RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 346 - Testo della
Trasmissione di venerdì 12 dicembre
2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Aperto a Bruxelles il Vertice europeo cruciale per la
Costituzione dell’Unione
CHIESA E SOCIETA’:
Due esplosioni tra ieri e
oggi provocano altre quattro vittime in Iraq.
12
dicembre 2003
PACE
IN TERRA SANTA, LOTTA AL TERRORISMO, L’EREDITA’ CRISTIANA DELL’EUROPA:
I TEMI
AL CENTRO DELL’ATTENZIONE MONDIALE, TOCCATI DAL PAPA
NELL’UDIENZA
AI NUOVI AMBASCIATORI PRESSO LA SANTA SEDE
DI
DANIMARCA, SINGAPORE, ESTONIA E QATAR
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
**********
Non ci sarà mai “vera pace” in
Terra Santa, senza la rinuncia alle “violenze reciproche” e il “ricorso ad un
dialogo coraggioso che approdi al riconoscimento del diritto di ciascuno di
vivere liberamente sulla sua terra”. E’ una delle affermazioni forti di
Giovanni Paolo II, contenuta nel discorso al nuovo ambasciatore del Qatar
presso la Santa Sede, Mohamad Jaham Abdulaziz Al-Kawari. Oltre a lui, il Papa
ha ricevuto questa mattina, per la presentazione delle lettere credenziali,
altri tre nuovi diplomatici accreditati in Vaticano, in rappresentanza della
Danimarca, dell’Estonia e di Singapore. L’udienza ha fornito al Pontefice
l’occasione di affrontare alcuni dei grandi temi della politica internazionale
e dei diritti umani: lotta al terrorismo, dialogo interreligioso in favore
della pace, la difesa della libertà di credo e del diritto alla vita, il riconoscimento
dell’eredità cristiana nella nuova Costituzione europea.
Il Papa ha invitato anzitutto
i diplomatici a riconoscere comunemente la necessità di un “senso morale” ancor
più affinato nella gestione degli affari pubblici di ogni Stato e ciò per assicurare
la “stabilità internazionale” e la “credibilità” dei governi. In questa cornice
- insieme di diritto e di etica - Giovanni Paolo II ha inquadrato alcune delle
realtà al centro dell’interesse mondiale. Ad esempio, l’eliminazione delle
“cause sociali e culturali del
terrorismo”, da perseguire ponendo in grande risalto, ha affermato, “la
grandezza e la dignità” della persona umana e chiamando a raccolta, in una
mutua “collaborazione”, “le confessioni cristiane e le grandi religioni” del
pianeta. Il dialogo tra gruppi etnici diversi è stato uno dei valori enunciati
dal Pontefice anche per ciò che riguarda l’attuale situazione di Singapore, che
ha nel suo retroterra storico - ha riconosciuto il Papa, davanti
all’ambasciatore Walter Woon - un’esemplare tradizione di coesistenza pacifica,
da difendere come modello in un’area spesso segnata dall’intolleranza
religiosa.
Il tema dell’Europa ha
interessato entrambi gli interventi di Giovanni Paolo II, indirizzati
all’ambasciatore danese, Birger dan Nielsen, e al suo collega estone, Priit
Kolbre. “L’eclisse del senso di Dio”, ha ribadito Giovanni Paolo II, ha portato
nel Vecchio continente un’ondata di smarrimento spirituale: non stupisce
dunque, ha osservato citando un passaggio dell’Ecclesia in Europa, che
“correnti politiche e sociali si muovano per creare una visione dell’Europa che
ignori la sua eredità religiosa, e in particolare la sua anima profondamente
cristiana”. “A questo proposito - ha aggiunto il Papa, rivolgendosi
all’ambasciatore dello Stato baltico - confido che il governo estone sostenga
gli sforzi della Santa Sede per assicurare che il Trattato della Costituzione
d’Europa riconosca il posto che spetta alla cristianità nel cuore della vita
del continente e nel suo futuro”. Il Pontefice ha poi concluso toccando un
altro tema di scottante attualità: quello legato alla difesa della vita e alla
sacralità del matrimonio, in opposizione al “flagello dell’aborto” e alla
“tragedia del divorzio”. Giovanni Paolo II ha auspicato un maggior sostegno da
parte delle autorità estoni, perché siano arginati i fattori di crisi della
famiglia.
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L’EUROPA
SALVAGUARDI I SUOI VALORI CRISTIANI: COSI’ IL PAPA
IERI POMERIGGIO NELLA MESSA IN SAN
PIETRO PER GLI UNIVERSITARI ROMANI
Un
nuovo appello perché l'Europa non dimentichi il contributo del cristianesimo al
suo patrimonio di valori è stato lanciato ieri dal Papa nella consueta messa
per gli universitari romani, svoltasi nella Basilica di San Pietro. Alla
funzione, presieduta dallo stesso Pontefice e celebrata dal cardinale vicario
Camillo Ruini, erano presenti anche le delegazioni nazionali di pastorale
universitaria e il ministro dell’Istruzione Letizia Moratti. Per l’occasione,
gli atenei italiani hanno donato a Giovanni Paolo II venti borse di studio
destinate ai paesi in via di sviluppo. Il servizio di Dorotea Gambardella.
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“E’ indispensabile che l’Europa di oggi salvaguardi il suo
patrimonio di valori, e riconosca che è stato soprattutto il cristianesimo la
forza capace di promuoverli, conciliarli e consolidarli”.
Così il
Papa rivolgendosi agli studenti degli atenei romani, in occasione della
tradizionale celebrazione eucaristica a loro dedicata in tempo d’avvento. In
una Basilica Vaticana gremita, Giovanni Paolo II ha esortato le migliaia di
giovani presenti ad offrire il loro contributo al processo d’integrazione
europea, ribadendo come “per l’unità dell’Europa rivestano certo grande
importanza le strutture sociali, politiche ed economiche”, tuttavia “non vanno
assolutamente trascurati gli aspetti umanistici e spirituali”. A tal proposito
il Pontefice ha ricordato che “il Natale costituisce l’occasione privilegiata
per sottolineare uno dei valori cristiani più sentiti”.
