RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 239 - Testo della
Trasmissione di mercoledì 27 agosto 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Le radici cristiane
d’Europa ancora alla ribalta al Meeting di Rimini per l’amicizia fra i popoli.
Si apre oggi a Venezia
la 60.ma Mostra del Cinema.
CHIESA E SOCIETA’:
Sono iniziati a Pechino i colloqui a sei sulla
crisi nucleare nordcoreana.
Dopo i tragici attentati di Bombay un nuovo dramma
ha colpito l’India: morte 39 persone per una ressa a Nasik.
Prosegue la politica dei raid di Israele: in una
di queste operazioni è rimasto ucciso un passante palestinese.
27 agosto 2003
UMILTA’, OTTIMISMO E COLLOQUIO CON DIO: COSI’
GIOVANNI PAOLO II
ALL’UDIENZA
GENERALE TRATTEGGIA LE CARATTERISTICHE
DI PAPA GIOVANNI PAOLO I NEL
25.MO ANNIVERSARIO
DELLA
SUA ELEZIONE AL SOGLIO PONTIFICIO
“Umiltà”, prima regola di vita,
ottimismo “nonostante tutto”, fondato sulla fiducia in Dio, “la caratteristica di Papa Giovanni Paolo I”. –
Così il Santo Padre tratteggia la figura del suo predecessore, eletto pontefice
25 anni fa, a cui dedica l’odierna catechesi che questo mercoledì si è svolta
non a Castel Gandolfo, ma nell’Aula Paolo VI in Vaticano, per il gran numero di
pellegrini convenuti a Roma. Erano più di 6000 da 14 Paesi di 4
continenti. Nell’Aula gremita, Giovanni
Paolo II cita vari scritti di Albino Luciani, quando ancora era
patriarca di Venezia, scritti che – ha osservato – “conservano una attualità
sorprendente”. Il servizio di Carla Cotignoli:
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Giovanni Paolo II ha ricordato
“l’intima commozione” al momento dell’elezione del suo predecessore, quella
tarda sera del 26 agosto 1978, le sue prime parole “che toccarono profondamente
il cuore della gente” che gremiva Piazza San Pietro, “la corrente spontanea di
simpatia che si stabili fin dalla sua prima apparizione alla Loggia centrale
della Basilica Vaticana”.
“Ma qual era il segreto di quel suo fascino, se non un contatto
ininterrotto con il Signore? ‘ (…) ‘L’importante è che Cristo si imiti e si
ami’. Ecco la verità, che tradotta in vita vissuta, fa sì che ‘cristianesimo e
gioia vadano bene insieme’”.
Ancora il Papa ricorda Giovanni
Paolo I come “maestro di fede limpida,
senza cedimenti a mode passeggere”. “Cercava – ha aggiunto – di adattare i suoi
insegnamenti alla sensibilità della gente, ma conservando sempre la chiarezza
della dottrina e la coerenza della sua applicazione alla vita”.
Il Santo Padre ricorda poi il
momento “sconvolgente” della sua morte improvvisa, sopravvenuta nella notte del
28 settembre 1978. “Si spegneva il sorriso di un Pastore vicino alla gente, che
con serenità ed equilibrio sapeva mettersi in dialogo con la cultura e con il mondo”.
Di Papa Luciani, Giovanni Paolo
II ha citato alcuni testi “di
sorprendente attualità”, scritti prima della sua elezione: “’Il progresso con
uomini che si amino, ritenendosi fratelli e figli dell’unico Padre, Dio, può
essere una cosa meravigliosa’. ‘Il progresso con uomini che non riconoscono in
Dio un unico Padre, diventa un pericolo continuo’.
“Quanta verità in queste parole”
– ha commentato Giovanni Paolo II. Ed ha lanciato un nuovo appello: “Sappia
l’umanità accogliere un così saggio ammonimento e spegnere i numerosi focolai
di odio e di violenza presenti in tante parti della Terra, per costruire nella
concordia un mondo più giusto e solidale!”.
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ALTRE UDIENZE
Nel
corso della mattinata, il Papa ha ricevuto in udienza l’arcivescovo Celestino
Migliore, nunzio apostolico, osservatore permanente della Santa Sede presso
l’Organizzazione delle Nazioni Unite.
RISPONDETE CON CORAGGIO ALLE SFIDE DEL TERZO
MILLENNIO E SERVITE CRISTO
NEL
PROSSIMO BISOGNOSO. COSI’ IL PAPA NEL MESSAGGIO ALLE SUORE ORSOLINE
DI
MARIA IMMACOLATA, RIUNITE A ROMA PER IL CAPITOLO GENERALE
- A
cura di Paolo Salvo -
“Con
gioia e fedeltà, seguire Cristo povero, casto e obbediente, e dedicarsi
totalmente al servizio dei fratelli”. E’ la consegna di Giovanni Paolo II alle
Suore Orsoline di Maria Immacolata, fondate nel Seicento dalla beata Brigida
Morello, in un messaggio per il Capitolo generale dell’Istituto, che si svolge
in questi giorni a Roma, per individuare le linee guida più adatte al futuro
della congregazione, “in un mondo in continua evoluzione”.
