RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 239 - Testo della Trasmissione di mercoledì 27 agosto 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Umiltà, ottimismo, colloquio con Dio. La figura di Papa Luciani, a 25 anni dall’elezione, tratteggiata così da Giovanni Paolo II all’udienza generale in Vaticano.

 

Rispondete con coraggio alle sfide dei nostri tempi e servite Cristo nel prossimo bisognoso. E’ la consegna del Papa in un messaggio alle Suore Orsoline di Maria Immacolata, riunite a Roma  per il Capitolo generale.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Con l’attacco del virus “Sobig F.” ai computer di tutto il mondo, torna in primo piano la fragilità dei sistemi informatici, sempre più vitali nelle società dei Paesi sviluppati. Intervista con il colonnello Umberto Rametto.

 

Le radici cristiane d’Europa ancora alla ribalta al Meeting di Rimini per l’amicizia fra i popoli.

 

Si apre oggi a Venezia la 60.ma Mostra del Cinema.

 

Stasera l’emozionante appuntamento ravvicinato del pianeta Marte con la Terra. Con noi, il prof. Costantino Sigismondi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Un piano regionale contro Aids e povertà e un patto di difesa comune, decisi in un vertice da 14 leader dell’Africa Australe.

 

Pellegrinaggio alpino di giovani europei da domani nel Parco dell’Adamello, in Trentino. Per il 25.mo di Pontificato di Giovanni Paolo II, una medaglia commemorativa sarà incastonata tra le rocce.

 

Dopo 13 anni di negoziati il governo del Canada restituirà una vasta regione, grande quasi quanto la Svizzera, ad una tribù nativa, che potrà godere di ampia autonomia.

 

Le missioni e le sfide del mondo contemporaneo in primo piano alla settimana nazionale di spiritualità e formazione missionaria, in corso alla cittadella di Assisi.

 

Attesa per la prossima apertura in Messico, della quinta Conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), che si svolgerà dal 10 al 14 settembre nella città di Cancun.

 

24 ORE NEL MONDO:

Sono iniziati a Pechino i colloqui a sei sulla crisi nucleare nordcoreana.

 

Dopo i tragici attentati di Bombay un nuovo dramma ha colpito l’India: morte 39 persone per una ressa a Nasik.

 

Prosegue la politica dei raid di Israele: in una di queste operazioni è rimasto ucciso un passante palestinese.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 agosto 2003

 

 

UMILTA’, OTTIMISMO E COLLOQUIO CON DIO: COSI’ GIOVANNI PAOLO II

ALL’UDIENZA GENERALE TRATTEGGIA LE CARATTERISTICHE

DI PAPA GIOVANNI PAOLO I NEL 25.MO ANNIVERSARIO

DELLA SUA ELEZIONE AL SOGLIO PONTIFICIO

                                                

“Umiltà”, prima regola di vita, ottimismo “nonostante tutto”, fondato sulla fiducia in Dio, “la  caratteristica di Papa Giovanni Paolo I”. – Così il Santo Padre tratteggia la figura del suo predecessore, eletto pontefice 25 anni fa, a cui dedica l’odierna catechesi che questo mercoledì si è svolta non a Castel Gandolfo, ma nell’Aula Paolo VI in Vaticano, per il gran numero di pellegrini convenuti a Roma. Erano più di 6000 da 14 Paesi di 4 continenti.  Nell’Aula gremita, Giovanni Paolo II  cita vari  scritti di Albino Luciani, quando ancora era patriarca di Venezia, scritti che – ha osservato – “conservano una attualità sorprendente”. Il servizio di Carla Cotignoli:

 

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Giovanni Paolo II ha ricordato “l’intima commozione” al momento dell’elezione del suo predecessore, quella tarda sera del 26 agosto 1978, le sue prime parole “che toccarono profondamente il cuore della gente” che gremiva Piazza San Pietro, “la corrente spontanea di simpatia che si stabili fin dalla sua prima apparizione alla Loggia centrale della Basilica Vaticana”.

 

“Ma qual era il segreto di quel suo fascino, se non un contatto ininterrotto con il Signore? ‘ (…) ‘L’importante è che Cristo si imiti e si ami’. Ecco la verità, che tradotta in vita vissuta, fa sì che ‘cristianesimo e gioia vadano bene insieme’”.

 

Ancora il Papa ricorda Giovanni Paolo I come  “maestro di fede limpida, senza cedimenti a mode passeggere”. “Cercava – ha aggiunto – di adattare i suoi insegnamenti alla sensibilità della gente, ma conservando sempre la chiarezza della dottrina e la coerenza della sua applicazione alla vita”.

 

Il Santo Padre ricorda poi il momento “sconvolgente” della sua morte improvvisa, sopravvenuta nella notte del 28 settembre 1978. “Si spegneva il sorriso di un Pastore vicino alla gente, che con serenità ed equilibrio sapeva mettersi in dialogo con  la cultura e con il mondo”.

 

Di Papa Luciani, Giovanni Paolo II  ha citato alcuni testi “di sorprendente attualità”, scritti prima della sua elezione: “’Il progresso con uomini che si amino, ritenendosi fratelli e figli dell’unico Padre, Dio, può essere una cosa meravigliosa’. ‘Il progresso con uomini che non riconoscono in Dio un unico Padre, diventa un pericolo continuo’.

