RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 339 - Testo della
Trasmissione di venerdì 5 dicembre
2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Messaggio del Santo
Padre per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazione
OGGI IN PRIMO PIANO:
Giornata internazionale del Volontariato: ce ne
parla Agostino Mantovani
Ricorre oggi il 50.mo anniversario del Programma
Scandinavo: con noi la responsabile Ingrid Sundsten
CHIESA E SOCIETA’:
Nelle
Filippine riprenderanno le esecuzioni capitali programmate fino al gennaio 2004
Presentato
oggi il rapporto del Censis 2003
Tre
iracheni e un soldato americano uccisi da un ordigno stamattina a Baghdad
Bush
annuncia la revoca dei dazi sulle
importazioni di acciaio straniero.
5
dicembre 2003
LA
FAME NEL MONDO GRAVE MINACCIA PER LA PACE TRA I POPOLI:
COSI’
IL PAPA AI DELEGATI DELLA FAO,
RIUNITI
A ROMA PER LA XXXII CONFERENZA
Il
monito del Papa a non lasciare inascoltato il grido degli affamati: stamane in
Vaticano l’udienza a 400 delegati di tutto il mondo riuniti a Roma per la XXXII
Conferenza della Fao, chiamata ogni due anni a monitorare la situazione dell’alimentazione
e dell’agricoltura nell’intero Pianeta. I lavori aperti il 29 novembre si
chiuderanno il 10 dicembre. Il servizio di Roberta Gisotti:
*********
Un’occasione per esprimere “l’apprezzamento della Chiesa
cattolica” alla Fao, “per l’importante servizio” che “rende all’umanità”. Un
servizio oggi più urgente e necessario che mai, perché, come ha sottolineato Giovanni
Paolo II, “la fame e la malnutrizione aggravate dalla crescente povertà
rappresentano una grave minaccia alla coesistenza dei popoli e delle nazioni”.
“The
world may not remain deaf to the plea
of those who demand the food they need in order to survive!”
“Che il mondo – ha ammonito il Santo Padre – mai rimanga
sordo alla supplica di coloro che domandano il cibo loro necessario per sopravvivere”.
E’ chiaro – ha spiegato il Papa, che alla luce di questa relazione tra fame e
pace, le decisioni politiche ed economiche e le strategie devono sempre più
essere guidate da un impegno di solidarietà globale e di rispetto per i diritti
fondamentali, incluso il diritto ad un’adeguata alimentazione.”
Infatti – ha proseguito Giovanni Paolo II – “la dignità
umana stessa è compromessa dovunque un ristretto pragmatismo distaccato dalle
oggettive richieste della legge morale conducano a decisioni di cui beneficiano
pochi fortunati ignorando le sofferenze di larga parte dell’umana famiglia”.
Quindi il rinnovato invito a tutti i gruppi sociali, alle associazioni civili,
alle confessioni religiose, ai governi e alle istituzioni internazionali,
perché ognuno nelle proprie competenze partecipi a questa missione solidale
“nel promuovere il bene comune dell’umanità”.
Da rilevare che dalla Conferenza della Fao si è confermato
il fallimento dell’obiettivo di dimezzare il numero degli affamati entro il
2015, cosi come forse con troppa ambizione si era stabilito nel Vertice
mondiale sull’alimentazione nel ’96. A tutt’oggi sono 842 milioni le persone
nel mondo che non godono del diritto fondamentale al cibo, una cifra
impressionante che sta crescendo.
*********
IL
MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA
PER LE VOCAZIONI: SI INTENSIFICHI
SEMPRE DI PIU’ QUESTA PREGHIERA
PERCHE’ CRESCA IL NUMERO DI COLORO
CHE RISPONDONO CON CORAGGIO A DIO
Il Papa
invita tutti i cristiani ad aumentare le preghiere per le vocazioni e a
pregare per quelli che già sono stati chiamati perché rimangano fedeli. Questa
l’esortazione contenuta nel suo messaggio, reso noto oggi, per la Giornata Mondiale
di preghiera per le vocazioni, tradizionalmente fissata nella quarta domenica
di Pasqua. Il
servizio di Sergio Centofanti.
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“Pregate
il Padrone della messe perché mandi operai per la sua messe”: il Papa ripete la
preghiera sacerdotale di Gesù chiedendo a tutti i cristiani di intensificare
sempre più la preghiera per le vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata e
al servizio missionario. Per Giovanni Paolo II occorre aiutare i giovani a rispondere
con coraggio alla chiamata del Maestro: “la vocazione al servizio esclusivo di
Cristo nella sua Chiesa – infatti – è dono inestimabile della
bontà divina, dono da implorare con insistenza e confidente umiltà. Ad esso il
cristiano sempre più deve aprirsi, vigilando per non sprecare il tempo della grazia e il tempo della
visita”.
Il Pontefice sottolinea come
nonostante la secolarizzazione in atto nella società si registri una diffusa
esigenza di spiritualità e un rinnovato bisogno di preghiera. Soprattutto tanti
ammalati in ogni parte del mondo uniscono le loro sofferenze alla croce di Gesù
per implorare sante vocazioni rendendo “alla causa del Vangelo un contributo
inestimabile anche se spesso del tutto nascosto”.
Il
Papa quindi chiede di pregare anche per quelli che già hanno ricevuto il dono
della vocazione e portano questo tesoro nascosto in vasi di creta perché rimangano
fedeli alla chiamata.
“Dalla santità dei chiamati –
infatti - dipende la forza della loro
testimonianza, capace di coinvolgere altre persone spingendole ad affidare la
propria vita a Cristo”. E’ questa – si legge nel messaggio – “la maniera di contrastare
il calo delle vocazioni alla vita consacrata, che minaccia l'esistenza di molte
opere apostoliche soprattutto nei Paesi di missione”.
“Al
centro di tutte le iniziative di preghiera – continua il Papa - sta l'Eucaristia. Il sacramento dell’Altare
riveste un valore decisivo per la nascita delle vocazioni e per la loro
perseveranza, perché dal sacrificio redentore di Cristo i chiamati possono
attingere la forza per dedicarsi totalmente all'annuncio del Vangelo. E alla
Celebrazione eucaristica è bene che si unisca l'adorazione del Santissimo Sacramento”.
Il Papa infine invita a ringraziare Dio “per le grandi
cose che ha compiuto e non cessa di realizzare nonostante la debolezza degli
uomini”.
