RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 345 - Testo della Trasmissione di giovedì 11  dicembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La pace in medio Oriente al centro dell’incontro in Vaticano tra il Papa e il ministro degli esteri israeliano Shalom.

 

In udienza dal Santo Padre il presidente del Togo, Eyadema

 

Oggi pomeriggio, nella Basilica Vaticana, la tradizionale celebrazione eucaristica del Pontefice con i giovani universitari degli Atenei capitolini: ce ne parla mons. Lorenzo Leuzzi

 

Presentato in Sala Stampa vaticana un’antologia di testi del Magistero Pontificio da Leone XIII a Giovanni Paolo II: ai nostri microfoni, il cardinale Paul Poupard

 

Morto il cardinale Paulos Tzauda, arcivescovo emerito di Addis Abeba : aveva 82 anni

 

L’intervento del rappresentante della Santa Sede all’Onu di Ginevra, durante la 28.ma Conferenza internazionale della Croce Rossa e della Luna Rossa.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Vigilia di tensione in vista del Consiglio europeo di domani a Bruxelles: escluso il riferimento alle radici cristiane nel preambolo della costituzione: intervista con Gianni Borsa.

 

In Italia il Senato approva la legge sulla procreazione assistita: garantiti i diritti del concepito: il commento di Olimpia Tarzia

 

Presentato oggi alla stampa il Rapporto dell’Unicef 2004

 

Si è chiuso ieri sera nell’Aula Magna del Palazzo della Cancelleria, a Roma, il Festival del Cinema spirituale Tertio Millennio: un bilancio di mons. Mauro Piacenza.

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Chiesa cattolica giapponese esprime, con una lettera, la propria contrarietà all’invio di soldati nipponici in Iraq

 

Sono migliaia i pellegrini diretti al Santuario di Guadalupe dove, domani, si commemorerà l’apparizione della Madonna a San Juan Diego

 

Nuovi sforzi per la pace in Sudan

 

I principali leader religiosi dell’Uganda hanno chiesto l’amnistia, senza condizioni, per i ribelli del Paese africano

 

In Sri Lanka le Tigri Tamil continuano a reclutare bambini

 

Sospesa in extremis, in Texas, la condanna a morte di un detenuto che aveva recentemente presentato un ricorso contro la pratica dell’iniezione letale

 

Sono quasi mezzo milione i bambini sfruttati, in Brasile, come lavoratori domestici

 

In Vietnam condannate sei persone per aver manifestato il loro dissenso ‘via internet’

 

Presentato oggi a Milano uno studio condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità dedicato all’impatto del cambiamento climatico sulla salute

 

24 ORE NEL MONDO:  

5 palestinesi uccisi in un raid israeliano nella striscia di Gaza

 

Iraq: ancora polemiche per la decisione statunitense di escludere dalla ricostruzione i Paesi che si sono opposti alla guerra 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 dicembre 2003

 

LA PACE IN MEDIOORIENTE AL CENTRO DELL’INCONTRO IN VATICANO

TRA IL PAPA E IL  MINISTRO ISRAELIANO SHALOM

- Intervista con Joaquín Navarro Valls -

 

Importante incontro questa mattina, in Vaticano, sul delicato processo di pace in Medio Oriente. Giovanni Paolo II ha ricevuto il ministro degli Esteri israeliano, Silvan Shalom, il quale si è poi intrattenuto a colloquio con il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano. Sul contenuto dell’udienza, ci riferisce il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro Valls, intervistato da Sergio Centofanti:

 

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R. – In questo colloqui, naturalmente, le due parti hanno espresso il loro punto di vista sul cammino da proseguire per ottenere la pace in Terra Santa. In particolare, si è insistito sulla necessità – che è molto viva – di uscire dall’attuale situazione come anche sulla necessità di atti concreti di riconciliazione da parte di tutti: sia da parte israeliana che da parte palestinese.

 

D. – Sono state trattate anche questioni bilaterali?

 

R. – Sì. Nell’incontro sono state esaminate le questioni bilaterali che interessano la vita della Chiesa cattolica in Terra Santa, sempre avendo come punto di riferimento gli impegni presi con il “Fundamental Agreement” del 1993.

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DAL PAPA, IL PRESIDENTE DEL TOGO, EYADEMA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto questa mattina in udienza il presidente della Repubblica del Togo, Gnassingbé Eyadema, accompagnato da un piccolo seguito. L’incontro è durato circa 15 minuti e si è concluso con il consueto scambio di doni.

 

Il Togo, piccolo Stato dell’Africa occidentale stretto tra il Ghana e il Benin, con un piccolo avamposto sull’Atlantico, era stato visitato dal Papa nell’agosto del 1985, nel corso del suo 27.mo viaggio apostolico. Gravato da un’economia precaria, sulla quale pesano gli esborsi del debito estero, e da una situazione sociale all’interno della quale l’analfabetismo interessa la metà dei circa 5 milioni di abitanti totali, il Togo vede la presenza di 1.300 cattolici e di 140 parrocchie. I vescovi sono sette, mentre il clero, tra sacerdoti diocesani e religiosi, sfiora le 400 unità. Circa 700 le religiose e oltre 4 mila i catechisti. Oltre ai cattolici, quasi il 30 per cento della popolazione, il Paese africano vede la presenza del 20 per cento di musulmani, mentre il restante 50 per cento degli abitanti è di religione animista.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, l’arcivescovo Edmond Farhat, nunzio apostolico in Turchia e Turkmenistan, e l’arcivescovo Pedro Lopez Quintana, nunzio apostolico in India e Nepal.

        

Successivamente, il Papa ha ricevuto in visita ad Limina due presuli del Sudan, il vescovo di Malakal, Vincent Mojwok Nyiker, e il vescovo di Rumbeck, Cesare Mazzolari.

 

Negli Stati Uniti, il Pontefice ha nominato ausiliare dell'arcidiocesi di Los Angeles il sacerdote Oscar Azarcon Solis, finora Parroco della “Saint Joseph Co-Cathedral Parish” di Thibodaux, in Louisiana. Il nuovo ausiliare, 50 anni, è originario delle Filippine, dove ha svolto i suoi studi di teologia. In Patria, fino a metà degli anni ’80, mons. Azarcon ha ricoperto vari incarichi, tra i quali quelli di direttore diocesano delle vocazioni e di rettore del seminario minore. Nel 1984, il neo ausiliare di Los Angeles è emigrato negli Stati Uniti ed è stato successivamente incardinato nella diocesi di Thibodaux. Parla tagalog, inglese, spagnolo e creolo.

