RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 346 - Testo della Trasmissione di venerdì 12  dicembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Pace in Terra Santa, lotta al terrorismo, l’eredità cristiana dell’Europa: i temi al centro dell’attenzione mondiale, toccati dal Papa nell’udienza ai nuovi ambasciatori presso la Santa Sede di Danimarca, Singapore, Estonia e Qatar

 

 Lanciato ieri dal Papa nella consueta Messa per gli universitari romani, nella Basilica di San Pietro, un nuovo appello perché l'Europa non dimentichi il contributo del cristianesimo al suo patrimonio di valori

 

 Il saluto del Papa agli artisti del concerto di Natale, che domani sera vedrà impegnate in aula Paolo VI alcune celebri star internazionali della musica

 

Madre Teresa che visse con dolore e gioia nell’oscurità dello spirito: al centro della seconda predica d’Avvento di padre Cantalamessa, tenuta stamane in Vaticano, alla presenza del Papa

 

Cambiare la strategia nella lotta al terrorismo: così il cardinale Poupard che critica la logica della guerra ma anche l’utopismo di un certa cultura pacifista

 

La dignità e la libertà degli uomini si realizzano nella solidarietà tra tutti i popoli: così, l’arcivescovo Celestino Migliore, in occasione del 55.mo anniversario della dichiarazione universale dei diritti umani.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Aperto a Bruxelles il Vertice europeo cruciale per la Costituzione dell’Unione

 

Non accennano a placarsi in Italia gli echi polemici accesi dall’approvazione della legge sulla fecondazione assistita: con noi mons. Elio Sgreccia

 

Si avvia verso la conclusione l’Anno Internazionale dell’Acqua indetto dall’Onu per il 2003: intervista con Riccardo Petrella.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Rafforzare l’impegno per migliorare la società attraverso la politica: è l’esortazione contenuta nel tradizionale messaggio per il Santo Natale dei leader cattolici e protestanti indonesiani

 

La missione della Chiesa nell’era della globalizzazione e la pace in Medio Oriente al centro dell’incontro tra l’Abbè Pierre e i giovani di Genova

 

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha chiesto al governo cambogiano di ratificare al più presto il trattato con cui si istituisce il Tribunale penale contro i crimini commessi durante il regime dei Khmer Rossi

 

Verrà rimossa l’icona della Vergine di San Nicolas situata all’entrata del Palazzo dei tribunali di Buenos Aires

 

Le donne congolesi in prima linea per promuovere la pace attraverso un centro fondato a Lumbubashi, nel sud della Repubblica democratica del Congo

 

24 ORE NEL MONDO:  

 Due esplosioni tra ieri e oggi provocano altre quattro vittime in Iraq.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

12 dicembre 2003

 

 

PACE IN TERRA SANTA, LOTTA AL TERRORISMO, L’EREDITA’ CRISTIANA DELL’EUROPA:

I TEMI AL CENTRO DELL’ATTENZIONE MONDIALE, TOCCATI DAL PAPA

NELL’UDIENZA AI NUOVI AMBASCIATORI PRESSO LA SANTA SEDE

DI DANIMARCA, SINGAPORE, ESTONIA E QATAR

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Non ci sarà mai “vera pace” in Terra Santa, senza la rinuncia alle “violenze reciproche” e il “ricorso ad un dialogo coraggioso che approdi al riconoscimento del diritto di ciascuno di vivere liberamente sulla sua terra”. E’ una delle affermazioni forti di Giovanni Paolo II, contenuta nel discorso al nuovo ambasciatore del Qatar presso la Santa Sede, Mohamad Jaham Abdulaziz Al-Kawari. Oltre a lui, il Papa ha ricevuto questa mattina, per la presentazione delle lettere credenziali, altri tre nuovi diplomatici accreditati in Vaticano, in rappresentanza della Danimarca, dell’Estonia e di Singapore. L’udienza ha fornito al Pontefice l’occasione di affrontare alcuni dei grandi temi della politica internazionale e dei diritti umani: lotta al terrorismo, dialogo interreligioso in favore della pace, la difesa della libertà di credo e del diritto alla vita, il riconoscimento dell’eredità cristiana nella nuova Costituzione europea.

 

Il Papa ha invitato anzitutto i diplomatici a riconoscere comunemente la necessità di un “senso morale” ancor più affinato nella gestione degli affari pubblici di ogni Stato e ciò per assicurare la “stabilità internazionale” e la “credibilità” dei governi. In questa cornice - insieme di diritto e di etica - Giovanni Paolo II ha inquadrato alcune delle realtà al centro dell’interesse mondiale. Ad esempio, l’eliminazione delle “cause sociali e  culturali del terrorismo”, da perseguire ponendo in grande risalto, ha affermato, “la grandezza e la dignità” della persona umana e chiamando a raccolta, in una mutua “collaborazione”, “le confessioni cristiane e le grandi religioni” del pianeta. Il dialogo tra gruppi etnici diversi è stato uno dei valori enunciati dal Pontefice anche per ciò che riguarda l’attuale situazione di Singapore, che ha nel suo retroterra storico - ha riconosciuto il Papa, davanti all’ambasciatore Walter Woon - un’esemplare tradizione di coesistenza pacifica, da difendere come modello in un’area spesso segnata dall’intolleranza religiosa.

 

Il tema dell’Europa ha interessato entrambi gli interventi di Giovanni Paolo II, indirizzati all’ambasciatore danese, Birger dan Nielsen, e al suo collega estone, Priit Kolbre. “L’eclisse del senso di Dio”, ha ribadito Giovanni Paolo II, ha portato nel Vecchio continente un’ondata di smarrimento spirituale: non stupisce dunque, ha osservato citando un passaggio dell’Ecclesia in Europa, che “correnti politiche e sociali si muovano per creare una visione dell’Europa che ignori la sua eredità religiosa, e in particolare la sua anima profondamente cristiana”. “A questo proposito - ha aggiunto il Papa, rivolgendosi all’ambasciatore dello Stato baltico - confido che il governo estone sostenga gli sforzi della Santa Sede per assicurare che il Trattato della Costituzione d’Europa riconosca il posto che spetta alla cristianità nel cuore della vita del continente e nel suo futuro”. Il Pontefice ha poi concluso toccando un altro tema di scottante attualità: quello legato alla difesa della vita e alla sacralità del matrimonio, in opposizione al “flagello dell’aborto” e alla “tragedia del divorzio”. Giovanni Paolo II ha auspicato un maggior sostegno da parte delle autorità estoni, perché siano arginati i fattori di crisi della famiglia.

