RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 341- Testo della
Trasmissione di domenica7 dicembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
A Rimini, proseguono i
lavori della Conferenza del Rinnovamento nello Spirito
Chiuso a Manila il processo di
beatificazione diocesano per suor Francesca del Espiritu Santo.
Ex ufficiale iracheno
afferma che Saddam Hussein è vivo e rivela l’esistenza di armi di distruzione
di massa
Colloquio
Berlusconi-Schroeder a Berlino sul futuro della Costituzione Ue
Morti nove bambini afghani, dopo raid aereo Usa
Allerta antiterrorismo in Arabia Saudita.
7
dicembre 2003
LA
VERITA’ PROFETICA DEL GRIDO DEL BATTISTA
RISUONA
OGGI ANCHE PER L’UMANITA’ IN CERCA DI SERENITA’ E DI PACE.
COSI’
IL PAPA ALL’ANGELUS, DURANTE IL QUALE HA INVITATO I GIOVANI UNIVERSITARI A
RIFLETTERE SUL FUTURO DELL’EUROPA
ALLA MESSA DELL’11 DICEMBRE
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
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Non è cambiata, per l’umanità del ventunesimo secolo, la
strada che già duemila anni fa Giovanni il Battista indicava per giungere alla
serenità e alla pace. Una strada che evoca la giustizia del grido levato dal
Precursore nel deserto e ricordato dalla liturgia di oggi, seconda domenica di
Avvento: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”.
Un “grido
profetico che continua a ripercuotersi nei secoli”, ha affermato questa mattina
all’Angelus, Giovanni Paolo II. Sotto il cielo scuro e le spruzzate di pioggia
di una Roma improvvisamente più invernale, il Papa ha salutato le migliaia di
fedeli raccoltesi in Piazza San Pietro con una riflessione sull’attualità del
grido del Battista:
“Lo
avvertiamo anche in questa nostra epoca, mentre l’umanità prosegue il suo
cammino nella storia. Agli uomini del terzo millennio, alla ricerca di serenità
e di pace, egli addita la strada che
occorre percorrere”.
La
strada è quella della preparazione interiore necessaria, ha detto il Pontefice,
per accogliere la nascita di Gesù, nella memoria del primo Avvento, ma anche
per “rinnovare la nostra fede nel suo avvento glorioso alla fine dei tempi”. E
come “modello e guida” di questo itinerario prenatalizio, Giovanni Paolo ha indicato
ai fedeli la figura della Madonna, la “terra buona” in cui Dio “ha posto il
seme della nuova umanità”.
“Ci aiuti la Vergine Immacolata,
che ci disponiamo a celebrare domani, a preparare bene “la via del Signore” in noi stessi e nel
mondo”.
Prima di congedarsi, augurando a tutti una “felice festa
dell’Immacolata”, il Papa ha salutato i numerosi pellegrini polacchi presenti
nella piazza ed ha rivolto un invito particolare ai giovani universitari per la
Messa dell’11 dicembre, alle 17 in San Pietro, dedicata a tutti gli studenti,
italiani e stranieri, degli Atenei romani. Un momento, ha concluso, “per
riflettere insieme sul contributo da recare all’edificazione del futuro
dell’Europa”.
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7
dicembre 2003
ELEZIONI DELLA DUMA OGGI
IN RUSSIA:
FAVORITO IL PARTITO DI PUTIN,
MA SUL VOTO PESA LA QUESTIONE CECENA
- Con noi, il prof. Vittorio Strada -
Russia alle urne. Sono oltre
109 milioni gli aventi diritto al voto chiamati ad eleggere i 450 deputati
della Duma di Stato, la Camera bassa dell'Assemblea federale. Si tratta della
quarta consultazione multipartitica a suffragio universale dall’epoca
post-sovietica. Le odierne elezioni legislative precedono di tre mesi le
presidenziali. I sondaggi prevedono una vittoria delle forze vicine al
presidente Vladimir Putin, ma sulla consultazione pesa il rischio
dell’astensionismo. Da Mosca, ci riferisce Giuseppe D’Amato:
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Il presidente Putin ha votato
questa mattina molto presto insieme alla moglie Lyudmila,
senza ovviamente dichiarare a chi abbia dato la propria preferenza. “Andate a
votare” è il messaggio che da giorni il Cremlino ripete insistentemente. Su
tutti i canali nazionali passano di continuo strisce in cui si ricorda ai russi
il proprio dovere elettorale. Si teme una forte percentuale di astensionismo.
