RADIOVATICANA
Anno XLVII n. 236 - Testo della
Trasmissione di domenica 24 agosto 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
L’Afghanistan ancora lontano
dalla normalizzazione. Ne parliamo con Rossella Miccio di Emergency
CHIESA E SOCIETA’:
24
agosto 2003
IL
VANGELO E LE RADICI CRISTIANE, RICONOSCIUTE ESPLICITAMENTE
NEL
TRATTATO DELLA COSTITUZIONE EUROPEA,
GARANZIA
DI FUTURO PER L’INTEGRAZIONE CONTINENTALE.
COSI’
IL PAPA DA CASTEL GANDOLFO, DURANTE LA PREGHIERA DELL’ANGELUS
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Servizio di Alessandro De Carolis -
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La “principale garanzia di futuro” per l’Europa unita e
integrata a oriente sta nel riconoscere “esplicitamente” le proprie radici
cristiane e nell’aderire ai valori del Vangelo, a partire dalla Costituzione
attualmente allo studio dei governi del continente. Come ormai da numerose
domeniche, anche nell’Angelus di oggi, a Castel Gandolfo, Giovanni Paolo II è
tornato ad insistere, con affermazioni ancor più nette rispetto alle
precedenti, sull’importanza che la tradizione e la bimillenaria storia
cristiana trovino adeguato risalto tra i principi ispiratori del Trattato
costituzionale del quale l’Unione Europea sta per dotarsi. Il Papa ha detto di
seguirne “nella preghiera” il “laborioso cammino” ed ha espresso un chiaro auspicio:
“Confido che quanti vi stanno dedicando le loro
energie siano sempre mossi dalla convinzione che un buon ordinamento della
società deve radicarsi in autentici valori etici e civili, il più possibile
condivisi dai cittadini”.
Nel cuore di Giovanni Paolo II è ben presente anche il
“processo di integrazione europea”, che procede parallelamente ai lavori
costituzionali. Nel rivolgere uno sguardo panoramico alle singole strutture
comunitarie - dal Consiglio d’Europa alla Corte europea dei Diritti dell’uomo,
fino all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa - il
Pontefice ha invitato tali organismi a perseguire e difendere i propri ideali
di democrazia rimanendo agganciati al Vangelo, definito una “sicura garanzia a
vantaggio della libertà, della giustizia e della pace di tutti”, che siano
credenti o meno:
“La Chiesa Cattolica è convinta che il Vangelo di Cristo,
che ha costituito elemento unificante dei popoli europei durante molti secoli,
continui a rimanere ancor oggi una inesauribile fonte di spiritualità e di
fraternità. Il prenderne atto torna a vantaggio di tutti e il riconoscere
esplicitamente nel Trattato le radici cristiane dell’Europa diventa per il
Continente la principale garanzia di futuro”.
Prima dei saluti ai pellegrini radunatisi all’interno e
all’esterno del palazzo apostolico, il Papa ha affidato alla Madonna il lavoro
dell’Unione Europea impegnata, ha affermato, “a cercare forme nuove di
apertura, incontro e collaborazione tra i suoi Stati membri”. “Invochiamo Maria
Santissima - ha concluso Giovanni Paolo II - perché faccia sì che non venga mai
meno, nella costruzione dell’Europa di oggi e di domani, quell’ispirazione
spirituale che è indispensabile per operare in modo autentico a servizio
dell’uomo”.
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24
agosto 2003
L’INNATO ANELITO DI DIO, RADICATO NEL CUORE
DELL’UOMO,
SPESSO
OSCURATO DAL PROFITTO CHE ORIENTA E SFRUTTA I DESIDERI DEI SINGOLI.
LO
AFFERMA GIOVANNI PAOLO II NEL SUO MESSAGGIO AL MEETING DI RIMINI,
CHE
APRE NEL POMERIGGIO I SUOI LAVORI
- Servizio
di Stefano Andrini -
“Una
pluralità di desideri ha sostituito l’anelito che Dio ha posto nella persona
come pungolo perché lo cerchi e in Lui trovi pieno compimento”. Suona così una
delle affermazioni centrali del messaggio inviato a nome del Papa dal cardinale
segretario di Stato, Angelo Sodano, ai partecipanti al 24.mo Meeting
dell’Amicizia tra i popoli, in programma a Rimini da oggi pomeriggio e fino a sabato
prossimo. Il tradizionale appuntamento organizzato da Comunione e liberazione -
che ospiterà sulla riviera romagnola centinaia personalità di punta del mondo politico,
economico, culturale, scientifico italiano e internazionale – ruota quest’anno
attorno ad una affermazione, tratta dal Salmo 33: “C’è un uomo che vuole la
vita e desidera giorni felici?”.
