RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 336 - Testo della
Trasmissione di martedì 2 dicembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il Papa ricorda l’anniversario della sua visita al
Parlamento italiano
Assemblea a Roma delle Organizzazioni internazionali cattoliche:
messaggio del Santo Padre
Rinviata la sessione plenaria della Commissione
internazionale cattolica-anglicana.
Aperto oggi in Vaticano il Sinodo dei vescovi caldei
OGGI IN PRIMO PIANO:
Oggi, Giornata internazionale
dell’Onu contro la schiavitù: intervista con Eulalia Ortado
CHIESA E SOCIETA’:
Aperti a Ginevra i lavori della
Conferenza internazionale della Croce Rossa e della Mezza Luna Rossa
Nuovo allarme del Consiglio di sicurezza
delle Nazioni Unite sull'organizzazione di Al Qaeda
La
creazione del nuovo Parlamento Euromediterraneo decisa questa mattina a Napoli
In
Iraq importante operazione Usa nella notte per catturare il numero due del
regime di Saddam Hussein. In altri attacchi presso Samarra ucciso un soldato
americano.
2
dicembre 2003
LA
COOPERAZIONE CRESCENTE TRA CRISTIANI E MUSULMANI
COME
RISPOSTA A CHI USA IL NOME DI DIO PER ALIMENTARE
L’ODIO:
NUOVO
APPELLO DEL PAPA AI PARTECIPANTI
AL QUARTO COLLOQUIO INTERRELIGIOSO
TRA
VATICANO E PERSONALITA’ RELIGIOSE DELL’IRAN
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
**********
“Specialmente
oggi c’è un bisogno urgente di dialogo, comprensione e collaborazione tra le
grandi religioni del mondo, in modo particolare tra islam e cristianesimo” per
rispondere a chi usa il nome di Dio per fomentare odio, violenza, terrorismo.
E’ un nuovo, forte appello, quello levato questa mattina dal Papa, durante
l’udienza ai partecipanti al quarto Colloquio organizzato dal Pontificio consiglio
per il Dialogo interreligioso con gli esponenti dell’Organizzazione per la Cultura
islamica e le comunicazioni di Teheran.
Il
colloquio odierno - intitolato “Verità, Giustizia, Amore e Libertà: pilastri di
pace” - segue quelli organizzati in modo sistematico dal ’99, durante i quali
sono stati affrontati i temi del pluralismo religioso, dell’identità e della
formazione religiosa dei giovani, al cospetto di esperti cattolici e islamici
di vari Paesi. Le religioni, ha riaffermato il Pontefice, sono “chiamate a
costruire ponti tra gli individui, i popoli e le culture, a essere segno di
speranza per l’umanità”. Il Papa ha auspicato che tali incontri aiutino sempre
più cristiani e musulmani a divenire “effettivi strumenti di pace nel mondo”.
Ed ha concluso: “Mi appello a voi e a tutti gli uomini e le donne di buona
volontà, perché uniscano le loro voci alla mia nel ribadire che il nome santo
di Dio non deve mai essere usato per incitare alla violenza e al terrorismo,
per alimentare odio o emarginazione”.
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IN UN
MESSAGGIO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI,
GIOVANNI
PAOLO II RICORDA LA SUA STORICA VISITA AL PARLAMENTO ITALIANO,
DEL 14
NOVEMBRE 2002
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
La Chiesa in Italia “è stata un lievito di civiltà” per il
Paese, e la “ricchezza umana e religiosa” che costituisce il patrimonio di
valori nazionale va salvaguardata, “perché rappresenta un bene prezioso per
l’intera comunità civile”. In un messaggio al presidente della Camera dei
deputati, Pier Ferdinando Casini, Giovanni Paolo II ricorda con queste parole
la sua storica visita al Parlamento italiano, compiuta il 14 novembre del 2002.
“Una pietra miliare nella storia dei rapporti tra Italia e
la Santa Sede” definisce il Papa la sosta del Successore di Pietro tra i banchi
dell’Aula di Montecitorio, dove ieri sera il Parlamento ha celebrato l’evento
con un concerto e una lettura delle poesie del Pontefice. Nel ringraziare
ancora il presidente Casini “per l’unanime adesione” riservata alle sue parole,
il Papa si sofferma sulla bimillenaria tradizione cristiana della Penisola. “Il
Vangelo - annuncio di fede, di speranza e d’amore - è stato nei secoli linfa
vitale per il popolo italiano, animandone in mille modi la ricerca del bene,
del vero e del bello”. E la stessa Costituzione repubblicana - sottolinea
Giovanni Paolo II - riflette “in modo eloquente e sempre valido”, nei suoi
principi fondamentali, “la verità evangelica sull’uomo e sulla società”. Una
verità, afferma ancora il Papa, della quale gli italiani si sono fatti portatori
“in qualsiasi parte del pianeta” anche nell’epoca delle loro emigrazioni, grazie
“alle testimonianze della fede cristiana ereditata dai padri nella terra
natale”.
Tutelare questo patrimonio, dunque, è un dovere per la
Chiesa come per lo Stato italiano. “A tale impegnativo compito - conclude
Giovanni Paolo II - offrirà il suo contributo, ne sono certo, la proficua
cooperazione esistente tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana.
LE
ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI CATTOLICHE POSSONO GIOCARE
UN RUOLO FONDAMENTALE NELLA COSTRUZIONE DI
UNA VERA CULTURA DI PACE.
