RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 344 - Testo della
Trasmissione di mercoledì 10 dicembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Si celebra oggi la Giornata dei diritti umani: con noi
Kolya Canestrini
CHIESA E SOCIETA’:
I vescovi delle Filippine ribadiscono il loro fermo “no” alla
pena di morte
Consegnato oggi ad Oslo il Nobel 2003 per la pace all’avvocatessa
iraniana Shirin Ebadi
Ammessi
i testi a difesa nel processo per la Radio Vaticana sulla questione
dell’elettrosmog
In Afghanistan sei bambini uccisi durante un raid
aereo americano
Nato in
Iraq un tribunale penale per i crimini perpetrati durante il regime di Saddam
Hussein: intervista con Maria Rita Saulle
10
dicembre 2003
DIO NON E’ INDIFFERENTE DI FRONTE
ALLE VICENDE UMANE
MA SI SCHIERA CON I GIUSTI E LE
VITTIME: COSI’ IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE.
IL SALUTO ALL’AERONAUTICA MILITARE
ITALIANA
NELLA FESTA DELLA MADONNA DI LORETO
- Intervista con l’arcivescovo Angelo
Comastri -
“Dio
non è indifferente di fronte alle vicende della storia ma interviene contro
quanti compiono il male e si schiera dalla parte dei giusti e delle vittime. E’
quanto ha detto stamane Giovanni Paolo II durante l’udienza generale nell’Aula
Paolo VI in Vaticano alla presenza di 6 mila pellegrini giunti da tutti i
continenti. Il servizio di Sergio Centofanti.
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Il Papa
, proseguendo le sue catechesi sulla liturgia dei vespri, commenta un cantico
di esultanza dell’Apocalisse per il crollo dell’antica Babilonia imperiale,
simbolo della persecuzione scatenata nei confronti della Chiesa. Segno che Dio
interviene nella storia:
“Il
Signore non è indifferente come un imperatore impassibile e isolato nei
confronti delle vicende umane anzi, il suo sguardo è sorgente di azione perchè
egli interviene e demolisce gli imperi prepotenti e oppressivi, abbatte gli
orgogliosi che lo sfidano, giudica quanti perpetrano il male”.
La
nostra preghiera – continua il Papa – deve allora soprattutto invocare e lodare
l’azione divina, la giustizia efficace del Signore, la sua gloria ottenuta col
trionfo sul male:
“Dio
si rende presente nella storia, schierandosi dalla parte dei giusti e delle vittime”.
Alla
fine della catechesi Giovanni Paolo II salutando i pellegrini presenti e
riferendosi a questo tempo di Avvento che ci prepara al Natale ha affidato
tutti a Maria, Vergine della Speranza, perché ognuno possa prepararsi ad accogliere Cristo che viene a realizzare il
suo Regno di giustizia e di pace”. Quindi verso le 12,30 circa il Papa si è
affacciato dalla finestra del suo studio privato per benedire i militari
dell’Aeronautica Militare Italiana giunti a San Pietro per l’odierna Festa
della Madonna di Loreto, patrona dell’Arma:
“La
festa della vostra celeste Patrona, mi offre l’opportunità di invitarvi a
volgere sempre lo sguardo alla Madonna di Loreto. Sia lei il modello a cui fare
costante riferimento, e la guida sicura della vostra esistenza. Invocatela con
fiducia in ogni situazione: sarà per voi sostegno, conforto e speranza”.
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Dunque
Loreto oggi è in festa per la sua Patrona, la Vergine Lauretana. Si commemora
la traslazione della Santa Casa di Nazareth in questa cittadina delle Marche. E
questa mattina, alle 11.00, l’arcivescovo prelato mons. Angelo Comastri ha
presieduto una solenne concelebrazione nel Santuario. Contemporaneamente nella
Basilica di San Pietro l’Ordinario militare d’Italia mons. Angelo Bagnasco ha
presieduto una Santa Messa a cui ha partecipato una folta rappresentanza dell’Aeronautica
Militare Italiana, alla presenza del ministro della Difesa Antonio Martino. Ma
sul significato della festa della Madonna di Loreto ascoltiamo mons. Comastri
al microfono di Giovanni Peduto.
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R. – La festa della Madonna di Loreto è la festa della
venuta della Santa Casa qui a Loreto, nel cuore dell’Italia. E’ chiaro che il
messaggio di questa festa è legato alla casa e diventa per ciascuno di noi
l’impegno di costruire una casa sul modello della Santa Casa. Io dico sempre ai
pellegrini che vengono a Loreto in questa giornata: “Ricordatevi che il modo
degno di celebrare questa festa è dire ‘io voglio, io mi impegno, affinché la
mia casa rassomigli alla Santa Casa di Nazareth’”. Questo è il senso della
festa: dare una casa a Dio tra le case degli uomini, una casa sul modello di
quella di Maria, di Giuseppe e di Gesù.
D. – Eccellenza, in breve, la storia della Casa di
Nazareth…
R. – Noi sappiamo che le case nazarethane erano formate da
due ambienti. Un ambiente era scavato nella roccia calcarea, tipica di
Nazareth, e il secondo ambiente era una povera stanza fatta di tre pareti,
evidentemente, perché la quarta parete era appoggiata alla roccia. La
tradizione – una tradizione devota ma molto seria – ci dice che quelle pietre
sono state trasportate da Nazareth qui a Loreto. La devozione popolare ha
sempre immaginato il volo degli Angeli. Noi possiamo conservare sempre questo
riferimento devoto, perché il volo degli Angeli ci ricorda un disegno della
Provvidenza. E un disegno della Provvidenza c’è stato. Indagini e
approfondimenti storici oggi sono arrivati alla conclusione che quelle pietre
siano arrivate qui a Loreto attraverso un lungo viaggio per mare, con una sosta
nella parte opposta della riva adriatica, sull’Illiria, e poi nel 1294 – la
tradizione vuole la notte tra il 9 e il 10 dicembre – siano approdate qui a
Loreto. E qui a Loreto quelle pietre sono state usate per ricostruire,
ricomporre, la seconda stanza della Casa di Nazareth.