 

 

GIOVANNI PAOLO II INCONTRA I GIOVANI UNIVERSITARI DEGLI ATENEI CAPITOLINI.

SI SVOLGERA’ QUESTO POMERIGGIO

 LA TRADIZIONALE CELEBRAZIONE EUCARISTICA, NELLA BASILICA DI SAN PIETRO

- Intervista con mons. Lorenzo Leuzzi -

 

Si rinnova anche quest’anno il tradizionale incontro tra Giovanni Paolo II e gli universitari degli atenei romani. La celebrazione eucaristica, nella Basilica di San Pietro, conclude il convegno internazionale sulla mobilità degli studenti universitari in Europa e l’incontro europeo dei delegati nazionali di pastorale universitaria, promossi dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE). Il Papa riceverà, dunque, questo pomeriggio, l’abbraccio di 10.000 universitari degl atenei dell’Urbe, delle 34 delegazioni europee partecipanti al convegno, nonché delle rappresentanze delle Università pontificie. Nel corso dell’appuntamento, al quale parteciperanno anche le autorità religiose e quelle civili, verranno offerte al Santo Padre 20 borse di studio per giovani provenienti da Paesi in via di sviluppo; il dvd “Il Papa dei gesti. Segni e parole di una Enciclica mai scritta”, realizzato dagli studenti del Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell’università capitolina ‘La Sapienza’; e il cd “Sapientiam Dedit Illi”, che raccoglie musiche eseguite dal Coro interuniversitario di Roma. Al termine della celebrazione, Giovanni Paolo II consegnerà l’icona della “Sedes Sapientiae” alla delegazione irlandese. L’effige mariana sarà pellegrina nelle città universitarie dell’Irlanda, che assumerà la presidenza dell’Unione Europea dal 1 gennaio 2004. Ma per quale motivo i giovani si rivolgono alle cappellanie universitarie? Paolo Ondarza ha girato la domanda a mons. Lorenzo Leuzzi, responsabile della pastorale universitaria del Vicariato di Roma.

 

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R. - L’esperienza di trovarsi in un Paese diverso evidentemente crea un bisogno di aggregazione. Penso che in futuro l’esperienza dell’integrazione metterà in moto anche il desiderio che la propria fede possa continuare in questi Paesi. Per ora credo che la richiesta del servizio delle cappellanie sia anche un richiesta legata al desiderio di confrontarsi e di essere sostenuti in questa nuova esperienza, dove evidentemente la diversità di situazioni culturali, di situazioni intellettuali e sociali, può mettere anche in difficoltà la stessa esperienza di fede. Credo, quindi, che le cappellanie universitarie possano essere una risposta adeguata a questo desiderio dei giovani di vivere la fede in situazioni e realtà completamente diverse.

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La nostra emittente seguirà in diretta l’incontro tra il Papa e i giovani universitari, con commento in italiano per la zona di Roma, a partire dalle ore 17.30 circa, sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz.

 

 

PRESENTATA IN SALA STAMPA VATICANA UN’ ANTOLOGIA DI TESTI

DEL MAGISTERO PONTIFICIO DA LEONE XIII A GIOVANNI PAOLO II

- Intervista con il cardinale Paul Poupard -

 

Questa mattina nella sala stampa della Santa Sede si è svolta una Conferenza di presentazione del volume “Fede e cultura: un’ antologia di testi del magistero pontificio da Leone XIII a Giovanni Paolo II”. Il volume, che si compone di oltre 1500 pagine con un indice per temi di facile consultazione, è stato illustrato  ai giornalisti dal cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, il dicastero che ne ha curato l’edizione. Giovanni Peduto ha chiesto al porporato quale riflessione provoca questo testo.

 

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R. – Direi, fondamentalmente, la presa di coscienza che la Chiesa annuncia da sempre la Buona Novella che Cristo ci ha portato, la Buona Novella dell’amore. Ma il binomio fede e cultura vuol subito fare intuire che questo annuncio del messaggio non si fa su una terra deserta, su un’isola, ma raggiunge l’uomo nella sua vita complessa, inserito in una società determinata.

 

D. – Da alcune parti si sostiene che la fede è solo un fatto privato, cosa rispondere?

 

R. – Rispondo che quelli che dicono queste cose non sanno cosa sia la fede. Perché la fede sarà sempre personale nel suo nucleo essenziale, io credo. Ma se uno crede veramente questo cambia la sua vita. E poiché appartiene ad una comunità di persone, questa comunità di persone, credendo in Cristo Gesù, in questo messaggio di amore, cambia la propria vita. Basti pensare alla storia dell’Europa e alle nostre città. Chiunque venga da qualsiasi posto del mondo, percorrendo le nostre città trova la testimonianza pubblica di questa fede. Direi al contrario, se volessimo togliere dalle nostre città tutte le testimonianze pubbliche della fede, cosa rimarrebbe di bello?

 

D. – Il Vangelo che si fa cultura. Quale frase significativa del magistero pontificio le viene in mente?

 

R. – E’ quella che ho voluto iscrivere sulla copertina di questo libro: il discorso storico di Papa Giovanni Paolo II all’Unesco, a cui ero presente, il 2 giugno 1980. “Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”. Sono tre affermazioni veramente profonde che dicono tutto della convinzione del legame tra fede e cultura.       

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LA MORTE DEL CARDINALE PAULOS TZAUDA,

PER 20 ANNI PADRE E PASTORE DELL’ETIOPIA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

         Si è spento questa mattina in Vaticano, all’età di 82 anni, il cardinale Paulos Tzauda, arcivescovo emerito di Addis Abeba. Era nato nel villaggio eritreo di Addifini il 25 agosto 1921. Dopo una breve permanenza nello studentato dei Padri Cappuccini a Gaggiret, entrò nel seminario di Cheren per compiere gli studi ecclesiastici. Sacerdote dal ’44, svolse alcuni incarichi nel suo Paese e nella vicina Etiopia, finché, dopo aver vinto una borsa di studio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, si trasferì a Milano nel ’53 per frequentare i corsi della Facoltà di Scienze Politiche e Sociali, laureandosi con una tesi in Diritto Internazionale e conseguendo poi il dottorato in Giurisprudenza.

