RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 241 - Testo della
Trasmissione di venerdì 29 agosto 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In Iraq la follia degli attentati ha colpito oggi
le città sciite di Najaf e Karbala.
Clima teso al termine dei colloqui sul programma
nucleare nordcoreano.
Tony Blair ha negato ieri, nel corso del processo
sulla morte di David Kelly, di aver ingigantito la minaccia Iraq.
MESSAGGIO DEL PAPA AL CARDINALE SEPE, PREFETTO
DELLA CONGREGAZIONE
PER
L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI, SUO INVIATO SPECIALE IN MONGOLIA
-
Servizio di Roberta Gisotti -
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Giovanni
Paolo II con emozione scrive che sarebbe stato suo “vivo desiderio essere
presente a così suggestive e storiche celebrazioni liturgiche”, ma “non essendo
ciò nei disegni del Signore” è il cardinale Crescenzio Sepe, a compiere, in
questi giorni, una visita pastorale, in “quell’amata Terra”, incastonata tra la
Russia e la Cina, grande 5 volte l’Italia. Già nel febbraio scorso era stato
annunciato dal nunzio apostolico in Mongolia un possibile viaggio del Santo
Padre nella Repubblica asiatica, ma a luglio il portavoce vaticano pure
confermando l’invito del governo di Ulaanbaatar, aggiornava a data da
destinarsi la visita, progettata per questo mese di agosto.
Due gli
eventi ecclesiali che rendono questo viaggio particolare: l’ordinazione
episcopale oggi del prefetto apostolico, mons. Wenceslao Selga Padilla, e la
benedizione domani della chiesa cattedrale dedicata agli Apostoli Pietro e
Paolo. “Si consolida così – sottolinea il Santo Padre - l’edificio spirituale
costituito dal ‘piccolo gregge’ d’una giovane Chiesa missionaria, che cresce
fiduciosa, sorretta dalla forza rinnovatrice dello Spirito Santo”.
Ritorna
dopo un anno in Mongolia il cardinale Sepe – come ricorda il Papa nel suo
messaggio – una visita che aveva segnato il decimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Santa
Sede e la Repubblica asiatica. Se infatti già nella prima metà del ‘900 era
stata affidata alla Congregazione del Cuore Immacolato di Maria una Missione in
quella lontana Regione, il regime filocomunista di allora aveva impedito ai
missionari di raggiungerla, e solo con la fine della dittatura comunista si
sono finalmente aperte le porte al Vangelo con l’arrivo dal 1991 dei primi
evangelizzatori: sacerdoti, religiosi e laici. Quindi lo scorso anno
l’elevazione della Missione ‘sui iuris’ in prefettura apostolica di
Ulaanbaatar. Oggi i cattolici in Mongolia, su circa 2 milioni e mezzo di
abitanti, sono 170, ben quaranta i nuovi battezzati nella Pasqua del 2003. Tre
le parrocchie di Ulaanbaatar, la capitale che conta 800 mila abitanti. Vi sono
poi una ventina di chiese protestanti e dal ’97 si registra anche la presenza
della Chiesa ortodossa. La grande maggioranza della popolazione, il 95 per
cento, è buddista di osservanza tibetana e il 4 per cento islamico.
Il Papa
affida a Maria le attese e le speranze della Chiesa e della Nazione mongola,
“perché – scrive – superato il lungo inverno della pressione comunista, possa
ora guardare all’avvenire con ritrovata fiducia”.
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LA RIFORMA LITURGICA, APERTA 40 ANNI FA DALLA
COSTITUZIONE SACROSANCTUM CONCILIUM, VA TRADOTTA NELLA VITA DEL
CREDENTE: COSI’ GIOVANNI PAOLO II,
IN UN MESSAGGIO AI PARTECIPANTI ALLA
SETTIMANA NAZIONALE LITURGICA,
CHE SI
CONCLUDE OGGI AD ACIREALE
- A cura di Alessandro Gisotti -
Una riforma, che “ha impresso vitalità e vigore spirituale
alla vita liturgica del popolo cristiano”: così, Giovanni Paolo II tratteggia
l’importanza della Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium. In un
messaggio – a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano – ai
partecipanti alla Settimana Liturgica Nazionale, che si conclude oggi ad
Acireale, il Papa pone l’accento sui contenuti e lo spirito della Costituzione,
a quarant’anni dalla sua promulgazione. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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“Guardando al cammino sinora
percorso”, bisogna rendere grazie a Dio “per quanto il suo Spirito ha compiuto
nella Chiesa”. Il
Papa mette in risalto la Costituzione del Vaticano II, Sacrosanctum
Concilium, che “ha aperto le porte alla riforma liturgica”. Tuttavia,
prosegue, è giusto chiedersi che cosa essa abbia rappresentato “nel
rinnovamento delle comunità cristiane”. Si sofferma così su alcuni
interrogativi di grande attualità per la vita della Chiesa. Bisogna, infatti,
domandarsi - si legge nel messaggio - “a quali condizioni la liturgia,
riformata secondo le indicazioni del Concilio, riesca a mediare tra la fede e
la vita”, in modo tale “da formare credenti capaci di offrire una coerente
testimonianza evangelica”. Ancora, è utile chiedersi “con chiarezza e sincerità
se e dove eventualmente la riforma abbia mostrato qualche punto debole” in modo
che “possa essere rilanciata per il bene del popolo cristiano”.
