RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 352 - Testo della Trasmissione di giovedì 18 dicembre 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Speranza, interrogativi e dinamismo della vita consacrata, nel discorso di Giovanni Paolo II ai vescovi francesi in visita ad Limina Apostolorum

 

Piazza San Pietro illuminata dalle luci accese ieri sul grande albero di Natale donato al Papa dalla Regione Val d’Aosta: con noi, mons. Giuseppe Anfossi e il cardinale Edmund Szoka.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Non c’è tregua alle violenze in Iraq, mentre la comunità internazionale continua a dibattere sul destino di Saddam Hussein: ai nostri microfoni, Sergio D’Elia

 

Si celebra oggi la Giornata internazionale del Migrante: intervista con Peter Schatzer

 

Presentato stamane a Ginevra il Rapporto 2003 sulla salute nel mondo

 

Nel periodo degli acquisti natalizi, una riflessione sul consumo critico: ce ne parla Francesco Gesualdo.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Sostegno alla famiglia e difesa della vita nella Lettera pastorale del cardinale scozzese Keith Patrick O’Brien

 

“Giovanni Paolo II, Primate d’Italia e ambasciatore della lingua italiana”: è il titolo dell’evento conclusivo delle manifestazioni promosse dal ministero degli Esteri per il 25.mo di pontificato

 

Sei organizzazioni cristiane europee difendono la decisione di Pat Cox in favore dei ricongiungimenti familiari degli immigrati in Europa

 

Domani a Magelang, nell’isola indonesiana di Giava, una cerimonia di preghiera interreligiosa per la pace

 

Organizzata dai missionari del Pime, una mostra fotografica a Milano sulla Cina d’inizio Novecento.

 

24 ORE NEL MONDO:  

Il concetto di laicità dello Stato ribadito ieri dal presidente francese Jacques Chirac apre polemiche anche oltralpe

 

In Italia, dopo il via libera della Camera è prevista per la prossima settimana l’approvazione definitiva del Senato alla Finanziaria 2004 

 

Il presidente russo Putin annuncia la propria candidatura alle prossime elezioni presidenziali.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

18 dicembre 2003

 

 

SPERANZE, INTERROGATIVI E DINAMISMO DELLA VITA CONSACRATA

NEL DISCORSO DEL PAPA STAMANE AI VESCOVI FRANCESI

IN VISITA AD LIMINA APOSTOLORUM

 

Le speranze, gli interrogativi e il dinamismo della vita consacrata ai nostri giorni sono stati oggetto del discorso del Papa al gruppo di vescovi francesi della Provincia ecclesiastica di Marsiglia, ricevuti questa mattina in visita ad Limina Apostolorum. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Giovanni Paolo II, ricordando come diversi rapporti denuncino la crisi delle vocazioni, ha ribadito “con forza e convinzione la necessità della vita consacrata per la Chiesa e per il mondo”.  Ha ricordato le diverse realtà legate ai vari carismi, sottolineando gli sforzi, in molti casi, di trovare il modo di camminare insieme proprio per l’assottigliarsi dei numeri in ogni comunità. Ha parlato anche del fruttuoso confronto, “senza competizione o antagonismo”, che può esserci tra antiche e nuove Comunità, che per lo slancio che appartiene a quest’ultime,  rappresentano “una chance per la Chiesa”.  In ogni caso,  – ha voluto sottolineare il Papa – resta vivo l’invito a mantenere il “prudente” atteggiamento di discernimento per quanto riguarda le nuove vocazioni. Esprimendo l’incoraggiamento a “promuovere, in particolare la missione dei contemplativi”, il Santo Padre ha osservato che spesso hanno costituito un “riparo solido” per tanti giovani disorientati dalla “società inquieta” di oggi, offrendo “la pace e il silenzio necessari per la loro vita umana e spirituale”. Ha indicato l’importanza fondamentale dei religiosi nell’impegno di carità e di solidarietà verso i più deboli, in Francia e in altre zone povere del mondo, l’Africa innanzitutto.

 

I giovani  - ha aggiunto –  hanno bisogno di “testimoni audaci che li chiamino a vivere il Vangelo e a mettersi con generosità al servizio dei fratelli”. Ma tra le peculiarità della vita consacrata in Francia, - ha spiegato ancora Giovanni Paolo II – c’è il ruolo assunto nella ricerca intellettuale e, a questo proposito, sono da menzionare gli Istituti che operano nel campo dell’informazione, della radio e della televisione.

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ALTRE UDIENZE, RINUNCIA E NOMINA

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto anche la signora Luvy Salerni Navas, ambasciatore del Nicaragua, e il signor Ivan Misić, ambasciatore di Bosnia ed Erzegovina, ambedue in visita di congedo; il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, con il vescovo Brian Farrell, segretario del medesimo dicastero; ed un altro gruppo di vescovi francesi, in visita “ad Limina Apostolorum”.

