RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 336 - Testo della Trasmissione di martedì 2 dicembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Mai il nome santo di Dio per incitare alla violenza e al terrorismo: nuovo vibrante appello di Giovanni Paolo II in apertura di un Colloquio interreligioso in Vaticano

 

Il Papa ricorda l’anniversario della sua visita al Parlamento italiano

 

Assemblea a Roma delle Organizzazioni internazionali cattoliche: messaggio del Santo Padre

 

Rinviata la sessione plenaria della Commissione internazionale cattolica-anglicana.

 

Aperto oggi in Vaticano il Sinodo dei vescovi caldei

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Oggi, Giornata internazionale dell’Onu contro la schiavitù: intervista con Eulalia Ortado

 

La pace possibile in Medio Oriente: reazioni all’indomani dell’accordo alternativo di pace siglato a Ginevra. Ai nostri microfoni padre David Jaeger

 

Monaci, frati e suore che hanno fatto la storia della Chiesa nel volume “L’esercito del Papa”. Ce ne parlano l’autore, Gianfranco Svidercoschi e il cardinale Josè Saraiva Martins.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Aperti a Ginevra i lavori della Conferenza internazionale della Croce Rossa e della Mezza Luna Rossa

 

Il ‘no’ ufficiale della Russia all’attuale formulazione del protocollo di Kyoto, comunicato oggi durante i lavori della Conferenza dell’Onu sui gas serra, in corso a Milano

 

Nuovo allarme del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull'organizzazione di Al Qaeda

 

John P. Foley, presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, presente ieri a Varsavia alla cerimonia per i dieci anni dell’agenzia di stampa polacca Kai  

 

E’ iniziato questa mattina, presso il pontificio ateneo “Antonianum” di Roma, un Convegno su “Storia e senso odierno dell’itineranza francescana”.

 

24 ORE NEL MONDO:

La creazione del nuovo Parlamento Euromediterraneo decisa questa mattina a Napoli

 

In Iraq importante operazione Usa nella notte per catturare il numero due del regime di Saddam Hussein. In altri attacchi presso Samarra ucciso un soldato americano.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

2 dicembre 2003

 

LA COOPERAZIONE CRESCENTE TRA CRISTIANI E MUSULMANI

COME RISPOSTA A CHI USA IL NOME DI DIO PER ALIMENTARE L’ODIO:

NUOVO APPELLO DEL PAPA AI PARTECIPANTI

 AL QUARTO COLLOQUIO INTERRELIGIOSO

TRA VATICANO E PERSONALITA’ RELIGIOSE DELL’IRAN

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

**********

“Specialmente oggi c’è un bisogno urgente di dialogo, comprensione e collaborazione tra le grandi religioni del mondo, in modo particolare tra islam e cristianesimo” per rispondere a chi usa il nome di Dio per fomentare odio, violenza, terrorismo. E’ un nuovo, forte appello, quello levato questa mattina dal Papa, durante l’udienza ai partecipanti al quarto Colloquio organizzato dal Pontificio consiglio per il Dialogo interreligioso con gli esponenti dell’Organizzazione per la Cultura islamica e le comunicazioni di Teheran.

 

Il colloquio odierno - intitolato “Verità, Giustizia, Amore e Libertà: pilastri di pace” - segue quelli organizzati in modo sistematico dal ’99, durante i quali sono stati affrontati i temi del pluralismo religioso, dell’identità e della formazione religiosa dei giovani, al cospetto di esperti cattolici e islamici di vari Paesi. Le religioni, ha riaffermato il Pontefice, sono “chiamate a costruire ponti tra gli individui, i popoli e le culture, a essere segno di speranza per l’umanità”. Il Papa ha auspicato che tali incontri aiutino sempre più cristiani e musulmani a divenire “effettivi strumenti di pace nel mondo”. Ed ha concluso: “Mi appello a voi e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, perché uniscano le loro voci alla mia nel ribadire che il nome santo di Dio non deve mai essere usato per incitare alla violenza e al terrorismo, per alimentare odio o emarginazione”.

**********

 

 

IN UN MESSAGGIO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI,

GIOVANNI PAOLO II RICORDA LA SUA STORICA VISITA AL PARLAMENTO ITALIANO,

DEL 14 NOVEMBRE 2002

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

La Chiesa in Italia “è stata un lievito di civiltà” per il Paese, e la “ricchezza umana e religiosa” che costituisce il patrimonio di valori nazionale va salvaguardata, “perché rappresenta un bene prezioso per l’intera comunità civile”. In un messaggio al presidente della Camera dei deputati, Pier Ferdinando Casini, Giovanni Paolo II ricorda con queste parole la sua storica visita al Parlamento italiano, compiuta il 14 novembre del 2002.

 

“Una pietra miliare nella storia dei rapporti tra Italia e la Santa Sede” definisce il Papa la sosta del Successore di Pietro tra i banchi dell’Aula di Montecitorio, dove ieri sera il Parlamento ha celebrato l’evento con un concerto e una lettura delle poesie del Pontefice. Nel ringraziare ancora il presidente Casini “per l’unanime adesione” riservata alle sue parole, il Papa si sofferma sulla bimillenaria tradizione cristiana della Penisola. “Il Vangelo - annuncio di fede, di speranza e d’amore - è stato nei secoli linfa vitale per il popolo italiano, animandone in mille modi la ricerca del bene, del vero e del bello”. E la stessa Costituzione repubblicana - sottolinea Giovanni Paolo II - riflette “in modo eloquente e sempre valido”, nei suoi principi fondamentali, “la verità evangelica sull’uomo e sulla società”. Una verità, afferma ancora il Papa, della quale gli italiani si sono fatti portatori “in qualsiasi parte del pianeta” anche nell’epoca delle loro emigrazioni, grazie “alle testimonianze della fede cristiana ereditata dai padri nella terra natale”.