“Con la nascita di Gesù, nella semplicità e nella povertà
di Betlemme, Dio ha ridato dignità all’esistenza d’ogni essere umano”.
Non
solo, il Signore “ha offerto a tutti la possibilità di partecipare alla sua
stessa vita divina” ha detto il Papa auspicando che “questo dono
incommensurabile possa trovare sempre cuori pronti a riceverlo”. Quindi,
citando le parole del profeta Isaia: “Cercano acqua perché la loro lingua è
riarsa per la sete”, Giovanni Paolo II ha spiegato che la sete “rimanda
all’anelito di verità, di giustizia e di pace, presente nell’animo di ogni
uomo”.
“Le più intime aspirazioni umane trovano piena risposta
soltanto in Dio”.
Per
questo il Papa ha incoraggiato gli universitari “a non fermarsi dinanzi ai
dubbi e alle difficoltà e a far sì che il loro percorso formativo sia sostenuto
senza sosta dalla ricerca del Signore”.
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TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL PAPA
PER LA
MORTE DEL CARDINALE PAULOS TZADUA
Giovanni
Paolo II esprime - in un telegramma indirizzato all’arcivescovo metropolita di
Addis Abeba, Berhaneyesus Demrew Souraphiel - il suo profondo cordoglio per la
scomparsa del cardinale Paulos Tzadua, arcivescovo metropolita emerito di Addis
Abeba. Il Pontefice esprime la sua vicinanza a tutti i fedeli come pure ai
familiari del compianto porporato. Un lutto, scrive il Papa, che ha colpito
l’arcidiocesi dove “egli esercitò con generosità il ministero episcopale”.
Nell’elevare fervide preghiere a Dio perché “conceda il riposo eterno a questo
zelante pastore”, impartisce la confortatrice benedizione apostolica quale
segno di fede e di speranza cristiana nel Signore Risorto.
IL SALUTO DEL PAPA AGLI ARTISTI DEL CONCERTO DI
NATALE,
CHE
DOMANI SERA VEDRA’ IMPEGNATE IN AULA PAOLO VI
ALCUNE
CELEBRI STAR INTERNAZIONALI DELLA MUSICA
- A
cura di Alessandro De Carolis -
La festa del Natale, festa delle famiglie, sia
un’occasione “per sperimentare la vicinanza e l’amore di Dio”. Con questo
augurio, Giovanni Paolo II ha brevemente salutato oggi, in Sala Clementina, gli
artisti che domani sera, alle 18, si esibiranno in Aula Paolo VI nel
tradizionale Concerto di Natale. Il Papa si è detto “lieto” di una
manifestazione destinata, con i suoi introiti, a sostenere il progetto del
Vicariato di Roma riguardante la costruzione di nuove chiese, specialmente
nelle zone periferiche della capitale. Nel porgere gli auguri per le feste
ormai imminenti alle circa 100 persone ricevute in udienza, il Pontefice si è
soffermato per qualche istante sul significato della Natività di Cristo:
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Natale ricorda
che il Figlio di Dio, assumendo la natura umana, si è fatto compagno di viaggio
dell’uomo di ogni tempo. Possa questa festa, tanto sentita dalle famiglie,
diventare occasione propizia per sperimentare la vicinanza e l’amore di Dio.
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Tra le star
italiane e internazionali che trasformeranno domani sera l’Aula Paolo VI
nell’arena di un grande evento musicale, si alterneranno molti nomi noti al
grande pubblico. A cominciare da un artista di fede islamica, l’algerino
Khaled, ma anche - tra gli altri - il “re del rock’n’soul”, Solomon Burke, la
giovane haitiana Lauryn Hill, gli italiani Gianni Morandi, Gigi D’Alessio,
Sergio Cammariere, rivelazione dell’ultimo Festival di Sanremo. A dirigere
l’Orchestra sinfonica del terzo millennio sarà il maestro Renato Serio. Ogni
artista eseguirà due brani, uno natalizio e uno del proprio repertorio, tra
quelli più in sintonia con lo spirito della manifestazione. Ricordiamo che il
concerto sarà trasmesso in diretta da Canale 5, la sera della vigilia di Natale.
MADRE TERESA CHE VISSE CON DOLORE E GIOIA
NELL’OSCURITA’ DELLO SPIRITO:
AL
CENTRO DELLA SECONDA PREDICA D’AVVENTO DI PADRE CANTALAMESSA,
TENUTA
STAMANE IN VATICANO, ALLA PRESENZA DEL PAPA
“La notte oscura dello spirito”: è stato il tema forte al
centro della seconda predica di Avvento, tenuta questa mattina da padre Raniero
Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, nella Cappella “Redemptoris
Mater” del Palazzo Apostolico, alla presenza del Santo Padre e della Famiglia
pontificia. Meditazione inserita nel ciclo di “Riflessioni sulla santità
cristiana alla luce dell’esperienza di Madre Teresa”. Il servizio di Roberta
Gisotti.
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“Fino alla sua morte nessuno ha conosciuto cosa avvenne
dentro di lei”. Padre Raniero Cantalamessa ha tracciato stamane l’itinerario di
profonda sofferenza attraversato da Madre Teresa di Calcutta, dopo il suo sì a
Dio, di lasciare tutto per dedicarsi ai più poveri tra i poveri.
“Una opprimente oscurità venne su di Lei”. Scrive: ‘C’è
tanta contraddizione nella mia anima. Un profondo anelito a Dio, così profondo
da far male. Una sofferenza continua e con ciò il sentimento di non essere
voluta da Dio, respinta, vuota, senza fede, senza amore e senza zelo. Il Cielo
non significa niente per me, mi appare un luogo vuoto’”.
