RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 341- Testo della Trasmissione di domenica7 dicembre 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il grido profetico di Giovanni il Battista indica ai cristiani di oggi la strada per la pace. All’Angelus, il Papa parla dell’’Avvento, della solennità dell’ Immacolata e invita gli universitari romani a riflettere sul futuro dell’Europa nella Messa dell11 dicembre, in San Pietro.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Oltre 100 milioni di russi al voto. Favorito il partito di Putin sui comunisti, ma grava sulle elezioni l’ombra della crisi ceceno. Con noi, il prof. Vittorio Strada

 

Piano d’azione in favore dei disabili in Europa, al termine dell’Anno loro dedicato. Ne parliamo con don Vinicio Albanesi

 

 La figura di Maria nei ritratti di celebri artisti, raccolti nel libro “Il volto della Madre”. Intervista con uno degli autori, don Giuseppe Sala

 

 In onda stasera, su Raiuno, la prima parte de “La meglio gioventù”, film su 40 anni di storia italiana, attraverso le vicende di una famiglia romana.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il Forum internazionale delle ong chiede al governo della Repubblica democratica del Congo maggior rispetto dei diritti umani nel Paese

 

La lotta della comunità indigena kichwa, in Ecuador, contro lo sfruttamento petrolifero del suo territorio voluto dal governo

 

Con il Moise et Pharaon, inaugurata a Milano la stagione alla Scala. Messaggio del cardinale Tettamanzi alla città

 

A Rimini, proseguono i lavori della Conferenza del Rinnovamento nello Spirito

 

Chiuso a Manila il processo di beatificazione diocesano per suor Francesca del Espiritu Santo.

 

24 ORE NEL MONDO:  

      Ex ufficiale iracheno afferma che Saddam Hussein è vivo e rivela l’esistenza di armi di distruzione di massa

 

 Colloquio Berlusconi-Schroeder a Berlino sul futuro della Costituzione Ue

 

Morti nove bambini afghani, dopo raid aereo Usa

Allerta antiterrorismo in Arabia Saudita.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 dicembre 2003

 

 

LA VERITA’ PROFETICA DEL GRIDO DEL BATTISTA

RISUONA OGGI ANCHE PER L’UMANITA’ IN CERCA DI SERENITA’ E DI PACE.

COSI’ IL PAPA ALL’ANGELUS, DURANTE IL QUALE HA INVITATO I GIOVANI UNIVERSITARI A RIFLETTERE SUL FUTURO DELL’EUROPA

 ALLA MESSA DELL’11 DICEMBRE

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Non è cambiata, per l’umanità del ventunesimo secolo, la strada che già duemila anni fa Giovanni il Battista indicava per giungere alla serenità e alla pace. Una strada che evoca la giustizia del grido levato dal Precursore nel deserto e ricordato dalla liturgia di oggi, seconda domenica di Avvento: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”.

 

 Un “grido profetico che continua a ripercuotersi nei secoli”, ha affermato questa mattina all’Angelus, Giovanni Paolo II. Sotto il cielo scuro e le spruzzate di pioggia di una Roma improvvisamente più invernale, il Papa ha salutato le migliaia di fedeli raccoltesi in Piazza San Pietro con una riflessione sull’attualità del grido del Battista:

 

“Lo avvertiamo anche in questa nostra epoca, mentre l’umanità prosegue il suo cammino nella storia. Agli uomini del terzo millennio, alla ricerca di serenità e di pace, egli  addita la strada che occorre percorrere”.

 

La strada è quella della preparazione interiore necessaria, ha detto il Pontefice, per accogliere la nascita di Gesù, nella memoria del primo Avvento, ma anche per “rinnovare la nostra fede nel suo avvento glorioso alla fine dei tempi”. E come “modello e guida” di questo itinerario prenatalizio, Giovanni Paolo ha indicato ai fedeli la figura della Madonna, la “terra buona” in cui Dio “ha posto il seme della nuova umanità”.

 

“Ci aiuti la Vergine Immacolata, che ci disponiamo a celebrare domani, a preparare bene  “la via del Signore” in noi stessi e nel mondo”.

 

Prima di congedarsi, augurando a tutti una “felice festa dell’Immacolata”, il Papa ha salutato i numerosi pellegrini polacchi presenti nella piazza ed ha rivolto un invito particolare ai giovani universitari per la Messa dell’11 dicembre, alle 17 in San Pietro, dedicata a tutti gli studenti, italiani e stranieri, degli Atenei romani. Un momento, ha concluso, “per riflettere insieme sul contributo da recare all’edificazione del futuro dell’Europa”.