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L’EUROPA SALVAGUARDI I SUOI VALORI CRISTIANI: COSI’ IL PAPA

IERI POMERIGGIO NELLA MESSA IN SAN PIETRO PER GLI UNIVERSITARI ROMANI

 

Un nuovo appello perché l'Europa non dimentichi il contributo del cristianesimo al suo patrimonio di valori è stato lanciato ieri dal Papa nella consueta messa per gli universitari romani, svoltasi nella Basilica di San Pietro. Alla funzione, presieduta dallo stesso Pontefice e celebrata dal cardinale vicario Camillo Ruini, erano presenti anche le delegazioni nazionali di pastorale universitaria e il ministro dell’Istruzione Letizia Moratti. Per l’occasione, gli atenei italiani hanno donato a Giovanni Paolo II venti borse di studio destinate ai paesi in via di sviluppo. Il servizio di Dorotea Gambardella.

 

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“E’ indispensabile che l’Europa di oggi salvaguardi il suo patrimonio di valori, e riconosca che è stato soprattutto il cristianesimo la forza capace di promuoverli, conciliarli e consolidarli”.

 

Così il Papa rivolgendosi agli studenti degli atenei romani, in occasione della tradizionale celebrazione eucaristica a loro dedicata in tempo d’avvento. In una Basilica Vaticana gremita, Giovanni Paolo II ha esortato le migliaia di giovani presenti ad offrire il loro contributo al processo d’integrazione europea, ribadendo come “per l’unità dell’Europa rivestano certo grande importanza le strutture sociali, politiche ed economiche”, tuttavia “non vanno assolutamente trascurati gli aspetti umanistici e spirituali”. A tal proposito il Pontefice ha ricordato che “il Natale costituisce l’occasione privilegiata per sottolineare uno dei valori cristiani più sentiti”.

 

“Con la nascita di Gesù, nella semplicità e nella povertà di Betlemme, Dio ha ridato dignità all’esistenza d’ogni essere umano”.

 

Non solo, il Signore “ha offerto a tutti la possibilità di partecipare alla sua stessa vita divina” ha detto il Papa auspicando che “questo dono incommensurabile possa trovare sempre cuori pronti a riceverlo”. Quindi, citando le parole del profeta Isaia: “Cercano acqua perché la loro lingua è riarsa per la sete”, Giovanni Paolo II ha spiegato che la sete “rimanda all’anelito di verità, di giustizia e di pace, presente nell’animo di ogni uomo”.

 

“Le più intime aspirazioni umane trovano piena risposta soltanto in Dio”.

 

Per questo il Papa ha incoraggiato gli universitari “a non fermarsi dinanzi ai dubbi e alle difficoltà e a far sì che il loro percorso formativo sia sostenuto senza sosta dalla ricerca del Signore”.

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TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL PAPA

PER LA MORTE DEL CARDINALE PAULOS TZADUA

 

Giovanni Paolo II esprime - in un telegramma indirizzato all’arcivescovo metropolita di Addis Abeba, Berhaneyesus Demrew Souraphiel - il suo profondo cordoglio per la scomparsa del cardinale Paulos Tzadua, arcivescovo metropolita emerito di Addis Abeba. Il Pontefice esprime la sua vicinanza a tutti i fedeli come pure ai familiari del compianto porporato. Un lutto, scrive il Papa, che ha colpito l’arcidiocesi dove “egli esercitò con generosità il ministero episcopale”. Nell’elevare fervide preghiere a Dio perché “conceda il riposo eterno a questo zelante pastore”, impartisce la confortatrice benedizione apostolica quale segno di fede e di speranza cristiana nel Signore Risorto.      

 

 

IL SALUTO DEL PAPA AGLI ARTISTI DEL CONCERTO DI NATALE,

CHE DOMANI SERA VEDRA’ IMPEGNATE IN AULA PAOLO VI

ALCUNE CELEBRI STAR INTERNAZIONALI DELLA MUSICA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

La festa del Natale, festa delle famiglie, sia un’occasione “per sperimentare la vicinanza e l’amore di Dio”. Con questo augurio, Giovanni Paolo II ha brevemente salutato oggi, in Sala Clementina, gli artisti che domani sera, alle 18, si esibiranno in Aula Paolo VI nel tradizionale Concerto di Natale. Il Papa si è detto “lieto” di una manifestazione destinata, con i suoi introiti, a sostenere il progetto del Vicariato di Roma riguardante la costruzione di nuove chiese, specialmente nelle zone periferiche della capitale. Nel porgere gli auguri per le feste ormai imminenti alle circa 100 persone ricevute in udienza, il Pontefice si è soffermato per qualche istante sul significato della Natività di Cristo:

 

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Natale ricorda che il Figlio di Dio, assumendo la natura umana, si è fatto compagno di viaggio dell’uomo di ogni tempo. Possa questa festa, tanto sentita dalle famiglie, diventare occasione propizia per sperimentare la vicinanza e l’amore di Dio.

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Tra le star italiane e internazionali che trasformeranno domani sera l’Aula Paolo VI nell’arena di un grande evento musicale, si alterneranno molti nomi noti al grande pubblico. A cominciare da un artista di fede islamica, l’algerino Khaled, ma anche - tra gli altri - il “re del rock’n’soul”, Solomon Burke, la giovane haitiana Lauryn Hill, gli italiani Gianni Morandi, Gigi D’Alessio, Sergio Cammariere, rivelazione dell’ultimo Festival di Sanremo. A dirigere l’Orchestra sinfonica del terzo millennio sarà il maestro Renato Serio. Ogni artista eseguirà due brani, uno natalizio e uno del proprio repertorio, tra quelli più in sintonia con lo spirito della manifestazione. Ricordiamo che il concerto sarà trasmesso in diretta da Canale 5, la sera della vigilia di Natale.

