RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 230 - Testo della Trasmissione di lunedì 18 agosto 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nei ripetuti interventi domenicali del Papa sull’Europa, un rinnovato appello perché il vecchio continente non dimentichi i valori cristiani. Con noi, il prof. Giorgio Rumi.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’uomo alla ricerca della felicità, tema conduttore del Meeting per l’amicizia tra i popoli, appuntamento estivo di Comunione e Liberazione che prende il via a Rimini domenica prossima. Ai nostri microfoni, Giorgio Vittadini.

 

Migliaia di decessi in Francia attribuiti al caldo, tragedia nazionale. Una valutazione del fenomeno con Tullio Giannotti.

 

Nel Congo scosso dalla guerra civile, in primo piano l’emergenza umanitaria degli sfollati delle martoriate regioni dell’Ituri e del Nord Kivu. Intervista con Luca Guerneri.

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Croce della Giornata Mondiale della Gioventù in Croazia, per il terzo Congresso Europeo della Gioventù Francescana.

 

In Uganda proseguono, purtroppo, gli episodi di violenza: 15 persone sono state uccise, sabato scorso, dai ribelli.

 

Bucarest e San Paolo sono state aggiunte alle città scelte per celebrare i 25 anni di pontificato di Giovanni Paolo II.

 

Un migliaio di suore giovedì a Detroit per l’Assemblea annuale della Conferenza delle Superiore Maggiori degli Stati Uniti, sul tema “Prendersi cura del sacro”.

 

La tecnologia in aiuto ai disabili. Presto in commercio un navigatore satellitare per i non vedenti che permetterà loro di orientarsi.

 

Fino al prossimo 7 settembre è in programma a Torino una mostra sul tema “Arte nell’era global”.

 

24 ORE NEL MONDO:

Medio Oriente: esplosione a Tel Aviv; in crisi il processo di pace.

 

La violenza in Iraq rende difficile il cammino della ricostruzione.

 

Possibile svolta in Liberia: forse oggi la firma di un accordo tra governo e ribelli.

 

Ad un passo dalla libertà i 14 turisti europei rapiti cinque mesi fa nel Sahara algerino.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

18 agosto 2003

 

 

L’EUROPA RECUPERI LA SUA VERA IDENTITA’:

SUL RICHIAMO DEL PAPA ALL’ANGELUS DOMENICALE,

LA RIFLESSIONE DELLO STORICO GIORGIO RUMI

 

L’Europa non è solo un “luogo geografico”, ma un “concetto prevalentemente culturale e storico”. Le parole del Papa, all’Angelus di ieri a Castel Gandolfo, hanno suscitato una vasta eco nel dibattito quanto mai attuale sull’allargamento ad Est e l’approvazione di una Carta costituzionale dell’Unione europea. Il Pontefice ha sottolineato la “forza unificante del cristianesimo” nella vita millenaria dell’Europa esortando gli europei a recuperare la vera identità del Vecchio Continente. L’appello di ieri del Santo Padre fa seguito ad una lunga serie di interventi che il Pontefice ha dedicato, nelle ultime domeniche, proprio al tema delle radici cristiane dell’Europa. Per una riflessione sulle parole del Papa, Alessandro Gisotti ha intervistato lo storico Giorgio Rumi, professore all'università Statale di Milano:

 

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R. – Direi che il contributo maggiore che il Papa dà con questo suo insistito riferimento alla storia dell’Europa e alla natura dell’Europa è un contributo di verità. C’è poco da fare: è come dice il Papa. La storia dell’Europa è non solo segnata, ma addirittura costruita dalla presenza cristiana. Non c’è Europa fuori da questo segno. La verità non può essere misconosciuta!

 

D. – Accanto ai richiami forti, insistiti del Papa, quale altro strumento la Chiesa può offrire per un’azione promotrice dei propri valori nella costruzione dell’Europa finalmente riunificata?

 

R. – La Chiesa non è un partito; la Chiesa parla alle coscienze, parla ai cittadini dell’Europa e ricorda questo specifico elemento costitutivo. L’identità non può essere sottaciuta per sempre: alla fine riemerge, perché è nella realtà delle cose.

 

D. – La fede cristiana – ha detto più volte il Papa in queste ultime domeniche – ha dato forma, ha plasmato i valori fondamentali dell’Europa. Valori che hanno ispirato l’ideale democratico e i diritti umani. In che modo questo patrimonio culturale può aiutare l’Europa a confrontarsi con un mondo sempre più globalizzato?

 

R. – In un mondo globalizzato è essenziale che ciascuno porti la propria identità: il contributo maggiore dell’Europa è questo. L’Europa non è una per lingua, non è una neanche dal punto di vista economico, non lo è dal punto di vista istituzionale. Può esserlo dal punto di vista spirituale. Questo è un forte cemento unitario ed ‘unitivo’, direi, che bilancia le fatali tendenze centrifughe che possono sempre esserci sul piano degli interessi. Noi siamo europei ed abbiamo questa comune identità cristiana. Non vedo quale altra possa essere, perché l’unità geografica o geopolitica è troppo precaria, come si può riscontrare, di fronte alle svolte ed ai tornanti della storia.

