RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 345 - Testo della
Trasmissione di giovedì 11 dicembre
2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
In udienza dal Santo Padre il presidente del Togo, Eyadema
Morto il cardinale Paulos Tzauda, arcivescovo emerito di
Addis Abeba : aveva 82 anni
OGGI IN PRIMO PIANO:
Presentato oggi alla stampa il Rapporto dell’Unicef
2004
CHIESA E SOCIETA’:
Nuovi
sforzi per la pace in Sudan
In Sri Lanka le Tigri
Tamil continuano a reclutare bambini
Sono quasi mezzo milione i
bambini sfruttati, in Brasile, come lavoratori domestici
In Vietnam condannate sei
persone per aver manifestato il loro dissenso ‘via internet’
5
palestinesi uccisi in un raid israeliano nella striscia di Gaza
Iraq:
ancora polemiche per la decisione statunitense di escludere dalla ricostruzione
i Paesi che si sono opposti alla guerra
11 dicembre 2003
LA
PACE IN MEDIOORIENTE AL CENTRO DELL’INCONTRO IN VATICANO
TRA IL
PAPA E IL MINISTRO ISRAELIANO SHALOM
-
Intervista con Joaquín Navarro Valls -
Importante incontro questa mattina, in Vaticano, sul
delicato processo di pace in Medio Oriente. Giovanni Paolo II ha ricevuto il
ministro degli Esteri israeliano, Silvan Shalom, il quale si è poi intrattenuto
a colloquio con il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano. Sul contenuto
dell’udienza, ci riferisce il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Joaquín
Navarro Valls, intervistato da Sergio Centofanti:
**********
R. – In questo colloqui, naturalmente, le due parti hanno
espresso il loro punto di vista sul cammino da proseguire per ottenere la pace
in Terra Santa. In particolare, si è insistito sulla necessità – che è molto
viva – di uscire dall’attuale situazione come anche sulla necessità di atti
concreti di riconciliazione da parte di tutti: sia da parte israeliana che da
parte palestinese.
D. – Sono state trattate anche questioni bilaterali?
R. – Sì. Nell’incontro sono state esaminate le questioni
bilaterali che interessano la vita della Chiesa cattolica in Terra Santa,
sempre avendo come punto di riferimento gli impegni presi con il “Fundamental
Agreement” del 1993.
**********
DAL
PAPA, IL PRESIDENTE DEL TOGO, EYADEMA
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Giovanni
Paolo II ha ricevuto questa mattina in udienza il presidente della Repubblica
del Togo, Gnassingbé Eyadema, accompagnato da un piccolo seguito. L’incontro è
durato circa 15 minuti e si è concluso con il consueto scambio di doni.
Il Togo, piccolo Stato dell’Africa occidentale stretto tra
il Ghana e il Benin, con un piccolo avamposto sull’Atlantico, era stato
visitato dal Papa nell’agosto del 1985, nel corso del suo 27.mo viaggio
apostolico. Gravato da un’economia precaria, sulla quale pesano gli esborsi del
debito estero, e da una situazione sociale all’interno della quale
l’analfabetismo interessa la metà dei circa 5 milioni di abitanti totali, il
Togo vede la presenza di 1.300 cattolici e di 140 parrocchie. I vescovi sono
sette, mentre il clero, tra sacerdoti diocesani e religiosi, sfiora le 400
unità. Circa 700 le religiose e oltre 4 mila i catechisti. Oltre ai cattolici,
quasi il 30 per cento della popolazione, il Paese africano vede la presenza del
20 per cento di musulmani, mentre il restante 50 per cento degli abitanti è di
religione animista.
ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Giovanni Paolo II ha ricevuto nel corso della mattinata,
in successive udienze, l’arcivescovo Edmond Farhat, nunzio apostolico in
Turchia e Turkmenistan, e l’arcivescovo Pedro Lopez Quintana, nunzio apostolico
in India e Nepal.
Successivamente, il Papa ha ricevuto in visita ad
Limina due presuli del Sudan, il vescovo di Malakal, Vincent Mojwok Nyiker,
e il vescovo di Rumbeck, Cesare Mazzolari.
Negli
Stati Uniti, il Pontefice ha nominato ausiliare dell'arcidiocesi di Los Angeles
il sacerdote Oscar Azarcon Solis, finora Parroco della “Saint Joseph
Co-Cathedral Parish” di Thibodaux, in Louisiana. Il nuovo ausiliare, 50
anni, è originario delle Filippine, dove ha svolto i suoi studi di teologia. In
Patria, fino a metà degli anni ’80, mons. Azarcon ha ricoperto vari incarichi,
tra i quali quelli di direttore diocesano delle vocazioni e di rettore del
seminario minore. Nel 1984, il neo ausiliare di Los Angeles è emigrato negli
Stati Uniti ed è stato successivamente incardinato nella diocesi di Thibodaux.
Parla tagalog, inglese, spagnolo e creolo.
GIOVANNI PAOLO II INCONTRA I GIOVANI
UNIVERSITARI DEGLI ATENEI CAPITOLINI.
SI
SVOLGERA’ QUESTO POMERIGGIO
LA TRADIZIONALE CELEBRAZIONE EUCARISTICA,
NELLA BASILICA DI SAN PIETRO
-
Intervista con mons. Lorenzo Leuzzi -
Si rinnova anche quest’anno il tradizionale incontro tra
Giovanni Paolo II e gli universitari degli atenei romani. La celebrazione
eucaristica, nella Basilica di San Pietro, conclude il convegno internazionale
sulla mobilità degli studenti universitari in Europa e l’incontro europeo dei
delegati nazionali di pastorale universitaria, promossi dal Consiglio delle
Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE). Il Papa riceverà, dunque, questo
pomeriggio, l’abbraccio di 10.000 universitari degl atenei dell’Urbe, delle 34
delegazioni europee partecipanti al convegno, nonché delle rappresentanze delle
Università pontificie. Nel corso dell’appuntamento, al quale parteciperanno
anche le autorità religiose e quelle civili, verranno offerte al Santo Padre 20
borse di studio per giovani provenienti da Paesi in via di sviluppo; il dvd “Il
Papa dei gesti. Segni e parole di una Enciclica mai scritta”, realizzato
dagli studenti del Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell’università
capitolina ‘La Sapienza’; e il cd “Sapientiam Dedit Illi”, che raccoglie
musiche eseguite dal Coro interuniversitario di Roma. Al termine della
celebrazione, Giovanni Paolo II consegnerà l’icona della “Sedes Sapientiae”
alla delegazione irlandese. L’effige mariana sarà pellegrina nelle città
universitarie dell’Irlanda, che assumerà la presidenza dell’Unione Europea dal
1 gennaio 2004. Ma per quale motivo i giovani si rivolgono alle cappellanie
universitarie? Paolo Ondarza ha girato la domanda a mons. Lorenzo Leuzzi, responsabile
della pastorale universitaria del Vicariato di Roma.
