bambini in Africa, l’ingiustizia in questo, e, quindi, come ciascuno possa
contribuire, per quanto sia piccolo, per quanto sia anche in difficoltà
economiche, ad aiutare dei bambini che stanno peggio di lui.
D. – Ma perché scegliete proprio
i bambini per finalità così impegnative?
R. – Perché costruire con i più
giovani un mondo attento ai più deboli, significa garantire un futuro migliore
per tutti, da una parte. Dall’altra parte i bambini sono molto sensibili a
questo e tante volte, più degli adulti, sono capaci di scandalizzarsi e di indignarsi
per le ingiustizie che vedono nel mondo.
D. – La vostra campagna contro
l’Aids è iniziata già l’anno scorso. Quali sono stati i maggiori risultati?
R. – C’è questa bellissima
notizia che già 200 bambini, da madri sieropositive, sono nati sani. Sono
stati, inoltre, curati più di 3 mila 500 bambini. Con il ricavato di quest’anno
desideriamo continuare a pagare le cure mediche per loro, ma allargare anche ad
altri bambini queste cure.
D. – Per molti sarà un Natale
diverso?
R. – Prima di tutto per i
bambini africani e poi per noi stessi, perché è bello riempire il Natale di
solidarietà. Ed è un Natale diverso per tutti quei bambini che si divertiranno
con noi nelle piazze d’Italia.
(musica)
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NELLA CHIESA DI SANTA LUCIA, AL GONFALONE A ROMA,
MOSTRA MERCATO A SOSTEGNO DELL’ANGOLA
- Intervista con Daniela Ruzzenenti e mons. Angelo
Becciu -
Sostenere l’Angola, con questo
spirito è stata organizzata nella Chiesa di Santa Lucia al Gonfalone a Roma,
una piccola Mostra mercato: si aprirà domani e la vendita degli oggetti esposti
sosterrà i progetti avviati dall’associazione onlus “Amigos de Angola”,
che opera nel Paese africano dal1999. Grazie al sostegno di molti, tra cui i
dipendenti dei Musei Vaticani, la missione continua, in quattro anni 25 mila abitanti hanno usufruito dei vantaggi
di questa presenza. Ce ne parla Benedetta Capelli:
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Due padiglioni di 40 posti
letto, un laboratorio di analisi e un consultorio. Sono solo alcuni degli
obiettivi raggiunti dall’Associazione Amigos de Angola. Serve ancora
molto per ovviare alle necessità dei 48 villaggi della zona. C’è bisogno di
piccoli passi e la vendita di alcuni oggetti di artigianato è già una cosa. Ma
quale scopo ha la Mostra-mercato allestita nella Chiesa di Santa Lucia al
Gonfalone, a Roma? Risponde il presidente di Amigos de Angola, Daniela
Ruzzenenti:
“Abbiamo finalizzato questa
vendita per cercare di acquistare una jeep che ci sarebbe fondamentale, sarebbe
indispensabile per il medico per poter fare vaccinazioni nei posti più
lontani”.
L’Angola è un Paese ricco di risorse,
ma estremamente povero. La popolazione, provata dal conflitto conclusosi due
anni fa, deve combattere contro il pericolo delle mine antiuomo e il contagio
dell’Aids, che stando agli ultimi dati conta nel Paese africano 500 mila
malati. Ma quali sono le emergenze? La testimonianza del nunzio apostolico in
Angola, mons. Angelo Becciu:
“La miseria, la povertà massima.
Il Paese è molto ricco però purtroppo chi gode di questa ricchezza è una minima
percentuale. E allora l’emergenza è data dalla povertà, dalla mortalità
infantile. Si calcola che solo un bambino su 5 arrivi ai 5 anni. Meno male c’è
la Chiesa. E’ l’unica organizzazione che si occupa delle persone più infelici e
sfortunate, pur nella sua pochezza riesce ad arrivare ai vari settori delle popolazioni
più sfortunate. In ogni angolo dove arriva il missionario, dove arriva la suora
missionaria con la presentazione della parola di Dio, presenta la sua carità
verso questi poveri infelici, costruisce un centro medico, costruisce una
scuola seppure scarsa nella sua organizzazione, però pronta a dare i primi
rudimenti dell’istruzione. E’ un
segnale di speranza. Davanti a tante promesse non mantenute la Chiesa
riesce a mandare le sue piccole opere che danno un segno di ottimismo per il
futuro”.
