RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 337- Testo della Trasmissione di mercoledì 3 dicembre 2003

 

 

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

 

La presenza di Dio che rigenera e sostiene l’umanità, mentre avanza nel deserto della storia: il tema al centro dell’udienza generale del Papa in Vaticano

 

Il progresso scientifico nel campo dell’ingegneria genetica rispetti la dignità e i diritti della persona: così il Papa nel messaggio per la prossima Giornata mondiale del malato

 

Fornire nuovo impulso allo studio e all’uso liturgico della musica sacra, che sa esprimere attraverso l’arte le profondità dei misteri di fede. Così il Papa nel chirografo dedicato ai cento anni dal Motu Proprio di San Pio X

Concluso il Sinodo Caldeo in Vaticano

 

       Intervento della Santa Sede alla Fao.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Oggi, Giornata internazionale delle persone disabili: intervista con l’avvocato Salvatore Nocera

 

Polemiche in Italia dopo l’approvazione della legge sul riordino radiotelevisivo: ce ne parla Paolo Scandaletti

 

In corso a Yaoundé il III vertice “Africités”: ai nostri microfoni padre Giuseppe Caramazza

 

Cristo nel cinema: il tema affrontato nell’ambito della settima edizione del Festival del cinema spirituale Tertio Millennio. Con noi il cardinale Paul Poupard e Andrea Piersanti.

 

CHIESA E SOCIETA’:

I vescovi della Liberia puntano il dito contro i ribelli e gli ex sostenitori del deposto presidente Taylor

 

Sempre più difficile la vita in Iraq per la comunità cristiana

 

Mons. Hollis ha espresso profondo rammarico per il rinvio, a tempo indeterminato, della commissione internazionale cattolica-anglicana per l’unità e la missione

 

Ha preso il via ieri in Myanmar una nuova missione di Amnesty International

 

Un sacerdote e una suora missionari sono i vincitori del “Premio nazionale per la cura dell’infanzia”, sotto l’egida del Ministero delle risorse umane e lo sviluppo indiano

 

Ennesimo giornalista assassinato nelle Filippine, il settimo da inizio anno.

 

24 ORE NEL MONDO:    

No al muro in Cisgiordania, a terrorismo, xenofobia, antisemitismo: è quanto emerge dal vertice Euromed a Napoli

 

In Costa d'Avorio repressa con gas lacrimogeni la manifestazione contro i militari francesi

 

E’ accidentale l’esplosione nella sede  Shell a Karachi che ha provocato almeno due morti. 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 dicembre 2003

 

 

 

LA PRESENZA DI DIO CHE RIGENERA E SOSTIENE L’UMANITA’,

MENTRE AVANZA NEL DESERTO DELLA STORIA:

IN AULA PAOLO VI, L’UDIENZA GENERALE DEL PAPA SUI SALMI DEI VESPRI

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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La Terra promessa e il cammino attraverso il deserto, il passaggio del Mar Rosso e il miracolo della manna, l’esperienza del Sinai e la vista del fiume Giordano, che annuncia al popolo ebraico, scampato alla persecuzione egiziana e alle insidie della sua lunga marcia, che la meta è raggiunta. Con rapide pennellate, il Salmo 113 A - oggetto della catechesi di Giovanni Paolo II all’udienza generale di oggi in Aula Paolo VI - racconta le pagine immortali dell’Esodo, celebra la grandezza di Dio, ma diventa anche per i cristiani “figura di un’altra liberazione più radicale e universale”: quella dalla morte e dal peccato segnata dalla risurrezione di Cristo.

 

(musica)

Davanti alle circa seimila persone presenti all’udienza del mercoledì, il Papa ha proseguito la sua articolata riflessione sui Salmi e sui cantici che compongono la liturgia dei Vespri. Il Pontefice ha mostrato come la poesia del Salmo 113 A si sviluppi secondo i canoni descrittivi dell’epoca, dove la natura e la fauna esprimono sentimenti propri, in sintonia con quelli del popolo di Israele: i colli e gli agnelli sussultano di gioia, i monti stessi - ha osservato il Papa, riferendosi all’incontro tra Dio e Mosè - partecipano “alla grande rivelazione divina che si compie sulle loro cime”. Dietro ogni evento straordinario che costella la Pasqua ebraica, ha affermato Giovanni Paolo II, si scorge la presenza di un Dio sempre vicino ai suoi figli. Come nell’episodio dell’acqua scaturita dalla rupe di Meriba:

 

“Dio trasforma la roccia in una sorgente d’acqua, che diventa un lago: alla base di questo prodigio c’è la sua premura paterna nei confronti del popolo.”

 

“Il gesto acquista, allora - ha concluso il Papa - un significato simbolico: è il segno dell’amore salvifico del Signore che sostiene e rigenera l’umanità mentre avanza nel deserto della storia”.

 

Pur facendosi aiutare nella lettura delle sintesi della catechesi nelle varie lingue, Giovanni Paolo II non ha mancato di salutare personalmente i pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. Simpatico l’abbraccio che una piccola bimba polacca ha riservato al Papa, il quale in precedenza aveva ampliato con i suoi connazionali i confini della catechesi, soffermandosi anche sul senso dell'Avvento. In inglese, il Pontefice ha riservato un saluto particolare ai partecipanti all’assemblea generale, in corso a Roma, delle Organizzazioni cattoliche internazionali, ricevuti ieri mattina in udienza.

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IL PROGRESSO SCIENTIFICO NEL CAMPO DELL’INGEGNERIA

GENETICA RISPETTI LA DIGNITA’ E I DIRITTI DELLA PERSONA:

COSI’ IL PAPA NEL MESSAGGIO PER LA PROSSIMA GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

 

Il Papa incoraggia il progresso scientifico nel campo dell’ingegneria genetica purchè rispetti la dignità e i diritti della persona. E’ quanto si legge nel messaggio, pubblicato oggi,  che Giovanni Paolo II ha scritto per la Giornata Mondiale del Malato che si celebrerà l’11 febbraio dell’anno prossimo nel santuario di Lourdes. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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“Ogni autentico progresso” nel campo della conoscenza scientifica della vita  “non può che essere incoraggiato, purché rispetti sempre i diritti e la dignità della persona fin dal suo concepimento”.

 

Il Papa parla dell’ingegneria genetica e delle straordinarie possibilità che la scienza oggi offre di intervenire sulle fonti stesse della vita: “nessuno - tuttavia -  può arrogarsi la facoltà di distruggere o di manipolare indiscriminatamente la vita dell’essere umano”. La vita va accolta, rispettata e difesa dal suo inizio fino al suo naturale tramonto. Con essa va tutelata la famiglia, culla di ogni vita nascente. Giovanni Paolo II esprime quindi la sua riconoscenza a quanti si dedicano alla messa a punto di nuovi farmaci e a coloro che curano la produzione di medicine accessibili anche ai meno abbienti.