Quesiti che
suscitano riflessioni profonde, perché se è vero che la riforma liturgica
conciliare è stata realizzata, la pastorale liturgica, invece, “rappresenta un
impegno permanente che permette di attingere dalla ricchezza della liturgia” la
forza vitale che da Cristo si diffonde nella Chiesa. Sottolineando, poi, come
la Costituzione Sacrosanctum Concilium continui “a guidare la Chiesa”,
il Papa avverte che “la riforma va tradotta nella vita del credente”, chiamato
ad “inserirsi nella comunione” con il Signore. Una comunione, costantemente
celebrata nella liturgia. Non solo, auspica infatti che “possano essere
corrette devianze ed arbitri, spesso provocati dalla incapacità a cogliere lo
spirito stesso della riforma”. Proprio in tale contesto, Giovanni Paolo II
sottolinea come alcuni principi della Costituzione vanno “forse meglio compresi
e più fedelmente attuati”. E’ perciò utile analizzare tematiche specifiche come
“il rapporto tra creatività e fedeltà, tra
culto spirituale e vita”. Ancora, “tra catechesi e celebrazione del Mistero,
tra presidenza liturgica e ruolo dell'assemblea, tra formazione nei seminari e
formazione permanente dei sacerdoti”.
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Il
Santo Padre ha nominato vescovo coadiutore di Kottayam dei Siro Malabaresi il
presule benedettino mons. Matthew Moolakkatt, finora vescovo ausiliare della
medesima eparchia.
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“Mongolia. Il nuovo
inizio della Chiesa Cattolica” è il titolo di apertura della prima pagina in
riferimento al messaggio di Giovanni Paolo II indirizzato al cardinale
Crescenzio Sepe, suo “speciale rappresentate”, con il quale il Papa partecipa all’ordinazione
episcopale del primo prefetto Apostolico di Ulanbaatar e alla benedizione della
Cattedrale. A seguire, un articolo di Giorgio Rumi su Giovanni Battista
Montini, sostituto della segreteria di Stato. Per gli esteri: Repubblica
Democratica del Congo: ucciso, forse per rapina, un sacerdote.
Nelle pagine vaticane,
l’omelia del cardinale Crescenzio Sepe per l’ordinazione episcopale del vescovo
Padilla in Mongolia e l’articolo conclusivo sull’"Onu e la clonazione
umana".
Nelle pagine estere, India: venti
bambini muoiono nel crollo di un ponte: Medio Oriente: nuovo raid israeliano
nella striscia di Gaza, ucciso un militante di Hamas. Corea del Nord: conclusi
i negoziati di Pechino; annunciati nuovi colloqui entro due mesi. Francia:
sarebbero 11.453, secondo le prime stime rese note dal ministero della Sanità,
le vittime provocate dal caldo nei primi quindici giorni di agosto. Iraq: si
intensificano le violenze nel Sud del Paese; perplessità sulla proposta di una
forza Onu a guida Usa; la deposizione di Blair sul caso Kelly. Gran Bretagna:
gravi disagi per un black out a Londra.
Nella pagina culturale, la
recensione di Franco Patruno del film “La meglio gioventù” di Marco Tullio
Giordana.
Nelle pagine italiane, i temi
della politica, del rischio blackout e l’articolo di Piero Amici sul meeting di
Rimini.
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29 agosto 2003
SOLO CON LA FORZA
INTERIORE CHE NASCE DALL’UNITA’ POTREMO ESSERE FONTE
DI
ISPIRAZIONE PER IL MONDO ALLA RICERCA DI SENSO
E SICUREZZA.
COSI’ IL PASTORE SAMUEL KOBIA, ELETTO A GINEVRA
NUOVO SEGRETARIO GENERALE DEL CONSIGLIO MONDIALE
DELLE CHIESE
- Servizio di Carla Cotignoli -
Il Consiglio mondiale delle
Chiese, organismo ecumenico che riunisce ortodossi, anglicani e protestanti, ha
eletto ieri pomeriggio il nuovo segretario generale. E’ il pastore metodista
Samuel Kobia, originario del Kenya. Attualmente rappresentava a Ginevra le
Chiese del continente africano. Assumerà ufficialmente l’incarico dal 1°
gennaio 2004. Succederà al pastore luterano tedesco Konrad Raiser. Il servizio
di Carla Cotignoli.
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In un detto africano è racchiuso
il cuore del programma del nuovo
segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese (COE), il pastore
Samuel Kobia: “Se vuoi camminare in fretta, cammina da solo. Ma se vuoi andare
lontano, cammina insieme agli altri”.
Così il neo-eletto ha concluso il suo discorso di accettazione
pronunciato a Ginevra, ieri pomeriggio.