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LA VIA DELLA SANTITA’ CRISTIANA NELL’ESEMPIO DI
MADRE TERESA
AL CENTRO DELLA PRIMA PREDICA D’AVVENTO,
STAMANI IN VATICANO
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Si è tenuta, stamani, nella Cappella “Redemptoris Mater”
del Palazzo Apostolico, la prima predica d'Avvento alla presenza del Santo
Padre e della Famiglia Pontificia. Tema delle meditazioni proposte dal
predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa: “Questa è la
volontà di Dio, la vostra santificazione”. Riflessioni sulla santità cristiana
alla luce dell'esperienza di Madre Teresa di Calcutta”. Il servizio di
Alessandro Gisotti:
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C’è una sola grandezza al mondo: la santità. Padre Raniero
Cantalamessa ha sottolineato come la vita di Madre Teresa dimostri che la
santità sia un compito da assolvere, “un dovere semplice”. La sua vicenda, ha
proseguito, indica che non è mai troppo tardi per farsi santi. Ha così
ricordato, il viaggio in treno da Calcutta a Darjeeling in cui, all’età di 36 anni, la
Beata ricevette l’ispirazione. Momento straordinario, che
ricorda la chiamata di Abramo:
“Nella
vita di Madre Teresa si rinnova in questo momento in maniera impressionante
l’esperienza di Abramo, al quale un giorno Dio disse: ‘Vattene dal tuo Paese,
dalla tua Patria, dalla casa di tuo padre, verso il Paese che io ti
indicherò’”.
Madre Teresa si
chiede perché la scelta divina cada proprio su di lei, ma Dio sa distinguere “quando le
obiezioni dei suoi chiamati nascono da resistenze al suo volere” e quando,
invece, “nascono da paura di ingannarsi e di non essere all’altezza del compito”.
Alla fine, come Maria, pronuncia il suo pieno fiat. Un sì pronunciato
con gioia, che Madre Teresa non si stancava di ripetere alle sue figlie,
missionarie della carità.
“E’
chiaro qual è quell’atto fondamentale, quella prima pietra su cui poggia la santità
di Madre Teresa e di ogni santità cristiana: è la risposta ad una chiamata. E’
l’obbedienza ad un’ispirazione divina, vagliata e riconosciuta come tale”.
La vicenda di Madre Teresa, ha aggiunto, “ci ricorda una
cosa essenziale per la nostra santificazione: l’importanza di obbedire alle
ispirazioni divine”. Dal suo esempio, ha aggiunto, capiamo che “la santità non
è opera dell’uomo”, giacché non basta “avere un programma di perfezione ben
chiaro davanti per poi realizzarlo progressivamente”.
“Non c’è
un modello di perfezione identico per tutti; Dio non fa i santi in serie, Dio
non ama la clonazione. Ogni santo è un’invenzione inedita dello Spirito”.
Ecco allora l’importanza della comprensione delle
ispirazioni, “discernere quelle che vengono da Dio, dallo Spirito di Dio, e
quelle che vengono invece dallo spirito del mondo, dalle passioni della carne”.
Una scelta non sempre facile, che tuttavia trova risposta nel nostro cuore:
“Se
l’ispirazione è accolta, il cuore trova subito pace profonda. Dio ricompensa
ogni piccola vittoria in questo campo facendo sentire all’anima la sua
approvazione, che è la gioia più pura che esista al mondo”.
“Se
accogliere le ispirazioni è importante per ogni cristiano – ha concluso - è
vitale per chi ha compiti di governo nella Chiesa”. Solo così “si permette allo
Spirito di Cristo di guidare lui stesso la sua Chiesa, attraverso i
rappresentanti umani”.
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RISPETTO, AMICIZIA E SODDISFAZIONE ALLA
BASE
DELLA
DICHIARAZIONE CONGIUNTA, FIRMATA A GERUSALEMME,
TRA
RAPPRESENTANTI DELLA SANTA SEDE E DELL’EBRAISMO
SUGLI
INSEGNAMENTI CONDIVISI DELLA SACRE SCRITTURE
L’importanza per la società
contemporanea e per l’educazione delle future generazioni degli insegnamenti
condivisi delle Sacre Scritture: questo il tema del terzo Incontro, svoltosi a
Gerusalemme, tra la Delegazione del Gran Rabbinato d’Israele e la Commissione
della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’Ebraismo. Al termine dei
colloqui - durati tre giorni e seguiti ad altri due appuntamenti il primo nel
2002 nella stessa Gerusalemme e il secondo nel febbraio di quest’anno a
Grottaferrata - è stato firmata mercoledì scorso una dichiarazione congiunta,
maturata in “un clima di mutuo rispetto, amicizia e soddisfazione” con la
“promessa di una collaborazione continuativa ed effettiva.” Il servizio di Debora Donnini.
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L’insegnamento condiviso delle Sacre Scritture che
dichiara la fede in un Dio creatore e guida dell’universo, che ha formato
l’uomo alla sua divina immagine, con una libera volontà. E’ stata questa la
piattaforma di partenza dell’incontro che ha voluto sottolineare come sia la
fede in Dio a dare sicurezza e gioia. Al centro lo speciale dovere dei leader
religiosi e degli educatori di istruire le rispettive comunità per seguire
sentieri di pace per il benessere dell’umanità.
Noi - si legge nel testo – lanciamo questo appello
specialmente alla famiglia di Abramo e invitiamo tutti i credenti a mettere da
parte le armi di guerra e distruzione per cercare la pace. Si esprime anche la
condivisione del dolore, di coloro che soffrono in Terra Santa e la speranza e
la preghiera per la fine di queste tribolazioni.
I partecipanti manifestano anche profondo apprezzamento
per le dichiarazioni della Santa Sede che condannano la violenza contro
innocenti e denunciano le rinascenti manifestazioni di antisemitismo.
Infine, un invito a vivere nel rispetto e nella
comprensione reciproca e ad immergersi nello studio della Sacra Scrittura che
condividiamo - scrivono - per la nobilitazione dell’umanità, per la pace
universale e la giustizia.
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40 ANNI FA LA PROMULGAZIONE DEL DECRETO CONCILIARE
“INTER MIRIFICA”
SUGLI
STRUMENTI DELLA COMUNICAZIONE SOCIALE
-
Intervista con mons. John Foley -
40 anni
fa veniva promulgato il decreto del Concilio Vaticano II “Inter Mirifica”,
sugli strumenti della comunicazione sociale: con questo documento la Chiesa
chiedeva solennemente ai mass media di operare per il bene comune e il progresso
dell’umanità e alle autorità politiche di garantire la libertà d’informazione
nel rispetto delle leggi morali e dei diritti e della dignità dell’uomo. Il
decreto invitava con forza i cattolici
a utilizzare questi strumenti per la diffusione del Vangelo. Ma su questo
evento ascoltiamo l’arcivescovo John Foley, presidente del Pontificio Consiglio
delle comunicazioni sociali, al microfono di Giovanni Peduto.