LO
SOTTOLINEA GIOVANNI PAOLO II IN UNA LETTERA INDIRIZZATA ALLE OIC,
RIUNITE
IN ASSEMBLEA GENERALE A ROMA
-
Servizio di Barbara Castelli -
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Le
Organizzazioni Internazionali Cattoliche possono giocare “un ruolo sempre
maggiore nella costruzione di un’autentica e universale cultura di pace”. Con
queste parole, in una lettera, Giovanni Paolo II saluta l’Assemblea Generale
della Conferenza delle Organizzazioni Internazionali Cattoliche, in corso a
Roma dal 30 novembre al 6 dicembre, sul tema “Rendere la società umana più
umana, promuovendo i valori del Vangelo e convertendo la violenza in
compassione”. Un aspetto importante di questo lavoro, si legge nella missiva, è
diffondere la consapevolezza che ai ‘diritti umani’ corrispondono i ‘doveri
umani’. In questo contesto, il Vangelo è uno strumento prezioso per comprendere
la grande e indiscutibile responsabilità che ciascuno di noi ha verso il
prossimo. “Quanto più crescerà questa consapevolezza - sottolinea il Santo
Padre - e le persone nel mondo riconosceranno e accetteranno i loro obblighi,
con particolare attenzione al prossimo”, tanto più si diffonderà l’armonia tra
i popoli. “Queste sono le condizioni per costruire una vera pace”. Dopo aver
invitato le OIC a riflettere sulla loro missione nel quadro della “grande
famiglia delle Associazioni cattoliche”, il Pontefice ha auspicato una
coraggiosa revisione degli statuti delle Organizzazioni, alla luce del Diritto
Canonico. Apportate lì dove necessario gli opportuni cambiamenti, ha detto,
allineandovi sempre più alla missione universale della Chiesa.
Le Oic
comprendono 36 organizzazioni internazionali cattoliche. Il loro obiettivo, nei
5 continenti, è quello di coordinare il cammino dei diversi enti, fedeli alla
propria identità cattolica e ispirandosi al patrimonio della Dottrina Sociale
della Chiesa.
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ALTRE
UDIENZE, NOMINA E RINUNCIA
Nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto anche il
cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Köln in Germania; l’arcivescovo
Augustine Kasujja, nunzio apostolico in Algeria e in Tunisia; il presidente del
Parlamento della Mongolia; e due presuli francesi in visita “ad Limina
Apostolorum”.
Nel corso del pomeriggio, il Santo Padre riceverà ancora
quattro vescovi francesi in visita “ad Limina Apostolorum”.
Giovanni Paolo II ha nominato oggi arcivescovo metropolita
di Saint Louis negli Stati Uniti, mons. Raymond Leo Burke, finora vescovo di La
Crosse; ed ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Lira
in Uganda presentata da mons. Joseph Oyanga, in conformità al Codice di Diritto
Canonico.
RINVIATA
LA SESSIONE PLENARIA DELLA COMMISSIONE INTERNAZIONALE
CATTOLICA-ANGLICANA
Il cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio
Consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani, ha incontrato nei giorni
scorsi presso la sede del Dicastero, il reverendo John L. Peterson, segretario
generale del "Consiglio consultivo anglicano". Durante il
Colloquio è stato discusso del futuro del dialogo cattolico – anglicano,
specialmente sulla base dei recenti sviluppi nella vita della Comunione
Anglicana.
Quale risultato delle conversazioni, e tenendo conto delle
preoccupazioni sorte a seguito di tali sviluppi, è stato deciso di rinviare la
prossima sessione plenaria della "Commissione internazionale cattolica –
anglicana per l’unità e la missione" e di conseguenza il compito ad essa
affidato di preparare la pubblicazione e la ricezione di un documento comune
sulla fede. Allo stesso tempo, la Comunione anglicana e la Chiesa cattolica
mantengono il loro impegno a continuare il dialogo e sono d’accordo nel
procedere con il lavoro svolto dai sotto comitati della Commissione.
Parallelamente, il cardinale Kasper ha accolto la
richiesta dell’arcivescovo di Canterbury per individuare mezzi appropriati al
fine di riflettere insieme sulle questioni ecclesiologiche derivanti dai
recenti sviluppi nell’ambito della Comunione anglicana, alla luce dei relativi
documenti già elaborati dalla Commissione mista internazionale cattolica –
anglicana.
SI
TIENE OGGI E DOMANI IN VATICANO IL SINODO DEI VESCOVI CALDEI
PER L’ELEZIONE DEL PATRIARCA
- A
cura di Giovanni Peduto -
A
seguito della morte del Patriarca di Babilonia dei Caldei, Sua Beatitudine Raphael
I Bidawid, Giovanni Paolo II, nella sua paterna sollecitudine verso la venerabile
Chiesa caldea, ha convocato per oggi e domani in Vaticano il Sinodo dei vescovi
di quella Chiesa per l’elezione del nuovo Patriarca.
La tradizione rituale caldea
si sviluppò, in modo indipendente, nell’antico Impero dei Sassanidi, donde la
qualifica, talvolta adoperata, di rito persiano. Dal secolo XVII prevalse
a Roma la denominazione di caldeo, mentre nelle regioni abitate dai
caldei si preferisce quella di siro-orientale. Questo patrimonio rituale
dai missionari della Mesopotamia fu portato nell’Asia centrale, nella Cina e
nell’India. Fu conservato nella liturgia quasi esclusivamente l’uso del
siriano, scritto e pronunciato in modo alquanto diverso da quello usato in
Siria. In Mesopotamia si è diffusa in certe Chiese l’abitudine di leggere in
arabo le pericopi scritturali e poche altre formule.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
"La religione è chiamata a
costruire ponti tra gli individui, i popoli e le culture" è il titolo che
apre la prima pagina, in riferimento al discorso del Papa ai partecipanti al
Colloquio promosso dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso.