 

La Giornata Mondiale del Malato avrà luogo a Lourdes, in Francia, dove la Vergine, apparsa l’11 febbraio del 1858, rivelò di essere l’Immacolata Concezione: e la scelta di questo santuario è stata fatta proprio perché l’anno prossimo ricorrono i 150 anni dalla proclamazione di questo dogma da parte di Pio IX. Con l'Immacolata Concezione - ha detto il Pontefice - ha avuto inizio la grande opera della Redenzione, che si è attuata nel sangue prezioso di Cristo. “Se Gesù è la sorgente della vita che vince la morte, Maria è la madre premurosa che viene incontro alle attese dei suoi figli, ottenendo per essi la salute dell’anima e del corpo. E’ questo il messaggio che il Santuario di Lourdes costantemente ripropone ai pellegrini. Questo è anche il significato delle guarigioni corporali e spirituali che si registrano alla grotta di Massabielle” .

 

Il Papa si sofferma poi sul senso della sofferenza umana: “dal paradosso della Croce - sottolinea - scaturisce la risposta ai nostri più inquietanti interrogativi. Cristo soffre per noi: Egli prende su di sé la sofferenza di tutti e la redime. Cristo soffre con noi, dandoci la possibilità di condividere con Lui i nostri patimenti. Unita a quella di Cristo, l’umana sofferenza diventa mezzo di salvezza”. Ogni cristiano - esorta infine il Papa - possa “testimoniare che l’unica risposta autentica al dolore, alla sofferenza ed alla morte è Cristo, nostro Signore, morto e risorto per noi”.

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FORNIRE NUOVO IMPULSO ALLO STUDIO E ALL’USO LITURGICO DELLA MUSICA SACRA,

CHE SA ESPRIMERE ATTRAVERSO L’ARTE LE PROFONDITA’ DEI MISTERI DI FEDE.

COSI’ IL PAPA NEL CHIROGRAFO DEDICATO AI CENTO ANNI

DAL MOTU PROPRIO DI SAN PIO X

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

“La tradizione musicale di tutta la Chiesa costituisce un patrimonio di inestimabile valore, che eccelle tra le altre espressioni dell’arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria e integrante della liturgia solenne”. L’affermazione del documento conciliare sulla Liturgia - la Costituzione Sacrosanctum Concilium - è rilanciata da Giovanni Paolo II all’inizio del suo chirografo, dedicato al centenario del Motu proprio di San Pio X intitolato “Tra le sollecitudini”. Un documento con il quale, all’inizio del 20.mo secolo, Papa Pio X fornì precise indicazioni per il rinnovamento della musica sacra nelle funzioni religiose. Un problema che non ha perso di attualità, ribadisce Giovanni Paolo II nei 15 punti del suo chirografo.

 

Il Papa ricorda di aver sottolineato in varie occasioni la necessità “di purificare il culto da sbavature di stile, da forme trasandate di espressione, da musiche e testi sciatti e poco adatti dalla grandezza del rito che si celebra”. Ma quali sono le qualità che la musica sacra deve avere per assolvere realmente alla sua funzione? Giovanni Paolo II le enumera, partendo dal “supremo modello” offerto dal canto gregoriano, riconosciuto dal Vaticano II come “il canto proprio della liturgia romana”. La musica sacra deve avere anzitutto come punto di riferimento la “santità”, e quindi possedere “senso della preghiera, della dignità e della bellezza” per poter esprimere la profondità dei misteri di fede. Deve poi essere universale, e dunque la riforma liturgica - afferma il Pontefice - deve anche rispondere a “legittime esigenze di adattamento e di inculturazione”. Perché ciò sia possibile, così come riconosciuto dal Concilio, non hanno perso la loro funzione di “guida e di sostegno” le scholae cantorum, la cui stessa esistenza rimanda all’urgenza, scrive Giovanni Paolo II, di promuovere - nel campo - “una solida formazione sia dei pastori che dei fedeli laici”, oltre che l’istituzione in ciascuna diocesi, laddove manchi, di una commissione speciale di persone competenti in materia.

 

Il Papa si sofferma anche sul canto popolare religioso, sugli strumenti musicali - tra i quali spicca l’eccellenza dell’organo a canne - e sulle forme e i repertori della musica moderna, quest’ultima non disdicevole in materia di accompagnamento di una funzione religiosa quando – asserisce – sia “rispettosa sia dello spirito liturgico che dei veri valori dell’arte”. L’auspicio finale del chirografo è un invito ai cultori della musica sacra, perché diano nuovo slancio “a un settore di così vitale rilievo”, e a tutti i credenti, chiamati a sperimentare, attraverso il canto sacro, la ricchezza della fede. “Si potrà così raggiungere, grazie al concorde impegno di pastori d'anime, musicisti e fedeli – conclude Giovanni Paolo II - quello che la Costituzione Sacrosanctum Concilium qualifica come vero “fine della musica sacra”, cioè “la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli”.

 

 

 

 

NOMINE

 

         In Italia, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Treviso, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Paolo Magnani. Al suo posto, il Papa ha nominato il 55.enne mons. Andrea Bruno Mazzocato, finora vescovo di Adria-Rovigo. Originario del trevigiano, il presule è stato, dal ‘77 al 2001, docente di Teologia Dogmatica presso lo Studio Teologico del Seminario di Treviso, oltre ad assumere anche l'incarico di padre spirituale nel Seminario Maggiore diocesano.

 

Sempre in Italia, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Vittorio Veneto, presentata per limiti di età dal vescovo Alfredo Magarotto. Al suo posto, Giovanni Paolo II ha nominato vescovo della diocesi di Vittorio Veneto mons. Giuseppe Zenti, finora vicario generale della diocesi di Verona. Il nuovo presule, 56 anni, ha conseguito la laurea in Lettere all'Università di Padova, discutendo una tesi su Sant'Agostino.Tra i vari incarichi ricoperti è stato anche consulente ecclesiastico dell'Uciim di Verona.

 

         Ancora in Italia, il Papa ha accettato la rinuncia dal governo pastorale della diocesi di Cesena-Sarsina, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Lino Esterino Garavaglia, dei Francescani minori. Al suo posto, il Pontefice ha nominato mons. Antonio Lanfranchi, finora vicario generale della diocesi di Piacenza-Bobbio. Mons. Lanfranchi, piacentino, 57 anni, ha frequentato la Pontificia Università Gregoriana e la Pontificia Università Salesiana, conseguendo i titoli accademici in Teologia Biblica e in Scienze dell'Educazione con specializzazione in Catechetica. Molto attivo nella pastorale giovanile, dall’88 al ’96 ha svolto l’incarico di assistente centrale Giovani dell'Azione Cattolica Italiana. Nello stesso periodo, per tre anni, è stato docente di Pastorale giovanile presso l'Istituto Ecclesia Mater della Pontificia Università Lateranense.

 

In Brasile, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Paranavaí, presentata per limiti di età dal vescovo Rubens Augusto de Souza Espínola. Al suo posto, il Santo Padre ha nominato il 49.enne mons. Sérgio Aparecido Colombo, finora ausiliare di São Carlos. Più volte parroco, il neopresule ha svolto anche gli uffici di coordinatore diocesano della pastorale e di vicario generale di Limeira.