La sua prima attenzione è andata
alla commissione speciale sulla partecipazione delle Chiese ortodosse al
Consiglio ecumenico delle Chiese. Era nata per sanare incomprensioni che si
erano create con gli anni e per mettere a punto particolari raccomandazioni. Il
pastore Kobia ha assicurato che metterà in atto tutte le richieste che vengono
dal mondo ortodosso.
“Oggi - aveva detto - viviamo in
un mondo frammentato, alla ricerca di senso e di sicurezza. E’ spirituale e
morale il problema che l’umanità oggi deve affrontare”. Per rispondere a questa
sfida – aveva aggiunto – “abbiamo bisogno di una forza interiore. Forza che
troviamo nell’unità”. Ed aveva sottolineato che primo scopo del Consiglio
ecumenico è di “giungere all’unità visibile, nell’unica fede e nell’unica
Eucaristia, ‘perché il mondo creda’”.
Si è poi detto convinto che “il
XXI secolo sarà il secolo in cui la spiritualità avrà un posto centrale nella
nostra vita”. Mentre il XX secolo era stato per il Consiglio ecumenico, il
secolo della “solidarietà sociale”. Ed ha espresso l’intenzione di approfondire
ed estendere la comunione spirituale “tra le Chiese membri del Consiglio
ecumenico come alle altre Chiese”. “Dovremmo essere come lettere viventi - ha
detto - che stringono rapporti da
persona a persona, da cuore a cuore e non semplicemente tra istituzione e
istituzione”.
Il pastore Samuel Kobia è nato
nel 1947 in Kenya. Ha compiuto i suoi studi sia presso università kenyote che
statunitensi. Ha una vasta esperienza
in campo ecumenico. Sin dal 1993 ha diretto vari dipartimenti del Consiglio
Mondiale delle Chiese. E’ stato segretario generale del Consiglio delle Chiese
nel suo Paese. Aveva contribuito a riorganizzare il Consiglio dei cristiani
nello Zimbabwe, dopo l’indipendenza. Ha partecipato ai colloqui per la pace in
Sudan. E’ autore di numerosi libri a sfondo sociale e teologico, e sul futuro
dell’Africa.
Il Consiglio Mondiale delle
Chiese si definisce una fraternità di Chiese, attualmente 342, di varie
tradizioni cristiane, di più di 100 Paesi in tutti i continenti. La Chiesa cattolica non è membro di questo
organismo, ma vi coopera attivamente.
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I
DRAMMI DELL’IMMIGRAZIONE IN EUROPEA, AL MEETING DI RIMINI
PER
L’AMICIZIA TRA I POPOLI
-
Servizio di Debora Donnini -
L’immigrazione e ancora una volta l’Europa al centro del
Meeting di Rimini per l’Amicizia fra i Popoli. Al tradizionale incontro di
Comunione e Liberazione presentato anche un libro del cardinale Ratzinger. Il
servizio della nostra inviata, Debora Donnini.
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Quote
europee ed immigrati da offrire ai Paesi di origine e di transito: è la
proposta lanciata dal ministro degli Interni italiano, Giuseppe Pisanu, al
presidente dell’Europarlamento, Pat Cox. Rilevando come sostanzialmente
positivo il fenomeno dell’immigrazione, Pisanu ha sottolineato però anche i
suoi aspetti negativi come l’immigrazione clandestina, alimentata dalla
disperazione di tante persone e che provoca però fenomeni quali il traffico di
persone, droga, armi.
“Dinanzi
ai nostri occhi – ha detto Pisanu – si sta consumando una tragedia umana di
proporzioni inaudite, senza che l’Europa senta un palpito di pietà ed
indignazione”. La proposta di Pisanu è aiutare lo sviluppo dei Paesi di
origine, regolare i flussi di immigrati con accordi fra Stati d’origine e di
arrivo e la gestione integrata dei confini europei. Pisanu sottolinea
l’importanza dell’immigrazione per l’Occidente, ma anche la necessità di
lottare contro quella clandestina. Poi parla del valore del dialogo interreligioso
per l’integrazione e per questo, annuncia, ci sarà un incontro a ottobre fra i
ministri degli Interni europei, i
rappresentanti delle Chiese cristiane e i capi delle comunità islamiche ed ebraiche.
Quindi, Piasanu ribadisce l’importanza che l’Europa ritorni alle sue radici
cristiane, ciò che unisce i suoi popoli. Sul tema Cox dice che l’Italia aprirà
la questione e non sarà la sola - anche l’Irlanda, ad esempio - ma che sarà
difficile ottenere l’unanimità, rischiando quindi di ritardare i lavori in
convenzione.
Il Meeting come sempre non è solo politica, ma anche
musica, arte, fede. Ieri, è stato presentato il nuovo libro del cardinale
Ratzinger su fede, verità e tolleranza: “Il cristianesimo e le religioni del
mondo”. Tra le mostre basti ricordare quella di Testori, Fatima o San
Benedetto, che con la sua opera ha davvero plasmato l’Europa.
Da Rimini, Debora Donnini, Radio Vaticana.