Nelle vaticane, il messaggio di
Giovanni Paolo II al presidente della Camera dei Deputati ad un anno dalla
visita al Parlamento italiano.
Il titolo al Messaggio è
"Quella rapida ma intensa manifestazione ha segnato una pietra miliare
nella storia dei rapporti tra l'Italia e la Santa Sede".
La Lettera del Papa in
occasione dell'Assemblea Generale della Conferenza delle Organizzazioni
Internazionali Cattoliche.
Una pagina dedicata alle figure
di giovani laici cristiani che hanno illuminato il XX secolo.
Nelle estere, riguardo al Medio
Oriente si sottolinea che da Ginevra viene "una concreta volontà di
pace": personalità politiche israeliane e palestinesi senza incarichi nei
rispettivi Governi firmano in Svizzera un dettagliato piano di pace informale.
In Iraq altro sangue per il
persistere degli attacchi.
Nella pagina culturale, un
elzeviro di Luigi Personè dal titolo "Lo 'scandalo' della speranza".
Per l'"Osservatore
libri", un approfondito contributo di Claudio Toscani dedicato ai "Romanzi"
di Theodor Fontane, editi dai Meridiani Mondadori.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema del terrorismo.
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2
dicembre 2003
NELLA
GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ABOLIZIONE DELLA SCHIAVITU’,
LE NAZIONI UNITE RIBADISCONO IL PROPRIO
IMPEGNO A SRADICARE
QUESTO
ABOMINEVOLE FENOMENO CHE, ANCORA OGGI,
NEGA I DIRITTI FONDAMENTALI DI MIGLIAIA DI
ESSERE UMANI
-
Intervista con Eulalia Ortado -
Ancora
oggi, vecchie e nuove forme di schiavitù negano i diritti fondamentali di
donne, uomini e bambini in troppe parti del mondo. E’ l’amara riflessione del segretario
generale dell’Onu, Kofi Annan, che nel messaggio per l’odierna giornata
internazionale per l’abolizione della schiavitù esorta la comunità internazionale
a sradicare l’abominevole pratica del traffico di essere umani. Una sfida,
avverte, che può essere vinta soltanto superando le cause alla radice di questa
piaga: povertà, esclusione sociale e discriminazione. Su questo triste
fenomeno, purtroppo non ancora relegato nei libri di storia, Alessandro Gisotti
ha intervistato Eulalia Ortado, responsabile del Fondo volontario delle Nazioni
Unite per le vittime della schiavitù:
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R. – Purtroppo, ora dobbiamo far fronte a delle forme
contemporanee della schiavitù: fenomeni come il traffico delle persone per lo
sfruttamento sessuale o economico, poi il lavoro forzato dei bambini, il lavoro
per debito ... questo è quello che noi, alle Nazioni Unite, chiamiamo “le forme
contemporanee”, “le nuove forme” di schiavitù.
D. – Quali sono le situazioni che destano maggiore
preoccupazione?
R. – Oggi il fenomeno della schiavitù, purtroppo, è
generalizzato. Non è concentrato solo nei Paesi poveri, dove era una volta, ma
è anche vicino a noi. E’ una realtà vicina a tutti. Sono maggiormente toccati
da questo fenomeno i bambini e le donne, che sono i gruppi più vulnerabili.
Come ha detto il segretario generale dell’Onu, dobbiamo affrontare anche le
cause di base, come la povertà, l’ignoranza, l’emarginazione sociale ...
D. – Guardando all’attività delle Nazioni Unite, ci sono
delle note positive in alcune aree del pianeta?
R. – Certamente. Diciamo che avanziamo adagio, con il
lavoro di diversi organi e agenzie delle Nazioni Unite, per aiutare queste
comunità, queste vittime ma anche per spiegare il fenomeno.
D. – Quali sono gli strumenti adottati dalle Nazioni Unite
per far fronte a questa piaga?
R. – A livello di strumenti, possiamo parlare delle due
Convenzioni di base delle Nazioni Unite: quelle sull’abolizione della
schiavitù, del 1926-1956; poi ci sono anche altre Convenzioni alle quali
appellarci, come quella sui diritti dei bambini o anche i Protocolli alla
Convenzione sul crimine organizzato e il traffico di persone. A livello di
organi, diciamo che le Nazioni Unite hanno un gruppo di lavoro sulle forme
contemporanee della schiavitù, creato nel 1975, che annualmente si riunisce a
Ginevra, per seguire gli sviluppi nel campo della schiavitù. Poi, abbiamo anche
il Fondo per la contribuzione volontaria delle Nazioni Unite in favore delle
vittime della schiavitù. Questo Fondo con l’aiuto finanziario di singoli Paesi
e di singoli individui è di sostegno alle Ong sul terreno, per i loro progetti
di assistenza alle vittime di questi nuovi fenomeni della schiavitù.