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OGGI IN PRIMO PIANO

7 dicembre 2003

 

 

 

ELEZIONI DELLA DUMA OGGI IN RUSSIA:

FAVORITO IL PARTITO DI PUTIN,

MA SUL VOTO PESA LA QUESTIONE CECENA

- Con noi, il prof. Vittorio Strada -

 

Russia alle urne. Sono oltre 109 milioni gli aventi diritto al voto chiamati ad eleggere i 450 deputati della Duma di Stato, la Camera bassa dell'Assemblea federale. Si tratta della quarta consultazione multipartitica a suffragio universale dall’epoca post-sovietica. Le odierne elezioni legislative precedono di tre mesi le presidenziali. I sondaggi prevedono una vittoria delle forze vicine al presidente Vladimir Putin, ma sulla consultazione pesa il rischio dell’astensionismo. Da Mosca, ci riferisce Giuseppe D’Amato:

 

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Il presidente Putin ha votato questa mattina molto presto insieme alla moglie Lyudmila, senza ovviamente dichiarare a chi abbia dato la propria preferenza. “Andate a votare” è il messaggio che da giorni il Cremlino ripete insistentemente. Su tutti i canali nazionali passano di continuo strisce in cui si ricorda ai russi il proprio dovere elettorale. Si teme una forte percentuale di astensionismo. Sono 23 i blocchi e partiti in lista per i 225 seggi assegnati con il sistema proporzionale. Gli altri 225 sono definiti con quello maggioritario. Per entrare alla Duma, la Camera bassa del Parlamento russo, le varie liste devono superare la barriera del 5 per cento. Secondo gli ultimi sondaggi il partito del Cremlino, Unità, e i comunisti sono ampiamente in testa. Segue il voto contro tutti, una possibilità accordata dalla legislazione russa agli elettori, ben più consistente dei partiti riformisti-liberali di Iabloko, Fs e dei Nazionalisti di Zhirinovski. Partecipa alla consultazione anche una lunga serie di formazioni populistiche-nazionalistiche, con pochissime possibilità di ottenere dei seggi. Sono 109 milioni gli aventi diritto. Nell’estremo oriente russo, nove fusi ad est di Mosca, i seggi si stanno già chiudendo. Alle ore 21, ora della capitale, il Comitato elettorale renderà noti i primi risultati delle consultazioni nelle regioni orientali. Seguiranno gli exit-poll, che però potrebbero non essere precisi.

 

Da Mosca, per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Mentre, dunque, rimane sull’esito delle elezioni l’incognita dei comunisti, Russia Unita, il partito del presidente Vladimir Putin, viene accreditato dei pieni favori del pronostico. Lo conferma il prof. Vittorio Strada, docente di Lingua e Letteratura russa all’Università di Venezia, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – Questa è l’aspettativa ed è confermata dai sondaggi, che sono a dir la verità molto partigiani, perché cercano di influenzare l’opinione pubblica e l’elettorato. Ma è molto probabile, quasi certo, che l’affermazione sarà per il partito di Putin, perché ha alle sue spalle un potente apparato propagandistico, di tutto il governo e dello Stato russo.

 

D. – Russia Unita punta addirittura ai due terzi della Duma: perché?

 

R. – Ha delle buone probabilità. Certamente la concorrenza è tra il Partito Comunista e Russia Unita, che sono i due schieramenti più forti. L’incertezza è: quale sarà la superiorità di Russia Unita rispetto ai comunisti e se non avverrà addirittura un sorpasso da parte dei comunisti, rispetto a Russia Unita.

 

D. – Ma c’è l’eventualità che i comunisti rimangano la prima forza politica del Paese?

 

R. – Certamente c’è. Ed anche se numericamente parlando non restassero il primo partito e arrivassero secondi, sarebbero certamente un serbatoio per tutti i voti di protesta e di scontento rispetto all’attuale politica del governo russo.

 

D. – C’è il rischio che i moderati di centro-destra non superino la barriera del 5 per cento, adesso?

 

R. – Sì, è un rischio riconosciuto da tutti. Non è un grande problema, ma è un’altra incognita. Se ciò avvenisse sarebbe un grave scacco per la democrazia russa, già così debole e zoppicante.

 

D. – Quale ruolo hanno in questo voto i cosiddetti ‘oligarchi’, contro i quali Putin ha lanciato una vera e propria battaglia?

 

R. – Gli oligarchi sono già stati ricondotti all’ordine, un po’ intimoriti certamente dall’arresto di Mikhail Khodorkovski, che è stato però un insuccesso di opinione pubblica per Putin e per il suo governo, in quanto l’antipatia verso gli oligarchi non è poi così forte in Russia.

 

D. – In campagna elettorale l’argomento Cecenia è stato ben circoscritto, quasi non se ne è parlato. Ci sono stati nuovi attentati nel Caucaso: sono un segnale per la nuova Duma?