 

Il Santo Padre ha inoltre accettato stamani la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Lugano in Svizzera, presentata da mons. Giuseppe Torti, per raggiunti limiti di età; allo stesso incarico ha nominato mons. Pier Giacomo Grampa, del clero della diocesi di Lugano, finora Rettore del Collegio Papio e parroco arciprete di Ascona.

 

 

PIAZZA SAN PIETRO ILLUMINATA DALLE LUCI DEL GRANDE ALBERO DI NATALE,

ACCESE IERI, DURANTE UNA FESTOSA CERIMONIA

TRA CANTI E BALLI E DELLA VALLE D’AOSTA

 

Sono stati due bambini ad accendere nel tardo pomeriggio di ieri l’albero di Natale posto in Piazza San Pietro e donato al Papa dalla Valle d’Aosta. Alla presenza di molte personalità politiche della regione valdostana e di fronte al cardinale Edmund Szoka, presidente della Pontificia Commissione della Città del Vaticano, cori e balli tipici hanno allietato l’evento. Ce ne parla Benedetta Capelli.

 

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(musica)

 

Un’invocazione di meraviglia ha sottolineato l’accensione del maestoso albero di Natale, alto 27 metri e posto accanto all’Obelisco in Piazza San Pietro. Un abete rosso di 115 anni, cresciuto nei luoghi tanto cari al Papa, che in Val d’Aosta ha trascorso nove soggiorni. Un abete che non è solo un dono di quella regione, ma è carico di significati, come ha voluto sottolineare il vescovo di Aosta, mons. Giuseppe Anfossi.

 

“Esso esprime quindi molte cose. Parla di pensieri e sentimenti. Tra questi, racconta in particolare un legame che è nato tra la diocesi della Valle d’Aosta e il Papa, Giovanni Paolo II. Questo albero esprime ammirazione e gratitudine per il suo lungo Pontificato”.

 

(musica)

 

Anche il Papa ha partecipato a distanza all’evento. Per tutto il tempo un’anta della finestra del suo studio è rimasta accesa, mentre in piazza due cori hanno interpretato canti natalizi ed un gruppo in costume ha danzato musiche tipicamente valdostane. Seicento i pellegrini giunti da quella regione ed alcuni di essi sono stati ricevuti da Giovanni Paolo II nell’udienza generale del mercoledì. Un legame solido quello tra il Papa e la Valle d’Aosta, e lo stesso albero, secondo il cardinale Edmund Szoka, è espressione di quella gente.

 

“Nella forza di quest’albero, che proviene dalla vostra Valle e che ha superato venti e bufere, si riflette la tenacia della vostra gente e la fedeltà alle sue origini, alla sua cultura e alla sua fede”.

 

Le luci di colore argento e d’oro dell’albero hanno reso ancora più suggestiva Piazza San Pietro, che tra qualche giorno regalerà ai suoi visitatori il Presepe. Ai due lati della scena della Natività saranno collocate due vasche come simbolo di vita e di calore, testimonianza tangibile del messaggio di Gesù.

 

(musica)

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Un Avvento di speranza": la catechesi di Giovanni Paolo II all'udienza generale.

Sempre in prima, riguardo all'Iraq si sottolinea che non si ferma la spirale delle violenze. Il titolo all'articolo è "Bombe sui tentativi di normalizzazione".

 

Nelle vaticane, la comunità dell'"Osservatore Romano" ricorda Sergio Trasatti a dieci anni dalla morte.

 

Nelle estere, Medio Oriente: l'Egitto riprende la mediazione tra le fazioni radicali palestinesi.

Guatemala: esumate da una fossa comune 76 vittime inermi di paramilitari di destra.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Angelo Marchesi sul volume "Audacia della ragione e inculturazione della fede".

Una monografica dal titolo "Il fenomeno religioso oggi". L'uomo moderno e la trascendenza: studi e riflessioni su un tema centrale. 

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la legge Gasparri: ipotesi di decreto per Retequattro e Raitre.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

18 dicembre 2003

 

 

NON C’E’ TREGUA ALLE VIOLENZE IN IRAQ,

MENTRE LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE CONTINUA A DIBATTERE

SUL DESTINO DI SADDAM HUSSEIN

- Intervista con Sergio D’Elia -

 

Non c’è tregua alle violenze in Iraq. Si susseguono gli scontri in tutto il Paese, mentre la comunità internazionale è ancora spaccata. Ce ne parla Giada Aquilino:

 