 

 

CREAZIONE DI PROVINCIA ECCLESIASTICA

 

In Madagascar, il Santo Padre  ha creato la nuova Provincia ecclesiastica di Toliara, dividendola dalla Provincia ecclesiastica di Fianarantsoa. Allo stesso tempo, Giovanni Paolo II ha nominato primo arcivescovo metropolita di Toliara, il gesuita mons. Fulgence Rabeony, finora vescovo della medesima diocesi.

 

La nuova Provincia ecclesiastica, dislocata nella parte sudoccidentale del Madagascar, comprenderà le diocesi suffraganee di Morombe, Morondava, Tôlagnaro.   Evangelizzata nel 1845 dai Gesuiti e dai Lazzaristi, ha una superficie di 43mila 500 Kmq e 750 mila abitanti, dei quali 86 mila cattolici, 15 parrocchie, 120 centri missionari, 38 sacerdoti (10 diocesani e 28 religiosi), 240 religiose e 22 seminaristi maggiori.

 

CONCLUSO IL SINODO DEI VESCOVI DELLA CHIESA CALDEA

 

Si è concluso oggi il Sinodo dei vescovi della Chiesa caldea per l’elezione del patriarca di Babilonia dei caldei, convocato da Giovanni Paolo II in Vaticano in seguito alla morte di Sua Beatitudine Raphael I Bidawid. Si è adesso  in attesa che il Papa esprima la sua comunione con il Sinodo  per la scelta del nuovo patriarca il cui nome verrà poi reso noto. 

 

 

INTERVENTO DELLA SANTA SEDE ALLA CONFERENZA DELLA FAO A ROMA:LA FAME E’ UN’EVIDENTE NEGAZIONE DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELLA PERSONA

 

“La fame e la malnutrizione costituiscono una evidente negazione dei diritti fondamentali della persona”. Così mons. Renato Volante, capo della Delegazione della Santa Sede nel suo intervento alla 32.ma sessione della Conferenza di governo della Fao, in corso a Roma fino al 10 dicembre, in cui ha parlato di sviluppo sostenibile, di una politica più giusta e di una distribuzione delle risorse più equa. Il servizio di Dorotea Gambardella.

 

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In vista dell’obiettivo della sicurezza alimentare mondiale, mons. Volante ha sottolineato l’importanza di “una solidarietà concreta, fatta di proporzionale apporto alle risorse di bilancio”, e la necessità del “sostegno alle attività artigianali e al settore dell’agricoltura in piccola scala, che costituiscono la realtà economica di base per gran parte dei Paesi in via di sviluppo”. Ma per la Santa Sede, ha detto, “il riferimento a una generica sostenibilità non è sufficiente, se non si collega a quella sostenibilità umana”, da cui deriva innanzitutto “il diritto delle popolazioni rurali a partecipare all’elaborazione dei Piani”. Ancora, ha precisato che la sostenibilità va letta soprattutto nel rapporto tra “uso delle risorse e la loro ricostituzione”. Sono dunque da condannare le attività che recano danno alla biodiversità “riducendo la molteplicità delle specie e limitando quindi i regimi alimentari di interi popoli”. Mons. Volante ha poi parlato della responsabilità che ciascun Paese deve assumersi nella gestione delle cause della malnutrizione determinate dalla volontà umana, quali ad esempio i conflitti e la discriminazione verso le minoranze. “L’assenza di una regolamentazione in tale ambito determina il rischio dell’esclusione dai meccanismi di produzione, di quei Paesi che non possono controllare le proprie risorse”, ha rilevato. A tal proposito “diventa imprescindibile una scelta etica che impegni gli tati a recepire il principio dell’equa condivisione delle risorse del Creato”. Secondo il Capo della delegazione della Santa Sede, “l’obiettivo di dimezzare il numero di persone sottonutrite nel mondo – che peraltro oggi sembra più lontano – non deve indurre a trascurare la restante metà di affamati, che ha un diritto naturale di essere considerata”. Infine circa la relazione tra produzione e commercio, mons. Volante ha dichiarato che i piani per la sicurezza alimentare “non pongono misure discriminatorie verso le risorse e le tecniche di lavorazione delle nuove biotecnologie, ma richiedono piuttosto una maggior diffusione d’informazioni per evitare ogni genere di rischio per la salute umana”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "L'Immacolata Concezione è l'alba promettente del giorno radioso di Cristo": il Messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata mondiale del malato 2004, che si celebrerà a Lourdes nel 150 anniversario del dogma dell'Immacolata.

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

Il Messaggio del Santo Padre per il centenario del Motu Proprio "Tra le sollecitudini" sulla musica sacra.

 

Nelle estere, riguardo al Medio Oriente si sottolinea che a Washington rappresentanti delle tre religioni monoteistiche chiedono agli Stati Uniti un maggiore impegno per la pace.

Per la rubrica dell'"Atlante geopolitico", un articolo di Marcello Filotei dal titolo "Medio Oriente: speranze dall'Intesa di Ginevra".

Iraq: il Premier Aznar esclude il ritiro delle truppe spagnole. 

 

Nella pagina culturale, un articolo di Franco Lanza sul volume "Figure femminili del sapere" di Patrizia Caraffi.

 

Nelle italiane, in primo piano il Ddl Gasparri: via libera dal Senato tra le polemiche.

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OGGI IN PRIMO PIANO

3 dicembre 2003

 

 

 

OGGI, GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE PERSONE DISABILI:

AL DI LA’ DELLE CELEBRAZIONI, A CHE PUNTO SIAMO

NEL CAMMINO DI REALE INTEGRAZIONE SOCIALE?

- Intervista con Salvatore Nocera -

 

 

“La nostra voce”, è il tema scelto quest’anno dalle Nazioni Unite per la Giornata internazionale dei disabili che si celebra oggi per richiamare l’attenzione su quante persone sono afflitte da handicap: uomini, donne, bambini, anziani con pari dignità, pari diritti e pari aspettative di benessere, che è compito di ogni società cercare di soddisfare. In tutto il mondo si stima siano oltre mezzo miliardo gli invalidi fisici, senza contare altre forme di handicap mentale. Una Giornata per fare un bilancio anche in vista della chiusura ufficiale dell’Anno europeo 2003, dedicato proprio ai disabili, e che si svolgerà con una Conferenza a Roma, dal 5 al 7 dicembre, cui sono attesi 500 delegati da tutto il Continente. Dunque a che punto è il cammino di integrazione dei disabili nelle società europee? Roberta Gisotti lo ha chiesto all’avvocato Salvatore Nocera, vicepresi-dente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish):

 

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R. – In Europa, il movimento per l’integrazione è molto forte. Certamente, è più sviluppato per quanto riguarda gli aspetti della mobilità, un po’ meno per quelli del lavoro, nel senso che ancora ci sono molti laboratori protetti e, per quanto riguarda l’integrazione scolastica, l’Italia è l’unico Paese – non solo in Europa, ma al mondo – ad averla praticata in modo generalizzato. Ci sono delle realtà, soprattutto in Catalogna, qualcosa in Francia, qualcosa in Inghilterra e anche – mi pare – in Danimarca, e comunque sono statisticamente molto pochi gli alunni, mentre in Italia abbiamo quest’anno 156 mila alunni con disabilità frequentanti le scuole comuni di ogni ordine e grado, più circa 10 mila studenti frequentanti l’università.