“Un caso classico” – ha spiegato padre Cantalamessa – di
ciò che gli studiosi di mistica definiscono “la notte oscura dello Spirito”.
Una oscurità che accompagnerà Madre Teresa per tutta la vita, all’insaputa del
mondo; una oscurità nella quale si adatta a vivere, accettandola e riconoscendone
la grazia straordinaria:
“Ho cominciato ad amare la mia oscurità, perché credo che
ora essa è una parte, una piccolissima parte, dell’oscurità e della sofferenza
in cui Gesù visse sulla terra”.
Madre Teresa ha nascosto a tutti il suo tormento sotto un
eterno sorriso, anche perchè non voleva attirare alcuna attenzione su di sé.
“Diceva: ‘tutto il tempo a sorridere, dicono le sorelle di
me alla gente. Pensano che il mio intimo sia ricolmo di fede, fiducia, amore.
Se solo sapessero come il mio essere gioioso non è che un manto con cui copro
vuoto e miseria’”.
Un esempio mirabile di santità
moderna, una mistica che ha saputo unire un’altissima contemplazione a
un’intensissima azione, ed è ciò che la assimila – ha osservato padre
Cantalamessa - ad un altro mistico dei nostri tempi Padre Pio, che visse per
tutta la vita la stessa notte oscura. “Per spandere la luce questi due Santi
hanno dovuto trascorrere la vita al buio”.
Una esperienza – ha aggiunto padre Cantalamessa – che pure
accomuna i mistici, i più moderni tra i Santi, agli atei in buona fede, coloro
che si sentono rifiutati da Dio, sperimentano l’angoscia esistenziale e vivono
a loro modo una notte oscura dello Spirito. Anche i mistici - ha concluso padre
Cantalamessa – nella notte dello Spirito sono degli atei, dei senza Dio. E per
questo sono gli ideali evangelizzatori del mondo post moderno dove si vive come
se Dio non esistesse. E da loro impariamo tutti come comportarci nel tempo
dell’aridità.
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CAMBIARE LA STRATEGIA NELLA LOTTA AL TERRORISMO:
COSI’
IL CARDINALE POUPARD CHE CRITICA LA LOGICA DELLA GUERRA
MA
ANCHE L’UTOPISMO DI UN CERTA CULTURA PACIFISTA
E’
necessario cambiare la strategia nella lotta al terrorismo che non può
sottostare ad una logica della guerra ormai assurda: è quanto ha affermato stamani il cardinale Paul Poupard intervenendo al
Convegno sul tema “Libri e pace” organizzato alla Biblioteca Nazionale Centrale
di Roma. Il presidente del Pontificio Consiglio della cultura nello stesso
tempo ha criticato una certa cultura
pacifista incapace di dare risposte concrete ed efficaci. Il servizio di Sergio
Centofanti.
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Il cardinale Poupard si dice in disaccordo con chi vede
nella guerra l’unica soluzione al problema del terrorismo, ma critica anche un
certo utopismo pacifista. Da una parte – osserva – ci sono i cosiddetti
“pacificatori” che “si sentono autorizzati a fare il deserto, a spazzare via
tutto con la violenza delle armi pur di instaurare una nuova, pretesa civiltà della pace”. Si tratta di
una logica “ormai assurda, inconcepibile e anacronistica” che genera nuove
violenze e una corsa alle armi e alle spese militari che riguardano non solo le
grandi Potenze ma anche i Paesi poveri. D’altra parte - afferma il cardinale
Poupard – “altrettanto inutile ed inefficace appare certa cultura pacifista”
incapace di offrire proposte concrete e ripiegata talvolta su una visione
utopistica che non va al di là dello slogan urlato in piazza. Ma – ammette
tuttavia il cardinale - resta veramente
difficile dare risposte efficaci ed intelligenti a questioni come il terrorismo
e la guerriglia che in modo spietato
non risparmiano nessuno.
Il terrorismo “va decisamente fronteggiato” ma occorre un
cambiamento di strategia; c’è “l’urgenza di alimentare ben altre dinamiche che
non siano quelle della violenza e della reazione a catena”, come si può ben
notare in Iraq, dove la guerra, “nonostante la sua conclusione ufficiale, si
protrae con dolorosissimi strascichi”. Il cardinale Poupard ribadisce la
dottrina sociale della Chiesa sulla pace: bisogna lavorare per la giustizia e
contrastare la povertà nel mondo. “Lo sviluppo è il nuovo nome della pace”
diceva Paolo VI nel lontano 1967. E poi è necessario rispettare la vita umana,
ogni vita umana, soprattutto quella più debole, sentire i bisogni degli altri come propri e avere il coraggio del
dialogo e dell’accoglienza. E oggi particolarmente importante è la comprensione
e la collaborazione tra Islam e Cristianesimo.
La vera pace tuttavia – conclude il cardinale Poupard – la
porta Gesù. Ed è sostanzialmente diversa dalla pace degli uomini. Ma per
accogliere “la pace di Cristo è necessario convertirsi alla logica del Vangelo,
cioè alla logica della misericordia e del perdono”.
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LA DIGNITA’ E LA LIBERTA’ DEGLI UOMINI SI
REALIZZANO NELLA SOLIDARIETA’
TRA
TUTTI I POPOLI: COSI’, L’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO LE NAZIONI UNITE,
IN OCCASIONE DEL 55.MO ANNIVERSARIO
DELLA
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI
- A
cura di Alessandro Gisotti -
I diritti umani “non sono una
creazione dello Stato, ma traggono origine dal carattere e dalla natura stessa
dell’umanità”: è quanto affermato dall’arcivescovo Celestino Migliore,
osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, in occasione
del 55.mo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani.