I
numeri del Meeting 2003 parlano di 600 mila presenze, di oltre 130 incontri e 2
mila volontari, 27 spettacoli, 16 mostre, 30 avvenimenti sportivi. Poco fa, il
presidente della Camera dei deputati italiana, Pier Ferdinando Casini, ha anticipato
in conferenza stampa alcuni temi del suo intervento, che inaugurerà tra breve
l’evento riminese. Evento al quale, come già accennato, il Papa non ha voluto
far mancare la sua parola. Da capoluogo rivierasco, il servizio di Stefano Andrini:
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Nel
messaggio agli organizzatori, inviato dal segretario di Stato cardinale Angelo
Sodano e letto dal vescovo di Rimini, durante la celebrazione della Messa, il
Santo Padre ricorda che il mondo tende spesso ad oscurare nelle persone il naturale
desiderio di felicità. “La società attuale - annota Giovanni Paolo II – privilegia
un tipo di desiderio controllabile secondo leggi psicologiche e sociologiche, e
quindi utilizzabile spesso a fini di profitto o di gestione del consenso”. Una
pluralità di desideri, prosegue il Papa, “ha sostituito l’anelito che Dio ha
posto nella persona come pungolo perché lo cerchi e in Lui solo trovi
compimento e pace”. I desideri parziali, “orientati con potenti mezzi in grado
di influenzare le coscienze, diventano forze centrifughe che spingono l’essere
umano sempre più lontano da se stesso e lo rendono insoddisfatto e talora
persino violento”.
Il
Meeting, rileva ancora il messaggio, “ripropone un tema di perenne attualità:
la creatura umana che è animata da questo desiderio di compimento infinito non
è mai riducibile ad un mezzo per il raggiungimento di un qualsivoglia interesse.
L’orma del divino, che in essa prende la forma di nostalgia per la felicità, la rende per sua natura non
strumentalizzabile”. La persona – sottolinea ancora il Papa – deve però “essere
sostenuta da un’adeguata educazione, che tenda a favorire il ridestarsi in lei
della consapevolezza del proprio fine. Ciò presuppone un amore sincero per la
libertà dell’uomo e un impegno instancabile in sua difesa”.
Il Meeting
2003 – afferma infine il messaggio del Papa – ricorda ai popoli d’Europa, “che
sembrano vacillare sotto il peso della loro storia, dove affondano le loro
radici. Il futuro si costruisce ripartendo dalle origini dell’Europa e facendo
tesoro delle esperienze passate, per larga parte segnate dall’incontro con
Cristo”. Tra gli ospiti della giornata inaugurale, figura il presidente della
Camera dei deputati, Pier Ferdinando Casini, che nella prima conferenza stampa
della manifestazione ha parlato tra l’altro d’Europa. “Nel momento in cui si
parla di allargamento anche alla Turchia – ha sostenuto – non dobbiamo aver
paura di dire che la radice cristiana è il minimo comune denominatore per
tutti”.
Da Rimini, per Radio Vaticana, Stefano Andrini.
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LA CAPPELLA SISTINA IN MOSTRA AL MEETING DI
RIMINI.
TRA
RICOSTRUZIONI D’EPOCA E VISIONI MULTIMEDIALI, LA STORIA
DEGLI
AFFRESCHI E DEL RESTAURO DEL CAPOLAVORO DI MICHELANGELO
-
Servizio di Maria Di Maggio -
Il Meeting per l’amicizia tra i popoli di Rimini tra le
varie iniziative culturali, propone quest’anno anche la mostra “La Sistina e
Michelangelo. Storia e fortuna di un capolavoro”. L’esposizione, nata da un
progetto di collaborazione tra il Meeting ed i Musei Vaticani, presenta in
forma divulgativa la storia e i grandi cicli pittorici della Cappella Sistina,
alla luce dei nuovi studi che hanno accompagnato il lungo e impegnativo
restauro degli affreschi, conclusosi in occasione del Giubileo del 2000.