 

D. – Lei è convinto che l’integrazione scolastica delle persone disabili sia fondamentale, poi, per accedere ad altri tipi di diritti?

 

R. – Dopo 30 anni e più di esperienza italiana, dobbiamo dire che le persone con disabilità hanno tratto enormi vantaggi – a livello psicologico, a livello sociale, a livello economico, a livello di immagine – dall’integrazione scolastica, perché è già lì che ci si abitua da bambini a vivere insieme e a dismettere delle abitudini che potrebbero essere solo determinate e rafforzate dallo stare insieme solo tra handicappati.

 

D. – Il movimento delle persone ‘disabili’ in senso lato, che cosa si aspetta di più dall’Europa?

 

R. – Noi ci stiamo battendo per una direttiva europea nella quale venga chiaramente detto che non vi debbono essere discriminazioni nei confronti delle persone con disabilità, in tutte le leggi degli Stati. Ora, questa direttiva europea è pronta, solo che c’è la discussione se debba essere approvata a maggioranza o all’unanimità. Noi sosteniamo la tesi che basti la maggioranza; se invece prevarrà la norma dell’unanimità, allora si comprende che basta uno Stato contrario, la norma non passerà più!

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POLEMICHE IN ITALIA DOPO L’APPROVAZIONE

DELLA LEGGE SUL RIORDINO RADIOTELEVISIVO

- Intervista con Paolo Scandaletti -

 

Continuano le   polemiche in Italia dopo l’approvazione definitiva di ieri al Senato della legge Gasparri che riordina il sistema radiotelevisivo. La parola passa ora al capo dello Stato che ha 30 giorni di tempo per la promulgazione, ma l’opposizione di centro-sinistra si mobilita e chiede al presidente Ciampi di non firmare. Il servizio di Giampiero Guadagni.

 

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Un percorso parlamentare difficile fino all’ultimo: la legge Gasparri ha tagliato ieri il traguardo. Grande la soddisfazione nella maggioranza che ha superato la prova dei voti segreti. Per il centrodestra, la legge garantisce il pluralismo così come aveva chiesto Ciampi nel suo messaggio alle Camere del luglio 2002. Ma l’opposizione di centrosinistra contesta: parla di legge incostituzionale che favorisce solo gli interessi del premier Berlusconi. E molti chiedono al capo dello Stato di non promulgare la legge. Occhi puntati anche sulla Corte costituzionale che potrebbe accogliere futuri ricorsi. E il fronte del ‘no’ scende oggi in molte piazze italiane.

 

Se Ciampi dovesse firmare, l’attuale presidente della Rai, Lucia Annunziata, e il Consigliere, Giorgio Rumi, hanno già annunciato le loro dimissioni senza aspettare la scadenza del CdA, fissata dalla legge  al 28 febbraio 2004. Il CdA passa da 5 a 9 membri non più nominati dai presidenti delle Camere, ma 7 dalla Commissione di vigilanza, due – presidente compreso – dal Tesoro. Inoltre, la legge Gasparri prevede che fino al 2009 chi possiede più di una rete televisiva non potrà acquisire partecipazioni in quotidiani e, fermo restando il divieto di posizioni dominanti nei singoli mercati, nessuno potrà conseguire ricavi superiori al 20 per cento delle risorse del Sic, il Sistema integrato delle comunicazioni. Il paniere del Sic contiene, ad esempio, i ricavi da canone, da pubblicità nazionale e locale, sponsorizzazioni, televendite.

 

La legge, inoltre, accelera ed agevola la conversione dalla tecnica analogica a quella digitale che in concreto vuol dire moltiplicazione dei canali. Infine, la legge vieta l’impiego dei minori di 14 anni per spot pubblicitari.

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Per un commento sulla legge Gasparri, Paolo Ondarza ha intervistato Paolo Scandaletti, ex presidente dell’Unione Cattolica Stampa Italiana:

 

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R. – Il riordino del sistema radiotelevisivo è indispensabile. Abbiamo due proprietà che si spartiscono il 90 per cento dell’area radiotelevisiva e il rimanente 10 per cento sarebbe affidato ai pellegrini delle piccole radiotelevisioni. Non si riesce a fare pluralismo vero; c’è il rischio della omologazione verso il basso.

 

D. – Riguardo al legge Gasparri, l’Ucsi sottolinea delle preoccupazioni:

 

R. – Tranne la Rai, che ha il canone, tutto il resto sta in piedi con la pubblicità. Ma se il 90 per cento della torta della pubblicità se la portano via in due, agli altri rimangono le briciole. Murdoch dice: “Voi pensate di liberalizzare le cose attraverso la diffusione del sistema digitale terrestre. L’esperienza inglese dimostra che, anche a regime, il 50 per cento del pubblico rimane fedele al sistema tradizionale”.

 

D. – Per il ministro Gasparri, il digitale terrestre costituisce un’occasione di espansione per le tv private, che beneficeranno soprattutto dell’innalzamento dei tetti pubblicitari ...

 

R. – Io non so se ci sarà davvero un intervento sulla pubblicità; se così è, ha ragione Gasparri perché ha messo il dito sul punto esatto!

 

D. – La legge Gasparri vede il codice di autoregolamentazione contro la violenza e la pornografia diventare legge ...

 

R. – E’ estremamente positivo, ma come sempre, non basta che il codice sia approvato; il problema è che sia come tale riconosciuto ed applicato.

 

D. – L’opposizione dice che la legge Gasparri è l’ennesima legge fatta su misura per il premier ...

 

R. – Io non credo che sia fatto su misura; questa è una battuta politica che, giustamente, fa l’opposizione facendo il suo mestiere. Che sia difficile la posizione per un ministro del governo che ha come leader il proprietario della metà del sistema televisivo italiano, bè, questo è chiaro e, francamente, pesa. Ma lì ci rifacciamo ad altri conflitti di interesse, che non sono certo risolvibili dalla legge Gasparri!

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VERTICE A YAOUNDE’ SULL’ESPANSIONE URBANISTICA

DELLE GRANDI CITTA’ AFRICANE

- Intervista con padre Giuseppe Caramazza -

 

Le grandi città africane rischiano il collasso ed i loro abitanti sono sempre più poveri. L’allarme, già lanciato dall’Onu, viene ripreso da un vertice in corso a

 

Yaoundé, in Camerun. All’incontro, iniziato ieri, partecipano 1.300 esperti, chiamati a discutere dei mali provocati nel Continente dall’incontrollata espansione urbanistica. Andrea Sarubbi ne ha parlato con padre Giuseppe Caramazza, direttore del centro comboniano “New People” a Nairobi:

 

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R. – Il problema della grande città in Africa è grave in due sensi. Da una parte, perché queste città stanno diventando delle megalopoli, senza strutture di servizio per gli abitanti: strade, luce, acqua, fognature ecc.. Ed è grave soprattutto perché chi viene in città lascia le campagne. Si tratta soprattutto di persone preparate, che hanno avuto una formazione di scuola superiore o anche universitaria e che non vogliono più lavorare nelle campagne. E, dunque, viene tolta manodopera importante anche per il rinnovamento tecnologico dell’agricoltura e si abbassa la quantità di cibo prodotto nei Paesi africani.