Intervenendo al Palazzo di Vetro di New York, il presule ha rilevato che la
Dichiarazione ha contribuito “allo sviluppo del diritto internazionale”,
sfidando le “leggi umane che negano agli uomini e alle donne la dignità che
loro spetta”. Tuttavia, ha avvertito, i diritti fondamentali “sono ancora
oggetto di gravi e costanti violazioni”. Ha quindi indicato la “tendenza di
alcuni a scegliere diritti a loro confacenti”. Un esempio è “la negazione del
diritto più importante, il diritto alla vita” dal quale tutti gli altri hanno
origine. Le minacce più gravi ai diritti umani nascono dunque dall’ “esagerato
individualismo”, che “porta il più forte a dominare il più debole”.
L’osservatore vaticano ha, quindi, sottolineato che “la
dignità, la libertà e la felicità riconosciute dalla Dichiarazione, non si
realizzano pienamente senza la solidarietà fra tutti i popoli”.
“Il
mondo nel quale oggi viviamo - ha detto ancora mons. Migliore – vive sotto
l'ombra della guerra, del terrorismo e di altre minacce alla umana sopravvivenza
e alla innata dignità della persona umana”. All’origine di “molte di queste
ombre”, ha rilevato, “c'è la negazione di alcuni diritti universali”. Ispirati
dall’esempio dei principi enunciati nella Dichiarazione, ha concluso, non
possiamo non rinnovare l’impegno in favore della solidarietà umana e della pace
tra le nazioni.
ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Giovanni Paolo II ha ricevuto questa mattina, nel corso di
successive udienze, il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione
per l’Evangelizzazione dei Popoli, l’arcivescovo Luigi Pezzuto nunzio
Apostolico in Tanzania, e l’arcivescovo Salvatore Pennacchio, nunzio Apostolico
in Thailandia, Singapore e Cambogia, nonché delegato apostolico in Myanmar,
Laos, Malaysia e Brunei Darussalam. Il Papa ha quindi ricevuto quattro vescovi
del Sudan in visita ad Limina.
In Colombia, il Papa ha nominato ausiliare
dell’arcidiocesi di Cali mons. Gonzalo Restrepo Restrepo, sacerdote del clero
dell'arcidiocesi di Medellín, finora rettore della Pontificia Università
Bolivariana. Il neopresule, 56 anni, è originario dell’arcidiocesi di Santa Fe
de Antioquia ed ha ottenuto la licenza in Filosofia presso la Pontificia
Università Bolivariana. Ha perfezionato gli studi presso la Pontificia
Università Gregoriana, ottenendo la licenza in Teologia e il Dottorato in
Filosofia. Parroco e docente universitario, mons. Restrepo Restrepo ha svolto
gli incarichi di direttore della Casa per sacerdoti dell'arcidiocesi di
Medellín.
Sempre in Colombia, il Pontefice ha nominato ausiliare
dell’arcidiocesi di Barranquilla mons. Víctor Antonio Tamayo Betancourt, sacerdote del clero della stessa
arcidiocesi, finora vicario generale e parroco della Cattedrale metropolitana
di Barranquilla Il 66.enne presule ha studiato Spiritualità sacerdotale presso la Pontificia Università Urbaniana di
Roma. HA svolto il ministero di parroco, ed è stato cappellano della Scuola
navale di sottufficiali di Barranquilla, oltre che coordinatore della visita di
Giovanni Paolo II nella sua diocesi.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina, con
accento vibrante, il titolo "L'Europa di oggi riconosca la forza del
cristianesimo nel promuovere il proprio patrimonio di valori": alla Santa
Messa per gli universitari romani in preparazione al Natale, un nuovo appello
di Giovanni Paolo II a non trascurare gli aspetti umanistici e spirituali nel
processo di integrazione del Continente.
Nelle vaticane, nel discorso ai
nuovi ambasciatori di Danimarca, Singapore, Qatar ed Estonia, il Santo Padre ha
auspicato che i protagonisti della vita pubblica abbiano un senso morale sempre
più acuto nella gestione degli affari pubblici.
L'omelia del cardinale Angelo
Sodano nella Santa Messa celebrata in occasione del 40 anniversario delle
relazioni diplomatiche tra la Repubblica di Corea e la Santa Sede.
La dettagliata biografia del
compianto cardinale Paulos Tzadua, arcivescovo emerito di Addis Abeba.
Gli interventi del cardinale
Paul Poupard e di padre Bernard Ardura in occasione della presentazione del
libro "Fede e cultura. Antologia di testi del Magistero Pontificio da
Leone XIII a Giovanni Paolo II".
Nelle estere, in Iraq sfiorata
una strage: autobomba esplode a Ramadi, morti i tre kamikaze.
Per la rubrica
dell'"Atlante geopolitico" un articolo di Giuseppe Maria Petrone dal
titolo "Russia: terrore a Mosca per l'irrisolta crisi cecena".
Nella pagina culturale, un
contributo di Carmine Di Biase dal titolo "Una fioca luce nel mistero del
male": pubblicati gli ultimi quattro racconti di Michele Prisco.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema della finanziaria.
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12
dicembre 2003
APERTO IL VERTICE EUROPEO DI BRUXELLES,
CRUCIALE
PER LA COSTITUZIONE DELL’UNIONE
Ha
preso il via a Bruxelles l’atteso Consiglio europeo. In mattinata i primi
dibattiti e la conferenza stampa di Prodi e Berlusconi per presentare le decisioni
del Consiglio che chiude la presidenza di turno italiana. L’appuntamento con la
conferenza intergovernativa che deve decidere sulla nuova Costituzione si apre
nel pomeriggio . In ogni caso, il dibattito è aperto anche nella colazione
informale che si sta svolgendo ora. Ma sentiamo su quali punti c’è il voto definitivo
del Consiglio collegandoci con la nostra inviata a Bruxelles, Fausta Speranza:
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La prima manovra economica che l’Europa vara nella sua
storia è il primo punto enunciato poco fa da Berlusconi tra i successi della
mattinata. Ci sono poi i punti della sicurezza, libertà e giustizia con il varo
dell’agenzia per la cooperazione tra gli Stati in tema di immigrazione
clandestina e la cooperazione decisa a livello giudiziario e di polizia contro
criminalità e terrorismo. C’è poi la dichiarazione chiara contro ogni forma di
antisemitismo e l’annunciato accordo in tema di difesa che, dopo la clausola
per venire incontro ai Paesi costituzionalmente neutrali, ha trovato anche
un’altra formula, annunciata nella notte, che la lega con maggiore definizione
alla Nato. E proprio i rapporti stretti con la Nato – è stato detto – sono
un’espressione delle fondamentali relazioni tra Unione Europea e partner
transatlantici, per le quali è stato votato un accordo di partenariato definitivo
“costruttivo”. Le finalità sono interventi per la prevenzione e la gestione
delle crisi internazionali e, a questo
proposito, il segretario del Commissario per gli affari esteri e la sicurezza,
Solana ha detto che ora l’Europa ha una sua “road-map” per essere
protagonista ad una voce.