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L’APERTURA
DELLA PORTA SANTA ALL’AQUILA PER LA PERDONANZA CELESTINIANA:
CON
NOI L’ARCIVESCOVO GIUSEPPE MOLINARI
- A
cura di Benedetta Capelli e Fabio Colagrande -
Dai
vespri di ieri sera a quelli di oggi, è possibile partecipare alla Perdonanza
Celestiniana, la prima indulgenza plenaria della cristianità, che ricorre ogni
anno all’Aquila. La visita alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio e il
passaggio attraverso la Porta Santa sono i momenti più intensi di questa grande
manifestazione religiosa. Ce ne parla Benedetta Capelli.
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(Musica)
L’elezione al soglio pontificio di un uomo nuovo com’era
Frà Pietro da Morrone, che assunse il nome di Celestino V, significò la scelta
di un uomo mite, poco incline alla vita pubblica ma con una forte spiritualità.
La sua presenza fu segno di pacificazione, soprattutto per L’Aquila, città in
cui ricevette la tiara papale, sconvolta da rivalità cittadine. E proprio in
occasione della sua elezione, nel 1294, Celestino istituì la Perdonanza, un
dono rivoluzionario per la comunità, il primo giubileo della cristianità, che
anticipa di qualche anno quello ufficiale proclamato da Bonifacio VIII nel
1300. Ma cosa significa, per chi crede, la Perdonanza Celestiniana? Ci risponde
l’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari.
“Questo dono del perdono da parte di Dio, questo ritrovare
il proprio rapporto di amore con il Signore, di riconciliazione con Dio, dal
quale poi scaturisce anche ogni impegno ed ogni possibilità di riconciliarsi
con i fratelli e con l’intera creazione, quindi, per il cristiano, ha prima di
tutto, soprattutto, questo valore spirituale che poi diventa la premessa per un
impegno concreto nella vita, nella società, nei rapporti con gli altri,
nell’essere operatore e costruttore di pace, come ci dice Gesù nel Vangelo.
Attraversare quella porta significa ritrovare ancora più profondamente Gesù
Cristo, le sue parole, il suo messaggio, quello che lui ci dice, e in questo
contesto viene alla mente anche quello che scrivevano gli antichi profeti.
Penso al profeta Geremia, che proprio denunciando l’esteriorità del culto del
popolo di Israele, ai suoi tempi diceva, a proposito della porta del Tempio:
“Non serve a nulla entrare per questa porta se non cambiate il vostro cuore”.
Questo è un messaggio sempre attuale. I veri cristiani sanno che attraversare
quella porta non può essere un gesto meccanico. Implica un processo di conversione,
implica l’impegno ad aprirsi alla Parola di Dio, l’impegno a mettersi in una
situazione di conversione, a cercare veramente la pace con Dio e con i
fratelli”.
Da tre anni il Comune dell’Aquila ha istituito il Premio
“Perdonanza Celestiniana”, consegnato anche a Giovanni Paolo II che nel
riceverlo ha ribadito l’importanza dei valori morali legati all’indulgenza.
Quest’anno il sindaco della città, Biagio Tempesta, è andato a Baghdad per
portarlo a Sergio Vieira de Mello, rappresentante Onu vittima dell’attentato di
qualche settimana fa. Il suo ricordo nelle parole di Tempesta.
“E’ stato di una cordialità e di una disponibilità ed ha
gradito moltissimo il Premio che gli era stato consegnato, e lui lo ha
destinato alle Organizzazioni che si occupano dei diritti umani nel mondo.
Conosceva benissimo l’Italia, perché il padre era stato console a Roma,
conosceva benissimo L’Aquila e conosceva soprattutto la Perdonanza come Festa.
Sul piano personale è stato molto disponibile ed ha ritenuto di accompagnarmi
fino alla porta, scendendo i due piani e salutandomi molto cordialmente. Provo
un immenso dolore, perché era una persona squisita, con idee molto chiare, che
aveva avuto contrasti perfino con gli Stati Uniti per alcuni problemi di
carattere operativo. Quindi era una persona veramente neutra ed oggettivamente
si stava ponendo per ricostruire il Paese nello spirito, ovviamente, di quelli
che sono i riconoscimenti dei diritti umani, le identità nazionali e,
soprattutto, quello spirito di pace che deve albergare”.
Pace, riconciliazione e solidarietà sono i valori della
Perdonanza che ogni anno ribadiscono alla comunità cristiana la loro assoluta
atemporalità.
(Musica)
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I grandi valori cristiani del perdono, della pace e della
fratellanza hanno contrassegnato fin da ieri sera la solenne apertura della
Porta Santa. Valori di cui si sono resi interpreti l’arcivescovo Giuseppe
Molinari e il cardinale Sergio Sebastiani, che a nome della Santa Sede ha
guidato il corteo storico e presieduto la celebrazione di apertura, come ci
riferisce il nostro inviato Fabio Colagrande.
