RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 339 - Testo della Trasmissione di venerdì 5  dicembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il mondo non rimanga sordo al grido di coloro che domandano cibo per sopravvivere: così Giovanni Paolo II  ricevendo oggi in Vaticano i delegati alla conferenza della FAO

 

Messaggio del Santo Padre per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazione

 

La via della santità cristiana nell’esempio di Madre Teresa al centro della prima predica d’avvento del padre Raniero Cantalamessa stamani in Vaticano

 

Una dichiarazione congiunta, firmata a Gerusalemme tra rappresentanti della Santa Sede e del Gran Rabbinato d’Israele dell’ebraismo, sugli insegnamenti condivisi della Sacre Scritture

 

40 anni fa veniva promulgato il decreto conciliare “Inter Mirifica” sugli strumenti della comunicazione sociale: ce ne parla l’arcivescovo John Foley

 

Intervento del cardinale Renato Raffaele Martino, al convegno internazionale di studi su Leone XIII, in corso a Roma.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Almeno 40 morti e 150 feriti in un attentato dinamitardo su un treno russo al confine con la Cecenia: intervista con Domenico Caccamo

 

Giornata internazionale del Volontariato: ce ne parla Agostino Mantovani

 

Ricorre oggi il 50.mo anniversario del Programma Scandinavo: con noi la responsabile Ingrid Sundsten

 

Presentato ieri sera a Roma l’ultima opera cinematografica di Krzysztof Zanussi: ai nostri microfoni il regista polacco.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nelle Filippine riprenderanno le esecuzioni capitali programmate fino al gennaio 2004

 

Condannati a morte, in Myanmar, il direttore di una rivista e otto giornalisti, accusati di complotto contro la giunta militare al potere

 

Presentato oggi il rapporto del Censis 2003

Il volontariato internazionale per lo sviluppo (Vis) vara due nuovi progetti per le zone rurali dell’Angola

 

Per la terza volta, si terrà quest’anno presso l’Urbaniana l’asta di beneficenza per raccogliere fondi a favore delle popolazioni asiatiche

 

Gli auguri del presidente Ciampi per i 90 anni del prof. Giovanni Bollea, luminare nel campo della neuropsichiatria infantile

 

24 ORE NEL MONDO:  

Tre iracheni e un soldato americano uccisi da un ordigno stamattina a Baghdad

 

Bush annuncia la revoca  dei dazi sulle importazioni di acciaio straniero.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 dicembre 2003

 

 

LA FAME NEL MONDO GRAVE MINACCIA PER LA PACE TRA I POPOLI:

COSI’ IL PAPA AI DELEGATI DELLA FAO,

RIUNITI A ROMA PER LA XXXII CONFERENZA

 

Il monito del Papa a non lasciare inascoltato il grido degli affamati: stamane in Vaticano l’udienza a 400 delegati di tutto il mondo riuniti a Roma per la XXXII Conferenza della Fao, chiamata ogni due anni a monitorare la situazione dell’alimentazione e dell’agricoltura nell’intero Pianeta. I lavori aperti il 29 novembre si chiuderanno il 10 dicembre. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Un’occasione per esprimere “l’apprezzamento della Chiesa cattolica” alla Fao, “per l’importante servizio” che “rende all’umanità”. Un servizio oggi più urgente e necessario che mai, perché, come ha sottolineato Giovanni Paolo II, “la fame e la malnutrizione aggravate dalla crescente povertà rappresentano una grave minaccia alla coesistenza dei popoli e delle nazioni”.

 

“The world  may not remain deaf to the plea of those who demand the food they need in order to survive!”

 

“Che il mondo – ha ammonito il Santo Padre – mai rimanga sordo alla supplica di coloro che domandano il cibo loro necessario per sopravvivere”. E’ chiaro – ha spiegato il Papa, che alla luce di questa relazione tra fame e pace, le decisioni politiche ed economiche e le strategie devono sempre più essere guidate da un impegno di solidarietà globale e di rispetto per i diritti fondamentali, incluso il diritto ad un’adeguata alimentazione.”

 

Infatti – ha proseguito Giovanni Paolo II – “la dignità umana stessa è compromessa dovunque un ristretto pragmatismo distaccato dalle oggettive richieste della legge morale conducano a decisioni di cui beneficiano pochi fortunati ignorando le sofferenze di larga parte dell’umana famiglia”. Quindi il rinnovato invito a tutti i gruppi sociali, alle associazioni civili, alle confessioni religiose, ai governi e alle istituzioni internazionali, perché ognuno nelle proprie competenze partecipi a questa missione solidale “nel promuovere il bene comune dell’umanità”.

 

Da rilevare che dalla Conferenza della Fao si è confermato il fallimento dell’obiettivo di dimezzare il numero degli affamati entro il 2015, cosi come forse con troppa ambizione si era stabilito nel Vertice mondiale sull’alimentazione nel ’96. A tutt’oggi sono 842 milioni le persone nel mondo che non godono del diritto fondamentale al cibo, una cifra impressionante che sta crescendo. 

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IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA

PER LE VOCAZIONI: SI INTENSIFICHI SEMPRE DI PIU’ QUESTA PREGHIERA

PERCHE’ CRESCA IL NUMERO DI COLORO CHE RISPONDONO CON CORAGGIO A DIO

 

Il Papa  invita tutti i cristiani ad aumentare le preghiere per le vocazioni e a pregare per quelli che già sono stati chiamati perché rimangano fedeli. Questa l’esortazione contenuta nel suo messaggio, reso noto oggi, per la Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni, tradizionalmente fissata nella quarta domenica di Pasqua. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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“Pregate il Padrone della messe perché mandi operai per la sua messe”: il Papa ripete la preghiera sacerdotale di Gesù chiedendo a tutti i cristiani di intensificare sempre più la preghiera per le vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata e al servizio missionario. Per Giovanni Paolo II occorre aiutare i giovani a rispondere con coraggio alla chiamata del Maestro: “la vocazione al servizio esclusivo di Cristo nella sua Chiesa – infatti – è dono inestimabile della bontà divina, dono da implorare con insistenza e confidente umiltà. Ad esso il cristiano sempre più deve aprirsi, vigilando per non sprecare  il tempo della grazia e il tempo della visita”.

 

Il Pontefice sottolinea come nonostante la secolarizzazione in atto nella società si registri una diffusa esigenza di spiritualità e un rinnovato bisogno di preghiera. Soprattutto tanti ammalati in ogni parte del mondo uniscono le loro sofferenze alla croce di Gesù per implorare sante vocazioni rendendo “alla causa del Vangelo un contributo inestimabile anche se spesso del tutto nascosto”.