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19
dicembre 2003
CAMPAGNA
DI ODIO CONTRO I CRISTIANI. UNDICI PARLAMENTARI DI NEW DELHI
ESPRIMONO
LA LORO PREOCCUPAZIONE AI VESCOVI
DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE INDIANA
NEW
DELHI.= Undici componenti del Parlamento di New Delhi hanno manifestato la loro
apprensione per gli attacchi ai cristiani compiuti in varie zone dell’India,
agli esponenti della Conferenza episcopale indiana (Cbci), guidati da monsignor
Vincent Concessao, aricivescovo di New Delhi. I parlamentari hanno assicurato
che porteranno la questione in sede di governo, nel tentativo di far adottare
le giuste soluzioni. La campagna di odio si starebbe rinvigorendo in seguito
alle recenti elezioni nei cinque Stati che hanno visto la vittoria del Bjp (Bharata
Janatha Party), partito filo-induista. (D.G.)
UN
NATALE ALL’INSEGNA DELLA SOLIDARIETÀ PER I RIFUGIATI DEL BURUNDI:
OLTRE UN MILIONE DI PROFUGHI STANNO FACENDO
RITORNO ALLE LORO TERRE,
GRAZIE
AL RECENTE ACCORDO DI PACE SIGLATO DAL GOVERNO
CON IL
PRINCIPALE GRUPPO RIBELLE ARMATO
BUJUMBURA.=
Oltre un milione di profughi burundesi stanno facendo ritorno alle loro terre,
in seguito all’accordo di pace firmato dal governo e dal principale gruppo
ribelle, le Forze per la Difesa della Democrazia (Fdd), che ha messo fine ad
un’annosa guerra civile. “Il governo ha allestito un campo per accogliere
queste persone, che non hanno più da tempo una casa” ha detto un sacerdote
burundese della diocesi di Bururi all’agenzia Fides, che per motivi di
sicurezza ne ha omesso il nome. Nella zona è attivo un altro gruppo ribelle, le
Forze Nazionali di Liberazione (FNL). “Proprio questa notte in diverse zone
della diocesi, vi sono stati attacchi e sparatorie da parte dei ribelli – ha
dichiarato il sacerdote -. Ma la speranza della pace, però, non è venuta mai
meno. Lo stesso ritorno dei profughi è un atto di speranza nella pace. I
sacerdoti, i religiosi e i catechisti, proprio in occasione del Natale, hanno
intensificato la loro opera educativa alla pace, spostandosi di parrocchia in
parrocchia, di villaggio in villaggio, per parlare con la gente e cercando di
convincere tutti che il dialogo e l’unica via per risolvere i problemi del
paese”. L’accordo tra governo e FDD è stato firmato il 16 novembre scorso a Dar
es Salaam, capitale della Tanzania e in base a questa intesa, il 23 novembre,
il presidente burundese Domitien Ndayizeye ha nominato quattro nuovi ministri
appartenenti al Fdd. (D.G.)
MICHAEL JACKSON,
E’ STATO IERI FORMALMENTE INCRIMINATO, NELLO STATO
DELLA CALIFORNIA,
DI MOLESTIE SESSUALI. LA NOTA POPSTAR,
SECONDO
LA STAMPA AMERICANA SI SAREBBE CONVERTITA ALL’ISLAMISMO
LOS ANGELES.= Michael Jackson è stato ieri formalmente
incriminato di sette reati di molestie sessuali nei
confronti di un minorenne e di altri due reati di somministrazione di
sostanze alcoliche al ragazzo “al fine di atti di libidine”. Se verrà
riconosciuto colpevole di tutte le accuse, il cantante rischia fino a 24 anni
di carcere. Il caso è stato aggiornato al 16 gennaio. Intanto, secondo la stampa americana,
Jackson, che continua a proclamarsi innocente, si sarebbe convertito all'Islam
aderendo al movimento “Nazione islamica”.