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Se Saddam è ormai nelle mani degli americani, gli ultimi fedelissimi dell’ex rais proseguono le loro azioni. Un funzionario del principale movimento politico sciita in Iraq - il Supremo consiglio per la rivoluzione islamica - è stato ucciso ieri vicino la sua abitazione di Baghdad, dopo essere stato oggetto di numerose minacce di morte da parte dei sostenitori di Saddam. Quegli stessi sostenitori che, dispersi tra una folla di un migliaio di persone, hanno manifestato a favore dell’ex rais a Hawijak, 50 km da Kirkuk, nel nord del Paese. A Najaf, nel sud, la folla ha invece travolto e ucciso Ali Al Zalimi, funzionario del partito Baath che aveva partecipato alla cruenta repressione della rivolta sciita dopo la prima guerra del Golfo, nel ‘91. Un soldato statunitense è rimasto ucciso ed un altro ferito ieri sera in un’imboscata nel centro della capitale irachena, lungo il fiume Tigri. Ma la linea della Casa Bianca sull’Iraq non cambia: Saddam Hussein è un “capitolo chiuso nella storia irachena” ha detto il presidente Bush, aggiungendo che “ora tocca a Bin Laden”. Mentre il premier britannico Blair ha assicurato oggi che Londra concorda pienamente ''sulla necessità di una sostanziale riduzione del debito iracheno'', così come caldeggiato da Washington, agli Stati Uniti giungono però le critiche della Russia. Il presidente Putin, parlando ancora dell’attacco all’Iraq, ha detto che un intervento senza un mandato dell’Onu non può essere “né giusto, né giustificato”.

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Continua il dibattito sul prossimo processo e soprattutto sulla pena che potrà essere comminata a Saddam Hussein. Sono molti, tra cui la Santa Sede, gli organismi internazionali che auspicano un giudizio equo, sia pure per chi si è macchiato di crimini indicibili, in osservanza dei principi dello Stato di diritto. Al contrario c’è chi parla di pena di morte ormai inevitabile. Sulle sorti dell’ex rais si gioca, dunque, la credibilità dei principi internazionali sulle prerogative fondamentali dell’essere umano? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Sergio D’Elia, segretario generale dell’organizzazione “Nessuno Tocchi Caino”.

 

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R. – Il processo a Saddam Hussein non può non avvenire nel pieno rispetto delle garanzie minime, universalmente riconosciute ad un imputato. Nello stesso tempo dobbiamo anche evitare che appaia quanto meno una giustizia dei vincitori sul vinto oppure la vendetta delle vittime nei confronti del loro carnefice. Il processo deve essere un processo senza pena capitale, come quelli celebrati dai Tribunali internazionali, stabiliti dalle Nazioni Unite, per giudicare i crimini di guerra e contro l’umanità.

 

D. – Il fatto che la ‘regia’ sia quella degli Stati Uniti, un Paese che ha la pena di morte e che non riconosce il Tribunale internazionale penale, crea qualche problema?

 

R. – Credo che sia un grave errore una sentenza di morte, perché questo sarebbe assolutamente contraddittorio con la gravità dei crimini di cui è imputato Saddam e contraddittorio con il fatto che i Tribunali internazionali chiamati a giudicare crimini talmente gravi non prevedano la pena di morte. Insomma, ha ragione Kofi Annan quando dice che ormai le Nazioni Unite non sostengono la pena di morte. Io credo che ormai questa acquisizione vada affermata soprattutto nei confronti di Saddam Hussein, accusato di genocidio, accusato di crimini di guerra, di crimini contro l’umanità. Ma il ‘no’ alla pena di morte per Saddam sarebbe anche il segno inequivocabile che i tempi di un regime sanguinario sono definitivamente passati e che effettivamente è iniziata in Iraq la transizione verso uno stato di diritto, una manifestazione democratica, leggi e strutture civili.

 

D. – Quindi è auspicabile una sanzione, ma che non sia una vendetta?

 

R. – Va assolutamente evitato, e qui vale il nostro “nessuno tocchi Caino”, che si potrebbe tradurre in “nessuno tocchi Saddam”, che non vuol dire assolutamente l’impunità, ma la sua incolumità. Ed io credo che a lui, ma anche ai suoi seguaci, catturati e vinti non vada inflitta l’inutile, poco degna, umiliazione della pena di morte.

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OGGI GIORNATA INTERNAZIONALE DEL MIGRANTE:

ATTENZIONE PUNTATA SUI DIRITTI DEI LAVORATORI STRANIERI

- Intervista con Peter Schatzer -

 

Firmare e ratificare al più presto la Convenzione internazionale per la protezione di tutti i lavoratori migranti ed i membri delle loro famiglie è l’appello rivolto agli Stati dell’Unione Europea dai membri del Comitato italiano per i diritti dei migranti, riuniti a Convegno a Roma, per celebrare l’odierna Giornata internazionale del migrante. Il servizio di Stefano Leszczynski: 

 

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Oltre 60 milioni di lavoratori migranti nel mondo, che con i membri delle loro famiglie raggiungono i 175 milioni di persone, che vivono al di fuori del Paese di origine. Queste le cifre ufficiali fornite dall’Organizzazione internazionale per il lavoro (Oil) sulla presenza regolare dei lavoratori stranieri nel mondo. Oltre a questi - sottolinea l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) - esistono però altri 30 milioni di lavoratori che si trovano in condizioni di particolare disagio e privi di ogni elementare tutela. Di qui l’importanza che gli Stati di accoglienza dei migranti aderiscano alla Convenzione Onu, entrata in vigore lo scorso 1° luglio, con la ratifica da parte di 24 Paesi in via di sviluppo e di nuova industrializzazione. La Convenzione si presenta, infatti, come l’unico valido strumento internazionale per la tutela dei diritti dei lavoratori migranti regolari ed irregolari. Obiettivo principale di questo strumento internazionale è contrastare lo sfruttamento lavorativo e del traffico di manodopera.