 

Il Papa quindi chiede di pregare anche per quelli che già hanno ricevuto il dono della vocazione e portano questo tesoro nascosto in vasi di creta perché rimangano fedeli alla chiamata.

 

“Dalla santità dei chiamati – infatti -  dipende la forza della loro testimonianza, capace di coinvolgere altre persone spingendole ad affidare la propria vita a Cristo”. E’ questa – si legge nel messaggio – “la maniera di contrastare il calo delle vocazioni alla vita consacrata, che minaccia l'esistenza di molte opere apostoliche soprattutto nei Paesi di missione”.

 

“Al centro di tutte le iniziative di preghiera – continua il Papa -  sta l'Eucaristia. Il sacramento dell’Altare riveste un valore decisivo per la nascita delle vocazioni e per la loro perseveranza, perché dal sacrificio redentore di Cristo i chiamati possono attingere la forza per dedicarsi totalmente all'annuncio del Vangelo. E alla Celebrazione eucaristica è bene che si unisca l'adorazione del Santissimo Sacramento”.

 

Il Papa infine invita a ringraziare Dio “per le grandi cose che ha compiuto e non cessa di realizzare nonostante la debolezza degli uomini”.

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LA VIA DELLA SANTITA’ CRISTIANA NELL’ESEMPIO DI MADRE TERESA

 AL CENTRO DELLA PRIMA PREDICA D’AVVENTO, STAMANI IN VATICANO

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Si è tenuta, stamani, nella Cappella “Redemptoris Mater” del Palazzo Apostolico, la prima predica d'Avvento alla presenza del Santo Padre e della Famiglia Pontificia. Tema delle meditazioni proposte dal predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa: “Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione”. Riflessioni sulla santità cristiana alla luce dell'esperienza di Madre Teresa di Calcutta”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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C’è una sola grandezza al mondo: la santità. Padre Raniero Cantalamessa ha sottolineato come la vita di Madre Teresa dimostri che la santità sia un compito da assolvere, “un dovere semplice”. La sua vicenda, ha proseguito, indica che non è mai troppo tardi per farsi santi. Ha così ricordato, il viaggio in treno da Calcutta a Darjeeling in cui, all’età di 36 anni, la Beata ricevette l’ispirazione. Momento straordinario, che ricorda la chiamata di Abramo:

 

“Nella vita di Madre Teresa si rinnova in questo momento in maniera impressionante l’esperienza di Abramo, al quale un giorno Dio disse: ‘Vattene dal tuo Paese, dalla tua Patria, dalla casa di tuo padre, verso il Paese che io ti indicherò’”.

 

Madre Teresa si chiede perché la scelta divina cada proprio su di lei, ma Dio sa distinguere “quando le obiezioni dei suoi chiamati nascono da resistenze al suo volere” e quando, invece, “nascono da paura di ingannarsi e di non essere all’altezza del compito”. Alla fine, come Maria, pronuncia il suo pieno fiat. Un sì pronunciato con gioia, che Madre Teresa non si stancava di ripetere alle sue figlie, missionarie della carità.

 

“E’ chiaro qual è quell’atto fondamentale, quella prima pietra su cui poggia la santità di Madre Teresa e di ogni santità cristiana: è la risposta ad una chiamata. E’ l’obbedienza ad un’ispirazione divina, vagliata e riconosciuta come tale”.

 

La vicenda di Madre Teresa, ha aggiunto, “ci ricorda una cosa essenziale per la nostra santificazione: l’importanza di obbedire alle ispirazioni divine”. Dal suo esempio, ha aggiunto, capiamo che “la santità non è opera dell’uomo”, giacché non basta “avere un programma di perfezione ben chiaro davanti per poi realizzarlo progressivamente”.

 

“Non c’è un modello di perfezione identico per tutti; Dio non fa i santi in serie, Dio non ama la clonazione. Ogni santo è un’invenzione inedita dello Spirito”.

 

Ecco allora l’importanza della comprensione delle ispirazioni, “discernere quelle che vengono da Dio, dallo Spirito di Dio, e quelle che vengono invece dallo spirito del mondo, dalle passioni della carne”. Una scelta non sempre facile, che tuttavia trova risposta nel nostro cuore:

 

“Se l’ispirazione è accolta, il cuore trova subito pace profonda. Dio ricompensa ogni piccola vittoria in questo campo facendo sentire all’anima la sua approvazione, che è la gioia più pura che esista al mondo”.

 

“Se accogliere le ispirazioni è importante per ogni cristiano – ha concluso - è vitale per chi ha compiti di governo nella Chiesa”. Solo così “si permette allo Spirito di Cristo di guidare lui stesso la sua Chiesa, attraverso i rappresentanti umani”.

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RISPETTO, AMICIZIA E SODDISFAZIONE ALLA BASE

DELLA DICHIARAZIONE CONGIUNTA, FIRMATA A GERUSALEMME,

TRA RAPPRESENTANTI DELLA SANTA SEDE E DELL’EBRAISMO

SUGLI INSEGNAMENTI CONDIVISI DELLA SACRE SCRITTURE

 

L’importanza per la società contemporanea e per l’educazione delle future generazioni degli insegnamenti condivisi delle Sacre Scritture: questo il tema del terzo Incontro, svoltosi a Gerusalemme, tra la Delegazione del Gran Rabbinato d’Israele e la Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’Ebraismo. Al termine dei colloqui - durati tre giorni e seguiti ad altri due appuntamenti il primo nel 2002 nella stessa Gerusalemme e il secondo nel febbraio di quest’anno a Grottaferrata - è stato firmata mercoledì scorso una dichiarazione congiunta, maturata in “un clima di mutuo rispetto, amicizia e soddisfazione” con la “promessa di una collaborazione continuativa ed effettiva.”  Il servizio di Debora Donnini.

 

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L’insegnamento condiviso delle Sacre Scritture che dichiara la fede in un Dio creatore e guida dell’universo, che ha formato l’uomo alla sua divina immagine, con una libera volontà. E’ stata questa la piattaforma di partenza dell’incontro che ha voluto sottolineare come sia la fede in Dio a dare sicurezza e gioia. Al centro lo speciale dovere dei leader religiosi e degli educatori di istruire le rispettive comunità per seguire sentieri di pace per il benessere dell’umanità.

 

Noi - si legge nel testo – lanciamo questo appello specialmente alla famiglia di Abramo e invitiamo tutti i credenti a mettere da parte le armi di guerra e distruzione per cercare la pace. Si esprime anche la condivisione del dolore, di coloro che soffrono in Terra Santa e la speranza e la preghiera per la fine di queste tribolazioni.