**********
R. - L’esperienza di trovarsi in un Paese diverso
evidentemente crea un bisogno di aggregazione. Penso che in futuro l’esperienza
dell’integrazione metterà in moto anche il desiderio che la propria fede possa
continuare in questi Paesi. Per ora credo che la richiesta del servizio delle
cappellanie sia anche un richiesta legata al desiderio di confrontarsi e di
essere sostenuti in questa nuova esperienza, dove evidentemente la diversità di
situazioni culturali, di situazioni intellettuali e sociali, può mettere anche
in difficoltà la stessa esperienza di fede. Credo, quindi, che le cappellanie
universitarie possano essere una risposta adeguata a questo desiderio dei
giovani di vivere la fede in situazioni e realtà completamente diverse.
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La
nostra emittente seguirà in diretta l’incontro tra il Papa e i giovani universitari,
con commento in italiano per la zona di Roma, a partire dalle ore 17.30 circa,
sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz.
PRESENTATA IN SALA STAMPA VATICANA UN’ ANTOLOGIA
DI TESTI
DEL MAGISTERO PONTIFICIO DA LEONE XIII A GIOVANNI PAOLO II
- Intervista con il cardinale Paul Poupard -
Questa mattina nella sala stampa della Santa Sede si è
svolta una Conferenza di presentazione del volume “Fede e cultura: un’
antologia di testi del magistero pontificio da Leone XIII a Giovanni Paolo II”.
Il volume, che si compone di oltre 1500 pagine con un indice per temi di facile
consultazione, è stato illustrato ai
giornalisti dal cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio
della cultura, il dicastero che ne ha curato l’edizione. Giovanni Peduto ha
chiesto al porporato quale riflessione provoca questo testo.
**********
R. –
Direi, fondamentalmente, la presa di coscienza che la Chiesa annuncia da sempre
la Buona Novella che Cristo ci ha portato, la Buona Novella dell’amore. Ma il
binomio fede e cultura vuol subito fare intuire che questo annuncio del
messaggio non si fa su una terra deserta, su un’isola, ma raggiunge l’uomo
nella sua vita complessa, inserito in una società determinata.
D. – Da alcune parti si sostiene che la fede è solo un
fatto privato, cosa rispondere?
R. – Rispondo che quelli che dicono queste cose non sanno
cosa sia la fede. Perché la fede sarà sempre personale nel suo nucleo
essenziale, io credo. Ma se uno crede veramente questo cambia la sua vita. E
poiché appartiene ad una comunità di persone, questa comunità di persone,
credendo in Cristo Gesù, in questo messaggio di amore, cambia la propria vita.
Basti pensare alla storia dell’Europa e alle nostre città. Chiunque venga da
qualsiasi posto del mondo, percorrendo le nostre città trova la testimonianza
pubblica di questa fede. Direi al contrario, se volessimo togliere dalle nostre
città tutte le testimonianze pubbliche della fede, cosa rimarrebbe di bello?
D. – Il Vangelo che si fa cultura. Quale frase
significativa del magistero pontificio le viene in mente?
R. – E’ quella che ho voluto iscrivere sulla copertina di
questo libro: il discorso storico di Papa Giovanni Paolo II all’Unesco, a cui
ero presente, il 2 giugno 1980. “Una fede che non diventa cultura è una fede
non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”. Sono
tre affermazioni veramente profonde che dicono tutto della convinzione del
legame tra fede e cultura.
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LA
MORTE DEL CARDINALE PAULOS TZAUDA,
PER 20
ANNI PADRE E PASTORE DELL’ETIOPIA
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Si è spento questa mattina in Vaticano, all’età di 82 anni,
il cardinale Paulos Tzauda, arcivescovo emerito di Addis Abeba. Era nato nel
villaggio eritreo di Addifini il 25 agosto 1921. Dopo una breve permanenza
nello studentato dei Padri Cappuccini a Gaggiret, entrò nel seminario di Cheren
per compiere gli studi ecclesiastici. Sacerdote dal ’44, svolse alcuni incarichi
nel suo Paese e nella vicina Etiopia, finché, dopo aver vinto una borsa di
studio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, si trasferì a Milano nel ’53
per frequentare i corsi della Facoltà di Scienze Politiche e Sociali, laureandosi
con una tesi in Diritto Internazionale e conseguendo poi il dottorato in
Giurisprudenza.
Rientrato in patria, ed
letto segretario generale della Conferenza episcopale dell’Eritrea, ha
affiancato agli impegni di curia un intenso servizio pastorale in favore degli
studenti universitari. Inoltre è stato uno dei due osservatori della Santa Sede
alla Sessione del Comitato centrale del Consiglio mondiale delle Chiese,
svoltosi nella città eritrea. Nominato nel 1973 ausiliare dell'arcivescovo di Addis
Abeba, ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 20 maggio successivo. Dopo
appena due anni è stato eletto presidente della Conferenza episcopale etiope, incarico
ricoperto senza interruzione fino al 1999. Fu Paolo VI a nominarlo nel ‘77
arcivescovo di Addis Abeba.
In questa sede ha
rivolto la sua attenzione principalmente al settore delle vocazioni e del
laicato. Per il primo, mons. Tzauda ha impresso un nuovo impulso alla
pastorale, grazie alla collaborazione offerta dai Gesuiti nel Seminario minore
e dai Comboniani per quello maggiore. Giovanni Paolo II lo creò e pubblicò cardinale
nel Concistoro del 25 maggio 1985. Il porporato ha ricoperto anche la carica di
presidente delegato all'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi
del 1994.