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R. – Ricordo quel giorno come se fosse ieri, perché ero
presente nella Basilica di San Pietro per la promulgazione della ‘Inter
Mirifica’: ero un prete studente qui a Roma, in quel periodo, ed ero
giornalista. Ero molto felice perché per la prima volta un Concilio aveva
parlato dei mezzi di comunicazione. Nella ‘Inter Mirifica’ si chiedono
tre cose: la prima, un dicastero nella Curia Romana per trattare tutti i temi legati
ai mezzi di comunicazione, ed ecco che oggi abbiamo il Pontificio Consiglio per
le comunicazioni sociali. Quel giorno di 40 anni fa, nella Basilica di San
Pietro, non potevo immaginare che un giorno proprio io sarei stato alla guida
di quel dicastero! La seconda, la preparazione di un’Istruzione pastorale, che
fu pubblicata poi nel 1971: la ‘Communio et Progressio’, la magna
charta della Chiesa nel campo delle comunicazioni. La terza cosa chiesta
dalla ‘Inter Mirifica’ era l’istituzione della Giornata mondiale delle
comunicazioni sociali. La Giornata mondiale si è celebrata ogni anno, con
frutti positivi, e penso che la ‘Inter Mirifica’ abbia sensibilizzato la
Chiesa alla necessità di utilizzare i mezzi delle comunicazioni in modo sempre
più intelligente.
D. - Quale sviluppo ha avuto l’uso dei mass-media
nell’evangelizzazione?
R. – E’ una cosa che tocca tutto il mondo, ovviamente. Io
ho visto un declino, purtroppo, nell’apertura dei mezzi pubblici o privati al
messaggio religioso, ma ho visto anche uno sviluppo della presenza della Chiesa
con i mezzi propri, particolarmente in America Latina, in Europa, ed ora anche
in Africa, con la radio cattolica ... Penso che in ogni ambiente la Chiesa stia
cercando di toccare i cuoi dei cristiani e degli altri tramite i mezzi delle
comunicazioni sociali. Possiamo sempre fare di più; dobbiamo fare sempre
di più!
D. – Secondo lei, in che modo?
R. – Io ho visto qui in Italia, per esempio, il fatto che
ci sono degli spot per chiedere che le persone possano segnalare l’attribuzione
dell’8 per mille per la Chiesa cattolica: perché noi non possiamo avere degli
spot per incoraggiare la gente a tornare alla Chiesa stessa? Io penso che
possiamo e dobbiamo utilizzare la pubblicità ed altri mezzi per un’attività
molto intelligente e creativa di evangelizzazione, per toccare i cuori delle
persone e per offrire loro il messaggio della vita eterna.
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IL CONTRIBUTO DELLA CHIESA PER UMANIZZARE LA
GLOBALIZZAZIONE
IN
PRIMO PIANO NEL DISCORSO DEL CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO,
PRESIDENTE DI “GIUSTIZIA E PACE”, INTERVENUTO
STAMANI AL CONVEGNO
INTERNAZIONALE
DI STUDI SU LEONE XIII, IN CORSO A ROMA
- A
cura di Alessandro Gisotti -
Superare le molteplici ambiguità della
globalizzazione per una sua più decisa funzione al servizio di tutti gli
uomini. E’ l’esortazione del presidente del Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, che stamani è
intervenuto sul “magistero della Chiesa nella globalizzazione” alla giornata
centrale del convegno internazionale su Leone XIII, nel centenario della morte,
in corso a Palazzo Altieri in Roma. Secondo il porporato, la Chiesa può far
molto per promuovere il concetto di globalizzazione come condivisione, valorizzando
le differenze in un quadro unitario e di collaborazione. Per questo, ha proseguito,
la Chiesa è sempre stata in prima linea nel sostenere le identità culturali e
nazionali dei popoli, senza mai assolutizzarle, bensì ponendole in relazione
con un’identità più vasta, l’appartenenza all’intero genere umano.
Il cardinale Martino, riecheggiando le parole del
Papa, ha sottolineato come la Chiesa non si stanchi di chiedere una
globalizzazione della solidarietà, trovando convergenze progressive verso un
“codice etico comune”. Ha quindi ribadito che è “nell’umanità universale
scaturita dalle mani di Dio, che bisogna ricercare le norme di vita sociale”
evitando la “relativizzazione assoluta dei valori” e “l’omogeneizzazione degli
stili di vita e delle culture”.
La
Chiesa, ha detto ancora il presidente di Giustizia e Pace, “accompagna
l’umanità nella scoperta del volto umano della globalizzazione” affinché
“sempre di più, dietro al problema dei brevetti sugli organismi geneticamente
modificati si veda il volto dei contadini africani”. Questa, ha concluso, “è la
prospettiva cristiana per la governabilità della globalizzazione”.
ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto in
successive udienze il vescovo francese di Sées, Jean‑Claude Boulanger, e
l’amministratore diocesano di Rouen, Christian Nourrichard, in visita “ad
Limina”.
In Venezuela, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Carora, presentata da monsignor Eduardo Herrera
Riera, per sopraggiunti di limiti di età. Il Santo Padre ha nominato vescovo di
Carora padre Ulises Antonio Gutiérrez Reyes, finora Rettore del Seminario
Mercedario a Palmira-Tachira.
Sempre in Venezuela, il Papa ha nominato vescovo di Puerto
Cabello, padre Ramón José Viloria Pinzón, della Fraternità dei Sacerdoti Operai
Diocesani del Sacro Cuore di Gesù.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina, con forte
evidenza, il titolo "Fame e malnutrizione, aggravate dalla crescente
povertà, rappresentano una grave minaccia per la pace fra i popoli":
Giovanni Paolo II ai partecipanti alla XXXII Conferenza della Fao.
Nelle vaticane, il Messaggio
del Papa in occasione della 41.ma Giornata mondiale di preghiera per le
vocazioni.
Un approfondito contributo
dell'arcivescovo Piero Marini in occasione del 40.mo anniversario della
Costituzione Conciliare sulla Sacra Liturgia.
Nelle estere, in rilievo
l'attentato kamikaze in Russia.
L'intervento della Delegazione
della Santa Sede alla XXXII Sessione della Conferenza della Fao: "La fame
è un'evidente negazione dei diritti fondamentali della persona".
Un articolo di Gabriele Nicolò
sul progetto "Dream" promosso dalla Comunità di Sant'Egidio per
combattere l'Aids in Mozambico.
Nella pagina culturale, un
articolo di Giovanni Ricciardi dal titolo "Menandro ritrovato":
eccezionale scoperta in un manoscritto della Biblioteca Vaticana.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema della procreazione assistita.