D. – La Vergine di Loreto è la patrona dell’aeronautica.
Quale messaggio per l’Aeronautica acquista questa festa?
R. – L’Aeronautica è legata alla Santa Casa di Loreto, non
solo a motivo della tradizione, l’antica tradizione del volo degli Angeli, ma
in modo particolare per il volo dell’Angelo Gabriele. Nella Santa Casa di
Nazareth è andato l’Angelo Gabriele, inviato da Dio, per portare il lieto
annuncio, il più grande annuncio: “Concepirai un figlio, lo darai alla luce, lo
chiamerai Gesù”. L’Aeronautica, raccogliendo lo stile del volo dell’Angelo,
deve impegnarsi a fare di ogni missione un annuncio di pace, in modo che nel
mondo si diffonda sempre di più questa buona parola: che Dio ha messo casa tra
gli uomini e quindi la vita può cambiare radicalmente, può diventare veramente
una bella avventura.
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DIRITTI
E DOVERI DEGLI IMMIGRATI, TRA TUTELA DELLA LORO DIGNITA’
DA
PARTE DEI GOVERNI, AL RILANCIO DELLA SPECIFICA EVANGELIZZAZIONE
CHE LI
RIGUARDA.
RESO
NOTO IL DOCUMENTO FINALE DELL’ULTIMO CONGRESSO PER LA PASTORALE
DEI
MIGRANTI E DEI RIFUGIATI, SVOLTOSI A ROMA A FINE NOVEMBRE
- A
cura di Alessandro De Carolis -
“Ripartire da Cristo” per considerare le migrazioni non un
mero fenomeno misurabile in cifre percentuali, ma un universo di drammi e di
attese, dove le “statistiche sono esseri umani”, ciascuno dei quali possiede
dei diritti e dei doveri, ma soprattutto “ha una ragione per emigrare, con
speranze, aspirazioni e paure”. Sono una serie di raccomandazioni e di appelli,
contenuti nel documento finale, a sintetizzare in modo articolato i lavori del
quinto Congresso mondiale per la pastorale dei migranti e i rifugiati, svoltosi
a Roma dal 17 al 22 novembre scorsi. Per cinque giorni, esperti di ogni parte
del mondo – vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici - hanno messo a
confronto le rispettive esperienze maturate a contatto con le diverse tipologie
di emigranti: da coloro che cambiano Paese per motivi di lavoro a chi è
costretto a fuggire da conflitti o miseria.
“La Chiesa non può rimanere indifferente di fronte all’attuale
situazione dei migranti e dei rifugiati”, afferma il documento finale, che
denuncia come, nonostante “l’ampia impalcatura” eretta a tutela dei diritti dei
migranti, regolari o meno che siano, in realtà “tali diritti spesso non siano
rispettati” nelle nazioni ospitanti. Contro le manifestazioni di razzismo,
xenofobia, contro le forme di varia emarginazione che affliggono gli immigrati,
il Congresso si è appellato agli Stati e alle organizzazioni internazionali
perché “rispettino e proteggano” la dignità e i diritti umani di chi emigra e
perché “ammettano che le politiche repressive e restrittive” non sono “idonee a
controllare i flussi migratori”. Alla Chiesa, il Congresso chiede di portare
avanti il dialogo ecumenico e interreligioso “in un contesto di nuova
evangelizzazione”, considerando parte integrante di essa la specifica missione
per i migranti, i quali sono chiamati “ad apprezzare il Paese d’accoglienza”, a
rispettarne le leggi e “l’identità culturale”.
NOMINA
Il Santo Padre ha nominato vescovo coadiutore
dell'Eparchia di São João Batista em Curitiba degli Ucraini (Brasile) padre
Valdomiro Koubetch, dell’Ordine Basiliano di San Giosafat (O.S.B.M.),
attualmente professore nello Studio Teologico dei padri claretiani a Curitiba
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il tema della catechesi
dell’udienza generale del mercoledì.
Nelle vaticane, nel discorso ai pellegrini polacchi
giunti da Zakopane e dalla Regione di Podhale, Giovanni Paolo II ha sottolineato
che la speranza e la gioia del Natale devono vincere ogni timore. I fedeli
hanno portato dei doni, tra i quali alberi di Natale per la Casa Pontificia.
Il saluto del Papa
all’Aeronautica militare italiana, in occasione della festa della Madonna di Loreto,
Patrona dell’Arma.
Una pagina dedicata alle celebrazioni promosse
nelle diocesi italiane in occasione della solennità dell’Immacolata Concezione.
Nelle estere, l’intervento
della Santa Sede - a Ginevra - sul tema della protezione delle vittime dei conflitti
armati mediante il rispetto del diritto internazionale umanitario.
Non si placano le violenze in Iraq: a Mossul un
attentato suicida provoca 59 feriti.
Nella pagina culturale, un
contributo di Ferdinando Montuschi dal titolo “Il fervore dell’educatrice, la
fede della testimone”: cento anni dalla nascita di Maria Badaloni.
Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della
finanziaria.