“Il servizio al prossimo bisognoso” è infatti il carisma
originario della fondatrice Brigida Morello, donna di “incrollabile fede”,
elevata alla gloria degli altari da Giovanni Paolo II cinque anni fa. Così il
Papa riassume il carisma delle Orsoline di Maria Immacolata, circa 750 suore
presenti in Italia, in India, in Brasile e nel Continente africano: “chiamate
ad essere ‘contemplative in azione’, pronte cioè a rispondere ai bisogni delle
persone, specialmente dei giovani, testimoniando, al tempo stesso, l’urgenza di
una spiritualità profonda, rinnovata nei metodi e nelle forme, ma fedele allo
spirito delle origini”.
Una missione – sottolinea Giovanni Paolo II – da vivere
“in piena sintonia con la Chiesa, mantenendovi saldamente unite a Cristo e
disponibili per rispondere coraggiosamente alle sfide del terzo millennio”. In
questo senso, il capitolo generale è indicato dal Papa come “un’occasione
privilegiata di preghiera, di riflessione e di discernimento”, “un tempo
proficuo per rinnovare l’impegno di una
risposta generosa, personale e comunitaria, alla chiamata di Dio”.
Il Papa indica quindi la strada per custodire fedelmente
l’eredità della fondatrice e per essere in grado, al tempo stesso, di
“attualizzarne l’ispirazione carismatica” in questo nostro tempo: “Contemplando
Cristo crocifisso – cuore della spiritualità della beata Brigida Morello – si
dilateranno gli orizzonti della vostra dedizione ai poveri, agli ammalati e a
quanti si trovano in più stringenti necessità materiali e spirituali, con
particolare attenzione alle donne e alla gioventù”. E’ così che “la stessa vita
consacrata, sotto l’azione dello Spirito Santo, diventa missione”.
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“Giovanni
Paolo I: un maestro di fede limpida senza cedimenti a mode passeggere e
mondane”, è il titolo che apre la Prima Pagina in riferimento all’udienza
generale nella quale il Papa rivive, con intima commozione, il XXV anniversario
dell’elezione di Albino Luciani, Patriarca di Venezia, alla Cattedra di Pietro.
A
seguire, Iraq: approvate al Consiglio di Sicurezza dell’Onu una serie di misure
per proteggere il personale delle Nazioni Unite e gli operatori umanitari nel
mondo; il numero dei soldati anglo-americani morti dalla fine della guerra è
superiore alle vittime del conflitto; Bush dichiara che gli Usa continueranno
nell’offensiva nonostante le perdite.
Medio
Oriente: Yasser Arafat in un comunicato esorta i militanti a ripristinare la
tregua con Israele; la fallita esecuzione israeliana mirata nei territori
provoca un morto e 26 feriti.
Corea
del Nord: avviati a Pechino i colloqui a sei; Pyongyang ribadisce che non ci
sarà l’accordo se gli Usa non muteranno posizione.
Nelle
pagine vaticane, due articoli su Sant’Agostino e la sua opera.
Nelle pagine estere, India:
ricostruita la dinamica dell’attentato, ma non c’è stata ancora nessuna
rivendicazione; sono almeno 39 le persone rimaste uccise dalla pressione della
folla durante la festa indù del Khumb Mela, a nord-est di Bombay. Russia: in
Daghestan ucciso in un attentato un ministro. Liberia: la seconda nave del Pam
attracca a Monrovia. Iran: il governo di Teheran è pronto ad accettare le
ispezioni ai propri siti nucleari. Afghanistan: venti talebani uccisi in
bombardamenti aerei. Sudan: il governo accusato dei bombardamenti aerei nel
Darfur. Usa: le conclusioni della commissione di inchiesta sulla tragedia dello
Shuttle Columbia.
Nella pagina culturale, un
articolo di Paolo Miccoli su Erasmo da Rotterdam e Jacques Bossuet, due
“classici” della coscienza europea.
Nelle pagine italiane, i temi
dell’economia, della criminalità e l’articolo di Piero Amici sul Meeting di
Rimini.
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27 agosto 2003
DOPO L’ATTACCO DEL VIRUS “SOBIG F.” AI COMPUTER DI TUTTO
IL
MONDO, TORNA IN PRIMO PIANO LA FRAGILITA’ DEI SISTEMI INFORMATICI,
SEMPRE
PIU’ VITALI NELLE SOCIETA’ DEI PAESI SVILUPPATI
-
Intervista con il colonnello Umberto Rapetto -
Un attacco informatico senza precedenti: in questi
giorni, milioni di computer in 148 Paesi sono stati colpiti dal virus “Sobig
F.”, diffusosi con rapidità straordinaria attraverso la posta elettronica.
Secondo le prime stime, il virus ha causato un contraccolpo finanziario da 30
milioni di dollari. Particolarmente ingenti i danni provocati negli Stati Uniti
dove a fare le spese dell’attacco degli hacker sono stati anche il
sistema informatico dell’Fbi e del New York Times. Se dunque, si
sta tracciando un bilancio degli effetti provocati da “Sobig F.” già si teme la
propagazione di un nuovo virus ancora più potente. Ma cosa contraddistingue
questa nuova generazione di virus informatici? Alessandro Gisotti lo ha chiesto
al colonnello Umberto Rapetto, del Centro nazionale per l’informatica della
Pubblica Amministrazione:
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R. – La cosa che ha sorpreso tutti è che è avvenuto in un
periodo festivo, gli uffici erano chiusi, ciò nonostante è riuscito in meno di
48 ore a raggiungere anche le lande più desolate, sotto il profilo tecnologico.