L'associazione, guidata dal controverso leader Louis Farrakhan,
pone i principi islamici alla base della lotta per
la riaffermazione dei diritti degli afro-americani.
Ad introdurre il cantante nel movimento creato da Malcolm X, sarebbe stato il fratello Jermaine,
convertitosi fin dal 1989. (D.G.)
CON UNA CERIMONIA NELLA
FEDERAL HALL, NEW YORK PRESENTA OGGI AL MONDO
IL DISEGNO
DEFINITIVO DELLA “FREEDOM TOWER” IL GRATTACIELO PIU’ ALTO
DEL MONDO CHE SORGERA’ NELL’AREA DOVE FINO ALL’11
SETTEMBRE 2001
SI TROVAVANO
LE TORRI GEMELLE
NEW
YORK. = La Freedom Tower,
la nuova torre trasparente che verrà costruita nell'area dove sorgeva il World
Trade Center, a New York, è destinata ad essere ancora più alta dei 540 metri
previsti dal progetto ufficiale. Il sindaco Michael
Bloomberg e il governatore George Pataki sveleranno oggi, durante una cerimonia
nella Federal Hall, il disegno definitivo di quello che sarà l’edificio più
alto del mondo, realizzato dopo una lunga fase conflittuale da due architetti
di fama internazionale, Daniel Libeskind e David Childs. L'ultima versione del progetto dell'architetto Daniel Libeskind prevede un
ulteriore innalzamento della gigantesca antenna in cima alla torre, fino a
raggiungere un'altezza di oltre 600 metri. Il
suo progetto è stato scelto tra oltre 400 e milioni
di persone che hanno visitato i siti che ospitavano le proposte e i modelli. Il
nuovo World trade center rilancerà l'immagine, ma soprattutto l'economia, di
New York. I lavori inizieranno nel 2005; gran parte del denaro dovrebbe venire
dai premi assicurativi delle polizze sulle Twin Towers, il resto da finanziamenti
pubblici. (M.A.)
LA
CHIESA CATTOLICA FILIPPINA, L’ESERCITO DELLA SALVEZZA ED ALCUNE
ASSOCIAZIONI UMANITARIE COME OGNI ANNO STANNO
ORGANIZZANDO
LA
DISTRIBUZIONE DI DONI AI DETENUTI DI MANILA,
CHE
VIVONO SPESSO CONDIZIONI DI SOVRAFFOLLAMENTO,
DI
DEGRADO E SOPRAFFAZIONE
MANILA.= Anche quest’anno, dai primi di
dicembre fino a Natale, la Chiesa cattolica filippina ed alcune associazioni
umanitarie stanno organizzando la distribuzione di doni ai detenuti di Manila.
Fra i volontari più impegnati nell’iniziativa è Al De Ocampo, un missionario
che ha scelto di lavorare nella pastorale carceraria, vivendo a stretto
contatto con i detenuti, da circa 30 anni. Come documenta un servizio
dell’agenzia Asia News le mura della prigione di Manila racchiudono infinite
storie di ingiustizia e le sopraffazioni abbondano. Persone che già hanno vissuto
la realtà di famiglie sfasciate, di ambienti promiscui ed insalubri, di
ignoranza, di disoccupazione e - assai spesso - di chiari atti d'ingiustizia e
sfruttamento sono nelle carceri di Manila in condizioni disastrose. Le guardie
e i funzionari sono poco motivati a causa della scarsa preparazione e degli
stipendi esigui. La giustizia è assai carente, e di conseguenza anche il modo
in cui i criminali vengono trattati. De Ocampo svolge anche assistenza legale
per chi è stato imprigionato in modo ingiusto e non ha possibilità di ricorrere
in appello. La sua opera è sostenuta dalla Caritas di Manila e dall’Ufficio
Francescano di Giustizia e Pace. Per mancanza di fondi il sistema giudiziario
del paese è molto lento e i giudici sono troppo pochi. E così - secondo la
testimonianza del missionario - molti passano il Natale in prigione ingiustamente.
(M.A.)