Con la morte del
cardinale Tzauda, la composizione del Collegio cardinalizio è ora la seguente:
193 cardinali, di cui 132 elettori e 61 non elettori.
LA CHIESA NON CONSIDERA NEGOZIABILE IL DIRITTO
UMANITARIO
E SI IMPEGNA A DIFENDERE DOVUNQUE LA DIGNITA’ DELLE VITTIME DEI
CONFLITTI.
COSI’ IL RAPPRESENTANTE DELLA SANTA SEDE ALL’ONU DI GINEVRA,
DURANTE LA 28.MA CONFERENZA INTERNAZIONALE
DELLA CROCE ROSSA E DELLA LUNA
ROSSA
- A cura di Alessandro De Carolis -
Il diritto umanitario internazionale “è uno strumento
insostituibile e non negoziabile”. E la Chiesa farà di tutto, con apposite
iniziative, “per difendere la dignità durante i conflitti armati”. In modo
perentorio, l’arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Senta
Sede presso l’Onu a Ginevra, ha ribadito nei giorni scorsi la posizione della
Santa Sede sulla tutela del diritto umanitario, nel corso della 28.ma Conferenza
internazionale della Croce Rossa e della Luna Rossa.
Un intervento breve ma incisivo, che ha assunto i toni
della denuncia quando il presule ha osservato come “alcuni Stati ed altri
agenti internazionali” cerchino “di sfruttare
la disperazione della povertà endemica e l’estrema disuguaglianza
sociale per favorire i loro interessi privati mediante la violenza”. E tutto
ciò in un tempo “segnato da rumori di guerra” e da una vasta ed “inimmaginabile”
esplosione di attacchi terroristici che ormai coinvolge “milioni di vittime
civili”. Oltre ad assicurare la Croce rossa internazionale e la Luna Rossa sul
“sostegno” della Chiesa cattolica, mons. Tomasi si è soffermato sui recenti
attacchi sferrati contro sedi e personale delle organizzazioni umanitarie.
Episodi, ha concluso il rappresentante della Santa Sede, che rappresentano “un
segno tristemente eloquente del disprezzo del diritto umanitario”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre con il
Medio Oriente: uccisi quattro palestinesi in un raid israeliano.
Nelle vaticane, la
presentazione del Cardinale Carlo Maria Martini al libro "Invito alla
politica. Linee di un percorso di formazione".
Una pagina dedicata alle
Lettere pastorali dei Vescovi italiani.
Nelle estere, riguardo all'Iraq
si sottolinea che non si fermano gli episodi di violenza.
Ad un mese dall'attentato di
Nassiriya, un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo "Sangue italiano
sugli sforzi di pace".
Nella pagina culturale, un
contributo di Francesco Licinio Galati sull'opera di Sandor Marai
"Confessioni di un borghese".
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema della procreazione assistita: il Senato approva il disegno di
legge.
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11 dicembre 2003
DA DOMANI IL VERTICE DEL CONSIGLIO EUROPEO A
BRUXELLES.
OGGI
LA CONFERENZA STAMPA DI PRODI
-
Intervista con Gianni Borsa -
“Il
ritorno all’unanimità in politica estera indebolirebbe l’Europa”. Lo afferma il
presidente della Commissione, Prodi, che questa mattina a Bruxelles ha incontrato
la stampa, alla vigilia del Consiglio europeo in programma domani e sabato.
Sulla bozza finale del testo, lo stesso Prodi si confronterà nel pomeriggio con
il premier italiano, Berlusconi, ed il presidente dell’Europarlamento, Cox. Da
parte sua, la presidenza italiana ha espressamente proposto stamattina che
nella Costituzione si preveda una Commissione ridotta a partire solo da una
certa data. Da Bruxelles, Fausta Speranza:
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L'accordo
sulla nuova Costituzione Ue deve tener conto delle esigenze dei singoli Paesi,
“ma non può diventare oggetto di mercanteggiamenti”: è questa la posizione
ribadita da Prodi. La Commissione “non potrà accettare nessuna decisione che
porti ad un aumento dei criteri relativi alla popolazione”, afferma riferendosi alla
formula da inserire nel testo costituzionale per determinare il voto
a maggioranza qualificata. Ora è 50% di Stati che rappresentino il 60%
della popolazione ma si parlava di innalzare al 66% la popolazione. Prodi
difende il criterio della doppia maggioranza come un criterio di giustizia
e di democrazia”. In definitiva, il pensiero di Prodi è chiaro: l’approvazione
del progetto di Costituzione europea “non dovrà intervenire a qualunque
prezzo”. Il rinvio non sarebbe una tragedia. Concreta anche la risposta ai
giornalisti che gli chiedevano qualcosa sulla soluzione miracolosa sulla
quale Berlusconi intende scommettere: non ho visto cenni di miracoli - risponde
il presidente della Commissione.
A questo punto appare chiaro
l'obiettivo dell'”incontro informale” domani mattina qui a Bruxelles poco
prima dell' inizio del cruciale vertice tra il presidente francese Chirac e il
cancelliere tedesco Schröder e Tony Blair: costituire un fronte comune che
permetta di vincere le resistenze di Madrid e Varsavia sulla distribuzione dei
diritti di voto. Si sottolinea che l’offerta alla Gran Bretagna potrebbe
essere una sola: promettere il diritto di veto su materie alle quali e' molto
sensibile: fisco, giustizia, affari sociali e una parte degli esteri. Il tutto
per favorire l’approvazione del testo costituzionale elaborato dal
ministro degli Esteri Frattini che - si è sottolineato- già viene
incontro ai quattro Paesi neutrali, Austria, Svezia, Irlanda e Finlandia sulla
clausola in tema di difesa. Ma ormai il tutto passa sotto la regia del
premier Berlusconi che arriverà a Bruxelles nel primo pomeriggio e che questa
sera a cena sarà proprio con il premier britannico Tony Blair.
Solo un ‘no’ sembra veramente certo ed è per il
riferimento alle radici cristiane ipotizzato nel preambolo della
Costituzione. Non è nero su bianco nella bozza e nonostante il primo annuncio
possibilista di Frattini, sembra non sarà tema di discussione.
Da Bruxelles, Fausta Speranza, Radio Vaticana.