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LA PACE
POSSIBILE IN MEDIO ORIENTE:
REAZIONI
ALL’INDOMANI DELL’ACCORDO ALTERNATIVO DI PACE
SIGLATO A GINEVRA. AI NOSTRI MICROFONI PADRE
DAVID JAEGER
- A cura di Fausta Speranza -
La pace in Medio Oriente è
possibile: è la convinzione espressa ieri in Svizzera alla cerimonia solenne
con cui centinaia di personalità israeliane e palestinesi, esponenti politici
ed intellettuali di tanti Paesi hanno celebrato il varo dell'Iniziativa di
Ginevra per la fine delle ostilità nella regione. Accanto ai principali artefici,
l'israeliano Yossi Beilin e il palestinese Yasser Abed Rabbo, erano presenti
tre premi Nobel della Pace, l'ex presidente americano Jimmy Carter, il polacco
Lech Walesa e l'irlandese Jonathan Hume. Intanto, in Medio Oriente proseguono
le violenze: stamani un palestinese armato è stato ucciso dai soldati
israeliani a Jenin, in Cisgiordania. In ogni caso, l’accordo di Ginevra, che
propone discussi compromessi a israeliani e palestinesi, mette in evidenza la
volontà di pace di molti. Ma ascoltiamo il
servizio di Graziano Motta:
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Guardano a Washington parecchi
sostenitori del Documento di Ginevra per una pace alternativa. Intendono
presentarlo al segretario di Stato Powell, che lo appoggia ma fa sottolineare
dal suo portavoce che dev’essere considerato come ‘complementare’ alla road-map.
Posizione ribadita dal sottosegretario di Stato, William Burns, che si trova in
Medio Oriente per la riattivazione del dialogo.
E’ importante il fatto che anche
l’Onu, attraverso il segretario generale, e l’Unione Europea stiano sulle
stesse posizioni di Washington. Ma Gerusalemme ha preso decisamente le
distanze. In un messaggio urgente a Powell, il capo di gabinetto di Sharon ha
chiesto di non ricevere i sostenitori del Documento di Ginevra che – afferma –
“è inconciliabile con la road-map”. Da parte palestinese, Arafat saluta
l’iniziativa come “coraggiosa e audace”. Il promotore di parte palestinese,
Yasser Abed Rabbo, parla di un primo passo nel lunghissimo cammino della pace e
si dice convinto che la maggioranza di palestinesi e israeliani sono favorevoli
ad un accordo definitivo.
Per la Radio Vaticana, Graziano
Motta.
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Il presidente della Commissione Europea ha invitato a
Bruxelles “il più presto possibile” i firmatari dell'accordo di Ginevra.
Secondo Prodi, l’iniziativa porta un senso di speranza, è coraggiosa, nobile” e
merita “un grande successo”. Altri, all’interno della comunità internazionale,
mettono in discussione l’opportunità degli accordi informali
israelo-palestinesi. Tra i commenti positivi
sentiamo quello di padre David Jaeger, portavoce della Custodia
francescana di Terra Santa. L’intervista è di Giancarlo La Vella:
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R. – Questo accordo di Ginevra è importantissimo perché è
la prima volta che viene mostrata ai due popoli e al mondo la possibilità
concreta di arrivare ad un Trattato di pace tra Israele e la Palestina. I
governi di entrambi sono così preoccupati e dispiaciuti perché questo Accordo
di Ginevra è anche necessariamente un giudizio sulla loro incapacità di
arrivare ad analoghe intese durante gli ultimi tre anni e mezzo di sanguinosi
scontri e indicibili sofferenze. E questa è una sfida per Israele e una sfida
alla Palestina, ma è una sfida anche all’Onu, agli Stati Uniti e all’Europa
perché è come dire: “Voi avreste potuto e potete ancora, e se potete dovete,
fare molto di più!”.
D. – Ma in fondo, la comunità
internazionale ha già realizzato un progetto di piano di pace con la road-map?
R. – La road-map non è un
abbozzo di Trattato di pace. Rappresenta soltanto una serie di passi
estrinsecamente descritti che potrebbero portare ad un Trattato di pace, ma non
ha nulla di vera sostanza, per cui non è paragonabile agli Accordi di Ginevra.
Gli Accordi di Ginevra dicono: questo è già un abbozzo di Trattato. Inoltre, la
road-map dov’è? Chi l’ha mai vista? Non è stata mai messa in esecuzione.
Non è stata mai veramente accettata. Il governo israeliano ha aggiunto
quattordici condizioni che praticamente hanno creato un’altra cosa. La road-map
è un’idea tra tante già discusse negli anni. Gli Accordi di Ginevra quindi
sfidano israeliani, palestinesi, Europa, Stati Uniti, Onu dicendo: “Perché non
siete stati capaci voi a produrre o questo documento o un documento analogo?”.
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MONACI,
FRATI E SUORE CHE HANNO FATTO LA STORIA DELLA CHIESA
NEL
VOLUME “L’ESERCITO DEL PAPA”.
INTERVISTA
CON L’AUTORE, GIANFRANCO SVIDERCOSCHI,
E CON IL CARDINALE JOSE’ SARAIVA MARTINS
-
Servizio di Paolo Ondarza -
La
storia della vita religiosa si è costantemente intrecciata con la storia della
Chiesa. Lo documenta l’inchiesta sulla vita religiosa condotta dal vaticanista
Gianfranco Svidercoschi: “L’esercito del Papa”. Il volume edito da Ancora
ripropone il contenuto dell’omonima trasmissione radiofonica trasmessa dalla
Rai su Radio Due e conduce il lettore in un viaggio nel tempo da San Benedetto
a Madre Teresa di Calcutta. Il servizio è di Paolo Ondarza.