In tema internazionale, il presidente dell’europarlamento
Pat Cox nella sua conferenza stampa, sollecitato sull’Iraq, ha detto che gli
Stati Uniti non dovrebbero gettare sale sulla ferita, escludendo alcuni Paesi
europei dalla ricostruzione.
Ma l’attesa è ormai tutta per la trattativa vera e
propria, dedicata alla nuova costituzione, che si aprirà formalmente nel
pomeriggio. Restano due i maggiori punti di disaccordo: la formazione della
Commissione e il sistema di voto a doppia maggioranza. Qui, nel Palazzo del
Consiglio, si percepisce un monito contro i rischi di una crisi europea o
contro la prospettiva di un’Europa a due velocità: sarebbe un fallimento degli
obiettivi dell’Unione.
Da Bruxelles, Fausta Speranza, Radio Vaticana.
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ACCESO DIBATTITO IN ITALIA DOPO L’APPROVAZIONE
DELLA
LEGGE SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA
-
Intervista con mons. Elio Sgreccia -
In
Italia, non accennano a placarsi gli echi polemici accesi dall’approva-zione
ieri in Senato della legge sulla fecondazione assistita soprattutto all’interno
dello schieramento politico di centrosinistra. La legge vieta il ricorso alla
fecondazione cosiddetta eterologa, cioè con gameti non appartenenti ai
genitori. Possono ricorrere alle tecniche solo coppie di maggiorenni di sesso
diverso, coniugati o conviventi in modo stabile, in età potenzialmente fertile,
entrambi viventi. Proibiti i test genetici preventivi, la sperimentazione su
ciascun embrione umano, il suo congelamento e la sua clonazione. Dure sanzioni
sono previste per i medici che non rispettano questi divieti. Una legge
“cattolica”, come viene definita dai suoi detrattori. Ma è realmente così? Ecco
la replica del vescovo mons. Elio Sgreccia, vicepresidente della Pontificia
Accademia per la Vita:
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R. – Questo
credo che sia il primo equivoco da chiarire: non è una legge che riflette la
morale cattolica, perché tutti sanno – ed è bene che si ripeta – che per la
visione cattolica della vita e della procreazione, il figlio che lecitamente
viene concepito è quello che viene concepito all’interno di un atto di amore
coniugale. Per cui, una legge che ammette un concepimento in provetta non è mai
considerata lecita.
D. –
Chi si è opposto alla legge afferma che introduce discriminazioni, danni e
condizionerebbe la libertà della ricerca scientifica. Lei cosa risponde?
R. –
Rispondo che coloro che hanno promosso questa legge, l’hanno portata avanti con
insistenza e con coraggio, cattolici e non cattolici: hanno operato da
cittadini che sono preoccupati dei danni che possono venire non solo dal far-west
che esisteva fino a ieri, ma dalla procreazione artificiale nelle sue varie
tecnologie, che si moltiplicano sempre di più. Hanno cercato di ridurre il
danno su punti importanti: per esempio, quello di evitare il congelamento degli
embrioni: si evita un danno enorme a un tipo di delitto, quello del congelamento
di esseri viventi, di creature umane, che
– e non so se la gente ha avuto modo di rifletterci in modo adeguato – è
un inferno di gelo che questo secolo, armato di tante possibilità scientifiche,
ha messo in atto per un utilitarismo spietato, per fare di queste creature
delle vittime di sperimentazioni o comunque destinate alla soppressione. Ora,
l’aver evitato questo fatto va a merito della legge; come aver limitato le
possibilità della procreazione artificiale almeno all’interno della famiglia,
in modo che il figlio che nasce possa
riconoscere un padre e una madre. Questo è un vantaggio molto importante per
l’educazione, per l’identità, per la crescita psicologica e morale del figlio.
Quindi, non è uno scherzo, quello che si è ottenuto. Con tutto ciò, non
possiamo dire che la legge si adegui alla morale cattolica o che sia perfetta
in tutti i suoi punti: hanno fatto quello che potevano!
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VERSO
LA CONCLUSIONE L’ANNO INTERNAZIONALE DELL’ACQUA
-
Intervista con Riccardo Putrella -
Si
avvia verso la conclusione l’Anno Internazionale dell’Acqua indetto dall’ONU
per il 2003: secondo gli ultimi dati tre miliardi di uomini nel 2020 potrebbero
non avere accesso all’acqua potabile. Una situazione allarmante, che secondo
alcuni osservatori, potrebbe essere anche causa di guerre. Ma ascoltiamo il
servizio di Paolo Ondarza.