 

R. – Ci si poteva aspettare proprio alla vigilia delle elezioni qualche attentato, come puntualmente è avvenuto. E la Cecenia resta sempre la piaga, forse più grave, per l’attuale situazione politica russa, più ancora della realtà economica vissuta quotidianamente dalla maggior parte della popolazione: la gente in Russia vive in condizioni piuttosto misere e ciò conta indubbiamente.

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L’INTEGRAZIONE SOCIALE DEI DISABILI,

NON SOLO ABBATTIMENTO DELLE BARRIERE FISICHE, MA ANCHE DEI PREGIUDIZI.

- Intervista con don Vinicio Albanesi -

 

Il 2003 dovrà essere ricordato in Europa come l’anno di svolta in tema di disabilità. L’impegno è stato formalizzato a Roma dagli oltre 500 delegati provenienti dagli Stati membri dell’Unione e da quelli candidati a diventarlo a conclusione dell’Anno europeo dedicato ai disabili. Il Piano d’Azione 2004-2005 mette l’accento proprio sulle politiche di inserimento nel mondo lavorativo, dello sviluppo di nuove tecnologie per favorire l’autonomia e dell’abbattimento delle barriere fisiche. Per un commento sull’iniziativa europea appena conclusa, Stefano Leszczynski ha chiesto un commento a don Vinicio Albanesi, responsabile della comunità di accoglienza di Capodarco:

 

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R. - Prima di tutto è stato importante che l’Unione Europea abbia posto l’attenzione verso questo gruppo abbastanza ampio. Si parla di 38 milioni di persone in Europa che hanno problemi vari di disabilità fisica, mentale o psichiatrica. Per quanto riguarda invece le zone d’ombra, era possibile attivare un’attenzione di politica sociale, che in questo momento è abbastanza scarsa.

 

D. – Il ministro italiano del Welfare, Roberto Maroni, ha detto che in Italia si è diffusa la cultura che la persona disabile va inserita e valorizzata. Secondo lei è così?

 

R. – Sì, è così, anche se alcuni sintomi recenti dicono il contrario. Per esempio, l’inserimento lavorativo, che non è più nominale, le difficoltà nell’inserimento scolastico, la mancanza di risorse nei servizi sociali: tutti aspetti che lasciano grossi dubbi.

 

D. – La filosofia di Capodarco nei confronti della disabilità è un po’ particolare. Ci può spiegare esattamente qual è l’approccio?

 

R. – Da una parte la persona, al di là dei condizionamenti fisici o mentali, viene sempre considerata come tale e quindi la relazione che va attivata è come tutte. Perché anche una persona disabile ha i suoi sogni, le sue caratteristiche, il suo carattere, le sue affettività, la sua storia. Bisogna però farlo insieme, cioè in comunità, perché nel gruppo è più facile vincere l’isolamento, trovare maggiori risorse. Da una parte, dunque, la caratteristica della normalità, dall’altra il farlo insieme.

 

D. – La normalità dovrebbe anche essere quella di un mondo in cui le barriere architettoniche non si presentano come dei veri e propri bastoni tra le ruote dei disabili…

 

R. – Non solo, ma ci sono anche i pregiudizi. Se si riesce a capire che, eliminando le barriere, sia fisiche – quindi le barriere architettoniche – ma anche culturali, relazionali, si può vivere tranquillamente insieme in modo che tutti abbiano un loro futuro di vita. Questo significa integrazione.

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IL PROFILO, LA STORIA, LA SPIRITUALITA’ DELLA VERGINE

IN 17 CELEBERRIMI RITRATTI MARIANI, RACCOLTI NEL LIBRO “I VOLTI DELLA MADRE”

- Servizio di Maria Di Maggio -

 

La Vergine Immacolata aiuti i credenti a “preparare la via del Signore” in se stessi e nel mondo. Così Giovanni Paolo II ha introdotto questa mattina, all’Angelus, la solennità di domani, 8 dicembre. Un modo per soffermarsi sul mistero dell’Immacolata e su quello dell’Avvento è offerto dal volume intitolato “I Volti della Madre”, che ripercorre la storia di Maria di Nazaret attraverso diciassette capolavori dell’arte di tutti i tempi. Curato a due mani da don Giuseppe Sala e da Michele Dolz per la Ancora Editrice, il libro fornisce al lettore non soltanto un excursus nelle forme più alte dell’iconografia mariana, ma anche uno spunto di preghiera e di meditazione, accostando ad ogni opera il passo evangelico corrispondente ed alcuni brani della letteratura o della poesia ispirati alla Madonna. Il servizio di Maria Di Maggio.