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10
dicembre 2003
L’APPELLO
DEL PRESIDENTE CIAMPI E DEL CAPO DELL’EUROPARLAMENTO, PAT COX,
PER UN ESITO POSITIVO DEL PROSSIMO VERTICE EUROPEO
A BRUXELLES,
CRUCIALE PER LA NUOVA COSTITUZIONE DELL’UNIONE.
INTERVISTA CON
MONS. ALDO GIORDANO SEGRETARIO DEI VESCOVI EUROPEI
“L’Unione Europea affronta forse il passaggio più cruciale della sua storia”. Con queste parole il
presidente della Repubblica italiana Ciampi interviene a proposito
dell’imminente Consiglio Europeo, previsto venerdì e sabato prossimo a Bruxelles,
per sottolineare che “non può fallire”. Lo fa nell’intervento pubblicato dal
quotidiano tedesco “Frankfurter Allgemeine”, chiarendo che le “conseguenze
sarebbero dirompenti per molti anni a venire”. Da parte sua, il presidente di
turno del Consiglio Europeo, Franco Frattini, ha consegnato ieri la bozza
finale di Costituzione ribadendo che “l’Italia vuole trovare una soluzione utile” che “non può essere la decisione di non decidere”. Il servizio di Fausta Speranza:
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Forte il richiamo del presidente
dell'Europarlamento, Pat Cox: “l’Unione Europea è condannata a condurre a buon
fine i negoziati”. Tra le dichiarazioni dell’ultim’ora, il cancelliere tedesco,
Schoeder, fa sapere che “la Costituzione deve essere il più identica possibile
al testo della Convenzione”. A Parigi
raccoglie la conferma di una posizione sulla stessa lunghezza d’onda. La
Finlandia esprime ancora alcune
obiezioni sul sistema di voto a doppia
maggioranza ma non aderisce alla posizione dura di Spagna e Polonia. Quest’ultima
chiede alla presidenza di turno una formula di compromesso.
Tutti concordano con Pat Cox sul
fatto che “sarebbe un pessimo inizio” per un’Unione Europea allargata a 25
membri”, il rinvio di “questioni lasciate aperte già da precedenti vertici”. Ma
il punto su cui trovare il cruciale
accordo è un altro: quale sistema di voto affidare all’Unione allargata.
La proposta della Convenzione prevede una maggioranza del 50% più uno degli
Stati che raccolga il 60% della popolazione. Spagna e Polonia, però, difendono
il sistema di voto ponderato uscito dal vertice di Nizza del 2000, che assegna
alla Germania 29 voti e a loro 27 ciascuno, anche se la somma delle popolazioni
dei due Paesi non raggiunge il totale della popolazione della Germania. Nei
giorni scorsi, sono state ventilate
diverse ipotesi che dovevano avere il sapore del
compromesso, tra cui l’innalzamento al 66% della popolazione o la sospensione
della decisione proprio sul voto, visto che ci sarà comunque una fase di transizione,
o addirittura l’ipotesi di una condivisione tra pochi di un testo di
Costituzione con la possibilità di un altro livello di adesione per i Paesi –
diciamo – dissidenti. Ma ormai sembra chiaro: quanto prospettato finora aveva
solo il sapore del rinvio o, peggio, del pasticcio considerando la prospettiva
di istituzionalizzare un’Europa a due velocità, proprio dopo aver voluto un
testo di Costituzione in grado di sostenere un’Europa a una sola voce.
Ma veniamo ai possibili margini
di manovra per venire incontro ai Paesi piccoli. Frattini ha annunciato la
“nuova proposta” che prevede un commissario per Paese membro con diritto di
voto per un periodo transitorio, fino al 2014.
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Nell’ultima bozza della futura
Costituzione europea trasmessa ieri dalla presidenza italiana ai partner Ue non
c’è un riferimento alle radici cristiane. Lo ha indicato il ministro degli
esteri Franco Frattini spiegando che sulla questione “saranno direttamente i
primi ministri a decidere”.
Dell’importanza del varo di una Carta costituzionale per l’Unione, Fausta
Speranza ha parlato con il segretario del Consiglio delle Conferenze episcopali
europee, mons. Aldo Giordano.
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R. – E’ la chance di chiudere il capitolo di un’Europa
divisa da un muro, erede della seconda guerra mondiale. E’ la possibilità di
un’Europa di pace, di più solidarietà. La Costituzione dovrebbe essere in grado
di ispirare un’Europa dei cittadini, un’Europa dei popoli, un’Europa delle
culture. E quindi di essere capace di fare dell’Europa veramente una casa per
le grandissime diversità che ci sono all’interno, a livello culturale, di
lingue, di popoli …
D. – Che cosa significherebbe un fallimento di questo
Vertice a Bruxelles, decisivo per la Costituzione?
R. – Certamente, sarebbe una crisi psicologica, se non
altro. In questi mesi si è fatta fatica già a rendere coscienti gli abitanti
dell’Europa dell’idea di Europa. Però, in qualche maniera, c’è un processo in
corso.
D. – Finora, il punto di accordo è stato quello della
difesa. Che cosa può significare un’Europa unita nel progetto e negli intenti,
e forse anche in azioni militari?
R. – E’ uno dei punti più delicati e uno di quelli più
carenti anche – credo – per l’Europa. Il fatto che ci si muova sulla linea di
un’intesa credo sia positivo. L’Europa, in fondo, è stata troppo assente dalle
grandi questioni planetarie. L’ha dimostrato davanti alla crisi in Iraq, dalla
quale l’Europa è uscita ferita, divisa. E lo dimostra anche davanti alla crisi
più vicina, in Medio Oriente, in Terra Santa, dove – appunto – la posizione
dell’Europa non è stata in grado di influenzare molto. Ma anche nelle crisi
europee è stato così: la situazione dei Balcani non ha visto un’Europa in grado
di influire.