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“Solo il perdono può spezzare la spirale della violenza”,
in questa frase dell’arcivescovo de L’Aquila, mons. Molinari, pronunciata ieri
poco prima dell’apertura della Porta Santa dell’Abbazia di Collemaggio, c’è
tutto il significato della Perdonanza 2003. L’evento religioso e culturale, che
a fine agosto raduna nel capoluogo abruzzese migliaia di visitatori da tutta
Italia, è stato dedicato quest’anno alla pace tra i popoli con diverse
iniziative in favore dell’Iraq. Da ieri sera, quando alle 19 il cardinale
Sergio Sebastiani, in rappresentanza della Santa Sede, ha spalancato i battenti
della Porta dell’Abbazia, voluta da Celestino V, centinaia di pellegrini
continuano ad affollare le navate del Tempio medioevale per ottenere il perdono
che riconcilia con Dio. “La Perdonanza celestiniana”, ha ricordato il porporato
durante la cerimonia, “ci dà ogni anno, sia pure per un solo giorno, un canale
preferenziale nel rapporto con Dio. Siate fieri del dono che volle farvi il
vostro illustre conterraneo” ha proseguito il cardinale, “e diffondete
incessantemente quei valori di pace e fratellanza tanto cari a Celestino V”. E,
attualizzando il valore di novità assoluta che ebbe la concessione
dell’indulgenza plenaria 709 anni fa, il cardinale Sebastiani ha concluso la
sua omelia invitando i fedeli ad andare anche oggi contro corrente, a
praticare, cioè, la solidarietà. E proprio nel segno della solidarietà
nell’Anno internazionale del disabile, il comune de L’Aquila ha voluto dedicare
più di una iniziativa concreta ai portatori di handicap, mentre numerose
persone in carrozzina hanno assistito ieri pomeriggio al corteo storico della
Bolla. Questa notte, nell’Abbazia, dalle 23 alle 6, c’è stata la veglia di preghiera
animata dai giovani della diocesi. Nel pomeriggio di oggi, alle 15, ci sarà la
Perdonanza del malato organizzata dall’Unitalsi, poi alle 18, l’arcivescovo
Molinari celebrerà ancora una volta la Messa in Basilica, prima della chiusura
della Porta Santa.
Da L’Aquila, Fabio Colagrande, Radio Vaticana.
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29 agosto 2003
IN EGITTO, UN SACERDOTE MARONITA SACRIFICA LA VITA
NELL’AZIONE DI SALVATAGGIO
DI UNA
BAMBINA, CADUTA IN MARE DURANTE UNA GITA E TRAVOLTA DA UN VORTICE.
INSIEME
AL SACERDOTE, PERDE LA VITA LA RESPONSABILE
DI UN
LOCALE MOVIMENTO ECCLESIALE, LANCIATASI IN AIUTO
MARSA
MATRUK (EGITTO). = Un gesto eroico, per salvare una bambina presa in un vortice
d’acqua, che diventa il sacrificio estremo per un sacerdote maronita. E’
accaduto in Egitto durante un’escursione turistica a Marsa Matruk, luogo di villeggiatura
per famiglie. La tragedia ha avuto inizio quando un ragazzina, che era entrata
in acqua, si è trovata nel mezzo di un gorgo a qualche metro dalla riva. La
prima a lanciarsi in acqua è stata Généviève Maron, dirigente del movimento
ecclesiale di origine francese “Chemin Neuf”, che guidava la gita. La donna,
dopo qualche bracciata, è riuscita a raggiungere la ragazza e a trarla in salvo
ma è rimasta a sua volta travolta dal gorgo. A questo punto, padre Joseph Eid
si è lanciato in acqua per portare soccorso alla signora Maron, ma il vortice
ha trascinato entrambi in fondo al mare. Il fatto, che risale al 23 agosto e
che la Misna ha reso noto ieri, ha fortemente scosso gli ambienti cattolici
egiziani. I funerali, celebrati il 27 agosto, sono stati una commovente
dimostrazione di stima e di ammirazione da parte di moltissime persone. Alla
funzione erano presente il nunzio apostolico in Egitto e il vescovo di rito
greco, decine di sacerdoti e due vescovi copto-ortodossi. La commozione nella
cattedrale del Cairo ha raggiunto il culmine quando la giovane ragazza che ha
avuto salva la vita grazie all'eroismo di padre Eid e di Généviève Maron salita
sull'altare, scoppiando in lacrime. (A.D.C.)
A POCHI GIORNI DI DISTANZA DALL’ULTIMO
OMICIDIO, UN NUOVO SACERDOTE
E’
STATO ASSASSINATO NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO.
CELEBRATI
IERI A KINSHASA I FUNERALI, ALLA PRESENZA DI TRE VESCOVI
KINSHASA.