Sono 23 i blocchi e partiti in lista per i 225 seggi assegnati con il sistema
proporzionale. Gli altri 225 sono definiti con quello maggioritario. Per
entrare alla Duma, la Camera bassa del Parlamento russo, le varie liste devono
superare la barriera del 5 per cento. Secondo gli ultimi sondaggi il partito
del Cremlino, Unità, e i comunisti sono ampiamente in testa. Segue il voto
contro tutti, una possibilità accordata dalla legislazione russa agli elettori,
ben più consistente dei partiti riformisti-liberali di Iabloko, Fs e dei
Nazionalisti di Zhirinovski. Partecipa alla consultazione anche una lunga serie
di formazioni populistiche-nazionalistiche, con pochissime possibilità di
ottenere dei seggi. Sono 109 milioni gli aventi diritto. Nell’estremo oriente
russo, nove fusi ad est di Mosca, i seggi si stanno già chiudendo. Alle ore 21,
ora della capitale, il Comitato elettorale renderà noti i primi risultati delle
consultazioni nelle regioni orientali. Seguiranno gli exit-poll, che però
potrebbero non essere precisi.
Da Mosca, per la Radio
Vaticana, Giuseppe D’Amato.
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Mentre,
dunque, rimane sull’esito delle elezioni l’incognita dei comunisti, Russia
Unita, il partito del presidente Vladimir Putin, viene accreditato dei
pieni favori del pronostico. Lo conferma il prof. Vittorio Strada, docente di
Lingua e Letteratura russa all’Università di Venezia, intervistato da Giada
Aquilino:
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R. – Questa è l’aspettativa ed è confermata dai sondaggi,
che sono a dir la verità molto partigiani, perché cercano di influenzare
l’opinione pubblica e l’elettorato. Ma è molto probabile, quasi certo, che
l’affermazione sarà per il partito di Putin, perché ha alle sue spalle un
potente apparato propagandistico, di tutto il governo e dello Stato russo.
D. – Russia Unita punta
addirittura ai due terzi della Duma: perché?
R. – Ha delle buone
probabilità. Certamente la concorrenza è tra il Partito Comunista e Russia
Unita, che sono i due schieramenti più forti. L’incertezza è: quale sarà la
superiorità di Russia Unita rispetto ai comunisti e se non avverrà
addirittura un sorpasso da parte dei comunisti, rispetto a Russia Unita.
D. – Ma c’è l’eventualità che i
comunisti rimangano la prima forza politica del Paese?
R. – Certamente c’è. Ed anche
se numericamente parlando non restassero il primo partito e arrivassero
secondi, sarebbero certamente un serbatoio per tutti i voti di protesta e di
scontento rispetto all’attuale politica del governo russo.
D. – C’è il rischio che i
moderati di centro-destra non superino la barriera del 5 per cento, adesso?
R. – Sì, è un rischio
riconosciuto da tutti. Non è un grande problema, ma è un’altra incognita. Se
ciò avvenisse sarebbe un grave scacco per la democrazia russa, già così debole
e zoppicante.
D. – Quale ruolo hanno in
questo voto i cosiddetti ‘oligarchi’, contro i quali Putin ha lanciato una vera
e propria battaglia?
R. – Gli oligarchi sono già
stati ricondotti all’ordine, un po’ intimoriti certamente dall’arresto di
Mikhail Khodorkovski, che è stato però un insuccesso di opinione pubblica per
Putin e per il suo governo, in quanto l’antipatia verso gli oligarchi non è poi
così forte in Russia.
D. – In campagna elettorale
l’argomento Cecenia è stato ben circoscritto, quasi non se ne è parlato. Ci
sono stati nuovi attentati nel Caucaso: sono un segnale per la nuova Duma?
R. – Ci si poteva aspettare
proprio alla vigilia delle elezioni qualche attentato, come puntualmente è
avvenuto. E la Cecenia resta sempre la piaga, forse più grave, per l’attuale
situazione politica russa, più ancora della realtà economica vissuta quotidianamente
dalla maggior parte della popolazione: la gente in Russia vive in condizioni
piuttosto misere e ciò conta indubbiamente.
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L’INTEGRAZIONE
SOCIALE DEI DISABILI,
NON
SOLO ABBATTIMENTO DELLE BARRIERE FISICHE, MA ANCHE DEI PREGIUDIZI.
-
Intervista con don Vinicio Albanesi -
Il 2003
dovrà essere ricordato in Europa come l’anno di svolta in tema di disabilità.
L’impegno è stato formalizzato a Roma dagli oltre 500 delegati provenienti
dagli Stati membri dell’Unione e da quelli candidati a diventarlo a conclusione
dell’Anno europeo dedicato ai disabili. Il Piano d’Azione 2004-2005 mette
l’accento proprio sulle politiche di inserimento nel mondo lavorativo, dello
sviluppo di nuove tecnologie per favorire l’autonomia e dell’abbattimento delle
barriere fisiche. Per un commento sull’iniziativa europea appena conclusa,
Stefano Leszczynski ha chiesto un commento a don Vinicio Albanesi, responsabile
della comunità di accoglienza di Capodarco:
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R. -
Prima di tutto è stato importante che l’Unione Europea abbia posto l’attenzione
verso questo gruppo abbastanza ampio. Si parla di 38 milioni di persone in
Europa che hanno problemi vari di disabilità fisica, mentale o psichiatrica.