L’esposizione, che si tiene nelle sale di Castel Sismondo,
è posta sotto l’Alto Patronato del cardinale segretario di Stato, Angelo
Sodano, e sotto l’Alto Patronato del presidente della Repubblica italiana,
Carlo Azeglio Ciampi. La mostra verrà presentata questo pomeriggio alla stampa
ed aperta al pubblico da e domani fino al 16 novembre prossimo. Il servizio di
Maria Di Maggio.
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(musica)
La Cappella Sistina vista come nessuno l’ha mai potuta
ammirare: è questa l’occasione fornita dalla Mostra “La Sistina e Michelangelo.
Storia e fortuna di un capolavoro”, che il Meeting per l’amicizia tra i popoli
di Rimini ed i Musei Vaticani propongono al grande pubblico, avvalendosi di uno
spettacolare apparato iconografico e multimediale. Ai nostri microfoni,
Francesco Buranelli, direttore generale dei Musei Vaticani:
R. - L’iniziativa vuole essere un
ponte tra il Palazzo apostolico, il Vaticano, i Musei Vaticani ed il grande
pubblico che ha sempre a cuore un capolavoro, ma che non tutti possono venire a
visitare. Per questo, abbiamo pensato e realizzato una mostra, che in futuro
potrà anche diventare itinerante, così da presentare altrove questo grande
capolavoro, simbolo della Chiesa di Roma e dei vari pontefici.
D. - E quindi, che cosa offre al
visitatore questo excursus nella storia della Cappella Sistina?
R. – La possibilità di capire come
è nata e come è stata portata a termine la Cappella, attraverso le singole fasi
della sua realizzazione. E poi, la possibilità di un viaggio particolare
all’interno della Sistina, pur senza recarsi in Vaticano. Abbiamo utilizzato
tutti i mezzi più moderni di cui potevamo disporre: modelli, ricostruzioni una
ad una del ponte sul quale Michelangelo affrescò la volta, e soprattutto
ricostruzioni virtuali, filmati fatti durante le delicatissime fasi del
restauro... C’è una sezione molto divertente, che presenta la fortuna di questo
monumento, e per fortuna si intende appunto come gli artisti dei secoli
successivi hanno preso ispirazione oppure si sono cimentati nel riprendere i
motivi caratteristici di questo capolavoro.
D. – Dottor Buranelli, qual è il
messaggio che parte da questa mostra organizzata in concomitanza con il Meeting
di Rimini?
R. – Noi dei Musei Vaticani e
l’Associazione del Meeting di Rimini abbiamo ormai un rapporto di
collaborazione che risale già ad esperienze precedenti. Questa non è che una
tappa di un rapporto, nella quale i beni culturali ritornano come messaggio
visivo di una Parola di Dio che non è sempre facile far giungere a tutti. Ecco,
attraverso il bene culturale, questi messaggi possono arrivare agli occhi e
alla mente di tutti i cittadini del mondo. Questa è una linea che la Chiesa di
Roma e gli ultimi pontefici – Paolo VI e Giovanni Paolo II, nella sua recente Lettera
agli artisti – hanno sempre rimarcato. Non stiamo facendo altro che mettere
in pratica l’insegnamento del Papa.
(musica)
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IL
NUOVO CORSO SOFFOCATO DA MILLE VIOLENZE
-
Intervista con Rosella Miccio -
Sullo
sfondo e parallelamente alle notizie di violenza che ogni giorno rimbalzano nel
mondo dall’Iraq, in Afghanistan la normalizzazione stenta a svilupparsi in modo
stabile. Nei giorni scorsi, due soldati afghani e quattro guerriglieri Taleban
sono rimasti uccisi in uno scontro a fuoco nella provincia centrale di Uruzgan,
innescato dall'ultima incursione di miliziani del deposto regime. E, in precedenza,
un agente dei servizi speciali americani era morto durante una operazione nei
pressi di Orgun, nella provincia afghana di Paktika. La pace, dunque, appare
ancora lontana, come conferma Rossella Miccio di Emergency, raggiunta telefonicamente
a Kabul da Stefano Leszczynski.
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R. – Attualmente, io parlerei più che altro di un
conflitto su scala ridotta rispetto a prima, nel senso che si sentono ancora
quotidianamente notizie di scontri, esplosioni, attentati in varie parti del
Paese. Senza contare, poi, tutta una serie di ordigni inesplosi, mine, armi che
sono ancora in giro e che mietono le loro vittime quotidiane.