 

D. – Secondo il rapporto di Habitat, agenzia dell’Onu, questa urbanizzazione in Africa sta allargando la fascia di povertà…

 

R. – Sì, si allarga la fascia di povertà, perché mancano prima di tutto i posti di lavoro nelle città. Le industrie non progrediscono, anzi, in molti casi regrediscono. Inoltre, queste persone non vengono aiutate e lasciano i loro Paesi di origine senza avere di fronte un cespite di guadagni che permetta loro di vivere.

 

D. – La grande emergenza – prosegue questo rapporto dell’Onu – sono le baraccopoli. Il  numero di persone che vi vive rischia di raddoppiare nei prossimi 30 anni…

 

R. – Questo è molto vero. Qui, a Nairobi, dove vivo, vicino a me c’è la più grande baraccopoli d’Africa. Si parla di quasi un milione di persone, di cui solo una minima parte ha un lavoro fisso. La grande maggioranza vive in baracche che sono fatte, nei casi migliori, con delle lamiere di metallo o addirittura di cartone o plastica. Vivono senza servizi normali, come l’acqua, l’elettricità; senza la sicurezza. Nelle baraccopoli keniane c’è una grande violenza, soprattutto di notte: violenza sessuale, omicidi, rapine. Una persona, dunque, vive un’esistenza veramente al margine, non soltanto economico, ma anche a livello di diritti umani e di aspettative della vita.

 

D. – Lei crede che per l’Africa il ritorno alle campagne possa rappresentare una via di sviluppo?

 

R. – Io credo che il ritorno alle campagne sia la via obbligata se si vuole uno sviluppo normale dei Paesi africani. Il ritorno alle campagne però è possibile solo se il governo del tale Paese dà delle prospettive di lavoro e soprattutto di commercializzazione dei prodotti. Molte volte qui in Africa si vedono persone produrre bene, lavorare molto duramente e poi non saper raccogliere i frutti del loro lavoro. Occorre, quindi, cambiare questo tipo di struttura, perché sappia fare un buon uso dell’agricoltura e farne un motore di sviluppo. L’Africa avrebbe un grande futuro e potrebbe competere tranquillamente con i Paesi occidentali.

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CONVEGNO A ROMA SUL TEMA “CRISTO NEL CINEMA”.

UN CANONE CINEMATOGRAFICO”

- Intervista con il cardinale Paul Poupard e Andrea Piersanti -

 

 

Cristo nel cinema è stato il tema affrontato da un Convegno di Studi che si è svolto ieri, a Roma, nell’ambito della settima edizione del Festival del cinema spirituale Tertio Millennio. Un segnale inequivocabile di coscienza del fatto che il cinema è diventato un veicolo primario e irrinunciabile per fare cultura ed evangelizzare. Il servizio di Luca Pellegrini.

 

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Dai fratelli Lumière a Mel Gibson: sono più di cento anni di storia del cinema, ed in questa storia primeggia la figura di Cristo. Da Hollywood a Pasolini, da Zeffirelli al musical di LLoyd Webber e Tim Rice, ai tentativi di Scorsese e D’Alatri: culture e produzioni diverse hanno affrontato la figura di Cristo con quella tensione, e spesso libertà, tipiche dell’arte cinematografica. La figura di Gesù, quella che il cinema ha spesso chiamato “la più grande storia mai raccontata”, attraversa dunque l’intera storia del cinema. Ed è stato questo il tema del Convegno che si è svolto ieri all’Università Urbaniana nell’ambito della settima edizione del Festival del cinema spirituale Tertio Millennio. Tutti i film su Gesù fanno teologia. Chiediamo allora al cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che insieme a quello delle Comunicazioni Sociali patrocina il Festival, se è davvero possibile oggi, nell’era della comunicazione globale, parlare di cristologia cinematografica.

 

“In questo senso, ovvio che parlare di Cristologia vuol dire avere una certa visione di Cristo. Nessun uomo può fuggire dall’avere una certa visione di Dio, che sia l’uomo della strada, un grande filosofo, un cosiddetto teologo nel senso specifico della parola o una persona che faccia cinema. Se fa cinema, trasmette attraverso il film che presenta una sua immagine, una sua idea che ha di Cristo, una convinzione di fede, o come talvolta è successo nella storia del cinema se non  la ha”.

 

Insomma, la Chiesa ha bisogno del cinema, ma il cinema ha bisogno della Chiesa...

 

“Io direi veramente di sì, perché la tecnica del cinema, con le sue immense possibilità può essere di aiuto formidabile, straordinario, per trasmettere una buona notizia. Ma il cinema ha bisogno della Chiesa, perché se fa a meno della Chiesa perde l’essenziale e non trasmette più niente. Una storia che non ha niente a che vedere con la vera storia può giustamente offendere quelli che sono fedeli a questa storia. E cosa ne risulta? Nulla. Quindi, c’è una complementarietà tra la Chiesa che dà il messaggio dellabuona novella e l’arte cinematografica, capace, se lo vuole, di trasmetterla in modo stupendo”.

 

Riferimento all’attualità e alle dinamiche che reggono l’industria cinematografica, come spiega Andrea Piersanti, Presidente dell’Ente dello Spettacolo e Direttore della Rivista del Cinematografo, che individua la meta del Festival.

 

“Il grande tema, il tema eterno, il tema che ha caratterizzato tutti i nostri incontri è quello del dialogo. Esiste una contrapposizione culturale fra il mondo del cinema e il mondo della Chiesa. Gran parte del mondo del cinema, soprattutto negli Stati Uniti, ma anche in Italia e in Europa, vive immerso in una cultura di tipo laico. Non parlerei di ateismo, ma sicuramente c’è un atteggiamento poco sensibile ai temi della spiritualità. Da parte della Chiesa c’è un dovere etico che è quello di trovare e cercare con determinazione, con convinzione, tutti i possibili spazi di dialogo. Non tanto, perché sia la Chiesa ad averne bisogno, come ogni tanto si dice, secondo me sbagliando, ma perché è il cinema ad averne bisogno. Ne ha bisogno non soltanto in senso religioso stretto, ma ne ha bisogno anche in termini più squisitamente professionali e culturali. Quando i film parlano della vera storia dell’uomo, quando descrivono l’uomo in tutte le sue sfaccettature, compreso l’aspetto religioso e spirituale, allora quei film normalmente hanno successi planetari. Quando non fanno questo, normalmente i film non hanno un successo planetario. Per cui dovrebbe essere interesse del cinema cercare questi spazi di dialogo”.