 

Rientrato in patria, ed letto segretario generale della Conferenza episcopale dell’Eritrea, ha affiancato agli impegni di curia un intenso servizio pastorale in favore degli studenti universitari. Inoltre è stato uno dei due osservatori della Santa Sede alla Sessione del Comitato centrale del Consiglio mondiale delle Chiese, svoltosi nella città eritrea. Nominato nel 1973 ausiliare dell'arcivescovo di Addis Abeba, ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 20 maggio successivo. Dopo appena due anni è stato eletto presidente della Conferenza episcopale etiope, incarico ricoperto senza interruzione fino al 1999. Fu Paolo VI a nominarlo nel ‘77 arcivescovo di Addis Abeba.

 

In questa sede ha rivolto la sua attenzione principalmente al settore delle vocazioni e del laicato. Per il primo, mons. Tzauda ha impresso un nuovo impulso alla pastorale, grazie alla collaborazione offerta dai Gesuiti nel Seminario minore e dai Comboniani per quello maggiore. Giovanni Paolo II lo creò e pubblicò cardinale nel Concistoro del 25 maggio 1985. Il porporato ha ricoperto anche la carica di presidente delegato all'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi del 1994.

 

Con la morte del cardinale Tzauda, la composizione del Collegio cardinalizio è ora la seguente: 193 cardinali, di cui 132 elettori e 61 non elettori.

 

 

LA CHIESA NON CONSIDERA NEGOZIABILE IL DIRITTO UMANITARIO

E SI IMPEGNA A DIFENDERE DOVUNQUE LA DIGNITA’ DELLE VITTIME DEI CONFLITTI.

COSI’ IL RAPPRESENTANTE DELLA SANTA SEDE ALL’ONU DI GINEVRA,

DURANTE LA 28.MA CONFERENZA INTERNAZIONALE

 DELLA CROCE ROSSA E DELLA LUNA ROSSA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Il diritto umanitario internazionale “è uno strumento insostituibile e non negoziabile”. E la Chiesa farà di tutto, con apposite iniziative, “per difendere la dignità durante i conflitti armati”. In modo perentorio, l’arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Senta Sede presso l’Onu a Ginevra, ha ribadito nei giorni scorsi la posizione della Santa Sede sulla tutela del diritto umanitario, nel corso della 28.ma Conferenza internazionale della Croce Rossa e della Luna Rossa.

 

Un intervento breve ma incisivo, che ha assunto i toni della denuncia quando il presule ha osservato come “alcuni Stati ed altri agenti internazionali” cerchino “di sfruttare  la disperazione della povertà endemica e l’estrema disuguaglianza sociale per favorire i loro interessi privati mediante la violenza”. E tutto ciò in un tempo “segnato da rumori di guerra” e da una vasta ed “inimmaginabile” esplosione di attacchi terroristici che ormai coinvolge “milioni di vittime civili”. Oltre ad assicurare la Croce rossa internazionale e la Luna Rossa sul “sostegno” della Chiesa cattolica, mons. Tomasi si è soffermato sui recenti attacchi sferrati contro sedi e personale delle organizzazioni umanitarie. Episodi, ha concluso il rappresentante della Santa Sede, che rappresentano “un segno tristemente eloquente del disprezzo del diritto umanitario”.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La prima pagina si apre con il Medio Oriente: uccisi quattro palestinesi in un raid israeliano.

 

Nelle vaticane, la presentazione del Cardinale Carlo Maria Martini al libro "Invito alla politica. Linee di un percorso di formazione".

Una pagina dedicata alle Lettere pastorali dei Vescovi italiani.

 

Nelle estere, riguardo all'Iraq si sottolinea che non si fermano gli episodi di violenza.

Ad un mese dall'attentato di Nassiriya, un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo "Sangue italiano sugli sforzi di pace".

 

Nella pagina culturale, un contributo di Francesco Licinio Galati sull'opera di Sandor Marai "Confessioni di un borghese".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della procreazione assistita: il Senato approva il disegno di legge.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

11 dicembre 2003

 

DA DOMANI IL VERTICE DEL CONSIGLIO EUROPEO A BRUXELLES.

OGGI LA CONFERENZA STAMPA DI PRODI

- Intervista con Gianni Borsa -

 

“Il ritorno all’unanimità in politica estera indebolirebbe l’Europa”. Lo afferma il presidente della Commissione, Prodi, che questa mattina a Bruxelles ha incontrato la stampa, alla vigilia del Consiglio europeo in programma domani e sabato. Sulla bozza finale del testo, lo stesso Prodi si confronterà nel pomeriggio con il premier italiano, Berlusconi, ed il presidente dell’Europarlamento, Cox. Da parte sua, la presidenza italiana ha espressamente proposto stamattina che nella Costituzione si preveda una Commissione ridotta a partire solo da una certa data. Da Bruxelles, Fausta Speranza:

 

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L'accordo sulla nuova Costituzione Ue deve tener conto delle esigenze dei  singoli Paesi, “ma non può diventare oggetto di mercanteggiamenti”: è questa la posizione ribadita da Prodi. La Commissione “non potrà accettare nessuna decisione che porti ad un aumento dei criteri relativi alla popolazione”, afferma riferendosi alla formula da inserire nel testo costituzionale  per determinare il voto a maggioranza qualificata. Ora è 50% di Stati che rappresentino il 60% della popolazione ma si parlava di innalzare al 66% la popolazione. Prodi difende il criterio della doppia maggioranza come un criterio di giustizia e di democrazia”.  In definitiva, il pensiero di Prodi è chiaro: l’approvazione del progetto di Costituzione europea “non dovrà intervenire a qualunque prezzo”. Il rinvio non sarebbe una tragedia. Concreta anche la risposta ai giornalisti che gli chiedevano qualcosa sulla soluzione miracolosa sulla quale Berlusconi intende scommettere: non ho visto cenni di miracoli - risponde il presidente della Commissione.