 

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(musica)

 

Una galleria di volti di Maria di Nazareth, così come l’hanno vista e interpretata alcuni tra i più grandi maestri dell’arte di tutti i tempi. “L’Annunciazione” affidata a El Greco e “La Visitazione” ad Andrea Della Robbia. Ma anche Giotto, Michelangelo, Rembrandt, Caravaggio e Bruegel il Vecchio. Concludono la narrazione “L’Assunta” di Tiziano e la “Madonna in Trono col Bambino, con Angeli e Santi” di Lorenzo Lotto. Ma qual è la chiave di lettura del libro “I volti della Madre”? Abbiamo girato la domanda a don Giuseppe Sala, curatore del volume:

 

R. – Si tratta di 17 momenti della vita di Maria, a partire dall’Annunciazione fino all’Assunzione, in cui in modo sintetico si recupera l’intero mistero di Maria, secondo le sfaccettature peculiari della festa che ha dato origine al quadro e alla scena. Questi misteri sono visti non tanto sotto l’aspetto dell’erudizione, che è il presupposto, ma come una celebrazione da vivere attraverso i colori, la linea, le forme. E’ un modo anche di mettersi in gioco di fronte al mistero, cioè un invito ad entrare nel mistero.

 

D. - Da sempre Maria è fonte di ispirazione per gli artisti. Come può definire l’approccio degli autori presenti nel libro nei confronti della Madonna?

 

R. – Sia l’artista nordico, sia l’artista italiano, sia l’artista del ‘400, sia quello del ‘600, tutti sono riusciti a cogliere nel volto di Maria proprio l’aspetto della “Madre”, cioè la disponibilità della Madonna di dire sì al mistero. E lo si vede in tutte le opere contenute nel libro. E quindi di Maria viene da dire spontaneamente: è la Madre di Dio e la Madre di ogni uomo.

 

D. – Tra le opere raccolte nel libro ce n’è una in particolare che renda, nello stesso tempo, la devozione degli artisti nei confronti di Maria e la figura di lei come Madre?

 

R.                  - Direi istintivamente Michelangelo, con la sua “Pietà”. Il senso di maternità espresso da quella scultura è grande. Maria ha in braccio un Cristo morto e quindi è ritratta nella sua prova suprema. Lei sente che è il Messia, perché è morto per amore. E questo amore sta scaldando il mondo e innanzitutto sta scaldando lei stessa. Lei per prima sta sperimentando “l’ottavo giorno”. Sta iniziando l’umanità nuova. Quello che porta in grembo non è la morte, ma è un uomo morto per amore. Quindi, Maria stavolta porta in grembo la vita vera, quella che finalmente anche lei ha capito, quella a cui faceva riferimento l’Angelo quando le disse: “Sarai la Madre di Gesù il Salvatore”.

 

D. – Padre, il messaggio di questo volume?

 

R. – Il messaggio è che anche noi come Maria siamo chiamati a rispondere al Vangelo. Non con una risposta che occupi una parte della giornata, una parte della vita, ma una risposta generosa e totale: l’essere disponibile alla grazia, il vivere la vita fino in fondo, con estrema disponibilità verso Colui che la vita te la sta regalando.

 

(musica)

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“LA MEGLIO GIOVENTU'”, UN FILM CHE RACCONTA GLI ULTIMI 40 ANNI DI VITA ITALIANA, ATTRAVERSO QUELLE GENERAZIONI CHE IN MODO ANONIMO SI SONO SPESE PER QUALCOSA CHE SPESSO NON E’ ARRIVATO ALLE CRONACHE

- Intervista con Marco Tullio Giordana -

 

E’ in programma per questa sera, su Raiuno, la messa in onda della prima delle quattro parti del film “La meglio gioventù” di Marco Tullio Giordana. La pellicola – nata per la tv, ma osannata prima al cinema da mezzo milione di spettatori e oltre due milioni di euro di incasso – racconta, attraverso gli occhi dei protagonisti, 40 anni di storia italiana, con momenti di volta in volta, drammatici, solari,  commoventi. Il film, che ha vinto un premio nella sezione “Un certain regard” al Festival di Cannes ed è stato venduto in 35 Paesi, è incentrato su una famiglia della piccola borghesia di Roma i cui membri – come dice il regista - “hanno inciampato nella Storia”. Antonella Palermo ha intervistato il regista, che si sofferma sul valore del film, facendo anche un po’ di autocritica: 

 

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R. – Ci sono delle cose che mancano nel film. Mi sarebbe piaciuto mettere la figura di un religioso, di un sacerdote. Oggi i problemi dei conflitti religiosi sono purtroppo all’ordine del giorno. Mi sarebbe piaciuto poterlo allargare a tanti altri settori della nostra vita civile, spirituale...

 

D. – E come avrebbe realizzato l’aspetto spirituale nel film?

 

R. – Avrei raccontato come, per esempio, verso la fine del secolo scorso ci sia stata un’eclisse dei valori religiosi, o meglio, un’apparente inattualità, perché sembrava che il pensiero laico avesse coperto tutto lo scibile. E racconterei come questo non sia stato vero, tant’è che poi è risorta, questa domanda di spiritualità, ha continuato ad esistere. Anzi, proprio quell’eclisse ha fatto sì che talvolta le risposte fossero date in modo integralista, anziché nel modo sereno, colloquiale, che sarebbe stato proprio di quel dialogo continuo, come indicato nel Concilio Vaticano II...