Parliamo della Cina: il 30 per cento dei computer di quella nazione sono stati
coinvolti nell’epidemia informatica, considerata addirittura epocale.
Nonostante non avesse grandi capacità aggressive, questo virus è stato capace
di ‘stordire’ il computer, di rallentare le sue funzionalità. Forse, una grande
prova generale: è questo che spaventa gli addetti ai lavori perché questo
virus, apparentemente innocuo, è stato capace di fare il giro del mondo in
maniera estremamente rapida, collezionando in pratica coordinate di posta
elettronica di centinaia di migliaia o milioni – addirittura – di soggetti che
possono essere i potenziali bersagli del prossimo attacco.
D. – Con il passare degli anni, la nostra vita quotidiana
dipende sempre più dai computer. Quali sono i rischi insiti in un sistema così
avanzato eppure così fragile?
R. – Da anni si parla di computer dependency,
ovvero rapporto di dipendenza che riguardava inizialmente solo i computer,
adesso invece le reti. Teniamo conto che l’intero patrimonio informativo che
viene veicolato attraverso le reti aziendali, quelle istituzionali, quelle che
ci consentono di prenotare un biglietto aereo, di fare la spesa, nel momento in
cui c’è un blackout - abbiamo visto semplicemente quello elettrico e non quello
elettronico quali danni sia capace di fare - un blackout di quella natura
vanifica tutto il progresso che ci circonda. Ci si accorge che più un Paese è
evoluto e maggiore è la sua esposizione al rischio che tutto si possa fermare.
D. – Dopo l’11 settembre si è cominciato a guardare con
attenzione alla minaccia del terrorismo informatico. Quali sono gli scenari più
attendibili di un attacco di questo tipo?
R. – Gli americani stanno guardando con terrore a quello
che può essere la minaccia di un attacco criminale compiuto da organizzazioni
terroristiche e hanno varato recentemente una prima versione di una direttiva
in cui sono riepilogate le strategie nazionali. C’è la paura di un conflitto,
apparentemente incruento, che può avere delle riverberazioni invece micidiali.
Il fatto di rendere più sicuro il ciber-spazio è la testimonianza che si ha
timore che un attacco possa essere perpetrato partendo da qualunque località
del mondo. Immaginiamoci un soggetto che in un qualunque angolo del pianeta,
armato di un personal computer e di un telefono cellulare, possa
sferrare un attacco micidiale, ed è un attacco che incarna il ‘conflitto
asimmetrico’, dove non si sa chi stia attaccando ma si sa chi viene attaccato,
che non ha quindi capacità di replica. Gli elementi oggetto dell’attacco
ciber-terroristico rischiano di sgretolare anche il più grosso impero.
D. – I governi dei Paesi più vulnerabili sotto il profilo
degli attacchi ai sistemi informatici, stanno investendo a sufficienza nella
sicurezza?
R. – Stanno cominciando ad investire. Mentre negli Stati
Uniti è stato considerato uno degli obblighi non solo operativi ma addirittura
morali per la nazione, il fatto di tutelare il patrimonio informativo, in altri
Stati c’è stato invece un approccio un pochino più freddo. Ma poco alla volta,
fortunatamente, le risorse vengono destinate anche a fare sicurezza, per dare
garanzia al cittadino che tutto continuerà a funzionare nonostante la minaccia
si faccia sempre più forte e pressante.
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ANCORA IN PRIMO PIANO AL MEETING
DI RIMINI
Il Meeting di Rimini per l’amicizia fra i popoli torna a
concentrarsi sull’Europa ed il presidente della Compagnia delle Opere, Giorgio
Vittadini, parla di Costituzione anonima e rilancia la richiesta di revisione
del testo e di un riferimento alle radici cristiane. In primo piano anche Iraq
e Medio Oriente. Il sevizio della nostra inviata, Debora Donnini.
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L’Unione Europea ancora al centro del Meeting, non solo
con il nuovo appello per un richiamo alle radici cristiane, ma anche con
l’incontro ‘L’Est perché l’Ovest ci sia’, accentrato sulla necessità che il
Vecchio Continente abbia un’anima e sia portatore di quei valori che l’hanno
costituito.
La poetessa russa Olga Sedakova ha sottolineato
l’importanza della cultura e non solo della ricerca del benessere. Sui benefici
creati dall’Unione Europea con l’integrazione, specialmente per le aree più
povere, si è soffermato mons. Diarmuid Martin, arcivescovo coadiutore di
Dublino, evidenziando come il lungo periodo di pace, sperimentato dall’Europa,
sia anche dovuto all’ispirazione dei grandi leader come De Gasperi, Schumann e
Adenauer. Una vera integrazione senza monopoli, la necessità di riflettere le
radici cristiane e l’invito a non dimenticare il Nord e il Sud del mondo sono
stati tra i punti centrali del discorso di mons. Diarmuid Martin.