D. –Mons. Giordano, si è parlato molto del riferimento
alle radici cristiane. Nell’ultima bozza presentata ieri, non ci sono
riferimenti di questo tipo. Che cosa pensano i vescovi a questo proposito?
R. – Sulla scia del Santo Padre, naturalmente, ci sarebbe
stata una grande attesa per questo riferimento. Dobbiamo riconoscere, però, che i vescovi vedono con molto interesse la
presenza dell’attuale articolo 51, perché è quello che, da una parte, garantisce
lo stato giuridico che esiste a livello nazionale per le Chiese e comunità
religiose e, dall’altra, afferma che le istituzioni europee vogliono – con le
Chiese e le comunità – un dialogo trasparente e regolare. Questa è una novità
importante dal punto di vista giuridico per le Chiese. Inoltre, il fatto che
nel Trattato costituzionale ci sia la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione
Europea vuol dire che ci sono degli
elementi di garanzia per la libertà e per la libertà di religione.
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OGGI LA GIORNATA DEI DIRITTI UMANI
-
Intervista con Kolya Canestrini -
“La difesa dei diritti umani è
responsabilità di tutti”. Sono le parole del segretario generale dell’Onu per
l’odierna Giornata dei diritti umani stabilita dalle Nazioni Unite nella data,
il 10 dicembre 1948, dell’approvazione della Dichiarazione Universale dei
diritti umani. Nell’occasione verranno oggi assegnati al Palazzo di Vetro vari
riconoscimenti, tra i quali quello, alla memoria, a Sergio Vieira de Mello,
rappresentante dell’Onu in Iraq, ucciso il 19 agosto scorso a Baghdad
nell’attentato contro la sede delle Nazioni Unite. Una ricorrenza, dunque, estremamente
attuale, come conferma Kolya Canestrini, docente di diritti umani
all’Università di Ferrara, intervistato da Giancarlo La Vella:
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R. – Dal 10 dicembre 1948, molte cose sono cambiate in
meglio; ciò che non è cambiato è – purtroppo – il fatto che ogni giorno in ogni
parte del mondo si assiste a violazioni di diritti fondamentali dell’uomo. In
questi ultimi dieci anni abbiamo assistito ad un progressivo deteriorarsi della
cultura dei diritti umani, arrivando al punto di fare le guerre per imporre i
diritti umani. Addirittura si è arrivati a postulare una guerra ‘preventiva’,
calpestando con ciò definitivamente tutto quello di cui si era parlato negli
ultimi 50 anni in un’ottica propositiva e positiva di diritti umani.
D. – E poi c’è la pena di morte …
R. – Certo, contro la pena di morte non ci si indignerà
mai abbastanza. Credo che ognuno di noi, nel suo piccolo può fare qualcosa
contro la violazione dei diritti. Se ognuno di noi, tutti i giorni – per
strada, nell’autobus, nei tribunali, nelle carceri, anche sul posto di lavoro,
eccetera – insistesse per far rispettare questi diritti fondamentali, credo che
alla fine la Giornata dei diritti umani potrebbe avere più senso e non essere
solo quel momento retorico in cui tutti ci troviamo d’accordo ad indignarci
perché in qualche Paese del sudest asiatico ancora vengono praticate pratiche
inumane.
D. – Nel suo messaggio per la Giornata, Kofi Annan afferma
che la difesa dei diritti umani è responsabilità di tutti. Che cosa vuol dire
questo ‘tutti’, considerata la diversa sensibilità giuridica che esiste tra i
vari Paesi, tra le varie culture?
R. – Appunto: ‘tutti’ significa ognuno di noi. Possiamo
partire dal riconoscere nella Dichiarazione universale dei Diritti umani,
approvata con un consenso larghissimo e che dunque è davvero una espressione di
principi universalmente riconosciuti, per trovare – momento per momento – punti
di unione e non di disunione.
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ITALIA:CONFERMATO
IL NO ALLA FECONDAZIONE ETEROLOGA.
ENTRO
OGGI AL SENATO L’ESAME DI ARTICOLI ED EMENDAMENTI:
DOMANI
MATTINA L'APPROVAZIONE DEFINITIVA DELLA LEGGE
- Intervista con Carlo Casini -
Il Senato ha confermato il no
alla fecondazione eterologa e il divieto di ricorrere alle tecniche di
laboratorio per le coppie non sterili ma portatrici di malattie
geneticamente trasmissibili. Sono i primi risultati prodotti dalla
discussione in corso a Palazzo Madama che entro oggi dovrà concludere l'esame
dei 18 articoli del disegno di legge sulla fecondazione artificiale. Ieri la
conferenza dei capigruppo ha stabilito che il voto finale sul provvedimento ci
sia domani mattina. Massimiliano Menichetti ha
chiesto a Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, qual è l’attuale situazione normativa in
materia...
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R. – Attualmente accade che si
può fecondare quanti ovociti si vuole, produrre una grande quantità di
embrioni, buttarne via quanti si vuole, congelarne quanti se ne vuole, fare la
fecondazione artificiale in favore di una donna sola, in favore di una coppia
omosessuale, sottoporre embrioni a sperimentazione, affittare uteri. E’ un far
west non solo di fatto, ma anche legale. L’ordinamento giuridico stabilisce
il principio che ciò che non è vietato è permesso.