       A questo punto appare chiaro l'obiettivo dell'”incontro informale” domani  mattina qui a Bruxelles poco prima dell' inizio del cruciale vertice tra il presidente francese Chirac e il cancelliere tedesco Schröder e Tony Blair: costituire un fronte comune che permetta di vincere le resistenze di Madrid e Varsavia sulla distribuzione dei diritti di voto.  Si sottolinea che l’offerta alla Gran Bretagna potrebbe essere una sola: promettere il diritto di veto su materie alle quali e' molto sensibile: fisco, giustizia, affari sociali e una parte degli esteri. Il tutto per favorire  l’approvazione del testo costituzionale elaborato dal ministro degli Esteri  Frattini  che - si è sottolineato- già viene incontro ai quattro Paesi neutrali, Austria, Svezia, Irlanda e Finlandia sulla clausola in tema di difesa. Ma ormai il tutto passa sotto la regia del premier Berlusconi che arriverà a Bruxelles nel primo pomeriggio e che questa sera a cena sarà proprio con il premier britannico Tony Blair.

 

Solo un ‘no’ sembra veramente certo ed è per il  riferimento alle radici cristiane ipotizzato nel preambolo della Costituzione. Non è nero su bianco nella bozza e nonostante il primo annuncio possibilista di Frattini, sembra non sarà tema di discussione.


Da Bruxelles, Fausta Speranza, Radio Vaticana.

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Sul nodo cruciale del sistema di voto al Consiglio europeo ascoltiamo il commento di Gianni Borsa, notista del Sir, l’agenzia dei vescovi italiani, ed esperto di politiche comunitarie. L’intervista è di Luca Collodi:

 

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R. – Spagna e Polonia insistono perché si prosegua con il sistema di voto adottato a Nizza, che dà loro maggior peso di quello che hanno in realtà rispetto alla popolazione. Dove c’è un momento di grande trattativa, in genere al termine di una conferenza intergovernativa risorgono fortissimi i nazionalismi e spesso anche gli egoismi che rischiano di minare l’accordo più complessivo.

 

D. – In sostanza si andrebbe al varo di una Costituzione europea a passo ridotto, cioè solo con i Paesi fondatori storici dell’Europa.

 

R. – Diciamo che è un’ipotesi riduttiva. Avremmo così un’Europa a due o più velocità. Secondo me sarebbe un fallimento. La cosa migliore è non firmare niente per ora e firmare tutto eventualmente a gennaio o febbraio, facendo ragionare Polonia e Spagna. Stare nell’Unione è qualcosa di più che avere un po’ più di peso in Consiglio. E’ molto di più, dal punto di vista delle politiche, dal punto di vista del cammino concreto di sviluppo economico, sociale, culturale dei singoli Paesi. Io non credo che questi due Stati vogliano mettere a repentaglio un cammino così importante solo per questo problema.

 

D. – Che impatto avrebbe un fallimento di questo genere sulle opinioni pubbliche dei singoli Stati?

 

R. – Certo è che oggi l’opinione pubblica europea non è molto vicina alle istituzioni di Bruxelles, di Strasburgo e di Lussemburgo. Si dice che ci sia un deficit di democrazia, cioè si sente l’Europa lontana. Un fallimento di questa trattativa non farebbe altro che peggiorare il rapporto tra i cittadini e le istituzioni. 

 

D. – Quindi, il problema delle radici cristiane dell’Europa sembra archiviato ...

 

R. – Bisogna dire sin d’ora che in realtà è necessario puntare a che i valori cristiani possano plasmare il cammino complessivo e le politiche concrete dell’Unione. Non basta che sia scritto lì nel preambolo. E qui si vede già, in questo momento, un deficit. Certi egoismi nazionali non hanno nulla a che fare con le radici cristiane. Una cosa è certa: l’Europa è a un punto di non ritorno con la Costituzione e con l’allargamento in vista. C’è il rischio veramente che il percorso verso l’unità europea, iniziato 50 anni fa, abbia una battuta di arresto.

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IL SENATO ITALIANO APPROVA LA LEGGE SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA

- Intervista con Olimpia Tarzia -

 

Con 169 voti a favore, 92 contrari e 5 astenuti, il Senato italiano ha approvato questa mattina la legge che regolamenta la procreazione assistita. Il provvedimento torna ora alla Camera, per un passaggio tecnico necessario alla copertura finanziaria. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Un lungo applauso ha sottolineato in aula l’approvazione del provvedimento. In realtà il dibattito parlamentare e le votazioni sui singoli articoli hanno provocato lacerazioni all’interno degli stessi schieramenti. A favore ha votato il centro-destra, ma con alcune eccezioni di esponenti laici. Le divisioni più forti si sono però registrate nell’Ulivo. La coalizione di centro-sinistra si è espressa duramente contro la legge sulla procreazione assistita. Posizione favorevole è stata invece espressa dai cattolici della Margherita, dove però c’è scontro al vertice tra Rutelli, che ha votato ‘sì’, e Parisi che ha votato ‘no’. E sullo sfondo si fa già concreta l’ipotesi del referendum abrogativo, al momento sostenuto soprattutto da Del Pennino di Forza Italia e dal leader radicale Pannella. La legge approvata vieta il ricorso alla fecondazione cosiddetta eterologa, cioè con gameti non appartenenti ai genitori. Possono ricorrere alle tecniche solo coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugati o conviventi in modo stabile, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi. Proibiti i test genetici preventivi, la sperimentazione su ciascun embrione umano, il suo congelamento e la sua clonazione. Dure sanzioni sono previste per i medici che non rispettano questi divieti.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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E per un commento alla legge sulla fecondazione assistita sentiamo al microfono di Debora Donnini, Olimpia Tarzia, responsabile Udc per la Famiglia e segretario generale del Movimento per la Vita.

 

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R. – Ritengo questa legge una svolta culturale e politica molto importante. Qui si è creato un fronte trasversale tra persone appartenenti a diversi credi politici e anche a diverse fedi religiose, che però hanno a cuore quello che è il primo tra tutti i diritti umani, che è il diritto alla vita, e che onestamente si sono posti questo problema, nel senso che una legge è giusta se difende i più deboli. In questo caso sicuramente il piccolo concepito è il più debole e dunque aver raggiunto questo risultato che è esplicitamente riportato nell’articolo 1 in cui si parla di tutela di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito, è un passo estremamente importante.

 

D. – Chi si è opposto alla legge, parla di violazione del diritto di scelta, e alcuni dicono poi che si favorirà l’andare all’estero per risolvere il problema ...