D. – Qual è la situazione umanitaria?
R. – Non c’è ancora acqua corrente nelle case - non parlo
di acqua potabile ma proprio di acqua corrente - non c’è elettricità, non ci
sono strade, la viabilità è un disastro. Di scuole ne sono state aperte poche e
soltanto in alcune aree. Anche il sistema sanitario stenta a riprendere
l’attività. Questo in generale nel Paese. A Kabul, c’è sicuramente molta più
attività: questo però ha portato ad un incremento dei prezzi, che riguarda
soprattutto i generi di prima necessità. Le case costano tantissimo e c’è
penuria di abitazioni, perché alcune zone sono completamente distrutte e non
riutilizzabili, non riedificabili. Anche i generi alimentari di prima necessità
hanno raggiunto dei prezzi assolutamente insostenibili per molti afghani.
D. – Per quanto riguarda la sicurezza delle organizzazioni
umanitarie c’è ancora un forte rischio ad operare nella zona?
R. - Ci sono notizie di incidenti capitati a varie
organizzazioni internazionali. Noi non li abbiamo mai sperimentati
direttamente. Non abbiamo mai avuto problemi riguardanti il coinvolgimento in
incidenti dei membri del nostro staff. Ma, certamente, la situazione non è
facile per le organizzazioni internazionali che lavorano qui.
D. – Cosa di può dire, invece, della percezione dei civili
afghani circa la presenza militare straniera nel loro Paese?
R. – Io le posso dire che ero qui l’anno scorso. Sono
stata qui da febbraio ad agosto ed inizialmente i civili, la gente comune, ha
sicuramente accolto a braccia aperte i soldati, o comunque manteneva un
atteggiamento positivo nei confronti delle forze militari straniere, giacché si
avevano delle grandi aspettative verso il futuro. Quando ad agosto sono andata
via, ho riscontrato sicuramente molta più delusione. Non c’era più questo
entusiasmo. Tornando nel 2003, a quasi un anno di distanza, devo dire che i sentimenti
di delusione sono ormai molto radicati, perché ci si aspettava tanto ed invece
la situazione, per la maggior parte delle persone, non è assolutamente migliorata
in termini sostanziali, pratici, di vita quotidiana.
D. – C’è allora l’impressione che l’Afghanistan sia stato
un po’ dimenticato dall’attenzione internazionale…
R. – Questa è
sicuramente la percezione che abbiamo noi, ma che ha anche la gente comune.
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CENTINAIA
DI GIOVANI ALLA TRADIZIONALE TENDOPOLI DEL GRAN SASSO,
PER
RIFLETTERE CON SAN GABRIELE DELL’ADDOLORATA
SULL’INVITO
A SANTIFICARE SE STESSI, IL TEMPO E IL MONDO
-
Servizio di Francesco Vitale -
Si è conclusa ieri, con una solenne concelebrazione
eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Loreto, Angelo Comastri, la 23.ma
edizione della Tendopoli, svoltasi dal 19 agosto nel Santuario di San Gabriele
dell’Addolorata, ai piedi del Gran Sasso, in provincia di Teramo. I
partecipanti - oltre 1500, in larga parte ragazzi e ragazze, provenienti da
tutte le parti d’Italia - hanno riflettuto a fondo sulla vita di San Gabriele,
un giovane che ha vissuto in modo radicale il Vangelo. Il servizio di Francesco
Vitale.
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Quest’anno, la manifestazione ispirata al carisma dei
padri passionisti ha avuto per titolo “I Giovani: nel Tempo, con la Tenda, per
edificare il Tempio”. La tematica è stata determinata dalla scelta di
sviluppare una riflessione sui dieci comandamenti. In questa nuova edizione, la
riflessione ha ruotato attorno al terzo comandamento, “Ricordati di santificare
le feste”. Un precetto che non comporta la rinuncia al sano divertimento, ma
invita ad attualizzare nella quotidianità la gioia della risurrezione,
santificando il “tempo” (la vita dell’uomo), per trasformare la “tenda” (il
mondo che ci ospita) in “tempio” (la tenda dell’uomo in cui Dio è ospite
fisso). Padre Francesco Cordeschi, fondatore e assistente spirituale nazionale
del movimento, ci spiega cosa abbia spinto i giovani a partecipare:
“I giovani, in gran parte, vengono al Santuario di San
Gabriele perché trovano un giovane Santo, un modello di comportamento, ma
trovano pure nella tendopoli una proposta educativa. Nella tendopoli c’è
precarietà, c’è essenzialità e c’è un richiamo costante proprio all’esigenza di
alzare gli occhi verso il cielo, perché la pioggia e il vento ci richiamano
alla nostra relatività. Per questo i giovani vengono. Vengono perché qui non
hanno l’acqua calda, non hanno i comfort che possono avere a casa. E stando
insieme, riscoprendo la gioia della fraternità, dell’amicizia di mille persone,
della condivisione di una comune passione, si scatena un’amicizia che
relativizza quelle cose che a volte nella vita quotidiana ci sembrano
essenziali e indispensabili”.