D. – Oggi il Senato ha respinto
gli emendamenti che tendevano ad inserire la fecondazione eterologa…
R. – Certamente è una vittoria.
Non è ancora una vittoria definitiva, perché dobbiamo vedere come vanno i voti
sugli articoli che riguardano la tutela dell’embrione, che sono secondo me più
delicati. Però, non c’è dubbio - è stato detto - che ogni figlio pur generato
in provetta - il che, ripeto, è ancora una volta qualcosa moralmente non
accettabile – almeno abbia dei genitori certi: un padre ed una madre, sicuri,
riconoscibili, veri in tutti i sensi. Quindi, questo principio è riuscito a
passare e mi sembra una buona cosa.
D. – Domani il voto definitivo
alla legge. Che cosa si auspica?
R. – Che la legge resti così com’è e non sia modificata,
perché se si modifica, tornando alla Camera, su punti di sostanza, rischiamo
davvero l’insabbiamento, come già avvenuto nella passata legislatura. Io credo
che gli articoli finali della legge, cioè il 12, il 13 e il 14, sono i più
importanti di tutti, perché sono quelli ispirati al principio che l’embrione
fin dal concepimento è un soggetto - e questo lo dice già l’articolo 1 – ma poi
questo principio va desinato, evitando qualsiasi soppressione premeditata,
concertata tra più persone, come avverrebbe tutte le volte che non viene
destinato alla nascita un embrione pur concepito in provetta. Se questo avverrà
credo che davvero la vittoria sarà importante.
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LA NONA CONFERENZA MONDIALE SUI
CAMBIAMENTI CLIMATICI,
IN CORSO A MILANO, SI AVVIA ALLA
CONCLUSIONE
- Intervista con don Dario Balocco
-
Si avvia alla conclusione la nona Conferenza Mondiale sui
Cambiamenti Climatici in corso a
Milano. Vani finora i tentavi di convincere Paesi come la Russia, l’Australia e
gli Stati Uniti a firmare il protocollo di Kyoto per la diminuzione dei gas
serra. Intanto i delegati della
conferenza hanno incontrato i rappresentanti di varie religioni che si
sono dati appuntamenti a Milano per un convegno parallelo su iniziativa del
Consiglio mondiale delle Chiese sul tema: “Il clima cambia, cambia stile di
vita”. Ce ne parla Fabio Brenna.
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I delegati hanno parlato di stili di vita sostenibili, di tutela dell’ambiente e di
trasporti. Una celebrazione ecumenica della parola ha concluso questa esperienza
che rilancia il tema della tutela del creato come luogo di incontro interreligioso.
Don Dario Balocco del Consiglio delle Chiese cristiane di Milano:
“Sempre di più i cristiani si rendono conto, prima di
tutto, del forte messaggio presente nella Bibbia e nelle tradizioni cristiane
di attenzione alla creazione come realtà voluta dal Signore. Noi cristiani
crediamo che la creazione è in Cristo, come dice il prologo di San Giovanni:
“Per mezzo di Lui tutte le cose sono state fatte”. E poi, in questo momento
drammatico di crisi ambientale, i cristiani si rendono conto di avere una
responsabilità particolare sia per la radice teologica appena detta, sia
perché non dimentichiamoci che in
questo momento, come tutti più o meno ormai sanno, l’80 per cento delle risorse
naturali sono sfruttate dal 20 per cento della popolazione, dal cosiddetto
mondo ricco, mondo sviluppato, che quasi nella sua totalità, tranne l’area
giapponese, è di radice cristiana. Ora, questo non vuol dire che i cristiani
sono direttamente responsabili di questa situazione, ma questa cosa comunque fa
riflettere”.
Per quanto riguarda i lavori della Conferenza si è parlato
dalle energie alternative a quelle di origine fossile. La speranza del futuro
si chiama ovviamente idrogeno. Secondo Jeremy Rifkin, presidente della
Fondazione sui trend economici, quella dell’idrogeno sarà la terza grande
rivoluzione industriale dell’era moderna. Dopo aver sottolineato come l’attuale
dipendenza dal petrolio porti al riscaldamento del pianeta, all’aumento del
divario con il terzo mondo e
all’acutizzarsi
degli interventi militari, considerando il 2037 come momento di crisi nello
sfruttamento dei giacimenti, ha concluso che non c’è alternativa all’idrogeno,
a patto che sia ricavato dalle energie rinnovabili, come il fotovoltaico,
l’eolico, le biomasse. Procedimenti costosi – ha concluso Rifkin – ma senza alternativa.
Da Milano, per Radio Vaticana, Fabio Brenna.
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10
dicembre 2003
I VESCOVI DELLE FILIPPINE RIBADISCONO IL LORO
FERMO “NO” ALLA PENA DI MORTE,
CONTRO
LA VOLONTA’ DELLA PRESIDENTE ARROYO DI SOSPENDERE LA MORATORIA
IN
VIGORE DAL GIUBILEO DEL 2000
- A
cura di Lisa Zengarini -
MANILA.
= Un “no” espresso “con ancora maggiore fermezza” nei confronti della pena di
morte. A pronunciarlo, i vescovi delle Filippine in seguito all’annuncio, la
settimana scorsa, della presidente Gloria Macapagal Arroyo di voler sospendere
la moratoria sulle esecuzioni capitali entrata in vigore nel 2000. Il
presidente della Conferenza episcopale filippina, mons. Fernando Cavalla, ha
dichiarato in una nota che i vescovi non hanno cambiato la loro posizione in
merito. Nel comunicato, l’arcivescovo di Davao, precisa che l’episcopato locale
rispetta “il diritto e la prerogativa del capo di Stato di proteggere l’ordine
pubblico, come anche il suo diritto di cambiare idea”. Le esecuzioni capitali
erano state sospese nelle Filippine durante il Giubileo dall’allora presidente
Joseph Estrada, che aveva accolto una richiesta in tal senso dei vescovi e di
parte della società civile. La sospensione era stata poi prorogata dalla
Arroyo, succeduta al deposto Estrada nel gennaio 2001, che si era impegnata a
mantenerla fino alla fine del suo mandato nel 2004. A spingerla a cambiare idea
sono state le crescenti le pressioni dell’opinione pubblica e, in particolare,
dell’influente comunità cinese nelle Filippine, la principale vittima dei
rapimenti a scopo di estorsione nel Paese. La speranza dichiarata da parte del
presidente delle Filippine è che la ripresa delle esecuzioni possa avere un
effetto deterrente contro i sequestri di persona e altre gravi forme di criminalità
oggi in crescita nelle Filippine.