 

Tutelare questo patrimonio, dunque, è un dovere per la Chiesa come per lo Stato italiano. “A tale impegnativo compito - conclude Giovanni Paolo II - offrirà il suo contributo, ne sono certo, la proficua cooperazione esistente tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana.

 

 

LE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI CATTOLICHE POSSONO GIOCARE

 UN RUOLO FONDAMENTALE NELLA COSTRUZIONE DI UNA VERA CULTURA DI PACE.

LO SOTTOLINEA GIOVANNI PAOLO II IN UNA LETTERA INDIRIZZATA ALLE OIC,

RIUNITE IN ASSEMBLEA GENERALE A ROMA

- Servizio di Barbara Castelli -

 

**********

Le Organizzazioni Internazionali Cattoliche possono giocare “un ruolo sempre maggiore nella costruzione di un’autentica e universale cultura di pace”. Con queste parole, in una lettera, Giovanni Paolo II saluta l’Assemblea Generale della Conferenza delle Organizzazioni Internazionali Cattoliche, in corso a Roma dal 30 novembre al 6 dicembre, sul tema “Rendere la società umana più umana, promuovendo i valori del Vangelo e convertendo la violenza in compassione”. Un aspetto importante di questo lavoro, si legge nella missiva, è diffondere la consapevolezza che ai ‘diritti umani’ corrispondono i ‘doveri umani’. In questo contesto, il Vangelo è uno strumento prezioso per comprendere la grande e indiscutibile responsabilità che ciascuno di noi ha verso il prossimo. “Quanto più crescerà questa consapevolezza - sottolinea il Santo Padre - e le persone nel mondo riconosceranno e accetteranno i loro obblighi, con particolare attenzione al prossimo”, tanto più si diffonderà l’armonia tra i popoli. “Queste sono le condizioni per costruire una vera pace”. Dopo aver invitato le OIC a riflettere sulla loro missione nel quadro della “grande famiglia delle Associazioni cattoliche”, il Pontefice ha auspicato una coraggiosa revisione degli statuti delle Organizzazioni, alla luce del Diritto Canonico. Apportate lì dove necessario gli opportuni cambiamenti, ha detto, allineandovi sempre più alla missione universale della Chiesa.

 

Le Oic comprendono 36 organizzazioni internazionali cattoliche. Il loro obiettivo, nei 5 continenti, è quello di coordinare il cammino dei diversi enti, fedeli alla propria identità cattolica e ispirandosi al patrimonio della Dottrina Sociale della Chiesa.

**********

 

 

ALTRE UDIENZE, NOMINA E RINUNCIA

 

Nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto anche il cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Köln in Germania; l’arcivescovo Augustine Kasujja, nunzio apostolico in Algeria e in Tunisia; il presidente del Parlamento della Mongolia; e due presuli francesi in visita “ad Limina Apostolorum”.

 

Nel corso del pomeriggio, il Santo Padre riceverà ancora quattro vescovi francesi in visita “ad Limina Apostolorum”.

 

Giovanni Paolo II ha nominato oggi arcivescovo metropolita di Saint Louis negli Stati Uniti, mons. Raymond Leo Burke, finora vescovo di La Crosse; ed ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Lira in Uganda presentata da mons. Joseph Oyanga, in conformità al Codice di Diritto Canonico.

RINVIATA LA SESSIONE PLENARIA DELLA COMMISSIONE INTERNAZIONALE

CATTOLICA-ANGLICANA

 

Il cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani, ha incontrato nei giorni scorsi presso la sede del Dicastero, il reverendo John L. Peterson, segretario generale del "Consiglio consultivo anglicano". Durante il Colloquio è stato discusso del futuro del dialogo cattolico – anglicano, specialmente sulla base dei recenti sviluppi nella vita della Comunione Anglicana.

 

Quale risultato delle conversazioni, e tenendo conto delle preoccupazioni sorte a seguito di tali sviluppi, è stato deciso di rinviare la prossima sessione plenaria della "Commissione internazionale cattolica – anglicana per l’unità e la missione" e di conseguenza il compito ad essa affidato di preparare la pubblicazione e la ricezione di un documento comune sulla fede. Allo stesso tempo, la Comunione anglicana e la Chiesa cattolica mantengono il loro impegno a continuare il dialogo e sono d’accordo nel procedere con il lavoro svolto dai sotto comitati della Commissione.

 

Parallelamente, il cardinale Kasper ha accolto la richiesta dell’arcivescovo di Canterbury per individuare mezzi appropriati al fine di riflettere insieme sulle questioni ecclesiologiche derivanti dai recenti sviluppi nell’ambito della Comunione anglicana, alla luce dei relativi documenti già elaborati dalla Commissione mista internazionale cattolica – anglicana.

 

 

SI TIENE OGGI E DOMANI IN VATICANO IL SINODO DEI VESCOVI CALDEI

 PER L’ELEZIONE DEL PATRIARCA

- A cura di Giovanni Peduto -

 

A seguito della morte del Patriarca di Babilonia dei Caldei, Sua Beatitudine Raphael I Bidawid, Giovanni Paolo II, nella sua paterna sollecitudine verso la venerabile Chiesa caldea, ha convocato per oggi e domani in Vaticano il Sinodo dei vescovi di quella Chiesa per l’elezione del nuovo Patriarca.