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Sul
nodo cruciale del sistema di voto al Consiglio europeo ascoltiamo il commento
di Gianni Borsa, notista del Sir, l’agenzia dei vescovi italiani, ed esperto di
politiche comunitarie. L’intervista è di Luca Collodi:
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R. –
Spagna e Polonia insistono perché si prosegua con il sistema di voto adottato a
Nizza, che dà loro maggior peso di quello che hanno in realtà rispetto alla
popolazione. Dove c’è un momento di grande trattativa, in genere al termine di
una conferenza intergovernativa risorgono fortissimi i nazionalismi e spesso
anche gli egoismi che rischiano di minare l’accordo più complessivo.
D. – In sostanza si andrebbe al varo di una Costituzione
europea a passo ridotto, cioè solo con i Paesi fondatori storici dell’Europa.
R. – Diciamo che è un’ipotesi riduttiva. Avremmo così
un’Europa a due o più velocità. Secondo me sarebbe un fallimento. La cosa
migliore è non firmare niente per ora e firmare tutto eventualmente a gennaio o
febbraio, facendo ragionare Polonia e Spagna. Stare nell’Unione è qualcosa di
più che avere un po’ più di peso in Consiglio. E’ molto di più, dal punto di
vista delle politiche, dal punto di vista del cammino concreto di sviluppo
economico, sociale, culturale dei singoli Paesi. Io non credo che questi due
Stati vogliano mettere a repentaglio un cammino così importante solo per questo
problema.
D. – Che impatto avrebbe un fallimento di questo genere
sulle opinioni pubbliche dei singoli Stati?
R. – Certo è che oggi l’opinione pubblica europea non è
molto vicina alle istituzioni di Bruxelles, di Strasburgo e di Lussemburgo. Si
dice che ci sia un deficit di democrazia, cioè si sente l’Europa lontana. Un
fallimento di questa trattativa non farebbe altro che peggiorare il rapporto
tra i cittadini e le istituzioni.
D. – Quindi, il problema delle radici cristiane dell’Europa
sembra archiviato ...
R. – Bisogna dire sin d’ora che in realtà è necessario
puntare a che i valori cristiani possano plasmare il cammino complessivo e le
politiche concrete dell’Unione. Non basta che sia scritto lì nel preambolo. E
qui si vede già, in questo momento, un deficit. Certi egoismi nazionali non
hanno nulla a che fare con le radici cristiane. Una cosa è certa: l’Europa è a
un punto di non ritorno con la Costituzione e con l’allargamento in vista. C’è
il rischio veramente che il percorso verso l’unità europea, iniziato 50 anni
fa, abbia una battuta di arresto.
**********
IL SENATO ITALIANO APPROVA LA LEGGE SULLA
PROCREAZIONE ASSISTITA
-
Intervista con Olimpia Tarzia -
Con 169 voti a favore, 92 contrari e 5 astenuti, il Senato
italiano ha approvato questa mattina la legge che regolamenta la procreazione
assistita. Il provvedimento torna ora alla Camera, per un passaggio tecnico
necessario alla copertura finanziaria. Il servizio di Giampiero Guadagni:
**********
Un lungo applauso ha sottolineato in aula l’approvazione
del provvedimento. In realtà il dibattito parlamentare e le votazioni sui
singoli articoli hanno provocato lacerazioni all’interno degli stessi
schieramenti. A favore ha votato il centro-destra, ma con alcune eccezioni di
esponenti laici. Le divisioni più forti si sono però registrate nell’Ulivo. La
coalizione di centro-sinistra si è espressa duramente contro la legge sulla
procreazione assistita. Posizione favorevole è stata invece espressa dai
cattolici della Margherita, dove però c’è scontro al vertice tra Rutelli, che
ha votato ‘sì’, e Parisi che ha votato ‘no’. E sullo sfondo si fa già concreta
l’ipotesi del referendum abrogativo, al momento sostenuto soprattutto da Del
Pennino di Forza Italia e dal leader radicale Pannella. La legge approvata
vieta il ricorso alla fecondazione cosiddetta eterologa, cioè con gameti non
appartenenti ai genitori. Possono ricorrere alle tecniche solo coppie di
maggiorenni di sesso diverso, coniugati o conviventi in modo stabile, in età
potenzialmente fertile, entrambi viventi. Proibiti i test genetici preventivi,
la sperimentazione su ciascun embrione umano, il suo congelamento e la sua
clonazione. Dure sanzioni sono previste per i medici che non rispettano questi
divieti.
Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
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E per
un commento alla legge sulla fecondazione assistita sentiamo al microfono di
Debora Donnini, Olimpia Tarzia, responsabile Udc per la Famiglia e segretario
generale del Movimento per la Vita.
**********
R. – Ritengo questa legge una svolta culturale e politica
molto importante. Qui si è creato un fronte trasversale tra persone
appartenenti a diversi credi politici e anche a diverse fedi religiose, che
però hanno a cuore quello che è il primo tra tutti i diritti umani, che è il
diritto alla vita, e che onestamente si sono posti questo problema, nel senso
che una legge è giusta se difende i più deboli. In questo caso sicuramente il
piccolo concepito è il più debole e dunque aver raggiunto questo risultato che
è esplicitamente riportato nell’articolo 1 in cui si parla di tutela di tutti i
soggetti coinvolti, compreso il concepito, è un passo estremamente importante.
D. – Chi si è opposto alla legge, parla di violazione del
diritto di scelta, e alcuni dicono poi che si favorirà l’andare all’estero per
risolvere il problema ...
R. – Purtroppo, continuamente ritorna questo spauracchio
che allora si andrà all’estero, si favorirà la clandestinità ... In realtà,
quando un legislatore fa una legge, deve fare ciò che è giusto. Si è anche
detto che questa è la legge dei cattolici, e io vorrei chiarire che l’unica
legge buona per i cattolici sarebbe stata una legge che avesse vietato la
fecondazione artificiale, in qualsiasi forma essa sia, perché comporta un’alta
perdita di vite umane che è eticamente inaccettabile. I cattolici comunque sono
impegnati non solo a dichiarare il principio in maniera molto chiara, ma ad
adoperarsi affinché si ottenga il maggior bene possibile. Quindi, il
legislatore oggi, in questo momento storico, sociale e politico ha individuato
in questa legge il maggior bene ottenibile rispetto al far-west che esisteva.