E anche ieri il Meeting non ha dimenticato la più stretta
attualità internazionale. L’Iraq è stato al centro di un incontro con il
ministro degli Esteri italiano, Frattini, che ha sottolineato l’importanza di
un’azione multilaterale per la ricostruzione del Paese. Un Paese certamente non
abbandonato dalla Chiesa. Alberto Piatti, direttore generale Apsi ed inviato in
Iraq per conto di Cor Unum, ha raccontato l’azione delle suore di Madre Teresa,
per esempio, rimaste a fianco di 15 bambini gravemente handicappati e delle
domenicane del San Raffaele di Milano che hanno gestito il reparto maternità
per tutti, cristiani e musulmani. A tracciare un ricordo della figura di Sergio
Vieira de Mello, ancora mons. Diarmuid Martin, secondo il quale è necessario
attuare politiche che rispondano alla necessità della popolazione dell’Iraq,
così come la soluzione della questione israelo-palestinese.
Dal Meeting di Rimini, Debora Donnini, Radio Vaticana.
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AL VIA LA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA, TRA PASSATO E
PRESENTE.
MA
QUALE FUTURO?
-
Servizio di Luca Pellegrini -
Oggi si
inaugura a Venezia, la 60.ma Mostra del cinema, edizione diretta, per il secondo
anno, da Moritz de Hadeln. Saranno presentate 143 pellicole, 86 lungometraggi
di cui 20 in concorso per il Leone. La giuria della Mostra è presieduta
dall’ultraottantenne regista Mario Monicelli. Tra le altre sezioni in concorso
si sottolineano “Controcorrente”, “La settimana della critica”, “Nuovi territori”,
“Qualità e glamour”, “Divi e cultura”. Il servizio di Luca Pellegrini.
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Il
regista Woody Allen, fuori concorso, questa sera apre nella sala grande del
palazzo del Cinema al lido di Venezia la Mostra internazionale con il suo
“Anything else”, commedia newyorkese di amori e psicanalisi. Ed è finalmente
assicurata anche la sua presenza, per la prima volta dopo tanti anni di
promesse. Gli italiani, fanno quest’anno -
è il caso di dirlo - la parte da
leone, insieme alla cinematografia dell’Est più o meno lontano. L’Italia con
intelligenza e autocritica riscopre la sua storia: Bernardo Bertolucci in “The
dreamers” affronta nuovamente il ’68; Marco Bellocchio in “Buongiorno notte”
indaga gli anni oscuri del delitto Moro attraverso gli occhi di un giovane
terrorista; Paolo Benvenuti in “Segreti di Stato”, quelli altrettanto scomodi
legati al massacro di Portella della Ginestra negli anni ’50. Miracoli e
prodigi nel Salento sono invece raccontati da Edoardo Winspeare, nel film “Il
miracolo” con una storia che rimane misteriosa ma che promette bene.
Dall’Asia
si aspettano ancora una volta incursioni realistiche ed esplicite nel mondo
confuso dei sentimenti e dei rapporti umani, anche quelli più intimi. Così come
un amore andato a pezzi per due mondi, l’America e l’Europa entrati in
collisione, questo il tema di “Le divorce” di James Ivory. Star a Venezia? Un
esempio: George Clooney, avvocato divorzista che si imbatte nella più
affascinante delle clienti, Catherine Zeta-Jones, nella commedia dei fratelli
Coen “Intolerable Cruelty”; mentre Antonio Banderas ed Emma Thompson fronteggiano
la tragedia della dittatura argentina in “Imagining Argentina” di Cristopher
Hampton.
Il
cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura arriverà
invece il 4 settembre allo stand dell’Ente dello spettacolo per conferire il
premio Bresson al regista polacco Krzysztof Zanussi. Di grande significato per
il nostro passato l’omaggio che la Mostra ha preparato quest’anno per i grandi
produttori italiani, artefici di un trentennio indimenticabile del nostro cinema:
Dino De Laurentis, che porta a casa un Leone alla carriera insieme all’attore
Omar Sharif; Carlo Ponti, Goffredo Lombardo, Franco Cristaldi e Angelo Rizzoli:
geni ed avventurieri. Si ritorna con nostalgia a quei tempi di sfarzi e dolce
vita e di capolavori mai dimenticati. Il passato e il presente, dunque, che a
Venezia è di casa. Ma il futuro del cinema che cosa ci riserva?
Da Venezia, Luca Pellegrini, per la Radio Vaticana.
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LA NOTTE DEL PIANETA ROSSO: MARTE VICINO ALLA TERRA
COME
MAI NEGLI ULTIMI 60 MILA ANNI
-
Intervista con il prof. Costantino Sigismondi -
Avverrà
questa notte il tanto atteso avvicinamento tra la Terra e Marte che si
troveranno a circa 55 milioni di chilometri di distanza. Uno spettacolo da non
perdere che soltanto l’uomo di Neanderthal ha potuto ammirare prima di noi e
che non si ripeterà prima del 2287. Soltanto sei mesi fa la distanza fra Marte
e la Terra era maggiore di ben cinque volte rispetto a quella attuale ma
stanotte il pianeta rosso potrà essere ammirato con un semplice telescopio ma
anche ad occhio nudo. Il servizio è di Maria Di Maggio.