 

La tradizione rituale caldea si sviluppò, in modo indipendente, nell’antico Impero dei Sassanidi, donde la qualifica, talvolta adoperata, di rito persiano. Dal secolo XVII prevalse a Roma la denominazione di caldeo, mentre nelle regioni abitate dai caldei si preferisce quella di siro-orientale. Questo patrimonio rituale dai missionari della Mesopotamia fu portato nell’Asia centrale, nella Cina e nell’India. Fu conservato nella liturgia quasi esclusivamente l’uso del siriano, scritto e pronunciato in modo alquanto diverso da quello usato in Siria. In Mesopotamia si è diffusa in certe Chiese l’abitudine di leggere in arabo le pericopi scritturali e poche altre formule.

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

"La religione è chiamata a costruire ponti tra gli individui, i popoli e le culture" è il titolo che apre la prima pagina, in riferimento al discorso del Papa ai partecipanti al Colloquio promosso dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso.

 

Nelle vaticane, il messaggio di Giovanni Paolo II al presidente della Camera dei Deputati ad un anno dalla visita al Parlamento italiano. 

Il titolo al Messaggio è "Quella rapida ma intensa manifestazione ha segnato una pietra miliare nella storia dei rapporti tra l'Italia e la Santa Sede". 

La Lettera del Papa in occasione dell'Assemblea Generale della Conferenza delle Organizzazioni Internazionali Cattoliche.

Una pagina dedicata alle figure di giovani laici cristiani che hanno illuminato il XX secolo.

 

Nelle estere, riguardo al Medio Oriente si sottolinea che da Ginevra viene "una concreta volontà di pace": personalità politiche israeliane e palestinesi senza incarichi nei rispettivi Governi firmano in Svizzera un dettagliato piano di pace informale.

In Iraq altro sangue per il persistere degli attacchi.

 

Nella pagina culturale, un elzeviro di Luigi Personè dal titolo "Lo 'scandalo' della speranza".

Per l'"Osservatore libri", un approfondito contributo di Claudio Toscani dedicato ai "Romanzi" di Theodor Fontane, editi dai Meridiani Mondadori.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema del terrorismo.

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

2 dicembre 2003

 

NELLA GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ABOLIZIONE DELLA SCHIAVITU’,

 LE NAZIONI UNITE RIBADISCONO IL PROPRIO IMPEGNO A SRADICARE

QUESTO ABOMINEVOLE FENOMENO CHE, ANCORA OGGI,

 NEGA I DIRITTI FONDAMENTALI DI MIGLIAIA DI ESSERE UMANI

- Intervista con Eulalia Ortado -

 

Ancora oggi, vecchie e nuove forme di schiavitù negano i diritti fondamentali di donne, uomini e bambini in troppe parti del mondo. E’ l’amara riflessione del segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, che nel messaggio per l’odierna giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù esorta la comunità internazionale a sradicare l’abominevole pratica del traffico di essere umani. Una sfida, avverte, che può essere vinta soltanto superando le cause alla radice di questa piaga: povertà, esclusione sociale e discriminazione. Su questo triste fenomeno, purtroppo non ancora relegato nei libri di storia, Alessandro Gisotti ha intervistato Eulalia Ortado, responsabile del Fondo volontario delle Nazioni Unite per le vittime della schiavitù:

 

**********

R. – Purtroppo, ora dobbiamo far fronte a delle forme contemporanee della schiavitù: fenomeni come il traffico delle persone per lo sfruttamento sessuale o economico, poi il lavoro forzato dei bambini, il lavoro per debito ... questo è quello che noi, alle Nazioni Unite, chiamiamo “le forme contemporanee”, “le nuove forme” di schiavitù.

 

D. – Quali sono le situazioni che destano maggiore preoccupazione?

 

R. – Oggi il fenomeno della schiavitù, purtroppo, è generalizzato. Non è concentrato solo nei Paesi poveri, dove era una volta, ma è anche vicino a noi. E’ una realtà vicina a tutti. Sono maggiormente toccati da questo fenomeno i bambini e le donne, che sono i gruppi più vulnerabili. Come ha detto il segretario generale dell’Onu, dobbiamo affrontare anche le cause di base, come la povertà, l’ignoranza, l’emarginazione sociale ...

 

D. – Guardando all’attività delle Nazioni Unite, ci sono delle note positive in alcune aree del pianeta?

 

R. – Certamente. Diciamo che avanziamo adagio, con il lavoro di diversi organi e agenzie delle Nazioni Unite, per aiutare queste comunità, queste vittime ma anche per spiegare il fenomeno.

 

D. – Quali sono gli strumenti adottati dalle Nazioni Unite per far fronte a questa piaga?

 

R. – A livello di strumenti, possiamo parlare delle due Convenzioni di base delle Nazioni Unite: quelle sull’abolizione della schiavitù, del 1926-1956; poi ci sono anche altre Convenzioni alle quali appellarci, come quella sui diritti dei bambini o anche i Protocolli alla Convenzione sul crimine organizzato e il traffico di persone. A livello di organi, diciamo che le Nazioni Unite hanno un gruppo di lavoro sulle forme contemporanee della schiavitù, creato nel 1975, che annualmente si riunisce a Ginevra, per seguire gli sviluppi nel campo della schiavitù. Poi, abbiamo anche il Fondo per la contribuzione volontaria delle Nazioni Unite in favore delle vittime della schiavitù. Questo Fondo con l’aiuto finanziario di singoli Paesi e di singoli individui è di sostegno alle Ong sul terreno, per i loro progetti di assistenza alle vittime di questi nuovi fenomeni della schiavitù.