Per quanto riguarda invece le zone d’ombra, era possibile attivare
un’attenzione di politica sociale, che in questo momento è abbastanza scarsa.
D. – Il
ministro italiano del Welfare, Roberto Maroni, ha detto che in Italia si è diffusa
la cultura che la persona disabile va inserita e valorizzata. Secondo lei è
così?
R. –
Sì, è così, anche se alcuni sintomi recenti dicono il contrario. Per esempio,
l’inserimento lavorativo, che non è più nominale, le difficoltà
nell’inserimento scolastico, la mancanza di risorse nei servizi sociali: tutti
aspetti che lasciano grossi dubbi.
D. – La
filosofia di Capodarco nei confronti della disabilità è un po’ particolare. Ci
può spiegare esattamente qual è l’approccio?
R. – Da
una parte la persona, al di là dei condizionamenti fisici o mentali, viene
sempre considerata come tale e quindi la relazione che va attivata è come
tutte. Perché anche una persona disabile ha i suoi sogni, le sue caratteristiche,
il suo carattere, le sue affettività, la sua storia. Bisogna però farlo insieme,
cioè in comunità, perché nel gruppo è più facile vincere l’isolamento, trovare
maggiori risorse. Da una parte, dunque, la caratteristica della normalità,
dall’altra il farlo insieme.
D. – La
normalità dovrebbe anche essere quella di un mondo in cui le barriere architettoniche
non si presentano come dei veri e propri bastoni tra le ruote dei disabili…
R. –
Non solo, ma ci sono anche i pregiudizi. Se si riesce a capire che, eliminando
le barriere, sia fisiche – quindi le barriere architettoniche – ma anche culturali,
relazionali, si può vivere tranquillamente insieme in modo che tutti abbiano un
loro futuro di vita. Questo significa integrazione.
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IL PROFILO, LA STORIA, LA SPIRITUALITA’ DELLA
VERGINE
IN 17
CELEBERRIMI RITRATTI MARIANI, RACCOLTI NEL LIBRO “I VOLTI DELLA MADRE”
-
Servizio di Maria Di Maggio -
La
Vergine Immacolata aiuti i credenti a “preparare la via del Signore” in se
stessi e nel mondo. Così Giovanni Paolo II ha introdotto questa mattina,
all’Angelus, la solennità di domani, 8 dicembre. Un modo per soffermarsi sul mistero
dell’Immacolata e su quello dell’Avvento è offerto dal volume intitolato “I
Volti della Madre”, che ripercorre la storia di Maria di Nazaret attraverso
diciassette capolavori dell’arte di tutti i tempi. Curato a due mani da don
Giuseppe Sala e da Michele Dolz per la Ancora Editrice, il libro fornisce al lettore
non soltanto un excursus nelle forme più alte dell’iconografia mariana, ma
anche uno spunto di preghiera e di meditazione, accostando ad ogni opera il
passo evangelico corrispondente ed alcuni brani della letteratura o della
poesia ispirati alla Madonna. Il servizio di Maria Di Maggio.
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(musica)
Una
galleria di volti di Maria di Nazareth, così come l’hanno vista e interpretata
alcuni tra i più grandi maestri dell’arte di tutti i tempi. “L’Annunciazione” affidata
a El Greco e “La Visitazione” ad Andrea Della Robbia. Ma anche Giotto, Michelangelo,
Rembrandt, Caravaggio e Bruegel il Vecchio. Concludono la narrazione
“L’Assunta” di Tiziano e la “Madonna in Trono col Bambino, con Angeli e Santi”
di Lorenzo Lotto. Ma qual è la chiave di lettura del libro “I volti della
Madre”? Abbiamo girato la domanda a don Giuseppe Sala, curatore del volume:
R. – Si tratta di 17 momenti della vita di Maria, a
partire dall’Annunciazione fino all’Assunzione, in cui in modo sintetico si
recupera l’intero mistero di Maria, secondo le sfaccettature peculiari della
festa che ha dato origine al quadro e alla scena. Questi misteri sono visti non
tanto sotto l’aspetto dell’erudizione, che è il presupposto, ma come una
celebrazione da vivere attraverso i colori, la linea, le forme. E’ un modo
anche di mettersi in gioco di fronte al mistero, cioè un invito ad entrare nel
mistero.