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19 dicembre 2003
- A cura
di Salvatore Sabatino -
Si terrà il prossimo 15 gennaio,
nel Palazzo di Vetro di New York, la riunione sul futuro dell’Iraq a cui
parteciperanno Onu, Stati Uniti-Gran Bretagna e Consiglio provvisorio iracheno.
A convocarla è stato il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. In
Iraq, invece, Saddam Hussein continua ad essere sotto interrogatorio, mentre si
moltiplicano gli allarmi per possibili nuovi attentati. Il servizio di Paolo
Mastrolilli:
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Nell’area
di Baghdad, proseguono gli interrogatori di Saddam Hussein e secondo le
indiscrezioni avrebbe detto che se si tenessero le elezioni presidenziali, lui
le vincerebbe ‘a valanga’. L’ex rais ha negato di avere usato le armi chimiche
contro i curdi, accusando invece gli iraniani della strage di Al Halabja. Le autorità
americane temono una nuova ondata di attentati ed hanno passato l’allarme anche
a Roma perché credono che l’Italia potrebbe essere obiettivo di attacchi
durante il periodo natalizio. Il Dipartimento di Stato ha sollecitato i
cittadini americani a lasciare l’Arabia Saudita nel timore di nuove esplosioni
di violenza.
Da New
York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Timori
di nuovi attacchi anche sul fronte interno iracheno, dunque, trasformatisi
purtroppo in realtà. La cronaca degli ultimi fatti da Giancarlo La Vella:
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Due
nuovi attentati stamani. Un'esplosione ha sventrato a Baghdad un edificio
appartenente al gruppo politico sciita Sciri, dove ha sede il Consiglio supremo
per la rivoluzione islamica in Iraq, provocando la morte di almeno una persona
e il ferimento di altre due. Inoltre, alla periferia della capitale un camion
cisterna dell’esercito è saltato in aria, uccidendo due soldati americani.
Intanto, il capo dell’autorità civile provvisoria americana in Iraq, Paul
Bremer, ha confermato di essere sfuggito ai primi di dicembre ad un tentativo
di omicidio. La notizia era stata anticipata ieri dalla rete televisiva
americana “Nbc”. E, per far fronte alle crescenti tensioni, il Pentagono ha
deciso di inviare altri duemila soldati in Iraq e di prolungare la missione di
altri 3500 uomini. Lo riferisce una fonte della Difesa americana, citata sui
siti internazionali. Nella comunità internazionale è sempre in corso, intanto,
il dibattito internazionale sulla ricostruzione dell’Iraq, da cui Washington ha
escluso i Paesi che non hanno appoggiato la guerra: tra essi Francia, Germania,
Russia e Canada. E proprio oggi il viceministro degli Esteri russo, Fedotov, ha
ribadito che per Mosca la questione della riduzione del debito estero iracheno
e quella dei contratti per la ricostruzione postbellica sono legate. Fedotov,
ha sottolineato che la questione dipende dalla misura in cui saranno presi in
considerazione gli interessi economici della Russia in Iraq.
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A
tenere banco negli ambienti diplomatici è soprattutto la delicata questione
della ricostruzione dell’Iraq. Si apre, infatti, oggi a Washington la Conferenza
organizzata dal Pentagono per lanciare i bandi di gara per oltre 2 mila
progetti previsti nel campo dei trasporti, della comunicazione, dei sistemi
elettrico, idrico, di sicurezza ed energetico. 63 i Paesi ritenuti idonei a
partecipare agli appalti. Ma un appello, affinché tutti gli Stati che riconoscono
il governo provvisorio di Baghdad partecipino alla ricostruzione in Iraq, è stato
lanciato dal presidente dello stesso esecutivo ad interim, Abdel Aziz Hakim.
E intanto prosegue la
lotta al terrorismo in tutto il mondo. Il presunto cervello degli attentati
dell’11 settembre, Osama Bin Laden, “conoscerà la stessa sorte dell’ex
dittatore iracheno Saddam Hussein”. Ad affermarlo ieri il generale americano
Richard Myers, durante una sua visita in Afghanistan.