Ogni anno - continua padre Cordeschi - migliaia di giovani
piantano il cuore e le tende intorno al Santuario, per vivere una forte
esperienza di fede. Su una collina trasformata in tendopoli, i giovani si
confrontano, pregano e cantano. S’interrogano sul senso della vita e cercano
nell’altro il volto di Gesù Cristo, condividendo emozioni, scoperte,
riflessioni e speranze:
“Gli ideali che hanno sono quelli tipici della gioventù di
oggi, che secondo me - ma la mia è una convinzione condivisa anche da alcuni
sociologi - è una gioventù un po’ stanca di proposte così globalizzate e
omologate. Nel depliant che abbiamo inviato c’è scritto: “Non aver paura,
giovane, di sognare, perché c’è tanta gente che si priva di sognare. Non aver
paura di coloro che sorridono dei tuoi sogni. C’è troppa gente, pratica, che
mangia il pane intriso di sudore della fronte dei sognatori”.
I
tendopolisti respirano a pieni polmoni Dio e la santità. Restano in silenzio e
in ascolto di Dio, per imparare a parlare con Lui e di Lui. Gabriele li ha
chiamati e accolti, li guida su questo cammino con il suo fascino. La gioia
scorre abbondante nell’arco dell’intera esperienza: ne hanno bisogno per poter
comunicare una volta tornati a casa a tutti coloro che sembrano nutrirsi di
noia, a chi si appoggia alle illusioni. Vicino a Gabriele, nella durezza della
tenda, ritrovano le coordinate della propria vita che scoprono arida e assetata
finché non diventa tenda di Dio. Ricchi di questa esperienza, saranno lievito
di rinnovamento e creeranno spazi di riconciliazione in famiglia, in parrocchia,
a scuola, nel luogo di lavoro. Ripartono con l’impegno della meditazione quotidiana,
personale e comunitaria, e di un serio lavoro per la propria formazione cristiana.
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INIZIATE
A L’AQUILA, NEL RICORDO DI SERGIO VIEIRA DE MELLO,
LE
MANIFESTAZIONI PER LA FESTA DELLA “PERDONANZA CELESTINIANA”
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Servizio di don Luca Pellegrini -
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Sono ben 709 anni che, a fine agosto, si leva da L’Aquila,
grazie a Papa San Celestino V, un messaggio di pace, perdono, solidarietà e
riconciliazione. Si chiama “Perdonanza” la grande intuizione spirituale di
Pietro Angelario, anziano eremita divenuto Papa nel 1294. Un’indulgenza, quella
del 29 agosto, concessa attraverso una storica bolla che inaugura la serie dei
Giubilei cristiani. Prima di tutto, dunque, un evento spirituale. Ma la
“Perdonanza” de L’Aquila non è soltanto questo: è anche una festa, è folclore,
tradizione, cultura e spettacolo. Ne parliamo con Michele Gentile, direttore
dell’istituzione “Perdonanza celestiniana”, che anche quest’anno ha inanellato
serate molto diverse ma di grande richiamo popolare:
R. - Nello spirito che contraddistingue un po’ la nostra
festa abbiamo ideato un cartellone il più eterogeneo possibile, proprio perché
il nostro intento è quello che tutti debbano essere coinvolti dalla festa della
“Perdonanza”. Naturalmente, si tratta di una grande festa religiosa, ma le
manifestazioni civili servono un po’ a coinvolgere tutta la nostra città: le
persone che vengono da fuori con grandi diversità di livello culturale, di età,
e questa è la forza della festa.