**********

 

 

LA PACE POSSIBILE IN MEDIO ORIENTE:

REAZIONI ALL’INDOMANI DELL’ACCORDO ALTERNATIVO DI PACE

 SIGLATO A GINEVRA. AI NOSTRI MICROFONI PADRE DAVID JAEGER

- A cura di Fausta Speranza -

 

La pace in Medio Oriente è possibile: è la convinzione espressa ieri in Svizzera alla cerimonia solenne con cui centinaia di personalità israeliane e palestinesi, esponenti politici ed intellettuali di tanti Paesi hanno celebrato il varo dell'Iniziativa di Ginevra per la fine delle ostilità nella regione. Accanto ai principali artefici, l'israeliano Yossi Beilin e il palestinese Yasser Abed Rabbo, erano presenti tre premi Nobel della Pace, l'ex presidente americano Jimmy Carter, il polacco Lech Walesa e l'irlandese Jonathan Hume. Intanto, in Medio Oriente proseguono le violenze: stamani un palestinese armato è stato ucciso dai soldati israeliani a Jenin, in Cisgiordania. In ogni caso, l’accordo di Ginevra, che propone discussi compromessi a israeliani e palestinesi, mette in evidenza la volontà di pace di molti. Ma ascoltiamo il  servizio di Graziano Motta:

 

**********

Guardano a Washington parecchi sostenitori del Documento di Ginevra per una pace alternativa. Intendono presentarlo al segretario di Stato Powell, che lo appoggia ma fa sottolineare dal suo portavoce che dev’essere considerato come ‘complementare’ alla road-map. Posizione ribadita dal sottosegretario di Stato, William Burns, che si trova in Medio Oriente per la riattivazione del dialogo.

 

E’ importante il fatto che anche l’Onu, attraverso il segretario generale, e l’Unione Europea stiano sulle stesse posizioni di Washington. Ma Gerusalemme ha preso decisamente le distanze. In un messaggio urgente a Powell, il capo di gabinetto di Sharon ha chiesto di non ricevere i sostenitori del Documento di Ginevra che – afferma – “è inconciliabile con la road-map”. Da parte palestinese, Arafat saluta l’iniziativa come “coraggiosa e audace”. Il promotore di parte palestinese, Yasser Abed Rabbo, parla di un primo passo nel lunghissimo cammino della pace e si dice convinto che la maggioranza di palestinesi e israeliani sono favorevoli ad un accordo definitivo.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

**********

 

Il presidente della Commissione Europea ha invitato a Bruxelles “il più presto possibile” i firmatari dell'accordo di Ginevra. Secondo Prodi, l’iniziativa porta un senso di speranza, è coraggiosa, nobile” e merita “un grande successo”. Altri, all’interno della comunità internazionale, mettono in discussione l’opportunità degli accordi informali israelo-palestinesi. Tra i commenti positivi  sentiamo quello di padre David Jaeger, portavoce della Custodia francescana di Terra Santa. L’intervista è di Giancarlo La Vella:

 

**********

R. – Questo accordo di Ginevra è importantissimo perché è la prima volta che viene mostrata ai due popoli e al mondo la possibilità concreta di arrivare ad un Trattato di pace tra Israele e la Palestina. I governi di entrambi sono così preoccupati e dispiaciuti perché questo Accordo di Ginevra è anche necessariamente un giudizio sulla loro incapacità di arrivare ad analoghe intese durante gli ultimi tre anni e mezzo di sanguinosi scontri e indicibili sofferenze. E questa è una sfida per Israele e una sfida alla Palestina, ma è una sfida anche all’Onu, agli Stati Uniti e all’Europa perché è come dire: “Voi avreste potuto e potete ancora, e se potete dovete, fare molto di più!”.

 

D. – Ma in fondo, la comunità internazionale ha già realizzato un progetto di piano di pace con la road-map?

 

R. – La road-map non è un abbozzo di Trattato di pace. Rappresenta soltanto una serie di passi estrinsecamente descritti che potrebbero portare ad un Trattato di pace, ma non ha nulla di vera sostanza, per cui non è paragonabile agli Accordi di Ginevra. Gli Accordi di Ginevra dicono: questo è già un abbozzo di Trattato. Inoltre, la road-map dov’è? Chi l’ha mai vista? Non è stata mai messa in esecuzione. Non è stata mai veramente accettata. Il governo israeliano ha aggiunto quattordici condizioni che praticamente hanno creato un’altra cosa. La road-map è un’idea tra tante già discusse negli anni. Gli Accordi di Ginevra quindi sfidano israeliani, palestinesi, Europa, Stati Uniti, Onu dicendo: “Perché non siete stati capaci voi a produrre o questo documento o un documento analogo?”.

**********

 

 

MONACI, FRATI E SUORE CHE HANNO FATTO LA STORIA DELLA CHIESA

NEL VOLUME “L’ESERCITO DEL PAPA”.