= Il Congo ex Zaire ancora una terra di sangue per la Chiesa cattolica. Dopo il
recente assassinio del vice parroco di Fataki, da parte dei miliziani di etnia
Lendu, un altro sacerdote – del quale non sono ancora note la generalità ma che
era conosciuto come don Kavenadiambuku (in dialetto kikongo: “Non c’è
problema”) - è stato ucciso da uomini
in divisa a Kavuaya, nella provincia del Bas Congo, a circa cento chilometri da
Kinshasa. A riferire dell’omicidio sono state fonti religiose della Misna:
l’episodio è avvenuto martedì scorso, intorno alle 17, ma se n’è avuta notizia
solo ieri, giorno in cui sono state celebrate le esequie, in un’affollatissima
cattedrale di Kinshasa. Secondo una prima ricostruzione, sembra che don
Kavenadiambuku, della diocesi di Matadi, stesse viaggiando a bordo di un auto
quando alcuni uomini armati lo hanno attaccato e ucciso. Il sacerdote era stato
fino allo scorso anno rettore del Seminario maggiore di Maydi, nel Bas Congo, e
attualmente insegnava all’Istituto superiore di pedagogia di Mbanza-Ngungu,
nella diocesi di Kisantu. Al grido di “mai più una cosa del genere”, i fedeli
che hanno partecipato al rito funebre si sono ripetutamente rivolti alle
autorità locali presenti alla cerimonia, officiata dal vescovo di Matadi,
Gabriel Mamputu, insieme ad altri due vescovi, quello di Kisantu, Fidele
Nsiele, e di Kinshasa, Dominique Bulamatari, oltre ad un centinaio di preti e
altrettanti religiosi. (A.D.C.)
SIMPOSIO INTERCRISTIANO A IOÁNINA, IN EPIRO,
DAL 3 AL 7 SETTEMBRE.
L’INIZIATIVA PROMOSSA DALL’ANTONIANUM
E DALL’UNIVERSITA’ ARISTOTELICA DI TESSALONICA
- A cura di padre Egidio Picucci -
IOÁNINA
(GRECIA). = “Spiritualità e dottrina nella tradizione orientale e occidentale”
è il tema del 18.mo Simposio intercristiano organizzato dall’Istituto
Francescano di Spiritualità, annesso all’Antonianum di Roma, e dall’Università
Aristotelica di Tessalonica. Il convegno si svolgerà dal 3 al 7 settembre a
Ioánina, capoluogo e centro principale dell’Epiro (Grecia), e il tema verrà
sviluppato da studiosi cattolici e ortodossi, da anni impegnati a far conoscere
le ricchezze della rispettiva teologia, e legati da stima e amicizia.
L’iniziativa, nata dal desiderio di lavorare per un’auspicabile unità, ha
incontrato il favore delle autorità cattoliche e ortodosse: non sono mai
mancate, infatti, parole di compiacimento da parte di Giovanni Paolo II e del Patriarca
di Costantinopoli. Il Simposio di quest’anno sarà presieduto da Sua Beatitudine
Teóklitos, metropolita di Ioánina, e da mons. Ioannis Spiteris, arcivescovo di
Corfù e amministratore apostolico di Tessalonica.
LIBERTA’ DI STAMPA A
RISCHIO IN NIGERIA: E’ LA DENUNCIA DI REPORTER
SENZA
FRONTIERE, DOPO NUMEROSI CASI DI INTIMIDAZIONE
A DANNO DI GIORNALISTI DEL PAESE AFRICANO
ABUJA.=
E’ preoccupante la situazione della libertà di stampa in Nigeria, dove di
recente un giornalista è stato espulso, un altro arrestato e una troupe
televisiva aggredita dalla polizia. L’allarme è stato lanciato da Reporter
senza frontiere (Rsf). L’organizzazione informa che l’assemblea dello Stato
meridionale nigeriano di Akwa Ibom ha ordinato l’espulsione di Haruna Acheneje,
corrispondente del quotidiano “The Punch”. Nel numero dell’11 agosto il
cronista aveva scritto un articolo sui componenti dell’assemblea che si
lamentavano perché il governo federale non stava pagando gli stipendi. Il 15
agosto l’assemblea gli ha ordinato di lasciare lo Stato entro una settimana.
Non avendolo fatto, il 22 agosto i politici hanno votato la sua espulsione. Lo
stesso giorno tre uomini armati hanno perquisito l’ufficio del reporter in sua
assenza e l’indomani gli sono stati inviati due pacchi sospetti. Reporter senza
frontiere ha, inoltre, denunciato un’altra inquietante vicenda: quella di
Lawson Heyford, della rivista “The Source”, arrestato il 22 agosto a Port
Harcourt, nel sud del Paese, e trattenuto presso l’ufficio del dipartimento di
Indagine criminale (Fcid) di Lagos. L’operatore dei media è stato liberato il
26 agosto, dopo essere stato interrogato su un dossier su degli scontri tribali
che avevano provocato la morte di diverse persone nel villaggio meridionale di
Ataba. Nel testo Heyford aveva fatto i nomi di alcuni responsabili dei
disordini. Preoccupante è anche la storia di Mohammed Labbo (giornalista) e
Abdullahi Abdullahi (cameraman), della ‘Nigerian Television Authority’ (Nta),
assaliti dalla polizia ad Abuja mentre stavano filmando scontri tra poliziotti
e militari. Il ministero della polizia ha aperto un’inchiesta sull’accaduto, ma
finora senza risultati. (A.G.)