D. – Ieri sera, la “Perdonanza” è stata inaugurata con
l’“Italian modern ensamble”. Questa sera, invece, ci sarà il concerto del
grande virtuosista della cornamusa, José Angle Evia. Domani sera, ancora, il
programma prevede un appuntamento molto importante, anche dal punto di vista
spirituale, con la diretta da Baghdad per l’ascolto dei solisti della
filarmonica della capitale irachena in una serata che è stata intitolata
“L’Aquila chiama Baghdad”. Come e perché si è costruita questa serata?
R. – L’abbiamo voluta soprattutto per la nostra decisione
di dare il terzo premio della “Perdonanza” a Sergio Vieira de Mello, il
rappresentante dell’Onu in Iraq, appena scomparso. Purtroppo la serata è
cambiata tragicamente perché, un paio di giorni dopo la visita del nostro
sindaco a Baghdad, dove si era recato per la consegna del premio della pace,
purtroppo Sergio Vieira de Mello è stato vittima dell’attentato nel quale ha
perso la vita. E’ chiaro, quindi, che il clima della serata è cambiato
totalmente e sarà tutto in ricordo di de Mello: una persona che ha vissuto per
la pace, in stretta connessione - possiamo dire -con il messaggio celestiniano
che è anch’esso un messaggio di pace, di perdono e di pacificazione fra i
popoli. Crediamo sarà uno dei momenti più alti e più importanti della nostra
festa.
D. – Altri importanti personaggi partecipano quest’anno
alla “Perdonanza celestiniana”: da Carmen Consoli ad Al Bano, insieme a Katia
Ricciarelli. C’è molta eterogeneità nelle scelte, un modo per venire incontro
ai gusti di tutti…
R. – La festa della “Perdonanza” è una grande festa
popolare, oltre naturalmente ad essere una grande festa religiosa, secondo
quello che è scritto anche nella bolla di Celestino V, nella quale si parla di
canti e balli, e secondo quanto accaduto per tradizione a L’Aquila, durante
questa festa. E’ chiaro, poi, che i modi si evolvono e il grande coinvolgimento
della città credo renda la nostra festa unica.
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24
agosto 2003
PROSEGUE
LO STILLICIDIO DI VITTIME IN IRAQ: TRE BRITANNICI UCCISI IERI
A BASSORA.
IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, GEORGE W. BUSH,
LANCIA UN APPELLO PER COMBATTERE IL
TERRORISMO IN TUTTO IL MONDO.
A RIO DE
JANEIRO, LA VEGLIA FUNEBRE DI SERGIO VIERA DE MELLO,
MORTO
NELL’ATTENTATO DI MARTEDI’ A BAGHDAD
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Servizio di Salvatore Sabatino -
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BAGHDAD. = La legge della violenza sembra non dare
tregua all’Iraq, che anche ieri ha vissuto una giornata di sangue. Il prezzo
più alto è stato pagato dall’esercito britannico: tre morti in un agguato a
Bassora, nel sud del Paese. Questa mattina, invece, un militare statunitense è
stato ucciso dal fuoco amico a Baghdad. Uno stillicidio di vittime che secondo
gli americani è purtroppo destinato a continuare ancora a lungo. Non certo una
buona notizia per l’opinione pubblica statunitense, da troppo tempo in fermento
per una guerra dichiarata conclusa dal presidente Bush il primo maggio, ma che
ogni giorno continua a restituire feretri alle famiglie americane. Sul fronte
politico interno, invece, una delegazione del Consiglio di governo transitorio
iracheno ha esaminato ieri con membri del governo dell'Arabia Saudita la
situazione in Iraq e gli sforzi internazionali e arabi affinché il Paese
ritrovi la sua sovranità nazionale. Si apre intanto una nuova frattura
interetnica: a Kirkuk, nel nord del Paese, violenti incidenti hanno provocato
ieri la morte di tre turcomanni, un’etnia che vive nell’area confinante con la
Turchia. Nuovo successo invece, questa mattina, per l’esercito americano che ha
arrestato un ex generale dell'Esercito iracheno, Sobhi Kamal Erzeyek, dirigente
a Najaf dell’Esercito di Gerusalemme, la formazione militare istituita da
Saddam Hussein in occasione della seconda Intifada in Cisgiordania e nella striscia
di Gaza. Oltreoceano, intanto, ieri il capo della Casa Bianca è tornato a pronunciare
la parola guerra contro il terrorismo, accompagnata da quell’aggettivo -
“globale” - che aveva fatto da cornice all’inizio delle operazioni militari in
Afghanistan e poi in Iraq. Una guerra al terrorismo - ha affermato nel suo
consueto discorso del sabato alla nazione - necessaria per far prevalere la
civiltà contro la ''visione totalitaria'' dei terroristi che vogliono
trasformare il mondo a immagine dei Taleban, gli oppressori dell'Afghanistan.