 

R. – Purtroppo, continuamente ritorna questo spauracchio che allora si andrà all’estero, si favorirà la clandestinità ... In realtà, quando un legislatore fa una legge, deve fare ciò che è giusto. Si è anche detto che questa è la legge dei cattolici, e io vorrei chiarire che l’unica legge buona per i cattolici sarebbe stata una legge che avesse vietato la fecondazione artificiale, in qualsiasi forma essa sia, perché comporta un’alta perdita di vite umane che è eticamente inaccettabile. I cattolici comunque sono impegnati non solo a dichiarare il principio in maniera molto chiara, ma ad adoperarsi affinché si ottenga il maggior bene possibile. Quindi, il legislatore oggi, in questo momento storico, sociale e politico ha individuato in questa legge il maggior bene ottenibile rispetto al far-west che esisteva.

 

D. – Anche voi pensate di tutelare la libertà: allora, qual è il problema di fondo? C’è effettivamente, secondo lei, una violazione del diritto di scelta, oppure no?

 

R. – Non si possono mettere sullo stesso piano quello che è un desiderio legittimo e bellissimo di maternità e di paternità con un diritto, che è il diritto alla vita: quello sì, è un diritto! Su questo, poi, naturalmente si innestano le altre realtà. Quindi, non esiste una libertà fine a se stessa, così, di fare ciò che si desidera. La libertà va garantita nei limiti del non andare poi a ledere dei diritti primari.

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L’ISTRUZIONE DELLE BAMBINE IN PRIMO PIANO

PER IL FUTURO DEI PAESI PIU’ POVERI:

PRESENTATO OGGI ALLA STAMPA IL RAPPORTO DELL’UNICEF 2004

 

Lancio internazionale questa mattina a Ginevra e a Il Cairo del Rapporto  dell’Unicef  2004 sulla condizione dell’infanzia nel mondo, dal titolo “Bambine, istruzione e sviluppo”. Lo studio è stato presentato anche Roma, presso la sede della Stampa estera. Ce ne riferisce Roberta Gisotti

 

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L’istruzione è un diritto umano, non è un privilegio che deriva dal progresso economico: e dunque i governi dovrebbero stanziare le risorse necessarie perché tutti i bambini, maschi e femmine, abbiano accesso a scuola ed i genitori dovrebbero chiedere conto ai governi dell’educazione dei loro figli. Il Rapporto dell’Unicef parla chiaro: quanto fatto finora è stato “decisamente inadeguato” e il risultato è che ancora oggi 121 milioni di bambini disertano le aule scolastiche, 56 milioni di maschi e 65 milioni di femmine, a tra queste oltre l’80 per cento vive nell’Africa subsahariana e nell’Asia del sud e dell’est.

 

A fronte dell’ambizioso obiettivo di raggiungere l’istruzione primaria universale nel 2015 – fissato nella Dichiarazione del Millennio, siglata nel 2000  – in realtà gli aiuti diretti ai Paesi in via di sviluppo sono in calo dagli anni ’90, e in particolare proprio i fondi per l’istruzione. L’Unicef punta il dito sulle Nazioni industrializzate e sulle istituzioni internazionali governative. Ma perché è importante  garantire l’istruzione, specie delle bambine? Perché da questo diritto dipende la possibilità di migliorare la condizione umana delle popolazioni. Nel rapporto sono le prove evidenti che le bambine analfabete sono più soggette a povertà, fame, violenze, abusi, sfruttamento e così anche corrono maggiori rischi di morire di parto e di contrarre malattie, compresa l’Aids, o sono inadeguate ad allevare i  figli, che più spesso muoiono nella prima infanzia.

 

Allora cosa è più urgente fare? L’Unicef già un anno fa ha lanciato una Campagna dal titolo “25 entro il 2005”, per aiutare 25 Paesi che hanno livelli più bassi d’educazione e dove è più alta è la discriminazione femminile. Ma bisogna agire entro due anni – avverte l’Unicef – per incrementare l’istruzione e la parità tra sessi a scuola; altrimenti le conseguenze negative ricadranno ben presto sul mondo intero.

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CON UNA CONFERENZA SUL TEMA, PIÙ CHE MAI ATTUALE, DEI RAPPORTI TRA FEDE E TELEVISIONE E  LA CONSEGNA DEI PREMI “SERGIO TRASATTI 2003”,

SI È CHIUSO IERI SERA NELL’AULA MAGNA DEL PALAZZO DELLA CANCELLERIA

IL FESTIVAL DEL CINEMA SPIRITUALE TERTIO MILLENNIO

- Servizio di Luca Pellegrini -

 

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Il legame tra cinema e televisione è ormai diventato stretto e flessibile. Ecco perché il Festival del cinema spirituale Tertio Millennio si è concluso ieri sera a Roma nell’Aula Magna del Palazzo della Cancelleria con un agile serata, moderata da Andrea Piersanti, dedicata a “La fede e la TV”, cui anno partecipato il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, mons. Mauro Piacenza, presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e Bruno Vespa, che ha anche ricevuto il Premio “Sergio Trasatti” 2003, assegnato anche al cardinale Poupard. La televisione, dunque. Quando e come considerarla uno strumento di cultura, un autentico bene culturale, una fonte di veritiera e corretta informazione nell’ottica dell’attuale pluralismo? Ma soprattutto: che cosa potrebbe chiedere oggi la Chiesa alla nostra televisione? Lo abbiamo chiesto a Mons. Piacenza:

 

R. - La Chiesa potrebbe chiedere alla televisione anzitutto una chiarezza informativa, perché la Chiesa è evidentemente una realtà complessa, una realtà sacramentale e che richiede quindi negli informatori e in che trasmette non dico necessariamente una confessionalità ma una conoscenza del mistero della Chiesa per una lettura corretta dei suoi fatti, dei suoi documenti, della sua predicazione e del suo magistero. Credo che sarebbe molto importante questa chiave di lettura estremamente rispettosa che comprende la logica del magistero anche nel pluralismo attuale. Credo che questo sarebbe un primo elemento di adesione alla verità che si possa onestamente chiedere alle televisioni laiche.