 

D. – “L’Europa attraversa una crisi di valori – ha avvertito il Papa – ed è dunque importante che recuperi la sua vera identità”. Come rispondere a questa sfida, mentre avanza il processo di allargamento dell’Unione Europea?

 

R. – Il problema è proprio questo: non può essere solo l’Europa dei diplomatici, quella della tecnocrazia e così via; c’è un’Europa anche delle coscienze, tanto più che in nessun modo è coercitivo e obbligante. E’ come la fissazione di una specie di ‘mappa’, o di una stella polare a cui si possa fare riferimento comune ...

 

D. – In autunno, si riunisce la Conferenza intergovernativa chiamata a dar vita alla Costituzione europea. C’è ancora spazio per l’inserimento delle ‘radici cristiane’ tra i riferimenti della nuova Europa a venticinque?

 

R. – Penso proprio di sì; anzi, più cresce, più si allarga l’Europa più questo riferimento comune è opportuno che ci sia e che sia anche forte. Oserei dire: è di diritto naturale. Fa parte dell’esperienza storica che è visualizzabile; chiunque giri per l’Europa vede questo elemento comune. Anche il turista più superficiale vede che il cuore dell’Europa sono le cattedrali e gli infiniti segni religiosi che ci sono. Non si possono chiudere gli occhi!

 

D. – Nel processo di redazione della Costituzione europea è emerso, secondo lei, almeno nei vertici della politica, un pregiudizio culturale anti-cristiano, anti-cattolico?

 

R. – Più che un pregiudizio, direi il timore di urtare contro degli idoli di tipo razionalistico che magari in alcuni luoghi d’Europa sono un dogma formale, penso al caso francese. Alcuni valori che, invece, il Papa ha fatto propri: più volte il Papa ha fatto riferimento alla libertà, all’eguaglianza e alla fraternità come fatti propri dell’Europa cristiana. Non si capisce perché non accada in un certo senso il contrario, cioè che l’Europa riconosca la veridicità di alcune radici culturali. Mi sembra che vinca nei politici un certo opportunismo: non andare a cercare questioni per un certo verso troppo impegnative. Si cerca una soluzione tecnica, asettica che però, secondo me, non basta.

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RINUNCIA PRESULE LITUANO

 

Il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di incaricato dell’assistenza spirituale dei cattolici lituani residenti all’estero, presentata per ragioni di età dal presule 78enne mons. Paulius Antanas Baltakis, dell’Ordine dei Frati Minori.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

L’Europa recuperi la sua forza unificante” è il titolo che apre la Prima Pagina in riferimento all’Angelus di domenica 17 nel quale Giovanni Paolo II ha pregato la “Vergine Santa perché aiuti il Continente ad essere sempre consapevole della propria vocazione spirituale”. “Maria ci orienta nel quotidiano cammino dell’esistenza terrena” è invece il messaggio del Papa in riferimento all’Angelus del 15 agosto nella Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.

A seguire: Uganda: uccisi da razziatori due missionari comboniani. Iraq: attentati ad oleodotto; sabotato acquedotto a Baghdad; ucciso soldato danese; sei detenuti uccisi in un attacco ad una prigione: truppe Usa uccidono un cameraman che riprendeva gli avvenimenti.

 

Nelle pagine vaticane, una pagina dedicata alle celebrazioni nelle diocesi italiane per la Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.

 

Nelle pagine estere, avviata la distribuzione degli aiuti umanitari in Liberia, mentre resta drammatica la situazione a Buchanan; senza esito i primi colloqui in Ghana sulla formazione del governo di transizione. Nigeria: scontri armati nell’area del delta del Niger tra le fazioni etniche rivali degli Ljaw e degli Itsekeris. Sahara: annunciata la liberazione degli ostaggi occidentali. Libia: lettera all’Onu con l’ammissione delle responsabilità nella strage di Lockerbie del 1988. Medio Oriente: rinviato il ritiro israeliano da Gerico e da Kalkiliya dopo il fallito incontro sulla sicurezza. Sul fronte del terrorismo, diffuso un nuovo messaggio con le minacce di “Al Qaeda”; era pronto a colpire ancora il terrorista arrestato in Thailandia con l’accusa di essere la mente delle stragi di Bali. Kosovo: preoccupante ripresa delle violenze di matrice etnica. Francia: devastanti gli effetti dell’ondata di caldo: polemiche sull’efficacia del sistema sanitario. Stati Uniti: s’indaga ancora sulle cause del gigantesco black-out.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Maria Maggi spiega che il 27 agosto Marte raggiungerà, dopo sessantamila anni, il punto più vicino alla Terra.

 

Nelle pagine italiane, i temi dell’emergenza caldo, degli incendi e dell’immigrazione clandestina.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

18 agosto 2003

 

 

LA RICERCA DELLA FELICITA’ AL CENTRO DEL “MEETING DELL’AMICIZIA FRA I POPOLI”.