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(musica)
Il cielo d’agosto ci regala quest’anno un altro spettacolo
emozionante: Marte, il pianeta che più di ogni altro ha stimolato da sempre la
fantasia e la ricerca dell’uomo, si mostrerà questa notte ai nostri occhi come
mai negli ultimi 60 mila anni. Ma lasciamo ora la parola a Costantino
Sigismondi, professore di Storia dell’Astronomia, presso l’Università “La
Sapienza” di Roma:
R. – E’ chiamata tecnicamente una grande opposizione, vuol
dire che Marte si trova al perielio e la terra si trova all’afelio, cioè Marte
nel punto più vicino al sole e la terra nel punto più lontano dal sole. Sono
quindi molto vicini, poco più di 50 milioni di km, per cui le condizioni
geometriche di quest’anno sono tali che si verificano ogni moltissime decine di
migliaia di anni e in particolare questo è dovuto a moti secolari dell’orbita
della terra e di Marte per cui è una condizione estremamente favorevole, da non
perdere.
D. – Come apparirà Marte a chi alzerà gli occhi al cielo
questa notte?
R. – Marte culmina innanzitutto alla mezzanotte locale a
sud, e quindi sarebbe l’una, secondo l’ora legale, si trova a metà altezza nel
cielo, stella color rosso chiaro, quasi arancione, molto luminosa, la più
luminosa del cielo, tanto che non c’è nessuna difficoltà ad individuarla. Prima
di tutto ad occhio nudo, poi con un telescopio, anche modesto, si possono
vedere dettagli molto interessanti della superficie, dalla calotta polare - una
calotta di anidride carbonica ghiacciata - a tutte le zone più scure che, nel
giro di 24 ore e mezzo, Marte ci offre durante la sua rotazione.
D. – Professor Sigismondi, quali sensazioni, quali
emozioni, suscita uno spettacolo così singolare nell’uomo che lo osserva?
R. – Si prova stupore, si prova ammirazione, si può
prendere spunto per la meditazione. Non c’è rumore durante la notte, alzare gli
occhi al cielo e vedere questo spettacolo che sarà riprodotto in questa maniera
solo nel 2287, quindi lontano dalla nostra vita, è comunque un privilegio per
noi, sia scienziati sia uomini. La possibilità di vedere uno spettacolo del genere,
che è comunque un unicum, ci deve appagare e ci deve aprire alla
contemplazione di ciò che è stato creato e di Colui che l’ha creato.
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27 agosto 2003
UN PIANO REGIONALE DI LOTTA ALL’AIDS E ALLA
POVERTA’ E UN PATTO DI DIFESA COMUNE:
SONO GLI IMPEGNI ASSUNTI DAI LEADER DI 14 PAESI
DELL’AFRICA AUSTRALE,
RIUNITI IN UN VERTICE DI DUE GIORNI A DAR ES SALAAM,
IN TANZANIA
DAR
ES SALAAM. = I capi di Stato e di governo dell'Africa australe, riuniti per un
Vertice di due giorni a Dar es Salaam, in Tanzania, hanno adottato ieri un
Piano d'azione regionale contro l'Aids, ponendo la lotta contro la pandemia e
la povertà in cima alle loro priorità. I leader dei 14 Stati membri della
Comunità di sviluppo dell'Africa australe (Sadc) hanno inoltre firmato un Patto
di difesa reciproca, ufficializzando un approccio comune alle questioni di
sicurezza e ponendosi come obiettivo la creazione di una Forza regionale, da
mobilitare in aree di crisi. “Negli ultimi giorni abbiamo preso decisione
importanti, che avranno un impatto sulla vita dei nostri popoli”, ha
dichiarato, al termine dei lavori del Summit, il capo di Stato tanzaniano,
Benjamin Nkapa, che ha assunto per un anno la Presidenza di turno della Sadc.
Nkapa ha annunciato l’adozione, da parte dell’organizzazione, di un Piano
d’azione regionale 2003-07 contro l’Aids, che riprende i principali impegni -
accesso alle cure, prevenzione e mobilitazione sociale - assunti nel corso di
un Vertice speciale sull’epidemia, svoltosi il mese scorso nel Lesotho. Il programma
della Sadc “ci fornisce obiettivi quantificabili, in funzione dei quali si misureranno
le nostre azioni, i nostri successi o la loro assenza”, ha detto Nkapa,
precisando che a Aids e povertà è stata dedicata la massima parte delle
discussioni a porte chiuse. “Circa 60 milioni dei nostri abitanti, vale a dire
il 30%, vivono al di sotto della soglia di povertà internazionalmente
riconosciuta”, ha sottolineato. Quanto al Patto di difesa comune, esso risponde
- secondo un ufficiale sudafricano - alla volontà crescente dei Paesi africani
di organizzarsi “regionalmente e continentalmente” per poter intervenire, in
modo rapido e senza aiuti esterni, in conflitti, in zone di tensione o per
reagire ad una minaccia terroristica. (R.G.)
DA DOMANI AL
31 AGOSTO PELLEGRINAGGIO ALPINO DI GIOVANI EUROPEI NEL PARCO DELL’ADAMELLO, IN
TRENTINO.
PER RICORDARE IL 25 MO ANNIVERSARIO DI PONTIFICATO
DI GIOVANNI PAOLO II
SARA’ INCASTONATA TRA LE ROCCE UNA SPECIALE MEDAGLIA
TRENTO.