INTERVISTA CON L’AUTORE, GIANFRANCO SVIDERCOSCHI,

 E CON IL CARDINALE JOSE’ SARAIVA MARTINS

                                         - Servizio di Paolo Ondarza -                      

 

La storia della vita religiosa si è costantemente intrecciata con la storia della Chiesa. Lo documenta l’inchiesta sulla vita religiosa condotta dal vaticanista Gianfranco Svidercoschi: “L’esercito del Papa”. Il volume edito da Ancora ripropone il contenuto dell’omonima trasmissione radiofonica trasmessa dalla Rai su Radio Due e conduce il lettore in un viaggio nel tempo da San Benedetto a Madre Teresa di Calcutta. Il servizio è di Paolo Ondarza.

 

**********

(musica)

 

Un esercito la cui missione si combatte senza armi o carri armati da 2000 anni e secondo per numeri solo a quello cinese. Ben altre rispetto a quest’ultimo le finalità perseguite oggi da oltre 990 mila religiosi suddivisi tra monaci, frati e suore presenti nei cinque continenti. Gianfranco Svidercoschi conduce in modo agile e avvincente anche il lettore più inesperto nelle vicende di uomini e donne che hanno costruito tra successi e difficoltà l’edificio della Chiesa:

 

“Leggendo bene la storia del passato si può vedere come in tutti i momenti drammatici che ha vissuto la Chiesa sia emersa dal basso questa rivoluzione della vita consacrata per andare a supplire alle carenze, alle mancanze della Chiesa ufficiale”.

 

L’inchiesta segue le tante rivoluzioni della vita consacrata da Benedetto a Francesco e Domenico, da Chiara a Teresa di Calcutta, proclamata beata solo un mese fa. Ancora Gianfranco Svidercoschi:

 

“Madre Teresa è riuscita ad imporre ad un mondo del XX secolo così egoista quella semplice verità di dire: ‘Bisogna aiutare tutti, anche l’ultimo di questa terra in forza della sua inalienabile dignità. Per lo meno aiutarlo a morire bene, aiutarlo a morire in pace con se stesso e con Dio’”.

 

Nell’esercito del Papa anche personaggi poco glorificati sui libri di storia come Girolamo Savonarola. E ancora le Congregazioni religiose laicali e clericali, le società di vita apostolica, gli Istituti secolari, fino alle ultime esperienze religiose. Sentiamo il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle cause dei santi…

 

“I religiosi e le religiose hanno contribuito alla costruzione delle fondamenta della società in cui vivevano. Allora io mi domando, a questo punto, come è possibile oggi come oggi pensare di scrivere una Costituzione per l’Europa, prescindendo dalle sue radici cristiane, prescindendo da ciò che hanno fatto e hanno rappresentato Benedetto, Cirillo e Metodio”.

 

L’esercito del Papa è un omaggio alla vita religiosa che tanto ha contribuito all’evoluzione della storia dell’umanità.

 

(musica)

**********

 

=======ooo=======

 

 

 

CHIESA E SOCIETA’

2 dicembre 2003

 

RICHIAMARE GLI STATI ALL’ATTENZIONE NELLA TUTELA DEI DIRITTI UMANI

E RIDURRE I RISCHI LEGATI AI CONFLITTI ARMATI, ALLE CATASTROFI

E ALLE MALATTIE. QUESTI GLI OBIETTIVI CHE SI PROPONE

LA XXVIII CONFERENZA INTERNAZIONALE DELLA CROCE ROSSA

E DELLA MEZZA LUNA ROSSA, APERTASI STAMANI A GINEVRA

- A cura di Mario Martelli -

 

**********

GINEVRA. = Dai rappresentanti dei 190 Stati aderenti alle convenzioni di Ginevra e delle 179 società nazionali di Croce Rossa e Mezza Luna Rossa, presenti all’incontro, si preparano scambi di esperienze e di consigli su come agire per fronteggiare i problemi di assistenza umanitaria. Prevista, inoltre, una dichiarazione congiunta e una discussione concernente gli impegni dei volontari che collaborano nell’azione delle varie società per fronteggiare le sfide umanitarie odierne: il rispetto del diritto, la responsabilità di ridurre i rischi legati ai conflitti armati, al terrorismo, alle catastrofi naturali, alle malattie come l’Aids, che miete milioni di vittime, specialmente nell’Africa Australe. Croce Rossa e Mezza Luna Rossa si trovano ad affrontare innumerevoli gravi problemi nella loro azione umanitaria, un elenco che sembra interminabile e che pone anche problemi di finanziamenti non facilmente risolvibili. I conflitti armati, ad esempio, oltre ai compiti di protezione dei prigionieri e di assistenza ai civili, hanno un seguito con le tragiche conseguenze dei risultati bellici che continuano a mietere vittime. E non ultima l’azione varata dal Comitato internazionale della Croce Rossa per assistere i bambini vittime delle guerre, delle quali subiscono le conseguenze nefaste, come l’arruolamento forzato in bande armate, specialmente in certe regioni dell’Africa.