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(musica)
Un esercito la cui missione si
combatte senza armi o carri armati da 2000 anni e secondo per numeri solo a
quello cinese. Ben altre rispetto a quest’ultimo le finalità perseguite oggi da
oltre 990 mila religiosi suddivisi tra monaci, frati e suore presenti nei
cinque continenti. Gianfranco Svidercoschi conduce in modo agile e avvincente
anche il lettore più inesperto nelle vicende di uomini e donne che hanno
costruito tra successi e difficoltà l’edificio della Chiesa:
“Leggendo bene la storia del passato si può vedere come in
tutti i momenti drammatici che ha vissuto la Chiesa sia emersa dal basso questa
rivoluzione della vita consacrata per andare a supplire alle carenze, alle
mancanze della Chiesa ufficiale”.
L’inchiesta segue le tante
rivoluzioni della vita consacrata da Benedetto a Francesco e Domenico, da
Chiara a Teresa di Calcutta, proclamata beata solo un mese fa. Ancora
Gianfranco Svidercoschi:
“Madre Teresa è riuscita ad imporre ad un mondo del XX
secolo così egoista quella semplice verità di dire: ‘Bisogna aiutare tutti, anche
l’ultimo di questa terra in forza della sua inalienabile dignità. Per lo meno
aiutarlo a morire bene, aiutarlo a morire in pace con se stesso e con Dio’”.
Nell’esercito
del Papa anche personaggi poco glorificati sui libri di storia come Girolamo
Savonarola. E ancora le Congregazioni religiose laicali e clericali, le società
di vita apostolica, gli Istituti secolari, fino alle ultime esperienze religiose.
Sentiamo il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle
cause dei santi…
“I religiosi e le religiose hanno contribuito alla
costruzione delle fondamenta della società in cui vivevano. Allora io mi
domando, a questo punto, come è possibile oggi come oggi pensare di scrivere
una Costituzione per l’Europa, prescindendo dalle sue radici cristiane,
prescindendo da ciò che hanno fatto e hanno rappresentato Benedetto, Cirillo e
Metodio”.
L’esercito del Papa è un
omaggio alla vita religiosa che tanto ha contribuito all’evoluzione della
storia dell’umanità.
(musica)
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2
dicembre 2003
RICHIAMARE GLI STATI ALL’ATTENZIONE NELLA TUTELA DEI DIRITTI UMANI
E RIDURRE I RISCHI LEGATI AI CONFLITTI ARMATI, ALLE
CATASTROFI
E ALLE MALATTIE. QUESTI GLI OBIETTIVI CHE SI PROPONE
LA XXVIII CONFERENZA INTERNAZIONALE DELLA CROCE ROSSA
E DELLA MEZZA LUNA ROSSA, APERTASI STAMANI A GINEVRA
- A
cura di Mario Martelli -
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GINEVRA. = Dai rappresentanti dei 190 Stati aderenti alle
convenzioni di Ginevra e delle 179 società nazionali di Croce Rossa e Mezza
Luna Rossa, presenti all’incontro, si preparano scambi di esperienze e di
consigli su come agire per fronteggiare i problemi di assistenza umanitaria.
Prevista, inoltre, una dichiarazione congiunta e una discussione concernente
gli impegni dei volontari che collaborano nell’azione delle varie società per
fronteggiare le sfide umanitarie odierne: il rispetto del diritto, la
responsabilità di ridurre i rischi legati ai conflitti armati, al terrorismo,
alle catastrofi naturali, alle malattie come l’Aids, che miete milioni di
vittime, specialmente nell’Africa Australe. Croce Rossa e Mezza Luna Rossa si
trovano ad affrontare innumerevoli gravi problemi nella loro azione umanitaria,
un elenco che sembra interminabile e che pone anche problemi di finanziamenti
non facilmente risolvibili. I conflitti armati, ad esempio, oltre ai compiti di
protezione dei prigionieri e di assistenza ai civili, hanno un seguito con le
tragiche conseguenze dei risultati bellici che continuano a mietere vittime. E
non ultima l’azione varata dal Comitato internazionale della Croce Rossa per assistere
i bambini vittime delle guerre, delle quali subiscono le conseguenze nefaste,
come l’arruolamento forzato in bande armate, specialmente in certe regioni
dell’Africa.