 

“Quanta verità in queste parole” – ha commentato Giovanni Paolo II. Ed ha lanciato un nuovo appello: “Sappia l’umanità accogliere un così saggio ammonimento e spegnere i numerosi focolai di odio e di violenza presenti in tante parti della Terra, per costruire nella concordia un mondo più giusto e solidale!”.

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ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto in udienza l’arcivescovo Celestino Migliore, nunzio apostolico, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite.

 

 

RISPONDETE CON CORAGGIO ALLE SFIDE DEL TERZO MILLENNIO E SERVITE CRISTO

NEL PROSSIMO BISOGNOSO. COSI’ IL PAPA NEL MESSAGGIO ALLE SUORE ORSOLINE

DI MARIA IMMACOLATA, RIUNITE A ROMA PER IL CAPITOLO GENERALE

- A cura di Paolo Salvo -

 

“Con gioia e fedeltà, seguire Cristo povero, casto e obbediente, e dedicarsi totalmente al servizio dei fratelli”. E’ la consegna di Giovanni Paolo II alle Suore Orsoline di Maria Immacolata, fondate nel Seicento dalla beata Brigida Morello, in un messaggio per il Capitolo generale dell’Istituto, che si svolge in questi giorni a Roma, per individuare le linee guida più adatte al futuro della congregazione, “in un mondo in continua evoluzione”.

 

“Il servizio al prossimo bisognoso” è infatti il carisma originario della fondatrice Brigida Morello, donna di “incrollabile fede”, elevata alla gloria degli altari da Giovanni Paolo II cinque anni fa. Così il Papa riassume il carisma delle Orsoline di Maria Immacolata, circa 750 suore presenti in Italia, in India, in Brasile e nel Continente africano: “chiamate ad essere ‘contemplative in azione’, pronte cioè a rispondere ai bisogni delle persone, specialmente dei giovani, testimoniando, al tempo stesso, l’urgenza di una spiritualità profonda, rinnovata nei metodi e nelle forme, ma fedele allo spirito delle origini”.

 

Una missione – sottolinea Giovanni Paolo II – da vivere “in piena sintonia con la Chiesa, mantenendovi saldamente unite a Cristo e disponibili per rispondere coraggiosamente alle sfide del terzo millennio”. In questo senso, il capitolo generale è indicato dal Papa come “un’occasione privilegiata di preghiera, di riflessione e di discernimento”, “un tempo proficuo per rinnovare l’impegno  di una risposta generosa, personale e comunitaria, alla chiamata di Dio”.

 

Il Papa indica quindi la strada per custodire fedelmente l’eredità della fondatrice e per essere in grado, al tempo stesso, di “attualizzarne l’ispirazione carismatica” in questo nostro tempo: “Contemplando Cristo crocifisso – cuore della spiritualità della beata Brigida Morello – si dilateranno gli orizzonti della vostra dedizione ai poveri, agli ammalati e a quanti si trovano in più stringenti necessità materiali e spirituali, con particolare attenzione alle donne e alla gioventù”. E’ così che “la stessa vita consacrata, sotto l’azione dello Spirito Santo, diventa missione”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

“Giovanni Paolo I: un maestro di fede limpida senza cedimenti a mode passeggere e mondane”, è il titolo che apre la Prima Pagina in riferimento all’udienza generale nella quale il Papa rivive, con intima commozione, il XXV anniversario dell’elezione di Albino Luciani, Patriarca di Venezia, alla Cattedra di Pietro.

A seguire, Iraq: approvate al Consiglio di Sicurezza dell’Onu una serie di misure per proteggere il personale delle Nazioni Unite e gli operatori umanitari nel mondo; il numero dei soldati anglo-americani morti dalla fine della guerra è superiore alle vittime del conflitto; Bush dichiara che gli Usa continueranno nell’offensiva nonostante le perdite.

Medio Oriente: Yasser Arafat in un comunicato esorta i militanti a ripristinare la tregua con Israele; la fallita esecuzione israeliana mirata nei territori provoca un morto e 26 feriti.

Corea del Nord: avviati a Pechino i colloqui a sei; Pyongyang ribadisce che non ci sarà l’accordo se gli Usa non muteranno posizione.

 

Nelle pagine vaticane, due articoli su Sant’Agostino e la sua opera.

 

Nelle pagine estere, India: ricostruita la dinamica dell’attentato, ma non c’è stata ancora nessuna rivendicazione; sono almeno 39 le persone rimaste uccise dalla pressione della folla durante la festa indù del Khumb Mela, a nord-est di Bombay. Russia: in Daghestan ucciso in un attentato un ministro. Liberia: la seconda nave del Pam attracca a Monrovia. Iran: il governo di Teheran è pronto ad accettare le ispezioni ai propri siti nucleari. Afghanistan: venti talebani uccisi in bombardamenti aerei. Sudan: il governo accusato dei bombardamenti aerei nel Darfur. Usa: le conclusioni della commissione di inchiesta sulla tragedia dello Shuttle Columbia.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Paolo Miccoli su Erasmo da Rotterdam e Jacques Bossuet, due “classici” della coscienza europea.