LO
SVILUPPO INARRESTABILE DELLE COMUNICAZIONI,
UN BENE
DA PORRE A DISPOSIZIONE DELL’INTERA UMANITA’.
IL
PRINCIPIO ALLA BASE DEL VERTICE MONDIALE DELLA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE,
INIZIATO OGGI A GINEVRA, ALLA PRESENZA DI 2 MILA DELEGATI.
- A
cura di Mario Martelli -
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GINEVRA.= Un vertice mondiale, indetto questa settimana a
Ginevra, per fronteggiare gli sviluppi sensazionali, ma talvolta drammatici e
discriminatori, registrato dalle tecnologie dell’informazione e dalle
comunicazioni, che hanno rivoluzionato sistemi di lavoro e di vita di intere
popolazioni. Un summit con la partecipazione di oltre duemila personalità di
governi e di grandi aziende e che ha preso il nome di Vertice mondiale della
società dell’informazione, per discutere sulle conseguenti trasformazioni
dell’economia mondiale e sull’avvio di una nuova e
dinamica società dell’informazione, di cui non tutti i
Paesi fruiscono. Si vuol giungere ad una dichiarazione di principio e ad un
piano di azione per consentire la messa a disposizione della tecnologia
dell’informazione e della comunicazione a beneficio di tutta l’umanità. Come ha
sottolineato il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, si tratta
di un vertice unico nel suo genere. La dichiarazione di principi ed il piano di
azione, già approvati dalle delegazioni durante i lavori di preparazione del
vertice, dovranno essere approvati dai numerosi capi di Stato, di governo e
ministri convenuti a Ginevra. I negoziati, nei giorni scorsi, hanno già
consentito di raggiungere accordi sulle questioni più controverse, quelle concernenti
la regolamentazione di Internet, il ruolo dei media e dei diritti umani. Si
prevede, infine, il varo di un apposito comitato sotto l’egida dell’Onu perché
sia costituito un fondo speciale da dedicare a questi obiettivi entro la fine
dell’anno prossimo.
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CONSEGNATO
OGGI AD OSLO IL NOBEL 2003 PER LA PACE,
ALL’AVVOCATESSA
IRANIANA SHIRIN EBADI
- A
cura di Vincenzo Lanza -
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OSLO. = Alla presenza di centinaia di personalità di tutto
il mondo, il Premio Nobel per la pace 2003 è stato consegnato nel municipio di
Oslo alla 56.enne iraniana Shirin Ebadi, avvocato, primo giudice-donna in Iran
nel 1975, scrittrice, attivista, che ha mostrato sempre estremo coraggio nel
suo impegno all’interno del proprio Paese in difesa dei diritti umani
fondamentali ed in particolare delle donne e dei bambini. Shirin Ebadi è stata
contestata ed applaudita, martedì, da opposti gruppi musulmani riunitisi nella
capitale norvegese, dove la Ebadi ha tenuto una conferenza stampa alla presenza
di 300 giornalisti stranieri e norvegesi, riuniti all’Istituto Nobel di Oslo.
La Premio Nobel iraniana per la pace 2003 ha spiegato di non essersi coperta il
capo con il tradizionale scialle “Ijab” come prescrive la tradizione islamica,
“perché voglio – ha aggiunto Shirin Ebadi – che le donne iraniane autonomamente
scelgano se usarlo o meno”. Shirin Ebadi dedica il Premio Nobel per la pace
alle donne iraniane, che non devono più tollerare le discriminazioni di cui
sono vittime nel nome dell’Islam e che costituiscono un’interpretazione
patriarcale e culturale dell’islam mentre a suo avviso l’islam considera con
pari dignità uomini e donne. L’islam – per la Ebadi – non è in contrasto con i
diritti umani e la democrazia e considera che il Premio Nobel per la pace dato
oggi ad una donna musulmana sta a significare proprio che l’islam non è
terrore, ma che proprio le prevaricazioni perpetrate nel nome dell’islam costituiscono
una violazione ed un’offesa proprio nei confronti dell’islam.
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CON LA
PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO FINALE CONCLUSA
A ROMA
LA 32.MA SESSIONE DELLA CONFERENZA DELLA FAO
- A
cura di Dorotea Gambardella -
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ROMA. = Un finanziamento di 749 milioni di dollari per il
biennio 2004-2005, ossia circa 100 milioni in più rispetto a quello precedente.