D. – Anche voi pensate di tutelare la libertà: allora,
qual è il problema di fondo? C’è effettivamente, secondo lei, una violazione del
diritto di scelta, oppure no?
R. – Non si possono mettere sullo stesso piano quello che
è un desiderio legittimo e bellissimo di maternità e di paternità con un
diritto, che è il diritto alla vita: quello sì, è un diritto! Su questo, poi,
naturalmente si innestano le altre realtà. Quindi, non esiste una libertà fine
a se stessa, così, di fare ciò che si desidera. La libertà va garantita nei
limiti del non andare poi a ledere dei diritti primari.
*********
L’ISTRUZIONE DELLE BAMBINE IN PRIMO PIANO
PER IL FUTURO DEI PAESI PIU’ POVERI:
PRESENTATO OGGI ALLA STAMPA IL RAPPORTO DELL’UNICEF 2004
Lancio internazionale questa mattina a Ginevra e a Il
Cairo del Rapporto dell’Unicef 2004 sulla condizione dell’infanzia nel
mondo, dal titolo “Bambine, istruzione e sviluppo”. Lo studio è stato
presentato anche Roma, presso la sede della Stampa estera. Ce ne riferisce
Roberta Gisotti
*********
L’istruzione è un diritto umano, non è un privilegio che
deriva dal progresso economico: e dunque i governi dovrebbero stanziare le
risorse necessarie perché tutti i bambini, maschi e femmine, abbiano accesso a
scuola ed i genitori dovrebbero chiedere conto ai governi dell’educazione dei loro
figli. Il Rapporto dell’Unicef parla chiaro: quanto fatto finora è stato
“decisamente inadeguato” e il risultato è che ancora oggi 121 milioni di
bambini disertano le aule scolastiche, 56 milioni di maschi e 65 milioni di
femmine, a tra queste oltre l’80 per cento vive nell’Africa subsahariana e
nell’Asia del sud e dell’est.
A fronte dell’ambizioso obiettivo di raggiungere
l’istruzione primaria universale nel 2015 – fissato nella Dichiarazione del
Millennio, siglata nel 2000 – in realtà
gli aiuti diretti ai Paesi in via di sviluppo sono in calo dagli anni ’90, e in
particolare proprio i fondi per l’istruzione. L’Unicef punta il dito sulle
Nazioni industrializzate e sulle istituzioni internazionali governative. Ma
perché è importante garantire
l’istruzione, specie delle bambine? Perché da questo diritto dipende la
possibilità di migliorare la condizione umana delle popolazioni. Nel rapporto
sono le prove evidenti che le bambine analfabete sono più soggette a povertà,
fame, violenze, abusi, sfruttamento e così anche corrono maggiori rischi di morire
di parto e di contrarre malattie, compresa l’Aids, o sono inadeguate ad allevare
i figli, che più spesso muoiono nella
prima infanzia.
Allora cosa è più urgente fare? L’Unicef già un anno fa ha
lanciato una Campagna dal titolo “25 entro il 2005”, per aiutare 25 Paesi che
hanno livelli più bassi d’educazione e dove è più alta è la discriminazione
femminile. Ma bisogna agire entro due anni – avverte l’Unicef – per
incrementare l’istruzione e la parità tra sessi a scuola; altrimenti le
conseguenze negative ricadranno ben presto sul mondo intero.
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CON UNA CONFERENZA SUL
TEMA, PIÙ CHE MAI ATTUALE, DEI RAPPORTI TRA FEDE E TELEVISIONE E LA CONSEGNA DEI PREMI “SERGIO TRASATTI
2003”,
SI È CHIUSO IERI SERA NELL’AULA MAGNA DEL PALAZZO
DELLA CANCELLERIA
IL FESTIVAL DEL CINEMA SPIRITUALE TERTIO
MILLENNIO
- Servizio di Luca Pellegrini -
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Il legame tra cinema e
televisione è ormai diventato stretto e flessibile. Ecco perché il Festival del
cinema spirituale Tertio Millennio si
è concluso ieri sera a Roma nell’Aula Magna del Palazzo della Cancelleria con
un agile serata, moderata da Andrea Piersanti, dedicata a “La fede e la TV”,
cui anno partecipato il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio
Consiglio della Cultura, mons. Mauro Piacenza, presidente della Pontificia
Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e Bruno Vespa, che ha anche ricevuto
il Premio “Sergio Trasatti” 2003, assegnato anche al cardinale Poupard. La
televisione, dunque. Quando e come considerarla uno strumento di cultura, un
autentico bene culturale, una fonte di veritiera e corretta informazione
nell’ottica dell’attuale pluralismo? Ma soprattutto: che cosa potrebbe chiedere
oggi la Chiesa alla nostra televisione? Lo abbiamo chiesto a Mons. Piacenza:
R. - La Chiesa potrebbe chiedere
alla televisione anzitutto una chiarezza informativa, perché la Chiesa è
evidentemente una realtà complessa, una realtà sacramentale e che richiede
quindi negli informatori e in che trasmette non dico necessariamente una confessionalità
ma una conoscenza del mistero della Chiesa per una lettura corretta dei suoi
fatti, dei suoi documenti, della sua predicazione e del suo magistero. Credo
che sarebbe molto importante questa chiave di lettura estremamente rispettosa
che comprende la logica del magistero anche nel pluralismo attuale. Credo che
questo sarebbe un primo elemento di adesione alla verità che si possa onestamente
chiedere alle televisioni laiche.
D. - E, viceversa, la
televisione cosa potrebbe chiedere alla Chiesa?
R. – Forse la televisione
potrebbe chiedere alla Chiesa un impegno molto coinvolgente e di trasparenza per
aiutarla a comprendere i suoi gesti e la sua presenza nel mondo.
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11 dicembre 2003
LA CHIESA CATTOLICA GIAPPONESE ESPRIME, CON UNA
LETTERA,
LA PROPRIA CONTRARIETÀ ALL’INVIO DI SOLDATI
NIPPONICI IN IRAQ
TOKYO. = In una lettera firmata
dal presidente della Commissione episcopale della giustizia e della pace, mons.