**********   

 

 

IL ‘NO’ UFFICIALE DELLA RUSSIA ALL’ATTUALE FORMULAZIONE

DEL PROTOCOLLO DI KYOTO, COMUNICATO OGGI

DURANTE I LAVORI DELLA CONFERENZA DELL’ONU SUI GAS SERRA,

IN CORSO A MILANO. ANCHE GLI STATI UNITI GIUDICANO UN’IMPOSIZIONE

 IRREALISTICA L’APPLICAZIONE DEL DOCUMENTO INTERNAZIONALE

 

MILANO. =  La Russia non intende ratificare il Protocollo di Kyoto per la limitazione dei gas serra “nella sua forma attuale”. La notizia è rimbalzata nella tarda mattinata di oggi in una Milano paralizzata dallo sciopero dei mezzi pubblici, dove è in corso la Cop9, la Conferenza dell’Onu sulle emissioni responsabili dei cambiamenti climatici del globo. La posizione russa è stata riferita dall'agenzia Itar-Tass, che ha citato le dichiarazioni del consigliere economico del Cremlino, Andrei Illarionov, che ha precisato di riportare il parere del presidente Vladimir Putin. Prima del ‘no’ di Mosca al Protocollo di Kyoto, erano stati gli Usa a salutare con un siluro l’avvio della Conferenza. Secondo dichiarazioni apparse sul Financial Times, di fonte governativa, l’applicazione del Protocollo di Kyoto per l’Amministrazione americana è un’imposizione irrealistica. Nel segno della speranza, o dell’ottimismo forzato, anche gli auspici del ministro italiano dell’ambiente, Altero Matteoli. Ma anche l’Italia stessa deve entrare a far parte dei Paesi “virtuosi”: secondo il Protocollo di Kyoto, deve ridurre le emissioni di anidride carbonica del 6,5 per cento rispetto al 1990, ma in realtà ad oggi le avrebbe aumentate del 7,3 per cento. E così è rispuntata l’ipotesi di puntare sulla riforestazione, magari con alberi transgenici, per ripulire l’atmosfera dal CO. Ma per dare corpo a questa e ad altre speranze, c’è tempo fino al 12 dicembre prossimo, giorno in cui uscirà dalla Fiera di Milano la dichiarazione finale di Cop9. (A.D.C)

 

 

NUOVO ALLARME DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELLE NAZIONI UNITE

SULL'ORGANIZZAZIONE DI AL QAEDA. IL PERICOLO DI NUOVI E DEVASTANTI ATTENTATI TERRORISTICI È TUTT’ALTRO CHE FINITO. LA RETE DI OSAMA BIN LADEN CONTINUA

A RICEVERE FINANZIAMENTI PER IL POSSIBILE USO DELLA “BOMBA SPORCA”

- A cura di Marianna Astorino -

 

**********

NEW YORK.= Nonostante gli indiscutibili successi nella lotta globale contro Al Qaeda, il gruppo terroristico di Osama Bin Laden costituisce “una significativa minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale”. Questa volta a scendere in campo è l'Onu con un rapporto del Monitoring Group reso noto questa mattina a New York. Nel documento, che è più di un grido d’allarme, si legge che “c'è un’alta probabilità che l’organizzazione islamica prosegua i suoi tentativi di sviluppare la cosiddetta bomba sporca”. E’ anche possibile scrivono gli esperti delle Nazioni Unite “il sabotaggio degli impianti nucleari e delle fonti radioattive”. “Al Qaeda continua a ricevere finanziamenti, armi e reclute per organizzare nuove operazioni”, denuncia la Commissione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, creata appositamente per controllare l’applicazione delle risoluzioni contro l’organizzazione terroristica. Anche se fino ad ora sono stati fatti “grandi progressi” rimane ancora molto lavoro per bloccare le organizzazioni islamiche, gruppi criminali, compresi quelli legati al traffico di droga, che continuano a trasferire fondi ai terroristi.

**********

 

“CON IL MESSAGGIO DI CRISTO, LA CHIESA PROCLAMA LA VERITA’ SUI DIRITTI

E LE RESPONSABILITA’ DELL’UOMO”: COSI’ IERI L’ARCIVESCOVO JOHN FOLEY,

PRESIDENTE DEL DICASTERO VATICANO PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI,

ALL’INCONTRO PER I DIECI ANNI DELL’AGENZIA CATTOLICA POLACCA ‘KAI’

 

VARSAVIA. = In un periodo in cui alla Polonia era imposto l’ateismo dell’ideologia marxista, “il messaggio di Cristo proclamato dalla Chiesa affermava la verità sulla dignità dell’uomo”. E’ la riflessione offerta, ieri a Varsavia, dall’arcivescovo John P. Foley, presidente del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali, intervenuto alla cerimonia per i dieci anni dell’agenzia di stampa polacca Kai. Il presule ha ricordato che nel visitare la Polonia, negli anni della dominazione sovietica, era sempre colpito dalla “intensità” della fede dei polacchi, che sfidavano la repressione. Atteggiamento, ha sottolineato, che “conferiva alla Chiesa della Polonia una libertà maggiore rispetto ai Paesi confinanti”. Una delle prime vittime della dittatura, ha rilevato, è proprio la verità. Ma, ha avvertito, la verità può anche essere vittima della libertà in un contesto di opinioni, partiti ed ideologie contrastanti. Nella “confusione di un’indefinita libertà”, ha affermato, il messaggio di Cristo trasmette “la verità sui diritti e le responsabilità dell’uomo”. Se, dunque, la verità può essere vittima della libertà quanto dell’oppressione è allora ovvio che, compito della Chiesa, è quello di “offrire un servizio che fornisca notizie oggettive” e un’analisi “basata sulla dottrina sociale della Chiesa”. La credibilità di un tale servizio, ha detto ancora, dipende dalla sua oggettività e completezza; l’utilità dalla qualità dell’analisi offerta. Ecco, allora, l’importanza assunta da un’agenzia come la Kai, libera di dire la verità e al tempo stesso fedele alle radici cristiane della società polacca. (A.G.)