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5
dicembre 2003
ALMENO 40 MORTI E 150
FERITI IN UN ATTENTATO DINAMITARDO SU UN TRENO RUSSO. PER MOSCA, SAREBBERO
CECENI I KAMIKAZE RESPONSABILI DELLA STRAGE
- Intervista con Domenico Caccamo -
Almeno 40 persone hanno perso la
vita e 150 sono rimaste ferite nell’attentato dinamitardo avvenuto questa mattina
su un treno che percorreva una tratta nella Russia meridionale, fra Iessentuki
e Piatigorsk, ai confini con la Cecenia. Nei giorni scorsi, le autorità
militari russe avevano reso noto che decine di donne kamikaze stavano
addestrandosi per compiere attentati in Russia in relazione alle elezioni
legislative di domenica prossima. Il governo indipendentista ceceno si è
ufficialmente “dissociato” dall’attentato, le cui modalità non sono ancora
confermate: alcuni passeggeri avrebbero visto tre donne saltare giù dal
convoglio, poco prima dell’esplosione. Alessandro de Carolis:
**********
Un
commando suicida composto da tre donne e un uomo. Ed ancora una volta, sono i
civili a pagare il prezzo dei difficili rapporti tra la Russia e le province
caucasiche. L’attentato di oggi giunge invece alla vigilia delle elezioni per
il rinnovo della Duma, in programma domenica. Elezioni che sono già
iniziate in Cecenia con il voto di una
parte degli 80 mila soldati russi di
stanza nella repubblica. Nessun dubbio sulla pista
politica: in molti – a cominciare dal presidente Putin, che ha avviato
un’inchiesta sui mandanti della strage – hanno definito il gesto “un tentativo
di destabilizzare il Paese”. Anche il ministro della giustizia russo, Ciaka, ha
indicato apertamente la pista della guerriglia islamico-separatista cecena
dietro l'attentato, alla vigilia della tornata elettorale. Immediata la presa
di distanza da parte del governo indipendentista, che ha ribadito la propria
adesione ai principî del diritto umanitario internazionale: una prassi
piuttosto frequente nell’ultimo periodo, quando la frattura tra la linea
politica di Maskhadov e quella militare del comandante Basayev si è fatta più
evidente. Lo stesso leader della guerriglia aveva cercato invano, nei mesi
scorsi, di dissuadere i suoi uomini a portare attacchi contro i civili. Lo scorso primo agosto, dopo il rifiuto di Mosca di
avviare un negoziato con i separatisti, un camion bomba esplose contro
l’ospedale di Mozdok, in Ossezia del sud, provocando una cinquantina di vittime.
**********
Ma in quale panorama di inserisce questo drammatico episodio?
Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Domenico Caccamo, docente di Storia moderna
e direttore del master di geopolitica e sicurezza globale all’Università la
Sapienza di Roma:
*********
R. – Anzitutto nel drammatico panorama di una guerriglia
di lunga durata. Ha le sue radici e le sue premesse in un lontano passato e
probabilmente, purtroppo, ne sentiremo ancora parlare a lungo. Si tratta di un
fenomeno che non è in via di esaurimento ma è in pieno sviluppo.
D. – E’ una guerriglia dalle due facce quella della
Cecenia con cui Mosca ha a che fare: una guerriglia indipendentista ma allo
stesso tempo anche una guerriglia islamica…
R. –
Non c’è molta contraddizione fra queste due facce, vanno perfettamente
d’accordo: da una parte una guerra di indipendenza, dall’altra parte si inscrive
nel quadro più ampio del contrasto fra il mondo islamico e il nord del mondo e
di cui, in qualche modo, fa parte anche la Russia e quindi non si tratta
soltanto di un fatto locale ma riguarda la politica mondiale.
D. - Per risolvere
questa annosa questione, quali secondo lei i passi che il presidente Putin
dovrebbe fare?
R. – Ci vorrebbe un radicale cambiamento
dell’atteggiamento russo: trovare un colloquio con queste forze insurrezionali
indipendentistiche; stabilire un compromesso. E’ una situazione, questa, che
ricorda molto quella che si sta svolgendo nel rapporto fra la Palestina ed
Israele.
D. – Una Russia che guarda con una certa attenzione
all’Europa, non dovrebbe trattare con la Cecenia in maniera diversa?
R. – Certamente è la questione dei diritti umani violati
in Cecenia ma il problema politico non è questo; il problema politico sarebbe
quello di mettere insieme le forze insurrezionali indipendentistiche con forze
governative russe per intavolare un negoziato. Questo si è cercato di farlo
diversi mesi fa. Come l’Europa possa inserirsi in questa situazione? Credo
francamente che si tratti di una situazione che sfugge completamente di mano
all’Europa.
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OGGI LA GIORNATA INTERNAZIONALE DEL
VOLONTARIATO
-
Intervista con Agostino Mantovani -
Oggi è la Giornata internazionale del Volontariato per lo
sviluppo economico e sociale indetta dall’ONU. Per quest’occasione in Italia è
stata premiata con l’Oscar del volontariato internazionale 2003 Alida De
Bortoli, 25 anni, che svolge servizio civile volontario in Kossovo.
L’organizzazione con cui opera fa parte della Focsiv, federazione degli
organismi cristiani del servizio internazionale volontario, che proprio
quest’anno festeggia i suoi 30 anni di attività ed ha attualmente 581 volontari
che operano in 85 Paesi con progetti di sviluppo. Al microfono di Marina
Tomarro, il presidente nazionale della Focsiv, Agostino Mantovani.
**********
R. – L’impegno del volontario è, in tantissimi settori, in
crescendo; le stesse istituzioni, accorgendosi di quanto sia sempre più
particolare il bisogno di intervento nei confronti dei più poveri, dei più
deboli, ricorrono a forme di volontariato in quanto non sempre l’istituzione
può arrivare a tutto.
D. – Cosa può spingere oggi una persona a diventare
volontario?
R. – L’amore per il prossimo e la voglia di vedere meno
ingiustizie in questo pianeta, anche perché la globalizzazione ci porta a conoscere
realtà che forse una volta non erano a portata di tanta gente.
D. – La Focsiv in questo momento festeggia i 30 anni. Che
cosa è successo, durante questi 30 anni? Il volontariato come è andato
evolvendosi?