DOMENICA PROSSIMA A RIMINI TRADIZIONALE APPUNTAMENTO ESTIVO DI “COMUNIONE E LIBERAZIONE” 

- Con noi, Giorgio Vittadini -

 

Domenica prossima il via al “Meeting per l’amicizia fra i Popoli” a Rimini, 24.ma edizione, che prende quest’anno spunto per il tema da un versetto biblico, attribuito al Re Davide: "C'è un uomo che vuole la vita e desidera giorni felici?", in cui gli uomini sono invitati a scoprire nel timore di Dio la strada della felicità, felicità alla quale tutti sono chiamati e che si raggiunge con la risposta libera, personale alla vocazione.

 

Il tradizionale appuntamento estivo nella cittadina romagnola, promosso dal movimento “Comunione e liberazione”, si articolerà in tre cicli di approfon-dimento su: “Il vero nome della pace è educazione: viaggio nel mondo del post-conflitto”, “E’ anomalia virtuosa? Quale futuro per l'impresa italiana”, e "Libertà vo’ cercando ch’è sì cara...”. Le giornate del Meeting si snoderanno tra conferenze, tavole rotonde, dibattiti e numerose mostre. Ad inaugurare la manifestazione la mattina del 24 agosto sarà la Santa Messa presieduta dal vescovo di Rimini, mons. Mariano De Nicolò. Tanti gli ospiti italiani e di molti altri Paesi attesi durante la settimana del Meeting che si chiuderà il 30 agosto, come ci anticipa il servizio di Debora Donnini:

 

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L’immigrazione in Europa, con il presidente del Parlamento europeo Pat Cox e il ministro dell’Interno italiano Giuseppe Pisanu; la vocazione cristiana come chiamata alla felicità con il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn; la ricostruzione dell’Iraq, con mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, e il ministro degli Esteri Franco Frattini: come ogni anno, tanti i temi e gli ospiti a Rimini. Ancora una volta, il Meeting non dimentica lo spazio alle grandi mostre, da quella sulla Cappella Sistina a quella sul “Signore degli Anelli”. Sarà il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, ad aprire il Meeting che vedrà tra gli altri protagonisti della politica italiana anche Massimo D’Alema, Piero Fassino, Gianfranco Fini.

 

Tra gli altri ospiti internazionali di spicco, il ministro dell’Economia argentino, Roberto Lavaña, e l’ex presidente ceco Vaclav Havel. La settimana si chiuderà con l’intervento di mons. Stanislao Rylko, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, sui 25 anni di pontificato di Giovanni Paolo II. Non fare rigide contrapposizioni, ma costruire per il bene comune dell’Italia e del mondo; questa è la vera sfida moderna per Giorgio Vittadini, presidente della Compagnia delle Opere:

 

“Il vero problema è vedere come un mondo realmente vasto può dare il meglio per permettere all’umanità di vivere. Questo vuol dire domandarsi come la piccola e media impresa possa trasferirsi nel Terzo Mondo diventando un fattore di sviluppo e non un fattore di regresso; domandarsi come possa esserci un’Europa aperta ai Paesi mediterranei e al resto del mondo senza diventare un mondo mercantile. Questo io penso sia l’unico modo con cui possiamo superare le difficoltà che abbiamo senza arrivare ad un mondo di violenza e di guerre”.

 

Oggi, dice la presidente del Meeting, Emilia Guarnieri, c’è bisogno di gente capace di accogliere la grazia della felicità che il mistero di Dio può dare. E’ Giacobbe l’immagine dell’uomo che vuole fortemente essere felice, anche se deve affrontare molte sofferenze. E il Meeting di quest’anno vuole proprio annunciare che si può essere uomini come Giacobbe, segnati dal mistero ma sorprendentemente vivi e operanti nel mondo.

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MIGLIAIA DI ANZIANI MORTI IN FRANCIA A CAUSA DEL CALDO:

E’ ANCHE UN DRAMMA DELLA SOLITUDINE

- Intervista con Tullio Giannotti -

 

Il ministro della sanità francese, Jean-François Mattei, ha detto oggi di ritenere “plausibile” la cifra di 5 mila decessi in Francia legati al caldo dei giorni scorsi. Il ministro ha sottolineato che si avranno le cifre definitive solo tra  qualche settimana, dichiarando di ''assumersi in toto” le sue responsabilità ma sottolineando che “il ministero della sanità non ha ricevuto le informazioni e i segnali di allarme  che avrebbe dovuto”. Dunque, ora che il caldo ha lasciato il posto ai temporali di fine estate, in Francia divampano le polemiche sulle disfunzioni che hanno provocato quella che viene definita una tragedia nazionale. Ecco quanto riferisce Tullio Giannotti, corrispondente dell’Ansa a Parigi, nell’intervista di Fausta Speranza.