 

I partecipanti manifestano anche profondo apprezzamento per le dichiarazioni della Santa Sede che condannano la violenza contro innocenti e denunciano le rinascenti manifestazioni di antisemitismo.

 

Infine, un invito a vivere nel rispetto e nella comprensione reciproca e ad immergersi nello studio della Sacra Scrittura che condividiamo - scrivono - per la nobilitazione dell’umanità, per la pace universale e la giustizia.

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40 ANNI FA LA PROMULGAZIONE DEL DECRETO CONCILIARE “INTER MIRIFICA”

SUGLI STRUMENTI DELLA COMUNICAZIONE SOCIALE

- Intervista con mons. John Foley -

 

40 anni fa veniva promulgato il decreto del Concilio Vaticano II “Inter Mirifica”, sugli strumenti della comunicazione sociale: con questo documento la Chiesa chiedeva solennemente ai mass media di operare per il bene comune e il progresso dell’umanità e alle autorità politiche di garantire la libertà d’informazione nel rispetto delle leggi morali e dei diritti e della dignità dell’uomo. Il decreto invitava con forza  i cattolici a utilizzare questi strumenti per la diffusione del Vangelo. Ma su questo evento ascoltiamo l’arcivescovo John Foley, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, al microfono di Giovanni Peduto.

 

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R. – Ricordo quel giorno come se fosse ieri, perché ero presente nella Basilica di San Pietro per la promulgazione della ‘Inter Mirifica’: ero un prete studente qui a Roma, in quel periodo, ed ero giornalista. Ero molto felice perché per la prima volta un Concilio aveva parlato dei mezzi di comunicazione. Nella ‘Inter Mirifica’ si chiedono tre cose: la prima, un dicastero nella Curia Romana per trattare tutti i temi legati ai mezzi di comunicazione, ed ecco che oggi abbiamo il Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali. Quel giorno di 40 anni fa, nella Basilica di San Pietro, non potevo immaginare che un giorno proprio io sarei stato alla guida di quel dicastero! La seconda, la preparazione di un’Istruzione pastorale, che fu pubblicata poi nel 1971: la ‘Communio et Progressio’, la magna charta della Chiesa nel campo delle comunicazioni. La terza cosa chiesta dalla ‘Inter Mirifica’ era l’istituzione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. La Giornata mondiale si è celebrata ogni anno, con frutti positivi, e penso che la ‘Inter Mirifica’ abbia sensibilizzato la Chiesa alla necessità di utilizzare i mezzi delle comunicazioni in modo sempre più intelligente.

 

D. - Quale sviluppo ha avuto l’uso dei mass-media nell’evangelizzazione?

 

R. – E’ una cosa che tocca tutto il mondo, ovviamente. Io ho visto un declino, purtroppo, nell’apertura dei mezzi pubblici o privati al messaggio religioso, ma ho visto anche uno sviluppo della presenza della Chiesa con i mezzi propri, particolarmente in America Latina, in Europa, ed ora anche in Africa, con la radio cattolica ... Penso che in ogni ambiente la Chiesa stia cercando di toccare i cuoi dei cristiani e degli altri tramite i mezzi delle comunicazioni sociali. Possiamo sempre fare di più; dobbiamo fare sempre di più!

 

D. – Secondo lei, in che modo?

 

R. – Io ho visto qui in Italia, per esempio, il fatto che ci sono degli spot per chiedere che le persone possano segnalare l’attribuzione dell’8 per mille per la Chiesa cattolica: perché noi non possiamo avere degli spot per incoraggiare la gente a tornare alla Chiesa stessa? Io penso che possiamo e dobbiamo utilizzare la pubblicità ed altri mezzi per un’attività molto intelligente e creativa di evangelizzazione, per toccare i cuori delle persone e per offrire loro il messaggio della vita eterna.

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IL CONTRIBUTO DELLA CHIESA PER UMANIZZARE LA GLOBALIZZAZIONE

IN PRIMO PIANO NEL DISCORSO DEL CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO,

 PRESIDENTE DI “GIUSTIZIA E PACE”, INTERVENUTO STAMANI AL CONVEGNO

INTERNAZIONALE DI STUDI SU LEONE XIII, IN CORSO A ROMA

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Superare le molteplici ambiguità della globalizzazione per una sua più decisa funzione al servizio di tutti gli uomini. E’ l’esortazione del presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, che stamani è intervenuto sul “magistero della Chiesa nella globalizzazione” alla giornata centrale del convegno internazionale su Leone XIII, nel centenario della morte, in corso a Palazzo Altieri in Roma. Secondo il porporato, la Chiesa può far molto per promuovere il concetto di globalizzazione come condivisione, valorizzando le differenze in un quadro unitario e di collaborazione. Per questo, ha proseguito, la Chiesa è sempre stata in prima linea nel sostenere le identità culturali e nazionali dei popoli, senza mai assolutizzarle, bensì ponendole in relazione con un’identità più vasta, l’appartenenza all’intero genere umano.

 

Il cardinale Martino, riecheggiando le parole del Papa, ha sottolineato come la Chiesa non si stanchi di chiedere una globalizzazione della solidarietà, trovando convergenze progressive verso un “codice etico comune”. Ha quindi ribadito che è “nell’umanità universale scaturita dalle mani di Dio, che bisogna ricercare le norme di vita sociale” evitando la “relativizzazione assoluta dei valori” e “l’omogeneizzazione degli stili di vita e delle culture”.

 

La Chiesa, ha detto ancora il presidente di Giustizia e Pace, “accompagna l’umanità nella scoperta del volto umano della globalizzazione” affinché “sempre di più, dietro al problema dei brevetti sugli organismi geneticamente modificati si veda il volto dei contadini africani”. Questa, ha concluso, “è la prospettiva cristiana per la governabilità della globalizzazione”.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto in successive udienze il vescovo francese di Sées, Jean‑Claude Boulanger, e l’amministratore diocesano di Rouen, Christian Nourrichard, in visita “ad Limina”.

 

In Venezuela, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Carora, presentata da monsignor Eduardo Herrera Riera, per sopraggiunti di limiti di età. Il Santo Padre ha nominato vescovo di Carora padre Ulises Antonio Gutiérrez Reyes, finora Rettore del Seminario Mercedario a Palmira-Tachira.

 

Sempre in Venezuela, il Papa ha nominato vescovo di Puerto Cabello, padre Ramón José Viloria Pinzón, della Fraternità dei Sacerdoti Operai Diocesani del Sacro Cuore di Gesù.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina, con forte evidenza, il titolo "Fame e malnutrizione, aggravate dalla crescente povertà, rappresentano una grave minaccia per la pace fra i popoli": Giovanni Paolo II ai partecipanti alla XXXII Conferenza della Fao.