 

Nelle pagine italiane, i temi dell’economia, della criminalità e l’articolo di Piero Amici sul Meeting di Rimini.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 agosto 2003

 

 

DOPO L’ATTACCO DEL VIRUS “SOBIG F.” AI COMPUTER DI TUTTO

IL MONDO, TORNA IN PRIMO PIANO LA FRAGILITA’ DEI SISTEMI INFORMATICI,

SEMPRE PIU’ VITALI NELLE SOCIETA’ DEI PAESI SVILUPPATI

- Intervista con il colonnello Umberto Rapetto -

 

Un attacco informatico senza precedenti: in questi giorni, milioni di computer in 148 Paesi sono stati colpiti dal virus “Sobig F.”, diffusosi con rapidità straordinaria attraverso la posta elettronica. Secondo le prime stime, il virus ha causato un contraccolpo finanziario da 30 milioni di dollari. Particolarmente ingenti i danni provocati negli Stati Uniti dove a fare le spese dell’attacco degli hacker sono stati anche il sistema informatico dell’Fbi e del New York Times. Se dunque, si sta tracciando un bilancio degli effetti provocati da “Sobig F.” già si teme la propagazione di un nuovo virus ancora più potente. Ma cosa contraddistingue questa nuova generazione di virus informatici? Alessandro Gisotti lo ha chiesto al colonnello Umberto Rapetto, del Centro nazionale per l’informatica della Pubblica Amministrazione:

 

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R. – La cosa che ha sorpreso tutti è che è avvenuto in un periodo festivo, gli uffici erano chiusi, ciò nonostante è riuscito in meno di 48 ore a raggiungere anche le lande più desolate, sotto il profilo tecnologico. Parliamo della Cina: il 30 per cento dei computer di quella nazione sono stati coinvolti nell’epidemia informatica, considerata addirittura epocale. Nonostante non avesse grandi capacità aggressive, questo virus è stato capace di ‘stordire’ il computer, di rallentare le sue funzionalità. Forse, una grande prova generale: è questo che spaventa gli addetti ai lavori perché questo virus, apparentemente innocuo, è stato capace di fare il giro del mondo in maniera estremamente rapida, collezionando in pratica coordinate di posta elettronica di centinaia di migliaia o milioni – addirittura – di soggetti che possono essere i potenziali bersagli del prossimo attacco.

 

D. – Con il passare degli anni, la nostra vita quotidiana dipende sempre più dai computer. Quali sono i rischi insiti in un sistema così avanzato eppure così fragile?

 

R. – Da anni si parla di computer dependency, ovvero rapporto di dipendenza che riguardava inizialmente solo i computer, adesso invece le reti. Teniamo conto che l’intero patrimonio informativo che viene veicolato attraverso le reti aziendali, quelle istituzionali, quelle che ci consentono di prenotare un biglietto aereo, di fare la spesa, nel momento in cui c’è un blackout - abbiamo visto semplicemente quello elettrico e non quello elettronico quali danni sia capace di fare - un blackout di quella natura vanifica tutto il progresso che ci circonda. Ci si accorge che più un Paese è evoluto e maggiore è la sua esposizione al rischio che tutto si possa fermare.

 

D. – Dopo l’11 settembre si è cominciato a guardare con attenzione alla minaccia del terrorismo informatico. Quali sono gli scenari più attendibili di un attacco di questo tipo?

 

R. – Gli americani stanno guardando con terrore a quello che può essere la minaccia di un attacco criminale compiuto da organizzazioni terroristiche e hanno varato recentemente una prima versione di una direttiva in cui sono riepilogate le strategie nazionali. C’è la paura di un conflitto, apparentemente incruento, che può avere delle riverberazioni invece micidiali. Il fatto di rendere più sicuro il ciber-spazio è la testimonianza che si ha timore che un attacco possa essere perpetrato partendo da qualunque località del mondo. Immaginiamoci un soggetto che in un qualunque angolo del pianeta, armato di un personal computer e di un telefono cellulare, possa sferrare un attacco micidiale, ed è un attacco che incarna il ‘conflitto asimmetrico’, dove non si sa chi stia attaccando ma si sa chi viene attaccato, che non ha quindi capacità di replica. Gli elementi oggetto dell’attacco ciber-terroristico rischiano di sgretolare anche il più grosso impero.

 

D. – I governi dei Paesi più vulnerabili sotto il profilo degli attacchi ai sistemi informatici, stanno investendo a sufficienza nella sicurezza?

 

R. – Stanno cominciando ad investire. Mentre negli Stati Uniti è stato considerato uno degli obblighi non solo operativi ma addirittura morali per la nazione, il fatto di tutelare il patrimonio informativo, in altri Stati c’è stato invece un approccio un pochino più freddo. Ma poco alla volta, fortunatamente, le risorse vengono destinate anche a fare sicurezza, per dare garanzia al cittadino che tutto continuerà a funzionare nonostante la minaccia si faccia sempre più forte e pressante.

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EUROPA E MEDIO ORIENTE

ANCORA IN PRIMO PIANO AL MEETING DI RIMINI

 

Il Meeting di Rimini per l’amicizia fra i popoli torna a concentrarsi sull’Europa ed il presidente della Compagnia delle Opere, Giorgio Vittadini, parla di Costituzione anonima e rilancia la richiesta di revisione del testo e di un riferimento alle radici cristiane. In primo piano anche Iraq e Medio Oriente. Il sevizio della nostra inviata, Debora Donnini.

 

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L’Unione Europea ancora al centro del Meeting, non solo con il nuovo appello per un richiamo alle radici cristiane, ma anche con l’incontro ‘L’Est perché l’Ovest ci sia’, accentrato sulla necessità che il Vecchio Continente abbia un’anima e sia portatore di quei valori che l’hanno costituito.