Matsuura Goro, i vescovi giapponesi esprimono la loro condanna all’invio di un
contingente nipponico in Iraq. I presuli chiedono, inoltre, al premier
giapponese, Koizumi Junichiro, di contribuire alla pacificazione dell’Iraq con
mezzi diversi da quelli militari. La lettera critica, in particolare, la tesi
del governo di Tokyo secondo cui l’invio del contingente militare è reso necessario
dalla dipendenza dell’economia del Paese asiatico dal petrolio mediorientale:
“Se il Giappone invia truppe per questo motivo – si legge nel documento – non
può contribuire alla pace”. (L.Z.)
NUOVI SFORZI PER LA PACE IN SUDAN. DOPO LA RECENTE
VISITA DEI RIBELLI
A KHARTOUM, RAPPRESENTANTI DEL GOVERNO SUDANESE SI
RECHERANNO
NEI PROSSIMI
GIORNI A RUMBEK, ROCCAFORTE DEI MILIZIANI
KHARTOUM. = Oltre due milioni di morti e centinaia di
migliaia di profughi causati dal drammatico conflitto tra ribelli e governo. E’
questo il tragico scenario del Sudan, Paese martoriato da 20 anni di guerra
civile dove si stanno fortunatamente moltiplicando gli sforzi per la
riconciliazione tra le parti. Rappresentanti del governo sudanese, si
recheranno infatti nei prossimi giorni in visita a Rumbek, una delle roccaforti
dei ribelli. L’annuncio è stato fatto dal presidente del Paese africano, Omar
el Beshir, al termine dell’incontro di ieri, a Khartoum, con la delegazione di
miliziani dell’Esercito di liberazione popolare del Sudan (Spla), giunta per la
prima volta in venti anni, nella capitale sudanese. “Questo scambio di visite
tra i protagonisti del conflitto – ha spiegato un portavoce dei ribelli –
rappresenta un passo gigantesco per la costruzione della fiducia reciproca”. E
tra gli impegni per la riconciliazione si devono registrare a Naivasha, città del Kenya a circa 90 chilometri da Nairobi, i
colloqui di pace
tra il leader dei miliziani ed il vicepresidente sudanese che, entro la fine dell’anno, dovrebbero sfociare
in un accordo definitivo con cui scrivere la parola fine a venti anni di
guerra. (A.L.)
CON UN APPELLO CONGIUNTO, I PRINCIPALI LEADER
RELIGIOSI DELL’UGANDA
HANNO CHIESTO L’AMNISTIA, SENZA CONDIZIONI, PER I
RIBELLI DEL PAESE AFRICANO
KAMPALA. = “In Uganda sia
rinnovata l’amnistia, senza restrizioni o limitazioni, ai ribelli dell’Esercito
di resistenza del signore (Lra)”. E’ questo l’appello lanciato, ieri, dai
principali leader religiosi del Paese africano al termine di una “visita di solidarietà”
a Gulu, capoluogo dell’omonimo distretto settentrionale dove la popolazione
vive in condizioni drammatiche a causa delle violenze perpetrate dai miliziani.
Il governo di Kampala ha annunciato l’intenzione di non voler estendere più ai
ribelli l’amnistia, provvedimento che scadrà tra un anno. L’arcivescovo di Kampala,
il cardinale Emmanuel Wamala, ha sottolineato il valore del perdono e il leader
della comunità musulmana, Shik Shaban Mubajje, ha ribadito l’urgenza di
continuare a trovare una soluzione al conflitto promuovendo il dialogo. “Come
leader religiosi non usiamo le armi – ha aggiunto l’arcivescovo anglicano della
capitale ugandese, Livingstone Nkoyoyo – ma la bibbia, che parla di amore incondizionato”.
L’iniziativa è stata promossa dall’Arlpi (Acholi religious peace iniziative),
il cartello interreligioso dei distretti acholi impegnato da anni a mediare con
i ribelli per una soluzione del conflitto iniziato nel 1988. Secondo fonti
locali, gli attacchi dei miliziani hanno causato oltre 100 mila vittime e
almeno 20 mila bambini sono stati sequestrati. (A.L.)
SONO MIGLIAIA I
PELLEGRINI DIRETTI AL SANTUARIO DI GUADALUPE DOVE, DOMANI,
SI COMMEMORERÀ L’APPARIZIONE DELLA MADONNA A SAN
JUAN DIEGO
CITTA’ DEL MESSICO. = Migliaia
di persone, provenienti da tutto il Messico, si stanno recando nella capitale
del Paese per ricordare, domani, il 472.mo anniversario dell’apparizione della
Vergine di Guadalupe a San Juan Diego. Il nove dicembre del 1931, Juan Diego, un
indio convertito al cristianesimo, si mise in viaggio per raggiungere la chiesa
francescana di Santiago sulla collina del Tepeyac, dove si sentì chiamato da
una voce dolcissima. A pronunciare il suo nome era stata una bellissima
fanciulla che si presentò come “la perfetta sempre vergine Maria, la Madre del
verissimo e unico Dio”. La Madonna gli ordinò di recarsi dal vescovo locale per
chiedergli di innalzare una chiesa in suo onore ai piedi della collina. Dopo
aver raccolto bellissimi fiori nel mantello, lo aprì davanti al vescovo e sul
tessuto si disegnò l’immagine della Madonna. Nel viaggio in Messico,
nell’estate del 2002, Giovanni Paolo II ha canonizzato Juan Diego, divenuto il
primo santo indigeno del Paese. Nel corso della cerimonia eucaristica, il Santo
Padre ha ricordato come quell’incontro tra Juan Diego e la Madonna facilitò la
riconciliazione tra indigeni e spagnoli. (A.L.)
IN SRI LANKA LE TIGRI
TAMIL CONTINUANO A RECLUTARE BAMBINI.
LO DENUNCIA L’ORGANISMO
INDIPENDENTE DI MONITORAGGIO
SUL CESSATE-IL-FUOCO
TRA GOVERNO E RIBELLI
COLOMBO.
= In Sri Lanka il problema dei bambini soldato è ancora una triste realtà.