R. – Ha avuto fasi alterne legate anche ad eventi
nazionali e internazionali. Va detto che noi abbiamo interventi finanziari da
parte del ministero degli affari esteri e da parte dell’Unione Europea; quindi,
le vicende alterne della politica hanno anche un’influenza sugli interventi
delle Ong. C’è da dire, a questo proposito, che ci sono stati momenti nei quali
il volontariato internazionale è stato visto con un occhio di maggiore
riguardo. Resta un fatto: il bisogno del volontario internazionale, il bisogno
soprattutto di interventi sempre più pianificati dove ci sono aree residuali di
conflitti e dove le popolazioni hanno bisogno di tutto.
D. – Quali sono le urgenze che attualmente vi trovate ad
affrontare?
R. – Urgenze dell’immediato post-bellico in varie aree, ma
anche dove situazioni gravissime non fanno più storia: sto pensando al Congo,
ad altri Paesi dell’Africa ...
**********
RICORRE OGGI IL 50.MO ANNIVERSARIO
DEL PROGRAMMA SCANDINAVO DELLA RADIO VATICANA
-
Intervista con Ingrid Sundsten -
Una
legge più adeguata sulla libertà religiosa in Svezia e la volontà di offrire informazioni
non riportate su altri mass media. E’ questo il contesto nel quale, 50 anni fa,
è nato il Programma scandinavo della Radio Vaticana. Ripercorriamo alcuni
momenti salienti della sua storia con la responsabile, Ingrid Sundsten, al
microfono di Amedeo Lomonaco:
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R. – Il Programma ha avuto inizio nel 1953 e all’inizio
consisteva in una trasmissione di 15 minuti alla settimana e facevamo capo alla
sezione tedesca. Dalla fine 1989 abbiamo un programma giornaliero di 20 minuti.
D. – In quali Paesi è trasmesso il programma scandinavo?
R. – In Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia ed Estonia.
Le lingue principali sono lo svedese e il finlandese: in Svezia abbiamo il
maggior numero di ascoltatori e con loro intratteniamo una fitta
corrispondenza. Spesso abbiamo inserti in danese e norvegese. Nella
programmazione finlandese, c’è uno spazio in estone – di 5 minuti – ogni
domenica.
D. – A quale pubblico si rivolge, soprattutto, il vostro
programma?
R. – Il programma si rivolge agli svedesi protestanti che,
in genere, non sono molto praticanti. Per questo cerchiamo di offrire
informazioni ai protestanti sulla Chiesa cattolica, perché i mass-media non
trattano, solitamente, argomenti religiosi.
D. – Quindi, le vostre trasmissioni sono ascoltate
soprattutto da protestanti. Quali sono le loro reazioni?
R. – Molti sono contenti e ci scrivono tante lettere: sono
soddisfatti per le informazioni che diamo e che difficilmente trovano in altri
mezzi di informazione.
D. – C’è un aneddoto che vuoi ricordare?
R. – Il Santo Padre ha visitato i Paesi scandinavi nel
1989. Per prepararsi a questo viaggio voleva dire qualche frase in ogni lingua
e noi siamo diventati suoi insegnanti. Il Papa è molto meticoloso. Con la
penna, ad esempio, sottolineava le pronunce...
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PRESENTATO IERI SERA IN ANTEPRIMA
AL FESTIVAL
DEL CINEMA SPIRITUALE TERTIO
MILLENNIO
L’ULTIMA
OPERA CINEMATOGRAFICA DEL REGISTA POLACCO
KRZYSZTOF
ZANUSSI, “SUPPLEMENTO”,
STORIA SOFFERTA E SINCERA DI UNA VOCAZIONE
RELIGIOSA
E
DEGLI INTERROGATIVI CHE L’ACCOMPAGNANO
- Il
servizio di Luca Pellegrini -
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“Supplemento”: questo il titolo scarno, senza
metafore e allegorie, dell’ultima opera di Krzysztof Zanussi proiettata ieri
sera in anteprima all’inaugurazione del Festival del cinema spirituale Tertio Millennio. Un’appendice, forse, e
sicuramente un insopprimibile desiderio da parte del regista di approfondire la
personale ed intima vicenda dei due giovani fratelli che già erano apparsi,
marginalmente, nel precedente ed intenso La
vita come malattia mortale sessualmente trasmessa. Il protagonista questa
volta è Filip, che non sa esattamente dove si trova nella vita: lo avvertiamo
subito come un ragazzo inquieto e dubbioso, ma oltremodo sincero e diretto
nell’assolvere i suoi doveri e nel rispondere alla voce della coscienza ed ai
richiami della fede. In una cella di un monastero combatte la sua “buona”
battaglia, tormentandosi spiritualmente e fisicamente.
Nella vita che rincorre senza ancora una meta, tenta di
rispondere a Dio per una vocazione “in bilico”; al fratello, che lo aiuta con
forza a prendere decisioni non dilazionabili; ad Hanka, che è innamorata di
lui; ai colleghi medici, che lo spingono a non sottovalutare l’importanza della
scienza e di questa professione. Storia non facile, nell’ambito di un’industria
cinematografica come quella attuale. Come conferma lo stesso regista Zanussi:
“Io credo che il linguaggio cinematografico – e questo è
già stato provato da molti anni, già dagli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta
- è capace di portare anche messaggi di ordine spirituale e questo lo abbiamo
visto con Bresson, con Tarkovskj e tanti altri. E’ vero che i distributori ed i
gestori credono che questa dimensione non interessi il pubblico. Abbiamo però
tante prove che quando c’è invece qualcosa da scoprire, si può avere un grande
interesse di pubblico. Questo interesse trova la sua soddisfazione nelle
produzioni che parlano della spiritualità, molto amorfe e tipo New Age. Questo
piace a tutti perché non c’è un legame tra etica e metafisica; la gente cerca
la metafisica senza etica. Invece, e questo mi sembra una cosa molto
interessante, nella tradizione cristiana, così come in quella buddhista od
islamica dei sufi, qualsiasi vocazione mistica collega le esigenze etiche con
la prospettiva del misticismo e cioè della visione del mondo trascendente, che
è completamente necessario. Dobbiamo allora testimoniarlo anche nel nostro linguaggio
artistico”.
Intimo - come lo è sempre la cinematografia di Zanussi -
corredato da immagini limpide, supportato da un dialogo che volutamente
rispecchia la semplicità del quotidiano sopra il quale si stende la misteriosa
e spesso indecifrabile presenza di Dio, Supplemento
affronta con spirito di modernità e senza pudori la difficoltà, per i giovani,
di individuare la vocazione religiosa e di saper rispondere avendo interrogato
il cuore e la mente. Le decisioni, poi, qualsiasi esse siano, quando nate dalla
sofferenza interiore e sottoscritte con la penna dell’anima ed il candore della
coscienza, non possono che essere un “supplemento” di vita alla vita.