 

Nelle vaticane, il Messaggio del Papa in occasione della 41.ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.

Un approfondito contributo dell'arcivescovo Piero Marini in occasione del 40.mo anniversario della Costituzione Conciliare sulla Sacra Liturgia.

 

Nelle estere, in rilievo l'attentato kamikaze in Russia.

L'intervento della Delegazione della Santa Sede alla XXXII Sessione della Conferenza della Fao: "La fame è un'evidente negazione dei diritti fondamentali della persona".

Un articolo di Gabriele Nicolò sul progetto "Dream" promosso dalla Comunità di Sant'Egidio per combattere l'Aids in Mozambico.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Giovanni Ricciardi dal titolo "Menandro ritrovato": eccezionale scoperta in un manoscritto della Biblioteca Vaticana.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della procreazione assistita.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

5 dicembre 2003

 

 

ALMENO 40 MORTI E 150 FERITI IN UN ATTENTATO DINAMITARDO SU UN TRENO RUSSO. PER MOSCA, SAREBBERO CECENI I KAMIKAZE RESPONSABILI DELLA STRAGE

- Intervista con Domenico Caccamo -

 

Almeno 40 persone hanno perso la vita e 150 sono rimaste ferite nell’attentato dinamitardo avvenuto questa mattina su un treno che percorreva una tratta nella Russia meridionale, fra Iessentuki e Piatigorsk, ai confini con la Cecenia. Nei giorni scorsi, le autorità militari russe avevano reso noto che decine di donne kamikaze stavano addestrandosi per compiere attentati in Russia in relazione alle elezioni legislative di domenica prossima. Il governo indipendentista ceceno si è ufficialmente “dissociato” dall’attentato, le cui modalità non sono ancora confermate: alcuni passeggeri avrebbero visto tre donne saltare giù dal convoglio, poco prima dell’esplosione. Alessandro de Carolis:

 

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Un commando suicida composto da tre donne e un uomo. Ed ancora una volta, sono i civili a pagare il prezzo dei difficili rapporti tra la Russia e le province caucasiche. L’attentato di oggi giunge invece alla vigilia delle elezioni per il rinnovo della Duma, in programma domenica. Elezioni che sono già iniziate  in Cecenia con il voto di una parte degli 80 mila  soldati russi di stanza nella repubblica.  Nessun dubbio sulla pista politica: in molti – a cominciare dal presidente Putin, che ha avviato un’inchiesta sui mandanti della strage – hanno definito il gesto “un tentativo di destabilizzare il Paese”. Anche il ministro della giustizia russo, Ciaka, ha indicato apertamente la pista della guerriglia islamico-separatista cecena dietro l'attentato, alla vigilia della tornata elettorale. Immediata la presa di distanza da parte del governo indipendentista, che ha ribadito la propria adesione ai principî del diritto umanitario internazionale: una prassi piuttosto frequente nell’ultimo periodo, quando la frattura tra la linea politica di Maskhadov e quella militare del comandante Basayev si è fatta più evidente. Lo stesso leader della guerriglia aveva cercato invano, nei mesi scorsi, di dissuadere i suoi uomini a portare attacchi contro i civili.  Lo scorso primo agosto, dopo il rifiuto di Mosca di avviare un negoziato con i separatisti, un camion bomba esplose contro l’ospedale di Mozdok, in Ossezia del sud, provocando una cinquantina di vittime.

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Ma in quale panorama di inserisce questo drammatico episodio? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Domenico Caccamo, docente di Storia moderna e direttore del master di geopolitica e sicurezza globale all’Università la Sapienza di Roma:

 

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R. – Anzitutto nel drammatico panorama di una guerriglia di lunga durata. Ha le sue radici e le sue premesse in un lontano passato e probabilmente, purtroppo, ne sentiremo ancora parlare a lungo. Si tratta di un fenomeno che non è in via di esaurimento ma è in pieno sviluppo.

 

D. – E’ una guerriglia dalle due facce quella della Cecenia con cui Mosca ha a che fare: una guerriglia indipendentista ma allo stesso tempo anche una guerriglia islamica…

 

R. – Non c’è molta contraddizione fra queste due facce, vanno perfettamente d’accordo: da una parte una guerra di indipendenza, dall’altra parte si inscrive nel quadro più ampio del contrasto fra il mondo islamico e il nord del mondo e di cui, in qualche modo, fa parte anche la Russia e quindi non si tratta soltanto di un fatto locale ma riguarda la politica mondiale.

 

D. -  Per risolvere questa annosa questione, quali secondo lei i passi che il presidente Putin dovrebbe fare?

 

R. – Ci vorrebbe un radicale cambiamento dell’atteggiamento russo: trovare un colloquio con queste forze insurrezionali indipendentistiche; stabilire un compromesso. E’ una situazione, questa, che ricorda molto quella che si sta svolgendo nel rapporto fra la Palestina ed Israele.

 

D. – Una Russia che guarda con una certa attenzione all’Europa, non dovrebbe trattare con la Cecenia in maniera diversa?

 

R. – Certamente è la questione dei diritti umani violati in Cecenia ma il problema politico non è questo; il problema politico sarebbe quello di mettere insieme le forze insurrezionali indipendentistiche con forze governative russe per intavolare un negoziato. Questo si è cercato di farlo diversi mesi fa. Come l’Europa possa inserirsi in questa situazione? Credo francamente che si tratti di una situazione che sfugge completamente di mano all’Europa.

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OGGI LA GIORNATA INTERNAZIONALE DEL VOLONTARIATO

- Intervista con Agostino Mantovani -

 

Oggi è la Giornata internazionale del Volontariato per lo sviluppo economico e sociale indetta dall’ONU. Per quest’occasione in Italia è stata premiata con l’Oscar del volontariato internazionale 2003 Alida De Bortoli, 25 anni, che svolge servizio civile volontario in Kossovo. L’organizzazione con cui opera fa parte della Focsiv, federazione degli organismi cristiani del servizio internazionale volontario, che proprio quest’anno festeggia i suoi 30 anni di attività ed ha attualmente 581 volontari che operano in 85 Paesi con progetti di sviluppo. Al microfono di Marina Tomarro, il presidente nazionale della Focsiv, Agostino Mantovani.

 

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R. – L’impegno del volontario è, in tantissimi settori, in crescendo; le stesse istituzioni, accorgendosi di quanto sia sempre più particolare il bisogno di intervento nei confronti dei più poveri, dei più deboli, ricorrono a forme di volontariato in quanto non sempre l’istituzione può arrivare a tutto.