 

Dall’Hotel Nazionale di Roma, Stefano Leszczynski, Radio Vaticana.

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Un documento, quindi, molto importante a cui, però, nessuno degli Stati membri dell’Unione europea ha ancora aderito. Stefano Leszczynski ne ha parlato con Peter Schatzer, direttore dell’Ufficio regionale per il Mediterraneo della Organizzazione internazionale per le migrazioni:

 

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R. - Quest’anno ha visto un elemento importante: la Convenzione dei diritti di tutti i migranti e le loro famiglie è entrata in vigore, perché ha avuto finalmente, dopo 13 anni, delle ratifiche necessarie per questo processo.

 

D. – Lei vede dei risultati concreti nei Paesi soprattutto dell’Unione Europea?

 

R. – Purtroppo nessun Paese fino ad ora ha aderito alla Convenzione. Le ratifiche vengono tutte dai Paesi di origine dei migranti. Sembra molto difficile per il momento trovare un primo Paese dell’Unione Europea o un altro Paese del nord perché firmi e ratifichi questa Convezione e dia così l’esempio anche ad altri Paesi.

 

D. – Questo può essere proprio l’auspicio per questa Giornata internazionale?

 

R. – Infatti, cercare di convincere i politici, i parlamentari ed il pubblico che l’aderire a questa Convenzione è un passo che può servire a promuovere i diritti umani, che hanno tutti, ma anche i migranti.

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PRESENTATO STAMANE A GINEVRA

IL RAPPORTO 2003 SULLA SALUTE NEL MONDO

 

         Il mondo è ammalato di disparità ma la speranza di vita aumenta, nonostante centinaia di milioni di bambini – specialmente in Africa, nel sudest asiatico e nel Mediterraneo orientale – continuino a morire prematuramente. Questa la cinica sintesi che si può trarre dal Rapporto del 2003 sulla salute nel mondo, pubblicato a Ginevra dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il servizio di Mario Martelli:

 

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In Africa oltre 160 bambini su mille sono morti nel 2002, otto volte di più di quelli deceduti in Europa nello stesso anno. Tra gli adulti, sui 45 milioni di decessi registrati nel 2002 più di tre quarti sono avvenuti a causa di malattie non trasmettibili in tutte le regioni. Diversa, però, la situazione in Africa dove tra gli adulti – in età compresa tra i 15 ed i 59 anni – a mietere il maggior numero di vittime è stato l’Aids. Dopo l’Aids, attacchi cardiaci, tubercolosi ed incidenti della strada seguono tra le cause principali di morte nel mondo.

 

Il direttore generale dell’Oms, dottor Lee Yong-Wook, nel presentare il Rapporto di più di 200 pagine fitte di dati, ha sottolineato che la situazione globale della salute solleva urgenti domande in merito alla giustizia: in alcune parti del mondo si continua a prevedere una vita più lunga e più confortevole mentre in numerose altre domina la disperazione per il fallimento nel controllare malattie come Aids, malaria, tubercolosi e nonostante esistano i mezzi per farlo. Un esempio? Viene citato nel Rapporto: quando una bambina nasce in Giappone si può prevedere che raggiungerà l’età di 85 anni, mentre un’altra nata contemporaneamente nella Sierra Leone non avrà certamente una vita più lunga di 36 anni. Vaccinazioni, cure, medicinali per ogni malattia prolungano la vita della prima; mancanza di cure, infanzia trascurata, matrimonio precoce e numerosi figli senza assistenza sanitaria accorceranno la vita della seconda.

 

Dati ed esempi che mettono in rilievo lo squilibrio tra gli esseri umani, maschi e femmine, nati nei Paesi più sviluppati e quelli che hanno visto la luce nei Paesi più poveri e meno progrediti sono innumerevoli ma non mancano anche indicazioni di quanto si fa o si dovrebbe fare perché si possa modificare questa situazione triste ed ingiusta. Perché delle cure e dei medicinali che non mancano ai ricchi possano essere messi a disposizione anche dei più poveri.

 

Da Ginevra, Mario Martelli, per la Radio Vaticana.

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CRESCE IL FENOMENO DEL CONSUMO CRITICO

- Intervista con Francesco Gesualdi -

 

Natale è anche sinonimo di un aumento delle spese. Ma per non fare delle feste natalizie un monumento allo spreco e al consumismo, al consumatore è data la possibilità di effettuare responsabilmente i propri acquisti, privilegiando i prodotti etici. Secondo uno studio pubblicato dal quotidiano inglese “The Indipendent”, in Gran Bretagna sempre più consumatori scelgono di boicottare i prodotti di aziende poco rispettose dei comportamenti umani, dell’ambiente e degli animali. A causa delle scelte etiche degli acquirenti, le aziende prese di mira hanno già avuto mancati ricavi per 3,6 miliardi di euro. Sul fenomeno del consumo critico Maria Di Maggio ha sentito Francesco Gesualdi, coordinatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, da tempo impegnato nella promozione del consumo etico in Italia.