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5
dicembre 2003
NELLE
FILIPPINE, RIPRENDERANNO LE ESECUZIONI CAPITALI PROGRAMMATE
FINO AL GENNAIO 2004. LA DECISIONE DEL
PRESIDENTE ARROYO
ASSUNTA COME DETERRENTE PER CONTRASTARE
L’ESCALATION
DI
SEQUESTRI DI PERSONA NEL PAESE
MANILA.
= “Non mi opporrò più alle esecuzioni programmate dai tribunali per il gennaio
2004”. Dalle Filippine, per bocca del presidente Gloria Macapagal Arroyo,
arriva la decisione ufficiale di sospendere la moratoria sulla pena di morte
entrata in vigore nel 2000, durante l'amministrazione del suo predecessore
Joseph Estrada, e rinnovata dalla stessa Arroyo. Soltanto la scorsa settimana
la presidente filippina si era detta "aperta" alla possibilità di
applicare la pena capitale ai sequestratori e ai boss della droga. La speranza
dichiarata da parte del capo di Stato filippino è che, attraverso la pena
capitale, si riesca a mettere un freno ai numerosi rapimenti a scopo di
estorsione: soltanto nel 2003, sono saliti a 150 i sequestri in tutta la
nazione. Il fenomeno colpisce particolarmente l'influente minoranza di origine
cinese, che controlla numerosi centri commerciali, banche e fabbriche. Nel
2000, anno del Giubileo, l'allora capo di Stato Estrada accolse una richiesta
dei vescovi e di parte della società civile, decidendo la sospensione delle
esecuzioni per tutto l’anno. Nel gennaio 2001, dopo la destituzione di Estrada,
la Arroyo stabilì di sospendere le esecuzioni almeno fino alla scadenza
naturale del suo mandato, nel 2004. (A.D.C.)
CONDANNATI
A MORTE, IN MYANMAR, IL DIRETTORE DI UNA RIVISTA
E OTTO
GIORNALISTI, ACCUSATI DI COMPLOTTO
CONTRO
LA GIUNTA MILITARE AL POTERE. REPORTER SENZA FRONTIERE
DENUNCIA
L’ASSENZA DI LIBERTA’ DI STAMPA NELL’EX BIRMANIA
YANGON. = Sconcerto e forti
critiche ha suscitato la condanna a morte pronunciata lo scorso 28 novembre in
Myanmar, l’ex Birmania, contro il direttore di una rivista e altri otto
giornalisti accusati di aver complottato per rovesciare la giunta militare al
potere nello Stato asiatico. “Reporter senza frontiere” (Rsf) e l’“Associazione
birmana dei media” (Bma) hanno espresso la loro contrarietà in una lettera
indirizzata al primo ministro della nazione, Khin Nyunt. “Il suo governo – si
legge nella documento – ha ancora una volta mostrato un atteggiamento criminale
nei confronti di giornalisti che rifiutano di sottomettersi agli ordini”. Zaw
Thet Htwe, direttore di una rivista sportiva, e gli altri otto operatori dei media
erano stati arrestati lo scorso luglio dai servizi segreti del Paese, in
seguito alla pubblicazione di un servizio su presunte malversazioni legate a un
prestito internazionale di 40 mila dollari, in favore di squadre sportive
birmane. Il gruppo degli arrestati è stato accusato di aver collocato bombe nei
dintorni della capitale Yangon e di aver collaborato con il partito del
dissenso, la Lega nazionale per la democrazia (Nld) allo scopo di creare
disordini. In passato il direttore Zaw Thet Htwe aveva fatto politica ed era
stato tra i dirigenti dello schieramento di opposizione, il ‘Partito
democratico per una nuova società (Dpns). (A.D.C.)
FAMIGLIE
TROPPO SOLE, MAGGIOR CONSUMO DI ALCOL TRA I GIOVANI,
PERSISTENTE
DIFFICOLTA’ NEI CONFRONTI DEGLI IMMIGRATI, ALCUNI DEI QUALI
TENTANO
LA STRADA DELL’IMPRENDITORIA. E’ LO STATO DELL’ITALIA
NEL
RAPPORTO DEL CENSIS 2003, PRESENTATO OGGI
-
Servizio di Alessandro Guarasci -
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ROMA.= L’incertezza sul futuro, che genera paure in tre
genitori su quattro, è forse il principale dei dati sullo stato sociale
dell’Italia, contenuti nel Rapporto del Censis presentato oggi a Roma. Per il
65 per cento degli italiani la famiglia è troppo sola, soprattutto nei momenti
di bisogno, e non riceve adeguato supporto dai soggetti pubblici. Preoccupano
anche alcuni comportamenti dei giovani. Fumano sempre di meno ma aumenta il
consumo di alcool: il 35,5 per cento di coloro che hanno tra i 18 e i 19 anni
dice di bere, e lo fa quasi il 19 per cento di chi ha meno di 17 anni. Non va
meglio sul fronte del lavoro: se è vero che l’occupazione negli ultimi 10 anni
è aumentata, il sistema resta ancora troppo rigido ed una volta che si è perso
il posto è sempre più difficile trovarne un altro. Cresce, comunque, il numero
degli immigrati che decide di aprire una impresa, il 3 per cento del totale.
Ciò nonostante, l’immigrazione è un problema ancora per il 63 per cento degli
italiani e circa il 9 per cento dice di avere paura degli extracomunitari. Ma
per il 35, 6 per cento degli italiani chi viene dall’estero non costituisce
comunque un pericolo importante. Sul fronte della criminalità, nel 2002 sono
cresciuti i reati ma in Europa l’Italia si colloca al 12.mo posto per numero di
delitti. Il vero problema sta al Sud, dove il racket colpisce tre imprenditori
su quattro. Per chiudere, la situazione economica: anche di fronte alle
difficoltà finanziarie, gli italiani non rinunciano ad indebitarsi, soprattutto
per hi-fi e telefonia, ed investire nella casa.
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IL
VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO (VIS) VARA DUE NUOVI PROGETTI PER
LE ZONE RURALI DELL’ ANGOLA. I PIANI PREVEDONO LA RIABILITAZIONE DI STRUTTURE
SCOLASTICHE E SANITARIE
LUANDA.