 

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R. – Anche adesso che è tornato il fresco, anzi, gli uragani nel Sud-Est della Francia, il governo più che essere sotto accusa è chiamato a spiegare cosa non ha funzionato in questo sistema sanitario che da molti anni è il fiore all’occhiello dei francesi: i francesi hanno aperto gli occhi su alcune disfunzioni. Ci sono stati negli ultimi anni tagli alla sanità, alla Securité sociale – l’assistenza sociale francese – che aveva un buco, una voragine paurosa. I conti devono tornare anche a livello europeo, quindi i tagli sono stati necessari. Le 35 ore senz’altro sono in discussione. Di certo, l’emergenza cominciata i primi giorni di agosto e culminata tra il 4 e il 10, quei 6 giorni in cui c’è stato il picco di mortalità di anziani in Francia, ha trovato sguarniti i pronto soccorso. Questa è la denuncia che da giorni sta gridando Patrick Belluc, il rappresentante sindacale dei medici di pronto soccorso, che ha chiesto addirittura una commissione di inchiesta parlamentare per chiarire le disfunzioni, per capire come non ritrovarsi in questa situazione di emergenza con pochi letti, con il personale tutto in ferie dalla seconda metà di luglio ... Ci sono stati quindi degli anziani che avevano dei malori, si sentivano male ma venivano rispediti a casa perché si potevano accogliere soltanto i casi più gravi, i casi urgenti.

 

D. – A parte le polemiche a livello politico, dal punto di vista prettamente sociale che cosa si può dire? Qualcuno ha puntato il dito contro una società troppo individualistica ...

 

R. – Senz’altro quello che viene notato a Parigi e nelle grandi città è una disgregazione delle famiglie per cui, non essendo la situazione francese paragonabile a quella italiana – per esempio – in fatto di carenza di alloggi, le famiglie sono meno portate a vivere insieme. Le generazioni si staccano quando iniziano lavorare, a 18-20 anni. Al termine degli studi i figli se ne vanno e poi ognuno fa la sua vita. Si arriva pertanto ad avere un numero elevato di persone anziane, spesso vedovi, che vivono da soli e che non sono affatto poveri; cioè, il problema qui non è della povertà: è della solitudine. Non è stato l’unico elemento serio che abbia potuto provocare migliaia e migliaia di morti, ma certamente il fatto di vivere in stabili dove ci sono uno o due famiglie presenti e magari la persona anziana e sola vive all’ultimo piano e quindi nell’emergenza non la sente nessuno, può avere contribuito a provocare un disastro.

 

D. – Parigi è l’isola metropolitana rispetto al resto del territorio francese. Si può dire qualcosa sulla differenza appunto, tra Parigi e le altre cittadine?

 

R. – La regione di Parigi è la regione più popolosa d’Europa. Ci sono circa 12 milioni di persone che sono in questa grande testa della Francia. Per il resto, a parte Marsiglia, Lione, Tolosa, qualche città non comparabile a Parigi, quella che i francesi chiamano la “Provence” – la “provincia” – è un’aera che ha dei problemi completamente diversi da quelli della grande capitale. La campagna, ad esempio, ha il problema addirittura della desertificazione demografica. Ci si lamenta di intere zone, intere regioni abbandonate, paesi in cui rimangono soltanto gli anziani e dove però questo fenomeno della mortalità ha inciso di meno.

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NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO, SCOSSA DALLA GUERRA CIVILE,

IN PRIMO PIANO L’EMERGENZA UMANITARIA DEGLI SFOLLATI

DELLE MARTORIATE REGIONI DELL’ITURI E DEL NORD KIVU

- Con noi, Luca Guerneri -

 

Quella del 2002 è stata per la Repubblica democratica del Congo un’estate all’insegna della speranza. Dopo cinque anni di guerra costati la vita di oltre tre milioni di persone, in luglio, nella capitale sudafricana Pretoria venivano firmati gli accordi di pace tra il presidente congolese Kabila e il collega rwandese Kagame. Questa, invece, è destinata, purtroppo, ad essere ricordata come un’estate segnata dalle violenze, dagli scontri interetnici specie nelle martoriate regioni dell’Ituri e del Nord Kivu. Una guerra civile che sta frustrando le speranze del popolo dell’immenso Paese africano. Drammatica risulta la situazione degli sfollati dalle regioni afflitte dalla violenza. Ce lo conferma da Kinshasa, capitale congolese, Luca Guerneri, dell’organizzazione umanitaria Cesvi, raggiunto telefonicamente da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Ci troviamo di fronte ad una situazione politica per cui adesso c’è un governo transitorio di unità nazionale: da un lato la gente pensa che ci possa essere un futuro per la Repubblica democratica del Congo, dall’altro c’è la realtà di circa 50 mila sfollati che sono lungo la strada che va dalla città di Beni verso l’Ituri e quindi verso Bunia. Sono sfollati dell’ultima ondata di guerra e questi vivono in condizioni a dir poco miserabili, in accampamenti provvisori con latrine mediamente costruire male, mancanza di acqua, cibo che viene dato solo dalle organizzazioni umanitarie ma niente di più. Direi che da un lato c’è una speranza teorica con questo governo, dall’altro c’è in pratica la gente che non ha speranza.