= La terza edizione del pellegrinaggio alpino sull’Adamello, in programma da
domani al 31 agosto, vedrà la partecipazione di giovani di diverse nazionalità
del Vecchio Continente. “Quest’anno il pellegrinaggio vuole assumere una
connotazione europea vista la fase storica dell’allargamento ed il Trattato di
Costituzione europea anche alla luce dei continui richiami del Pontefice a
riscoprire e non nascondere le radici cristiane del nostro Continente”, ha
spiegato il direttore dell’Ufficio Cei per i Giovani, don Paolo Giulietti.
Diverse le iniziative che intratterranno i giovani lungo le giornate, tra cui
un incontro con il cardinale Ersilio Tonini e varie celebrazioni liturgiche,
soprattutto per chi resterà a valle. Invece “i giovani che saliranno in quota –
ha spiegato don Giulietti - incastoneranno nelle rocce una medaglia a ricordo
del 25.mo anno di pontificato del Papa, grande amante della montagna. A tale
proposito si sta progettando in uno dei Rifugi in alta quota un piccolo museo
dedicato al Papa e alla montagna”. (R.G.)
DOPO 13 ANNI DI NEGOZIATI IL
GOVERNO DEL CANADA
RESTITUIRA’ UNA VASTA REGIONE, GRANDE QUASI QUANTO
LA SVIZZERA,
AD UNA TRIBU' NATIVA, CHE POTRA’ GODERE DI AMPIA
AUTONOMIA
OTTAWA. = Una vasta regione, di
39 mila chilometri, poco meno dell’estensione della Svizzera, è stata
restituita dal governo canadese ad una Tribù di nativi americani, che avrà ampi
diritti di autogoverno del territorio. Si conclude così un lungo negoziato,
avviato 13 anni fa, fra Ottawa e la “Tlicho First Nation”, la tribù dei
“dogrib” (costola di cane), che abitavano originariamente il territorio, dove
si trovano anche le uniche due miniere di diamanti del Canada. Secondo
l’accordo, il governo canadese dovrà versare anche 152 milioni di dollari
canadesi nei prossimi 15 anni alla Tribù, che è composta da 3 mila persone.
(R.G.)
LE MISSIONI E LE SFIDE DEL MONDO
CONTEMPORANEO IN PRIMO PIANO
ALLA SETTIMANA NAZIONALE DI SPIRITUALITA’ E
FORMAZIONE MISSIONARIA,
IN CORSO ALLA CITTADELLA DI ASSISI
ASSISI.= “Discernere l’oggi di Dio - Una Chiesa per
il mondo”: questo il tema della Settimana nazionale di spiritualità e
formazione missionaria, in corso nella Cittadella di Assisi. All’incontro, che
si concluderà il 30 agosto, mons. Giuseppe Andreozzi, direttore dell’Ufficio
nazionale per la Cooperazione missionaria tra le Chiese, ha presentato il tema
“La Chiesa casa e scuola di comunione”, come apertura e anticipazione di quanto
sarà approfondito nel convegno missionario nazionale, in programma a settembre
2004. Mons. Agostino Superbo è intervenuto indicando le strade concrete per la
vita pastorale delle comunità cristiane. Nel pomeriggio di ieri si è, quindi,
aperto il dibattito sul tema “Quando irruppe il futuro! Il Concilio Vaticano II
ci interpella”. La tavola rotonda ha avuto per relatori mons. Luigi Bettazzi,
testimone del Concilio, e don Lenzi, docente di storia della Chiesa. Durante la
celebrazione eucaristica - presieduta da mons. Luigi Bressan - è stato rivolto
ai partecipanti l’invito a non preoccuparsi solo di demolire ciò che non va, ma
nell’insegnamento di Francesco e Chiara, innamorati di Cristo, lottare per
aprire nuove vie missionarie in risposta agli appelli del mondo contemporaneo.
(A.G.)
ANCORA MOLTE
INCERTEZZE SUI TESTI DI ACCORDI CHE SARANNO DISCUSSI
NELLA CONFERENZA MINISTERIALE
DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE IN PROGRAMMA
A CANCUN, IN
MESSICO, DAL 10 AL 14 SETTEMBRE. IL TEMA PIU’ CONTROVERSO
RIGUARDA LE SOVVENZIONI ALLE POLITICHE
AGRICOLE NEI PAESI SVILUPPATI
CANCUN. = Attesa
per la prossima apertura in Messico, della quinta Conferenza ministeriale
dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), che si svolgerà dal 10 al 14
settembre nella città di Cancùn. Una riunione a lungo preparata, da circa due
anni, e i cui risultati saranno decisivi soprattutto per la vita di milioni di
poveri in tutto il mondo. Due i temi principali che saranno affrontati nella
città messicana: i sussidi all’agricoltura e la libertà di fare investimenti in
qualsiasi parte nel mondo. Le politiche di sostegno agricolo delle aree più
sviluppate, come l’Unione Europea e gli Stati Uniti, costerebbero infatti agli
agricoltori dei Paesi in via di sviluppo circa 24 miliardi di dollari l’anno,
come sostiene l'International Food Policy Research Institute (Fpri),
organizzazione non governativa di Washington. Secondo l’Istituto, eliminare le
sovvenzioni agricole e i dazi all’importazione nei Paesi ricchi
rappresenterebbe introiti per i Paesi in via di sviluppo pari a 60 miliardi di
dollari l’anno. Se si tolgono gli aiuti che Ue, Usa e altri Paesi sviluppati
versano loro ogni anno, si arriva a perdite pari a 24 miliardi di dollari. Una
richiesta esplicita di ridurre le tariffe doganali ed eliminare altri ostacoli
al commercio internazionale, in particolare nel settore tessile, abbigliamento
e prodotti agricoli è giunta anche da Eurocommerce, l’Organizzazione
internazionale che rappresenta i settori dell’ingrosso, del dettaglio e del
commercio internazionale presso l’Unione europea. In un documento presentato
ieri a Bruxelles, Eurocommerce chiede ai 146 membri dell’Omc di “approvare una
serie di impegni chiari per una maggiore liberalizzazione”, dato che “è
nell'interesse reciproco del commercio europeo e del mondo in via di sviluppo”.