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CHIESA E SOCIETA’

3 dicembre 2003

 

 

 

I VESCOVI DELLA LIBERIA PUNTANO IL DITO CONTRO I RIBELLI E GLI EX SOSTENITORI

DEL DEPOSTO PRESIDENTE TAYLOR. “SIETE RESPONSABILI,

SCRIVONO IN UN COMUNICATO, DELLE SOFFERENZE DELLA POPOLAZIONE”

 

MONROVIA. = Le fazioni armate della Liberia - che nei giorni scorsi hanno abbandonato i colloqui sul disarmo con la forza di pace delle Nazioni Unite - sono colpevoli di aver “violato i diritti fondamentali, disumanizzato la popolazione, ucciso e oltraggiato”. Lo sostengono, in un comunicato, i vescovi cattolici del Paese africano, che puntano il dito contro ribelli ed ex sostenitori del deposto presidente, Charles Taylor. Con il loro comportamento “senza cuore”, insistono i presuli, i gruppi armati protagonisti di una guerra civile durata 14 anni hanno la responsabilità di aver “saccheggiato e distrutto il nostro Paese per motivi egoistici”. Nel documento si denuncia, inoltre, che i liberiani non possono continuare a rimanere in balìa dei circa 40mila ex combattenti presenti sul territorio. In questi giorni in Liberia, dove è dislocato un contingente di alcune migliaia di caschi blu dell’Onu, dovrebbe iniziare un programma di disarmo degli ex ribelli, che, tuttavia, hanno posto una serie di condizioni. Per abbandonare le armi, infatti, chiedono posti di responsabilità all’interno dell’attuale amministrazione provvisoria di Monrovia. (B.C.)

 

 

SEMPRE PIU’ DIFFICILE LA VITA IN IRAQ PER LA COMUNITA’ CRISTIANA.

UN GRUPPO MUSULMANO MINACCIA DI MORTE I BAMBINI CHE NON ABBRACCERANNO L’ISLAM A RENDERLO NOTO E’ LA BARNABAS FUND

 

BAGHDAD. = Molte scuole e famiglie cristiane in Iraq hanno ricevuto, in questi giorni, volantini con gravi minacce di morte ai loro bambini, se non si convertono alla religione islamica. Gli autori ignoti di questi volantini hanno minacciato anche di far saltare in aria due scuole cristiane. A renderlo noto è la ‘Barnabas Fund’, organizzazione caritativa cristiana che ha come scopo principale l’aiuto e il sostegno  verso i cristiani nei Paesi islamici. La ‘Barnabas Fund’ rende noto, inoltre, che alcune bombe sono state ritrovate soprattutto nelle scuole cristiane di Baghdad e nella città settentrionale di Mosul, ma fortunatamente sono state disinnescate. I sospetti sul caso cadono sul gruppo musulmano sannita ‘Wahhabi’. (M.A.) 

 

 

 

 

RESTA ANCORA MOLTA STRADA DA FARE NEL CAMMINO ECUMENICO

TRA CATTOLICI E ANGLICANI: COSI’ MONS. HOLLIS, ESPRIMENDO

PROFONDO RAMMARICO PER IL RINVIO, A TEMPO INDETERMINATO, DELLA

COMMISSIONE INTERNAZIONALE CATTOLICA-ANGLICANA PER L’UNITA’ E LA MISSIONE

 

PORTSMOUTH. = Ho appreso la notizia con “sincera tristezza”. Con queste parole mons. Crispian Roger Francis Hollis,  presidente dell’Ufficio della missione e dell’unità della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles, ha espresso il suo profondo rammarico per il rinvio, a tempo indeterminato, della prossima sessione plenaria della “Commissione Internazionale Cattolica-Anglicana per l’Unità e la Missione” (Iarccum). La decisione, è stata presa dopo il recente colloquio in Vaticano tra il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e il canonico John Peterson, segretario generale del “Consiglio Consultivo Anglicano”, sul futuro del dialogo cattolico-anglicano, alla luce degli ultimi sviluppi nella Comunione Anglicana sulla scottante questione delle ordinazioni di vescovi omosessuali. “Sono stato coinvolto in queste conversazioni per tre anni - afferma il vescovo di Portsmouth in una nota diffusa ieri - e nonostante le numerose difficoltà e differenze da superare, sentivo che erano cominciati ad emergere i primi promettenti segnali di un reale e genuino progresso”. “Tuttavia - ricorda il presule - non possiamo dimenticare che non abbiamo dialogato solo con la Chiesa d’Inghilterra, ma con l’intera Comunità Anglicana”. In ogni caso, conclude mons. Hollis, “resta certamente molto da fare e molto può essere fatto a livello locale in Inghilterra: sia i cattolici sia gli anglicani sono totalmente impegnati in questo cammino ecumenico”. (L.Z.)

 

 

HA PRESO IL VIA IERI IN MYANMAR UNA NUOVA MISSIONE DI AMNESTY INTERNATIONAL.

AL CENTRO DEI COLLOQUI CON IL REGIME DI RANGOON LA SITUAZIONE

DEI DIRITTI UMANI NEL PAESE ASIATICO

 

RANGOON. = E’ iniziata ieri in Myanmar (ex Birmania) una nuova missione di due rappresentanti di Amnesty International. Gli inviati dell’organizzazione, nel Paese asiatico fino al 19 dicembre, intendono incontrare i componenti del Consiglio statale per lo sviluppo e la pace per discutere sulla situazione dei diritti umani. I componenti di Amnesty vogliono, inoltre, chiedere il rilascio dei prigionieri di coscienza, parlare dell’amministrazione della giustizia e affrontare la questione dei detenuti per motivi politici. All’attenzione della piccola delegazione anche il rilascio di Aung San Suu Kyi, leader del dissenso birmano e Premio Nobel per la Pace, attualmente segregata in casa dopo essere stata arrestata dalle autorità militari il 30 maggio scorso. Questa è la seconda visita di Amnesty International in Myanmar, ex colonia britannica divenuta negli ultimi decenni una dittatura militare. (B.C.)

 

 

CONFERITO A PADRE AGNEL NIKETAN E SUOR ROZARIO LOPEZ IL “PREMIO NAZIONALE PER LA CURA DELL’INFANZIA”.  RICONOSCIUTO DA NEW DELHI IL FORTE IMPEGNO

DEI MISSIONARI A SERVIZIO DEI BAMBINI ORFANI E ABBANDONATI

 

NEW DELHI. = Un sacerdote e una suora missionari sono i vincitori del “Premio nazionale per la Cura dell’Infanzia”, sotto l’egida del Ministero delle Risorse Umane e lo Sviluppo indiano. Padre Agnel Niketan, sacerdote di Goa (India Occidentale), ha ricevuto il riconoscimento per il suo eccellente servizio reso ai bambini orfani e abbandonati, conferendo loro un istruzione scolastica, intellettuale e spirituale. Suor Rozario Lopez, missionaria spagnola che lavora in Meghalaya (India nord-orientale), si dedica, invece, ai bambini con problemi mentali e di cecità. La religiosa, segretaria generale della Società di Betania e coordinatrice del Programma di Assistenza alle donne e ai disabili in Meghalaya, si occupa nello specifico dei bambini minorati, di riabilitazione ed educazione ai lavori manuali e rurali. Le migliaia di organizzazioni volontarie che in questi anni si stanno formando in India stanno contribuendo notevolmente alle trasformazioni sociali e istituzionali nel Paese per lo sviluppo e di benessere del bambino. (M.A.)