 

D. - E, viceversa, la televisione cosa potrebbe chiedere alla Chiesa?

 

R. – Forse la televisione potrebbe chiedere alla Chiesa un impegno molto coinvolgente e di trasparenza per aiutarla a comprendere i suoi gesti e la sua presenza nel mondo.

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CHIESA E SOCIETA’

11 dicembre 2003

 

 

LA CHIESA CATTOLICA GIAPPONESE ESPRIME, CON UNA LETTERA,

LA PROPRIA CONTRARIETÀ ALL’INVIO DI SOLDATI NIPPONICI IN IRAQ

 

TOKYO. = In una lettera firmata dal presidente della Commissione episcopale della giustizia e della pace, mons. Matsuura Goro, i vescovi giapponesi esprimono la loro condanna all’invio di un contingente nipponico in Iraq. I presuli chiedono, inoltre, al premier giapponese, Koizumi Junichiro, di contribuire alla pacificazione dell’Iraq con mezzi diversi da quelli militari. La lettera critica, in particolare, la tesi del governo di Tokyo secondo cui l’invio del contingente militare è reso necessario dalla dipendenza dell’economia del Paese asiatico dal petrolio mediorientale: “Se il Giappone invia truppe per questo motivo – si legge nel documento – non può contribuire alla pace”. (L.Z.)

 

 

NUOVI SFORZI PER LA PACE IN SUDAN. DOPO LA RECENTE VISITA DEI RIBELLI

A KHARTOUM, RAPPRESENTANTI DEL GOVERNO SUDANESE SI RECHERANNO

 NEI PROSSIMI GIORNI A RUMBEK, ROCCAFORTE DEI MILIZIANI

 

KHARTOUM. = Oltre due milioni di morti e centinaia di migliaia di profughi causati dal drammatico conflitto tra ribelli e governo. E’ questo il tragico scenario del Sudan, Paese martoriato da 20 anni di guerra civile dove si stanno fortunatamente moltiplicando gli sforzi per la riconciliazione tra le parti. Rappresentanti del governo sudanese, si recheranno infatti nei prossimi giorni in visita a Rumbek, una delle roccaforti dei ribelli. L’annuncio è stato fatto dal presidente del Paese africano, Omar el Beshir, al termine dell’incontro di ieri, a Khartoum, con la delegazione di miliziani dell’Esercito di liberazione popolare del Sudan (Spla), giunta per la prima volta in venti anni, nella capitale sudanese. “Questo scambio di visite tra i protagonisti del conflitto – ha spiegato un portavoce dei ribelli – rappresenta un passo gigantesco per la costruzione della fiducia reciproca”. E tra gli impegni per la riconciliazione si devono registrare a Naivasha, città del Kenya a circa 90 chilometri da Nairobi, i colloqui di pace tra il leader dei miliziani ed il vicepresidente sudanese che, entro la fine dell’anno, dovrebbero sfociare in un accordo definitivo con cui scrivere la parola fine a venti anni di guerra. (A.L.)

 

 

CON UN APPELLO CONGIUNTO, I PRINCIPALI LEADER RELIGIOSI DELL’UGANDA

HANNO CHIESTO L’AMNISTIA, SENZA CONDIZIONI, PER I RIBELLI DEL PAESE AFRICANO

 

KAMPALA. = “In Uganda sia rinnovata l’amnistia, senza restrizioni o limitazioni, ai ribelli dell’Esercito di resistenza del signore (Lra)”. E’ questo l’appello lanciato, ieri, dai principali leader religiosi del Paese africano al termine di una “visita di solidarietà” a Gulu, capoluogo dell’omonimo distretto settentrionale dove la popolazione vive in condizioni drammatiche a causa delle violenze perpetrate dai miliziani. Il governo di Kampala ha annunciato l’intenzione di non voler estendere più ai ribelli l’amnistia, provvedimento che scadrà tra un anno. L’arcivescovo di Kampala, il cardinale Emmanuel Wamala, ha sottolineato il valore del perdono e il leader della comunità musulmana, Shik Shaban Mubajje, ha ribadito l’urgenza di continuare a trovare una soluzione al conflitto promuovendo il dialogo. “Come leader religiosi non usiamo le armi – ha aggiunto l’arcivescovo anglicano della capitale ugandese, Livingstone Nkoyoyo – ma la bibbia, che parla di amore incondizionato”. L’iniziativa è stata promossa dall’Arlpi (Acholi religious peace iniziative), il cartello interreligioso dei distretti acholi impegnato da anni a mediare con i ribelli per una soluzione del conflitto iniziato nel 1988. Secondo fonti locali, gli attacchi dei miliziani hanno causato oltre 100 mila vittime e almeno 20 mila bambini sono stati sequestrati. (A.L.)

 

 

SONO MIGLIAIA I PELLEGRINI DIRETTI AL SANTUARIO DI GUADALUPE DOVE, DOMANI,

SI COMMEMORERÀ L’APPARIZIONE DELLA MADONNA A SAN JUAN DIEGO

 

CITTA’ DEL MESSICO. = Migliaia di persone, provenienti da tutto il Messico, si stanno recando nella capitale del Paese per ricordare, domani, il 472.mo anniversario dell’apparizione della Vergine di Guadalupe a San Juan Diego. Il nove dicembre del 1931, Juan Diego, un indio convertito al cristianesimo, si mise in viaggio per raggiungere la chiesa francescana di Santiago sulla collina del Tepeyac, dove si sentì chiamato da una voce dolcissima. A pronunciare il suo nome era stata una bellissima fanciulla che si presentò come “la perfetta sempre vergine Maria, la Madre del verissimo e unico Dio”. La Madonna gli ordinò di recarsi dal vescovo locale per chiedergli di innalzare una chiesa in suo onore ai piedi della collina. Dopo aver raccolto bellissimi fiori nel mantello, lo aprì davanti al vescovo e sul tessuto si disegnò l’immagine della Madonna. Nel viaggio in Messico, nell’estate del 2002, Giovanni Paolo II ha canonizzato Juan Diego, divenuto il primo santo indigeno del Paese. Nel corso della cerimonia eucaristica, il Santo Padre ha ricordato come quell’incontro tra Juan Diego e la Madonna facilitò la riconciliazione tra indigeni e spagnoli. (A.L.)

 

 

IN SRI LANKA LE TIGRI TAMIL CONTINUANO A RECLUTARE BAMBINI.