 

La poetessa russa Olga Sedakova ha sottolineato l’importanza della cultura e non solo della ricerca del benessere. Sui benefici creati dall’Unione Europea con l’integrazione, specialmente per le aree più povere, si è soffermato mons. Diarmuid Martin, arcivescovo coadiutore di Dublino, evidenziando come il lungo periodo di pace, sperimentato dall’Europa, sia anche dovuto all’ispirazione dei grandi leader come De Gasperi, Schumann e Adenauer. Una vera integrazione senza monopoli, la necessità di riflettere le radici cristiane e l’invito a non dimenticare il Nord e il Sud del mondo sono stati tra i punti centrali del discorso di mons. Diarmuid Martin.

 

E anche ieri il Meeting non ha dimenticato la più stretta attualità internazionale. L’Iraq è stato al centro di un incontro con il ministro degli Esteri italiano, Frattini, che ha sottolineato l’importanza di un’azione multilaterale per la ricostruzione del Paese. Un Paese certamente non abbandonato dalla Chiesa. Alberto Piatti, direttore generale Apsi ed inviato in Iraq per conto di Cor Unum, ha raccontato l’azione delle suore di Madre Teresa, per esempio, rimaste a fianco di 15 bambini gravemente handicappati e delle domenicane del San Raffaele di Milano che hanno gestito il reparto maternità per tutti, cristiani e musulmani. A tracciare un ricordo della figura di Sergio Vieira de Mello, ancora mons. Diarmuid Martin, secondo il quale è necessario attuare politiche che rispondano alla necessità della popolazione dell’Iraq, così come la soluzione della questione israelo-palestinese.

 

Dal Meeting di Rimini, Debora Donnini, Radio Vaticana.

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AL VIA LA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA, TRA PASSATO E PRESENTE.

MA QUALE FUTURO?

- Servizio di Luca Pellegrini -

 

Oggi si inaugura a Venezia, la 60.ma Mostra del cinema, edizione diretta, per il secondo anno, da Moritz de Hadeln. Saranno presentate 143 pellicole, 86 lungometraggi di cui 20 in concorso per il Leone. La giuria della Mostra è presieduta dall’ultraottantenne regista Mario Monicelli. Tra le altre sezioni in concorso si sottolineano “Controcorrente”, “La settimana della critica”, “Nuovi territori”, “Qualità e glamour”, “Divi e cultura”. Il servizio di Luca Pellegrini.

 

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Il regista Woody Allen, fuori concorso, questa sera apre nella sala grande del palazzo del Cinema al lido di Venezia la Mostra internazionale con il suo “Anything else”, commedia newyorkese di amori e psicanalisi. Ed è finalmente assicurata anche la sua presenza, per la prima volta dopo tanti anni di promesse. Gli italiani, fanno quest’anno -  è il caso di dirlo -  la parte da leone, insieme alla cinematografia dell’Est più o meno lontano. L’Italia con intelligenza e autocritica riscopre la sua storia: Bernardo Bertolucci in “The dreamers” affronta nuovamente il ’68; Marco Bellocchio in “Buongiorno notte” indaga gli anni oscuri del delitto Moro attraverso gli occhi di un giovane terrorista; Paolo Benvenuti in “Segreti di Stato”, quelli altrettanto scomodi legati al massacro di Portella della Ginestra negli anni ’50. Miracoli e prodigi nel Salento sono invece raccontati da Edoardo Winspeare, nel film “Il miracolo” con una storia che rimane misteriosa ma che promette bene.

 

Dall’Asia si aspettano ancora una volta incursioni realistiche ed esplicite nel mondo confuso dei sentimenti e dei rapporti umani, anche quelli più intimi. Così come un amore andato a pezzi per due mondi, l’America e l’Europa entrati in collisione, questo il tema di “Le divorce” di James Ivory. Star a Venezia? Un esempio: George Clooney, avvocato divorzista che si imbatte nella più affascinante delle clienti, Catherine Zeta-Jones, nella commedia dei fratelli Coen “Intolerable Cruelty”; mentre Antonio Banderas ed Emma Thompson fronteggiano la tragedia della dittatura argentina in “Imagining Argentina” di Cristopher Hampton.

 

Il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura arriverà invece il 4 settembre allo stand dell’Ente dello spettacolo per conferire il premio Bresson al regista polacco Krzysztof Zanussi. Di grande significato per il nostro passato l’omaggio che la Mostra ha preparato quest’anno per i grandi produttori italiani, artefici di un trentennio indimenticabile del nostro cinema: Dino De Laurentis, che porta a casa un Leone alla carriera insieme all’attore Omar Sharif; Carlo Ponti, Goffredo Lombardo, Franco Cristaldi e Angelo Rizzoli: geni ed avventurieri. Si ritorna con nostalgia a quei tempi di sfarzi e dolce vita e di capolavori mai dimenticati. Il passato e il presente, dunque, che a Venezia è di casa. Ma il futuro del cinema che cosa ci riserva?

 

Da Venezia, Luca Pellegrini, per la Radio Vaticana.