 

 

ENNESIMO GIORNALISTA ASSASSINATO NELLE FILIPPINE, IL SETTIMO DALL’ INIZIO DELL’ANNO. SONO IN CORSO INDAGINI PER SVELARE L’IDENTITA’ DEGLI ASSASSINI

 

MANILA. = Nelson Nadura, giornalista di una radio locale, è stato barbaramente ucciso ieri a Mastabe, nel centro delle Filippine, pochi minuti dopo la chiusura del suo programma mattutino di informazione. Secondo quanto riferisce il quotidiano ‘Philippine Daily inquirer’ di Manila, il 40.enne è stato colpito da due sconosciuti che gli hanno sparato cinque proiettili. Il direttore della polizia locale, Romeo Mapalo, ha, invece, aggiunto che Nadura - presidente dell’Unione dei giornalisti della carta stampata e della radio di Masbate - era un ex ribelle del Nuovo esercito popolare (Npa) e che gli autori dell’omicidio potrebbero essere suoi ex compagni d’armi. Nadura, infatti, nel 1998, prese parte al programma di smobilitazione del governo e abbandonò guerriglia e armi per tornare alla vita civile. Reporter senza frontiere (Rsf), in una nota, ha espresso indignazione per l’assassinio di Nelson Nadura, che porta a sette il numero dei reporter uccisi nel Paese asiatico dall’inizio dell’anno. (B.C.)

 

 

I FEDELI CATTOLICI, PROTESTANTI E ORTODOSSI IN TURCHIA POSSONO CONTARE OGGI SU UNA NUOVA BIBBIA, COMPRENSIVA DEI DEUTEROCANONICI. IL TESTO, DI QUASI DUEMILA PAGINE, E’ USCITO IN COINCIDENZA DEL NUOVO ANNO LITURGICO

 

ANKARA. = Avvenimento editoriale e liturgico in Turchia con la nuova Bibbia con i deuterocanonici. I fedeli cattolici, protestanti ed ortodossi potranno ora usare un’edizione completa di quasi duemila pagine in turco. A rendere nota la notizia al Sir è padre Domenico Bertogli, parroco della chiesa dei santi Pietro e Paolo ad Antakya (Turchia). “È un avvenimento importante - afferma padre Bertogli - perché fino adesso c'era la Bibbia tradotta dai protestanti ma senza questi libri”. Si tratta di sette libri dell'Antico Testamento; e sette del Nuovo. “Gli stessi protestanti nell’agosto 2001 avevano pubblicato la Bibbia in turco moderno ed avevano accettato di inserirvi i deuterocanonici già tradotti in un libro a parte nel 1987 da padre Luigi Iannitto. Oltre ai deuterocanonici nella nuova edizione (1827 pagine) sono stati aggiunti anche dei libri apocrifi della Chiesa armena, come per esempio il terzo e il quarto libro dei Maccabei. “Il dialogo ecumenico - conclude Bertogli - si arricchisce adesso di uno strumento fondamentale per continuare il cammino verso l’unità”. (M.A.)

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24 ORE NEL MONDO

3 dicembre 2003

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

La costruzione del muro in Cisgiordania, nel suo previsto tracciato, “è un errore e non aiuta la ripresa del negoziato”. E’ quanto ha ribadito oggi la Troika  Ue nell'incontro avuto questa mattina con il ministro degli esteri israeliano, Silvan Shalom, nell’ambito del vertice Euromed a Napoli. Per il Medio Oriente i ministri degli esteri riconoscono che “non  c'e' alternativa a una rapida e piena attuazione  della Road Map”. Tutti d’accordo nel ribadire la condanna della violenza e nell’affermare che la lotta al terrorismo è dovere in particolare degli stati della regione. Parliamo delle ‘conclusioni della presidenza’ ora all'esame nella seconda giornata di lavoro dei ministri degli esteri Euromed: cioè Ue e 12 Stati della sponda sud, fra cui Israele, l'Autorità nazionale palestinese e i paesi arabi, cioè i paesi aderenti all'iniziativa di Barcellona di otto anni fa. Ci riferisce da Napoli Ersilia Gillio.

 

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Lotta al terrorismo, all’antisemitismo e alla xenofobia, dialogo di pace nel Mediterraneo e la soluzione della questione irachena. Sono i punti cardine del documento finale del vertice dei Paesi dell’Euromed in corso di approvazione a Napoli. I ministri europei, arabi e degli altri Paesi del Mediterraneo, all’unanimità hanno sottolineato l’importanza di promuovere la tolleranza in tutti i Paesi del partenariato euromediterraneo, chiedendo ferma opposizione all’antisemitismo e alla xenofobia. Nel testo un riferimento anche alla lotta contro il terrorismo, priorità di tutta la comunità internazionale. Nella due giorni napoletana si è parlato molto del dialogo israelo-palestinese, anche se non c’è stato il faccia a faccia tra Shalom e Saat, che invece separatamente hanno incontrato i ministri europei, a cui il primo ha ribadito che l’unica strada per la pace in Medio Oriente è la road map, etichettando l’accordo firmato a Ginevra come una trovata politica. Ad entrambi, i ministri dell’Unione hanno chiesto il rispetto degli accordi di Aqaba. Nel documento finale i ministri dell’Euromed parlano della questione irachena e di un calendario realistico per il trasferimento del potere politico al popolo iracheno. L’Unione Europea è chiamata a giocare un ruolo significativo nella ricostruzione di quel Paese. A completare la rete delle intese tra Unione e Paesi della sponda sud ed est del Mediterraneo l’accordo di associazione tra l’Unione Europea e la Siria, ormai in dirittura di arrivo.

 

Da Napoli, per Radio Vaticana, Ersilia Gillio.

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Sul terreno in Medio Oriente, intanto, si registrano ancora violenze. Il cadavere di Ibrahim Hamed, un esponente di Hamas, è stato trovato stamane a Ramallah sotto alle macerie dell’edificio raso al suolo due giorni fa durante una incursione militare israeliana. Subito era stato reso noto che erano rimasti uccisi tre militanti  palestinesi e un bambino di nove anni. Vicino alla colonia di Kfar Darom, nel sud della striscia di  Gaza, un ufficiale israeliano è stato gravemente ferito da colpi d'arma da fuoco la notte scorsa. Lo ha riferito un portavoce dell’esercito aggiungendo che l'esercito israeliano ha arrestato 17 ricercati, militanti della Jihad islamica, in  un'operazione la notte scorsa a Jenin e in vicine località del  nord della Cisgiordania.