D. - Da sempre Maria è fonte di ispirazione per gli
artisti. Come può definire l’approccio degli autori presenti nel libro nei
confronti della Madonna?
R. – Sia l’artista nordico, sia l’artista italiano, sia
l’artista del ‘400, sia quello del ‘600, tutti sono riusciti a cogliere nel
volto di Maria proprio l’aspetto della “Madre”, cioè la disponibilità della
Madonna di dire sì al mistero. E lo si vede in tutte le opere contenute nel
libro. E quindi di Maria viene da dire spontaneamente: è la Madre di Dio e la
Madre di ogni uomo.
D. – Tra le opere raccolte nel libro ce n’è una in
particolare che renda, nello stesso tempo, la devozione degli artisti nei
confronti di Maria e la figura di lei come Madre?
R.
-
Direi istintivamente Michelangelo, con la sua “Pietà”. Il senso di maternità espresso
da quella scultura è grande. Maria ha in braccio un Cristo morto e quindi è
ritratta nella sua prova suprema. Lei sente che è il Messia, perché è morto per
amore. E questo amore sta scaldando il mondo e innanzitutto sta scaldando lei
stessa. Lei per prima sta sperimentando “l’ottavo giorno”. Sta iniziando
l’umanità nuova. Quello che porta in grembo non è la morte, ma è un uomo morto
per amore. Quindi, Maria stavolta porta in grembo la vita vera, quella che finalmente
anche lei ha capito, quella a cui faceva riferimento l’Angelo quando le disse:
“Sarai la Madre di Gesù il Salvatore”.
D. – Padre, il messaggio di questo volume?
R. – Il messaggio è che anche noi come Maria siamo
chiamati a rispondere al Vangelo. Non con una risposta che occupi una parte
della giornata, una parte della vita, ma una risposta generosa e totale:
l’essere disponibile alla grazia, il vivere la vita fino in fondo, con estrema
disponibilità verso Colui che la vita te la sta regalando.
(musica)
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“LA MEGLIO GIOVENTU'”, UN FILM CHE RACCONTA GLI
ULTIMI 40 ANNI DI VITA ITALIANA, ATTRAVERSO QUELLE GENERAZIONI CHE IN MODO ANONIMO
SI SONO SPESE PER QUALCOSA CHE SPESSO NON E’ ARRIVATO ALLE CRONACHE
-
Intervista con Marco Tullio Giordana -
E’ in programma per questa sera, su Raiuno, la messa in
onda della prima delle quattro parti del film “La meglio gioventù” di Marco
Tullio Giordana. La pellicola – nata per la tv, ma osannata prima al cinema da
mezzo milione di spettatori e oltre due milioni di euro di incasso – racconta,
attraverso gli occhi dei protagonisti, 40 anni di storia italiana, con momenti
di volta in volta, drammatici, solari,
commoventi. Il film, che ha vinto un premio nella sezione “Un certain
regard” al Festival di Cannes ed è stato venduto in 35 Paesi, è incentrato su
una famiglia della piccola borghesia di Roma i cui membri – come dice il
regista - “hanno inciampato nella Storia”. Antonella Palermo ha intervistato il
regista, che si sofferma sul valore del film, facendo anche un po’ di
autocritica:
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R. – Ci sono delle cose che mancano nel film. Mi sarebbe
piaciuto mettere la figura di un religioso, di un sacerdote. Oggi i problemi
dei conflitti religiosi sono purtroppo all’ordine del giorno. Mi sarebbe
piaciuto poterlo allargare a tanti altri settori della nostra vita civile,
spirituale...
D. – E come avrebbe realizzato l’aspetto spirituale nel
film?
R. – Avrei raccontato come, per esempio, verso la fine del
secolo scorso ci sia stata un’eclisse dei valori religiosi, o meglio,
un’apparente inattualità, perché sembrava che il pensiero laico avesse coperto
tutto lo scibile. E racconterei come questo non sia stato vero, tant’è che poi
è risorta, questa domanda di spiritualità, ha continuato ad esistere. Anzi,
proprio quell’eclisse ha fatto sì che talvolta le risposte fossero date in modo
integralista, anziché nel modo sereno, colloquiale, che sarebbe stato proprio
di quel dialogo continuo, come indicato nel Concilio Vaticano II...
D. – “La meglio gioventù” è un film che racconta la storia
di una famiglia. Lei, tra l’altro, mi sembra è molto legato a questo filone
tematico, o comunque alla riscoperta della natura sociale e civile della nostra
storia...
R. – E’ un valore importante per qualsiasi società, perché
la famiglia è proprio il luogo in cui si costruisce la cellula di ogni società
e in cui si formano i valori morali: cosa è giusto, cosa è sbagliato.