 

 

MADRE TERESA CHE VISSE CON DOLORE E GIOIA NELL’OSCURITA’ DELLO SPIRITO:

AL CENTRO DELLA SECONDA PREDICA D’AVVENTO DI PADRE CANTALAMESSA,

TENUTA STAMANE IN VATICANO, ALLA PRESENZA DEL PAPA

 

“La notte oscura dello spirito”: è stato il tema forte al centro della seconda predica di Avvento, tenuta questa mattina da padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, nella Cappella “Redemptoris Mater” del Palazzo Apostolico, alla presenza del Santo Padre e della Famiglia pontificia. Meditazione inserita nel ciclo di “Riflessioni sulla santità cristiana alla luce dell’esperienza di Madre Teresa”. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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“Fino alla sua morte nessuno ha conosciuto cosa avvenne dentro di lei”. Padre Raniero Cantalamessa ha tracciato stamane l’itinerario di profonda sofferenza attraversato da Madre Teresa di Calcutta, dopo il suo sì a Dio, di lasciare tutto per dedicarsi ai più poveri tra i poveri.

 

“Una opprimente oscurità venne su di Lei”. Scrive: ‘C’è tanta contraddizione nella mia anima. Un profondo anelito a Dio, così profondo da far male. Una sofferenza continua e con ciò il sentimento di non essere voluta da Dio, respinta, vuota, senza fede, senza amore e senza zelo. Il Cielo non significa niente per me, mi appare un luogo vuoto’”.

 

“Un caso classico” – ha spiegato padre Cantalamessa – di ciò che gli studiosi di mistica definiscono “la notte oscura dello Spirito”. Una oscurità che accompagnerà Madre Teresa per tutta la vita, all’insaputa del mondo; una oscurità nella quale si adatta a vivere, accettandola e riconoscendone la grazia straordinaria:

 

“Ho cominciato ad amare la mia oscurità, perché credo che ora essa è una parte, una piccolissima parte, dell’oscurità e della sofferenza in cui Gesù visse sulla terra”.

 

Madre Teresa ha nascosto a tutti il suo tormento sotto un eterno sorriso, anche perchè non voleva attirare alcuna attenzione su di sé.

 

“Diceva: ‘tutto il tempo a sorridere, dicono le sorelle di me alla gente. Pensano che il mio intimo sia ricolmo di fede, fiducia, amore. Se solo sapessero come il mio essere gioioso non è che un manto con cui copro vuoto e miseria’”.

 

Un esempio mirabile di santità moderna, una mistica che ha saputo unire un’altissima contemplazione a un’intensissima azione, ed è ciò che la assimila – ha osservato padre Cantalamessa - ad un altro mistico dei nostri tempi Padre Pio, che visse per tutta la vita la stessa notte oscura. “Per spandere la luce questi due Santi hanno dovuto trascorrere la vita al buio”.

 

Una esperienza – ha aggiunto padre Cantalamessa – che pure accomuna i mistici, i più moderni tra i Santi, agli atei in buona fede, coloro che si sentono rifiutati da Dio, sperimentano l’angoscia esistenziale e vivono a loro modo una notte oscura dello Spirito. Anche i mistici - ha concluso padre Cantalamessa – nella notte dello Spirito sono degli atei, dei senza Dio. E per questo sono gli ideali evangelizzatori del mondo post moderno dove si vive come se Dio non esistesse. E da loro impariamo tutti come comportarci nel tempo dell’aridità.

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CAMBIARE LA STRATEGIA NELLA LOTTA AL TERRORISMO:

COSI’ IL CARDINALE POUPARD CHE CRITICA LA LOGICA DELLA GUERRA

MA ANCHE L’UTOPISMO DI UN CERTA CULTURA PACIFISTA

 

E’ necessario cambiare la strategia nella lotta al terrorismo che non può sottostare ad una logica della guerra ormai assurda: è quanto ha affermato stamani  il cardinale Paul Poupard intervenendo al Convegno sul tema “Libri e pace” organizzato alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Il presidente del Pontificio Consiglio della cultura nello stesso tempo ha criticato una  certa cultura pacifista incapace di dare risposte concrete ed efficaci. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Il cardinale Poupard si dice in disaccordo con chi vede nella guerra l’unica soluzione al problema del terrorismo, ma critica anche un certo utopismo pacifista. Da una parte – osserva – ci sono i cosiddetti “pacificatori” che “si sentono autorizzati a fare il deserto, a spazzare via tutto con la violenza delle armi pur di instaurare una nuova,  pretesa civiltà della pace”. Si tratta di una logica “ormai assurda, inconcepibile e anacronistica” che genera nuove violenze e una corsa alle armi e alle spese militari che riguardano non solo le grandi Potenze ma anche i Paesi poveri. D’altra parte - afferma il cardinale Poupard – “altrettanto inutile ed inefficace appare certa cultura pacifista” incapace di offrire proposte concrete e ripiegata talvolta su una visione utopistica che non va al di là dello slogan urlato in piazza. Ma – ammette tuttavia il cardinale - resta  veramente difficile dare risposte efficaci ed intelligenti a questioni come il terrorismo e la guerriglia che in modo spietato  non risparmiano nessuno.