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LA NOTTE DEL PIANETA ROSSO: MARTE VICINO ALLA TERRA

COME MAI NEGLI ULTIMI 60 MILA ANNI

- Intervista con il prof. Costantino Sigismondi -

 

Avverrà questa notte il tanto atteso avvicinamento tra la Terra e Marte che si troveranno a circa 55 milioni di chilometri di distanza. Uno spettacolo da non perdere che soltanto l’uomo di Neanderthal ha potuto ammirare prima di noi e che non si ripeterà prima del 2287. Soltanto sei mesi fa la distanza fra Marte e la Terra era maggiore di ben cinque volte rispetto a quella attuale ma stanotte il pianeta rosso potrà essere ammirato con un semplice telescopio ma anche ad occhio nudo. Il servizio è di Maria Di Maggio.

 

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(musica)

 

Il cielo d’agosto ci regala quest’anno un altro spettacolo emozionante: Marte, il pianeta che più di ogni altro ha stimolato da sempre la fantasia e la ricerca dell’uomo, si mostrerà questa notte ai nostri occhi come mai negli ultimi 60 mila anni. Ma lasciamo ora la parola a Costantino Sigismondi, professore di Storia dell’Astronomia, presso l’Università “La Sapienza” di Roma:

 

R. – E’ chiamata tecnicamente una grande opposizione, vuol dire che Marte si trova al perielio e la terra si trova all’afelio, cioè Marte nel punto più vicino al sole e la terra nel punto più lontano dal sole. Sono quindi molto vicini, poco più di 50 milioni di km, per cui le condizioni geometriche di quest’anno sono tali che si verificano ogni moltissime decine di migliaia di anni e in particolare questo è dovuto a moti secolari dell’orbita della terra e di Marte per cui è una condizione estremamente favorevole, da non perdere.

 

D. – Come apparirà Marte a chi alzerà gli occhi al cielo questa notte?

 

R. – Marte culmina innanzitutto alla mezzanotte locale a sud, e quindi sarebbe l’una, secondo l’ora legale, si trova a metà altezza nel cielo, stella color rosso chiaro, quasi arancione, molto luminosa, la più luminosa del cielo, tanto che non c’è nessuna difficoltà ad individuarla. Prima di tutto ad occhio nudo, poi con un telescopio, anche modesto, si possono vedere dettagli molto interessanti della superficie, dalla calotta polare - una calotta di anidride carbonica ghiacciata - a tutte le zone più scure che, nel giro di 24 ore e mezzo, Marte ci offre durante la sua rotazione.

 

D. – Professor Sigismondi, quali sensazioni, quali emozioni, suscita uno spettacolo così singolare nell’uomo che lo osserva?

 

R. – Si prova stupore, si prova ammirazione, si può prendere spunto per la meditazione. Non c’è rumore durante la notte, alzare gli occhi al cielo e vedere questo spettacolo che sarà riprodotto in questa maniera solo nel 2287, quindi lontano dalla nostra vita, è comunque un privilegio per noi, sia scienziati sia uomini. La possibilità di vedere uno spettacolo del genere, che è comunque un unicum, ci deve appagare e ci deve aprire alla contemplazione di ciò che è stato creato e di Colui che l’ha creato.

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CHIESA E SOCIETA’

27 agosto 2003

 

 

UN PIANO REGIONALE DI LOTTA ALL’AIDS E ALLA POVERTA’ E UN PATTO DI DIFESA COMUNE:

SONO GLI IMPEGNI ASSUNTI DAI LEADER DI 14 PAESI DELL’AFRICA AUSTRALE,

RIUNITI IN UN VERTICE DI DUE GIORNI A DAR ES SALAAM, IN TANZANIA

 

DAR ES SALAAM. = I capi di Stato e di governo dell'Africa australe, riuniti per un Vertice di due giorni a Dar es Salaam, in Tanzania, hanno adottato ieri un Piano d'azione regionale contro l'Aids, ponendo la lotta contro la pandemia e la povertà in cima alle loro priorità. I leader dei 14 Stati membri della Comunità di sviluppo dell'Africa australe (Sadc) hanno inoltre firmato un Patto di difesa reciproca, ufficializzando un approccio comune alle questioni di sicurezza e ponendosi come obiettivo la creazione di una Forza regionale, da mobilitare in aree di crisi. “Negli ultimi giorni abbiamo preso decisione importanti, che avranno un impatto sulla vita dei nostri popoli”, ha dichiarato, al termine dei lavori del Summit, il capo di Stato tanzaniano, Benjamin Nkapa, che ha assunto per un anno la Presidenza di turno della Sadc. Nkapa ha annunciato l’adozione, da parte dell’organizzazione, di un Piano d’azione regionale 2003-07 contro l’Aids, che riprende i principali impegni - accesso alle cure, prevenzione e mobilitazione sociale - assunti nel corso di un Vertice speciale sull’epidemia, svoltosi il mese scorso nel Lesotho. Il programma della Sadc “ci fornisce obiettivi quantificabili, in funzione dei quali si misureranno le nostre azioni, i nostri successi o la loro assenza”, ha detto Nkapa, precisando che a Aids e povertà è stata dedicata la massima parte delle discussioni a porte chiuse. “Circa 60 milioni dei nostri abitanti, vale a dire il 30%, vivono al di sotto della soglia di povertà internazionalmente riconosciuta”, ha sottolineato. Quanto al Patto di difesa comune, esso risponde - secondo un ufficiale sudafricano - alla volontà crescente dei Paesi africani di organizzarsi “regionalmente e continentalmente” per poter intervenire, in modo rapido e senza aiuti esterni, in conflitti, in zone di tensione o per reagire ad una minaccia terroristica. (R.G.)