 

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R. – Devo dire che il consumo etico non è una scelta che si fa soltanto in Gran Bretagna, ma si fa oramai a livello mondiale ed anche in Italia. Ecco, direi che è veramente dimostrato che i consumatori sono sempre più attenti alla storia sociale ed ambientale dei prodotti; la globalizzazione senz’altro ha contribuito a dare questo tipo di consapevolezza, soprattutto per quanto riguarda i diritti dei lavoratori, in un’epoca in cui i prodotti vengono fatti in luoghi così lontani dai nostri e dove non ci sono garanzie per questi diritti  e – alla fine – anche per l’ambiente.

 

D. – Quali sono gli strumenti in mano al consumatore che voglia effettuare appunto una scelta etica?

 

R. – Diciamo che gli strumenti sono tre: prima di tutto, il consumo etico che in Italia abbiamo chiamato ‘consumo critico’ e che consiste nell’andare a fare la spesa guardando la storia del prodotto, i suoi attributi sociali e ambientali, ma anche al comportamento più generale delle imprese; fortunatamente, oggi esistono delle guide che forniscono questo tipo di informazione. Direi che il secondo strumento che abbiamo a disposizione è l’adesione alle campagne di opinione, che vengono organizzate per fare pressione sulle imprese attraverso i messaggi e il terzo, che è il più forte di tutti, naturalmente, è l’adesione ai boicottaggi, che è la sospensione organizzata degli acquisti, per sostenere alcune richieste.

 

D. – Ritiene che un aumento delle scelte etiche da parte dei consumatori possa influire sensibilmente sulle scelte delle multinazionali?

 

R. – Devo dire che il consumo etico è uno strumento che i consumatori hanno a loro disposizione per influire sul comportamento delle imprese; questo mezzo può essere utilizzato indirettamente anche nei confronti del potere politico ma ha sicuramente un effetto diretto e dirompente se riesce a raggiungere una certa massa critica nei confronti delle imprese: in fin dei conti, è un tentativo di prendere sul serio questa idea che il consumatore è sovrano, e noi diciamo che sia sovrano non tanto per il proprio tornaconto ma soprattutto per costruire un mondo migliore.

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CHIESA E SOCIETA’

18 dicembre 2003

 

IL SOSTEGNO ALL’ISTITUZIONE BASILARE DELLA FAMIGLIA

 E LA DIFESA DELLA VITA UMANA AL CENTRO DELLA LETTERA PASTORALE

DEL CARDINALE KEITH PATRICK O’BRIEN, PRESIDENTE DEI VESCOVI DI SCOZIA

 

GLASGOW.= I fedeli devono sostenere il matrimonio e la famiglia difendendo sempre la vita umana. E’ l’esortazione ai fedeli scozzesi contenuta nella Lettera pastorale del cardinale Keith Patrick O'Brien, presidente della Conferenza episcopale di Scozia. Nel documento, che sarà letto in tutte le parrocchie scozzesi il prossimo 28 dicembre nella festività della Sacra Famiglia, il porporato sottolinea che proprio la famiglia è la “pietra angolare” della nostra società. Quindi, avverte, che “è nel massimo interesse della società scozzese”, specie di quanti sono impegnati nella vita pubblica, “rispettare e promuovere la vita familiare”. Tutte le politiche legislative e fiscali, prosegue il porporato, “devono tenere in considerazione gli effetti che possono avere su questa istituzione basilare della nostra società”. D’altro canto, bisogna assicurare “che essa sia rafforzata e non indebolita”. Nella Lettera pastorale, si annuncia che il 2 febbraio verrà distribuito in tutte le parrocchie un opuscolo sul tema “Matrimonio e famiglia”. Infine, il 31 maggio, nella ricorrenza della Festa della Visitazione, la Chiesa di Scozia celebrerà la “Giornata per la vita” del 2004. (A.G.)

 

 

“GIOVANNI PAOLO II, PRIMATE D’ITALIA E AMBASCIATORE DELLA LINGUA ITALIANA”:

E’ IL TITOLO DELL’EVENTO CONCLUSIVO, DOMANI SERA A VILLA MADAMA IN ROMA,

DELLE MANIFESTAZIONI PROMOSSE DAL MINISTERO DEGLI ESTERI

PER IL 25.MO ANNIVERSARIO DI PONTIFICATO

 