È uno dei risultati della 32esima conferenza governativa della Fao, che ha
soddisfatto in particolare il presidente di turno, il Ministro dell’Agricoltura
e Foreste della Nuova Zelanda Jim Sutton, il quale ha rilevato come grazie a
questo budget, l’organizzazione sarà in grado di “aumentare l’efficienza del
proprio operato”. Non solo, anche la decisione che i contributi siano divisi
sia in dollari, sia in euro conferirà, secondo Sutton, “un maggiore spazio di
manovra”. Numerose le questioni dibattute nel corso di questi dodici giorni di
lavori, in cui i delegati hanno esaminato l’appello della FAO a combattere la
pesca illegale e a dare sostegno ai Piccoli Stati Insulari in via di sviluppo;
l’impatto dell’AIDS sull’agricoltura (il virus da HIV ha ucciso infatti 8
milioni di contadini negli ultimi 15 anni); il Trattato Internazionale sulle
Risorse Fitogenetiche, che si prevede entrerà in vigore all’inizio del 2004; e
l’impiego della scienza e della tecnologia per migliorare la gestione delle
risorse idriche in Africa e nel Medio Oriente
In particolare si è parlato del ruolo dell’acqua e delle infrastrutture
per la sicurezza alimentare sostenibile, degli sviluppi dei negoziati
internazionali sul commercio in materia agricola, della sicurezza alimentare
dal punto di vista della salute e dell’accesso al cibo. Dall’ex premier della
Malesia, Mahathir bin Mohamad, è giunta
infine, la proposta di una tassa mondiale per le multinazionali al fine di
finanziare lo sviluppo delle infrastrutture nei Paesi poveri. “Invece che di
commercio libero – ha sottolineato bin Mohamad - , dobbiamo insistere sul commercio
equo e sul fatto che quanti ne traggono beneficio devono pagare un contributo,
in modo che anche i poveri possano giovarsene”.
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ROMA. = Ieri, presso il Tribunale di Roma, ha avuto luogo
una nuova udienza del processo a carico della Radio Vaticana per molestie
conseguenti il presunto inquinamento elettromagnetico a danno della popolazione
circostante il Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria. Il giudice Luisa
Martone ha ammesso che sia le parti civili sia la difesa possano addurre prove
documentali, testimonianze e consulenze e ha stabilito le date delle successive
udienze. E’ quindi previsto che il 10 febbraio vengano ascoltati i testi
presentati dal Pubblico Ministero e il 19 febbraio quelli delle parti civili,
mentre i testi della difesa verranno ascoltati il 5 aprile. In date successive
e ancora da stabilire avrà luogo poi il dibattimento. Concluse le fasi iniziali
di carattere procedurale si entra così nei prossimi mesi nel merito della
questione. La direzione della Radio Vaticana si augura e confida che la
continuazione del processo, con discussione approfondita dei dati e della documentazione
scientifica contribuisca effettivamente al chiarimento definitivo della annosa
questione e alla piena serenità della popolazione della zona e del proprio
lavoro.
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10
dicembre 2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Otto civili, tra i quali sei
bambini, sono rimasti uccisi durante un’operazione condotta dai soldati
americani nell’Est dell’Afghanistan. Lo ha affermato, oggi, un portavoce
militare statunitense precisando che questo drammatico episodio è avvenuto
venerdì scorso. E’ la seconda volta, in una settimana, che azioni condotte nel
Paese asiatico contro presunti esponenti dei Taleban e di Al Qaeda, provocano
vittime tra i civili ed in particolare tra i bambini.
In Iraq, dove stamani è stato
ucciso un soldato americano a Mossul, lo scenario è dominato soprattutto dai
programmi di ricostruzione. Gli oltre 60 Stati, che hanno partecipato o
sostenuto lo sforzo bellico nel Paese arabo, possono infatti aspirare ad
aggiudicarsi i contratti – del valore complessivo di 19 miliardi di dollari -
per la ricostruzione irachena. Da questa lista, messa a punto dal Dipartimento
di Stato americano, sono invece esclusi Francia Germania, Russia e Cina, Paesi
che si sono sempre opposti alla guerra in Iraq. Il consiglio di governo
transitorio iracheno ha intanto approvato, la scorsa notte, la creazione di un
tribunale penale per giudicare i crimini contro l’umanità commessi durante il regime
di Saddam Hussein. Ma quale significato attribuire alla creazione di questa
istituzione? Andrea Sarubbi lo ha chiesto alla professoressa Maria Rita Saulle, docente di Diritto
internazionale all’Università La Sapienza di Roma:
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R. – Ciò che desta in me meraviglia è il fatto che già
esiste un Tribunale penale internazionale in fase, appunto, di inizio di
attività; tuttavia, ben so che gli Stati Uniti, per esempio non hanno intenzione
di sottoporre nessuno a questo Tribunale internazionale, e che l’Iraq in questo
momento non può definirsi in senso tecnico uno Stato, anche se ha un governo
provvisorio. Mi preoccupa, inoltre, la creazione di un Tribunale internazionale
perché, in queste fasi di passaggio dal post-guerra civile, spesso vengono
gestite le situazioni in modo da effettuare una giustizia sommaria.
D. – Secondo lei, un Paese che è ancora senza istituzioni
democratiche, è in grado di giudicare il passato regime per i crimini commessi
contro l’umanità?
R. – Un principio di diritto internazionale e di diritto
interno dice: ‘nullum crimen sine lege’, ovvero non c’è crimine se non c’è la
legge. E qui ritorniamo alla questione che ha caratterizzato il processo di
Norimberga contro i nazisti. Non abbiamo una legge precedente – almeno, non mi
risulta – in Iraq, a meno che non si applichi qualche codice penale o la Sharia
o qualche norma del genere, che esistesse già precedentemente alla guerra. Se
invece si giudica, sulla base di norme che sono state emanate attualmente,
abbiamo una serie di Atti internazionali che consentono l’applicazione di
queste norme.
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In Medio Oriente non si arresta
la drammatica catena di violenze. Un palestinese di 15 anni è stato ucciso
ieri, a Ramallah, da soldati israeliani che hanno sparato proiettili di gomma
contro un gruppo di giovani che lanciavano sassi. Sul fronte politico, si
devono registrare possibili
misure unilaterali di Israele, annunciate dal premier Ariel Sharon, per lo
sgombero di alcuni insediamenti ebraici nei Territori palestinesi. Con
l’obiettivo di migliorare la difficile situazione economica palestinese, si è
intanto aperta oggi, a Roma, la Conferenza dei Paesi donatori. Previsto un
impegno finanziario di oltre 1 miliardo di dollari.