 

D. – Lei è stato proprio in questi giorni nella zona maggiormente colpita da queste violenze. Ci può dare qualche testimonianza?

 

R. – Da una parte, si stanno verificando fenomeni incoraggianti, nel senso che per lo meno nella città di Beni, dove abbiamo uno dei due uffici nel Nord-Kivu, abbiamo visto che la presenza dei bambini soldato è effettivamente diminuita, almeno in città. Ma nello stesso tempo la situazione che si può constatare a tutt’oggi è che la gente non può rientrare nel luoghi d’origine: questo significa che c’è un senso di insicurezza assolutamente diffuso. Noi non crediamo che nei prossimi tre mesi ci possa essere qualche movimento verso i luoghi d’origine.

 

D. – Assieme alla violenza, quali sono le insidie più pericolose per la popolazione del Congo?

 

R. – La prima insidia, la più pericolosa, è quella sanitaria: quando ci sono forti concentrazioni di popolazione, l’igiene è carente sotto ogni punto di vista, soprattutto nei settori più deboli della popolazione, che sono gli anziani ed i bambini. In secondo luogo, direi che è anche un problema psicologico: questa gente ha visto delle cose che nessuno di noi oserebbe neanche pensare. Ha paura di rientrare nei luoghi d’origine perché sente ormai l’insicurezza proprio a livello di pelle ... Noi abbiamo verificato che addirittura all’interno degli stessi sfollati ci sono situazioni per cui – vedi il caso dei pigmei – si assiste a discriminazioni evidenti: abbiamo notato discriminazioni addirittura all’interno della stessa categoria degli sfollati!

 

D. – Quali sono le maggiori difficoltà per voi operatori umanitari nella zona?

 

R. – Le strade non sono ben tenute: francamente, un viaggio di 70 chilometri può durate un’intera giornata. In ogni momento si può essere soggetti a qualsiasi forma di vessazione, quando non di aggressione, da parte di non meglio precisati personaggi armati.

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CHIESA E SOCIETA’

18 agosto 2003

 

 

LA CROCE DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ SOSTA OGGI A SAMOBOR,

IN CROAZIA, PER PRESENZIARE AI LAVORI DEL CONGRESSO EUROPEO

DELLA GIOVENTÙ FRANCESCANA

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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SAMOBOR. =  Nel corso del suo pellegrinaggio europeo, la Croce delle Giornata mondiale della gioventù (Gmg), è arrivata oggi a Samobor, vicino a Zagabria, in occasione del terzo Congresso europeo della Gioventù Francescana (Gifra), in programma in Croazia ed in Slovenia fino al prossimo 23 agosto. I giovani si raccoglieranno in preghiera davanti alla Croce seguendo l’insegnamento del poverello di Assisi in contemplazione davanti al Crocifisso di San Damiano. “In occasione del terzo congresso europeo della Gifra – ha dichiarato al Programma Croato della nostra emittente l’assistente generale dell’ordine secolare francescano, fra Ivan Matic – abbiamo la grazia di avere tra noi la Croce della Gmg davanti alla quale molti giovani si sono incontrati e hanno pregato”. “Per noi – ha aggiunto fra Matic – il Congresso è un momento di riflessione in vista della prossima Gmg in programma, nel 2005, a Colonia”. La Croce sarà consegnata dai ragazzi delle diocesi croate di Djakovo-Srijem e di Požega ai coetani di Banja Luka, in Bosnia-Erzegovina, che la porteranno a Sarajevo e a Mostar con tappe in diversi santuari.

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IN UGANDA CONTINUA L’ONDATA DI VIOLENZA AD OPERA DEI RIBELLI:

SABATO SCORSO I MILIZIANI HANNO UCCISO 15 PERSONE

NEI PRESSI DELLA CITTA’ DI LIRA

 

KAMPALA. = Sabato scorso i ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra) hanno ucciso 15 persone in un attacco al centro di Awie Lem, nella contea di Dokolo, circa 60 chilometri da Lira. Lo riferiscono fonti dell’Agenzia missionaria Misna precisando che il raid si è protratto per tre ore e mezzo causando il panico tra i civili che si sono visti razziare con ferocia le loro abitazioni. Nella stessa circostanza sono state sequestrate 40 persone, molte delle quali giovanissime. Domenica mattina, è stato invece messo a ferro e fuoco un piccolo centro commerciale, limitrofo ad Awie Lem, denominato Bata. In questo caso, fortunatamente, non sono però state segnalate vittime o sequestri. I ribelli dello Lra continuano dunque a seminare il terrore nei territori nordugandesi, nonostante l’impegno dell’esercito governativo che tenta di contrastare le loro azioni. La stampa del Paese africano, intanto, dà ampio spazio alla morte dell’ex dittatore ugandese, Idi Amin Dada, avvenuta sabato a Gedda, in Arabia Saudita: il presidente Museweni non ha escluso che i suoi funerali si possano svolgere in Uganda. (A.L.)