ROMA.= “Giovanni Paolo II, Primate d’Italia e Ambasciatore della Lingua italiana”: è questo il tema dell’evento che domani - alle ore 17, nella straordinaria cornice romana di Villa Madama - chiuderà le manifestazioni promosse dal ministero degli Esteri in 40 città del mondo, per il 25.mo anniversario di Pontificato. All’evento, prenderanno parte il presidente della Camera dei Deputati, Pier Ferdinando Casini, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, il sottosegretario Mario Baccini ed i cardinali Camillo Ruini e Crescenzio Sepe. In occasione del 25.mo di Pontificato, l’Italia ha inteso risalire il solco di tale cammino, attraverso un ciclo di 40 manifestazioni promosse dagli Istituti italiani di cultura. Per sei mesi una carovana illustre e inconsueta, composta da personalità della Chiesa e delle Istituzioni, del giornalismo e dello spettacolo, ha fatto il giro del mondo, sostando in luoghi e su temi emblematici del Pontificato. Promotore dell’iniziativa è stato il sottosegretario Mario Baccini. Curatore dell’intero progetto è stato Piero Schiavazzi, giornalista vaticanista. Il programma si è dispiegato in 8 manifestazioni–evento e 32 conferenze di vaticanisti italiani, di ogni tendenza e ispirazione. “Da un quarto di secolo – spiega in una nota il sottosegretario Baccini -  il Papa polacco è il principale ambasciatore della lingua italiana nel mondo, alla guida dell'unica Istituzione internazionale che parla italiano, la Chiesa cattolica. Per questo, a 25 anni dal celebre “Se sbaglio mi corrigerete”, l’Istituto italiano di cultura conferisce a Karol Wojtyla, honoris causa, il diploma di lingua italiana per stranieri”. Le manifestazioni–evento hanno configurato tappe di un percorso unitario, come capitoli di un unico libro: Cracovia, 12 maggio (Le origini); Buenos Aires, 7 giugno (Il pensiero sociale di Giovanni Paolo II); Strasburgo, 2 luglio (Giovanni Paolo II, padre dell’Europa); Bucarest, 2 settembre (L’ecumenismo); Roma, Farnesina, 14 ottobre (La geopolitica di Wojtyla); Gerusalemme, 22 ottobre (Il dialogo interreligioso); Madrid, 28 novembre (Un Pontificato nella modernità). A Villa Madama, il tema della serata sarà svolto dal cardinale vicario Camillo Ruini che interverrà su “Giovanni Paolo II Primate d’Italia” e dal cardinale Crescenzio Sepe su “Giovanni Paolo II Ambasciatore della lingua italiana”. (A.G.)

 

 

SEI ORGANIZZAZIONI CRISTIANE EUROPEE DIFENDONO IL PRONUNCIAMENTO

DEL PRESIDENTE DELL’EUROPARLAMENTO, PAT COX,

IN FAVORE DEI RICONGIUNGIMENTI FAMILIARI

DEGLI IMMIGRATI RESIDENTI NEL VECCHIO CONTINENTE

 

BRUXELLES.= Sei organizzazioni cristiane europee hanno espresso il loro sostegno al pronunciamento di Pat Cox, presidente del Parlamento europeo, contro la direttiva dell’Unione restrittiva nei confronti dei ricongiungimenti familiari degli immigrati residenti in Europa. Secondo le sei organizzazioni – Caritas Europa, Comece (vescovi dell’Unione europea), Ccme (Commissione delle Chiese per i migranti in Europa), Icmc (Commissione cattolica internazionale per le migrazioni), Jrs (Servizio dei gesuiti per i rifugiati), Quaker Council for European Affairs Programme Associate – la direttiva “infrange i fondamentali diritti dei cittadini di Paesi terzi di vivere con le loro famiglie e in particolare il diritto di far vivere i bambini con i loro genitori”. La direttiva – adottata dal Consiglio dei ministri il 23 settembre 2003 – prevede che gli Stati membri possano imporre numerose restrizioni alle riunificazioni dei nuclei familiari degli immigrati residenti in Europa. Pat Cox ha deciso di “sfidare la direttiva europea seguendo una raccomandazione del Comitato del Parlamento europeo sulla libertà e i diritti dei cittadini con il supporto unanime del Comitato per gli affari legali”. Per le sei organizzazioni, “adottando questa direttiva i Paesi membri hanno fallito nella loro responsabilità di implementare gli standard dei diritti umani europei e internazionali per armonizzare la legislazione dell’Unione europea”. (A.G.)

 

 

DOMANI A MAGELANG, NELL’ISOLA INDONESIANA DI GIAVA, UNA CERIMONIA

DI PREGHIERA PER LA PACE. ALL’INIZIATIVA INTERRELIGIOSA,

PROMOSSA DAL CONSIGLIO MONDIALE BUDDISTA,

PARTECIPANO LEADER SPIRITUALI CRISTIANI, ISLAMICI E INDUISTI

 