 

D. – Cosa può spingere oggi una persona a diventare volontario?

 

R. – L’amore per il prossimo e la voglia di vedere meno ingiustizie in questo pianeta, anche perché la globalizzazione ci porta a conoscere realtà che forse una volta non erano a portata di tanta gente.

 

D. – La Focsiv in questo momento festeggia i 30 anni. Che cosa è successo, durante questi 30 anni? Il volontariato come è andato evolvendosi?

 

R. – Ha avuto fasi alterne legate anche ad eventi nazionali e internazionali. Va detto che noi abbiamo interventi finanziari da parte del ministero degli affari esteri e da parte dell’Unione Europea; quindi, le vicende alterne della politica hanno anche un’influenza sugli interventi delle Ong. C’è da dire, a questo proposito, che ci sono stati momenti nei quali il volontariato internazionale è stato visto con un occhio di maggiore riguardo. Resta un fatto: il bisogno del volontario internazionale, il bisogno soprattutto di interventi sempre più pianificati dove ci sono aree residuali di conflitti e dove le popolazioni hanno bisogno di tutto.

 

D. – Quali sono le urgenze che attualmente vi trovate ad affrontare?

 

R. – Urgenze dell’immediato post-bellico in varie aree, ma anche dove situazioni gravissime non fanno più storia: sto pensando al Congo, ad altri Paesi dell’Africa ...

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RICORRE OGGI IL 50.MO ANNIVERSARIO

 DEL PROGRAMMA SCANDINAVO DELLA RADIO VATICANA

- Intervista con Ingrid Sundsten -

 

Una legge più adeguata sulla libertà religiosa in Svezia e la volontà di offrire informazioni non riportate su altri mass media. E’ questo il contesto nel quale, 50 anni fa, è nato il Programma scandinavo della Radio Vaticana. Ripercorriamo alcuni momenti salienti della sua storia con la responsabile, Ingrid Sundsten, al microfono di Amedeo Lomonaco:

 

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R. – Il Programma ha avuto inizio nel 1953 e all’inizio consisteva in una trasmissione di 15 minuti alla settimana e facevamo capo alla sezione tedesca. Dalla fine 1989 abbiamo un programma giornaliero di 20 minuti.

 

D. – In quali Paesi è trasmesso il programma scandinavo?

 

R. – In Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia ed Estonia. Le lingue principali sono lo svedese e il finlandese: in Svezia abbiamo il maggior numero di ascoltatori e con loro intratteniamo una fitta corrispondenza. Spesso abbiamo inserti in danese e norvegese. Nella programmazione finlandese, c’è uno spazio in estone – di 5 minuti – ogni domenica.

 

D. – A quale pubblico si rivolge, soprattutto, il vostro programma?

 

R. – Il programma si rivolge agli svedesi protestanti che, in genere, non sono molto praticanti. Per questo cerchiamo di offrire informazioni ai protestanti sulla Chiesa cattolica, perché i mass-media non trattano, solitamente, argomenti religiosi.

 

D. – Quindi, le vostre trasmissioni sono ascoltate soprattutto da protestanti. Quali sono le loro reazioni?

 

R. – Molti sono contenti e ci scrivono tante lettere: sono soddisfatti per le informazioni che diamo e che difficilmente trovano in altri mezzi di informazione.

 

D. – C’è un aneddoto che vuoi ricordare?

 

R. – Il Santo Padre ha visitato i Paesi scandinavi nel 1989. Per prepararsi a questo viaggio voleva dire qualche frase in ogni lingua e noi siamo diventati suoi insegnanti. Il Papa è molto meticoloso. Con la penna, ad esempio, sottolineava le pronunce...

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PRESENTATO IERI SERA IN ANTEPRIMA

 AL FESTIVAL DEL CINEMA SPIRITUALE TERTIO MILLENNIO

 L’ULTIMA OPERA CINEMATOGRAFICA DEL REGISTA POLACCO

KRZYSZTOF ZANUSSI, “SUPPLEMENTO”,

 STORIA SOFFERTA E SINCERA DI UNA VOCAZIONE RELIGIOSA

E DEGLI INTERROGATIVI CHE L’ACCOMPAGNANO

- Il servizio di Luca Pellegrini -

 

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“Supplemento”: questo il titolo scarno, senza metafore e allegorie, dell’ultima opera di Krzysztof Zanussi proiettata ieri sera in anteprima all’inaugurazione del Festival del cinema spirituale Tertio Millennio. Un’appendice, forse, e sicuramente un insopprimibile desiderio da parte del regista di approfondire la personale ed intima vicenda dei due giovani fratelli che già erano apparsi, marginalmente, nel precedente ed intenso La vita come malattia mortale sessualmente trasmessa. Il protagonista questa volta è Filip, che non sa esattamente dove si trova nella vita: lo avvertiamo subito come un ragazzo inquieto e dubbioso, ma oltremodo sincero e diretto nell’assolvere i suoi doveri e nel rispondere alla voce della coscienza ed ai richiami della fede. In una cella di un monastero combatte la sua “buona” battaglia, tormentandosi spiritualmente e fisicamente.

 

Nella vita che rincorre senza ancora una meta, tenta di rispondere a Dio per una vocazione “in bilico”; al fratello, che lo aiuta con forza a prendere decisioni non dilazionabili; ad Hanka, che è innamorata di lui; ai colleghi medici, che lo spingono a non sottovalutare l’importanza della scienza e di questa professione. Storia non facile, nell’ambito di un’industria cinematografica come quella attuale. Come conferma lo stesso regista  Zanussi:

 

“Io credo che il linguaggio cinematografico – e questo è già stato provato da molti anni, già dagli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta - è capace di portare anche messaggi di ordine spirituale e questo lo abbiamo visto con Bresson, con Tarkovskj e tanti altri. E’ vero che i distributori ed i gestori credono che questa dimensione non interessi il pubblico. Abbiamo però tante prove che quando c’è invece qualcosa da scoprire, si può avere un grande interesse di pubblico. Questo interesse trova la sua soddisfazione nelle produzioni che parlano della spiritualità, molto amorfe e tipo New Age. Questo piace a tutti perché non c’è un legame tra etica e metafisica; la gente cerca la metafisica senza etica. Invece, e questo mi sembra una cosa molto interessante, nella tradizione cristiana, così come in quella buddhista od islamica dei sufi, qualsiasi vocazione mistica collega le esigenze etiche con la prospettiva del misticismo e cioè della visione del mondo trascendente, che è completamente necessario. Dobbiamo allora testimoniarlo anche nel nostro linguaggio artistico”.

