RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 233 - Testo della Trasmissione di giovedì 21 agosto 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa in Slovacchia, dall’11 al 14 settembre, a Bratislava beatificherà un vescovo e una suora, martiri del comunismo. Il programma dettagliato del viaggio, in cinque località, con tre Messe ed omelie, due discorsi, un messaggio.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il mondo ancora attonito si interroga sull’ignobile attacco terroristico contro la sede dell’Onu a Baghdad. Con noi, il nunzio Fernando Filoni, l’arcivescovo Diarmuid Martin, Roberto Salvan e Katia Miranda Saleme

 

 La mostruosa furia omicida del terrorismo scatenata a Gerusalemme fa scempio di persone innocenti e incrina il già fragile dialogo tra israeliani e palestinesi. Israele reagisce ma si spera che le parti non rinuncino alla strada della pace. Intervista con Barbara Schiavulli

 

 Clima, terrorismo e pace in Medio Oriente, temi centrali al 30.mo Seminario internazionale di Erice sulle emergenze planetarie. Intervista con il prof. Antonino Zichichi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

La festa di Santo Stefano re d’Ungheria celebrata ieri a Budapest, con il cardinale Schoenborn, arcivescovo di Vienna.

 

Per discutere sulle funzioni del Nepad si svolgerà fino a domani, in Kenya, un incontro a cui parteciperanno 60 delegati di 25 Paesi africani

 

Portare la pace nel quotidiano: è il messaggio lanciato dai giovani asiatici di varie fedi religiose, riuniti a Bangalore per il raduno promosso dai vescovi del continente.

 

Dal 28 al 31 agosto si svolgerà un pellegrinaggio, promosso dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile, alla Croce dell’Adamello 

 

L’esecutivo thailandese non esclude soluzioni estreme per bloccare i trafficanti di droga provenienti dal Myanmar

 

 Eccezionalmente riaperta, fino a settembre, la chiesa di San Francesco a Cortona

 

24 ORE NEL MONDO:

Finito nelle mani degli americani il noto gerarca iracheno Alì il Chimico

 

 Nominato in Liberia il capo del prossimo governo provvisorio: si tratta di Gyude Bryant stimato uomo d’affari

 

Possibile svolta nel processo di pace in Sudan

 

Il senato argentino ha annullato oggi le leggi di amnistia.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 agosto 2003

 

 

PUBBLICATO DALLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

IL PROGRAMMA DETTAGLIATO DEL PROSSIMO VIAGGIO APOSTOLICO DEL PAPA

IN SLOVACCHIA, DALL’11 AL 14 SETTEMBRE

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

**********

Un viaggio in uno dei Paesi dell’Est europeo più prossimi all’ingresso nelle strutture comunitarie del Vecchio Continente, la cui evoluzione istituzionale è sempre più spesso al centro dei suoi pensieri e delle sue esortazioni. Giovanni Paolo II incontrerà la Slovacchia, la sua Chiesa e i suoi cittadini il prossimo 11 settembre, giorno di inizio del 102.mo viaggio internazionale. Nel programma dettagliato della visita, reso noto dalla Sala stampa vaticana, l’arrivo del Papa a Bratislava è annunciato per le 10.40, ora locale, dopo poco più di un’ora e mezzo di volo con decollo dall’aeroporto romano di Fiumicino. Al termine della cerimonia di benvenuto, il Pontefice dedicherà le prime ore della visita ai colloqui istituzionali con i vertici politici della Repubblica slovacca, ricevendo nella nunziatura apostolica di Bratislava il capo dello Stato, il presidente del Parlamento e il primo ministro. Nel tardo pomeriggio, invece, si recherà in visita alla cattedrale di Trnava.

 

Il 12 settembre, un breve volo interno porterà Giovanni Paolo II nella città di Banská Bystrica per la celebrazione della Santa Messa, in programma alle 10.30 locali. Il pranzo successivo alla liturgia eucaristica, allestito nel Seminario maggiore diocesano, sarà il luogo del tradizionale incontro del Pontefice con i vescovi del Paese. In serata, il corteo papale farà ritorno a Bratislava da dove, il giorno successivo, sabato 13 settembre, il Papa si sposterà sempre in aereo alla volta di Košice e quindi, in auto, verso Rožňava, luogo della celebrazione della seconda Messa del viaggio, fissata per le 11.30. Dopo un nuovo momento conviviale con i vescovi locali, il Pontefice farà ritorno alla nunziatura della capitale slovacca.

 

Per tutti i cattolici slovacchi – che con i loro 4 milioni rappresentano il 75 per cento degli abitanti del Paese – il giorno centrale della visita apostolica sarà per domenica 14, con la solenne Messa di beatificazione, presieduta da Giovanni Paolo II, di due martiri slovacchi: il vescovo greco-cattolico Basile Hopko - arrestato dalla polizia del regime comunista e ucciso per avvelenamento - e la suora Zdenka Schelingová, morta in seguito alla torture perpetrate contro di lei dalla polizia segreta. La cerimonia avrà inizio alle 10 locali e sarà conclusa dalla recita dell’Angelus. Nel pomeriggio, dopo la cerimonia di congedo, il Pontefice lascerà la Slovacchia con partenza alle 18.20 e arrivo allo scalo di Ciampino previsto per le 20 ora italiana.