LO DENUNCIA L’ORGANISMO INDIPENDENTE DI MONITORAGGIO

SUL CESSATE-IL-FUOCO TRA GOVERNO E RIBELLI

 

COLOMBO. = In Sri Lanka il problema dei bambini soldato è ancora una triste realtà. Nonostante l’impegno assunto dai ribelli tamil di non arruolare minorenni, almeno ottanta bambini sarebbero infatti stati rapiti, da ottobre ad oggi, dai miliziani. Lo denuncia l’organismo indipendente di monitoraggio sul cessate-il-fuoco tra governo di Colombo e ribelli, al quale si sono rivolti i familiari degli adolescenti rapiti. Ad ottobre, nell’ambito dei patti concordati nei round negoziali, l’Unicef ha inoltre avviato il primo di tre centri del “Piano di azione per bambini colpiti dalla guerra” per la riabilitazione degli ex bambini soldato. Ma da allora, sottolinea l’Agenzia dell’Onu per l’infanzia, sono ospitati nel centro appena una cinquantina di minorenni, rilasciati dai tamil pochi giorni prima dell’inaugurazione della struttura. (A.L.)

 

 

SOSPESA IN EXTREMIS, IN TEXAS, LA CONDANNA A MORTE DI UN DETENUTO

CHE AVEVA RECENTEMENTE PRESENTATO UN RICORSO

CONTRO LA PRATICA DELL’INIEZIONE LETALE

 

WASHINGTON. = Nel carcere di Huntsville, in Texas, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha bloccato l’esecuzione di Kevin Lee Zimmerman, pochi minuti prima dell’iniezione letale. “Ero pronto a morire – ha spiegato Zimmerman – e la sospensione significa soltanto prolungare questo strazio per altri 18 mesi”. Condannato a morte per aver rapinato e ucciso un uomo nel 1987, Zimmerman è uno tra i detenuti che hanno presentato un ricorso federale contro la formula dell’iniezione letale che, nell’attuale composizione, paralizza i muscoli e impedisce di manifestare il dolore senza però eliminarlo. Martedì scorso la Corte Suprema statunitense aveva sospeso, in analoghe circostanze, l’esecuzione di un altro condannato che aveva contestato l’iniezione letale. (A.L.)

 

 

QUASI MEZZO MILIONE DI BAMBINI SFRUTTATI, IN BRASILE, COME LAVORATORI

 DOMESTICI. LO RIVELA LA COMMISSIONE PER I PROGETTI SUL LAVORO

 ISTITUITA DAL GOVERNO BRASILIANO

 

BRASILIA. = In Brasile sono almeno 490 mila i bambini e le bambine, di età compresa tra i 5 e i 17 anni, impiegati come lavoratori domestici. Lo ha rivelato la Commissione per i progetti sul lavoro in un Convegno incentrato sul tema “Lavoro infantile e sfruttamento sessuale e commerciale dei bambini”. All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, 24 parlamentari brasiliani e il rappresentante dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), Renato Mendes. La piaga del lavoro infantile domestico, a cui spesso si aggiungono abusi a sfondo sessuale, è particolarmente diffusa nel Nord-Est del Paese e il distretto federale di Brasilia è, in assoluto, una delle zone dove il fenomeno è più grave. (A.L.)

 

 

IN VIETNAM CONDANNATE SEI PERSONE PER AVER MANIFESTATO

 IL LORO DISSENSO ‘VIA INTERNET’. LO HA DENUNCIATO AMNESTY INTERNATIONAL

 

HANOI. = Sei dissidenti vietnamiti sono stati condannati, negli ultimi due anni, a lunghe pene detentive per aver espresso il proprio dissenso via Internet. Lo rivela Amnesty International che ha indirizzato un appello alle autorità vietnamite affinché siano risolti i casi di queste  persone, accusate di “propaganda contro lo Stato”. Tra i casi che l’organizzazione umanitaria cita, c’è quello di Le Chi Quang, 33.enne laureato in legge e insegnante di informatica, che è stato arrestato in un Internet cafè di Hanoi, nel febbraio 2002, per aver scritto e diffuso sulla rete articoli antigovernativi. Si stima che circa un milione di vietnamiti, su una popolazione di 80 milioni, abbia accesso regolare alla rete, soprattutto attraverso gli Internet cafè. Ma in Vietnam, come già accade da molti anni anche in Cina, le autorità continuano ad attuare severi controlli sul web. (A.L.)

 

 

L’IMPATTO DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO SULLA SALUTE:

  QUESTO IL CONTENUTO DI UNO STUDIO CONDOTTO

DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’ E PRESENTATO OGGI A MILANO

- A cura di Barbara Castelli -

 

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MILANO. =  Il cambiamento climatico, l’inquinamento e la contaminazione da cibo e acqua hanno un’influenza sull’insorgere delle malattie. E’ la denuncia lanciata stamani a Milano dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo quanto si legge in uno studio dell’Oms, infatti, solo nel 2000 il “clima impazzito” ha provocato nel mondo 150 mila morti e malattie causa di 5.5 milioni di anni vissuti con disabilità. “Per questo è fondamentale per tutti i Paesi - ha spiegato Kerstin Leitner, vicedirettore generale Sviluppo Sostenibile e Ambienti Sani, intervenendo alla presentazione del volume dedicato alla ricerca - monitorare e controllare gli effetti sanitari del clima che cambia”. “Dobbiamo comprendere meglio i potenziali rischi sanitari - ha aggiunto - in particolare per le popolazioni più vulnerabili, per poterli gestire al meglio”. Negli anni Novanta, ad esempio, le temperature hanno fatto balzi record, causando numerose vittime. Un pesante impatto sulla salute lo possono causare anche le piogge: precipitazioni anomale favoriscono, infatti, la stagnazione delle acque, con la proliferazione di insetti vettori di numerose infezioni, come malaria e dengue. Le linee guida che completano il libro, infine, forniscono informazioni pratiche a governi, agenzie sanitarie e ambientali e istituzioni meteorologiche su come gestire questi cambiamenti per ridurre al minimo i rischi.