Raccontare come sia cambiata la famiglia, cosa abbia guadagnato, cosa abbia
perso in questi anni è un modo di raccontare, secondo me, i cambiamenti della
nostra epoca.
D. – Pensa che il cinema ne abbia bisogno?
R. – Io credo che il cinema non abbia mai mancato a questo
appuntamento. Ne abbiamo bisogno noi, più che il cinema, di vederci
rappresentati. Nel senso che è molto importante che riusciamo a trasmettere la
memoria di quello che abbiamo visto.
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7
dicembre 2003
“PIU’ GIUSTIZIA PER LE VITTIME”. QUESTA LA
RICHIESTA AL GOVERNO
DELLE ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE, CHE SI
BATTONO PER LA DIFESA
DEI
DIRITTI UMANI NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO
BUKAVU. = “Che gli autori di
violenze sulle donne siano identificati e perseguiti dalla giustizia” e che il
Consiglio di sicurezza dell’Onu “applichi tutte le risoluzioni in relazione al
rapporto di risorse naturali” dell’ex Zaire. Sono due delle raccomandazioni
formulate in conclusione del Forum internazionale delle ong per la difesa dei
diritti umani in Congo, svoltosi a Bukavu, nell’est del Paese. Al ministro del
governo di transizione, con specifiche competenze al riguardo, Marie Madeleine
Kalala, sono state chieste leggi organiche per il funzionamento delle nuove istituzioni,
nate all’indomani dell’accordo di pace di aprile 2003 ed entrate in funzione
solo da qualche mese. Nelle esortazioni rivolte all’esecutivo, le organizzazioni
chiedono anche il dispiegamento rapido sul territorio “di un esercito unitario,
depoliticizzato e veramente repubblicano”. Nelle nuove forze armate sono
confluiti i principali gruppi ribelli, che per cinque anni hanno dato vita al
conflitto che ha provocato più morti dopo la fine della seconda guerra mondiale:
3 milioni e 300 mila, secondo l’organizzazione Human Rights Watch. (D.G.)
LA
COMUNITA’ ECUADORIANA KICHWA, RESIDENTE NEL SARAYACU,
IN LOTTA CONTRO LA DECISIONE DEL PRESIDENTE
GUTIERREZ
DI
MILITARIZZARE LE TERRE DEGLI INDIGENI PER APPROPRIARSI DEL PETROLIO
PUYO. = Una quarantina di uomini armati hanno aggredito
ieri circa 120 membri della comunità Kichwa del Sarayacu, mentre erano
in marcia per raggiungere la città di Puyo, nella provincia di Pastaza, in
Ecuador. Nella località si è svolta una manifestazione per protestare contro la
decisione del governo di Lucio Gutiérrez di inviare l'esercito nelle terre
degli indigeni per permettere alla Cgc - “Compañia General de
Combustibles” - di penetrare
nel territorio per sfruttarne le riserve di greggio, inducendo la popolazione
locale ad abbandonare ogni resistenza. Bambini, donne e uomini – una quindicina
i feriti – sarebbero stati colpiti con bastoni, pietre e machete. La denuncia,
giunta dagli scampati all’agguato, è stata confermata alla Misna da Antonio
Toala Gualinga, ex funzionario della Confederazione delle nazionalità indigene
dell’Amazzonia ecuadoregna e appartenente alla comunità Kishwa del
Sarayacu. Si tratta, ha spiegato, di un gruppo “composto da circa 300 persone
che vivono senza energia elettrica nella foresta amazzonica, spostandosi solo a
piedi o con le canoe”. “Gli aggressori – ha sostenuto Toala Gualinga - fanno
parte di un’altra comunità indigena, i Canelos, che hanno ceduto alle
promesse delle compagnie petrolifere, permettendo alle multinazionali di pompare
il greggio”. Gualinga ha messo l’accento sulla divisione interna alle tribù della
provincia, conseguenza dell’opera di convincimento delle compagnie straniere
che cercano, ha affermato, “di fare presa sulla popolazione locale, sfruttando
l’avidità di alcuni membri delle stesse comunità”. (D.G.)
“LA
CITTA’ DA SOGNO E’ QUELLA ACCOGLIENTE DOVE SI INCONTRANO GIUSTIZIA E SOLIDARIETA’”.