 

Il terrorismo “va decisamente fronteggiato” ma occorre un cambiamento di strategia; c’è “l’urgenza di alimentare ben altre dinamiche che non siano quelle della violenza e della reazione a catena”, come si può ben notare in Iraq, dove la guerra, “nonostante la sua conclusione ufficiale, si protrae con dolorosissimi strascichi”. Il cardinale Poupard ribadisce la dottrina sociale della Chiesa sulla pace: bisogna lavorare per la giustizia e contrastare la povertà nel mondo. “Lo sviluppo è il nuovo nome della pace” diceva Paolo VI nel lontano 1967. E poi è necessario rispettare la vita umana, ogni vita umana, soprattutto quella più debole, sentire i bisogni degli  altri come propri  e avere il coraggio  del dialogo e dell’accoglienza. E oggi particolarmente importante è la comprensione e la collaborazione tra Islam e Cristianesimo.

 

La vera pace tuttavia – conclude il cardinale Poupard – la porta Gesù. Ed è sostanzialmente diversa dalla pace degli uomini. Ma per accogliere “la pace di Cristo è necessario convertirsi alla logica del Vangelo, cioè alla logica della misericordia e del perdono”.

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LA DIGNITA’ E LA LIBERTA’ DEGLI UOMINI SI REALIZZANO NELLA SOLIDARIETA’

TRA TUTTI I POPOLI: COSI’, L’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE,

 OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO LE NAZIONI UNITE,

 IN OCCASIONE DEL 55.MO ANNIVERSARIO

DELLA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

I diritti umani “non sono una creazione dello Stato, ma traggono origine dal carattere e dalla natura stessa dell’umanità”: è quanto affermato dall’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, in occasione del 55.mo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. Intervenendo al Palazzo di Vetro di New York, il presule ha rilevato che la Dichiarazione ha contribuito “allo sviluppo del diritto internazionale”, sfidando le “leggi umane che negano agli uomini e alle donne la dignità che loro spetta”. Tuttavia, ha avvertito, i diritti fondamentali “sono ancora oggetto di gravi e costanti violazioni”. Ha quindi indicato la “tendenza di alcuni a scegliere diritti a loro confacenti”. Un esempio è “la negazione del diritto più importante, il diritto alla vita” dal quale tutti gli altri hanno origine. Le minacce più gravi ai diritti umani nascono dunque dall’ “esagerato individualismo”, che “porta il più forte a dominare il più debole”. L’osservatore vaticano ha, quindi, sottolineato che “la dignità, la libertà e la felicità riconosciute dalla Dichiarazione, non si realizzano pienamente senza la solidarietà fra tutti i popoli”.

 

“Il mondo nel quale oggi viviamo - ha detto ancora mons. Migliore – vive sotto l'ombra della guerra, del terrorismo e di altre minacce alla umana sopravvivenza e alla innata dignità della persona umana”. All’origine di “molte di queste ombre”, ha rilevato, “c'è la negazione di alcuni diritti universali”. Ispirati dall’esempio dei principi enunciati nella Dichiarazione, ha concluso, non possiamo non rinnovare l’impegno in favore della solidarietà umana e della pace tra le nazioni.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto questa mattina, nel corso di successive udienze, il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, l’arcivescovo Luigi Pezzuto nunzio Apostolico in Tanzania, e l’arcivescovo Salvatore Pennacchio, nunzio Apostolico in Thailandia, Singapore e Cambogia, nonché delegato apostolico in Myanmar, Laos, Malaysia e Brunei Darussalam. Il Papa ha quindi ricevuto quattro vescovi del Sudan in visita ad Limina.

 

In Colombia, il Papa ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Cali mons. Gonzalo Restrepo Restrepo, sacerdote del clero dell'arcidiocesi di Medellín, finora rettore della Pontificia Università Bolivariana. Il neopresule, 56 anni, è originario dell’arcidiocesi di Santa Fe de Antioquia ed ha ottenuto la licenza in Filosofia presso la Pontificia Università Bolivariana. Ha perfezionato gli studi presso la Pontificia Università Gregoriana, ottenendo la licenza in Teologia e il Dottorato in Filosofia. Parroco e docente universitario, mons. Restrepo Restrepo ha svolto gli incarichi di direttore della Casa per sacerdoti dell'arcidiocesi di Medellín.

  

Sempre in Colombia, il Pontefice ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Barranquilla mons. Víctor Antonio Tamayo Betancourt, sacerdote del clero della stessa arcidiocesi, finora vicario generale e parroco della Cattedrale metropolitana di Barranquilla Il 66.enne presule ha studiato Spiritualità sacerdotale  presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma. HA svolto il ministero di parroco, ed è stato cappellano della Scuola navale di sottufficiali di Barranquilla, oltre che coordinatore della visita di Giovanni Paolo II nella sua diocesi.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina, con accento vibrante, il titolo "L'Europa di oggi riconosca la forza del cristianesimo nel promuovere il proprio patrimonio di valori": alla Santa Messa per gli universitari romani in preparazione al Natale, un nuovo appello di Giovanni Paolo II a non trascurare gli aspetti umanistici e spirituali nel processo di integrazione del Continente.

 

Nelle vaticane, nel discorso ai nuovi ambasciatori di Danimarca, Singapore, Qatar ed Estonia, il Santo Padre ha auspicato che i protagonisti della vita pubblica abbiano un senso morale sempre più acuto nella gestione degli affari pubblici.

L'omelia del cardinale Angelo Sodano nella Santa Messa celebrata in occasione del 40 anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Repubblica di Corea e la Santa Sede.

La dettagliata biografia del compianto cardinale Paulos Tzadua, arcivescovo emerito di Addis Abeba.

Gli interventi del cardinale Paul Poupard e di padre Bernard Ardura in occasione della presentazione del libro "Fede e cultura. Antologia di testi del Magistero Pontificio da Leone XIII a Giovanni Paolo II".

 

Nelle estere, in Iraq sfiorata una strage: autobomba esplode a Ramadi, morti i tre kamikaze.

Per la rubrica dell'"Atlante geopolitico" un articolo di Giuseppe Maria Petrone dal titolo "Russia: terrore a Mosca per l'irrisolta crisi cecena".