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24 ORE NEL MONDO

11 dicembre 2003

 

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Diplomazia al lavoro per la pace in Medio Oriente, ma purtroppo si registra nelle ultime ore un’escalation di violenza con numerose vittime nella Striscia di Gaza. In un’incursione a Rafah, sono rimasti uccisi 5 palestinesi e 18 sono i feriti alcuni dei quali in modo grave. Circa due ore fa, poi, un’esplosione ha provocato tre morti nel centro di Tel Aviv. Tuttavia, si tratterebbe di un episodio di criminalità non legato al terrorismo di matrice islamica. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Reparti israeliani sono penetrati all’alba a Rafah. I combattimenti sono scoppiati quando i soldati sono penetrati nel quartiere di Al-Salam per catturare un leader locale della Jihad islamica, che si è barricato nella sua abitazione. Nella sanguinosa incursione sono stati impiegati anche elicotteri da combattimento. Sempre nel quartiere di Al-Salam, considerato una roccaforte degli integralisti islamici, i soldati israeliani hanno demolito un’abitazione. Qualche ora dopo, Tel Aviv è stata scossa da una violenta esplosione presso un cambiavalute nel centro cittadino. Secondo la radio militare israeliana, sarebbe stato un boss della criminalità comune israeliana l'obiettivo dell'attentato. Sembra essere esclusa dunque l’ipotesi di un attacco di matrice terroristica. Intanto, sul fronte diplomatico, il premier palestinese Abu Ala ha dichiarato al quotidiano israeliano Maariv che “non c’è alternativa ai negoziati” aggiungendo che se Israele “vuole annettersi terre palestinesi” per mezzo della  “barriera di sicurezza” in costruzione in Cisgiordania “il terrorismo aumenterà”. Le affermazioni di Abu Ala giungono all’indomani della Conferenza dei donatori per la Palestina, tenutasi a Roma, dove il ministro degli Esteri israeliano Silvan Shalom e l’omologo palestinese Nabil Shaath hanno annunciato di voler organizzare “al più presto” un incontro tra Sharon e Abu Ala.

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Il governo cinese ha espresso oggi il suo apprezzamento per le dichiarazioni del presidente americano Bush contro il referendum proposto dal presidente di Taiwan sulla minaccia rappresentata dai missili cinesi puntati contro l'isola. Il referendum è considerato da Pechino una mossa verso la dichiarazione d'indipendenza. 

 

 

Piccoli passi verso la normalizzazione in Costa d’Avorio. A Bouaké nel centro del Paese africano scosso dalla recente guerra civile, ex ribelli, responsabili dell’esercito ivoriano e rappresentanti della missione di pace si sono incontrati ieri per discutere gli aspetti “tecnici” del processo di disarmo. Secondo accordi presi la scorsa settimana, l’operazione di disarmo delle fazioni dovrebbe iniziare il 15 dicembre prossimo.

 

E’ una decisione “poco costruttiva”, che implica il ritorno “alle vecchie discussioni  e divisioni”: così il commissario europeo alle relazioni esterne, Chris Patten, ha commentato oggi la decisione di Washington di escludere dai contratti per la ricostruzione in Iraq le aziende dei Paesi, che si sono opposti alla guerra. Dal canto suo, Bush ha telefonato a Chirac, Putin e Schroeder per discutere delle questioni legate al debito estero iracheno e alla ricostruzione del Paese. Intanto, sul terreno due soldati Usa sono stati uccisi ieri a Mossul e 31 miliziani fedeli a Saddam sono stati arrestati dalle truppe statunitensi, che avrebbero ucciso un leader Feddayin. Ma torniamo alla controversa decisione americana, con il commento di Alberto Negri, inviato speciale del Sole 24 Ore, raccolto da Giancarlo La Vella:

 

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R. – La decisione americana è particolarmente grave. Francia e Germania non sono soltanto nel cuore dell’Unione Europea ma sono anche due alleati che fanno parte della Nato. E’ quindi una decisione, in qualche senso, sbalorditiva, perché viola anche alcuni dei più elementari principi di concorrenza internazionali, stabiliti dal Wto, per l’assegnazione degli appalti. Dunque, una prova di forza che arriva a pochi giorni da un appuntamento, quello del 15 dicembre, quando al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si dovrà decidere su tempi e modi per il passaggio di poteri in Iraq dalle forze di occupazione ad un governo locale.

 

D. – Dietro questa presa di posizione c’è solo il desiderio di far pagare il conto per il non appoggio alla guerra in Iraq o c’è anche qualcos’altro?

 

R. – Direi che c’è una tendenza più generale data dall’11 settembre del 2001: fino a quel momento economia e finanza, in qualche modo, prevalevano sulla politica; oggi la politica ha invece ripreso il suo primato sull’economia e gli affari.

 

D. – Per quanto riguarda invece l’esclusione di Russia e Cina: sull’Iraq, secondo lei, si gioca il futuro dei rapporti tra le grandi potenze?

 

R. – Il rapporto con la Russia si sta giocando non solo in Iraq, dove i russi erano i più presenti. La partita si gioca sulle decisioni che ha preso Putin – ad esempio – riguardo all’arresto di Kodhorkoski, uno dei più grandi oligarchi del petrolio; proprio mentre le società americane ambiscono a mettere le mani, in parte, sulle risorse energetiche russe. Con la Cina il rapporto è invece diverso, perché entrano in gioco una serie di altri fattori che coinvolgono anche gli equilibri nell’Estremo Oriente asiatico.

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Nel secondo processo legato agli attentati dell' 11 settembre 2001, il tribunale di Amburgo ha disposto oggi a sorpresa il rilascio dell'imputato, il marocchino Abdelghani Mzoudi.

 

Paura stanotte a Modena, nel nord Italia, dove un extracomunitario di nazionalità giordana si è suicidato dandosi fuoco nella sua autovettura, che è esplosa provocando danni agli edifici circostanti, tra cui la sinagoga della città emiliana. Al momento, le indagini sembrano escludere l’ipotesi di un attentato.

 

Il presidente uzbeko Islam Karimov ha nominato un nuovo primo ministro: si tratta del 46enne Shavkat Mirziyayev governatore della regione di Samarcanda.

 

Il governo giapponese avvierà il prossimo anno colloqui sul libero commercio con Malesia, Thailandia e Filippine. L’annuncio a Tokyo nell’ambito del summit tra Giappone e Stati dell’Asean, l’associazione delle nazioni del sudest asiatico.

 

 

 

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