 

     

DA DOMANI AL 31 AGOSTO PELLEGRINAGGIO ALPINO DI GIOVANI EUROPEI NEL PARCO DELL’ADAMELLO, IN TRENTINO.

PER RICORDARE IL 25 MO ANNIVERSARIO DI PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II

SARA’ INCASTONATA TRA LE ROCCE UNA SPECIALE MEDAGLIA

 

TRENTO. = La terza edizione del pellegrinaggio alpino sull’Adamello, in programma da domani al 31 agosto, vedrà la partecipazione di giovani di diverse nazionalità del Vecchio Continente. “Quest’anno il pellegrinaggio vuole assumere una connotazione europea vista la fase storica dell’allargamento ed il Trattato di Costituzione europea anche alla luce dei continui richiami del Pontefice a riscoprire e non nascondere le radici cristiane del nostro Continente”, ha spiegato il direttore dell’Ufficio Cei per i Giovani, don Paolo Giulietti. Diverse le iniziative che intratterranno i giovani lungo le giornate, tra cui un incontro con il cardinale Ersilio Tonini e varie celebrazioni liturgiche, soprattutto per chi resterà a valle. Invece “i giovani che saliranno in quota – ha spiegato don Giulietti - incastoneranno nelle rocce una medaglia a ricordo del 25.mo anno di pontificato del Papa, grande amante della montagna. A tale proposito si sta progettando in uno dei Rifugi in alta quota un piccolo museo dedicato al Papa e alla montagna”. (R.G.)

 

 

DOPO 13 ANNI DI NEGOZIATI IL GOVERNO DEL CANADA

RESTITUIRA’ UNA VASTA REGIONE, GRANDE QUASI QUANTO LA SVIZZERA,

AD UNA TRIBU' NATIVA, CHE POTRA’ GODERE DI AMPIA AUTONOMIA

 

OTTAWA. = Una vasta regione, di 39 mila chilometri, poco meno dell’estensione della Svizzera, è stata restituita dal governo canadese ad una Tribù di nativi americani, che avrà ampi diritti di autogoverno del territorio. Si conclude così un lungo negoziato, avviato 13 anni fa, fra Ottawa e la “Tlicho First Nation”, la tribù dei “dogrib” (costola di cane), che abitavano originariamente il territorio, dove si trovano anche le uniche due miniere di diamanti del Canada. Secondo l’accordo, il governo canadese dovrà versare anche 152 milioni di dollari canadesi nei prossimi 15 anni alla Tribù, che è composta da 3 mila persone. (R.G.)

 

 

LE MISSIONI E LE SFIDE DEL MONDO CONTEMPORANEO IN PRIMO PIANO

ALLA SETTIMANA NAZIONALE DI SPIRITUALITA’ E FORMAZIONE MISSIONARIA,

IN CORSO ALLA CITTADELLA DI ASSISI

 

ASSISI.= “Discernere l’oggi di Dio - Una Chiesa per il mondo”: questo il tema della Settimana nazionale di spiritualità e formazione missionaria, in corso nella Cittadella di Assisi. All’incontro, che si concluderà il 30 agosto, mons. Giuseppe Andreozzi, direttore dell’Ufficio nazionale per la Cooperazione missionaria tra le Chiese, ha presentato il tema “La Chiesa casa e scuola di comunione”, come apertura e anticipazione di quanto sarà approfondito nel convegno missionario nazionale, in programma a settembre 2004. Mons. Agostino Superbo è intervenuto indicando le strade concrete per la vita pastorale delle comunità cristiane. Nel pomeriggio di ieri si è, quindi, aperto il dibattito sul tema “Quando irruppe il futuro! Il Concilio Vaticano II ci interpella”. La tavola rotonda ha avuto per relatori mons. Luigi Bettazzi, testimone del Concilio, e don Lenzi, docente di storia della Chiesa. Durante la celebrazione eucaristica - presieduta da mons. Luigi Bressan - è stato rivolto ai partecipanti l’invito a non preoccuparsi solo di demolire ciò che non va, ma nell’insegnamento di Francesco e Chiara, innamorati di Cristo, lottare per aprire nuove vie missionarie in risposta agli appelli del mondo contemporaneo. (A.G.)

 

 

ANCORA MOLTE INCERTEZZE SUI TESTI DI ACCORDI CHE SARANNO DISCUSSI

NELLA CONFERENZA MINISTERIALE DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE IN PROGRAMMA

A CANCUN, IN MESSICO, DAL 10 AL 14 SETTEMBRE. IL TEMA PIU’ CONTROVERSO

RIGUARDA LE SOVVENZIONI ALLE POLITICHE AGRICOLE NEI PAESI SVILUPPATI

 