Nonostante l’impegno assunto dai ribelli tamil di non arruolare minorenni,
almeno ottanta bambini sarebbero infatti stati rapiti, da ottobre ad oggi, dai
miliziani. Lo denuncia l’organismo indipendente di monitoraggio sul
cessate-il-fuoco tra governo di Colombo e ribelli, al quale si sono rivolti i
familiari degli adolescenti rapiti. Ad ottobre, nell’ambito dei patti
concordati nei round negoziali, l’Unicef ha inoltre avviato il primo di tre
centri del “Piano di azione per bambini colpiti dalla guerra” per la
riabilitazione degli ex bambini soldato. Ma da allora, sottolinea l’Agenzia
dell’Onu per l’infanzia, sono ospitati nel centro appena una cinquantina di
minorenni, rilasciati dai tamil pochi giorni prima dell’inaugurazione della
struttura. (A.L.)
SOSPESA IN EXTREMIS, IN
TEXAS, LA CONDANNA A MORTE DI UN DETENUTO
CHE AVEVA RECENTEMENTE
PRESENTATO UN RICORSO
CONTRO LA PRATICA
DELL’INIEZIONE LETALE
WASHINGTON.
= Nel carcere di Huntsville, in Texas, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha bloccato
l’esecuzione di Kevin Lee Zimmerman, pochi minuti prima dell’iniezione letale.
“Ero pronto a morire – ha spiegato Zimmerman – e la sospensione significa
soltanto prolungare questo strazio per altri 18 mesi”. Condannato a morte per
aver rapinato e ucciso un uomo nel 1987, Zimmerman è uno tra i detenuti che
hanno presentato un ricorso federale contro la formula dell’iniezione letale
che, nell’attuale composizione, paralizza i muscoli e impedisce di manifestare
il dolore senza però eliminarlo. Martedì scorso la Corte Suprema statunitense
aveva sospeso, in analoghe circostanze, l’esecuzione di un altro condannato che
aveva contestato l’iniezione letale. (A.L.)
QUASI MEZZO MILIONE DI
BAMBINI SFRUTTATI, IN BRASILE, COME LAVORATORI
DOMESTICI. LO RIVELA LA COMMISSIONE PER I
PROGETTI SUL LAVORO
ISTITUITA DAL GOVERNO BRASILIANO
BRASILIA.
= In Brasile sono almeno 490 mila i bambini e le bambine, di età compresa tra i
5 e i 17 anni, impiegati come lavoratori domestici. Lo ha rivelato la
Commissione per i progetti sul lavoro in un Convegno incentrato sul tema “Lavoro
infantile e sfruttamento sessuale e commerciale dei bambini”. All’incontro
hanno partecipato, tra gli altri, 24 parlamentari brasiliani e il
rappresentante dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), Renato
Mendes. La piaga del lavoro infantile domestico, a cui spesso si aggiungono
abusi a sfondo sessuale, è particolarmente diffusa nel Nord-Est del Paese e il
distretto federale di Brasilia è, in assoluto, una delle zone dove il fenomeno
è più grave. (A.L.)
IN VIETNAM CONDANNATE
SEI PERSONE PER AVER MANIFESTATO
IL LORO DISSENSO ‘VIA INTERNET’. LO HA
DENUNCIATO AMNESTY INTERNATIONAL
HANOI.
= Sei dissidenti vietnamiti sono stati condannati, negli ultimi due anni, a
lunghe pene detentive per aver espresso il proprio dissenso via Internet. Lo
rivela Amnesty International che ha indirizzato un appello alle autorità
vietnamite affinché siano risolti i casi di queste persone, accusate di “propaganda contro lo Stato”. Tra i casi che
l’organizzazione umanitaria cita, c’è quello di Le Chi Quang, 33.enne laureato
in legge e insegnante di informatica, che è stato arrestato in un Internet cafè
di Hanoi, nel febbraio 2002, per aver scritto e diffuso sulla rete articoli
antigovernativi. Si stima che circa un milione di vietnamiti, su una popolazione
di 80 milioni, abbia accesso regolare alla rete, soprattutto attraverso gli
Internet cafè. Ma in Vietnam, come già accade da molti anni anche in Cina, le
autorità continuano ad attuare severi controlli sul web. (A.L.)
L’IMPATTO
DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO SULLA SALUTE:
QUESTO IL CONTENUTO DI UNO STUDIO CONDOTTO
DALL’ORGANIZZAZIONE
MONDIALE DELLA SANITA’ E PRESENTATO OGGI A MILANO
- A
cura di Barbara Castelli -
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MILANO. = Il
cambiamento climatico, l’inquinamento e la contaminazione da cibo e acqua hanno
un’influenza sull’insorgere delle malattie. E’ la denuncia lanciata stamani a
Milano dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo quanto si legge in
uno studio dell’Oms, infatti, solo nel 2000 il “clima impazzito” ha provocato
nel mondo 150 mila morti e malattie causa di 5.5 milioni di anni vissuti con
disabilità. “Per questo è fondamentale per tutti i Paesi - ha spiegato Kerstin
Leitner, vicedirettore generale Sviluppo Sostenibile e Ambienti Sani,
intervenendo alla presentazione del volume dedicato alla ricerca - monitorare e
controllare gli effetti sanitari del clima che cambia”. “Dobbiamo comprendere
meglio i potenziali rischi sanitari - ha aggiunto - in particolare per le
popolazioni più vulnerabili, per poterli gestire al meglio”. Negli anni
Novanta, ad esempio, le temperature hanno fatto balzi record, causando numerose
vittime. Un pesante impatto sulla salute lo possono causare anche le piogge:
precipitazioni anomale favoriscono, infatti, la stagnazione delle acque, con la
proliferazione di insetti vettori di numerose infezioni, come malaria e dengue.
Le linee guida che completano il libro, infine, forniscono informazioni
pratiche a governi, agenzie sanitarie e ambientali e istituzioni meteorologiche
su come gestire questi cambiamenti per ridurre al minimo i rischi.