Sgomento e dolore in Russia
dopo il tragico attentato che, ieri, ha sconvolto Mosca. Il presidente Putin ha
parlato di un “tentativo di destabilizzare l’ordine costituzionale” e alla sua
condanna del terrorismo si sono aggiunte anche quelle di Onu, Stati Uniti e
Consiglio d’Europa. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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All’indomani dell’attentato
suicida che ha provocato, in pieno centro a Mosca, la morte di sei persone ed
il ferimento di altre tredici, i principali interrogativi riguardano le
possibili piste per gli inquirenti e le conseguenze di questo grave episodio di
violenza. L’attentato, compiuto da due donne kamikaze a poca distanza dalla
Duma - la Camera bassa del Parlamento russo - e avvenuto a 48 ore dalle elezioni legislative di domenica scorsa
che hanno visto una netta affermazione del partito ‘Russia Unita’ (Er) del presidente
Vladimir Putin, è probabilmente legato alla complessa questione cecena. Secondo
l’esperto militare russo, Pavel Felgenhauer, “Mosca sarà, prossimamente, al
centro di una ondata di attacchi e saranno adottate misure sempre più rigide
per scongiurare nuove azioni terroristiche”. In questo delicato contesto si
deve purtroppo registrare l’attacco compiuto oggi, alle porte di Grozny, da
miliziani ceceni che hanno attaccato un veicolo di una commissione elettorale
uccidendo un agente di polizia. E sempre in Cecenia, nel villaggio di Prigorodnoye,
sono morti stamani due ragazzi quattordicenni mentre interravano mine su una
strada per conto della guerriglia cecena.
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Via libera dell’Iran alla firma del Protocollo addizionale
al Trattato di non proliferazione nucleare. Lo ha comunicato il governo di
Teheran, autorizzando il proprio rappresentante all’Aiea a siglare l’intesa.
Che significato ha in questo momento la decisione delle autorità iraniane di
aderire al documento sul controllo dei propri programmi nucleari? Giada
Aquilino lo ha chiesto ad Alberto Zanconato, corrispondente Ansa da Teheran:
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R. – E’ semplicemente una formalizzazione degli impegni
già presi dall’Iran nell’ambito di trattative con l’Aiea - l’Agenzia
internazionale per l’energia atomica - che sono state concluse e portate avanti
soprattutto da Francia, Gran Bretagna e Germania. Il Protocollo aggiuntivo
prevede che l’Iran accetti anche ispezioni a sorpresa a impianti non dichiarati
ufficialmente.
D. – Riguardo i maggiori controlli sui programmi ad
energia atomica di Teheran, ci sono timori in Iran o si può dire che sia quasi
una mossa strategica?
R. – E’ presto per dirlo. L’Iran ha dato informazioni
sugli ultimi 18 anni di attività nucleare, soprattutto sull’arricchimento
dell’uranio e anche su piccole quantità di plutonio, che normalmente è usato
per la costruzione di ordigni nucleari. Per il momento possiamo dire che sono
accordi che portano ad una tregua tra la comunità internazionale e l’Iran sulla
questione nucleare.
D. – Questa decisione sul Protocollo addizionale arriva
quando l’Iraq ha deciso di espellere dei Mujaheddin del popolo – provvedimento
peraltro respinto dallo stesso gruppo di opposizione armata al regime iraniano
- e anche in concomitanza con il Nobel alla Ebadi: questo che momento è per
l’Iran?
R. – Questa mossa del governo iracheno - che in sostanza è
una mossa americana - di espellere i Mujaheddin dall’Iraq sembra un passo
avanti verso una possibile distensione. Per quanto riguarda il Premio Nobel a
Shirin Ebadi, sicuramente è un evento che suscita entusiasmo e grandi attese,
per possibili cambiamenti politici e aperture anche nel campo dei diritti umani
in Iran.
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Taiwan e deficit commerciale americano nei confronti della
Cina in primo piano, ieri, alla Casa Bianca. Il presidente americano, George
Bush, ha infatti incontrato il premier cinese, Wen Jiaobao, dopo anni di
tiepide relazioni tra Washington e Pechino. Il servizio di Elena Molinari:
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Il deficit commerciale americano nei confronti della Cina
è un problema, dice il premier di Pechino, ma le mire indipendentiste di Taiwan
lo sono ancora di più. Sulla difesa dell’unità territoriale, la Cina non è
infatti disposta a fare passi indietro, nemmeno di fronte al rischio di un
conflitto. Jiaobao lo ha ribadito ieri nei colloqui con George Bush che, per altro,
non ha avuto bisogno di essere convinto della necessità di mantenere lo status
quo. “Ci opponiamo - ha detto - a qualsiasi mossa unilaterale che modifichi
l’equilibrio fra Cina e Taiwan”. “Il referendum sull’indipendenza va abbandonato”,
avevano chiarito i diplomatici americani. Ed è la prima volta che la Casa
Bianca esce così allo scoperto. Il premier Wen ha apprezzato. Bush ha
sottolineato che “la maturità alla quale è giunta la nostra relazione ci
permette di parlare delle nostre divergenze su Taiwan, il Tibet, i diritti umani
o la libertà religiosa”. In primo piano anche la questione Nord coreana, che la
Casa Bianca spera di risolvere con un nuovo round di colloqui ospitati proprio
dalla Cina.
Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana.
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