 

 

LE MANIFESTAZIONI ORGANIZZATE DAL MINISTERO ITALIANO DEGLI AFFARI ESTERI

PER I 25 ANNI DI PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II,

TESTIMONE DELLA LINGUA ITALIANA NEL MONDO,

SI TERRANNO ANCHE A BUCAREST E A SAN PAOLO

 

ROMA. = Il programma delle celebrazioni per il venticinquesimo anniversario del pontificato di Giovanni Paolo II, organizzato dal ministero italiano degli Affari esteri e promosso dagli Istituti italiani di cultura all’estero, verrà esteso ad altre due città. Alle già designate Cracovia, Buenos Aires, Strasburgo, New York e Roma si sono infatti aggiunte anche le città di Bucarest e San Paolo. La decisione di arricchire l’offerta di dibattiti e convegni, che celebrano il Papa come straordinario “testimonial” della lingua italiana nel mondo, è la conseguenza diretta del grande successo riscosso: le conferenze, organizzate finora nelle prime tre città del programma, hanno infatti richiamato l’attenzione dei media nazionali ed internazionali ed hanno visto la partecipazione di autorità religiose e civili. La prima tappa aggiunta è prevista il prossimo 2 settembre a Bucarest: al convegno parteciperanno il presidente della Romania, Ion Iliescu, il patriarca ortodosso, Teoctist, e rappresentanti politici italiani. San Paolo è stata invece scelta per la chiusura ufficiale delle celebrazioni che cadrà il 4 novembre, giorno di San Carlo. (A.L.)

 

 

“PRENDERSI CURA DEL SACRO”. E’ QUESTO IL TEMA DELL’ANNUALE ASSEMBLEA

DELLA CONFERENZA DELLE SUPERIORE MAGGIORI DEGLI STATI UNITI

CHE SI TERRÀ GIOVEDÌ PROSSIMO A DETROIT

 

DETROIT. = Giovedì prossimo si aprirà a Detroit, nello Stato del Michigan, l’annuale assemblea della Conferenza delle Superiore Maggiori degli Stati Uniti, sul tema “Prendersi cura del sacro”. Vi prenderanno parte un migliaio di religiose in rappresentanza di 450 istituti con l’intento di esplorare le diverse forme di impegno per una società globale sostenibile, fondata sul rispetto per la natura, sui diritti umani universali, sulla giustizia economica ed alimentata da una diffusa cultura di pace. I lavori, che si concluderanno il prossimo 25 agosto, saranno scanditi dalla preghiera e le conferenze caratterizzeranno un incontro che si preannuncia importante per la vita religiosa femminile negli Stati Uniti, Paese che ricopre sempre più un ruolo di ‘leadership’ a livello mondiale. (A.L.)

 

 

LA TECNOLOGIA IN AIUTO AI DISABILI.

PRESTO IN COMMERCIO UN NAVIGATORE SATELLITARE PER I NON VEDENTI

CHE PERMETTERA’ LORO DI ORIENTARSI. IL DISPOSITIVO UTILIZZERA’

IL SISTEMA SATELLITARE STATUNITENSE GPS E QUELLO EUROPEO EGNOS

 

ROMA. = I satelliti in aiuto ai non vedenti per orientarsi nei loro spostamenti. Grazie a  Tormes, una nuova apparecchiatura basata sul sistema di navigazione satellitare statunitense Gps e su quello europeo Egnos realizzato dall'Esa, le persone cieche potranno sapere dove si trovano, con un errore di appena due metri. Una sorta di 'navigatore personale' che fornisce indicazioni vocali sulla strada da seguire per raggiungere la meta; basato su un computer a tastiera Braille, può essere portato direttamente al collo o anche dal cane-guida del non vedente. Realizzato in collaborazione con l'Once, l'organizzazione dei non vedenti spagnoli, il dispositivo usa il segnale di posizionamento del Gps per ottenere una localizzazione di circa venti metri, a sua  volta perfezionata a due metri grazie all'interazione con il sistema europeo Egnos. Tormes usa anche una connessione gsm che fa viaggiare le informazioni via Internet, superando così i problemi legati alla presenza di edifici troppo alti, e consentendo al segnale di arrivare ovunque ci si trovi. I primi prototipi sono già in via di sperimentazione, ma il dispositivo sarà pienamente utilizzabile nel 2004, quando Egnoss sarà completamente operativo. Informazioni si possono trovare sul sito www.esa.int (R.G.)

 

 

GLI EFFETTI DELLA GLOBALIZZAZIONE SULLE PRODUZIONI CREATIVE

E LA MOLTEPLICITÀ DEGLI STILI E DELLE TECNICHE.