JAKARTA. = Il dialogo interreligioso sia strumento di pace. Con questo spirito, si svolgerà domani nel tempio ‘Borobudur’ di Magelang, a Giava centrale, una cerimonia di preghiera per la pace, a cui parteciperanno 350 monaci buddisti da 31 Paesi e vari leader religiosi indonesiani. Organizzata dal “Consiglio mondiale buddista sangha” (Wbsc), la giornata di preghiera vedrà confluire nella città indonesiana monaci provenienti da quasi tutti i Paesi asiatici, ma anche da molte nazioni europee e nordamericane, oltre ai leader spirituali delle comunità islamica, cristiana, induista e di altre religioni. Tra i partecipanti di nazionalità indonesiana, è prevista la presenza dell’ex presidente del Paese, Abdurrahman ‘Gus Dur’ Wahid, alla guida della più grande organizzazione islamica indonesiana, ‘Nahdlatul Ulama’ (Nu). Alla preghiera - informa l’agenzia Misna - interverrà anche il presidente della Conferenza episcopale indonesiana, il cardinale Julius Darmaatmadja, oltre ai leader religiosi delle Chiese protestanti. La cerimonia si aprirà con un discorso del ministro indonesiano per gli Affari religiosi, Said Agil Munawar. “La preghiera per la pace nel mondo – ha detto Munawar – intende innanzitutto rispondere a crimini come gli attacchi terroristici che sono accaduti in ogni parte del pianeta, compresa l’Indonesia. Speriamo che le preghiere portino un messaggio di pace, saggezza e amore a tutto il mondo”. (A.G.)

 

 

LA CINA D’INIZIO NOVECENTO PROTAGONISTA DI UNA MOSTRA

FOTOGRAFICA, A MILANO, ORGANIZZATA DAI MISSIONARI DEL PIME

 

MILANO.= In mostra a Milano da oggi fino al 25 gennaio prossimo una Mostra di fotografie sulla Cina degli inizi ‘900, opera di padre Leone Nani. Promossa dai missionari del Pime (Pontificio istituto missioni estere), la rassegna fotografica – allestita nel Palazzo Reale del capoluogo lombardo – si inserisce nel programma “Sentieri Cinesi”,  una serie di iniziative culturali, religiose ed economiche focalizzate sulla Cina. La mostra fotografica dal titolo “Cina Perduta” espone le immagini scattate dal missionario-fotografo dal 1903 al 1914. Si tratta di uno straordinario reportage che padre Nani realizzò in una delle regioni interne della Cina, lo Shaanxi meridionale. E’ qui che il missionario giunse in un'epoca cruciale della storia cinese, quella della caduta del millenario Impero nel 1911 e della nascita della Repubblica agli inizi del 1912. Dotato di grande curiosità, attraverso le lastre fotografiche padre Nani immortala usi, costumi, paesaggi, ricchezze, miserie, riti, personaggi dell’epoca. Questo inedito patrimonio fotografico di eccellente qualità artistica e tecnica, viene presentato al grande pubblico per la prima volta. Nei mesi di febbraio-marzo 2004 la Mostra sarà ospitata presso il Museo diocesano “Bernareggi” di Bergamo. (A.G.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

18 dicembre 2003

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Alla vigilia dell’intervento del premier israeliano Ariel Sharon, che potrebbe annunciare questa sera misure unilaterali sullo smantellamento delle colonie, Egitto e Germania hanno tentato di riattivare il negoziato di pace tra Israele e Palestina. Sul terreno, quattro palestinesi sono stati uccisi e un altro è rimasto ferito stanotte durante un’incursione dell’esercito israeliano a Nablus, in Cisgiordania.

 

La laicità della Francia, “pietra miliare della Repubblica e valore non negoziabile”. E’ questo il senso del discorso tenuto ieri in diretta televisiva dal presidente francese, Jacques Chirac. Il capo di Stato francese ha affermato che “è necessaria una legge che proibisca lo sfoggio nelle scuole pubbliche di segni che denotino l’appartenenza ad una religione”. Il provvedimento, che potrebbe entrare in vigore il prossimo anno, è duramente criticato da ebrei, cristiani e musulmani. Paolo Ondarza ne ha parlato con padre Giovanni Marchesi, teologo e scrittore di Civiltà Cattolica:

 

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R. – C’è il rischio che la laicità dello Stato diventi come un assoluto, quasi una ‘super religione’ che schiaccia ed annulla l’identità religiosa e le differenze religiose dei cittadini stessi in Francia. Si avverte una strana, contraddittoria rassomiglianza tra la Francia, Paese della libertà, dell’uguaglianza e della fraternità, con quelle leggi quanto mai restrittive che ci sono nell’Arabia Saudita, dove è assolutamente vietato portare un segno religioso. Non sarà facile per la Francia distinguere che cosa sia l’ostentazione o meno.

 

D. – Ma allora che cos’è la laicità di uno Stato?

 

R. – La laicità dello Stato è quella che garantisce che ogni cittadino, uguale davanti alla legge, possa vivere la propria identità di uomo e di donna, che sia cristiano, ebreo, musulmano o appartenente a qualunque altra religione.

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Continua la corsa dell’euro sul dollaro. La moneta unica europea ha infatti raggiunto il nuovo record sul biglietto verde a quota 1,2437. Il rafforzamento dell’euro contro il dollaro non dovrebbe danneggiare comunque la ripresa europea. “Un euro forte è nell’interesse dell’eurozona”, ha sottolineato il presidente della banca centrale olandese, Nout Wellink.