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Un miliardo e 400 mila persone nel pianeta non hanno
accesso all’acqua potabile. Le stime di qui a 20 anni sono drasticamente
destinate ad aumentare. Medio Oriente, Nord Africa e Asia meridionale, le
regioni maggiormente colpite. Sono poi 6 mila ogni giorno i bambini che muoiono
per malattie associate a condizioni idriche scadenti. Impressionante se si
pensa che il 70 per cento della superficie mondiale è coperta da acque. Il 70
per cento di quelle potabili è impiegato per l’agricoltura. Riccardo Petrella,
segretario del Comitato internazionale per il contratto mondiale dell’acqua:
R. – L’accesso all’acqua deve essere considerato un
diritto umano e non un bisogno vitale, come invece oggi la comunità
internazionale, gli Stati affermano. La cultura dei bisogni nutre la cultura
della concorrenza e della guerra tra gli Stati. Mentre noi diciamo: “No, è un
diritto”.
D. – Come garantire il diritto all’acqua per tutti?
R. – Si fa con una volontà politica e scelte economiche e
finanziarie. Ecco, perché noi diciamo che bisogna cambiare la politica agricola
comune.
D. – Crede che finora sia mancata una volontà politica al
riguardo?
R. – Assolutamente, anzi c’è una
volontà politica contraria, che dice che l’unica cosa che si può fare è
lasciare tutto al mercato. Siccome ormai l’acqua la stiamo distruggendo ed è
diventata rara, ecco che allora bisogna
darle un prezzo, quindi si privatizza e si liberalizza. Noi diciamo che è
fondamentale fermare un principio, che sembra solo un principio, ma che in
realtà poi alimenta le scelte pratiche: l’acqua non è una merce.
D. – Che spazio ha l’acqua nella Costituzione europea?
R. – Nessuno spazio, non è mai menzionata.
D. – L’acqua potrebbe diventare fonte di tensioni e
competizione tra le nazioni?
R. – Certo che l’acqua diventerà sempre più fonte di
conflitto. Lo vediamo già ora.
D. – Ma il rispetto di una
risorsa tanto preziosa – ammoniscono gli esperti – inizia dall’utilizzo che ne
fa il piccolo cittadino. Bando, dunque, agli inutili eccessi. La politica
dell’acqua indica un alto grado di democrazia a livello locale, nazionale, continentale
e mondiale.
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12
dicembre 2003
IMPEGNARSI
PER LA GIUSTIZIA E LA DIFESA DEI DIRITTI UMANI:
COSI’,
I LEADER CATTOLICI E PROTESTANTI INDONESIANI
NEL
TRADIZIONALE MESSAGGIO PER IL SANTO NATALE
JAKARTA. = Rafforzare l’impegno
per migliorare la società attraverso la politica: è questa l’esortazione
contenuta nel tradizionale messaggio per il Santo Natale dei leader cattolici e
protestanti indonesiani. “La politica – affermano - non è qualcosa di sporco,
né è estranea al raggio di azione della missione cristiana”. Il messaggio è firmato dal presidente e dal segretario
generale della Comunione delle Chiese protestanti di Indonesia e, per parte
cattolica, dal cardinale Julius Darmaatmadjia e da mons. Ignatius Suharyo,
rispettivamente presidente e segretario generale della conferenza episcopale
indonesiana. Nell’ambito della vita politica, avverte il messaggio, la missione
cristiana chiede di difendere i diritti umani e civili, la legalità e la
giustizia. Partendo dal titolo del messaggio, “Pace in terra a coloro che sono
nella grazia di Dio”, i leader cristiani indonesiani si soffermano sull’attuale
situazione del Paese, ben lontana da quegli ideali di pace e prosperità che 58
anni fa guidarono i “padri fondatori” dell’Indonesia indipendente. Oggi,
denunciano, la nazione appare “malata”, mentre la politica e l’economia
continuano a deteriorarsi. Per emergere positivamente da questa situazione, i
cristiani devono trarre ispirazione dalla loro fede. Il documento conclude ricordando
che il Santo Natale annuncia “la venuta di Gesù per liberare l’umanità dalla
paura, dalla sofferenza e dalla morte e per unire gli esseri umani nella pace”.
La lettera dei leader cattolici e protestanti sarà letta in tutte le chiese la
domenica successiva al 25 dicembre. (A.G.)
LA MISSIONE DELLA CHIESA NELL’ERA DELLA
GLOBALIZZAZIONE E LA PACE
IN
MEDIO ORIENTE AL CENTRO DELL’INCONTRO TRA L’ABBE’ PIERRE
E I
GIOVANI DI GENOVA. L’INIZIATIVA E’ STATA PROMOSSA
DALL’ARCIVESCOVO
DEL CAPOLUOGO LIGURE, IL CARDINALE TARCISIO BERTONE
GENOVA. = “La speranza si trasmette per contagio”. Così,
il 92enne Abbé Pierre -fondatore del movimento Emmaus - si è presentato ieri ai
giovani di Genova in un incontro promosso dal cardinale Tarcisio Bertone,
arcivescovo del capoluogo ligure. Un evento per soffermarsi sulla missione evangelica
e scuotere le coscienze. “Ci sono poche persone che cercano con la loro vita di
dare un senso alla vita stessa – ha detto – Madre Teresa era una di queste, ma
ce ne sono tante altre che non sono conosciute. Questi sono il sale della terra
e il lievito del pane”. Figura straordinaria, sempre dalla parte dei poveri e
dei più deboli, l’Abbé Pierre ha parlato anche di globalizzazione. “Bisogna
distinguere fra gli effetti della globalizzazione e il modo di farla. Opporsi
semplicemente alla globalizzazione non è realistico - ha avvertito - Quello a
cui ci si oppone è il concetto del liberismo, dei potenti che sfruttano i
deboli”. Volgendo il pensiero al Medio Oriente, ha affermato di aver firmato
anch’egli il documento per la pace a Ginevra, promosso da ebrei e palestinesi
senza un accordo ufficiale dei due governi. “Non sono fiducioso – ha detto con
preoccupazione - Le due parti sono così impregnate di fanatismo che senza un
miracolo non ci sono vie d’uscita”. Oggi alle 18, si terrà nella cattedrale -
assieme al cardinale Tarcisio Bertone - la conferenza con i giovani delle
associazioni e delle parrocchie genovesi sul tema della missione universale.