 

Nella pagina culturale, un contributo di Carmine Di Biase dal titolo "Una fioca luce nel mistero del male": pubblicati gli ultimi quattro racconti di Michele Prisco.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della finanziaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

12 dicembre 2003

 

 

APERTO IL VERTICE EUROPEO DI BRUXELLES,

CRUCIALE PER LA COSTITUZIONE DELL’UNIONE

 

 

Ha preso il via a Bruxelles l’atteso Consiglio europeo. In mattinata i primi dibattiti e la conferenza stampa di Prodi e Berlusconi per presentare le decisioni del Consiglio che chiude la presidenza di turno italiana. L’appuntamento con la conferenza intergovernativa che deve decidere sulla nuova Costituzione si apre nel pomeriggio . In ogni caso, il dibattito è aperto anche nella colazione informale che si sta svolgendo ora. Ma sentiamo su quali punti c’è il voto definitivo del Consiglio collegandoci con la nostra inviata a Bruxelles, Fausta Speranza:

 

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La prima manovra economica che l’Europa vara nella sua storia è il primo punto enunciato poco fa da Berlusconi tra i successi della mattinata. Ci sono poi i punti della sicurezza, libertà e giustizia con il varo dell’agenzia per la cooperazione tra gli Stati in tema di immigrazione clandestina e la cooperazione decisa a livello giudiziario e di polizia contro criminalità e terrorismo. C’è poi la dichiarazione chiara contro ogni forma di antisemitismo e l’annunciato accordo in tema di difesa che, dopo la clausola per venire incontro ai Paesi costituzionalmente neutrali, ha trovato anche un’altra formula, annunciata nella notte, che la lega con maggiore definizione alla Nato. E proprio i rapporti stretti con la Nato – è stato detto – sono un’espressione delle fondamentali relazioni tra Unione Europea e partner transatlantici, per le quali è stato votato un accordo di partenariato definitivo “costruttivo”. Le finalità sono interventi per la prevenzione e la gestione delle crisi internazionali  e, a questo proposito, il segretario del Commissario per gli affari esteri e la sicurezza, Solana ha detto che ora l’Europa ha una sua “road-map” per essere protagonista ad una voce.

 

In tema internazionale, il presidente dell’europarlamento Pat Cox nella sua conferenza stampa, sollecitato sull’Iraq, ha detto che gli Stati Uniti non dovrebbero gettare sale sulla ferita, escludendo alcuni Paesi europei dalla ricostruzione.

 

Ma l’attesa è ormai tutta per la trattativa vera e propria, dedicata alla nuova costituzione, che si aprirà formalmente nel pomeriggio. Restano due i maggiori punti di disaccordo: la formazione della Commissione e il sistema di voto a doppia maggioranza. Qui, nel Palazzo del Consiglio, si percepisce un monito contro i rischi di una crisi europea o contro la prospettiva di un’Europa a due velocità: sarebbe un fallimento degli obiettivi dell’Unione.

 

Da Bruxelles, Fausta Speranza, Radio Vaticana.

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ACCESO DIBATTITO IN ITALIA DOPO L’APPROVAZIONE

DELLA LEGGE SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA

- Intervista con mons. Elio Sgreccia -

 

 

In Italia, non accennano a placarsi gli echi polemici accesi dall’approva-zione ieri in Senato della legge sulla fecondazione assistita soprattutto all’interno dello schieramento politico di centrosinistra. La legge vieta il ricorso alla fecondazione cosiddetta eterologa, cioè con gameti non appartenenti ai genitori. Possono ricorrere alle tecniche solo coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugati o conviventi in modo stabile, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi. Proibiti i test genetici preventivi, la sperimentazione su ciascun embrione umano, il suo congelamento e la sua clonazione. Dure sanzioni sono previste per i medici che non rispettano questi divieti. Una legge “cattolica”, come viene definita dai suoi detrattori. Ma è realmente così? Ecco la replica del vescovo mons. Elio Sgreccia, vicepresidente della Pontificia Accademia per la Vita:

 

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R. – Questo credo che sia il primo equivoco da chiarire: non è una legge che riflette la morale cattolica, perché tutti sanno – ed è bene che si ripeta – che per la visione cattolica della vita e della procreazione, il figlio che lecitamente viene concepito è quello che viene concepito all’interno di un atto di amore coniugale. Per cui, una legge che ammette un concepimento in provetta non è mai considerata lecita.

 

D. – Chi si è opposto alla legge afferma che introduce discriminazioni, danni e condizionerebbe la libertà della ricerca scientifica. Lei cosa risponde?

 

R. – Rispondo che coloro che hanno promosso questa legge, l’hanno portata avanti con insistenza e con coraggio, cattolici e non cattolici: hanno operato da cittadini che sono preoccupati dei danni che possono venire non solo dal far-west che esisteva fino a ieri, ma dalla procreazione artificiale nelle sue varie tecnologie, che si moltiplicano sempre di più. Hanno cercato di ridurre il danno su punti importanti: per esempio, quello di evitare il congelamento degli embrioni: si evita un danno enorme a un tipo di delitto, quello del congelamento di esseri viventi, di creature umane, che  – e non so se la gente ha avuto modo di rifletterci in modo adeguato – è un inferno di gelo che questo secolo, armato di tante possibilità scientifiche, ha messo in atto per un utilitarismo spietato, per fare di queste creature delle vittime di sperimentazioni o comunque destinate alla soppressione. Ora, l’aver evitato questo fatto va a merito della legge; come aver limitato le possibilità della procreazione artificiale almeno all’interno della famiglia, in modo che il figlio che nasce  possa riconoscere un padre e una madre. Questo è un vantaggio molto importante per l’educazione, per l’identità, per la crescita psicologica e morale del figlio. Quindi, non è uno scherzo, quello che si è ottenuto. Con tutto ciò, non possiamo dire che la legge si adegui alla morale cattolica o che sia perfetta in tutti i suoi punti: hanno fatto quello che potevano!