 

D. – “La meglio gioventù” è un film che racconta la storia di una famiglia. Lei, tra l’altro, mi sembra è molto legato a questo filone tematico, o comunque alla riscoperta della natura sociale e civile della nostra storia...

 

R. – E’ un valore importante per qualsiasi società, perché la famiglia è proprio il luogo in cui si costruisce la cellula di ogni società e in cui si formano i valori morali: cosa è giusto, cosa è sbagliato. Raccontare come sia cambiata la famiglia, cosa abbia guadagnato, cosa abbia perso in questi anni è un modo di raccontare, secondo me, i cambiamenti della nostra epoca.

 

D. – Pensa che il cinema ne abbia bisogno?

 

R. – Io credo che il cinema non abbia mai mancato a questo appuntamento. Ne abbiamo bisogno noi, più che il cinema, di vederci rappresentati. Nel senso che è molto importante che riusciamo a trasmettere la memoria di quello che abbiamo visto.

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CHIESA E SOCIETA’

7 dicembre 2003

 

 

 “PIU’ GIUSTIZIA PER LE VITTIME”. QUESTA LA RICHIESTA AL GOVERNO

 DELLE ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE, CHE SI BATTONO PER LA DIFESA

DEI DIRITTI UMANI NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

 

BUKAVU. = “Che gli autori di violenze sulle donne siano identificati e perseguiti dalla giustizia” e che il Consiglio di sicurezza dell’Onu “applichi tutte le risoluzioni in relazione al rapporto di risorse naturali” dell’ex Zaire. Sono due delle raccomandazioni formulate in conclusione del Forum internazionale delle ong per la difesa dei diritti umani in Congo, svoltosi a Bukavu, nell’est del Paese. Al ministro del governo di transizione, con specifiche competenze al riguardo, Marie Madeleine Kalala, sono state chieste leggi organiche per il funzionamento delle nuove istituzioni, nate all’indomani dell’accordo di pace di aprile 2003 ed entrate in funzione solo da qualche mese. Nelle esortazioni rivolte all’esecutivo, le organizzazioni chiedono anche il dispiegamento rapido sul territorio “di un esercito unitario, depoliticizzato e veramente repubblicano”. Nelle nuove forze armate sono confluiti i principali gruppi ribelli, che per cinque anni hanno dato vita al conflitto che ha provocato più morti dopo la fine della seconda guerra mondiale: 3 milioni e 300 mila, secondo l’organizzazione Human Rights Watch. (D.G.)

 

 

LA COMUNITA’ ECUADORIANA KICHWA, RESIDENTE NEL SARAYACU,

 IN LOTTA CONTRO LA DECISIONE DEL PRESIDENTE GUTIERREZ

DI MILITARIZZARE LE TERRE DEGLI INDIGENI PER APPROPRIARSI DEL PETROLIO

 

PUYO. = Una quarantina di uomini armati hanno aggredito ieri circa 120 membri della comunità Kichwa del Sarayacu, mentre erano in marcia per raggiungere la città di Puyo, nella provincia di Pastaza, in Ecuador. Nella località si è svolta una manifestazione per protestare contro la decisione del governo di Lucio Gutiérrez di inviare l'esercito nelle terre degli indigeni per permettere alla Cgc - “Compañia General de Combustibles” - di penetrare nel territorio per sfruttarne le riserve di greggio, inducendo la popolazione locale ad abbandonare ogni resistenza. Bambini, donne e uomini – una quindicina i feriti – sarebbero stati colpiti con bastoni, pietre e machete. La denuncia, giunta dagli scampati all’agguato, è stata confermata alla Misna da Antonio Toala Gualinga, ex funzionario della Confederazione delle nazionalità indigene dell’Amazzonia ecuadoregna e appartenente alla comunità Kishwa del Sarayacu. Si tratta, ha spiegato, di un gruppo “composto da circa 300 persone che vivono senza energia elettrica nella foresta amazzonica, spostandosi solo a piedi o con le canoe”. “Gli aggressori – ha sostenuto Toala Gualinga - fanno parte di un’altra comunità indigena, i Canelos, che hanno ceduto alle promesse delle compagnie petrolifere, permettendo alle multinazionali di pompare il greggio”. Gualinga ha messo l’accento sulla divisione interna alle tribù della provincia, conseguenza dell’opera di convincimento delle compagnie straniere che cercano, ha affermato, “di fare presa sulla popolazione locale, sfruttando l’avidità di alcuni membri delle stesse comunità”. (D.G.)