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IL
‘NO’ UFFICIALE DELLA RUSSIA ALL’ATTUALE FORMULAZIONE
DEL
PROTOCOLLO DI KYOTO, COMUNICATO OGGI
DURANTE
I LAVORI DELLA CONFERENZA DELL’ONU SUI GAS SERRA,
IN
CORSO A MILANO. ANCHE GLI STATI UNITI GIUDICANO UN’IMPOSIZIONE
IRREALISTICA L’APPLICAZIONE DEL DOCUMENTO
INTERNAZIONALE
MILANO. = La
Russia non intende ratificare il Protocollo di Kyoto per la limitazione dei gas
serra “nella sua forma attuale”. La notizia è rimbalzata nella tarda mattinata
di oggi in una Milano paralizzata dallo sciopero dei mezzi pubblici, dove è in
corso la Cop9, la Conferenza dell’Onu sulle emissioni responsabili dei cambiamenti
climatici del globo. La posizione russa è stata riferita dall'agenzia
Itar-Tass, che ha citato le dichiarazioni del consigliere economico del
Cremlino, Andrei Illarionov, che ha precisato di riportare il parere del
presidente Vladimir Putin. Prima del ‘no’ di Mosca al Protocollo di Kyoto, erano
stati gli Usa a salutare con un siluro l’avvio della Conferenza. Secondo
dichiarazioni apparse sul Financial Times, di fonte governativa,
l’applicazione del Protocollo di Kyoto per l’Amministrazione americana è
un’imposizione irrealistica. Nel segno della speranza, o dell’ottimismo
forzato, anche gli auspici del ministro italiano dell’ambiente, Altero
Matteoli. Ma anche l’Italia stessa deve entrare a far parte dei Paesi “virtuosi”:
secondo il Protocollo di Kyoto, deve ridurre le emissioni di anidride carbonica
del 6,5 per cento rispetto al 1990, ma in realtà ad oggi le avrebbe aumentate
del 7,3 per cento. E così è rispuntata l’ipotesi di puntare sulla riforestazione,
magari con alberi transgenici, per ripulire l’atmosfera dal CO. Ma per dare
corpo a questa e ad altre speranze, c’è tempo fino al 12 dicembre prossimo,
giorno in cui uscirà dalla Fiera di Milano la dichiarazione finale di Cop9. (A.D.C)
NUOVO
ALLARME DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELLE NAZIONI UNITE
SULL'ORGANIZZAZIONE
DI AL QAEDA. IL PERICOLO DI NUOVI E DEVASTANTI ATTENTATI
TERRORISTICI È TUTT’ALTRO CHE FINITO. LA RETE DI OSAMA BIN LADEN CONTINUA
A RICEVERE
FINANZIAMENTI PER IL POSSIBILE USO DELLA “BOMBA SPORCA”
- A cura di
Marianna Astorino -
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NEW
YORK.= Nonostante gli indiscutibili successi nella lotta globale contro Al Qaeda,
il gruppo terroristico di Osama Bin Laden costituisce “una significativa minaccia
alla pace e alla sicurezza internazionale”. Questa volta a scendere in campo è
l'Onu con un rapporto del Monitoring Group reso noto questa mattina a New York.
Nel documento, che è più di un grido d’allarme, si legge che “c'è un’alta
probabilità che l’organizzazione islamica prosegua i suoi tentativi di
sviluppare la cosiddetta bomba sporca”. E’ anche possibile scrivono gli esperti
delle Nazioni Unite “il sabotaggio degli impianti nucleari e delle fonti
radioattive”. “Al Qaeda continua a ricevere finanziamenti, armi e reclute per
organizzare nuove operazioni”, denuncia la Commissione del Consiglio di
sicurezza delle Nazioni Unite, creata appositamente per controllare
l’applicazione delle risoluzioni contro l’organizzazione terroristica. Anche se
fino ad ora sono stati fatti “grandi progressi” rimane ancora molto lavoro per
bloccare le organizzazioni islamiche, gruppi criminali, compresi quelli legati
al traffico di droga, che continuano a trasferire fondi ai terroristi.
**********
“CON
IL MESSAGGIO DI CRISTO, LA CHIESA PROCLAMA LA VERITA’ SUI DIRITTI
E LE
RESPONSABILITA’ DELL’UOMO”: COSI’ IERI L’ARCIVESCOVO JOHN FOLEY,
PRESIDENTE
DEL DICASTERO VATICANO PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI,
ALL’INCONTRO
PER I DIECI ANNI DELL’AGENZIA CATTOLICA POLACCA ‘KAI’
VARSAVIA. = In un periodo in cui alla Polonia era imposto
l’ateismo dell’ideologia marxista, “il messaggio di Cristo proclamato dalla
Chiesa affermava la verità sulla dignità dell’uomo”. E’ la riflessione offerta,
ieri a Varsavia, dall’arcivescovo John P. Foley, presidente del Pontificio
consiglio per le comunicazioni sociali, intervenuto alla cerimonia per i dieci
anni dell’agenzia di stampa polacca Kai. Il presule ha ricordato che nel
visitare la Polonia, negli anni della dominazione sovietica, era sempre colpito
dalla “intensità” della fede dei polacchi, che sfidavano la repressione.
Atteggiamento, ha sottolineato, che “conferiva alla Chiesa della Polonia una
libertà maggiore rispetto ai Paesi confinanti”. Una delle prime vittime della
dittatura, ha rilevato, è proprio la verità. Ma, ha avvertito, la verità può anche
essere vittima della libertà in un contesto di opinioni, partiti ed ideologie
contrastanti. Nella “confusione di un’indefinita libertà”, ha affermato, il
messaggio di Cristo trasmette “la verità sui diritti e le responsabilità
dell’uomo”. Se, dunque, la verità può essere vittima della libertà quanto
dell’oppressione è allora ovvio che, compito della Chiesa, è quello di “offrire
un servizio che fornisca notizie oggettive” e un’analisi “basata sulla dottrina
sociale della Chiesa”. La credibilità di un tale servizio, ha detto ancora,
dipende dalla sua oggettività e completezza; l’utilità dalla qualità
dell’analisi offerta. Ecco, allora, l’importanza assunta da un’agenzia come la Kai,
libera di dire la verità e al tempo stesso fedele alle radici cristiane della società
polacca. (A.G.)
“STORIA
E SENSO ODIERNO DELL’ITINERANZA FRANCESCANA”.