Il commercio europeo richiede, secondo la nota, “negoziati per la
semplificazione e l’armonizzazione delle procedure doganali”. Eurocommerce
critica anche le “misure antidumping”, definite “un mezzo gradito da molti
Paesi per proteggere artificialmente le industrie nazionali”. Questioni di
minore importanza in agenda a Cancùn saranno il trattamento differenziato dei
Paesi sviluppati e in via di sviluppo, l’introduzione di misure per semplificare
i controlli e ridurre le procedure nei commerci; la competizione internazionale
per tutti gli appalti pubblici, le eccezioni alle direttive di liberalizzazione
imposte dalla Omc. (R.G.)
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27 agosto 2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Si
sono ufficialmente aperti questa mattina a Pechino, alla presenza di Stati
Uniti, Russia, Cina, Giappone ed entrambe le Coree, i colloqui sulla crisi
nucleare nordcoreana iniziata dieci mesi fa, quando Pyongyang aveva ammesso di
possedere un programma di sviluppo di armi di distruzione di massa. Sulle
posizioni sostenute dalle delegazioni partecipanti ai negoziati multilaterali
ci riferisce Chiaretta Zucconi:
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La sessione di questa mattina è stata aperta dagli
interventi dei vari delegati, tra cui quello nordcoreano che ha proposto a
Washington di siglare un trattato bilaterale di non aggressione, in cambio
della rinuncia di Pyongyang alle sue ambizioni nucleari. La Nord Corea ha in
pratica ribadito anche in questa sede una vecchia richiesta fatta già in
passato che non trova affatto d’accordo gli Stati Uniti. Per la Casa Bianca,
infatti, sarebbe molto meglio giungere ad una sorta di promessa multilaterale
scritta, che coinvolga anche il Giappone e Sud Corea, in cambio della rinuncia
completa e verificabile da parte della Nord Corea al suo programma nucleare.
Per superare quest’ostacolo molto dipenderà adesso dalle posizioni che
assumeranno durante i colloqui Russia e Cina, alleati storici della Corea del
Nord. Nei mesi scorsi, sia Pechino che Mosca, hanno più volte ribadito che una
soluzione pacifica della crisi nucleare nella penisola coreana dovrà tenere
conto anche delle richieste di garanzie sulla sicurezza, tenacemente avanzate
da Pyongyang.
Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.
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Anche
le ambizioni nucleari dell’Iran destano la preoccupazione della comunità
internazionale. L’Agenzia dell’Onu per l’energia
atomica (Aiea) riconosce una maggiore disponibilità da parte dell’esecutivo di
Teheran a collaborare per i controlli sul nucleare ma ha rivelato di seguire “con
inquietudine” il programma atomico della Repubblica islamica, soprattutto in
materia di arricchimento del combustibile. L’Iran, ieri, ha comunque
manifestato la propria disponibilità ad accettare ispezioni senza preavviso ai
suoi siti nucleari.
In
India è di almeno 39 morti il drammatico bilancio delle vittime della ressa
causata dalla folla di fedeli riuniti a Nasik, nell’area occidentale del Paese,
per il Festival religioso della Kumbh Mela. E’ intanto sempre più alta la
tensione tra India e Pakistan, dopo le esplosioni di due autobomba che, lunedì
scorso, hanno provocato a Bombay almeno 52 morti e 150 feriti. Il vice-premier
indiano, Advani, ha attribuito il massacro a due gruppi di estremisti
musulmani, uno dei quali proprio di origine pachistana. Advani ha anche chiesto
ad Islamabad l’estradizione di 19 fondamentalisti islamici, considerati responsabili
di attentati contro obiettivi indiani. Una richiesta immediatamente rifiutata
dal Pakistan, che respinge seccamente l’accusa di essere coinvolto in una
guerra di terrorismo contro l’India.