COSI’ L’ARCIVESCOVO DELLA DIOCESI DI MILANO, IL CARDINALE DIONIGI TETTAMANZI,
NEL SUO MESSAGGIO ALLA CITTA’ PER LA FESTA DI SANT’AMBROGIO. IL MOISE ET
PHARAON DI ROSSINI
INAUGURA
LA STAGIONE DELLA SCALA
- A
cura di Fabio Brenna -
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MILANO. = Un’opera imponente, dominata dal coro che quasi
sovrasta i due protagonisti, Ildar Abdrazakov e Barbara Frittoli. Il Moise
et Pharaon di Gioacchino Rossini ha come sfondo il Teatro degli Arcimboldi
decorato con duemila foglie di palma intrecciate, che introducono l’ambiente
egizio. Un’opera davvero faraonica, sia per soggetto sia durata (quattro atti
in cinque ore). Il maestro Riccardo Muti che dirige l’opera, ha puntato sulla
monumentale edizione in francese realizzata da Rossini per Parigi. Il regista
Luca Ronconi propone la rilettura del brano biblico, quasi attualizzandolo nel
contesto di crisi dei rapporti fra popoli e religioni, mentre il balletto con
in testa Luciana Savignano recupera la dimensione egizia. Il maestro Riccardo
Muti, rileggendo il percorso fatto per mettere in scena quest’opera, approda ad
una visione di un mondo dove la religione non generi più violenza ma “stringa
insieme” come detta l’etimologia, e non divida i popoli. Questa è anche
l’ultima “prima” della Scala agli Arcimboldi: il prossimo anno inaugurerà la
ristrutturata sede storica del Piermarini con “L’Europa riconosciuta” di
Salieri, lo stesso simbolico titolo che tenne a battesimo la vecchia Scala nel
1778. Di un progetto condiviso che ridoni a tutti i cittadini ambrosiani il
senso e il gusto di “essere di Milano” ha parlato l’arcivescovo del capoluogo
lombardo, il cardinale Dionigi Tettamanzi, nel tradizionale “Discorso alla
città” che viene rivolto alla vigilia del santo patrono di Milano e della Diocesi:
Sant’Ambrogio. La città da sogno, secondo Tettamanzi, è quella accogliente e
aperta dove si incontrano “giustizia e solidarietà”. Il porporato ha poi
tradotto questi principi nella necessità di servizi per la famiglia – genitori
e bambini – per gli anziani, i giovani e gli adolescenti. In questo contesto,
la Chiesa dona alla città una “lieta notizia” e non un giudizio disperato e
disperante sulla pochezza del mondo e sulla perdita di senso e di valori.
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"SIATE PROFETI, PERCHE’ C’E’ BISOGNO DI
PROFETI PER INDICARE DIO AL MONDO”.
E’ L’ESORTAZIONE DELL’ARCIVESCOVO ANGELO
BAGNASCO AI 4 MILA RESPONSABILI
DEI
GRUPPI ECCLESIALI RIUNITI A RIMINI PER LA XXVII CONFERENZA ANIMATORI
- A
cura di Luciano Castro -
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RIMINI.
= E' un appuntamento importante quello che il Rinnovamento nello Spirito sta
celebrando in questi giorni a Rimini. La 27esima Conferenza Animatori si pone
infatti a conclusione di un intenso triennio pastorale ed è in preparazione al
rinnovo di tutti gli organi di servizio a partire dal mese di gennaio. Ieri, la
giornata è stata dedicata alla spiritualità carismatica e all'impegno del
Rinnovamento nella difesa e nella promozione della fede. In serata, la
concelebrazione eucaristica è stata presieduta dall'Ordinario Militare per
l'Italia, l'arcivescovo Angelo Bagnasco. "Siate profeti - ha detto
nell'omelia - perché c'è bisogno di profeti per indicare Dio al mondo. Siate
martiri, martiri della comunione tra di voi e nella Chiesa". Stamattina, è
intervenuto il coordinatore nazionale del Rinnovamento, Salvatore Martinez, che
ha presentato una relazione sul cammino pastorale del movimento negli ultimi
tre anni. Martinez ha ricordato la triplice dimensione del Rinnovamento -
corrente di grazia, associazione di fedeli e movimento ecclesiale - ed ha invitato
tutto il movimento ad evangelizzare nel potere dei carismi: “Questa è la novità
del Rinnovamento - ha affermato - uno strumento comunitario, ecclesiale, che
cambia i cuori delle persone, delle strutture ecclesiali e sociali, e li mette
a disposizione di Dio. Stasera, la concelebrazione eucaristica sarà presieduta
da mons. Paolo Rabitti, vescovo di San Marino e presidente della Commissione
della Conferenza episcopale italiana per il Laicato, mentre per la giornata
conclusiva di domani è atteso l'intervento del segretario generale della Cei,
mons. Giuseppe Betori.