= “Abbiamo varato due ampi progetti a favore delle zone rurali
dell’Angola”. L’annuncio è stato dato da Antonio Raimondi, presidente del Volontariato
internazionale per lo sviluppo (Vis). “La Cooperazione missionaria - ha
proseguito - ci ha affidato una serie di programmi in due regioni dell’interno:
Kwanda Norte e Moxito. Si tratta di progetti volti alla riabilitazione di
strutture scolastiche e sanitarie applicabili entro giugno 2004”. La capitale Luanda è
senza dubbio la città che vive una realtà quotidiana di grandissimo degrado, segnata da assenza di sistemi di rifornimento e di
raccolta di acqua
potabile, mancanza di un
sistema di
raccolta e smaltimento di rifiuti, carenza di assistenza medica e ospedaliera,
diffusione di malattie
ed alta mortalità materno-infantile, soprattutto nei quartieri periferici sorti
a seguito dell’esodo delle popolazioni rurali. La mortalità infantile è del 300
per mille, mentre quella materna di 1.500 per 100 mila parti vivi. Anche il sistema
educativo di Luanda e
delle sue periferie patisce gravissimi problemi. Molte scuole sono quasi
distrutte, senza finestre, porte, luce elettrica, banchi e
materiale didattico. Per contrasto, il Paese possiede grandi risorse
nel sottosuolo: petrolio, diamanti, ferro, manganese. (M.A.)
PER LA TERZA VOLTA, SI TERRA’ QUEST’ANNO PRESSO
L’URBANIANA
L’ASTA
DI BENEFICENZA PER RACCOGLIERE FONDI A FAVORE
DELLE POPOLAZIONI ASIATICHE
CITTÀ
DEL VATICANO. = Si rinnova l’iniziativa
dell’asta di beneficenza promossa dalla Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli in favore delle missioni dell’Asia. Dopo l’Afghanistan, la Mongolia
e l’Angola, sarà la Chiesa di Baku in Azerbaigian – che ha urgente bisogno di
strutture sociali e religiose, a contare sui proventi dell’asta. Di anno in
anno, crescono le necessità di popoli e nazioni per poter condurre una vita
dignitosa e per avere un luogo sia pure modesto dove riunirsi per celebrare la
Santa Messa. Verranno messi all’asta, presso l’Aula Magna della Pontificia
Università Urbaniana, numerosi oggetti artistici donati in passato a Propaganda
fide e al Papa, tra cui una raffinata acquasantiera del Settecento, due
artistici candelabri della scuola fiorentina, alcuni splendidi pezzi di
argenteria del primo Novecento, diversi quadri ad olio. Lo scopo
dell’iniziativa rappresenta un segno di condivisione con queste popolazioni e
con i tanti missionari che possono contare unicamente su sostegni esterni.
(M.A.)
GLI AUGURI DEL PRESIDENTE CIAMPI PER I 90 ANNI DEL PROF.
GIOVANNI BOLLEA,
LUMINARE
NEL CAMPO DELLA NEUROPSICHIATRIA INFANTILE
ROMA. = “Un esempio di eccellenza per tante
generazioni di medici e di ricercatori”. Si chiude con questo attestato di
stima il messaggio di auguri che il presidente della Repubblica italiana, Carlo
Azeglio Ciampi, ha inviato al prof. Giovanni Bollea, celebre neuropsichiatria
infantile, che ha festeggiato i 90 anni. “Nel suo appassionato lavoro – scrive
il capo dello Stato - ella ha valorizzato il ruolo della famiglia e della
scuola, ‘pilastri essenziali e filtri primari’ nel percorso di crescita e di
formazione dei giovani. Alle giovani generazioni ha dedicato la passione e l'energia
del suo prezioso talento, contribuendo in maniera determinante ad aprire nuovi
orizzonti e a garantire nuovi traguardi a questa scienza”. Considerato l’innovatore della neuropsichiatria infantile italiana del dopoguerra,
Bollea si è formato a Losanna, Parigi e Londra ed è professore emerito
all’Università La Sapienza di Roma, città nella quale tuttora vive e lavora.
Fondatore e direttore dell’Istituto di neuropsichiatria infantile di via
Sabelli, primo presidente della Società italiana di neuropsichiatria infantile
(Sinpi), lo studioso, scrittore e divulgatore ha inoltre ricoperto i più
prestigiosi incarichi della specialità in campo internazionale. Promotore di
innumerevoli iniziative a favore dell’infanzia, è noto al grande pubblico anche
per i suoi interventi televisivi. (A.D.C.)
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5
dicembre 2003
- A cura di Fausta Speranza -
Tre iracheni e un soldato
americano sono rimasti uccisi per l'esplosione di un ordigno stamattina a
Baghdad. Dopo la proposta di Colin Powell, ieri a Bruxelles, di coinvolgere
anche la Nato, la giornata odierna in Iraq si presenta, dunque, ancora una
volta segnata dalla violenza. La parola a Giancarlo La Vella:
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Il segretario di Stato americano ha parlato chiaro ieri ai
partner della Nato: “In Iraq si riuscirà a portare pace e democrazia solo con
la partecipazione di tutti i membri dell’Alleanza”. Una richiesta che diventa
sempre più urgente, visto l’incremento giornaliero di attacchi alle forze
militari straniere. Anche oggi Baghdad è stata teatro di un nuovo attentato. Un
potente ordigno è esploso, al passaggio di due convogli americani, questa
mattina nel quartiere Samarria, nella zona meridionale della capitale, nei
pressi di una moschea sunnita e di un affollato mercato. Dopo l’attentato alla
base italiana di Nassiriya, il ministro della Difesa italiano, Antonio Martino,
ha sollevato preoccupanti interrogativi sulla presenza in Iraq, sostenendo che
si registra un peggioramento delle condizioni di sicurezza che limita necessariamente
i contatti con la popolazione locale. Ma sul clima in cui stanno ora operando i
soldati italiani ci risponde mons. Angelo Bagnasco, ordinario militare per
l’Italia:
“Il clima generale è il clima di
una grande consapevolezza dei rischi che ci sono in atto e quindi le misure di
sicurezza sono piuttosto evidenti. Ma, dall’altra parte, non ho trovato degli
animi assolutamente abbattuti o schiacciati ma molto motivati, determinati e
convinti dell’operazione di pace che stanno vivendo e compiendo”.
Dunque, l’Iraq rimane terreno di difficilissima gestione
per Washington ed è ancora lontana la realizzazione dell’obiettivo primario:
cioè la cattura di Saddam Hussein. E’ presumibile che il rais, pur non guidando
personalmente la resistenza, si trovi in qualche bunker dell'Iraq sunnita, allo
scopo di evitare le intercettazioni della sofisticata intelligence americana e
di certo foraggi la guerriglia con il denaro portato via in extremis dalla
Banca centrale irachena, poche ore prima dell’attacco americano del 19 marzo
scorso.