CANCUN. = Attesa per la prossima apertura in Messico, della quinta Conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), che si svolgerà dal 10 al 14 settembre nella città di Cancùn. Una riunione a lungo preparata, da circa due anni, e i cui risultati saranno decisivi soprattutto per la vita di milioni di poveri in tutto il mondo. Due i temi principali che saranno affrontati nella città messicana: i sussidi all’agricoltura e la libertà di fare investimenti in qualsiasi parte nel mondo. Le politiche di sostegno agricolo delle aree più sviluppate, come l’Unione Europea e gli Stati Uniti, costerebbero infatti agli agricoltori dei Paesi in via di sviluppo circa 24 miliardi di dollari l’anno, come sostiene l'International Food Policy Research Institute (Fpri), organizzazione non governativa di Washington. Secondo l’Istituto, eliminare le sovvenzioni agricole e i dazi all’importazione nei Paesi ricchi rappresenterebbe introiti per i Paesi in via di sviluppo pari a 60 miliardi di dollari l’anno. Se si tolgono gli aiuti che Ue, Usa e altri Paesi sviluppati versano loro ogni anno, si arriva a perdite pari a 24 miliardi di dollari. Una richiesta esplicita di ridurre le tariffe doganali ed eliminare altri ostacoli al commercio internazionale, in particolare nel settore tessile, abbigliamento e prodotti agricoli è giunta anche da Eurocommerce, l’Organizzazione internazionale che rappresenta i settori dell’ingrosso, del dettaglio e del commercio internazionale presso l’Unione europea. In un documento presentato ieri a Bruxelles, Eurocommerce chiede ai 146 membri dell’Omc di “approvare una serie di impegni chiari per una maggiore liberalizzazione”, dato che “è nell'interesse reciproco del commercio europeo e del mondo in via di sviluppo”. Il commercio europeo richiede, secondo la nota, “negoziati per la semplificazione e l’armonizzazione delle procedure doganali”. Eurocommerce critica anche le “misure antidumping”, definite “un mezzo gradito da molti Paesi per proteggere artificialmente le industrie nazionali”. Questioni di minore importanza in agenda a Cancùn saranno il trattamento differenziato dei Paesi sviluppati e in via di sviluppo, l’introduzione di misure per semplificare i controlli e ridurre le procedure nei commerci; la competizione internazionale per tutti gli appalti pubblici, le eccezioni alle direttive di liberalizzazione imposte dalla Omc. (R.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

27 agosto 2003

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Si sono ufficialmente aperti questa mattina a Pechino, alla presenza di Stati Uniti, Russia, Cina, Giappone ed entrambe le Coree, i colloqui sulla crisi nucleare nordcoreana iniziata dieci mesi fa, quando Pyongyang aveva ammesso di possedere un programma di sviluppo di armi di distruzione di massa. Sulle posizioni sostenute dalle delegazioni partecipanti ai negoziati multilaterali ci riferisce Chiaretta Zucconi:

 

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La sessione di questa mattina è stata aperta dagli interventi dei vari delegati, tra cui quello nordcoreano che ha proposto a Washington di siglare un trattato bilaterale di non aggressione, in cambio della rinuncia di Pyongyang alle sue ambizioni nucleari. La Nord Corea ha in pratica ribadito anche in questa sede una vecchia richiesta fatta già in passato che non trova affatto d’accordo gli Stati Uniti. Per la Casa Bianca, infatti, sarebbe molto meglio giungere ad una sorta di promessa multilaterale scritta, che coinvolga anche il Giappone e Sud Corea, in cambio della rinuncia completa e verificabile da parte della Nord Corea al suo programma nucleare. Per superare quest’ostacolo molto dipenderà adesso dalle posizioni che assumeranno durante i colloqui Russia e Cina, alleati storici della Corea del Nord. Nei mesi scorsi, sia Pechino che Mosca, hanno più volte ribadito che una soluzione pacifica della crisi nucleare nella penisola coreana dovrà tenere conto anche delle richieste di garanzie sulla sicurezza, tenacemente avanzate da Pyongyang.

 

Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

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Anche le ambizioni nucleari dell’Iran destano la preoccupazione della comunità internazionale. L’Agenzia dell’Onu per l’energia atomica (Aiea) riconosce una maggiore disponibilità da parte dell’esecutivo di Teheran a collaborare per i controlli sul nucleare ma ha rivelato di seguire “con inquietudine” il programma atomico della Repubblica islamica, soprattutto in materia di arricchimento del combustibile. L’Iran, ieri, ha comunque manifestato la propria disponibilità ad accettare ispezioni senza preavviso ai suoi siti nucleari.

 

In India è di almeno 39 morti il drammatico bilancio delle vittime della ressa causata dalla folla di fedeli riuniti a Nasik, nell’area occidentale del Paese, per il Festival religioso della Kumbh Mela. E’ intanto sempre più alta la tensione tra India e Pakistan, dopo le esplosioni di due autobomba che, lunedì scorso, hanno provocato a Bombay almeno 52 morti e 150 feriti. Il vice-premier indiano, Advani, ha attribuito il massacro a due gruppi di estremisti musulmani, uno dei quali proprio di origine pachistana. Advani ha anche chiesto ad Islamabad l’estradizione di 19 fondamentalisti islamici, considerati responsabili di attentati contro obiettivi indiani. Una richiesta immediatamente rifiutata dal Pakistan, che respinge seccamente l’accusa di essere coinvolto in una guerra di terrorismo contro l’India.