 

In Italia la Camera dei deputati ha dato, ieri, il via libera alla Finanziaria 2004, che passerà ora al Senato. L’approvazione definitiva della manovra è prevista all’inizio della prossima settimana. Ma non mancano le polemiche, come ci riferisce Giampiero Guadagni:

 

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Nessuno può essere soddisfatto di questa sessione di bilancio. Il presidente della Camera, Casini, esprime il disagio del Parlamento, dell’opposizione, ma non solo, per l’eccessivo numero di voti di fiducia sulla Finanziaria 2004. Replica il ministro dell’economia Tremonti: “l’andamento della manovra è stato veloce ed efficace”. Su un punto sembrano comunque tutti d’accordo: sulla necessità cioè di riformare al più presto le procedure di esame della Legge finanziaria, così come è stato fatto in altri Paesi europei. Tra le novità contenute nei tre maxi emendamenti votati a Montecitorio: l’estensione del condono fiscale alle dichiarazioni dei redditi del 2002; in arrivo maggiori risorse economiche per fronteggiare il terrorismo, ma anche per gli ammortizzatori sociali. Rispetto al testo originario della manovra, tagli invece alla promozione del made in Italy.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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“La nostra economia deve reagire alla crisi delle esportazioni del made in Italy, ma senza mettere in crisi la finanza pubblica”. Lo ha dichiarato stamani il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, nella cerimonia di auguri con le alte cariche dello Stato, nella quale ha anche ribadito che l’impegno italiano in Iraq è ancorato all’Onu. In Italia è intanto sempre più acceso il dibattito sulla Riforma del sistema radio-televisivo. L’esame del testo del Disegno di legge Gasparri inizierà il 13 o il 15 gennaio prossimi dopo il rinvio alle Camere deciso dal presidente della Repubblica. Ancora in Italia, gravi tensioni sociali nel settore trasporti, dopo la protesta ieri di circa 2000 dipendenti dell’Alitalia, che ha visto violenti scontri con la Polizia nell’aeroporto romano di Fiumicino, e che ha causato forti disagi ai viaggiatori. che ieri ha causato numerosi disagi e gravi tensioni, è infine tornata alla normalità la situazione dei voli all’aeroporto romano di Fiumicino.

 

Il governo di Teheran firmerà oggi, a Vienna, il Protocollo aggiuntivo al Trattato di non proliferazione nucleare. A confermarlo ieri, nella capitale austriaca, un portavoce della Agenzia Onu per l’energia atomica. Il vice presidente iraniano ha intanto reso noto che Mosca e Teheran hanno siglato un accordo per la costruzione di un reattore nucleare russo nel sud dell’Iran.

 

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha annunciato la propria candidatura alle elezioni presidenziali del prossimo 14 marzo in un discorso trasmesso oggi dalla televisione di Stato russa. La sua conferma al Cremlino appare scontata, con oltre il 70 per cento dei russi favorevoli ad un suo secondo mandato alla guida del Paese. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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“Sì, mi ripresenterò”. Vladimir Putin ha sciolto le ultime riserve: parteciperà alle elezioni presidenziali del 14 marzo. L’ha detto nel corso di una trasmissione della durata di circa 3 ore, in cui il capo del Cremlino ha risposto a ben 68 domande, rivoltegli da ogni angolo della Russia, per telefono, via internet e in diretta televisiva. Putin si presenterà come indipendente, non a nome di un qualche Partito, così dovrà radunare due milioni di firme. Non sarà comunque un problema, visto che il presidente ha nei sondaggi oltre il 70 per cento del gradimento della gente. Putin ha risposto soprattutto a domande su questioni socio-economiche interne. La Russia – ha detto il capo del Cremlino – sta attraversando un buon periodo economico; il Pil è cresciuto del 6,9 per cento, la produzione industriale del 6,7 per cento, le riserve sono calcolabili in 70 miliardi di dollari. Nel 2003 è poi sceso di 6 milioni di unità il numero dei russi – oggi 31 milioni – che vivono sotto la soglia di povertà. La minaccia del terrorismo è globale: Mosca – ha rimarcato il presidente – non è interessata alla sconfitta in Iraq degli Stati Uniti, che sono un partner in questa lotta. Le risoluzioni dell’Onu sono la soluzione per la pacificazione a Baghdad. I terroristi del Caucaso hanno come obiettivo finale la ‘jugoslavizzazione’ della Russia.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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In Ucraina 17 persone sono morte e altre 19 sono rimaste ferite a causa di un drammatico incidente che ha coinvolto un autobus.

 

Nessuna delle 70 persone in quarantena a Singapore per l’allarme Sars ha finora mostrato sintomi del virus letale. Lo hanno affermato oggi gli ufficiali sanitari.

 

La Corte Suprema della Zambia ha confermato oggi la pena di morte per 44 dei 55 militari coinvolti nel tentativo di colpo di Stato avvenuto nel 1997.

 

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