SONO QUESTI I TEMI DOMINANTI DELLA MOSTRA

“ARTE NELL’ERA GLOBAL”, ESPOSTA A TORINO DALLA FONDAZIONE SANDRETTO

FINO AL PROSSIMO 7 SETTEMBRE

 

TORINO. = Fino al prossimo 7 settembre è possibile visitare, a Torino, una mostra internazionale esposta dalla Fondazione Sandretto sul tema “Arte nell’era Global, How Latitudes Become Forms”. Il percorso espositivo, organizzato da uno dei più prestigiosi centri d’arte del mondo, l’Walker Art Center di Minneapolis, e curato dal francese Philippe Vergne, intende analizzare il modo di reinventare le tradizioni culturali del XIX secolo nella società della globalizzazione. Le opere esposte sono state realizzate da ventinove artisti contemporanei provenienti da Brasile, Cina, India, Giappone, Sud Africa, Turchia e Stati Uniti. “Il progetto - spiega Philippe Vergne - invita a riflettere sugli effetti della globalizzazione sulle produzioni creative, proponendo un panorama artistico non dominante in cui la molteplicità degli stili e delle tecniche utilizzate rendono vive pratiche interdisciplinari non ancora approfondite nella storia dell’arte tradizionale”'. La rassegna artistica intende, infatti, focalizzare l’attenzione su esperienze alternative, soffermandosi su produzioni sempre differenti, a seconda del contesto socio culturale in cui nascono. Ne scaturisce un panorama multidisciplinare molto vario, paradossalmente in contrasto con le tendenze globalizzanti che caratterizzano il tempo in cui viviamo. In un’epoca in cui la velocità di scambi e di informazioni tende infatti a trainare verso l’uniformità e l’omogeneizzazione, questa mostra offre, invece, esempi di una creatività fertile e diversificata, di una sperimentazione che arricchisce i modelli di ricerca correnti con cui siamo abituati a confrontarci. (A.L.)

   

 

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24 ORE NEL MONDO

18 agosto 2003

 

 

- A cura di Barbara Castelli -

 

Ancora teso il clima in Medio Oriente. Una nuova violenta esplosione ha scosso questa mattina Tel Aviv, causando la morte di una donna e il ferimento di altre 4 persone. Sconosciuta per ora la causa della deflagrazione: gli inquirenti seguono le piste dell’atto terroristico e del regolamento di conti in seno alla malavita. Segni sconfortanti anche per il processo di pace. Da Hebron giunge la notizia che l’esercito israeliano sta costruendo nuove postazioni. Ma il colpo più duro alle speranze di riconciliazione è il rinvio del ritiro, previsto per oggi, dalle prime due città della Cisgiordania. Ce ne parla Graziano Motta:

 

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I palestinesi si attendevano per questa mattina il ritiro dei soldati israeliani da Gerico e da Qalqilya, come in linea di massima avevano convenuto il ministro palestinese alla Sicurezza Interna, Mohammad Dahlan, e il ministro della Difesa israeliano, Shaul Mofaz. Ma gli ufficiali superiori che dovevano definire i particolari tecnici si sono lasciati a mezzanotte in pieno disaccordo: quelli israeliani chiedevano invano la presentazione del piano di prevenzione di possibili attentati, come convenuto fra i ministri; quelli palestinesi contestavano, invece, il mantenimento di posti di blocco israeliani presso le città, che avrebbero reso fittizio il ritiro dei soldati dai centri abitati. Il rinvio del ritiro da Gerico e da Qalqilya non dovrebbe, comunque, compromettere quello da Ramallah e Tulkarem, previsto fra una decina di giorni. Nel frattempo, la situazione sul terreno resta precaria, per la segnalazione di possibili attentati in Israele e per nuovi episodi di guerriglia. In Cisgiordania, sul piano politico, da segnalare una cerimonia laburista per festeggiare gli 80 anni del loro leader e premio Nobel della pace, Shimon Peres.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Si allunga la lista delle vittime in Iraq. Tra i morti delle ultime ore c’è anche un soldato danese: il primo militare non americano o britannico ucciso dall’inizio delle operazioni. Lo scontro - un attacco di un commando armato, in cui hanno perso la vita anche 2 iracheni - è avvenuto a Bassora, una città che nelle ultime ore sembrava aver ritrovato la calma. Altri 12 iracheni, invece, hanno perso la vita in un’esplosione di un deposito di munizioni a Tikrit. Il cancelliere, Gerhard Schroeder, intanto, ha ribadito stamani che la Germania non intende inviare proprie truppe in Iraq. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Le tensioni stanno salendo anche nel sud, abitato dalla maggioranza sciita che, finora, aveva accettato con più tolleranza l’occupazione. I disordini però continuano anche a Baghdad e nel nord, dove vivono i sunniti più vicini al vecchio regime di Saddam. Un attacco sanguinoso è avvenuto ieri nella capitale contro la prigione di Abu Graib, dove sono detenuti criminali comuni e prigionieri sospettati di far parte della guerriglia, uccidendo almeno sei iracheni e ferendone circa 60. Nel corso di questo attacco un giornalista dell’agenzia britannica Reuter ha perso la vita, colpito per errore dai soldati americani che avevano scambiato la sua telecamera per un lanciagranate. Nella stessa città qualcuno ha sabotato l’acquedotto facendo esplodere una bomba e inondando le strade vicine; come conseguenza diversi quartieri sono rimasti senza acqua. Più a nord, invece, un’altra bomba è scoppiata vicino all’oleodotto che esporta il petrolio in Turchia. E’ il secondo sabotaggio in 48 ore e ha provocato un danno che sta facendo perdere sette milioni di dollari al giorno all’amministrazione del Paese.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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“Osama bin Laden e il mullah Omar stanno bene”. Ad assicurarlo, in un messaggio audio, Abdel Rahman Al Najdi, portavoce in Afghanistan di Al Qaida. Nel nastro, trasmesso oggi dalla televisione Al Arabiya, il portavoce incita, inoltre, i musulmani alla lotta armata contro i soldati americani in Iraq.