 

I semi dell’odio e della violenza continuano ad insanguinare, purtroppo, le strade di Baghdad. Due agenti di polizia e due passanti sono rimasti uccisi, oggi, nella capitale irachena in una sparatoria tra poliziotti e un gruppo di uomini armati che stava fuggendo a bordo di un'auto rubata. In uno scenario così complesso l’attenzione della comunità internazionale è soprattutto rivolta al futuro del Paese arabo. L’amministratore americano dell'Iraq, Paul Bremer, ha dichiarato che “la ricostruzione del Paese costerà diverse decine di miliardi di dollari”, aggiungendo che 45 Paesi si sono già impegnati a contribuire con aiuti finanziari. Tra le priorità, il ripristino delle reti di distribuzione dell’energia elettrica e dell’acqua. In risposta all’attentato del 19 agosto  scorso, a Baghdad, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha intanto adottato una risoluzione stilata dal Messico per proteggere il personale Onu e gli operatori umanitari nel mondo. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Il numero delle vittime americane dopo il 1° maggio, quando il presidente Bush dichiarò la fine dei combattimenti principali, è salito a 140, ossia due in più dei 138 morti durante il conflitto. Proprio per rispondere alle critiche, il capo della Casa Bianca ha parlato ieri in Missouri. Bush ha detto che l’America sta lavorando per espandere la libertà, la pace e la sicurezza ed era giusto intervenire in Iraq per abbattere una dittatura sanguinaria. Quindi, ha detto che quel Paese è diventato un test nella guerra ai terroristi che fomentano la violenza per far fallire la democrazia e quindi l’America non si ritirerà. Le forze di occupazione infatti continuano la loro caccia ai fedelissimi di Saddam. Ieri hanno lanciato un nuovo raid nel nord dell’Iraq e hanno arrestato 24 persone, accusate di collaborare con la guerriglia. All’Onu invece sono emerse difficoltà per la nuova risoluzione, che gli Stati Uniti vorrebbero allo scopo di convincere più Paesi ad inviare truppe. Fonti diplomatiche sostengono che Washington potrebbe rinunciare a questo passo.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Trasferiamoci in Medio Oriente, dove nel corso del raid scattato ieri, nei pressi di Gaza, per colpire un militante del “braccio armato” di Hamas è rimasto ucciso un passante palestinese. Funzionari israeliani delle forze di sicurezza hanno comunque dichiarato che l’esercito dello Stato ebraico non rinuncerà alle operazioni tese a colpire i leader dei movimenti fondamentalisti palestinesi. Una condanna di quelle che sono definite “le aggressioni israeliane” è stata espressa dal governo palestinese riunito a Gaza dal primo ministro Abu Mazen. Il presidente palestinese Yasser Arafat, in un’intervista alla Reuters, ha inoltre dichiarato di essere pronto ad applicare la legge contro le organizzazioni estremiste palestinesi a condizione che Israele interrompa i propri attacchi.

 

Magomed Goussaiev, ministro della Politica etnica della repubblica russa del Daghestan, non lontana dalla Cecenia, è rimasto ucciso oggi in un attentato. L’uomo stava partendo a bordo della sua vettura quando due sconosciuti hanno appoggiato un ordigno sul tetto dell’auto, esplosa subito dopo. Sconosciuto al momento il movente dell’attacco, anche se Goussaiev era noto per la sua ferma opposizione agli estremisti islamici.

 

I risultati definitivi delle elezioni in Rwanda non hanno lasciato spazio a sorprese: Paul Kagame si è riconfermato presidente con oltre il 95 per cento dei voti ed il suo principale sfidante, l’ex premier Faustin Twagiramungu, ha ottenuto soltanto il 3,62 per cento dei consensi. Ma questa schiacciante vittoria non è priva di polemiche, come ci conferma Giulio Albanese:

 

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Paul Kagame ha vinto le presidenziali del Rwanda, dimostrando di essere il vero capo incontrastato di un sistema politico che fa prove di democrazia, anche se non troppo convincenti. Una vittoria schiacciante, che premia sicuramente la sua capacità di fare il militare di professione, preoccupato com’è di garantire la sicurezza del Paese. Un successo annunciato che, però, non ha mancato di sollevare dure critiche e proteste. Le prime sono venute soprattutto dal suo principale avversario. Twagiramungu ha respinto categoricamente i risultati, annunciando di voler ricorrere alla Corte Suprema e chiedendo di organizzare nuove libere elezioni. E preoccupazione è venuta anche dal dipartimento di Stato per le continue informazioni riguardo alle intimidazioni e alle incarcerazioni subite dai candidati dell’opposizione e dai loro sostenitori. Dal ’94 ad oggi Kagame è stato un capo militare a tutti gli effetti ed ora dovrà essere un politico capace di persuadere senza quell’esercito e quella polizia che vietano ogni forma di diffidenza.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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In Liberia, nonostante l’accordo di pace tra il governo di Monrovia ed i ribelli le condizioni di vita dei civili restano estremamente gravi. “Molti prodotti alimentari rubati nelle scorse settimane nel porto di Monrovia – ha rivelato una fonte locale all’Agenzia missionaria Misna - sono in vendita al mercato nero ed i prezzi dei negozi sono triplicati per recuperare le perdite subite durante le lunghe settimane di assedio nella capitale”. Un’altra fonte ha aggiunto che a Buchanan, seconda città portuale del Paese, non sono ancora arrivati gli indispensabili aiuti umanitari destinati alla popolazione locale e agli sfollati. A questo precario contesto si aggiungono i tentativi del governo di transizione, finora vani, di ristabilire la pace. L’episodio più grave degli ultimi giorni è stato il massacro di un migliaio di civili, compiuto dai guerriglieri del Model nel nordest.

 

 

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