I semi dell’odio e della violenza
continuano ad insanguinare, purtroppo, le strade di Baghdad. Due agenti di
polizia e due passanti sono rimasti uccisi, oggi,
nella capitale irachena in una sparatoria tra poliziotti e
un gruppo di uomini armati che stava fuggendo a bordo
di un'auto rubata. In uno scenario così complesso l’attenzione della comunità
internazionale è soprattutto rivolta al futuro del Paese arabo. L’amministratore americano dell'Iraq, Paul Bremer, ha
dichiarato che “la ricostruzione del Paese costerà diverse decine di miliardi
di dollari”, aggiungendo che 45 Paesi si sono già impegnati a contribuire con
aiuti finanziari. Tra le priorità, il ripristino delle reti di distribuzione
dell’energia elettrica e dell’acqua. In risposta all’attentato del 19 agosto scorso, a Baghdad, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha intanto
adottato una risoluzione stilata dal Messico per proteggere il personale Onu e
gli operatori umanitari nel mondo. Il servizio di Paolo Mastrolilli:
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Il numero delle vittime americane dopo il 1° maggio,
quando il presidente Bush dichiarò la fine dei combattimenti principali, è
salito a 140, ossia due in più dei 138 morti durante il conflitto. Proprio per
rispondere alle critiche, il capo della Casa Bianca ha parlato ieri in
Missouri. Bush ha detto che l’America sta lavorando per espandere la libertà,
la pace e la sicurezza ed era giusto intervenire in Iraq per abbattere una
dittatura sanguinaria. Quindi, ha detto che quel Paese è diventato un test
nella guerra ai terroristi che fomentano la violenza per far fallire la
democrazia e quindi l’America non si ritirerà. Le forze di occupazione infatti
continuano la loro caccia ai fedelissimi di Saddam. Ieri hanno lanciato un
nuovo raid nel nord dell’Iraq e hanno arrestato 24 persone, accusate di
collaborare con la guerriglia. All’Onu invece sono emerse difficoltà per la
nuova risoluzione, che gli Stati Uniti vorrebbero allo scopo di convincere più
Paesi ad inviare truppe. Fonti diplomatiche sostengono che Washington potrebbe
rinunciare a questo passo.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Trasferiamoci
in Medio Oriente, dove nel corso del raid scattato ieri, nei pressi di Gaza,
per colpire un militante del “braccio armato” di Hamas è rimasto
ucciso un passante palestinese. Funzionari israeliani delle forze di sicurezza hanno
comunque dichiarato che l’esercito dello Stato ebraico non rinuncerà alle
operazioni tese a colpire i leader dei movimenti fondamentalisti palestinesi. Una condanna di quelle che sono
definite “le aggressioni israeliane” è stata espressa dal governo palestinese
riunito a Gaza dal primo ministro Abu Mazen. Il presidente palestinese
Yasser Arafat, in un’intervista alla Reuters, ha inoltre dichiarato di essere
pronto ad applicare la legge contro le organizzazioni estremiste palestinesi a
condizione che Israele interrompa i propri attacchi.
Magomed
Goussaiev, ministro della Politica etnica della repubblica russa del Daghestan,
non lontana dalla Cecenia, è rimasto ucciso oggi in un attentato. L’uomo stava
partendo a bordo della sua vettura quando due sconosciuti hanno appoggiato un
ordigno sul tetto dell’auto, esplosa subito dopo. Sconosciuto al momento il movente
dell’attacco, anche se Goussaiev era noto per la sua ferma opposizione agli
estremisti islamici.
I
risultati definitivi delle elezioni in Rwanda non hanno lasciato spazio a
sorprese: Paul Kagame si è riconfermato presidente con oltre il 95 per cento
dei voti ed il suo principale sfidante, l’ex premier Faustin Twagiramungu, ha
ottenuto soltanto il 3,62 per cento dei consensi. Ma questa schiacciante
vittoria non è priva di polemiche, come ci conferma Giulio Albanese:
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Paul Kagame ha vinto le presidenziali del Rwanda,
dimostrando di essere il vero capo incontrastato di un sistema politico che fa
prove di democrazia, anche se non troppo convincenti. Una vittoria
schiacciante, che premia sicuramente la sua capacità di fare il militare di
professione, preoccupato com’è di garantire la sicurezza del Paese. Un successo
annunciato che, però, non ha mancato di sollevare dure critiche e proteste. Le
prime sono venute soprattutto dal suo principale avversario. Twagiramungu
ha respinto
categoricamente i risultati, annunciando di voler ricorrere alla Corte Suprema
e chiedendo di organizzare nuove libere elezioni. E preoccupazione è venuta
anche dal dipartimento di Stato per le continue informazioni riguardo alle
intimidazioni e alle incarcerazioni subite dai candidati dell’opposizione e dai
loro sostenitori. Dal ’94 ad oggi Kagame è stato un capo militare a tutti gli
effetti ed ora dovrà essere un politico capace di persuadere senza
quell’esercito e quella polizia che vietano ogni forma di diffidenza.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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In Liberia, nonostante l’accordo di pace tra il
governo di Monrovia ed i ribelli le condizioni di vita dei civili restano
estremamente gravi. “Molti prodotti alimentari rubati nelle scorse settimane
nel porto di Monrovia – ha rivelato una fonte locale all’Agenzia missionaria
Misna - sono in vendita al mercato nero ed i prezzi dei negozi sono triplicati
per recuperare le perdite subite durante le lunghe settimane di assedio nella
capitale”. Un’altra fonte ha aggiunto che a Buchanan, seconda città portuale del
Paese, non sono ancora arrivati gli indispensabili aiuti umanitari destinati
alla popolazione locale e agli sfollati. A questo precario contesto si aggiungono i tentativi del
governo di transizione, finora vani, di ristabilire la pace. L’episodio più grave
degli ultimi giorni è stato il massacro di un migliaio di civili, compiuto dai
guerriglieri del Model nel nordest.
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