(A.G.)
L’ONU SOLLECITA IL GOVERNO CAMBOGIANO A RATIFICARE IL TRATTATO
PER PROCESSARE
I LEADER DEI KHMER ROSSI, REGIME TOTALITARIO DI POL POT,
RESPONSABILE
DELLO STERMINIO DI CIRCA DUE MILIONI DI PERSONE
TRA IL 1975 E
IL 1979
NEW YORK.= Il segretario generale delle
Nazioni Unite, Kofi Annan, ha chiesto al governo cambogiano di ratificare al
più presso il trattato con cui si istituisce il tribunale penale contro i
crimini commessi durante il regime dei Khmer Rossi. Lo scorso giugno, dopo
cinque anni di difficili negoziati, il governo cambogiano e i rappresentanti
dell’Onu hanno siglato un accordo per istituire una corte speciale presso Phnom
Penh - assistita da magistrati nazionali e stranieri - con lo scopo di
portare davanti alla giustizia i leader dei crimini perpetrati dai Khmer Rossi. Sotto la loro
dittatura, dall’aprile del 1975 al gennaio del 1979, quasi un quarto della
popolazione cambogiana ha perso la vita per effetto delle esecuzioni extragiudiziali,
della fame e delle malattie. Fino ad oggi nessuno dei responsabili è stato
chiamato a rispondere delle sofferenze inflitte. Gli autori di questi efferati
crimini dovrebbero essere dunque processati da un Tribunale penale
internazionale. Ma lo stallo politico che impedisce la formazione di un nuovo governo
sta condizionando l’agenda del parlamento su tale importante iniziativa. Il
leader del sanguinario regime ultramaoista Pol Pot è deceduto nel 1998, ma
diversi suoi stretti collaboratori sono ancora in vita. (M.A.)
AMAREZZA
TRA I VESCOVI E I FEDELI ARGENTINI PER LA DECISIONE DI UN GIUDICE
DI RIMUOVERE
L’ICONA DELLA VERGINE DI SAN NICOLAS
DALL’ENTRATA
DEL PALAZZO DEI TRIBUNALI DI BUENOS AIRES
BUENOS
AIRES. = Verrà rimossa l’icona della Vergine di San Nicolas situata all’entrata
del Palazzo dei Tribunali. L’ordinanza del giudice Susana Cordoba ha dato
ragione alle obiezioni sollevate da un’associazione per i diritti civili,
secondo cui “la permanenza di immagini e simboli religiosi viola il principio
di imparzialità di giudizio”. L’ordinanza è stata accolta con amarezza dai
vescovi argentini. “La decisione della signora Cordoba - ha detto il portavoce
della conferenza episcopale argentina, padre Jorge Oesterheld - sorprende,
soprattutto, perché si tratta di una sentenza emessa in un Paese con una forte
tradizione cattolica”. La presenza “dei nostri simboli nei luoghi pubblici – ha
aggiunto – non ha mai ostacolato la libertà altrui di culto, né è stata fonte
di discriminazione religiosa”. D’altro canto, la maggior parte dei membri della
Corte Suprema aveva affermato recentemente che “la religione cattolica è un
punto fermo della realtà sociale e culturale del nostro paese”. L’ordinanza del
giudice, dopo il grado d’appello potrebbe essere sottoposta al vaglio della
stessa Corte Suprema. (A.G.)
LE
DONNE CONGOLESI IN PRIMA LINEA PER PROMUOVERE LA PACE
ATTRAVERSO
UN CENTRO FONDATO A LUMBUBASHI,
NEL
SUD DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO
KINSHASA. = Come prime educatrici
dei propri figli, le donne hanno un ruolo fondamentale per promuovere una
cultura di pace. Proprio per questo a Lumbubashi, nel sud della Repubblica
democratica del Congo, nel 2001, è stato costituito il Centro di ricerca e di sostegno
alle iniziative di pace (CRAIP). Scopo dell’organismo – informa l’agenzia Fides
- è quello di favorire la partecipazione delle donne alla promozione della
cultura della pace e della non-violenza. Il Centro fa parte integrante
dell’Istituto di Spiritualità Maria Malkia diretto da Suor Marie-Bernard Alima
(Consolata). Di recente ha organizzato la settimana della pace alla quale hanno
partecipato più di 300 donne in rappresentanza di 100 organizzazioni
provenienti da Rwanda, Burundi, Canada, Italia, Zambia, Senegal, oltre che
dalla capitale Kinshasa e da diverse province congolesi. La Repubblica Democratica
del Congo è in guerra dal 1998. Un conflitto che ha portato all’occupazione del
territorio da parte di 12 fazioni e ha provocato già 4 milioni di morti ovvero
4 volte le vittime del genocidio rwandese. Nell’aprile del 2004 è prevista una
Conferenza delle donne nella regione dei Grandi Laghi promossa dalla Nazioni
Unite. (A.G.)
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12
dicembre 2003
- A cura di Dorotea Gambardella -
Sette fedeli ebrei sono rimasti feriti stamane in
un'imboscata palestinese mentre cercavano di raggiungere un santuario alla
periferia di Nablus, in Cisgiordania. A rivendicare l’attacco, sia le Brigate
dei martiri di al-Aqsa, sia la Jihad. E
sempre in Cisgiordania, circa cinquanta mezzi blindati israeliani sono
penetrati all'alba di oggi nella città di Jenin. Intanto, probabile faccia a
faccia la prossima settimana tra il premier palestinese Abu Ala e l’omologo
israeliano Ariel Sharon. Ma quali sono le ripercussioni sulla situazione
socio-economica? A Gerusalemme, A.V. ha sentito padre Thomas
Fitzpatrick, Superiore dei Gesuiti:
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R. – ONE OF THE BIG PROBLEMS AT THE MOMENT ...