In Turchia, invece,
proseguono le indagini per far luce sugli attentati di Istanbul. Un uomo è
stato fermato dalle autorità locali. Si tratta di Adnan Ersoz, sospettato di
aver ricevuto direttamente da Osama Bin Laden l'ordine di compiere attacchi
contro interessi americani in Turchia. Si è poi appreso che sono stati diretti
contro obiettivi civili, a causa delle eccezionali misure di sicurezza che circondavano
i bersagli prescelti.
Intervento a tutto tondo
sulla politica internazionale da parte del presidente della Repubblica italiano
Carlo Azeglio Ciampi, che ha ricevuto oggi al Quirinale il corpo diplomatico per
il tradizionale scambio di auguri di Natale. Il servizio è di Salvatore
Sabatino:
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Il capo
dello Stato ha parlato della difficile situazione in Medio Oriente; i popoli
israeliano e palestinesi si sono inoltrati – ha detto – “nel vicolo cieco della
violenza”, e “vanno aiutati a ritrovare le ragioni della convivenza e della
collaborazione”. Passata, poi, in rassegna la questione irachena, per cui ha
auspicato un rapido passaggio di consegne: “anche le Nazioni Unite – ha detto - dovranno avere modo
di assumere le proprie responsabilità in Iraq. Confermeranno così di essere
oggi più che mai indispensabili per conferire all'azione internazionale la
legittimazione di cui ha bisogno per essere veramente efficace”. Non poteva,
poi, mancare un riferimento all’Unione Europea, esortando a rimediare subito al
passo falso della mancata approvazione del nuovo Trattato costituzionale
dell’Unione. Ed infine un riferimento
alla piaga del terrorismo, che va “non solo contrastato, ma sradicato”.
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Soddisfazione della comunità
internazionale per la firma da parte dell’Iran del protocollo aggiuntivo al
trattato di non proliferazione nucleare. L’intesa, siglata ieri a Vienna,
giunge dopo un lungo braccio di ferro tra Teheran e l’Agenzia dell'Onu per
l'energia atomica (Aiea). Ce ne parla Riccardo Cascioli:
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L’Agenzia atomica internazionale potrà controllare più da
vicino i siti nucleari sospetti, la cui attività era stata tenuta nascosta
dall’Iran. Restano escluse vere e proprie ispezioni a tappeto, come in passato
fu chiesto all’Iraq, ma in questo caso la disponibilità a collaborare
dimostrata dal governo di Teheran fa superare per ora la diffidenza. La firma
di Vienna, comunque, non risolve tutto: non a caso, gli Stati Uniti –
esprimendo soddisfazione – hanno sottolineato che si tratta di un primo passo.
Essenzialmente perché il programma nucleare iraniano contestato riguarda il
processo di arricchimento di uranio. Teheran sostiene che lo scopo è solo
quello di alimentare il proprio reattore nucleare per uso civile, ma
l’Occidente è preoccupato perché una volta che un Paese è in grado di
arricchire l’uranio, diventa semplice arricchirne più del necessario per poi
dotarsi di armi nucleari. L’Iran ha, per ora, sospeso il programma ma intende
riprenderlo. L’Occidente vorrebbe invece che importasse l’uranio arricchito,
magari dalla stessa Russia che vi ha costruito un reattore.
Per la Radio Vaticana, Riccardo
Cascioli.
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Islamabad è pronta ad accantonare la sua richiesta
di un referendum per quanto riguarda la questione Kashmir. L’annuncio a
sorpresa è stato dato ieri dal presidente pachistano Pervez Musharraf in
prossimità del summit tra i leader dei paesi dell’Asia del Sud, che avrà luogo
il mese prossimo ad Islamabad. Nessuna reazione ufficiale da parte indiana.
Sono oltre 500 i ribelli separatisti indiani arresisi
all’esercito del Bhutan. E’ avvenuto mentre era in corso un’offensiva tesa a
smantellare le loro basi nella regione. La notizia è stata confermata da un alto
responsabile indiano.
Sarà aperto oggi ad Accra, in Ghana, il summit dei
capi di Stato della Cedeao, la Comunità Economica degli Stati dell’Africa
dell’ovest. Principale tema dell’incontro: la crisi in Costa d’Avorio, ma anche
gli altri conflitti regionali in Sierra Leone e Liberia.
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