**********

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La prima pagina è aperta dalle notizie provenienti dall’Iraq: Kofi Annan ribadisce che, nonostante il grave attentato a Baghdad, le Nazioni Unite non si faranno “né intimidire né distrarre”. Continuano intanto le polemiche con gli Stati Uniti. Washington prepara una nuova risoluzione all’Onu; un articolo ricorda il sacrificio di Sergio Vieira de Mello e di quello di tanti funzionari delle Nazioni Unite. Catturato Hussein Hasan al Majid, noto col soprannome di “Ali Chimico”. Medio Oriente: Abu Mazen chiede ad Arafat di appoggiare le misure contro le organizzazioni estremistiche; Israele lancia le ritorsioni nei Territori; l’Autorità palestinese ribadisce l’impegno per la tregua; l’inviato degli Stati Uniti torna nella regione. Sudan: le parti si dicono pronte a riprendere le trattative.

 

Nelle pagine vaticane, da segnalare l’omelia del cardinale Cacciavillan a Loreto e due pagine dedicate al cammino della Chiesa in Italia.

 

Nelle pagine estere, raggiunto in Liberia l’accordo sul governo di transizione. Nigeria: rafforzate le misure di sicurezza a Warri dopo gli scontri tra le etnie. Repubblica Ceca: 35 anni fa l’invasione sovietica metteva fine alla “Primavera di Praga. Libia: dopo l’ammissione di colpevolezza per la strage di Lockerbie, il governo libico si dichiara disposto ad un compromesso con la Francia”.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Gian Luigi Giovanola sugli incontri con il pittore Giuseppe Caporossi.

 

Nelle pagine italiane, i temi dell’economia, della politica, degli incendi e dell’emergenza caldo.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

21 agosto 2003

 

 

L’EMERGENZA SICUREZZA IN IRAQ AL CENTRO DEL DIBATTITO AL PALAZZO DI VETRO, DOPO L’ORRENDA STRAGE CHE MARTEDI’ HA COLPITO LE NAZIONI UNITE

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

**********

Sventola a mezz’asta la bandiera delle Nazioni Unite al Palazzo di Vetro di New York: segno tangibile di uno shock da cui è difficile riprendersi. Dopo la strage di martedì a Baghdad, in cui hanno perso la vita – secondo un ultimo bilancio – 23 persone, il Consiglio di Sicurezza ha ribadito ieri l'impegno dell’Onu a restare in Iraq. Dal canto suo, il segretario generale, Kofi Annan, ha ribadito che il rispetto dell’ordine in Iraq spetta alle potenze occupanti, escludendo per ora l'impiego di caschi blu nel Paese. Oggi, intanto, Annan incontrerà il segretario di Stato americano, Powell, e il ministro degli Esteri britannico, Straw, latori di una proposta per una nuova risoluzione che incoraggi altri Paesi a inviare truppe e forze di polizia in Iraq. L’emergenza sicurezza domina dunque lo scenario politico iracheno. Ma quali riflessi potrà avere l’attacco alle Nazioni Unite sul processo di normalizzazione dell’Iraq? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a mons. Fernando Filoni, nunzio apostolico in Iraq, raggiunto telefonicamente a Baghdad:

 

R. – No, non credo ad una battuta d’arresto, ma forse un ripensamento nei modi con cui si dovrà procedere, questo sì. Ovviamente non è un evento che passa inosservato o privo di considerazione, però la gente ha bisogno di una normalità e questo dimostra che c’è gente che non vuole questa normalità, mentre tutto il popolo normalmente spera che quanto prima questa normalità ritorni e che quindi l’autorità locale riprenda in mano la situazione, che le relazioni internazionali siano favorite a livello reciproco tra l’Iraq e gli altri Paesi, che poi è la situazione proprio umanitaria, la situazione degli ospedali, la situazione della sicurezza interna, della sicurezza esterna. Insomma, la gente ha bisogno che tutti questi aspetti siano ripristinati e possano dare loro una speranza di vita futura, però, ritorno a dire che non credo sia una battuta d’arresto, ma certo un ripensamento sicuramente sarà fatto.

        

Intanto, mentre il ministero dell’Interno iracheno ha confermato poco fa che l’attacco alla sede dell’Onu è stato un attentato suicida, la Banca Mondiale ha deciso di lasciare l’Iraq. I funzionari dell’organismo finanziario saranno trasferiti ad Amman, in Giordania. D’altro canto, Kofi Annan, fin dalla prima dichiarazione dopo l’attentato, ha assicurato che l’Onu continuerà il proprio impegno in favore della popolazione irachena. Un punto questo su cui si sofferma l’arcivescovo Diarmuid Martin, per due anni Osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra, al microfono di Fabio Colagrande:

 

R. - Noi abbiamo il dovere di garantire che la missione delle Nazioni Unite vada avanti e non venga abbandonata. E’ troppo facile per gli Stati membri lasciare il compito di guadagnare la pace a questi funzionari internazionali poco protetti che si impegnano a nome nostro. A mio avviso la cosa importante, e sono sicuro che questo sarebbe stato l’atteggiamento di Sergio De Mello, è di non abbandonare il mandato dell’Onu, di garantire la protezione della popolazione civile, la ricostruzione della Nazione e la legalità internazionale.