 

 

“LA CITTA’ DA SOGNO E’ QUELLA ACCOGLIENTE DOVE SI INCONTRANO GIUSTIZIA E SOLIDARIETA’”. COSI’ L’ARCIVESCOVO DELLA DIOCESI DI MILANO, IL CARDINALE DIONIGI TETTAMANZI, NEL SUO MESSAGGIO ALLA CITTA’ PER LA FESTA DI SANT’AMBROGIO. IL MOISE ET PHARAON  DI ROSSINI

INAUGURA LA STAGIONE DELLA SCALA

- A cura di Fabio Brenna -

 

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MILANO. = Un’opera imponente, dominata dal coro che quasi sovrasta i due protagonisti, Ildar Abdrazakov e Barbara Frittoli. Il Moise et Pharaon di Gioacchino Rossini ha come sfondo il Teatro degli Arcimboldi decorato con duemila foglie di palma intrecciate, che introducono l’ambiente egizio. Un’opera davvero faraonica, sia per soggetto sia durata (quattro atti in cinque ore). Il maestro Riccardo Muti che dirige l’opera, ha puntato sulla monumentale edizione in francese realizzata da Rossini per Parigi. Il regista Luca Ronconi propone la rilettura del brano biblico, quasi attualizzandolo nel contesto di crisi dei rapporti fra popoli e religioni, mentre il balletto con in testa Luciana Savignano recupera la dimensione egizia. Il maestro Riccardo Muti, rileggendo il percorso fatto per mettere in scena quest’opera, approda ad una visione di un mondo dove la religione non generi più violenza ma “stringa insieme” come detta l’etimologia, e non divida i popoli. Questa è anche l’ultima “prima” della Scala agli Arcimboldi: il prossimo anno inaugurerà la ristrutturata sede storica del Piermarini con “L’Europa riconosciuta” di Salieri, lo stesso simbolico titolo che tenne a battesimo la vecchia Scala nel 1778. Di un progetto condiviso che ridoni a tutti i cittadini ambrosiani il senso e il gusto di “essere di Milano” ha parlato l’arcivescovo del capoluogo lombardo, il cardinale Dionigi Tettamanzi, nel tradizionale “Discorso alla città” che viene rivolto alla vigilia del santo patrono di Milano e della Diocesi: Sant’Ambrogio. La città da sogno, secondo Tettamanzi, è quella accogliente e aperta dove si incontrano “giustizia e solidarietà”. Il porporato ha poi tradotto questi principi nella necessità di servizi per la famiglia – genitori e bambini – per gli anziani, i giovani e gli adolescenti. In questo contesto, la Chiesa dona alla città una “lieta notizia” e non un giudizio disperato e disperante sulla pochezza del mondo e sulla perdita di senso e di valori.

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"SIATE PROFETI, PERCHE’ C’E’ BISOGNO DI PROFETI PER INDICARE DIO AL MONDO”.

 E’ L’ESORTAZIONE DELL’ARCIVESCOVO ANGELO BAGNASCO AI 4 MILA RESPONSABILI

DEI GRUPPI ECCLESIALI RIUNITI A RIMINI PER LA XXVII CONFERENZA ANIMATORI

- A cura di Luciano Castro -

 

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RIMINI. = E' un appuntamento importante quello che il Rinnovamento nello Spirito sta celebrando in questi giorni a Rimini. La 27esima Conferenza Animatori si pone infatti a conclusione di un intenso triennio pastorale ed è in preparazione al rinnovo di tutti gli organi di servizio a partire dal mese di gennaio. Ieri, la giornata è stata dedicata alla spiritualità carismatica e all'impegno del Rinnovamento nella difesa e nella promozione della fede. In serata, la concelebrazione eucaristica è stata presieduta dall'Ordinario Militare per l'Italia, l'arcivescovo Angelo Bagnasco. "Siate profeti - ha detto nell'omelia - perché c'è bisogno di profeti per indicare Dio al mondo. Siate martiri, martiri della comunione tra di voi e nella Chiesa". Stamattina, è intervenuto il coordinatore nazionale del Rinnovamento, Salvatore Martinez, che ha presentato una relazione sul cammino pastorale del movimento negli ultimi tre anni. Martinez ha ricordato la triplice dimensione del Rinnovamento - corrente di grazia, associazione di fedeli e movimento ecclesiale - ed ha invitato tutto il movimento ad evangelizzare nel potere dei carismi: “Questa è la novità del Rinnovamento - ha affermato - uno strumento comunitario, ecclesiale, che cambia i cuori delle persone, delle strutture ecclesiali e sociali, e li mette a disposizione di Dio. Stasera, la concelebrazione eucaristica sarà presieduta da mons. Paolo Rabitti, vescovo di San Marino e presidente della Commissione della Conferenza episcopale italiana per il Laicato, mentre per la giornata conclusiva di domani è atteso l'intervento del segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Betori.