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Si sono intensificate le
operazioni dell’esercito israeliano contro gli attivisti palestinesi, in
particolare a Jenin, Ramallah e, ieri, a Nablus, in Cisgiordania. Al Cairo, 12
fazioni armate palestinesi continuano a discutere di una possibile tregua. Nessuna
reazione, ancora, alla proposta egiziana di un cessate il fuoco di un anno,
accompagnato dalla creazione di un comando unico palestinese. In Israele, intanto,
si moltiplicano le critiche all’Iniziativa di Ginevra, firmata nei giorni
scorsi da pacifisti israeliani e palestinesi. I promotori, l’israeliano Beilin
ed il palestinese Rabbo, saranno ricevuti oggi a Washington da Powell.
“Una misura da Far West”: era stato questo l’appellativo
scelto da protagonisti dell’Unione Europea e produttori di acciaio per
commentare le scelte di Bush in tema di dazi americani sulle importazioni di
acciaio straniero. E’ degno di nota, dunque, l’annuncio ieri di Bush di
revocare tali tariffe che sarebbero dovute rimanere in vigore fino al 2005. Ci
spiega se si tratta o meno di un dietrofront
Giada Aquilino:
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Venti mesi fa Bush non aveva avuto dubbi: i dazi sulle
importazioni di acciaio straniero negli Stati Uniti sarebbero dovuti rimanere
in vigore fino al 2005. Pronta la risposta dell’Unione Europea: minacce di
ritorsioni commerciali per 2,2 miliardi di dollari, appoggiate anche
dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), che aveva definito “illegali”
le tariffe americane. Dalla Casa Bianca, comunque, nessun dietrofront: la
revoca dei dazi è stata giustificata con la ripresa generale dell'economia e
con la buona riuscita dei provvedimenti presi in campo siderurgico. Per
Washington, insomma, l’obiettivo “è raggiunto”. Ora la strategia di Bush
diventa quella di adottare maggiori controlli per tutelare l'industria di settore
statunitense dalla concorrenza internazionale, mentre nel marzo del 2002,
quando vennero imposti i dazi, si puntava soltanto a colpire una vasta gamma di
prodotti provenienti dall'Unione Europea, oltre a quelli in arrivo da Giappone,
Corea del Sud, Brasile, Russia, Ucraina, Cina, Turchia e Australia. Da
Bruxelles, intanto, è arrivata la prima reazione e, tutto sommato, è positiva
per Washington: l’Unione Europea sospenderà le sanzioni previste contro gli
Stati Uniti.
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Un generale serbo di Bosnia,
Stanislav Galic, è stato condannato oggi dal Tribunale penale internazionale
dell'Aja a 20 anni di reclusione per crimini di guerra e contro l'umanità perpetrati durante l'assedio di
Sarajevo del 1992/'95.
Il premier polacco Leszek
Miller, ha subito la lesione di due vertebre nel brusco atterraggio di
emergenza dell'elicottero sul quale viaggiava insieme con una dozzina di
collaboratori, anch'essi feriti. Dovrà rimanere almeno una settimana in
ospedale. L'incidente è avvenuto ieri sera a Chojnow, una località 20 km a sud di Varsavia.
La Costa d’Avorio vive un
momento delicato tra la possibilità di proseguire nel difficile cammino di
normalizzazione, dopo la guerra civile, e il rischio di tornare indietro
rispetto al cessate il fuoco concordato tra i gruppi in lotta circa cinque mesi
fa. Il rispetto degli accordi di Marcoussis sembra il punto di forza sul quale
scommette il presidente Laurent Gbagbo nella situazione di crisi in cui è
coinvolta la Francia, presente con una forza di interposizione di 4 mila
uomini. Pesano le proteste inscenate in
questi ultimi giorni di fronte alla base che ospita la sede dell'Operazione
francese ‘Licorne’, da alcuni gruppi che hanno l’appoggio di esponenti
dell'esercito. Chiedono la partenza dei militari transalpini e la possibilità
di ”riunificate” il Paese con la forza. Ieri, però, è giunto l’atteso annuncio
del disarmo. Le prospettive concrete nel servizio di Giulio Albanese:
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Il processo di disarmo degli ex
ribelli inizierà il 15 dicembre. L’annuncio è stato dato dal presidente
ivoriano, Laurent Gbagbo, al termine di un incontro nella capitale
amministrativa Yamoussoukro. Hanno partecipato ieri sera, oltre allo stesso
capo di Stato, i delegati delle forze nuove, i tre movimenti dell’ex
ribellione, i vertici delle forze armate, i capi della missione di
interposizione francese e di quella dei Paesi africani. Gbagbo ha anche
precisato che nei prossimi giorni andrà a Bouaké, quartier generale dell’ex
ribellione, nel centro nord del Paese per annunciare ufficialmente la fine
della guerra.
Per la Radio Vaticana.
Giulio Albanese.
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Anche il Sudan procede lungo il
cammino della pace. Il governo di Khartoum ha siglato ieri un accordo con una
formazione dell’opposizione nordista, il Partito Unionista Democratico, mentre
è prevista oggi la ripresa dei negoziati, in Kenya, con i guerriglieri del sud
Sudan.
La Nigeria ha respinto l’avviso
di ricerca emesso dall’Interpol per l’ex presidente liberiano, Charles Taylor,
annunciando che non lo estraderà per le accuse di crimini di guerra pendenti su
di lui. Intanto, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dichiarato
che manterrà le sanzioni contro la Liberia, fino a quando non avrà ritrovato
una stabilità politica. E proprio in Nigeria, ad Abuja, ha preso il via oggi il
summit del Commonwealth, con la partecipazione di 52 dei 54 Paesi membri. Sono
assenti il Pakistan e lo Zimbabwe, quest’ultimo è stato sospeso dall’organizzazione
all’indomani delle elezioni presidenziali del marzo 2002, che hanno portato al
potere Robert Mugabe.
Il presidente della
Commissione Europea Romano Prodi è
arrivato oggi a Tunisi dove parteciperà ai lavori del summit del ”Dialogo 5+5”,
tra i paesi del Mediterraneo occidentale. I capi di stato e di governo si riuniscono con
all'ordine del giorno principalmente i
temi della cooperazione e della sicurezza, ma anche quello ancora sensibile del
controllo dei flussi migratori. A margine del Summit - cui partecipano per
l'Europa, Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Malta e per il Maghreb, Tunisia,
Algeria, Marocco, Libia, Mauritania - sono anche previsti una serie di incontri
bilaterali su quelli che vengono considerati “temi spinosi”.
A Tbilisi, capitale della
Georgia, è arrivato stamattina il segretario alla Difesa americano, Rumsfeld,
per una serie di incontri con le nuove autorità. Si tratta della prima visita
statunitense dal 23 novembre, giorno delle dimissioni di Shevarnadze. In
discussione, oltre alla stabilità politica della Repubblica, la costruzione di
un oleodotto dal mar Caspio verso i mercati occidentali.
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