LA MONTAGNA, LUOGO DI INCONTRO CON DIO
E SEGNO DELLA MAGNIFICENZA DEL CREATO: E’ LO SPIRITO
DEL PELLEGRINAGGIO GIOVANILE PARTITO IERI VERSO LA CROCE DELL’ADAMELLO,
ORGANIZZATO DALLA CEI E IN PROGRAMMA FINO A DOMENICA
TRENTO. = E’ stato il cardinale Ersilio Tonini ad
inaugurare ieri a Carisolo località della Val Rendena, in provincia di Trento –
il pellegrinaggio alla Croce dell’Adamello, organizzato dal Servizio nazionale
per la pastorale giovanile della Cei. Il porporato si è soffermato sul tema
“Riscopriamo il Cantico delle Creature all'inizio del terzo millennio”: una
introduzione appropriata per una escursione di quattro giorni che, dopo il
trasferimento al rifugio di Lobbia Alta previsto per oggi, vedrà domani nello
stesso luogo una celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di
Trento, Luigi Bressan. Il pellegrinaggio, dopo vari momenti di preghiera e di
riflessione, si concluderà il 31 con una celebrazione eucaristica presieduta da
mons. Angelo Comastri, arcivescovo-prelato di Loreto. “Il Pellegrinaggio alla
Croce dell’Adamello è stato già proposto nel 2000 e nel 2001 – si sottolinea in
un comunicato del Servizio nazionale di pastorale giovanile - la montagna,
una volta frontiera e teatro di guerra, oggi può trasmettere ai giovani
d’Italia e d’Europa un forte messaggio di pace. L’ascesa alla Croce è via di
incontro con Dio, negli immensi scenari della creazione e nel segno dell’amore
infinito di Cristo. La montagna è stato e può essere ancora luogo per
l’educazione alla fede delle giovani generazioni nell’orizzonte della santità”.
(A.D.C.)
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29 agosto 2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
L’Iraq
è stato martoriato da un’ennesima, devastante catena di violenze. Un’autobomba
è esplosa oggi davanti alla moschea di Najaf, una delle città sciite, durante
la preghiera del venerdì. Il bilancio delle vittime, non ancora definitivo, è
di almeno 17 morti e tra queste c’è l’ayatollah Muhammad Baqir al-Hakim. Un
soldato americano è stato ucciso, questa mattina, ed altri tre sono rimasti
feriti in un attacco perpetrato con granate contro un convoglio a circa 60
chilometri a Nord di Baghdad. Oltre a questi gravi episodi bisogna anche
registrare l’assassinio del vicecapo della sicurezza nella regione di
Suleimaniyah, nel Kurdistan iracheno, raggiunto oggi da colpi di arma da fuoco
da radicali islamici di Ansar al-Islam.
I colloqui a sei sul programma nucleare della Corea del Nord si sono
conclusi oggi a Pechino con l’impegno delle delegazioni a prendere parte, “al
più presto”, ad una seconda tornata di negoziati. La crisi nucleare nordcoreana
è esplosa nell’ottobre del 2002, quando Pyongyang ha ammesso, in violazione
degli impegni internazionali firmati nel 1994, di non aver sospeso il proprio
programma atomico. Sugli aspetti salienti dei colloqui di Pechino, ai quali
hanno partecipato Stati Uniti, Cina, Giappone, Russia e le due Coree, ci
riferisce Giada Aquilino:
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Le opinioni espresse si sono
rivelate “molto diverse”, pure se “importanti punti di convergenza” sono stati
trovati, come ad esempio la necessità di arrivare ad avere una penisola coreana
“senza armi nucleari”. Questo in sintesi il risultato dei colloqui di Pechino,
illustrato dal capo della delegazione cinese, il viceministro degli Esteri Wang
Yi. A creare frizione è stata la dichiarazione della Corea del Nord, che si è
detta pronta ad accrescere il proprio arsenale nucleare se le condizioni di
Pyongyang per risolvere la crisi in
corso da 10 mesi non verranno accettate dagli Stati Uniti. Nella
fattispecie, i nordcoreani hanno chiesto a Washington la firma di un trattato di non aggressione, l’instaurazione
di relazioni diplomatiche e cooperazione economica. In cambio, la Corea del
Nord si è detta disponibile a non costruire armi nucleari, permettendo
ispezioni sul proprio territorio. Non sono mancati però i toni di accusa: il
delegato di Pyongyang, Kim Yong-il, ha sostenuto la colpevolezza degli Stati
Uniti, i quali - a suo dire - avrebbero come obiettivo il disarmo della Corea
del Nord e la sua successiva invasione. A placare gli animi è intervenuto
proprio il rappresentante cinese, assicurando che la Casa Bianca non ha alcuna
intenzione di minacciare o attaccare la Corea del Nord per cambiarne il regime.
Unico segnale positivo, in questo quadro, appare l’annuncio della Corea del
Sud: tutte le parti – ha comunicato Seul - si sono dette d'accordo sulla
necessità di continuare il dialogo iniziato a Pechino. La data e il luogo della
ripresa delle trattative verranno definiti “attraverso canali diplomatici”.
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Gli attentati terroristici di Bombay costati la vita, lo
scorso 25 agosto, ad almeno 52 persone non rispecchiano la realtà di tanti
milioni di fedeli, hindù e musulmani, che vivono in piena armonia. I gravi
episodi di violenza, che hanno insanguinato la città indiana, sono espressione
di una posizione, inqualificabile ed ingiustificabile, di pochi che fanno
prevalere il linguaggio dell’odio sulla promozione del dialogo interreligioso.