 

Intimo - come lo è sempre la cinematografia di Zanussi - corredato da immagini limpide, supportato da un dialogo che volutamente rispecchia la semplicità del quotidiano sopra il quale si stende la misteriosa e spesso indecifrabile presenza di Dio, Supplemento affronta con spirito di modernità e senza pudori la difficoltà, per i giovani, di individuare la vocazione religiosa e di saper rispondere avendo interrogato il cuore e la mente. Le decisioni, poi, qualsiasi esse siano, quando nate dalla sofferenza interiore e sottoscritte con la penna dell’anima ed il candore della coscienza, non possono che essere un “supplemento” di vita alla vita.

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CHIESA E SOCIETA’

5 dicembre 2003

 

 

NELLE FILIPPINE, RIPRENDERANNO LE ESECUZIONI CAPITALI PROGRAMMATE

 FINO AL GENNAIO 2004. LA DECISIONE DEL PRESIDENTE ARROYO

 ASSUNTA COME DETERRENTE PER CONTRASTARE L’ESCALATION

DI SEQUESTRI DI PERSONA NEL PAESE

 

MANILA. = “Non mi opporrò più alle esecuzioni programmate dai tribunali per il gennaio 2004”. Dalle Filippine, per bocca del presidente Gloria Macapagal Arroyo, arriva la decisione ufficiale di sospendere la moratoria sulla pena di morte entrata in vigore nel 2000, durante l'amministrazione del suo predecessore Joseph Estrada, e rinnovata dalla stessa Arroyo. Soltanto la scorsa settimana la presidente filippina si era detta "aperta" alla possibilità di applicare la pena capitale ai sequestratori e ai boss della droga. La speranza dichiarata da parte del capo di Stato filippino è che, attraverso la pena capitale, si riesca a mettere un freno ai numerosi rapimenti a scopo di estorsione: soltanto nel 2003, sono saliti a 150 i sequestri in tutta la nazione. Il fenomeno colpisce particolarmente l'influente minoranza di origine cinese, che controlla numerosi centri commerciali, banche e fabbriche. Nel 2000, anno del Giubileo, l'allora capo di Stato Estrada accolse una richiesta dei vescovi e di parte della società civile, decidendo la sospensione delle esecuzioni per tutto l’anno. Nel gennaio 2001, dopo la destituzione di Estrada, la Arroyo stabilì di sospendere le esecuzioni almeno fino alla scadenza naturale del suo mandato, nel 2004. (A.D.C.)

 

 

CONDANNATI A MORTE, IN MYANMAR, IL DIRETTORE DI UNA RIVISTA

E OTTO GIORNALISTI, ACCUSATI DI COMPLOTTO

CONTRO LA GIUNTA MILITARE AL POTERE. REPORTER SENZA FRONTIERE

DENUNCIA L’ASSENZA DI LIBERTA’ DI STAMPA NELL’EX BIRMANIA

 

YANGON. = Sconcerto e forti critiche ha suscitato la condanna a morte pronunciata lo scorso 28 novembre in Myanmar, l’ex Birmania, contro il direttore di una rivista e altri otto giornalisti accusati di aver complottato per rovesciare la giunta militare al potere nello Stato asiatico. “Reporter senza frontiere” (Rsf) e l’“Associazione birmana dei media” (Bma) hanno espresso la loro contrarietà in una lettera indirizzata al primo ministro della nazione, Khin Nyunt. “Il suo governo – si legge nella documento – ha ancora una volta mostrato un atteggiamento criminale nei confronti di giornalisti che rifiutano di sottomettersi agli ordini”. Zaw Thet Htwe, direttore di una rivista sportiva, e gli altri otto operatori dei media erano stati arrestati lo scorso luglio dai servizi segreti del Paese, in seguito alla pubblicazione di un servizio su presunte malversazioni legate a un prestito internazionale di 40 mila dollari, in favore di squadre sportive birmane. Il gruppo degli arrestati è stato accusato di aver collocato bombe nei dintorni della capitale Yangon e di aver collaborato con il partito del dissenso, la Lega nazionale per la democrazia (Nld) allo scopo di creare disordini. In passato il direttore Zaw Thet Htwe aveva fatto politica ed era stato tra i dirigenti dello schieramento di opposizione, il ‘Partito democratico per una nuova società (Dpns). (A.D.C.)

 

 

FAMIGLIE TROPPO SOLE, MAGGIOR CONSUMO DI ALCOL TRA I GIOVANI,

PERSISTENTE DIFFICOLTA’ NEI CONFRONTI DEGLI IMMIGRATI, ALCUNI DEI QUALI

TENTANO LA STRADA DELL’IMPRENDITORIA. E’ LO STATO DELL’ITALIA

NEL RAPPORTO DEL CENSIS 2003, PRESENTATO OGGI

- Servizio di Alessandro Guarasci -

 

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ROMA.= L’incertezza sul futuro, che genera paure in tre genitori su quattro, è forse il principale dei dati sullo stato sociale dell’Italia, contenuti nel Rapporto del Censis presentato oggi a Roma. Per il 65 per cento degli italiani la famiglia è troppo sola, soprattutto nei momenti di bisogno, e non riceve adeguato supporto dai soggetti pubblici. Preoccupano anche alcuni comportamenti dei giovani. Fumano sempre di meno ma aumenta il consumo di alcool: il 35,5 per cento di coloro che hanno tra i 18 e i 19 anni dice di bere, e lo fa quasi il 19 per cento di chi ha meno di 17 anni. Non va meglio sul fronte del lavoro: se è vero che l’occupazione negli ultimi 10 anni è aumentata, il sistema resta ancora troppo rigido ed una volta che si è perso il posto è sempre più difficile trovarne un altro. Cresce, comunque, il numero degli immigrati che decide di aprire una impresa, il 3 per cento del totale. Ciò nonostante, l’immigrazione è un problema ancora per il 63 per cento degli italiani e circa il 9 per cento dice di avere paura degli extracomunitari. Ma per il 35, 6 per cento degli italiani chi viene dall’estero non costituisce comunque un pericolo importante. Sul fronte della criminalità, nel 2002 sono cresciuti i reati ma in Europa l’Italia si colloca al 12.mo posto per numero di delitti. Il vero problema sta al Sud, dove il racket colpisce tre imprenditori su quattro. Per chiudere, la situazione economica: anche di fronte alle difficoltà finanziarie, gli italiani non rinunciano ad indebitarsi, soprattutto per hi-fi e telefonia, ed investire nella casa.