Uno dei più gravi problemi
dell’intero quadro socio-economico, è il senso di disperazione sia dei
palestinesi che degli israeliani. I politici stanno reagendo ad un livello
piuttosto basso: non riescono a vedere oltre la soluzione militare. Ma
l’esercito o il terrorismo non sono la risposta per nessuna delle due parti.
D. – Quale soluzione intravede,
ora?
R. – IT’S MY OPINION THAT THE ONLY WAY ...
Secondo me, questa situazione
può essere risolta solo attraverso una forte pressione esterna. Non ho ancora
perso le speranze nel coinvolgimento degli Stati Uniti e nella road-map. Gli
Stati Uniti sostengono finanziariamente Israele, con un’incredibile quantità di
denaro, ma ora stanno trattenendo parte degli aiuti perché gli israeliani li
investono nella costruzione del muro che gli americani, invece, osteggiano.
Questa è una buona mossa.
D. – Come prosegue la
costruzione del muro?
R. – THE WALL IS ALSO PLANNED ...
Il muro è stato progettato per
attraversare anche Gerusalemme Est. Conoscete le Suore Comboniane? Il muro
dividerà in due il convento, occupando anche 30 metri di terreno di ciascun
lato, per il passaggio dei veicoli militari. Così avverrà anche per molte
abitazioni civili, che verranno abbattute senza alcun risarcimento per i
proprietari. Il Muro di Berlino ha risolto il problema della città e del
comunismo? Questa è la domanda. Il muro non è un modo creativo di fronteggiare
il problema: è uno di quei metodi militari ottusi di cui parlavo prima.
Stimolerà solo la creatività dei terroristi nell’aggirarlo.
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Non si
placa la spirale di violenza in Iraq. Tra ieri e oggi altre quattro vittime in
due diversi attentati nei pressi di Baghdad. Intanto, sul fronte internazionale
continuano le polemiche sulla decisione americana di escludere dalla
ricostruzione del Paese le nazioni che non hanno appoggiato la guerra. Il
servizio di Giancarlo La Vella:
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Un
poliziotto iracheno ucciso e tre persone ferite. Questo il bilancio dell’esplosione
di un ordigno a sud di Baghdad, avvenuta questa mattina, che probabilmente
aveva come obiettivo un convoglio americano. Ad esso si aggiungono i quattro
morti di ieri – un soldato americano e tre kamikaze iracheni – vittime
dell’attacco alla base statunitense di Ramadi, ad ovest della capitale. Fonti
militari di Washington, inoltre, parlano di diverse deflagrazioni avvenute la
notte scorsa vicino al quartier generale americano, nel centro di Baghdad e che
hanno causato solo lievi danni materiali. “Dopo quanto sta avvenendo il rischio
è diventato altissimo”, ha detto il ministro della difesa italiano, Antonio
Martino, che questa mattina, a un mese dall’attentato in cui hanno perso la
vita 19 italiani e 3 iracheni, si è recato a Nassiriya. Tra l’altro, cerimonie
commemorative per i caduti si sono svolte oggi in varie città italiane.
Intanto, continua il braccio di ferro sugli appalti per la ricostruzione dell'Iraq. Il presidente Bush ha ieri
ribadito la posizione americana. “La nostra gente ha rischiato la vita per
liberare l'Iraq – ha detto - e ora anche la gente di altri Paesi sta facendo
altrettanto. I contratti per la ricostruzione, quindi, rifletteranno
quest’impegno”. In appoggio alla decisione americana si sono espressi i premier
britannico e italiano, Blair e Berlusconi. Gli esclusi, tra cui Francia,
Germania e Russia, vogliono invece che si
rispettino le regole stabilite dalle Nazioni Unite. “È una decisione infelice - ha commentato
ieri il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, in una conferenza stampa
congiunta con il cancelliere tedesco Gerhard Schröder. - Tutti gli sforzi – ha
detto ancora - dovrebbero essere invece rivolti ad unificare il fronte
internazionale”. Gli ha fatto eco, stamani a Bruxelles, il presidente della
Commissione europea, Romano Prodi, secondo il quale quella americana è una
cattiva scelta che non aiuta a costruire una buona atmosfera, ma è ancora
troppo presto per parlare di ricorso al Wto, l’Organizzazione mondiale per il
commercio.
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71 persone appartenenti ad organizzazioni
terroristiche internazionali arrestate e sette estremisti islamici espulsi.
Questo il bilancio dell’attività della polizia italiana tracciato dal ministro
dell'interno, Giuseppe Pisanu, al termine dell'incontro con il presidente della
Commissione Sicurezza Interna del Congresso Usa, Christopher Cox. Secondo il
Capo del Viminale “la cooperazione italo-statunitense, già intensa nel settore
della sicurezza, ha visto un ulteriore rafforzamento nel campo della lotta al
terrorismo dopo i fatti dell'11 settembre”.
In Lituania ieri è stato
raggiunto il numero di firme necessarie per la messa in stato d’accusa del
presidente della repubblica Rolandas Paksas, accusato di connivenza con la
mafia russa.
Dodici vittime:
questo il bilancio di una sparatoria avvenuta nei pressi della tv di Stato
della Costa d'Avorio. Lo scontro a fuoco è stato provocato da un gruppo di
uomini armati che hanno tentato di entrare negli studi dell'emittente, nella
capitale Abidjan.
Blitz delle forze
americane in un ospedale di Jalalabad, in Afghanistan: un comandante militare
locale è stato catturato e le sue quattro guardie del corpo sono state uccise.
Altre due persone sono rimaste ferite.
Il
Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha chiesto alla Cambogia
di ratificare al più presso il trattato con cui si istituisce il tribunale penale
contro i crimini commessi durante il regime dei khmer rossi (1976-1979).
L’Islam vieta l’uso di armi
nucleari. Lo ha detto ieri a Ginevra il presidente iraniano Khatami, intervenendo
al Consiglio ecumenico delle Chiese protestanti e ortodosse, in cui ha anche
sottolineato l’importanza del dialogo interreligioso.
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