 

In Iraq sono in tutto 20 le persone arrestate ieri durante la massiccia operazione militare compiuta dalle forze Usa a Samarra durante la quale sono stati catturati due ricercati. Sono tutti sospettati di appartenere al gruppo dei Feddayn di Saddam. Nessuna conferma, invece, della cattura, annunciata tra varie smentite, di Al Duri, che era il braccio destro del deposto dittatore iracheno. Le autorità americane hanno offerto per la sua cattura una taglia di dieci milioni di dollari. Intanto, Francia e Russia hanno ribadito la necessità che “il potere venga trasferito ad un governo nazionale con appoggio popolare al più presto possibile”. Le forze americane annunciano la decisione di creare una unità paramilitare composta da miliziani dei cinque maggiori partiti iracheni per aiutare le forze della coalizione a identificare e arrestare i guerriglieri che ancora operano nel paese.

 

Mentre a Milano i rappresentanti di 188 paesi sono riuniti nel vertice mondiale sul clima, il Cop9, sembra più lontana la possibilità che l'accordo diventi operativo. Dopo che già Usa e Australia si  erano pronunciati contro, la Russia ha annunciato ieri che non  ratificherà il protocollo di Kyoto sull'emissione dei gas serra  ‘nella sua forma attuale’. I  Paesi dell’Unione Europea hanno all'unanimità approvato l'accordo ma a Milano il commissario all'ambiente, Margot Wallstrom, ha detto che l’Europa sta andando “nella direzione sbagliata”, perché, in rapporto al 1990, ridurrà le sue emissioni di gas serra solo dello 0,5% nel 2010. Mentre, con il Protocollo si era impegnata ad abbassarlo dell'8%.  Ha sollecitato, dunque, i Quindici a prendere misure aggiuntive per conseguire gli  obiettivi di Kyoto. Sulla strada del conseguimento di tali obiettivi pesa il no di ieri della Russia. Giuseppe D’Amato ci spiega il punto di vista di  questo no.

 

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Lo si era già intuito due mesi fa alla Conferenza mondiale sul clima tenutasi a Mosca. Adesso arriva la conferma per bocca del consigliere economico del presidente Putin, Andrei Ilarionov: il ripensamento del Cremlino è dovuto a ragioni di carattere economico. Il protocollo, nella sua forma attuale, limiterebbe lo sviluppo economico del Paese in un momento positivo per la Russia. Ilarionov ha aggiunto che anche altri Paesi, già colpiti dai cambiamenti climatici, non hanno ancora ratificato Kyoto. Senza la cruciale scelta russa il protocollo non può entrare in vigore, lo devono ratificare un numero di Paesi che detengono almeno il 55 per cento delle emissioni gassose. Siamo fermi intorno al 44 per cento, la Russia ha una quota del 17.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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La polizia della Costa d'Avorio in assetto antisommossa ha represso, usando gas lacrimogeni, una manifestazione in cui centinaia di giovani hanno lanciato pietre all'esterno di una base militare francese ad Abidjan nel terzo giorno consecutivo di proteste. I manifestanti chiedono che i circa 4000 militari francesi lascino il Paese africano. Oggi le scuole francesi sono rimaste chiuse per la prima  volta dall'inizio della protesta scoppiata lunedì. Il capo di Stato, Gbagbo, ha respinto le dimissioni presentate da una parte dei vertici militari, dopo che domenica scorsa alcuni soldati avevano lanciato un ultimatum chiedendo le dimissioni degli alti ufficiali ivoriani e la partenza del contingente francese. In Costa d’Avorio operano 3.800 soldati francesi e 1.300 uomini della forza di pace dell'Africa occidentale. Ma chi sono i militari che hanno intimato l’evacuazione delle truppe internazionali? Giada Aquilino lo ha chiesto a padre Emmanuel Ezoua, raggiunto telefonicamente a Divò, a 200 km a nord di Abidjan:

 

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R. – Sono piccoli gruppi di milizie che si sono formati tempo fa per essere d’appoggio all’esercito in caso di combattimenti. Sono soprattutto loro ad essere esasperati.

 

D. – Questi gruppi di militari  chi vogliono attaccare?

 

R. – I ribelli, perché loro si definiscono ‘difensori dello Stato’, quindi chiaramente sono contro i ribelli, quelli che hanno attaccato il Paese un anno fa.

 

D. – Ma i ribelli adesso dove si trovano?

 

R. – Nella zona a Nord. Sembra che il loro stato maggiore non si trovi più a Bouaké, ma a Korogo.

 

D. – Qual è la linea seguita dal presidente Gbagbo?

 

R. – La linea è, per ora, di continuare il processo di riconciliazione e di pace.

 

D. – C’è paura che possa scoppiare nuovamente la guerra civile?

 

R. – La guerra civile, no. Al massimo potrà esserci la ripresa dei combattimenti con i ribelli.

 

D. – Quali sono le condizioni di vita della popolazione civile, oggi?

 

R. – Precarie. Tutte le attività sono a rilento, gli stipendi di questo mese sono arrivati in ritardo, le fabbriche non funzionano: molte sono chiuse. I prezzi di molti generi di prima necessità stanno aumentando perché scarseggiano.

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In Pakistan una potente esplosione ha  colpito un'istallazione petrolifera della Shell a Karachi. Decine di persone sarebbero sepolte sotto i detriti. Lo ha riferito la polizia che però ancora non  aggiunge ulteriori dettagli. Stando a quanto riferito da testimoni, squadre di  salvataggio sono al lavoro per trarre in salvo diversi feriti  rimasti intrappolati sotto i detriti.

 

La Cina si è detta oggi in  favore di un meccanismo internazionale in grado di controllare  efficacemente la non proliferazione delle armi di distruzione di  massa, senza tuttavia indicare se aderirà o meno all'Iniziativa, promossa dagli Stati Uniti, di sicurezza contro la proliferazione (Isp). “La Cina sostiene che una partecipazione della comunità internazionale è essenziale per il progresso della non  proliferazione”: è quanto si legge in un libro bianco del governo sul  tema. Si sottolinea anche, però, che una grande importanza va attribuita alle Nazioni Unite. Il libro bianco è stato pubblicato qualche giorno prima  della visita, domenica prossima, del primo ministro cinese Wen Jiabao negli Stati Uniti e dopo che 15 paesi si sono uniti all'Iniziativa americana (Isp). 

 

Una tempesta anomala, la più severa  negli ultimi 100 anni, ha colpito la notte scorsa Melbourne, la  seconda città d'Australia, allagando le case, abbattendo i  tetti e gli alberi e lasciando intrappolati i residenti durante  un diluvio di oltre due ore. La tempesta, preceduta da una  violenta grandinata che ha colpito attorno alla mezzanotte  locale, si è concentrata sui sobborghi settentrionali e  orientali della metropoli, con 120 millimetri registrati nelle aree più colpite. Non si registrano feriti, mentre i danni agli edifici e alle auto, anche a causa della grandine, sono ingenti.

 

Inondazioni con la drammatica conseguenza di 5 morti hanno colpito nelle ultime ore il sud-est della Francia. Il bilancio, ancora provvisorio, è del ministro dell'Agricoltura, Hervé Gaymard, che ha parlato anche di “circa 4.000 persone” evacuate. Ieri sera le autorità parlavano di tre morti e due dispersi. La situazione resta di emergenza, ma i dipartimenti in stato di allerta oggi non sono più 19, come ieri sera, ma  12.

 

 

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