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IL VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO (VIS) VARA DUE NUOVI PROGETTI PER LE ZONE RURALI DELL’ ANGOLA. I PIANI PREVEDONO LA RIABILITAZIONE DI STRUTTURE SCOLASTICHE E SANITARIE

 

LUANDA. = “Abbiamo varato due ampi progetti a favore delle zone rurali dell’Angola”. L’annuncio è stato dato da Antonio Raimondi, presidente del Volontariato internazionale per lo sviluppo (Vis). “La Cooperazione missionaria - ha proseguito - ci ha affidato una serie di programmi in due regioni dell’interno: Kwanda Norte e Moxito. Si tratta di progetti volti alla riabilitazione di strutture scolastiche e sanitarie applicabili entro giugno 2004”. La capitale Luanda è senza dubbio la città che vive una realtà quotidiana di grandissimo degrado, segnata da assenza di sistemi di rifornimento e di raccolta di acqua potabile, mancanza di un sistema di raccolta e smaltimento di rifiuti, carenza di assistenza medica e ospedaliera, diffusione di malattie ed alta mortalità materno-infantile, soprattutto nei quartieri periferici sorti a seguito dell’esodo delle popolazioni rurali. La mortalità infantile è del 300 per mille, mentre quella materna di 1.500 per 100 mila parti vivi. Anche il sistema educativo di Luanda e delle sue periferie patisce gravissimi problemi. Molte scuole sono quasi distrutte, senza finestre, porte, luce elettrica, banchi e materiale didattico. Per contrasto, il Paese possiede grandi risorse nel sottosuolo: petrolio, diamanti, ferro, manganese. (M.A.)

 

 

PER LA TERZA VOLTA, SI TERRA’ QUEST’ANNO PRESSO L’URBANIANA

L’ASTA DI BENEFICENZA PER RACCOGLIERE FONDI A FAVORE

 DELLE POPOLAZIONI ASIATICHE

 

CITTÀ DEL VATICANO. =  Si rinnova l’iniziativa dell’asta di beneficenza promossa dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli in favore delle missioni dell’Asia. Dopo l’Afghanistan, la Mongolia e l’Angola, sarà la Chiesa di Baku in Azerbaigian – che ha urgente bisogno di strutture sociali e religiose, a contare sui proventi dell’asta. Di anno in anno, crescono le necessità di popoli e nazioni per poter condurre una vita dignitosa e per avere un luogo sia pure modesto dove riunirsi per celebrare la Santa Messa. Verranno messi all’asta, presso l’Aula Magna della Pontificia Università Urbaniana, numerosi oggetti artistici donati in passato a Propaganda fide e al Papa, tra cui una raffinata acquasantiera del Settecento, due artistici candelabri della scuola fiorentina, alcuni splendidi pezzi di argenteria del primo Novecento, diversi quadri ad olio. Lo scopo dell’iniziativa rappresenta un segno di condivisione con queste popolazioni e con i tanti missionari che possono contare unicamente su sostegni esterni. (M.A.)

 

 

GLI AUGURI DEL PRESIDENTE CIAMPI PER I 90 ANNI DEL PROF. GIOVANNI BOLLEA,

LUMINARE NEL CAMPO DELLA NEUROPSICHIATRIA INFANTILE

 

ROMA. = “Un esempio di eccellenza per tante generazioni di medici e di ricercatori”. Si chiude con questo attestato di stima il messaggio di auguri che il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, ha inviato al prof. Giovanni Bollea, celebre neuropsichiatria infantile, che ha festeggiato i 90 anni. “Nel suo appassionato lavoro – scrive il capo dello Stato - ella ha valorizzato il ruolo della famiglia e della scuola, ‘pilastri essenziali e filtri primari’ nel percorso di crescita e di formazione dei giovani. Alle giovani generazioni ha dedicato la passione e l'energia del suo prezioso talento, contribuendo in maniera determinante ad aprire nuovi orizzonti e a garantire nuovi traguardi a questa scienza”. Considerato l’innovatore della neuropsichiatria infantile italiana del dopoguerra, Bollea si è formato a Losanna, Parigi e Londra ed è professore emerito all’Università La Sapienza di Roma, città nella quale tuttora vive e lavora. Fondatore e direttore dell’Istituto di neuropsichiatria infantile di via Sabelli, primo presidente della Società italiana di neuropsichiatria infantile (Sinpi), lo studioso, scrittore e divulgatore ha inoltre ricoperto i più prestigiosi incarichi della specialità in campo internazionale. Promotore di innumerevoli iniziative a favore dell’infanzia, è noto al grande pubblico anche per i suoi interventi televisivi. (A.D.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

5 dicembre 2003

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Tre iracheni e un soldato americano sono rimasti uccisi per l'esplosione di un ordigno stamattina a Baghdad. Dopo la proposta di Colin Powell, ieri a Bruxelles, di coinvolgere anche la Nato, la giornata odierna in Iraq si presenta, dunque, ancora una volta segnata dalla violenza. La parola a Giancarlo La Vella:

 

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Il segretario di Stato americano ha parlato chiaro ieri ai partner della Nato: “In Iraq si riuscirà a portare pace e democrazia solo con la partecipazione di tutti i membri dell’Alleanza”. Una richiesta che diventa sempre più urgente, visto l’incremento giornaliero di attacchi alle forze militari straniere. Anche oggi Baghdad è stata teatro di un nuovo attentato. Un potente ordigno è esploso, al passaggio di due convogli americani, questa mattina nel quartiere Samarria, nella zona meridionale della capitale, nei pressi di una moschea sunnita e di un affollato mercato. Dopo l’attentato alla base italiana di Nassiriya, il ministro della Difesa italiano, Antonio Martino, ha sollevato preoccupanti interrogativi sulla presenza in Iraq, sostenendo che si registra un peggioramento delle condizioni di sicurezza che limita necessariamente i contatti con la popolazione locale. Ma sul clima in cui stanno ora operando i soldati italiani ci risponde mons. Angelo Bagnasco, ordinario militare per l’Italia:

 

“Il clima generale è il clima di una grande consapevolezza dei rischi che ci sono in atto e quindi le misure di sicurezza sono piuttosto evidenti. Ma, dall’altra parte, non ho trovato degli animi assolutamente abbattuti o schiacciati ma molto motivati, determinati e convinti dell’operazione di pace che stanno vivendo e compiendo”.

 

Dunque, l’Iraq rimane terreno di difficilissima gestione per Washington ed è ancora lontana la realizzazione dell’obiettivo primario: cioè la cattura di Saddam Hussein. E’ presumibile che il rais, pur non guidando personalmente la resistenza, si trovi in qualche bunker dell'Iraq sunnita, allo scopo di evitare le intercettazioni della sofisticata intelligence americana e di certo foraggi la guerriglia con il denaro portato via in extremis dalla Banca centrale irachena, poche ore prima dell’attacco americano del 19 marzo scorso.