E’ LO
SLOGAN CHE ACCOMPAGNA UN INTERESSANTE CONVEGNO APERTOSI
OGGI A
ROMA, PRESSO IL PONTIFICIO ATENEO ANTONIANUM
- A
cura di padre Egidio Picucci -
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ROMA.= E’ iniziato questa mattina, presso il Pontificio
Ateneo “Antonianum” di Roma, un Convegno su “Storia e senso odierno
dell’itineranza francescana”. Al Convegno, che si protrarrà fino a domani, 3
dicembre, partecipano oltre 200 religiosi, in prevalenza appartenenti a
Istituti che si ispirano alla spiritualità di San Francesco. Essi rifletteranno
sul vero senso del peregrinare francescano, modellato su quello del Figlio di
Dio, vissuto nei tre anni di annuncio del Vangelo, senza avere ove posare il
capo. “Francesco - ha detto l’organizzatore del Convegno, padre Luigi Padovese
- ha scelto l’assoluta povertà, perché gli dava la possibilità di mostrare a
tutti la libertà dei figli di Dio”. In questi due ultimi giorni di lavoro, si
parlerà della Sequela Christi, come forma di ascesi nel primo
cristianesimo; della fraternità itinerante, come mezzo per testimoniare la fede
e la prospettiva dell’ecclesiologia di comunione; degli itineranti locali,
facendo distinzione tra la libertà del turista e la schiavitù del vagabondo;
ed, infine, una relazione interessantissima sull’itinerare mediatico, in vista
di una nuova evangelizzazione.
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2
dicembre 2003
- A cura di Fausta Speranza -
La creazione del nuovo Parlamento euromediterraneo è
stata decisa questa mattina a Napoli dai delegati dei Parlamenti dei Paesi Ue e
della sponda Sud del Mediterraneo. La decisione è stata presa all'unanimità
durante la riunione, presieduta dal presidente dell'Europarlamento, Pat Cox, in
apertura del vertice che durerà due giorni. La risoluzione sarà trasmessa ai
ministri degli Esteri dell'iniziativa Euromed, che si ritroveranno nella capitale
campana questo pomeriggio e domani. Alla riunione di questa mattina erano
presenti i rappresentanti dei Parlamenti dei Paesi Ue e della sponda sud del
Mediterraneo aderenti al cosiddetto processo di Barcellona, dunque tra questi
ci sono Israele, l'autorità palestinese, l'Egitto, la Siria, il Libano e
la Giordania. Ma da Napoli ascoltiamo
Ersilia Gillo.
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La nuova istituzione sarà
formata da 240 deputati - 120 provenienti dalla sponda sud e 120 dall’Unione
Europea – e si riunirà almeno una volta l’anno. Ma la riunione è anche
un’occasione per un incontro di pace tra arabi e israeliani. A Napoli, infatti,
sono presenti i protagonisti della crisi medio orientale. Colloqui che
potrebbero però risultare più tesi del previsto per l’improvvisa defezione del
segretario della lega araba, Andrè Mussain, in disaccordo con il premier
italiano, anche presidente di turno del Consiglio europeo, ritenuto troppo
vicino ad Israele, in particolare a proposito della costruzione del cosiddetto
muro di sicurezza. In agenda a Napoli c’è anche il rafforzamento della facility
della Banca Europea per gli investimenti destinati all’area euromediterranea
che dovrebbero portare, poi, alla creazione di una Banca Euromediterranea. Per
la sede di tale Banca sono candidate Napoli, Palermo e Barcellona.
Da
Napoli, per Radio Vaticana, Ersilia Gillo.
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A margine dei lavori a Napoli,
il presidente dell'Europarlamento, Pat Cox, ha lanciato questa mattina un
appello a tutti i governi dell'Ue
perche' concludano entro la fine di dicembre, sotto la presidenza dell'Italia,
un accordo sulla futura Costituzione
europea in seno alla Conferenza intergovernativa. Secondo il presidente
dell'Europarlamento, l'Ue ha però “bisogno di un compromesso il più alto
possibile” al termine dell'attuale processo costituzionale.
Delle prospettive dell’Unione in
tema di economia, ha parlato il commissario alle Politiche economiche e
monetarie, Pedro Solbes, affermando che “il fallimento nel rispetto delle
regole del Patto di stabilità porterà
tassi di interesse più alti ed una crescita più bassa nel medio periodo
rispetto a quella che si avrebbe avuta
altrimenti”. Solbes ha spiegato che “la mancata correzione dei disavanzi eccessivi in tempi
rapidi avrà a medio termine un impatto
sui mercati delle obbligazioni e sui tassi di interesse”.