 

D. – Qualcuno ha detto che questo attentato in particolare è contro la Comunità Internazionale …

 

R. – E’ difficile comprendere persone che fanno un gesto del genere. Non capisco la loro mentalità, ma certamente è un attacco alla Comunità Internazionale rappresentata da uno dei loro migliori interpreti.

 

D. – Quale sarà il futuro del ruolo delle Nazioni Unite in Iraq dopo quello che è successo?

 

R. – Credo che purtroppo chi ha la responsabilità in questo dovrà anche pensare alla sicurezza degli altri impiegati dell’Onu. De Mello ha sottolineato più volte quali fossero le responsabilità di chi ha il controllo del territorio in Iraq: assicurare la protezione, non solo della popolazione civile, ma anche dei funzionari internazionali.

 

D. – Dopo la guerra in Iraq, finalmente l’Onu e gli Stati Uniti stavano tornando in qualche modo a dialogare per questo dopo-guerra. Dopo questo attentato, cosa può avvenire?

 

R. – De Mello era un uomo del dialogo, il candidato preferito dagli Usa per ricoprire questo ruolo in Iraq, ma “non era nelle tasche di nessuno”, era un uomo molto indipendente e avrebbe potuto svolgere un ruolo molto importante per assicurare il passaggio del paese alla legalità, alla normalità. E adesso spetta al segretario generale di trovare sia un nuovo rappresentante in Iraq, sia un nuovo Alto Commissario per i diritti umani, cariche che De Mello copriva anche se per un certo periodo si è dedicato totalmente alle questioni dell’Iraq.

 

Tra le agenzie umanitarie dell’Onu impegnate in prima linea in Iraq, fin dal 1983, c’è l’Unicef. Proprio il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia ha pagato un pesante tributo nell’attacco di martedì scorso. Nella strage ha, infatti, perso la vita il numero due dell’Unicef in Iraq, il 32enne canadese Christopher Klein Beekman. Una morte che va onorata con l’impegno quotidiano in favore dei bambini e delle donne irachene, come sottolinea Roberto Salvan, direttore generale dell’Unicef Italia:

 

R. – Noi vogliamo riuscire a lavorare affinché il dramma che la popolazione civile irachena sta subendo non debba essere ancora maggiore. E questo lo vogliamo fare soprattutto nel ricordo di Christopher. Christopher era una persona dinamica, motivatissima, ha iniziato a lavorare nell’Unicef nel 1997 e da maggio del 2002 aveva iniziato come numero due dello stesso Unicef in Iraq. Il suo impegno e la sua voglia di lavorare per i bambini e per le donne non dev’essere dimenticato, soprattutto da tutti i funzionari dell’Unicef.

 

D. – Siete riusciti a dare una risposta alla domanda che interroga tutta la comunità mondiale: perché le Nazioni Unite?

 

R. – Personalmente posso dire che di fronte ad una situazione di caos come è quella attuale in Iraq, si va ad intensificare, ad alzare il livello della guerriglia e del caos, perché la soluzione che le forze anglo-americane stanno portando in questo Paese non soddisfa evidentemente chi è stato costretto ad abbandonare il potere. Questo non vuol dire che le Nazioni Unite lasceranno questo Paese: continueranno a lavorare affinché la popolazione civile non paghi ancora il prezzo più alto di questa enorme emergenza.

 

D. – Quali potranno essere le conseguenze di questa terribile strage sull’impegno dell’Unicef in Iraq?

 

R. – Purtroppo, saremo costretti a spendere molte più risorse economiche nella difesa degli operatori. Tutte le agenzie delle Nazioni Unite che hanno lavorato in questi mesi nel Paese non hanno mai usufruito della protezione delle forze anglo-americane; hanno sempre pagato il proprio servizio di sicurezza. Purtroppo, dovremo spendere molte più risorse nella sicurezza, a scapito degli interventi sul terreno sanitario, delle vaccinazioni, sulla scuola ...

 

Purtroppo, la stessa comunità italiana delle Nazioni Unite piange una grave perdita. Tra le vittime dell’attentato, infatti, anche Nadia Younes, attualmente capo di gabinetto di Sergio Vieira de Mello, che - dal 1993 al 1997 - ha rivestito l’incarico di direttore dell'Ufficio dell’Onu per l'Italia, la Santa Sede, Malta e San Marino. Ecco il ricordo commosso di Katia Miranda Saleme, funzionario del Centro Informazioni delle Nazioni Unite di Roma:

 

R. - Una donna di grande coraggio, dedita alle Nazioni Unite, che ha coperto diverse cariche in diversi Paesi con grande responsabilità e ovviamente qui in Italia ha avuto il sostegno di tutti i settori della società. Noi che abbiamo lavorato con lei abbiamo avuto grande ammirazione e vorrei sottolineare che una delle sue qualità era quella di trasmettere le sue esperienze, insegnare agli altri quello che lei sapeva fare e trasmettere le sue convinzioni sugli ideali delle Nazioni Unite.

 

D. – Cosa resta della personalità di Nadia Younes nel lavoro e negli operatori delle Nazioni Unite soprattutto in Italia?

 

R. – Quello che ci rimane sono il suo coraggio ed il suo stimolo, i suoi insegnamenti e le sue convinzioni che ci daranno forza per andare avanti nel nostro lavoro quotidiano.