 

 

“STORIA E SENSO ODIERNO DELL’ITINERANZA FRANCESCANA”.

E’ LO SLOGAN CHE ACCOMPAGNA UN INTERESSANTE CONVEGNO APERTOSI

OGGI A ROMA, PRESSO IL PONTIFICIO ATENEO ANTONIANUM

- A cura di padre Egidio Picucci -

 

**********

ROMA.= E’ iniziato questa mattina, presso il Pontificio Ateneo “Antonianum” di Roma, un Convegno su “Storia e senso odierno dell’itineranza francescana”. Al Convegno, che si protrarrà fino a domani, 3 dicembre, partecipano oltre 200 religiosi, in prevalenza appartenenti a Istituti che si ispirano alla spiritualità di San Francesco. Essi rifletteranno sul vero senso del peregrinare francescano, modellato su quello del Figlio di Dio, vissuto nei tre anni di annuncio del Vangelo, senza avere ove posare il capo. “Francesco - ha detto l’organizzatore del Convegno, padre Luigi Padovese - ha scelto l’assoluta povertà, perché gli dava la possibilità di mostrare a tutti la libertà dei figli di Dio”. In questi due ultimi giorni di lavoro, si parlerà della Sequela Christi, come forma di ascesi nel primo cristianesimo; della fraternità itinerante, come mezzo per testimoniare la fede e la prospettiva dell’ecclesiologia di comunione; degli itineranti locali, facendo distinzione tra la libertà del turista e la schiavitù del vagabondo; ed, infine, una relazione interessantissima sull’itinerare mediatico, in vista di una nuova evangelizzazione.

**********

 

 

========ooo========

 

 

 

 

24 ORE NEL MONDO

2 dicembre 2003

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

La creazione del nuovo Parlamento euromediterraneo è stata decisa questa mattina a Napoli dai delegati dei Parlamenti dei Paesi Ue e della sponda Sud del Mediterraneo. La decisione è stata presa all'unanimità durante la riunione, presieduta dal presidente dell'Europarlamento, Pat Cox, in apertura del vertice che durerà due giorni. La risoluzione sarà trasmessa ai ministri degli Esteri dell'iniziativa Euromed, che si ritroveranno nella capitale campana questo pomeriggio e domani. Alla riunione di questa mattina erano presenti i rappresentanti dei Parlamenti dei Paesi Ue e della sponda sud del Mediterraneo aderenti al cosiddetto processo di Barcellona, dunque tra questi ci sono Israele, l'autorità palestinese, l'Egitto, la Siria, il Libano e la  Giordania. Ma da Napoli ascoltiamo Ersilia Gillo.

 

**********

La nuova istituzione sarà formata da 240 deputati - 120 provenienti dalla sponda sud e 120 dall’Unione Europea – e si riunirà almeno una volta l’anno. Ma la riunione è anche un’occasione per un incontro di pace tra arabi e israeliani. A Napoli, infatti, sono presenti i protagonisti della crisi medio orientale. Colloqui che potrebbero però risultare più tesi del previsto per l’improvvisa defezione del segretario della lega araba, Andrè Mussain, in disaccordo con il premier italiano, anche presidente di turno del Consiglio europeo, ritenuto troppo vicino ad Israele, in particolare a proposito della costruzione del cosiddetto muro di sicurezza. In agenda a Napoli c’è anche il rafforzamento della facility della Banca Europea per gli investimenti destinati all’area euromediterranea che dovrebbero portare, poi, alla creazione di una Banca Euromediterranea. Per la sede di tale Banca sono candidate Napoli, Palermo e Barcellona.

 

Da Napoli, per Radio Vaticana, Ersilia Gillo.

**********

 

A margine dei lavori a Napoli, il presidente dell'Europarlamento, Pat Cox, ha lanciato questa mattina un appello a tutti  i governi dell'Ue perche' concludano entro la fine di dicembre, sotto la presidenza dell'Italia, un accordo sulla futura  Costituzione europea in seno alla Conferenza intergovernativa. Secondo il presidente dell'Europarlamento, l'Ue ha però “bisogno di un compromesso il più alto possibile” al termine dell'attuale processo costituzionale.

 

Delle prospettive dell’Unione in tema di economia, ha parlato il commissario alle Politiche economiche e monetarie, Pedro Solbes, affermando che “il fallimento nel rispetto delle regole del Patto di stabilità  porterà tassi di interesse più alti ed una crescita più bassa nel medio periodo rispetto a quella che si avrebbe avuta  altrimenti”. Solbes ha spiegato che “la mancata  correzione dei disavanzi eccessivi in tempi rapidi avrà a medio  termine un impatto sui mercati delle obbligazioni e sui tassi di interesse”.