E’ questo il convincimento espresso dal sottosegretario del Pontificio Consiglio
per il dialogo interreligioso, mons. Antony Felix Machado:
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Probabilmente la responsabilità degli atti terroristici si
deve attribuire ad un numero ristretto di persone. Ma nel drammatico scenario
di una Bombay colpita dalla follia della violenza bisogna sottolineare
l’impegno di molte persone di tutte le religioni, anche musulmani, nel prestare
soccorso ai feriti. Da questa tragedia emerge la ferma volontà di una
maggioranza che è veramente impegnata a costruire la pace fornendo un esempio
di come sia possibile promuovere il dialogo interreligioso. Questo messaggio di
pace, che la maggioranza di indiani, pachistani, indù e musulmani condivide
deve essere ulteriormente rafforzato e ribadito per costruire una società
fondata sull’armonia e non sull’intolleranza.
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La situazione in Medio Oriente continua, purtroppo,
ad essere esplosiva. Un israeliano è stato ucciso ed un altro è rimasto ferito
in un agguato teso stamani, in Cisgiordania, ad un automezzo di coloni. Nelle
stesse ore carri armati dello Stato ebraico hanno effettuato una nuova
incursione nel Nord della Striscia di Gaza. L’operazione è giunta dopo che
l’esercito israeliano aveva compiuto un’ennesima azione mirata nei confronti di
esponenti di Hamas. Ci riferisce in proposito Graziano Motta:
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Un giovane esponente del braccio armato di Hamas è stato raggiunto ed
ucciso da un missile israeliano, mentre si apprestava a lanciare dei razzi
kassem dalla zona di Khan Yunis su insediamenti agricoli ebraici vicini. Tre
altre persone sono rimaste ferite nell’operazione che ha fatto seguito
all’attacco di guerriglieri sempre con razzi kassem contro il territorio
israeliano, ordigni perfezionati nella gittata tanto d’aver raggiunto la zona
industriale di Askelon, attacco considerato della massima gravità dal primo
ministro Sharon, che ha dato ordine di stroncare questa escalation del
conflitto. Da segnalare altri due importanti sviluppi sul piano politico. Il
governo palestinese ha bloccato i conti di 6 organizzazioni di Hamas, operanti
nel settore sociale, mentre gli esponenti di questo movimento della Jihad
islamica hanno respinto la richiesta rivolta a loro da Arafat, di ripristinare
la tregua.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Davanti
ai giudici che indagano sull’apparente suicidio dello scienziato David Kelly,
il premier britannico Tony Blair si è assunto, ieri, la responsabilità politica
della divulgazione del nome dello scienziato, ma ha assicurato che il governo
ha agito in modo responsabile e
corretto. Il premier ha negato con vigore che lui, o i suoi collaboratori,
siano intervenuti per ingigantire il pericolo
delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein al fine di strappare al Parlamento il via libera
all’azione militare contro l’Iraq. “Questa accusa – ha dichiarato Tony Blair -
è estremamente grave e se fosse vera, sarei costretto a dimettermi da primo
ministro”.
Esattamente due settimane dopo il grande blackout di New
York, alle 18.15 di ieri diversi quartieri di Londra si sono improvvisamente
spenti. All’indomani del blackout durato 34 minuti e che ha intrappolato 250
mila persone nella metropolitana londinese, il ministro britannico
dell’Energia, Stephen Timms, ha chiesto l’apertura di un’indagine per accertare
le cause dell’interruzione dell’energia elettrica.
In Perù
la “Commissione della verità e della riconciliazione”, ha consegnato ieri al
presidente della repubblica, Alessandro Toledo, un voluminoso rapporto di 4.500
pagine in cui sono documentati 20 anni di violenze e violazioni dei diritti
umani che hanno prodotto decine di migliaia di morti e scomparsi. Sul
significato di questo rapporto ci riferisce Maurizio Salvi:
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La preparazione del rapporto da parte della Commissione ha
richiesto 22 mesi e si è basata sulla testimonianza di ben 17 mila persone che
hanno vissuto le atrocità commesse, fra il 1980 e il 2000, dalla guerriglia di
sinistra di Sendero Luminoso e dell’Mrta, ma anche da gruppi paramilitari o da
settori delle forze armate. Ponendo fine alle congetture sul numero delle
vittime di questa guerra civile non dichiarata in Perù, il presidente della
Commissione, Salomón Lerner, ha rivelato al presidente della Repubblica,
Alejandro Toledo, che si tratta di oltre 69 mila persone. Lerner ha evidenziato
che queste morti vanno attribuite a piani sistematici e freddamente pianificati
per annientare interi gruppi di persone o etnie.
Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.
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Si
allontana nuovamente la possibilità di un’intesa sull’accesso dei Paesi poveri
ai farmaci essenziali. Il Wto – l’Organizzazione mondiale per il commercio – ha
cercato un accordo in extremis alla vigilia della Conferenza di Cancún, che si
aprirà il 10 settembre. Ma la riunione di stanotte a Ginevra si è conclusa con
un ennesimo nulla di fatto.
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