**********

 

 

SCENARIO DI NUOVE VIOLENZE IN TERRA SANTA,

SEBBENE PREVALGA LA VOLONTA’ DA PARTE ISRAELIANA E PALESTINESE

DI PROSEGUIRE NELLA ‘ROAD MAP’

- A cura di Roberta Gisotti -

 

La speranza è “che nei cuori prevalga la saggezza” - così come il Papa addolorato ha invocato ieri - perché “i responsabili della cosa pubblica sappiano rompere questa funesta spirale di odio e di violenza”. Ed oggi con apprensione si valutano le decisioni prese dal governo israeliano e dall’Autorità nazionale palestinese in risposta all’attentato suicida di martedì sera, nel cuore di Gerusalemme.

 

Il Gabinetto di sicurezza israeliano, riunito la scorsa notte a Gerusalemme, ha deciso di autorizzare l’Esercito ad agire contro i gruppi radicali palestinesi ed ha chiesto al governo di Abu Mazen di agire con passi “reali e significativi” contro tali movimenti integralisti, che altrimenti non vi saranno progressi nei negoziati di pace. Nelle stesse ora a Ramallah, in Cisgiordania, si è riunita la direzione palestinese, che ha ribadito l’appoggio alla tregua di tre mesi proclamata il 29 giugno, impegnandosi a consolidare la propria autorità e a far applicare la legge.

 

Dunque Sharon non rinuncia alla ritorsione, già iniziata in serata nel nord della Cisgiordania, con un incursione nel campo profughi di Tulkarem, dove nel corso di una sparatoria sono morti due ragazzi, altri tre palestinesi sono rimasti feriti e quattro esponenti di Al Fatah sono stati arrestati mentre ad Hebron è stata demolita la casa dell’attentatore. E questa mattina tanks israeliani sono entrati a Nablus e Jenin, e missili sono stati sparati sulla città di Gaza uccidendo un leader di Hamas.

 

Se Israele premeva per una presa di posizione forte da parte del governo palestinese, stamane a sorpresa è arrivata la risposta di Arafat che ha approvato il piano dell’Autorità palestinese contro Hamas e la Jihad, contrariamente a quanto emerso nella riunione a Ramallah, dove vi sarebbe stato un braccio di ferro tra Arafat e Abu Mazen, quest’ultimo espressamente sollecitato ieri anche dagli Stati Uniti a smantellare i bracci armati della resistenza palestinese. Il piano prevede la messa al bando dell’ala militare dei due gruppi; la caccia agli attivisti coinvolti nell’attentato suicida a Gerusalemme; la chiusura delle moschee di Hamas e delle scuole gestite dai due gruppi a Gerusalemme o in alternativa l’affido ad organismi indipendenti; l’arresto di esponenti militari e politici di Hamas e della Jihad nella striscia di Gaza.

 

Sul piano internazionale si registrano ancora l’invito dell’Unione Europea perché israeliani e palestinesi “rafforzino la loro determinazione nel procedere senza esitazioni sul cammino della pace secondo i principi fissati dalla ‘road map’”.

 

Difficile fare previsioni, seppure non si può e si deve cedere al pessimismo quando tra mille difficoltà e passi d’arresto ci si è comunque avvicinati alla meta, ambita da oltre mezzo secolo, per una convivenza pacifica di due popoli, entro due Stati che si riconoscono e si rispettano. La storia chiede allora di andare avanti, oltre il dolore e la morte di tante vittime, e superare anche quest’altra pagina ‘nera’ degli uomini in Terra Santa. Ma occorre pure essere accanto a questa gente che soffre e che vive nel terrore quotidiano, da una parte e dall’altra, come ci testimonia da Gerusalemme la collega Barbara Schiavulli, al microfono di Andrea Sarubbi.

 

**********

R. – Si ha proprio la sensazione che ormai la tregua si sia spezzata. In Cisgiordania la gente vive di nuovo sotto coprifuoco, tutte le città sono state chiuse ed è ritornato quello che c’era un anno fa. Stanotte ci sono stati anche due morti, tra cui un ragazzino ... quindi, si teme che i palestinesi cercheranno di vendicarsi di nuovo con un attentato. Quindi la situazione in questo momento è molto tesa, sia da una parte sia dall’altra.

 

D. – Sul fronte palestinese si sta assistendo ad uno scontro politico tra Abu Mazen e Arafat; nessuno dei due sembra in grado, però, in questo momento di fermare gli estremisti ...

 

R. – Tra di loro c’è una specie di braccio di ferro che però non porta ad ottimi risultati, perché per adesso le infrastrutture del terrorismo sono state quasi per niente smantellate, cosa che però è anche difficile perché gli israeliani hanno ancora potere su tutte le città palestinesi, non è che ci sia una polizia o militari palestinesi che possano entrare con efficacia ...

 

D. – C’è chi dice che Israele abbia perso un’ottima occasione per non reagire ...

 

R. – All’inizio sono stati abbastanza calmi; però questa notte, con tutte le incursioni che ci sono state, con la distruzione della casa dell’attentatore a Hebron e con i colloqui che sono stati tutti congelati, non si sa cosa potrà accadere adesso!

 

D. – Tu in questo momento sei a Gerusalemme: per strada si respira anche oggi la paura di nuovi attentati?

 

R. – Oggi, no. Però, due giorni fa, martedì, quando invece c’è stato l’attentato, lo si aspettava. Tutti gli israeliani sapevano che Hamas o Jihad avrebbero vendicato la morte del leader avvenuta il 14 agosto. Quindi si sapeva che in qualche modo qualcosa da qualche parte sarebbe accaduta.