L’Iraq resta sempre in primo
piano: Izzat Ibrahim al Douri, ex numero due del regime di Saddam Huseein,
sarebbe stato ucciso o catturato nell'operazione lanciata questa notte dagli
americani presso la citta' settentrionale irachena di Kirkuk. Lo ha detto un
membro del Consiglio governativo iracheno, Mowaffaq al Rubaie, aggiungendo di
essere in contatto con le truppe Usa. Sembra
certo che almeno un soldato americano sia rimasto ucciso oggi nel corso
di uno dei due attacchi condotti quasi simultaneamente contro alcuni convogli
militari sulla strada principale che conduce a Samarra. Intanto si sa di più su
quanto accaduto domenica scorsa proprio a Samarra. Il servizio di Paolo
Mastrolilli:
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Fonti del Pentagono hanno rivelato che il convoglio
aggredito domenica a Samarra trasportava la nuova valuta irachena introdotta
dal governo provvisorio americano e forse questo era l’obiettivo
dell’operazione. I soldati hanno risposto con decisione e hanno ucciso 54 iracheni,
alcuni dei quali vestivano le uniformi dei fedayn di Saddam. Almeno uno è stato
arrestato e adesso viene interrogato. L’attacco di Samarra, dopo diversi agguati
lanciati contro militari e civili stranieri, dimostra una strategia più
ambiziosa da parte della guerriglia ma
prova anche che al momento non è in grado di affrontare le forze d’occupazione
a viso aperto. Il capo del Pentagono, Rumsfeld, durante la riunione della Nato
a Bruxelles, ha detto che Washington vorrebbe più aiuto dai Paesi amici e il
segretario dell’Alleanza Atlantica, Robertson, ha suggerito un maggior
coinvolgimento dell’organizzazione, forse per assumere i compiti svolti oggi
dal contingente polacco.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Ancora sotto shock per
l'uccisione in Iraq di due suoi
diplomatici, il Giappone sembra ritardare ulteriormente i tempi dell'invio di civili e militari previsto
dalla legge già approvata nel luglio scorso. Intanto, invece, potrebbe
accelerare la revisione di legge per consentire a soldati e poliziotti distaccati nelle ambasciate
all'estero di portare con sé le armi per compiti di scorta del personale
diplomatico. I due diplomatici, uccisi mentre si recavano ad una riunione a Tikrit convocata dalle autorità americane,
viaggiavano senza scorta armata. E il
vice ministro degli esteri Ichiro Aizawa ha dichiarato che “in tempi di guerra globale contro il terrorismo, la
legge che ammette solo militari e
poliziotti disarmati all'interno delle ambasciate all’estero, è un anacronismo”.
“La Russia deve garantire il rispetto dei diritti
umani anche quando combatte il terrorismo e
mantiene la propria integrità territoriale”: lo ha detto il segretario di Stato americano Colin Powell,
intervenendo alla conferenza dell'Osce a Maastricht. Powell ha definito
“credibili” alcuni rapporti che denunciano abusi in Cecenia. La sessione
plenaria della conferenza è dedicata, in particolare, alla lotta contro il
terrorismo e contro il traffico di esseri
umani e alla situazione in Georgia. Powell ha osservato che quest'anno, in
alcuni Stati Osce, nel Caucaso e altrove, “elezioni chiave sono state caratterizzate
da difetti e imperfezioni” e in alcuni paesi i diritti umani e le libertà democratiche sono assediati”. In definitiva,
il segretario di stato americano Powell ha assicurato il sostegno di Washington
a Tbilisi. Ma perché questo interesse della Casa Bianca nei confronti della
Georgia? Giada Aquilino lo ha chiesto a Giulietto Chiesa, inviato speciale del
quotidiano ‘La Stampa’:
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R. – Perché la Georgia costituisce, per il disegno
americano dell’uso del petrolio del Mar Caspio, una delle pedine cruciali, nel
senso che l’oleodotto deve partire da Baku e arrivare in Turchia direttamente
attraverso la Georgia per sfociare nel porto mediterraneo di Sheiyann, al di là
dei Dardanelli. Quindi, il disegno è quello di ‘bypassare’ la Russia e arrivare
direttamente agli utilizzatori occidentali nel Mediterraneo. Per questo,
occorre una Georgia senza guerra. Shavardnadze era stato l’alfiere di questo
disegno e il portatore e, per questa
ragione, Shevardnadze si è significativamente avvicinato agli Stati Uniti in
tutti questi anni. Ma Shevardnadze non è riuscito a ottenere in questi dieci
anni ciò che era indispensabile perché egli potesse restare al potere, cioè non
è riuscito a riunificare la Georgia che attualmente è spezzata in due
parti: l’Ossezia nel Sud e l’Abkhazia,
che non solo è separata, ma è in guerra con Tblisi. A questo punto, gli Stati
Uniti sono fortemente preoccupati che il gruppo nazionalista, che è andato al
potere insieme con Saaskashvili, potrebbe riaccendere il conflitto con
l’Abkhazia. E questo spiega perché gli Stati Uniti sono intenzionati a
proteggere l’attuale gruppo dirigente.
D. – Ma, quindi, dopo le dimissioni di Shevardnadze come
cambiano i rapporti tra Stati Uniti e Georgia?
R. – Quanti sono al potere in Georgia ormai sono
palesemente anti-russi e molto filo-americani.
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Almeno
tre ribelli del Movimento Aceh Libera sono morti nel nord dell’isola di Sumatra
in scontri tra guerriglieri ed esercito regolare dell’Indonesia. Il conflitto
separatista di Aceh ha già provocato 1600 morti. Il 19 maggio scorso il governo
di Jakarta ha proclamato la legge marziale nel territorio, lanciando numerose
operazioni militari contro i ribelli.
Il primo round in India della partita politica aperta già da mesi tra l'attuale premier,
Atal Behari Vajpayee, e la leader dell'opposizione, Sonia Gandhi, si e'
concluso ieri con il voto elettronico per il rinnovo dei parlamenti di quattro
stati che ha coinvolto 94 milioni di
lettori. Il prossimo appuntamento ci sarà nell'autunno del 2004 quando si
svolgeranno le elezioni politiche generali con la discesa in campo dei due
principali contendenti.
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