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CONCLUSO A MANILA IL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE DIOCESANO

PER MADRE FRANCESCA DEL ESPIRITU SANTO, FONDATRICE DELLA CONGREGAZIONE DELLE SUORE DOMENICANE DI SANTA CATERINA DA SIENA

 

MANILA. = Il processo per la causa di beatificazione di Madre Francesca del Espiritu Santo si è concluso ieri con la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Leonardo Legaspi e svoltasi presso la cappella del Siena College, a Quezon City. Nata nel 1647 a Manila, Francesca rimase vedova dopo pochi anni di matrimonio e decise di testimoniare Cristo, dedicandosi ai malati e ai bisognosi. Nel 1696, insieme ad altre tre donne, fondò un’istituzione per l’educazione delle giovani filippine, in un periodo in cui, in Asia, l’istruzione femminile era rarissima. A tutt’oggi, la congregazione di Madre Francesca conta più di 270 suore che lavorano in 30 scuole e in diversi ospedali, nell’arcipelago e in missione. La raccolta di materiale sulla sua vita è cominciata nel 1965 e uno dei primi ad occuparsene è stato proprio mons. Legaspi, quando era ancora un sacerdote appena ordinato. La domenicana suor Jesusa Enginco ha diretto la compilazione e la traduzione di tutti i documenti originali, raccolti dagli archivi nelle Filippine, in Spagna e a Roma, dove domani consegnerà tutta la documentazione. Secondo la religiosa, Madre Francesca è una figura molto importante per il Paese asiatico, segnato da una crisi economica e politica. “E’ un esempio di coraggio e di perseveranza per i filippini di oggi – ha detto - una testimonianza di amore verso la preghiera, l’eucaristia e la Madonna”. (D.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

7 dicembre 2003

 

 

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

Potevano essere utilizzate in meno di 45 minuti le armi di distruzioni di massa dispiegate da Saddam Hussein in Iraq, poco prima dell’inizio della guerra. La notizia è stata diffusa dal tenente colonnello iracheno al Dabbagh al Sunday Telegraph, uscito allo scoperto e definitosi la fonte della controversa informazione secondo cui il governo britannico aveva affermato che l'Iraq era in grado di mettere in campo armi di distruzione di massa. Ce ne parla Salvatore Sabatino:

 

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Le armi di distruzione di massa, secondo al Dabbagh, sarebbero ancora nel Paese mediorientale, in possesso della resistenza fedele all’ex dittatore. L’ufficiale, già responsabile di un’unità della contraerea nella zona del deserto occidentale iracheno, ha detto al settimanale britannico di avere fornito vari rapporti sui piani di guerra di Saddam Hussein a partire dai primi mesi del 2002, pur non precisando se le testate di tali armi contenessero agenti chimici o batteriologici. Intanto, giungono notizie su Saddam Hussein, che si troverebbe in una zona ad ovest di Baghdad, da dove dirigerebbe  le operazioni della guerriglia contro gli americani. A sostenerlo un capo tribù fedele al deposto presidente.

 

L’uomo, presentatosi con il nome di Abu Mohammad, ha detto di essere in contatto con un responsabile del partito Baas – la formazione politica facente capo a Saddam. Secondo l’informatore, inoltre, durante il Ramadan, il deposto dittatore ha presieduto a Ramadi, 100 km a ovest di Baghdad, una riunione “con decine di quadri del partito Baas”. Anche un'altra fonte ha confermato questa riunione segreta, mentre un membro dissidente del partito di Saddam ha precisato che tale incontro ha avuto luogo l'8 novembre, lo stesso giorno in cui il generale John Abizaid, capo del Comando generale americano, ha raggruppato nella stessa città i capi tribù iracheni per trovare una strategia in grado di porre fine agli attacchi contro la coalizione. Intanto, sul campo continua a scorrere il sangue: una bomba è esplosa al passaggio di un convoglio militare americano nella città settentrionale di Mossul. Un soldato statunitense ha perso la vita ed altri due sono rimasti feriti. A sud est di Baghdad, invece, un ragazzino iracheno di 12 anni è stato ucciso da un ordigno esplosivo nascosto tra i  rifiuti.

 

Salvatore Sabatino per la Radio Vaticana.

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Stato d’allerta in Arabia Saudita per possibili nuovi attentati. Una nota di avvertimento dell'ambasciata statunitense a Riad afferma che la rappresentanza diplomatica “continua ad essere preoccupata per l’attuale situazione della sicurezza in Arabia saudita” e che “con efficacia immediata gli spostamenti del personale dell'ambasciata e famigliari fuori dal quartiere diplomatico di Riad è limitato solo a questioni di primaria importanza”. Limitazioni simili sono state decise per il personale statunitensi ai consolati di Dahran e Gedda.