**********

 

 

CLIMA, TERRORISMO E PACE IN MEDIO ORIENTE: SONO I TEMI AL CENTRO DEL 30.MO SEMINARIO INTERNAZIONALE SULLE EMERGENZE PLANETARIE DI ERICE.

130 GLI STUDIOSI INTERVENUTI DA 31 PAESI

- Con noi, Antonino Zichichi -

 

Estati sempre più torride, il rischio di nuove epidemie dopo Aids e Sars ma anche lo smaltimento delle scorie radioattive, la guerra in Iraq e la pace in Medio Oriente. Sono alcuni dei temi al centro del 30.mo Seminario Internazionale sulle Emergenze Planetarie, che ha preso il via ieri presso il Centro “Ettore Majorana” di Erice, in Sicilia. L’appuntamento, che si concluderà il prossimo 23 agosto, celebra quest’anno tre anniversari: il quattrocentesimo della Pontificia Accademia delle Scienze; il quarantesimo della fondazione del Centro “Ettore Majorana” ed il venticinquesimo dell’apostolato di Giovanni Paolo II, che patrocina l’assise scientifica. In tema di caldo e cambiamenti climatici, quali sono le responsabilità dell’uomo? Barbara Castelli lo ha chiesto al professore Antonino Zichichi, direttore del Centro “Ettore Majorana”.

 

**********

R. -  Nel bilancio globale di questo fenomeno chiamato ‘clima’, l’uomo incide dal 3 al 7%, certamente non più del 10%. Il 90%, invece, è costituito dall’Oceano globale, cioè la superficie liquida della terra, e poi dalla superficie solida. La domanda è: come è possibile che questa minima percentuale disturbi così pesantemente il sistema? Il problema di fondo che va chiarito è il seguente: non esiste un’equazione del clima. Questo fenomeno che noi chiamiamo ‘clima’ è descritto da un sistema di equazioni che non hanno soluzioni che noi definiamo analitiche, il che vuol dire che non c’è la formula del clima, ma solo i modelli. I modelli sono pericolosi perché se io creo un modello, che cosa posso prevedere? In verità, solo quello che metto nel modello. Ecco la difficoltà nella quale ci si muove oggi. Clima vuol dire qualcosa che avviene nel corso di decine di anni, diciamo 100 anni, 50 anni, ma certamente non nel corso di 2-3 mesi o di 10 anni. La variazione climatica è come un elefante, mentre le variazioni meteorologiche sono come le farfalle.

 

D. - Nell’Anno Internazionale dell’Acqua indetto dalle Nazioni Unite, il tema del caldo si lega inesorabilmente all’incubo della sete …

 

R. - Il tema dell’acqua è di grande attualità. Noi nel 1986 abbiamo detto che non solo è di grande attualità, ma l’acqua potrebbe essere più pericolosa del petrolio, nello scatenare future guerre tra zone interessate ad avere le stesse sorgenti d’acqua.

 

D. - In primo piano le epidemie, prima fra tutte ancora l’Aids, ma anche la Sars preoccupa …

 

R. - La Sars è un esempio chiaro del fatto che se si vuole essere rigorosi è possibile bloccare le epidemie. La Sars, se non fosse stata presa con estrema serietà, avrebbe potuto produrre disastri.

 

D. - Quale è il messaggio che vogliono lanciare i 130 studiosi convenuti in tema di terrorismo e di pace in Medio Oriente, soprattutto alla luce degli ultimi attentati che hanno sconvolto i territori?

 

R. - Che bisogna introdurre la componente scientifica in questo problema, che è di crisi culturale. Il terrorismo è un esempio lampante di come la cultura detta moderna sia prearistotelica e abbia prodotto disastri senza distinguere scienze da tecnica, senza mettere in evidenza come è nata la scienza e senza far capire al mondo che la cultura scientifica ha valori che sono in comunione con la fede, come dice questo grande Papa, non in antitesi. Nessun grande scienziato ha detto che fede e scienza sono nemiche. Introdurre una componente scientifica in queste problematiche, apparentemente non idonee ad essere risolte, è una speranza concreta di possibili soluzioni.

**********  

 

 

=======ooo=======

 

 

 

 

CHIESA E SOCIETA’

21 agosto 2003

 

 

SI SONO SVOLTE IERI, A BUDAPEST, LE CELEBRAZIONI PER LA FESTA NAZIONALE

DI SANTO STEFANO CHE, QUEST’ANNO, RIENTRA NEL KATHOLIKENTAG MITTELEUROPEO

 

BUDAPEST. = Con la Santa Messa presieduta ieri dall’arcivescovo di Esztergom-Budapest, Peter Erdö, l’Ungheria ha festeggiato il patrono Santo Stefano (957-1038), re dalla nazione magiara che estese la conversione al cristianesimo a tutto il Paese. L’omelia è stata celebrata sul sagrato della basilica, intitolata al Santo, dall’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn. La giornata festiva per il popolo ungherese rientra quest’anno anche nella celebrazione del Katholikentag mitteleuropeo, che si è aperto a giugno e che vede protagoniste le Chiese dell’Europa occidentale. Al termine della liturgia, si è svolta la tradizionale processione con la reliquia del braccio di Santo Stefano. Consacrato re di Ungheria nella notte di Natale dell’anno mille da Papa Silvestro II con il titolo di “re apostolico”, Santo Stefano organizzò non solo la vita politica del suo popolo, riunendo le 39 contee in un unico regno, ma anche quella religiosa gettando le fondamenta di una solida cultura cristiana. (A.L.)