Un messaggio, quello di Bush, che chiama le nazioni “civili” ad unirsi in
questa lotta contro il male. Un vero e proprio appello all'unità in nome della
visione di una pace regionale che dall'Iraq dilaghi a macchia d'olio in altre
nazioni, per arrivare a sanare il conflitto infinito tra palestinesi ed
israeliani. Mentre Bush parlava alla nazione, a Rio de Janeiro arrivava,
intanto, la salma di Sergio Viera de Mello, il delegato Onu ucciso martedì
scorso nell’attentato contro il quartier generale delle Nazioni Unite a
Baghdad. Una folla immensa ha partecipato alla veglia funebre in suo onore. Tra
gli sguardi commossi, anche quello del presidente brasiliano Luiz Inacio Lula
da Silva e del segretario generale dell’Onu, Kofi Annan.
PER SALVARE LA ROAD MAP, GLI STATI UNITI INVIANO
IN MEDIO ORIENTE
IL
VICESEGRETARIO DI STATO, RICHARD ARMITAGE.
L’ANP SI
APPELLA AI MEDIATORI INTERNAZIONALI PER UNA NUOVA TREGUA
CON
ISRAELE. MA LA TENSIONE RESTA ALTA
TEL AVIV. = Nonostante la ripresa delle violenze, si
cerca in tutti i modi di salvare la Road Map, il piano di pace
presentato da Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Onu. Lo dimostra la
missione nell’area mediorientale di Richard Armitage, vice del segretario di
Stato americano Colin Powell. Finalità del tour diplomatico: sollecitare gli
Stati arabi ad esercitare pressioni sul presidente dell'Autorità nazionale
palestinese, Yasser Arafat, perché trasferisca al premier, Abu Mazen, e al ministro
per la Sicurezza, Mohammed Dahlan, l'autorità sui servizi di sicurezza palestinesi
che sono ancora sotto il suo controllo.
Non è escluso inoltre che, nei prossimi giorni, lo stesso Powell, accompagnato
dal consigliere per la Sicurezza nazionale, Condoleeza Rice, si rechi di persona
nella regione. Un passo verso la pace è stato inoltre compiuto ieri dal governo
dell'Anp, che ha dichiarato a Ramallah di voler cercare una nuova tregua con
Israele ed ha esortato gli Stati Uniti
e gli altri tre membri del Quartetto (Ue, Russia e Onu) ad “intervenire immediatamente
per porre fine alla guerra che Israele ha lanciato contro il popolo palestinese”.
Ma sul terreno le ostilità non cessano. Questa mattina, un razzo palestinese di
tipo Qassam, lanciato dalla striscia di Gaza, è caduto sulla spiaggia di
Zikim, a sud di Ashqelon, in Israele, senza provocare vittime né danni. In
quella zona, si trovano da venerdì ingenti reparti militari israeliani i quali,
in caso di necessità, potrebbero ricevere l'ordine di penetrare nel nord della
striscia di Gaza per mettere fine ai lanci di razzi ripetutisi negli ultimi tre
giorni. A Gerusalemme, invece, regna la paura dopo l’attentato di martedì su un
autobus di linea. E proprio in riferimento a quell’attentato kamikaze, fonti
ospedaliere hanno aggiornato il bilancio delle vittime, salito a 21 dopo la
morte di una donna che era rimasta gravemente ferita nella deflagrazione.
(S.S.)