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Si sono intensificate le operazioni dell’esercito israeliano contro gli attivisti palestinesi, in particolare a Jenin, Ramallah e, ieri, a Nablus, in Cisgiordania. Al Cairo, 12 fazioni armate palestinesi continuano a discutere di una possibile tregua. Nessuna reazione, ancora, alla proposta egiziana di un cessate il fuoco di un anno, accompagnato dalla creazione di un comando unico palestinese. In Israele, intanto, si moltiplicano le critiche all’Iniziativa di Ginevra, firmata nei giorni scorsi da pacifisti israeliani e palestinesi. I promotori, l’israeliano Beilin ed il palestinese Rabbo, saranno ricevuti oggi a Washington da Powell.

 

“Una misura da Far West”: era stato questo l’appellativo scelto da protagonisti dell’Unione Europea e produttori di acciaio per commentare le scelte di Bush in tema di dazi americani sulle importazioni di acciaio straniero. E’ degno di nota, dunque, l’annuncio ieri di Bush di revocare tali tariffe che sarebbero dovute rimanere in vigore fino al 2005. Ci spiega se si tratta o meno di un dietrofront  Giada Aquilino:

 

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Venti mesi fa Bush non aveva avuto dubbi: i dazi sulle importazioni di acciaio straniero negli Stati Uniti sarebbero dovuti rimanere in vigore fino al 2005. Pronta la risposta dell’Unione Europea: minacce di ritorsioni commerciali per 2,2 miliardi di dollari, appoggiate anche dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), che aveva definito “illegali” le tariffe americane. Dalla Casa Bianca, comunque, nessun dietrofront: la revoca dei dazi è stata giustificata con la ripresa generale dell'economia e con la buona riuscita dei provvedimenti presi in campo siderurgico. Per Washington, insomma, l’obiettivo “è raggiunto”. Ora la strategia di Bush diventa quella di adottare maggiori controlli per tutelare l'industria di settore statunitense dalla concorrenza internazionale, mentre nel marzo del 2002, quando vennero imposti i dazi, si puntava soltanto a colpire una vasta gamma di prodotti provenienti dall'Unione Europea, oltre a quelli in arrivo da Giappone, Corea del Sud, Brasile, Russia, Ucraina, Cina, Turchia e Australia. Da Bruxelles, intanto, è arrivata la prima reazione e, tutto sommato, è positiva per Washington: l’Unione Europea sospenderà le sanzioni previste contro gli Stati Uniti.

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Un generale serbo di Bosnia, Stanislav Galic, è stato condannato oggi dal Tribunale penale internazionale dell'Aja a 20 anni di reclusione per crimini di  guerra e contro l'umanità perpetrati durante l'assedio di Sarajevo del 1992/'95.

 

Il premier polacco Leszek Miller, ha subito la lesione di due vertebre nel brusco atterraggio di emergenza dell'elicottero sul quale viaggiava insieme con una dozzina di collaboratori, anch'essi feriti. Dovrà rimanere almeno una settimana in ospedale. L'incidente è avvenuto ieri sera a Chojnow, una località 20  km a sud di Varsavia.

 

La Costa d’Avorio vive un momento delicato tra la possibilità di proseguire nel difficile cammino di normalizzazione, dopo la guerra civile, e il rischio di tornare indietro rispetto al cessate il fuoco concordato tra i gruppi in lotta circa cinque mesi fa. Il rispetto degli accordi di Marcoussis sembra il punto di forza sul quale scommette il presidente Laurent Gbagbo nella situazione di crisi in cui è coinvolta la Francia, presente con una forza di interposizione di 4 mila uomini.  Pesano le proteste inscenate in questi ultimi giorni di fronte alla base che ospita la sede dell'Operazione francese ‘Licorne’, da alcuni gruppi che hanno l’appoggio di esponenti dell'esercito. Chiedono la partenza dei militari transalpini e la possibilità di ”riunificate” il Paese con la forza. Ieri, però, è giunto l’atteso annuncio del disarmo. Le prospettive concrete nel servizio di Giulio Albanese:

 

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Il processo di disarmo degli ex ribelli inizierà il 15 dicembre. L’annuncio è stato dato dal presidente ivoriano, Laurent Gbagbo, al termine di un incontro nella capitale amministrativa Yamoussoukro. Hanno partecipato ieri sera, oltre allo stesso capo di Stato, i delegati delle forze nuove, i tre movimenti dell’ex ribellione, i vertici delle forze armate, i capi della missione di interposizione francese e di quella dei Paesi africani. Gbagbo ha anche precisato che nei prossimi giorni andrà a Bouaké, quartier generale dell’ex ribellione, nel centro nord del Paese per annunciare ufficialmente la fine della guerra.

 

Per la Radio Vaticana. Giulio  Albanese.

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Anche il Sudan procede lungo il cammino della pace. Il governo di Khartoum ha siglato ieri un accordo con una formazione dell’opposizione nordista, il Partito Unionista Democratico, mentre è prevista oggi la ripresa dei negoziati, in Kenya, con i guerriglieri del sud Sudan.

 

La Nigeria ha respinto l’avviso di ricerca emesso dall’Interpol per l’ex presidente liberiano, Charles Taylor, annunciando che non lo estraderà per le accuse di crimini di guerra pendenti su di lui. Intanto, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dichiarato che manterrà le sanzioni contro la Liberia, fino a quando non avrà ritrovato una stabilità politica. E proprio in Nigeria, ad Abuja, ha preso il via oggi il summit del Commonwealth, con la partecipazione di 52 dei 54 Paesi membri. Sono assenti il Pakistan e lo Zimbabwe, quest’ultimo è stato sospeso dall’organizzazione all’indomani delle elezioni presidenziali del marzo 2002, che hanno portato al potere Robert Mugabe.

 

Il presidente della Commissione  Europea Romano Prodi è arrivato oggi a Tunisi dove parteciperà ai lavori del summit del ”Dialogo 5+5”, tra i paesi del Mediterraneo occidentale. I capi di stato e di governo si riuniscono con all'ordine  del giorno principalmente i temi della cooperazione e della sicurezza, ma anche quello ancora sensibile del controllo dei flussi migratori. A margine del Summit - cui partecipano per l'Europa, Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Malta e per il Maghreb, Tunisia, Algeria, Marocco, Libia, Mauritania - sono anche previsti una serie di incontri bilaterali su quelli che vengono considerati “temi spinosi”.

 

A Tbilisi, capitale della Georgia, è arrivato stamattina il segretario alla Difesa americano, Rumsfeld, per una serie di incontri con le nuove autorità. Si tratta della prima visita statunitense dal 23 novembre, giorno delle dimissioni di Shevarnadze. In discussione, oltre alla stabilità politica della Repubblica, la costruzione di un oleodotto dal mar Caspio verso i mercati occidentali.

 

 

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