 

 

RAPPRESENTANTI POLITICI DI 25 PAESI DELL’AFRICA SONO RIUNITI DA IERI, IN KENYA, PER PARTECIPARE AD UN INCONTRO SULLA STRUTTURA E LE FUNZIONI DEL NEPAD, IL PROGRAMMA DI AZIONE PER LO SVILUPPO DEL CONTINENTE AFRICANO

 

NAIROBI. = Parlamentari provenienti da diversi Paesi africani sono riuniti da ieri in Kenya dove resteranno fino a domani per discutere del “Nuovo partenariato per lo sviluppo” (Nepad). All’incontro partecipano 60 delegati, tra cui una quarantina di deputati provenienti da 25 Paesi, con il compito di studiare una serie di iniziative da lanciare nei singoli Paesi per far si che all’interno delle stesse classi dirigenti africane vi sia una maggiore consapevolezza dei principi e del funzionamento del Nepad. Proprio per discutere delle strutture e del funzionamento dell’Unione Africana e del Nepad il governo sudafricano ha creato all’interno del parlamento alcuni gruppi di lavoro. “É necessario - ha affermato il deputato sudafricano Turok - che tutti i Paesi costituiscano dei gruppi di studio che discutano sugli aspetti fondanti di queste istituzioni continentali, in modo da proporre eventuali miglioramenti”. Il Nepad è nato nel 2001 dalla fusione del Millennium Partnership per il rinnovamento dell'Africa (Map) e dal Piano Omega, promossi rispettivamente dai presidenti di Sudafrica, Algeria e Nigeria e dal presidente del Senegal. Tra i suoi obiettivi figurano la promozione di una crescita accelerata e uno sviluppo sostenibile, lo sradicamento della povertà e l’arresto dell’esclusione dell'Africa dai processo di globalizzazione economica. (A.L.)

 

 

PORTARE LA PACE NEL QUOTIDIANO: E’ QUESTO IL MESSAGGIO LANCIATO

IN UN DOCUMENTO DIFFUSO DA OLTRE 700 GIOVANI DI DIVERSE FEDI RELIGIOSE

E PROVENIENTI DA 19 PAESI DELL’ASIA

 

BANGALORE. = “Noi, giovani abitanti dell’Asia, Continente che ama la pace, crediamo nella volontà di espandere gli orizzonti e abbracciare i nostri fratelli e sorelle senza più barriere che possano dividerci, opprimerci o alienarci”. È un brano del documento diffuso da più di 700 giovani di diverse religioni, provenienti da 19 Paesi dell’Asia, al termine della terza ‘Giornata della gioventù asiatica’, svoltasi dal 9 al 16 agosto a Bangalore, in India, e promossa dai vescovi del continente. Riflettendo sui problemi del proprio Continente, i giovani osservano che “l’Asia potrebbe diventare una regione economicamente e politicamente instabile”. Le emergenze più gravi sono “guerre, terrorismo, fondamentalismo e repressione delle libertà religiose”. “Per questi motivi - proseguono i giovani – certe zone stanno diventando estremamente povere, e la globalizzazione non fa che accentuare le disuguaglianze”. L’esperienza dei partecipanti alla ‘Giornata della gioventù asiatica’ è stata molto significativa: “In questi giorni – raccontano – abbiamo avvertito la serenità della pace e i vari momenti di condivisione e tutto questo ci hanno fatto capire che la pace è possibile, al di là di qualsiasi differenza”. Per questo i giovani hanno deciso di portare la memoria della loro esperienza nella vita di tutti i giorni. “Continueremo a cercare di capire cosa possiamo fare a livello locale e globale nel quotidiano – hanno concluso - collaborando con organizzazioni e movimenti che promuovano la cultura della pace e la civiltà dell’amore”. (A.L.)

 

 

DAL 28 AL 31 AGOSTO SI SVOLGERÀ UN PELLEGRINAGGIO ALLA CROCE DELL’ADAMELLO PROMOSSO DAL SERVIZIO NAZIONALE PER LA PASTORALE GIOVANILE 

 

TRENTO. = Sul tema “Riscopriamo il Cantico delle Creature all’inizio del terzo millennio” si svolgerà dal 28 al 31 agosto a Carisolo, in provincia di Trento, un pellegrinaggio alla Croce dell’Adamello promosso dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile. L’iniziativa si aprirà il 28 agosto alla presenza del cardinale Ersilio Tonini ed il 30 agosto, dopo il trasferimento al rifugio di Lobbia Alta, ci sarà una celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Trento, mons. Luigi Bressan. Il pellegrinaggio, dopo vari momenti di preghiera e di riflessione, si concluderà il 31 agosto con una celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Loreto, mons. Angelo Comastri. “La montagna, una volta frontiera e teatro di guerra – si legge nel comunicato del Servizio nazionale di pastorale giovanile - oggi può trasmettere ai giovani d’Italia e d’Europa un forte messaggio di pace e l’ascesa alla Croce è via di incontro con Dio negli immensi scenari della creazione e nel segno dell’amore infinito di Cristo”. La montagna, dunque, è stato e può ancora essere luogo per l’educazione alla fede delle giovani generazioni nell’orizzonte della santità. (A.L.)