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VERSO LA CONCLUSIONE L’ANNO INTERNAZIONALE DELL’ACQUA

- Intervista con Riccardo Putrella -

 

 

Si avvia verso la conclusione l’Anno Internazionale dell’Acqua indetto dall’ONU per il 2003: secondo gli ultimi dati tre miliardi di uomini nel 2020 potrebbero non avere accesso all’acqua potabile. Una situazione allarmante, che secondo alcuni osservatori, potrebbe essere anche causa di guerre. Ma ascoltiamo il servizio di Paolo Ondarza.

 

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Un miliardo e 400 mila persone nel pianeta non hanno accesso all’acqua potabile. Le stime di qui a 20 anni sono drasticamente destinate ad aumentare. Medio Oriente, Nord Africa e Asia meridionale, le regioni maggiormente colpite. Sono poi 6 mila ogni giorno i bambini che muoiono per malattie associate a condizioni idriche scadenti. Impressionante se si pensa che il 70 per cento della superficie mondiale è coperta da acque. Il 70 per cento di quelle potabili è impiegato per l’agricoltura. Riccardo Petrella, segretario del Comitato internazionale per il contratto mondiale dell’acqua:

 

R. – L’accesso all’acqua deve essere considerato un diritto umano e non un bisogno vitale, come invece oggi la comunità internazionale, gli Stati affermano. La cultura dei bisogni nutre la cultura della concorrenza e della guerra tra gli Stati. Mentre noi diciamo: “No, è un diritto”.

 

D. – Come garantire il diritto all’acqua per tutti?

 

R. – Si fa con una volontà politica e scelte economiche e finanziarie. Ecco, perché noi diciamo che bisogna cambiare la politica agricola comune.

 

D. – Crede che finora sia mancata una volontà politica al riguardo?

 

R. – Assolutamente, anzi c’è una volontà politica contraria, che dice che l’unica cosa che si può fare è lasciare tutto al mercato. Siccome ormai l’acqua la stiamo distruggendo ed è diventata rara, ecco che allora  bisogna darle un prezzo, quindi si privatizza e si liberalizza. Noi diciamo che è fondamentale fermare un principio, che sembra solo un principio, ma che in realtà poi alimenta le scelte pratiche: l’acqua non è una merce.

 

D. – Che spazio ha l’acqua nella Costituzione europea?

 

R. – Nessuno spazio, non è mai menzionata.

 

D. – L’acqua potrebbe diventare fonte di tensioni e competizione tra le nazioni?

 

R. – Certo che l’acqua diventerà sempre più fonte di conflitto. Lo vediamo già ora.

 

D. – Ma il rispetto di una risorsa tanto preziosa – ammoniscono gli esperti – inizia dall’utilizzo che ne fa il piccolo cittadino. Bando, dunque, agli inutili eccessi. La politica dell’acqua indica un alto grado di democrazia a livello locale, nazionale, continentale e mondiale.

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CHIESA E SOCIETA’

12 dicembre 2003

 

 

 

IMPEGNARSI PER LA GIUSTIZIA E LA DIFESA DEI DIRITTI UMANI:

COSI’, I LEADER CATTOLICI E PROTESTANTI INDONESIANI

NEL TRADIZIONALE MESSAGGIO PER IL SANTO NATALE

 

 

JAKARTA. = Rafforzare l’impegno per migliorare la società attraverso la politica: è questa l’esortazione contenuta nel tradizionale messaggio per il Santo Natale dei leader cattolici e protestanti indonesiani. “La politica – affermano - non è qualcosa di sporco, né è estranea al raggio di azione della missione cristiana”. Il messaggio  è firmato dal presidente e dal segretario generale della Comunione delle Chiese protestanti di Indonesia e, per parte cattolica, dal cardinale Julius Darmaatmadjia e da mons. Ignatius Suharyo, rispettivamente presidente e segretario generale della conferenza episcopale indonesiana. Nell’ambito della vita politica, avverte il messaggio, la missione cristiana chiede di difendere i diritti umani e civili, la legalità e la giustizia. Partendo dal titolo del messaggio, “Pace in terra a coloro che sono nella grazia di Dio”, i leader cristiani indonesiani si soffermano sull’attuale situazione del Paese, ben lontana da quegli ideali di pace e prosperità che 58 anni fa guidarono i “padri fondatori” dell’Indonesia indipendente. Oggi, denunciano, la nazione appare “malata”, mentre la politica e l’economia continuano a deteriorarsi. Per emergere positivamente da questa situazione, i cristiani devono trarre ispirazione dalla loro fede. Il documento conclude ricordando che il Santo Natale annuncia “la venuta di Gesù per liberare l’umanità dalla paura, dalla sofferenza e dalla morte e per unire gli esseri umani nella pace”. La lettera dei leader cattolici e protestanti sarà letta in tutte le chiese la domenica successiva al 25 dicembre. (A.G.)

 

 

LA MISSIONE DELLA CHIESA NELL’ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE E LA PACE

IN MEDIO ORIENTE AL CENTRO DELL’INCONTRO TRA L’ABBE’ PIERRE

E I GIOVANI DI GENOVA. L’INIZIATIVA E’ STATA PROMOSSA

DALL’ARCIVESCOVO DEL CAPOLUOGO LIGURE, IL CARDINALE TARCISIO BERTONE

 

 

GENOVA. = “La speranza si trasmette per contagio”. Così, il 92enne Abbé Pierre -fondatore del movimento Emmaus - si è presentato ieri ai giovani di Genova in un incontro promosso dal cardinale Tarcisio Bertone, arcivescovo del capoluogo ligure. Un evento per soffermarsi sulla missione evangelica e scuotere le coscienze. “Ci sono poche persone che cercano con la loro vita di dare un senso alla vita stessa – ha detto – Madre Teresa era una di queste, ma ce ne sono tante altre che non sono conosciute. Questi sono il sale della terra e il lievito del pane”. Figura straordinaria, sempre dalla parte dei poveri e dei più deboli, l’Abbé Pierre ha parlato anche di globalizzazione. “Bisogna distinguere fra gli effetti della globalizzazione e il modo di farla. Opporsi semplicemente alla globalizzazione non è realistico - ha avvertito - Quello a cui ci si oppone è il concetto del liberismo, dei potenti che sfruttano i deboli”. Volgendo il pensiero al Medio Oriente, ha affermato di aver firmato anch’egli il documento per la pace a Ginevra, promosso da ebrei e palestinesi senza un accordo ufficiale dei due governi. “Non sono fiducioso – ha detto con preoccupazione - Le due parti sono così impregnate di fanatismo che senza un miracolo non ci sono vie d’uscita”. Oggi alle 18, si terrà nella cattedrale - assieme al cardinale Tarcisio Bertone - la conferenza con i giovani delle associazioni e delle parrocchie genovesi sul tema della missione universale. (A.G.)