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CONCLUSO
A MANILA IL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE DIOCESANO
PER
MADRE FRANCESCA DEL ESPIRITU SANTO, FONDATRICE DELLA CONGREGAZIONE DELLE SUORE
DOMENICANE DI SANTA CATERINA DA SIENA
MANILA. = Il processo per la causa di beatificazione di
Madre Francesca del Espiritu Santo si è concluso ieri con la celebrazione eucaristica
presieduta dall’arcivescovo Leonardo Legaspi e svoltasi presso la cappella del Siena
College, a Quezon City. Nata nel 1647 a Manila, Francesca rimase vedova
dopo pochi anni di matrimonio e decise di testimoniare Cristo, dedicandosi ai
malati e ai bisognosi. Nel 1696, insieme ad altre tre donne, fondò
un’istituzione per l’educazione delle giovani filippine, in un periodo in cui,
in Asia, l’istruzione femminile era rarissima. A tutt’oggi, la congregazione di
Madre Francesca conta più di 270 suore che lavorano in 30 scuole e in diversi
ospedali, nell’arcipelago e in missione. La raccolta di materiale sulla sua
vita è cominciata nel 1965 e uno dei primi ad occuparsene è stato proprio mons.
Legaspi, quando era ancora un sacerdote appena ordinato. La domenicana suor
Jesusa Enginco ha diretto la compilazione e la traduzione di tutti i documenti
originali, raccolti dagli archivi nelle Filippine, in Spagna e a Roma, dove
domani consegnerà tutta la documentazione. Secondo la religiosa, Madre
Francesca è una figura molto importante per il Paese asiatico, segnato da una
crisi economica e politica. “E’ un esempio di coraggio e di perseveranza per i
filippini di oggi – ha detto - una testimonianza di amore verso la preghiera,
l’eucaristia e la Madonna”. (D.G.)
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7
dicembre 2003
- A cura di Salvatore Sabatino -
Potevano essere utilizzate in
meno di 45 minuti le armi di distruzioni di massa dispiegate da Saddam Hussein
in Iraq, poco prima dell’inizio della guerra. La notizia è stata diffusa dal
tenente colonnello iracheno al Dabbagh al Sunday Telegraph, uscito allo
scoperto e definitosi la fonte della controversa informazione secondo cui il
governo britannico aveva affermato che l'Iraq era in grado di mettere in campo
armi di distruzione di massa. Ce ne parla Salvatore Sabatino:
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Le armi di distruzione di
massa, secondo al Dabbagh, sarebbero ancora nel Paese mediorientale, in
possesso della resistenza fedele all’ex dittatore. L’ufficiale, già
responsabile di un’unità della contraerea nella zona del deserto occidentale iracheno,
ha detto al settimanale britannico di avere fornito vari rapporti sui piani di
guerra di Saddam Hussein a partire dai primi mesi del 2002, pur non precisando
se le testate di tali armi contenessero agenti chimici o batteriologici. Intanto,
giungono notizie su Saddam Hussein, che si troverebbe in una zona ad ovest di
Baghdad, da dove dirigerebbe le
operazioni della guerriglia contro gli americani. A sostenerlo un capo tribù
fedele al deposto presidente.
L’uomo, presentatosi con il
nome di Abu Mohammad, ha detto di essere in contatto con un responsabile del
partito Baas – la formazione politica facente capo a Saddam. Secondo
l’informatore, inoltre, durante il Ramadan, il deposto dittatore ha presieduto
a Ramadi, 100 km a ovest di Baghdad, una riunione “con decine di quadri del
partito Baas”. Anche un'altra fonte ha confermato questa riunione segreta,
mentre un membro dissidente del partito di Saddam ha precisato che tale
incontro ha avuto luogo l'8 novembre, lo stesso giorno in cui il generale John
Abizaid, capo del Comando generale americano, ha raggruppato nella stessa città
i capi tribù iracheni per trovare una strategia in grado di porre fine agli
attacchi contro la coalizione. Intanto, sul campo continua a scorrere il
sangue: una bomba è esplosa al passaggio di un convoglio militare americano
nella città settentrionale di Mossul. Un soldato statunitense ha perso la vita
ed altri due sono rimasti feriti. A sud est di Baghdad, invece, un ragazzino
iracheno di 12 anni è stato ucciso da un ordigno esplosivo nascosto tra i rifiuti.
Salvatore Sabatino per la
Radio Vaticana.
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Stato d’allerta in Arabia
Saudita per possibili nuovi attentati. Una nota di avvertimento dell'ambasciata
statunitense a Riad afferma che la rappresentanza diplomatica “continua ad
essere preoccupata per l’attuale situazione della sicurezza in Arabia saudita”
e che “con efficacia immediata gli spostamenti del personale dell'ambasciata e
famigliari fuori dal quartiere diplomatico di Riad è limitato solo a questioni
di primaria importanza”. Limitazioni simili sono state decise per il personale
statunitensi ai consolati di Dahran e Gedda.