 

 

PER BLOCCARE IL TRAFFICO DI DROGA DAL MYANMAR ALLA THAILANDIA, IL GOVERNO

DI BANGKOK HA AUTORIZZATO LE FORZE DI POLIZIA A PROCEDERE ANCHE

AD ESECUZIONI SOMMARIE CONTRO I TRAFFICANTI DI STUPEFACENTI  

 

BANGKOK. = Il governo thailandese ha deciso di intensificare le iniziative contro il commercio di droga e, con questo obiettivo, ha autorizzato le forze di sicurezza a procedere anche ad esecuzioni sommarie contro i trafficanti che importano sostanze stupefacenti in Thailandia dal vicino Myanmar (ex Birmania). Lo ha annunciato il primo ministro thailandese, Thaksin Shinawatra, sostenendo che, se le autorità birmane non sono in grado di controllare i confini, la Thailandia dovrà agire da sola. Il premier ha rilasciato queste dichiarazioni dopo che alcuni soldati thailandesi avevano ucciso nove sospetti trafficanti di droga birmani e ne avevano feriti altri undici in un conflitto a fuoco nella provincia di frontiera di Chiang Mai. Da quando è salito al potere nel gennaio 2001, il ricchissimo magnate delle telecomunicazioni Shinawatra ha intrapreso una serie di iniziative contro lo smercio di stupefacenti, culminate nella discussa campagna anti-droga iniziata il primo febbraio e conclusasi il 30 aprile di quest’anno. In questo arco di tempo le operazioni di polizia hanno provocato la morte di 2.275 persone, l’arresto di altre cinquantamila e il sequestro di beni di presunti colpevoli per un totale di 23,3 milioni di dollari. Le forze di sicurezza hanno ammesso che, dei quasi 2.300 morti, 51 sono stati uccisi dagli stessi agenti per legittima difesa, sostenendo che gran parte degli altri ha perso la vita durante le lotte intestine tra bande rivali. Questa tesi, però, è duramente contestata dagli attivisti per i diritti umani, secondo i quali i poliziotti si sono resi responsabili di un elevato numero di esecuzioni sommarie. (A.L.)

 

 

DA DOMANI E FINO AL 7 SETTEMBRE VERRÀ ECCEZIONALMENTE APERTA A CORTONA

LA CHIESA DI SAN FRANCESCO, DOVE SI POTRANNO VEDERE ALCUNI AFFRESCHI DEL XIII E DEL XIV SECOLO VENUTI ALLA LUCE DURANTE I LAVORI DI RESTAURO

 

CORTONA. = La chiesa di San Francesco di Cortona, attualmente chiusa per restauri, verrà eccezionalmente riaperta al pubblico in occasione della 41.ma edizione di ‘Cortonantiquaria’, la mostra di antiquariato che si terrà da domani fino al 7 settembre presso il Palazzo Casali ed il Palazzo Cagnotti del paese toscano. All’interno della chiesa saranno visibili in anteprima assoluta una serie di scoperte, fra cui alcuni affreschi del XIII e del XIV secolo venuti alla luce durante i lavori di restauro. Oltre agli affreschi, saranno visibili anche alcune opere in fase di attribuzione a grandi maestri rinascimentali. Oltre all’esposizione della chiesa di San Francesco, che è stata denominata ‘In corso d’opera’, sarà allestita una mostra con le opere che l’artista Giambattista Piazzetta e la sua scuola realizzarono tra 1739 e il 1780 per Cortona. Da segnalare, inoltre, il premio Cortonantiquaria, una iniziativa nata con l’obiettivo di valorizzare personaggi che con il loro impegno e la loro storia hanno rappresentato un passaggio importante della cultura e dell’arte italiana. Dopo i riconoscimenti al regista Mario Monicelli ed al fondatore della mostra, Giulio Stanganini, quest’anno la scelta è caduta sul cantante jazz Nicola Arigliano. (A.L.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

21 agosto 2003

 

 

 

- A cura di Barbara Castelli -

 

 

Sempre più stretta in Iraq la morsa delle truppe americane intorno agli esponenti dell’ex regime di Saddam. Hussein Hasan al Majid, il gerarca iracheno noto anche col soprannome di Ali il Chimico, è stato catturato stamani nel Paese. Lo riferisce la Cnn. Al Majid, cugino e genero dell’ex rais, è stato governatore del Kuwait e nel 1991 ha operato il massacro dei curdi del Nord e degli sciiti del Sud usando i gas e le armi chimiche: di qui il soprannome.