 

L’Iraq resta sempre in primo piano: Izzat Ibrahim al Douri, ex numero due del regime di Saddam Huseein, sarebbe stato ucciso o catturato nell'operazione lanciata questa notte dagli americani presso la citta' settentrionale irachena di Kirkuk. Lo ha detto un membro del Consiglio governativo iracheno, Mowaffaq al Rubaie, aggiungendo di essere in contatto con le truppe Usa. Sembra  certo che almeno un soldato americano sia rimasto ucciso oggi nel corso di uno dei due attacchi condotti quasi simultaneamente contro alcuni convogli militari sulla strada principale che conduce a Samarra. Intanto si sa di più su quanto accaduto domenica scorsa proprio a Samarra. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

**********

Fonti del Pentagono hanno rivelato che il convoglio aggredito domenica a Samarra trasportava la nuova valuta irachena introdotta dal governo provvisorio americano e forse questo era l’obiettivo dell’operazione. I soldati hanno risposto con decisione e hanno ucciso 54 iracheni, alcuni dei quali vestivano le uniformi dei fedayn di Saddam. Almeno uno è stato arrestato e adesso viene interrogato. L’attacco di Samarra, dopo diversi agguati lanciati contro militari e civili stranieri, dimostra una strategia più ambiziosa da parte della guerriglia  ma prova anche che al momento non è in grado di affrontare le forze d’occupazione a viso aperto. Il capo del Pentagono, Rumsfeld, durante la riunione della Nato a Bruxelles, ha detto che Washington vorrebbe più aiuto dai Paesi amici e il segretario dell’Alleanza Atlantica, Robertson, ha suggerito un maggior coinvolgimento dell’organizzazione, forse per assumere i compiti svolti oggi dal contingente polacco.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

**********

 

Ancora sotto shock per l'uccisione in  Iraq di due suoi diplomatici, il Giappone sembra ritardare ulteriormente  i tempi dell'invio di civili e militari previsto dalla legge già approvata nel luglio scorso. Intanto, invece, potrebbe accelerare la revisione di legge per consentire a soldati e  poliziotti distaccati nelle ambasciate all'estero di portare con sé le armi per compiti di scorta del personale diplomatico. I due diplomatici, uccisi mentre si recavano ad una riunione  a Tikrit convocata dalle autorità americane, viaggiavano senza  scorta armata. E il vice ministro degli esteri Ichiro Aizawa ha dichiarato che “in tempi di  guerra globale contro il terrorismo, la legge che ammette solo militari  e poliziotti disarmati all'interno delle ambasciate all’estero, è un anacronismo”.  

 

La Russia deve garantire il rispetto dei diritti umani anche quando combatte il terrorismo e  mantiene la propria integrità territoriale”: lo ha detto il  segretario di Stato americano Colin Powell, intervenendo alla conferenza dell'Osce a Maastricht. Powell ha definito “credibili” alcuni rapporti che denunciano abusi in Cecenia. La sessione plenaria della conferenza è dedicata, in particolare, alla lotta contro il terrorismo e contro il traffico  di esseri umani e alla situazione in Georgia. Powell ha osservato che quest'anno, in alcuni Stati Osce, nel Caucaso e altrove, “elezioni chiave sono state caratterizzate da difetti e imperfezioni” e in alcuni paesi i diritti umani e le libertà  democratiche sono assediati”. In definitiva, il segretario di stato americano Powell ha assicurato il sostegno di Washington a Tbilisi. Ma perché questo interesse della Casa Bianca nei confronti della Georgia? Giada Aquilino lo ha chiesto a Giulietto Chiesa, inviato speciale del quotidiano ‘La Stampa’:

 

**********

R. – Perché la Georgia costituisce, per il disegno americano dell’uso del petrolio del Mar Caspio, una delle pedine cruciali, nel senso che l’oleodotto deve partire da Baku e arrivare in Turchia direttamente attraverso la Georgia per sfociare nel porto mediterraneo di Sheiyann, al di là dei Dardanelli. Quindi, il disegno è quello di ‘bypassare’ la Russia e arrivare direttamente agli utilizzatori occidentali nel Mediterraneo. Per questo, occorre una Georgia senza guerra. Shavardnadze era stato l’alfiere di questo disegno  e il portatore e, per questa ragione, Shevardnadze si è significativamente avvicinato agli Stati Uniti in tutti questi anni. Ma Shevardnadze non è riuscito a ottenere in questi dieci anni ciò che era indispensabile perché egli potesse restare al potere, cioè non è riuscito a riunificare la Georgia che attualmente è spezzata in due parti:  l’Ossezia nel Sud e l’Abkhazia, che non solo è separata, ma è in guerra con Tblisi. A questo punto, gli Stati Uniti sono fortemente preoccupati che il gruppo nazionalista, che è andato al potere insieme con Saaskashvili, potrebbe riaccendere il conflitto con l’Abkhazia. E questo spiega perché gli Stati Uniti sono intenzionati a proteggere l’attuale gruppo dirigente.

 

D. – Ma, quindi, dopo le dimissioni di Shevardnadze come cambiano i rapporti tra Stati Uniti e Georgia?

 

R. – Quanti sono al potere in Georgia ormai sono palesemente anti-russi e molto filo-americani.

**********

 

Almeno tre ribelli del Movimento Aceh Libera sono morti nel nord dell’isola di Sumatra in scontri tra guerriglieri ed esercito regolare dell’Indonesia. Il conflitto separatista di Aceh ha già provocato 1600 morti. Il 19 maggio scorso il governo di Jakarta ha proclamato la legge marziale nel territorio, lanciando numerose operazioni militari contro i ribelli. 

 

Il primo round in India della partita politica  aperta già da mesi tra l'attuale premier, Atal Behari Vajpayee, e la leader dell'opposizione, Sonia Gandhi, si e' concluso ieri con il voto elettronico per il rinnovo dei parlamenti di quattro stati  che ha coinvolto 94 milioni di lettori. Il prossimo appuntamento ci sarà nell'autunno del 2004 quando si svolgeranno le elezioni politiche generali con la discesa in campo dei due principali contendenti.

 

 

=======ooo=======