 

 

L’ONU SOLLECITA IL GOVERNO CAMBOGIANO A RATIFICARE IL TRATTATO

PER PROCESSARE I LEADER DEI KHMER ROSSI, REGIME TOTALITARIO DI POL POT,

RESPONSABILE DELLO STERMINIO DI CIRCA DUE MILIONI DI PERSONE

TRA IL 1975 E IL 1979

 

 

NEW YORK.= Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha chiesto al governo cambogiano di ratificare al più presso il trattato con cui si istituisce il tribunale penale contro i crimini commessi durante il regime dei Khmer Rossi. Lo scorso giugno, dopo cinque anni di difficili negoziati, il governo cambogiano e i rappresentanti dell’Onu hanno siglato un accordo per istituire una corte speciale presso Phnom Penh - assistita da magistrati nazionali e stranieri - con lo scopo di portare davanti alla giustizia i leader dei crimini perpetrati dai Khmer Rossi. Sotto la loro dittatura, dall’aprile del 1975 al gennaio del 1979, quasi un quarto della popolazione cambogiana ha perso la vita per effetto delle esecuzioni extragiudiziali, della fame e delle malattie. Fino ad oggi nessuno dei responsabili è stato chiamato a rispondere delle sofferenze inflitte. Gli autori di questi efferati crimini dovrebbero essere dunque processati da un Tribunale penale internazionale. Ma lo stallo politico che impedisce la formazione di un nuovo governo sta condizionando l’agenda del parlamento su tale importante iniziativa. Il leader del sanguinario regime ultramaoista Pol Pot è deceduto nel 1998, ma diversi suoi stretti collaboratori sono ancora in vita. (M.A.)

 

 

AMAREZZA TRA I VESCOVI E I FEDELI ARGENTINI PER LA DECISIONE DI UN GIUDICE

DI RIMUOVERE L’ICONA DELLA VERGINE DI SAN NICOLAS

DALL’ENTRATA DEL PALAZZO DEI TRIBUNALI DI BUENOS AIRES

 

 

BUENOS AIRES. = Verrà rimossa l’icona della Vergine di San Nicolas situata all’entrata del Palazzo dei Tribunali. L’ordinanza del giudice Susana Cordoba ha dato ragione alle obiezioni sollevate da un’associazione per i diritti civili, secondo cui “la permanenza di immagini e simboli religiosi viola il principio di imparzialità di giudizio”. L’ordinanza è stata accolta con amarezza dai vescovi argentini. “La decisione della signora Cordoba - ha detto il portavoce della conferenza episcopale argentina, padre Jorge Oesterheld - sorprende, soprattutto, perché si tratta di una sentenza emessa in un Paese con una forte tradizione cattolica”. La presenza “dei nostri simboli nei luoghi pubblici – ha aggiunto – non ha mai ostacolato la libertà altrui di culto, né è stata fonte di discriminazione religiosa”. D’altro canto, la maggior parte dei membri della Corte Suprema aveva affermato recentemente che “la religione cattolica è un punto fermo della realtà sociale e culturale del nostro paese”. L’ordinanza del giudice, dopo il grado d’appello potrebbe essere sottoposta al vaglio della stessa Corte Suprema. (A.G.)

 

 

LE DONNE CONGOLESI IN PRIMA LINEA PER PROMUOVERE LA PACE

ATTRAVERSO UN CENTRO FONDATO A LUMBUBASHI,

NEL SUD DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

 

 

KINSHASA. = Come prime educatrici dei propri figli, le donne hanno un ruolo fondamentale per promuovere una cultura di pace. Proprio per questo a Lumbubashi, nel sud della Repubblica democratica del Congo, nel 2001, è stato costituito il Centro di ricerca e di sostegno alle iniziative di pace (CRAIP). Scopo dell’organismo – informa l’agenzia Fides - è quello di favorire la partecipazione delle donne alla promozione della cultura della pace e della non-violenza. Il Centro fa parte integrante dell’Istituto di Spiritualità Maria Malkia diretto da Suor Marie-Bernard Alima (Consolata). Di recente ha organizzato la settimana della pace alla quale hanno partecipato più di 300 donne in rappresentanza di 100 organizzazioni provenienti da Rwanda, Burundi, Canada, Italia, Zambia, Senegal, oltre che dalla capitale Kinshasa e da diverse province congolesi. La Repubblica Democratica del Congo è in guerra dal 1998. Un conflitto che ha portato all’occupazione del territorio da parte di 12 fazioni e ha provocato già 4 milioni di morti ovvero 4 volte le vittime del genocidio rwandese. Nell’aprile del 2004 è prevista una Conferenza delle donne nella regione dei Grandi Laghi promossa dalla Nazioni Unite. (A.G.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

12 dicembre 2003

 

 

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

Sette fedeli ebrei sono rimasti feriti stamane in un'imboscata palestinese mentre cercavano di raggiungere un santuario alla periferia di Nablus, in Cisgiordania. A rivendicare l’attacco, sia le Brigate dei martiri di  al-Aqsa, sia la Jihad. E sempre in Cisgiordania, circa cinquanta mezzi blindati israeliani sono penetrati all'alba di oggi nella città di Jenin. Intanto, probabile faccia a faccia la prossima settimana tra il premier palestinese Abu Ala e l’omologo israeliano Ariel Sharon. Ma quali sono le ripercussioni sulla situazione socio-economica? A Gerusalemme, A.V. ha sentito padre Thomas Fitzpatrick, Superiore dei Gesuiti:

 

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R. – ONE OF THE BIG PROBLEMS AT THE MOMENT ...