L’IPOTESI DEL SABOTAGGIO
DIETRO L’ESPLOSIONE DEL RAZZO VETTORE
BRASILIANO - AVVENUTO IERI NELLA BASE SPAZIALE DI
ALCANTARA, IN AMAZZONIA - CHE HA PROVOCATO LA MORTE DI 21 PERSONE. CRESCONO
INTANTO LE POLEMICHE
SUL PROGRAMMA SPAZIALE NAZIONALE CHE NON VERRA’
ARRESTATO
- A cura di Maurizio Salvi -
BRASILIA. = Mentre continuano le ricerche dei resti
delle vittime, il governo brasiliano non ha escluso oggi la possibilità che
l’accensione improvvisa di uno dei quattro propulsori del razzo esploso ieri
possa non essere stata solo una sfortunata eventualità. Ufficialmente, i
responsabili dell’Agenzia spaziale brasiliana continuano a parlare di un non
meglio precisato incidente, ma secondo il quotidiano “Folha de Sao Paulo”, pur
se remota, l’ipotesi del sabotaggio è stata presa in considerazione nelle
indagini dei servizi di informazione dell’aeronautica militare. I sospetti sono
legati al fatto che lo scoppio non è avvenuto durante o dopo il lancio ma 72
ore prima, nell’ambito delle operazioni di preparazione del vettore. Tenendo
conto dell’importanza finanziaria e strategica delle basi di lancio di razzi
che trasportano satelliti, gli osservatori ricordano ad esempio che, nella precedente
gestione del presidente Cardoso, la base spaziale di Alcantara sarebbe dovuta
passare progressivamente sotto controllo statunitense, un progetto però
abbandonato con l’arrivo al potere di Lula. Commentando l’accaduto, il ministro
della Scienza e tecnologia, Sergio Amaral, ha assicurato comunque che nonostante
questa battuta d’arresto il programma spaziale del Brasile continuerà.
VIGILIA
DI ELEZIONI PRESIDENZIALI IN RWANDA. GRANDE FAVORITO
IL
PRESIDENTE USCENTE PAUL KAGAME. AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA
UN CLIMA DI INTIMIDAZIONE E PAURA INSTAURATO
DAL GOVERNO
NEL PERIODO DELLA CAMPAGNA ELETTORALE
KIGALI. = Con un grande comizio nello stadio di
Kigali, il presidente rwandese, Paul Kagame, ha chiuso ieri la sua campagna
preelettorale. Il voto con cui i rwandesi sono chiamati a eleggere il nuovo
presidente - per la prima volta ci sono candidati di diverse formazioni politiche - è visto dagli
osservatori come un’occasione per verificare se il Rwanda sia pronto ad
abbracciare la democrazia. Kagame - un ex leader ribelle Tutsi che ha preso il
potere nel 1994, ponendo fine al genocidio della sua etnia da parte della
maggioranza Hutu - è nettamente favorito rispetto agli altri tre candidati. Il
presidente uscente ha posto l'accento sull'unità nazionale, accusando altri
Paesi di aver causato il massacro interetnico, costato la vita, si calcola, a
un milione di persone. Gli altri candidati, e in particolare Faustin
Twagiramungu, accusano però Kagame di aver avvelenato la campagna elettorale,
instaurando un clima di intimidazioni e di minacce contro i loro simpatizzanti.
Anche Amnesty International si è espressa ieri in tal senso, pubblicando
un documento in cui si parla di “paura ed intimidazioni”. Il governo rwandese -
si legge - sta gestendo queste prime elezioni post-genocidio in un clima di
paura, in cui le persone vengono arrestate semplicemente perché non partecipano
ai raduni di supporto del Fronte patriottico rwandese. “Occorre porre fine immediatamente
- denuncia l’organizzazione internazionale - a questi atti di pressione
politica illecita”. (S.S.)
DAL 27
AL 30 AGOSTO, PRESSO IL SANTUARIO “LA VERNA” AD AREZZO,
IL CORSO
ANNUALE PER SEMINARISTI INCENTRATO SU PROBLEMATICHE
POLITICHE,
ECONOMICHE, AMBIENTALI
AREZZO = Problemi sociali come l'economia e la
politica, del lavoro, ma anche della giustizia, della pace e della salvaguardia
del creato. Questi i temi che verranno affrontati durante il corso annuale per
studenti teologia ospitato dal Santuario “La Verna” di Arezzo. Il corso, al
quale parteciperanno 40 seminaristi, è promosso dall'Ufficio nazionale per i
problemi sociali e il lavoro. Al riguardo, è stato scelto un luogo
significativo: il Santuario francescano della Verna, luogo di intensa
spiritualità, legato alla figura di Francesco d’Assisi, che “aiuta a comprendere
meglio – si legge in un comunicato - la nostra responsabilità per il
creato". L'obiettivo, spiegano gli organizzatori è "offrire ai futuri
sacerdoti una conoscenza del servizio per l’evangelizzazione del sociale che
l’ufficio svolge”. (S.S.)
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