 

Il prossimo governo provvisorio in Liberia, che entrerà in carica ad ottobre, sarà guidato da Gyude Bryant, stimato uomo d’affari di 54 anni. L’annuncio è stato dato oggi dai delegati delle fazioni ribelli, riuniti ad Accra, in Ghana, per i colloqui di pace con il governo liberiano. Principale incarico della futura amministrazione, che ha il sostegno dei Paesi dell’Africa Occidentale e delle Nazioni Unite, sarà di porre fine al conflitto che per quasi 14 anni ha insanguinato la Liberia, di disarmare le bande di ribelli e, infine, indire le elezioni entro il 2005. “La mia assoluta priorità sarà di curare la sofferenza e le ferite che abbiamo accumulato nel corso degli anni”, ha detto oggi il futuro capo del governo della Liberia aggiungendo di essere consapevole che “le aspettative del popolo liberiano sono alte”. Sulla scelta operata e sulla figura di Gyude Bryant, Andrea Sarubbi ha raccolto il commento di Massimo Alberizzi, inviato speciale del “Corriere della Sera”, appena rientrato dalla Liberia:

 

**********

R. - Gyude Bryant sembra in questo momento uno degli uomini più neutrali. Nessuno si aspettava che lui apparisse nella rosa finale dei candidati. Sembra, quindi, quasi un candidato di compromesso per evitare frizione ulteriori. Questo potrebbe essere un bene, ma anche un male, perché poi lui dovrebbe fare da parafulmine a tutti gli interessi circolanti in Liberia.

 

D. - Nel nuovo governo i due gruppi di ribelli hanno dovuto rinunciare sia alla vice presidenza sia al ministero degli Esteri. C’è qualcosa di importante a cui possono ancora aspirare?

 

R. – Ci sono altri ministeri molto importanti, per esempio il ministero degli Affari Marittimi, che ha i ricavi dell’enorme flotta di bandiere-ombra panamensi. L’altro è l’ispettorato delle foreste, quello che gestisce le concessioni per il taglio delle foreste, oltre a quello della gomma, naturalmente, e quello delle miniere per i diamanti e l’oro. Il ministero degli Esteri è politicamente importante, ma da quelle parti la politica ha meno senso dell’economia.

**********

 

Dopo 20 anni di guerra civile, costati almeno 2 milioni di morti, il Sudan è di fronte ad un bivio cruciale. Sembra, infatti, ad un passo la ripresa dei colloqui di pace tra il governo di Khartoum ed i ribelli dell’Esercito di liberazione popolare. Il servizio di Giulio Albanese:

 

**********

Secondo fonti vicine al leader dei ribelli, John Garang, i negoziati potrebbero addirittura riprendere entro le prossime 24 ore in Kenya e durare fino al 20 settembre: un mese oltre la scadenza prevista. Martedì un quotidiano indipendente sudanese ha riferito che i mediatori dell’Igad, l’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo, avrebbero deciso di rinviare a tempo indeterminato la trattativa, al termine di una settimana in cui il governo sudanese aveva nuovamente respinto il piano per porre fine al ventennale conflitto. Il governo di Khartoum teme - a detta degli osservatori - che la ricetta proposta dall’Igad possa prima o poi portare all’indipendenza delle regioni meridionali del Paese.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

**********

 

Giornata chiave ieri per i colloqui di pace in Burundi. Il presidente, Domitien Ndayizeye, e il leader delle Forze di difesa della democrazia, Pierre Nkurunziza, hanno avuto un ‘faccia a faccia’ in Sudafrica. Al centro dell’incontro tra il capo di Stato e il numero uno della ribellione hutu, l’attuazione del cessate-il-fuoco, che da 8 mesi attende di essere pienamente rispettato.

 

Annullate in Argentina le leggi di amnistia. Il senato ha approvato, infatti, stamani, a larga maggioranza, il progetto che rende nulle le leggi di “Punto finale” e “Obbedienza dovuta”. Queste ultime negli anno ‘80 hanno evitato a un gran numero di militari di essere processati per violazione dei diritti umani durante la dittatura del 1976-1983.

 

L’opposizione venezuelana torna alla carica contro il presidente, Hugo Chavez. In coincidenza della fine del primo triennio al potere del capo dello Stato, il Coordinamento democratico ha depositato ieri una petizione con oltre 3 milioni di firme per indire un referendum sulle dimissioni del presidente. In varie città del Paese si sono svolte ieri imponenti manifestazioni, per fortuna senza incidenti di rilievo. Sentiamo Maurizio Salvi:

 

**********

Il Coordinamento democratico ha festeggiato con fuochi d’artificio e marce popolari l’ingresso nel periodo in cui, in base alla Costituzione, si può chiedere un referendum per revocare il mandato presidenziale, ed ha così consegnato al Consiglio nazionale elettorale i 3,2 milioni di firme già raccolte lo stesso anno per un referendum consultivo poi annullato dalla Corte Suprema. I leader dell’opposizione hanno sostenuto che ora comincia il conto alla rovescia per estromettere Chavez dal potere. Intanto, tra le parti si è aperta anche una polemica sulla validità delle firme. Il governo avanza ragioni giuridiche e tecniche e anche presunti brogli nella raccolta per considerare le firme non valide.

 

Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.

**********

 

La Libia ha iniziato ieri a trasferire i 2,7 miliardi di dollari, promessi come risarcimento alle famiglie delle vittime della strage di Lockerbie, su un conto della Banca di Regolamenti internazionale a Basilea. Tripoli si è detta, inoltre, disponibile a cercare un compromesso con la Francia sul risarcimento per i familiari delle vittime dell’attentato del 1989, contro un volo della compagnia aerea francese Uta.

 

Continua ad essere tesa la situazione in Cecenia. 10 persone sono morte ieri in uno scontro armato tra l’esercito russo e un gruppo di guerriglieri ceceni nella regione montana di Shali. Il combattimento è avvenuto a 6 settimane dalle elezioni presidenziali, previste il prossimo 5 ottobre.

 

 

=======ooo=======