Uno dei più gravi problemi dell’intero quadro socio-economico, è il senso di disperazione sia dei palestinesi che degli israeliani. I politici stanno reagendo ad un livello piuttosto basso: non riescono a vedere oltre la soluzione militare. Ma l’esercito o il terrorismo non sono la risposta per nessuna delle due parti.

 

D. – Quale soluzione intravede, ora?

 

R. – IT’S MY OPINION THAT THE ONLY WAY ...

Secondo me, questa situazione può essere risolta solo attraverso una forte pressione esterna. Non ho ancora perso le speranze nel coinvolgimento degli Stati Uniti e nella road-map. Gli Stati Uniti sostengono finanziariamente Israele, con un’incredibile quantità di denaro, ma ora stanno trattenendo parte degli aiuti perché gli israeliani li investono nella costruzione del muro che gli americani, invece, osteggiano. Questa è una buona mossa.

 

D. – Come prosegue la costruzione del muro?

 

R. – THE WALL IS ALSO PLANNED ...

Il muro è stato progettato per attraversare anche Gerusalemme Est. Conoscete le Suore Comboniane? Il muro dividerà in due il convento, occupando anche 30 metri di terreno di ciascun lato, per il passaggio dei veicoli militari. Così avverrà anche per molte abitazioni civili, che verranno abbattute senza alcun risarcimento per i proprietari. Il Muro di Berlino ha risolto il problema della città e del comunismo? Questa è la domanda. Il muro non è un modo creativo di fronteggiare il problema: è uno di quei metodi militari ottusi di cui parlavo prima. Stimolerà solo la creatività dei terroristi nell’aggirarlo.

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Non si placa la spirale di violenza in Iraq. Tra ieri e oggi altre quattro vittime in due diversi attentati nei pressi di Baghdad. Intanto, sul fronte internazionale continuano le polemiche sulla decisione americana di escludere dalla ricostruzione del Paese le nazioni che non hanno appoggiato la guerra. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

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Un poliziotto iracheno ucciso e tre persone ferite. Questo il bilancio dell’esplosione di un ordigno a sud di Baghdad, avvenuta questa mattina, che probabilmente aveva come obiettivo un convoglio americano. Ad esso si aggiungono i quattro morti di ieri – un soldato americano e tre kamikaze iracheni – vittime dell’attacco alla base statunitense di Ramadi, ad ovest della capitale. Fonti militari di Washington, inoltre, parlano di diverse deflagrazioni avvenute la notte scorsa vicino al quartier generale americano, nel centro di Baghdad e che hanno causato solo lievi danni materiali. “Dopo quanto sta avvenendo il rischio è diventato altissimo”, ha detto il ministro della difesa italiano, Antonio Martino, che questa mattina, a un mese dall’attentato in cui hanno perso la vita 19 italiani e 3 iracheni, si è recato a Nassiriya. Tra l’altro, cerimonie commemorative per i caduti si sono svolte oggi in varie città italiane. Intanto, continua il braccio di ferro sugli appalti per la ricostruzione dell'Iraq. Il presidente Bush ha ieri ribadito la posizione americana. “La nostra gente ha rischiato la vita per liberare l'Iraq – ha detto - e ora anche la gente di altri Paesi sta facendo altrettanto. I contratti per la ricostruzione, quindi, rifletteranno quest’impegno”. In appoggio alla decisione americana si sono espressi i premier britannico e italiano, Blair e Berlusconi. Gli esclusi, tra cui Francia, Germania e Russia, vogliono invece che si rispettino le regole stabilite dalle Nazioni Unite. “È una decisione infelice - ha commentato ieri il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, in una conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco Gerhard Schröder. - Tutti gli sforzi – ha detto ancora - dovrebbero essere invece rivolti ad unificare il fronte internazionale”. Gli ha fatto eco, stamani a Bruxelles, il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, secondo il quale quella americana è una cattiva scelta che non aiuta a costruire una buona atmosfera, ma è ancora troppo presto per parlare di ricorso al Wto, l’Organizzazione mondiale per il commercio.

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71 persone appartenenti ad organizzazioni terroristiche internazionali arrestate e sette estremisti islamici espulsi. Questo il bilancio dell’attività della polizia italiana tracciato dal ministro dell'interno, Giuseppe Pisanu, al termine dell'incontro con il presidente della Commissione Sicurezza Interna del Congresso Usa, Christopher Cox. Secondo il Capo del Viminale “la cooperazione italo-statunitense, già intensa nel settore della sicurezza, ha visto un ulteriore rafforzamento nel campo della lotta al terrorismo dopo i fatti dell'11 settembre”.

 

In Lituania ieri è stato raggiunto il numero di firme necessarie per la messa in stato d’accusa del presidente della repubblica Rolandas Paksas, accusato di connivenza con la mafia russa.

 

Dodici vittime: questo il bilancio di una sparatoria avvenuta nei pressi della tv di Stato della Costa d'Avorio. Lo scontro a fuoco è stato provocato da un gruppo di uomini armati che hanno tentato di entrare negli studi dell'emittente, nella capitale Abidjan.

 

Blitz delle forze americane in un ospedale di Jalalabad, in Afghanistan: un comandante militare locale è stato catturato e le sue quattro guardie del corpo sono state uccise. Altre due persone sono rimaste ferite.

 

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha chiesto alla Cambogia di ratificare al più presso il trattato con cui si istituisce il tribunale penale contro i crimini commessi durante il regime dei khmer rossi (1976-1979).

 

L’Islam vieta l’uso di armi nucleari. Lo ha detto ieri a Ginevra il presidente iraniano Khatami, intervenendo al Consiglio ecumenico delle Chiese protestanti e ortodosse, in cui ha anche sottolineato l’importanza del dialogo interreligioso.

 

 

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