 

Tensione alta anche in Afghanistan. E' di dieci morti, tra cui nove  bambini, il bilancio dell'attacco aereo sferrato ieri da aerei  americani a sud della città di Ghazni, nella parte meridionale del Paese. La notizia è stata confermata da fonti militari americane, che hanno inoltre  precisato che  l'operazione aveva come obbiettivo un “terrorista” responsabile di avere assassinato due operai che stavano  lavorando sul bordo di una strada. Sulla vicenda è  stata aperta una inchiesta. In un documento emesso dalla base aerea di Baghram si legge che  le forze statunitensi “faranno ogni sforzo per assistere i familiari delle vittime innocenti e per determinare le cause di queste perdite civili”.

 

Accettazione del cessate-il-fuoco condizionato e limitato solo ad Israele. Questo il primo risultato concreto del summit dei gruppi palestinesi riuniti a Il Cairo. Intanto Israele non si ritiene  direttamente coinvolto nei colloqui. Una nota diffusa in mattinata dall'ufficio del premier Ariel Sharon, annuncia che per quanto riguarda Israele “i palestinesi saranno giudicati sulla base della realtà che verrà a crearsi sul terreno, e non sulle loro enunciazioni”. Il servizio è di Graziano Motta:

 

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Ultime battute della conferenza delle 12 organizzazioni palestinesi al Cairo per la definizione di una nuova “udna”, cioè una tregua nella rivolta contro Israele. Le conclusioni cui sarebbero pervenute sono per un cessate-il-fuoco limitato al solo territorio israeliano, ovvero per la sospensione degli attentati terroristici contro civili, ma non della guerriglia e degli attentati contro militari e civili nei territori. In particolare, queste sono le posizioni di Hamas e della Jihad islamica, che condizionano l’avvio della tregua alla cessazione da parte di Israele delle sue operazioni militari e dei lavori di ampliamento degli insediamenti dei coloni, oltre alla liberazione di tutti i prigionieri e, pare, anche alla demolizione del muro di separazione con i territori. Oggi il primo ministro palestinese Abu Ala incontra il presidente Mubarak, il quale domani invierà a Washington il generale Omar Suleiman, capo dei servizi di informazione. L’obiettivo è di ottenere che gli Stati Uniti convincano il governo Sharon ad accettare una tregua limitata e le condizioni postegli.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Ottimismo del presidente di turno dell’Ue, Silvio Berlusconi, dopo l’incontro di questa mattina a Berlino con il cancelliere Schroeder sul futuro della Convenzione europea. Il premier italiano si è detto moderatamente ottimista sull’esito del negoziato in corso all’interno della Conferenza intergovernativa ed ha affermato che l'Europa sta per compiere un ''salto storico'', grazie a un testo costituzionale che le consentirà di sedere ''al tavolo al pari delle grandi potenze mondiali''.

 

Il premier britannico Tony Blair, dalla capitale nigeriana  Abuja, dove ha preso parte al summit del Commonwealth, è intervenuto sulla delicata questione dello Zimbabwe. “E’ importante sottolineare – ha riferito Blair – che la maggior parte dei Paesi sono favorevoli alla prosecuzione della sospensione del Paese africano dall’organizzazione, visto che si può facilmente constatare che lo Zimbabwe viola tutti i principi difesi dal Commonwealth”. Da parte sua, il presidente Robert Mugabe, ha minacciato ieri  di lasciare l’organizzazione, precisando di voler attendere le dichiarazioni finali di Abuja, prima di prendere una decisione. Lo Zimbabwe è sospeso dal Commonwealth dal marzo del 2002, in seguito alla contestata rielezione dello stesso Mugabe, la cui campagna elettorale – secondo gli osservatori internazionali – si era svolta in un clima di terrore.          

 

Una visita ufficiale dominata dal conflitto commerciale con Washington, dalle tensioni con Taiwan e dai  negoziati sul programma nucleare della Corea del Nord. Il primo ministro cinese Wen Jiabao è partito oggi alla volta degli Stati Uniti: sarà a New York, Washington e Boston per la sua prima visita ufficiale negli States, che coincide con il 25.mo anniversario dell'avvio delle relazioni diplomatiche bilaterali. Subito dopo, Wen compirà visite anche in Canada, Messico ed Etiopia.

 

Il presidente argentino Nelson Kirchner ha chiesto che Londra presenti le sue scuse per la vicenda delle navi britanniche che avevano a bordo armi nucleari durante la guerra delle Falkland-Malvine, nella primavera del 1982. Lo ha fatto in una conferenza stampa svoltasi ieri nella città di General Pico. La guerra durò 74 giorni e si concluse il 14 giugno 1982 con la resa delle truppe argentine.   

 

 

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