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11 dicembre 2003
- A cura di Alessandro Gisotti -
Diplomazia al lavoro per la pace in Medio Oriente, ma
purtroppo si registra nelle ultime ore un’escalation di violenza con numerose
vittime nella Striscia di Gaza. In un’incursione a Rafah, sono rimasti uccisi 5
palestinesi e 18 sono i feriti alcuni dei quali in modo grave. Circa due ore
fa, poi, un’esplosione ha provocato tre morti nel centro di Tel Aviv. Tuttavia,
si tratterebbe di un episodio di criminalità non legato al terrorismo di matrice
islamica. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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Reparti israeliani sono penetrati all’alba a Rafah. I
combattimenti sono scoppiati quando i soldati sono penetrati nel quartiere di
Al-Salam per catturare un leader locale della Jihad islamica, che si è
barricato nella sua abitazione. Nella sanguinosa incursione sono stati
impiegati anche elicotteri da combattimento. Sempre nel quartiere di Al-Salam,
considerato una roccaforte degli integralisti islamici, i soldati israeliani
hanno demolito un’abitazione. Qualche ora dopo, Tel Aviv è stata scossa da una
violenta esplosione presso un cambiavalute nel centro cittadino. Secondo la
radio militare israeliana, sarebbe stato un boss della criminalità comune
israeliana l'obiettivo dell'attentato. Sembra essere esclusa dunque l’ipotesi
di un attacco di matrice terroristica. Intanto, sul fronte diplomatico, il
premier palestinese Abu Ala ha dichiarato al quotidiano israeliano Maariv che
“non c’è alternativa ai negoziati” aggiungendo che se Israele “vuole annettersi
terre palestinesi” per mezzo della
“barriera di sicurezza” in costruzione in Cisgiordania “il terrorismo
aumenterà”. Le affermazioni di Abu Ala giungono all’indomani della Conferenza
dei donatori per la Palestina, tenutasi a Roma, dove il ministro degli Esteri
israeliano Silvan Shalom e l’omologo palestinese Nabil Shaath hanno annunciato
di voler organizzare “al più presto” un incontro tra Sharon e Abu Ala.
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Il governo cinese ha espresso oggi il suo apprezzamento
per le dichiarazioni del presidente americano Bush contro il referendum
proposto dal presidente di Taiwan sulla minaccia rappresentata dai missili
cinesi puntati contro l'isola. Il referendum è considerato da Pechino una mossa
verso la dichiarazione d'indipendenza.
Piccoli passi verso la normalizzazione in Costa d’Avorio.
A Bouaké nel centro del Paese africano scosso dalla recente guerra civile, ex
ribelli, responsabili dell’esercito ivoriano e rappresentanti della missione di
pace si sono incontrati ieri per discutere gli aspetti “tecnici” del processo
di disarmo. Secondo accordi presi la scorsa settimana, l’operazione di disarmo
delle fazioni dovrebbe iniziare il 15 dicembre prossimo.
E’ una decisione “poco costruttiva”, che implica il
ritorno “alle vecchie discussioni e
divisioni”: così il commissario europeo alle relazioni esterne, Chris Patten,
ha commentato oggi la decisione di Washington di escludere dai contratti per la
ricostruzione in Iraq le aziende dei Paesi, che si sono opposti alla guerra.
Dal canto suo, Bush ha telefonato a Chirac, Putin e Schroeder per discutere
delle questioni legate al debito estero iracheno e alla ricostruzione del
Paese. Intanto, sul terreno due soldati Usa sono stati uccisi ieri a Mossul e
31 miliziani fedeli a Saddam sono stati arrestati dalle truppe statunitensi,
che avrebbero ucciso un leader Feddayin. Ma torniamo alla controversa decisione
americana, con il commento di Alberto Negri, inviato speciale del Sole 24 Ore,
raccolto da Giancarlo La Vella:
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R. – La decisione americana è particolarmente grave.
Francia e Germania non sono soltanto nel cuore dell’Unione Europea ma sono
anche due alleati che fanno parte della Nato. E’ quindi una decisione, in
qualche senso, sbalorditiva, perché viola anche alcuni dei più elementari
principi di concorrenza internazionali, stabiliti dal Wto, per l’assegnazione
degli appalti. Dunque, una prova di forza che arriva a pochi giorni da un
appuntamento, quello del 15 dicembre, quando al Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite si dovrà decidere su tempi e modi per il passaggio di poteri in
Iraq dalle forze di occupazione ad un governo locale.
D. – Dietro questa presa di posizione c’è solo il
desiderio di far pagare il conto per il non appoggio alla guerra in Iraq o c’è
anche qualcos’altro?
R. – Direi che c’è una tendenza più generale data dall’11
settembre del 2001: fino a quel momento economia e finanza, in qualche modo,
prevalevano sulla politica; oggi la politica ha invece ripreso il suo primato
sull’economia e gli affari.
D. – Per quanto riguarda invece l’esclusione di Russia e
Cina: sull’Iraq, secondo lei, si gioca il futuro dei rapporti tra le grandi
potenze?
R. – Il rapporto con la Russia si sta giocando non solo in
Iraq, dove i russi erano i più presenti. La partita si gioca sulle decisioni
che ha preso Putin – ad esempio – riguardo all’arresto di Kodhorkoski, uno dei
più grandi oligarchi del petrolio; proprio mentre le società americane ambiscono
a mettere le mani, in parte, sulle risorse energetiche russe. Con la Cina il
rapporto è invece diverso, perché entrano in gioco una serie di altri fattori
che coinvolgono anche gli equilibri nell’Estremo Oriente asiatico.
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Nel secondo processo legato agli attentati dell' 11
settembre 2001, il tribunale di Amburgo ha disposto oggi a sorpresa il rilascio
dell'imputato, il marocchino Abdelghani Mzoudi.
Paura stanotte a Modena, nel
nord Italia, dove un extracomunitario di nazionalità giordana si è suicidato
dandosi fuoco nella sua autovettura, che è esplosa provocando danni agli
edifici circostanti, tra cui la sinagoga della città emiliana. Al momento, le
indagini sembrano escludere l’ipotesi di un attentato.
Il presidente uzbeko Islam Karimov ha nominato un nuovo
primo ministro: si tratta del 46enne Shavkat Mirziyayev governatore della
regione di Samarcanda.
Il governo giapponese avvierà
il prossimo anno colloqui sul libero commercio con Malesia, Thailandia e
Filippine. L’annuncio a Tokyo nell’ambito del summit tra Giappone e Stati
dell’Asean, l’associazione delle nazioni del sudest asiatico.
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