 

Ancora una volta è la violenza protagonista in Afghanistan. Almeno 22 persone hanno perso la vita ieri mattina nel corso di una violenta battaglia scoppiata tra l’esercito e centinaia di presunti militanti talebani. Questi ultimi avevano preso d’assalto alcuni edifici governativi nel sudest del Paese.

 

A un passo dalla libertà. Secondo quanto ha assicurato la Germania, a breve saranno rilasciati i 14 turisti europei rapiti 5 mesi fa dagli integralisti nel Sahara algerino e tenuti in ostaggio in Mali. Poche ore fa un aereo tedesco è atterrato a Gao per rimpatriare i 9 tedeschi, 4 svizzeri e un olandese, che, comunque, secondo quanto hanno dichiarato i mediatori, sono in “condizioni di sicurezza”.

 

Non regge il coprifuoco a Warri, città del sud della Nigeria che si trova nella ricca area petrolifera del Delta del Niger. Almeno 10 persone sono morte ieri nel terzo giorno di aspri scontri tra le fazioni etniche rivali. 20 case, inoltre, sono state date alle fiamme e diversi veicoli sono stati danneggiati. L’esplosione di violenza getta ombre sulla possibilità di riprendere la produzione di greggio nel Paese africano, uno dei maggiori esportatori mondiali di petrolio.

 

Possibile svolta per la pace in Liberia. Il governo di Monrovia e i ribelli hanno sottoscritto ieri un’intesa, che potrebbe preludere a quella attesa da tempo: un accordo sul governo di transizione, incaricato di guidare il Paese fino alle elezioni. La firma potrebbe avvenire già oggi, ma le difficoltà non mancano. Sentiamo Giulio Albanese:

 

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Le trattative si erano arenate sabato scorso per le pressanti richieste avanzate dai ribelli del movimento “Liberiani Uniti per la Riconciliazione e la Democrazia” di occupare alcuni posti chiave, tra cui la vice presidenza. In nottata, fonti diplomatiche accreditate ad Accra, capitale ghanese e sede dei colloqui, hanno fatto sapere ufficiosamente alla stampa che i vertici del Lurd avrebbero fatto marcia indietro, pare anche grazie alle forti pressioni internazionali. In effetti, ad avanzare pretese a dir poco esagerate era stato lo stesso Model, il secondo movimento ribelle liberiano che avrebbe rivendicato il ministero degli Esteri. Il fatto che i due gruppi ribelli abbiano preteso dicasteri o cariche istituzionali, che in precedenza avevano detto di voler lasciare alla società civile o ai partiti, è sintomatico delle divisioni al loro interno. Il rischio è che ad Accra invece di decollare una piattaforma democratica si gettino le premesse per una spartizione del potere tra i signori della guerra.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Si riaccende la tensione tra la Corea del Nord e quella del Sud. Una nave militare di Seul ha sparato colpi di avvertimento oggi contro una nave di Pyongyang, che aveva per breve tempo oltrepassato il conteso confine nel Mar Giallo. Per il momento, non si ha notizia di vittime dell’incidente, il secondo di questo genere in una settimana.

 

Nella provincia di Aceh, in Indonesia, almeno 20 ribelli sono rimasti uccisi nel corso di un’offensiva governativa. A renderlo noto fonti militari, precisando che violenti scontri si sono verificati tra venerdì e domenica. Sono oltre 700 i ribelli uccisi dallo scorso maggio nelle operazioni di polizia condotte per reprimere la rivolta separatista.

 

È fortunatamente scampato ad un attentato ieri il presidente colombiano, Alvaro Uribe. L’elicottero sul quale viaggiava è stato preso di mira dai guerriglieri delle Forze Armate Rivoluzionare della Colombia, mentre si apprestava ad atterrare a Granada. Illeso anche l’ex sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, a bordo di uno degli altri 3 elicotteri che scortavano quello del Capo di Stato e presente nel Paese latinoamericano per un ciclo di iniziative sulla promozione della cultura della legalità.

 

Germania, Polonia e Repubblica ceca: sono le tappe del tour diplomatico europeo del primo ministro giapponese, Junichiro Koizumi. “Voglio rafforzare i legami con l’Unione Europea - ha dichiarato ieri Koizumi partendo alla volta di Berlino - la Germania ha svolto un ruolo fondamentale nella nascita dell’Ue mentre Polonia e Repubblica Ceca ne diventeranno membri a tutti gli effetti l’anno prossimo”.                              

 

 

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