Tensione alta anche in
Afghanistan. E' di dieci morti, tra cui nove
bambini, il bilancio dell'attacco aereo sferrato ieri da aerei americani a sud della città di Ghazni, nella
parte meridionale del Paese. La notizia è stata confermata da fonti militari
americane, che hanno inoltre precisato
che l'operazione aveva come obbiettivo
un “terrorista” responsabile di avere assassinato due operai che stavano lavorando sul bordo di una strada. Sulla
vicenda è stata aperta una inchiesta.
In un documento emesso dalla base aerea di Baghram si legge che le forze statunitensi “faranno ogni sforzo
per assistere i familiari delle vittime innocenti e per determinare le cause di
queste perdite civili”.
Accettazione del
cessate-il-fuoco condizionato e limitato solo ad Israele. Questo il primo
risultato concreto del summit dei gruppi palestinesi riuniti a Il Cairo. Intanto
Israele non si ritiene direttamente
coinvolto nei colloqui. Una nota diffusa in mattinata dall'ufficio del premier
Ariel Sharon, annuncia che per quanto riguarda Israele “i palestinesi saranno
giudicati sulla base della realtà che verrà a crearsi sul terreno, e non sulle
loro enunciazioni”. Il servizio è di Graziano Motta:
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Ultime battute della conferenza delle 12 organizzazioni
palestinesi al Cairo per la definizione di una nuova “udna”, cioè una tregua nella
rivolta contro Israele. Le conclusioni cui sarebbero pervenute sono per un cessate-il-fuoco
limitato al solo territorio israeliano, ovvero per la sospensione degli
attentati terroristici contro civili, ma non della guerriglia e degli attentati
contro militari e civili nei territori. In particolare, queste sono le posizioni
di Hamas e della Jihad islamica, che condizionano l’avvio della tregua alla
cessazione da parte di Israele delle sue operazioni militari e dei lavori di ampliamento
degli insediamenti dei coloni, oltre alla liberazione di tutti i prigionieri e,
pare, anche alla demolizione del muro di separazione con i territori. Oggi il
primo ministro palestinese Abu Ala incontra il presidente Mubarak, il quale
domani invierà a Washington il generale Omar Suleiman, capo dei servizi di
informazione. L’obiettivo è di ottenere che gli Stati Uniti convincano il
governo Sharon ad accettare una tregua limitata e le condizioni postegli.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Ottimismo del presidente di turno dell’Ue, Silvio
Berlusconi, dopo l’incontro di questa mattina a Berlino con il cancelliere
Schroeder sul futuro della Convenzione europea. Il premier italiano si è detto
moderatamente ottimista sull’esito del negoziato in corso all’interno della
Conferenza intergovernativa ed ha affermato che l'Europa sta per compiere un
''salto storico'', grazie a un testo costituzionale che le consentirà di sedere
''al tavolo al pari delle grandi potenze mondiali''.
Il premier britannico Tony
Blair, dalla capitale nigeriana Abuja,
dove ha preso parte al summit del Commonwealth, è intervenuto sulla delicata questione
dello Zimbabwe. “E’ importante sottolineare – ha riferito Blair – che la
maggior parte dei Paesi sono favorevoli alla prosecuzione della sospensione del
Paese africano dall’organizzazione, visto che si può facilmente constatare che
lo Zimbabwe viola tutti i principi difesi dal Commonwealth”. Da parte sua, il
presidente Robert Mugabe, ha minacciato ieri
di lasciare l’organizzazione, precisando di voler attendere le
dichiarazioni finali di Abuja, prima di prendere una decisione. Lo Zimbabwe è
sospeso dal Commonwealth dal marzo del 2002, in seguito alla contestata rielezione
dello stesso Mugabe, la cui campagna elettorale – secondo gli osservatori
internazionali – si era svolta in un clima di terrore.
Una visita ufficiale dominata
dal conflitto commerciale con Washington, dalle tensioni con Taiwan e dai negoziati sul programma nucleare della Corea
del Nord. Il primo ministro cinese Wen Jiabao è partito oggi alla volta degli
Stati Uniti: sarà a New York, Washington e Boston per la sua prima visita
ufficiale negli States, che coincide con il 25.mo anniversario dell'avvio delle
relazioni diplomatiche bilaterali. Subito dopo, Wen compirà visite anche in
Canada, Messico ed Etiopia.
Il presidente argentino Nelson
Kirchner ha chiesto che Londra presenti le sue scuse per la vicenda delle navi
britanniche che avevano a bordo armi nucleari durante la guerra delle
Falkland-Malvine, nella primavera del 1982. Lo ha fatto in una conferenza
stampa svoltasi ieri nella città di General Pico. La guerra durò 74 giorni e si
concluse il 14 giugno 1982 con la resa delle truppe argentine.
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